In attesa della
chat di stasera, ricevo da Paolo Cagna Ninchi
La Lombardia è ragione della
nostra infelicità politica. Regno quasi incontrastato di un mix terrificante
composto dal modello di potere di Formigoni e della Compagnia delle opere e
dalla pervasività sul territorio della politica xenofoba della Lega, ha da anni
il contraltare di una sinistra, oggi impersonificata da Penati, che ha assorbito
la sindrome del perdente e scelto come una unica alternativa quella di inseguire
l’avversario politico sul suo stesso terreno non avendone però né le alleanze
forti, né il radicamento sociale che anzi si smarrisce sempre più nella scelta
di chiudere con la sinistra politica e sociale per inseguire illusorie e
perdenti alleanze al centro. Non si possono dimenticare di Penati il contributo
alla devastazione di un territorio già divorato come quello della provincia di
Milano, l’accettazione della perdita del valore sociale del lavoro, le
dichiarazioni sulla subalternità della politica non ai bisogni ma agli stati
d’animo agli umori, indotti o meno, nella popolazione e quindi dagli anche tu
con la caccia al rom, diventato, nella sua fragilità, il perfetto capro
espiatorio.
Qualcuno ha detto che con questi
dirigenti la sinistra non va da nessuna parte. Non è vero purtroppo: va verso un
deserto culturale e civile dal quale sarà ben difficile riemergere perché ben
radicato nel senso comune. Sentire di appartenere a una comunità che condivide
beni comuni, riconoscere il diritto dell’altro, essere solidale con chi ha meno
non fa più parte dei connotati di gran parte anche delle giovani generazioni.
Anche queste elezioni in
Lombardia nascono quindi nel segno di una sconfitta annunciata e anche
accettata, ma non da noi che sappiamo quanto determinante sia coltivare la
speranza che il mondo nel piccolo come nel grande possa e debba cambiare. Allora
bisogna gettare i semi di una visione del mondo radicalmente alternativa, che
ridia senso all’appartenenza a una comunità solidale, che condivida valori di
giustizia sociale, di apertura verso tutto quello di diverso il mondo ci porta e
può arricchire la nostra vita, ricordando come le nostre radici siano nutrite da
tante culture diverse tra loro.
Gettiamo questo seme, facciamo
gesti significativi in questa direzione. Contro la barbarie della Lega, la
criminalizzazione degli immigrati, la devastazione culturale e sociale della
giunta Formigoni, la subalternità delle candidature alla Penati, vi chiediamo un
voto per mandare una “zingara” al Pirellone, Dijana Pavlovic, candidata
per la Federazione della sinistra - rom serba, attrice, attivista zigana - come
segno del valore della diversità, del riscatto delle minoranze per il riscatto
di tutti, non come una concessione al
politically correct ma come lievito per far crescere il pane del
futuro.
LE RAGIONI DEGLI ULTIMI SONO LE RAGIONI DI TUTTI. MANDIAMO UNA “ZINGARA”
AL PIRELLONE Dario Fo e Franca Rame, Moni Ovadia, Giorgio Bezzecchi
(Associazione RomanoDrom), Nelly Diop e Daimarely Quintero Tumbarell (promotrici
del movimento 1° marzo), Yuri Del Bar (Associazione SucarDrom), Radames
Gabrielli (presidente Federazione Rom e Sinti insieme), Ivana Kerecki
(Coordinamento nazionale per la Jugoslavia), Pap Khouma (scrittore), Wejdane Majeri (docente Politecnico), Tatiana Olear (regista)