Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località

La redazione
-

Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 08/03/2011 @ 09:50:25, in media, visitato 1731 volte)

Da Roma_Francais

Coulisses-tv.fr

Lunedì 21 marzo alle 00.30, France 3 diffonderà nella programmazione di "La case de l'oncle doc" un documentario intitolato "Roms, premier peuple européen".

Sei secoli dopo il loro arrivo in Europa, i Rom, a seconda delle frontiere conosciuti come Manouches, Gitans, Sinti…continuano a vivere, tra carovane e bidonville, alle porte delle nostre società. Ma in Francia a luglio 2010, una semplice notizia riguardante un cittadino francese di origine gitana, dava fuoco alle polveri.

Discorsi sicuritari infiammati, amalgama tra delinquenza e "gens du voyage", regna la confusione, e designa un capro espiatorio per l'insicurezza del momento: i Rom. Tra i 10 e i 12 milioni di suoi cittadini vivono ai margini dei diritti più fondamentali, dalla sanità all'istruzione. Tra i 10 e i 12 milioni di uomini, donne, bambini marginalizzati che vogliamo tenere a debita distanza, ma a quale distanza, visto che sono europei? Lo stigma, per non dire il rifiuto di "Gitani, Zigani, Manouches..." è ancestrale. Evidente la loro paura dell'integrazione o dell'assimilazione. Il loro posto in un'Europa ufficialmente senza frontiere interne, ma che resta un'Europa delle Nazione, è difficile da definire. A meno che i Rom stessi non aprano una prima breccia. A marzo 2011, Romania e Bulgaria, membri dell'Unione Europea entreranno nello spazio Schengen garantendo la libera circolazione a tutti i loro membri.

Questo film ci fa viaggiare, da Montreuil dove si espellono i Rom rumeni o bulgari, a Budapest dove le milizie nazionaliste incendiano le case delle famiglie rom. Un itinerario di paria abbandonati dai loro stati e che convergono verso Strasburgo e Bruxelles, capitali legislativa e amministrativa dell'Unione Europea, dove giovani studenti rom tentano di far intendere la voce dei 10-12 milioni di cittadini europei che non vogliono più vivere rifiutati e marginalizzati. Un viaggio per raccontare la lunga e difficile gestazione di una nazione senza territorio nazionale. Una prima tappa verso un'Europa dei popoli? Forse no, ma una questione centrale: quale status perché 10-12 milioni di cittadini europei non siano più rigettati ai margini dei diritti fondamentali?

 
Di Fabrizio (del 20/03/2011 @ 09:18:43, in media, visitato 1773 volte)

Da Roma_Daily_News

Cingeneyiz.org

 link per chi legge da Facebook

Il fotografo Mehmet Pehlivan condivide con i nostri lettori una serie di fotografie sugli zingari di Tracia.

 Mehmet Pehlivan è nato nel 1985. Nel 1998 ha incontrato le arti visive e iniziato a fotografare per hobby. Poi è diventato un fotografo professionista. Pehlivan lavora anche come graphic designer. E' tuttora studente alla Facoltà d'Arte dell'università Kocaeli.

 
Di Sucar Drom (del 25/03/2011 @ 09:17:23, in media, visitato 2225 volte)

Se volete vedere il confronto televisivo tra l'Assessore comunale di Mantova Arnaldo De Pietri, il Consigliere comunale Giuseppe Nicolini (Pd/Insieme per Mantova), e i rappresentanti di Sucar Drom (Yuri Del Bar e Carlo Berini) che è avvenuto martedì sera in diretta su Mantova Tv, dovete cliccare a QUESTO LINK, cercare la trasmissione delle 21.10 "Fatti e Parole" (durata 54'.03") e cliccare sulla freccia a destra. Buona visione.

 
Di Fabrizio (del 26/03/2011 @ 09:33:32, in media, visitato 1777 volte)

21 Marzo 2011

Il 6 febbraio a Roma un rogo all'interno di una roulotte ha ucciso quattro bambini. La tragedia, accaduta all'interno di un campo nomadi, è stata raccontata dai giornali e dalle televisioni di tutta Italia. Ma come è stata raccontata? In quali termini? Attraverso quali testimonianze? Prendiamo spunto da questa vicenda per fotografare una realtà più ampia: la rappresentazione del mondo rom e sinti da parte dei mezzi di informazione italiani.

Il 21 marzo è la Giornata mondiale contro la discriminazione. Come giornalisti, ci sentiamo colpevoli, e crediamo che si possa fare ancora molto per evitare che i popoli e le minoranze siano discriminate e stigmatizzate. In Italia il caso più esemplare è quello relativo alla rappresentazione dei rom e dei sinti e un episodio esemplificativo
è accaduto a seguito del rogo che ha ucciso i quattro bambini di un campo nomadi di Roma. Il 10 febbraio, al Campidoglio, quattro giorni dopo la tragedia, centinaia di persone hanno presidiato il Campidoglio, per denunciare le politiche del comune di Roma e per dire basta ai cosiddetto piano nomadi. Le donne che abbiamo incontrato quel giorno erano molto preoccupate, pochi giorni prima infatti il sindaco Gianni Alemanno aveva fatto una proposta: affidare i bambini rom ai servizi sociali qualora l'assistenza genitoriale non fosse stata adeguata. La sua dichiarazione era stata riportata da molti giornali, come del resto l'intera vicenda. La proposta tanto odiosa quanto fuori luogo del sindaco di Roma è stata oggetto di sondaggio in uno dei giornali principali italiani, il quotidiano La Repubblica, senza un minimo di approfondimento e di analisi sulla questione. Il fatto è stato denunciato dalla campagna Giornalisti contro il razzismo, di cui fa parte anche il giornalista Lorenzo Guadagnucci. Secondo Guadagnucci, nei giorni dopo il rogo la questione rom è stata nuovamente trattata con le categorie ormai consolidate nei media italiani: un popolo sovrarappresentato rispetto al numero di persone che realmente vivono sul territorio italiano, capro espiatorio per le politiche sulla sicurezza, dove i rom vengono additati come pericolo pubblico e i politici si propongono come quelli che affrontano questo problema.

"Rom-fobia", cosi' Alexian Santino Spinelli, docente di cultura e lingua Romani' all'università di Chieti, definisce la paura che fa si che i media rappresentino questo popolo sempre in modo negativo, senza mai volere approfondire e conoscere una cultura di cui la maggior parte degli italiani sa poco o nulla. "Il mondo rom" spiega Spinelli "deve essere soltanto uno stereotipo negativo, fatto di gente brutta, cattiva e criminale. Non si parla mai invece dell'apporto che il popolo rom ha dato alla cultura nel corso della storia. Molti personaggi famosi, come Charlie Chaplin e Rita Hayworth, erano rom, ma questo non lo sa nessuno. Ridurre il mondo rom a questo significa porre le basi perché avvengano situazioni di emarginazione dove purtroppo i bambini rom ne restano vittime". Una vicenda di discriminazione indiretta è avvenuta pochi giorni fa in una scuola di Roma. Se ne è accorta 21 luglio, un'associazione che si occupa dei diritti dei bambini rom. L'istituto nel mirino è il "Papa Wojtila". La scuola ha posto, all'interno di un opuscolo distribuito ai cittadini, una tabella in cui vengono riportati i numeri dei minori iscritti suddivisi in alunni italiani, alunni stranieri, alunni H (alunni diversamente abili) e alunni "nomadi". "Questa tabella potrebbe assecondare un atteggiamento discriminatorio da parte di chi erroneamente vede in questi minori dei possibili ostacoli al normale svolgimento delle attività scolastiche" denuncia l'associazione.

La campagna giornalisti contro il razzismo da dei suggerimenti ai giornalisti, semplici regole da utilizzare per evitare la stigmatizzazione e la discirminazione delle minoranze. Tra queste vi è la messa a bando di alcuni vocaboli, che la campagna non esita a definire "tossici", come ad esempio le parole "nomadi" e "zingari". "C'è una comunicazione che sottende non solo un'ignoranza, ma anche, cosa ben più grave e pericolosa, una volontà politica di annientamento culturale. I rom non sono mai protagonisti delle loro vicende, ma sono sempre mediati da interlocutori" denuncia Guadagnucci. C'è un esercizio suggerito dai manuali di giornalismo internazionale e da Giornalisti contro il razzismo che i nostri professionisti dovrebbero fare: sostituire la dizione rom con un'altra rispetto alla quale c'è una maggiore elaborazione culturale, ad esempio sostituire il termine "rom" con "ebreo". "Un facile esercizio, che siamo sicuri che farenne si che non si dicessero le cose infamanti che si dicono oggi sui rom".

Ospiti di questa puntata:
Lorenzo Guadagnucci, Alexian Santino Spinelli, Carlo Stasolla e Robert Elliot di Occhio ai media

Passpartù è un programma a cura di Marzia Coronati e Elise Melot
passpartu@amisnet.org

Clicca qui per ascoltare le precedenti puntate di Passpartù

Passpartu' 24: Discriminazione mediatica [30:00m]: Play Now | Download

 
Di Fabrizio (del 27/03/2011 @ 09:21:24, in media, visitato 1854 volte)

 Il link per chi legge da Facebook

In diretta da via Idro (Milano) il programma Buongiorno Regione di Rai3 ha parlato del campo nomadi. 23-03-2011

 
Di Fabrizio (del 28/03/2011 @ 09:15:49, in media, visitato 1459 volte)

Mercoledí 23.03.2011 13:48

"La formazione è l'unico modo per uscire da una condizione di approssimazione, superficialità, razzismo talvolta involontario". Così Roberto Natale, presidente Fnsi, all'apertura della prima giornata di tre dedicata ai mondo dei rom e rivolta ai giornalisti "NewsROM – Informazione senza pregiudizi", un'iniziativa organizzata dall'associazione giornalisti Scuola di Perugia nell'ambito della campagna Dosta! Promossa dal Consiglio d'Europa e finanziata dall'Unar. Per Natale, il problema principale oggi del linguaggio giornalistico è l'approssimazione. "Il linguaggio viene usato con quella superficialità che spesso deriva dall'ignoranza e dalla fretta – ha spiegato -. Una delle cose più interessanti che venivano dette questa mattina era quella del fatto che bisogna studiare prima che veniamo mandati a seguire un tema. Per questo l'importanza di un'iniziativa di formazione come quella di oggi, uno dei tanti frutti dell'impegno del giornalismo italiano cresciuto negli ultimi anni per contrastare i rischi di xenofobia e razzismo".

Ad oggi, ha ricordato Natale, sono diverse le iniziative per rispondere a questo tipo di esigenze nel mondo del giornalismo. "Come Federazione della stampa e come ordine dei giornalisti abbiamo fatto la Carta di Roma varata due anni fa e non casualmente una delle parti principali della carta è il glossario. Il problema più generale nel costruire la carta abbiamo visto è che troppo spesso usiamo i termini senza saper bene quello che diciamo. Non dobbiamo vergognarci di ricominciare dalla definizioni".

Per Paolo Butturini, segretario Associazione Stampa Romana, è necessario oggi ripartire proprio dai documenti come la Carta di Roma. "Forse è il caso di ricominciare a parlare di queste carte – ha affermato -, di metterle in pratica altrimenti restano lettera morta. La crisi del nostro mestiere proviene da tanti fattori, ma anche dal non riconoscere più il valore sociale dell'informazione e di questo mestiere. Dobbiamo ricostruire un tessuto culturale". Infine Butturini ha rilanciato una proposta fatta già in altre occasioni. "Ci piacerebbe fare un vademecum da dare ai giornalisti del Lazio – ha concluso -, raccontando chi è il popolo rom. È una di quelle possibili iniziative che servono a ricostruire una cultura dell'informazione".

 
Di Fabrizio (del 02/04/2011 @ 09:40:37, in media, visitato 1650 volte)


martedì 5 aprile dalle 19.30
Officine Corsare Circolo ARCI - Via Pallavicino 35 Torino, Italy

50 ANNI PER I DIRITTI UMANI IN TOUR DI AMNESTY INTERNATIONAL
I lunedì dei diritti umani – VIII edizione 2011

Dalle 19.30 ci sarà la proiezione del film
Io, la mia famiglia Rom e Woody Allen di Laura Halilovic

Intervengono Rosanna Falsetta (Associazione Terra del Fuoco) e Giulia Castellazzi (Amnesty International).
Al termine del film Svoboda Orchestra in concerto.

Vi aspettiamo numerosi, il film, per chi non lo avesse visto è molto bello e istruttivo. Il concerto sarà verso le 22.

L'appuntamento su Facebook

 
USA
Di Fabrizio (del 03/04/2011 @ 09:16:53, in media, visitato 3560 volte)

Da Czech_Roma

Da Artists Initiative against Romaphobia and Antitziganism a:

Ms. Abbe Raven
CEO of A&E Network
235 East 45th Street
New York NY 10017

16 marzo 2011

Venerdì 11 marzo 2011, veniva trasmessa da A&E Network la puntata di Criminal Minds intitolata Bloodlines.

La storia di quest'episodio narra di come una famiglia di zingari rapisce due giovani ragazze di 10 anni, volendo che una di loro sia la sposa del loro figlio. Gli zingari tagliano la gola dei genitori, ed apprendiamo attraverso l'inchiesta che il ragazzo è stato costretto ad uccidere uno dei genitori seguendo le istruzioni dategli da suo padre. Questo è considerato un "rito di passaggio" dall'adolescenza all'età adulta. In seguito al ragazzo viene insegnato dai genitori come rubare da un manichino con appese delle campanelle, ed il pubblico viene informato da "esperti detective" che questo è il test delle sette campanelle, un metodo zingaro adoperato per insegnare il borseggio ai bambini. Mentre il ragazzo si impratichisce, la prima ragazza viene sequestrata. Il padre decide di ucciderla. Sua moglie gli ricorda che loro non uccidono le bambine. Mentre continua la puntata, gli "esperi detective" spiegano che "molti Rom si guadagnano da vivere come ladruncoli" assieme ad altre dichiarazioni basate su convinzioni razziste e stereotipate. Alla fine, viene rivelato che ci sono numerose famiglie zingare che vivono negli Stati Uniti, uccidendo genitori e rapendo le loro figlie. La scena finale dello spettacolo mostra ancora un altro ragazzo di dieci anni coi suoi genitori, che si preparano ad uccidere un altro gruppo di genitori e rapire la loro figlia.

Mentre questo episodio andava in onda, aveva luogo una manifestazione di suprematisti bianchi a Novy Bydzov nella Repubblica Ceca. Manifestazione invocata da un sindaco che afferma "Loro (i Rom) vagabondano per la città, danno fastidio, rubando e violentando. Mentre un cittadino rispettabile, gli zingari seduti pigramente sulle panchine in piazza chiacchierano allegramente."- Prague Daily Monitor, 26 novembre 2010.

Le condizioni dei Rom nella Repubblica Ceca sono spaventose. Sono avvenute sterilizzazioni forzate dagli anni '70 sino almeno al 2007. I bambini rom vengono inseriti in scuole per disabili mentali, anche se hanno un buon punteggio nei test. I Rom hanno fatto causa ed hanno vinto per il diritto di essere istruiti nel sistema scolastico pubblico ceco, ma non hanno ancora il permesso di mettere piede all'interno di una classe regolare. Altrove nell'Unione Europea, ai Rom vengono prese le impronte digitali e fotosegnalati in Italia, una diretta violazione delle normative sui diritti umani stabilite dall'ONU. L'ultima volta che successe, Hitler era al potere ed i Rom venivano spediti alle camere a gas. I Rom vengono deportati da Francia, Italia, Germania, con l'Inghilterra a seguire, anche se hanno vissuti per oltre dieci anni in questi paesi.

Sterilizzazioni forzate, diniego dell'istruzione e del lavoro, presa delle impronte digitali e fotosegnalamenti, queste azioni sono oscene secondo il modo di pensare americano, tuttavia, non ci facciamo caso, perché gli zingari sono davvero sporchi, dopotutto, è così che vengono rappresentati in TV.

Contrariamente alle osservazioni fatte nella trasmissione, la maggior parte dei Rom non ruba. Non negherò che qualcuno lo faccia, ma possiamo indire una gara tra membri che non abbiano mai commesso un crimine? I bambini rom non "nascono per rubare", né i loro genitori glielo insegnano. Il manichino con le campanelle è una creazione di Victor Hugo per il suo romanzo "Il Gobbo di Notre Dame".

Ai bambini rom in Europa viene negata un'istruzione che li aiuti ad uscire dalla povertà. I genitori non rubano spose per i loro figli, e non rapiscono i bambini. La trasmissione dice che gli zingari in USA continuano ad uccidere e rapire perché sono nomadi, ma l'85-90% dell'intera popolazione rom si è sedentarizzata. Ma ancora più importante, per i Rom il crimine di omicidio non solo è considerato atroce, ma chi lo commette viene espulso dalla società.

I politici europei offendono i Rom e li usano come capro espiatorio, sostenendo che sono responsabili degli alti tassi di criminalità, delle cattive condizioni economiche e della maggior parte dei mali sociali. Ma ancora rifiutano di attuare i piani dell'Unione Europea per l'inclusione rom ed ignorano i regolamenti UE sul trattamento delle minoranze entro i confini UE. Usando queste tattiche, i politici in Europa garantiscono il continuo delle persecuzioni, delle discriminazioni e l'uccisione dei Rom negli anni a venire.

La dichiarazione di intenti della vostra azienda recita riguardo all'ambiente di lavoro:

Crediamo che i nostri, prodotti e servizi siano soltanto buoni come la gente che li crea. Perciò, abbiamo un impegno verso alti valori etici e per creare un ambiente di lavoro dove i dipendenti siano incoraggiati a lottare per l'eccellenza professionale. La diversità della nostra forza lavoro gioca un ruolo sempre più importante nell'incontrare questo impegno. Le diversità vanno oltre razza, colore, credo od orientamento sessuale. Diversità che è la combinazione di tratti e caratteristiche che rendono ciascuno di noi unico e che ci porta assieme a raggiungere i nostri obiettivi. Diversità significa rispetto, apertura, innovazione e conoscenza. E' quello che facciamo nel nostro business.

Ora vi chiediamo di difendere ciò che pretendete di abbracciare. Non vi chiediamo di cancellare lo show,solo di ritirare quell'episodio. Promuove il razzismo e gli stereotipi, che mantengono i Rom tanto negli Stati Uniti che in Europa in perpetua povertà e persecuzione.

Firmato congiuntamente da:

  • Maurizio Cimino, photographer, Italy
  • Irina Costache, academic, Central European University, Romania
  • Ciuin Ferrin, writer and lead researcher for O Porrajmos Education Society, USA
  • Els de Groen, writer, poet, former MEP, Netherlands
  • Simina Guga, Romani activist, Romania
  • Bajram Haliti, President of the "Journalism-informative agency of Roma", Serbia
  • Dr. Ian Hancock, Director of The Romani Archives and Documentation Center, Commissioner in the State Holocaust and Genocide Commission, USA
  • Max Heijndijk, photographer, Netherlands
  • Nada Kokotovic, Film and Theatre Director, Choreographer, Germany
  • Roxana Marin, United States Visitors' Program alumna and President of the Centre for Action and Responsibility in Education, Romania
  • Valery Novoselsky, editor of the Roma Virtual Network, RVN, Israel
  • Viola Hinz-Hassan Pour Razavi, dancer, Germany
  • Niko Rergo, researcher, teacher, lawyer, writer, Ukraine
  • Anouk Sluizer, new media and film maker, Netherlands
  • Hans Wahler, sculptor, restorer, architect, teacher, photographer, Greece
 
Di Fabrizio (del 19/04/2011 @ 09:00:45, in media, visitato 1515 volte)

Dibattito alla quinta edizione del Festival del Giornalismo di Perugia

Tutti ricorderanno lo scorso anno quando in Francia il governo impose lo sgombero di numerosi campi Rom, in seguito ad un omicidio avvenuto all'interno della comunità nomade.

Si è discusso di Rom e della loro cultura al Centro Servizi Alessi in occasione della V edizione del Festival Internazionale del Giornalismo.

I media spesso li descrivono come "zingari" che chiedono l'elemosina o che non lavorano. Ma parlare di Rom dovrebbe presupporre una maggiore conoscenza del loro mondo. Ne hanno parlato Luca Bravi docente dell'Università di Firenze, Gabriella Capparelli del Tg1 e Alexian Santino Spinelli docente di Lingua e Cultura Rom presso l'Università di Chieti e leader del gruppo musicale Alexian ta le Chavè -Alexian e di suoi figli-.

«Il mondo dei Rom è diverso dalle casemobili, camper o tende -attacca Spinelli- non è una popolazione di nomadi». Bisognerebbe superare questo stereotipo perché il nomadismo non è né normale né tipico della loro cultura. Sono sempre stati obbligati a emigrare e scappare. «Sono costretti a vivere nei campi per un retaggio fascista -prosegue Spinelli- creare un campo Rom è segregazione razziale che, ricordiamo, è un crimine contro l'umanità».

Dai dati di molte inchieste la minoranza Rom è la più odiata dell'occidente. Durante il nazismo invece era seconda solo agli ebrei. Ma ora è interessante analizzare la differenza tra le due etnie: per i Rom non c'è stato alcun riscatto. «Nell'immaginario collettivo lo zingaro fa paura –spiega Bravi- rispetto alla persecuzione contro gli ebrei, c'è una forma di razzismo più culturale. Rispetto a prima si usano anche i moderni campi di concentramento che sono i campi Rom, appunto»

Questa forma di razzismo emerge anche nelle scuole che ripropone in maniera decisa lo stereotipo dello zingaro: i bambini Rom vengono messi in classi speciali, di solito scantinati non riuscendo così a socializzare e ad integrarsi. Questo è un problema molto delicato sia in Europa che ovviamente in Italia in cui siamo sempre stati abituati a vedere il loro mondo come una forma di delinquenza sicuramente da evitare. La conferenza va avanti con delle immagini e delle testimonianze di alcune donne che hanno avuto successo nel nostro paese. Anche loro ribadiscono che non sono tutti uguali ponendo una domanda un po' scomoda per tutti, ma soprattutto per Spinelli assoluto difensore di questo mondo. «Che senso ha andare a chiedere l'elemosina?»

In tutta Europa c'è questo pregiudizio e questo luogo comune che ci fa essere tutti razzisti. Una soluzione a questo delicato problema potrebbe essere anche piuttosto semplice se vogliamo: paese "ospite" e mondo rom dovrebbero incontrarsi a metà strada, facendo un passo per uno, cercando di togliere il paraocchi da una parte, ma allo stesso tempo, dall'altra, mostrarsi realmente interessati ad un'integrazione sana e pulita.

Già perché «l'integrazione è come l'amore, si fa in due» -conclude Spinelli.

 
Di Fabrizio (del 25/04/2011 @ 09:26:49, in media, visitato 1759 volte)

A parte che nella mia ignoranza non comprendo la logica di multare due mendicanti con 3.000 euro (!!), oltretutto l'elemosina non è più un reato dal 1995, e successivamente espellerle (saranno un pericolo alla sicurezza?), tutto l'articolo sembra più un bollettino di guerra che una cronaca (ammesso che sia una notizia di cronaca la multa a due mendicanti). Ho evidenziato in blu i passaggi più significativi

Le due sono residenti in un campo nomadi in provincia di Milano: fermate dalla Volante all(??)

La città torna ostaggio degli accattoni. Non è ancora finita l'estate(???), che già la presenza di zingari che chiedono l'elemosina diventa subito una costante a Varese. E che ritorna anche se da un anno a questa parte vige sul territorio comunale l'ordinanza antibivacco che prevede per questi professionisti dell'illegalità multe salate. Ne sanno qualcosa due nomadi rumene, pizzicate proprio ieri dalla Polizia mentre svolgevano le proprie attività di accattonaggio all'imbocco dell'autostrada.
Gli agenti della Squadra Volante hanno scoperto le due intente ad elemosinare tra le automobili in coda al semaforo dell'incrocio. E le hanno fermate, dal momento che violavano l'ordinanza emessa dal sindaco ad ottobre dell'anno scorso a tutela della legalità e del decoro urbano. L'elemosina è infatti vietata su tutto il territorio comunale e come misure ci sono sanzioni pesanti, fino a 3.000 euro. Questa la cifra che le due rumene si sono viste appioppare. Si tratta di due donne di 20 e di 23 anni domiciliate in un campo nomadi della provincia di Milano. Sono state condotte in Questura dove è stata loro constata la relativa sanzione amministrativa, che ammonta a 3.000 euro.
Ma non basta: dal momento che, durante la procedura di identificazione, sono emersi a carico delle due numerosi precedenti per reati contro il patrimonio, la Polizia di Stato ha provveduto a consegnare alle due rumene il foglio di via obbligatorio, dopo che il questore ha emesso la procedura di rimpatrio. Insomma, dopo l'identificazione devono abbandonare il Paese. Ammesso che lo facciano. Cosa difficile. Intanto, la presenza di accattoni, con il rientro dalle ferie, ricomincia a farsi sentire.
E la Lega chiede maggiore attenzione.
"Sono aumentati e sono soprattutto facce nuove" è il commento del leghista Carlo Piatti.
L'esponente del Carroccio, in questi anni, è stato il maggiore propugnatore della tolleranza zero nei confronti degli accattoni.
E torna a chiedere maggiore attenzione da parte dell'amministrazione. "L'azione di ieri mattina è certamente un punto a favore della lotta agli stranieri – dice Piatti – dimostra che le Forze dell'Ordine sono attente alle direttive emanate dal Comune. Ma bisogna fare di più ed è soprattutto la Polizia Locale che deve agire, controllando maggiormente la presenza di stranieri nel centro storico. L'area pedonale sta venendo colonizzata e la cosa preoccupante è che sono facce nuove. Non i soliti dieci personaggi, che hanno monopolizzato le attività di elemosina durante quest'anno. Un fatto che fa pensare che Varese stia diventando una meta sempre più ambita dai professionisti dell'illegalità"

 

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