Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 19/04/2009 @ 09:18:12, in Europa, visitato 1592 volte)

Segnalazione di Tom Welschen

Par Hélène Decommer | Etudiante en journalisme | 14/04/2009 | 17H59

Questo martedì mattina, alle 6, i CRS (vedi QUI ndr) hanno sgomberato un accampamento di circa 400 Rom, tra cui un centinaio di bambini, installati da sei mesi a Drancy, Seine-Saint-Denis.

I Rom raccontano che una ventina di mezzi della CRS sono arrivati e che i poliziotti li hanno sloggiati senza riguardo e senza autorizzazione. Spiega un mediatore sociale dell'accampamento:

"Hanno forzato la porta, ed in seguito, non si sono qualificati. Ci sono state madri con bambini spinte fuori, gente messa a terra (sul link -cliccare sul logo della testata- si può ascoltare l'intervista a Saimir Mile, presidente dell'associazione La Voix des Rroms)"

Senza sapere dove andare, gli espulsi si sono installati dalle ore 10 davanti alla stazione di Saint-Denis. Tra il canale e la fermata dei bus, hanno depositato le loro cose raccolte in fretta e furia. I bambini giocavano mentre i genitori cercavano un nuovo terreno dove installarsi. Diverse dozzine di Rom espulsi sono già partiti per le città lì attorno.

"I Rom sono la patata bollente che si rigirano"

Sul posto, sono presenti diverse associazioni. Alexancre Le Cleve, direttore di Hors la rue, racconta:

"Espulsioni come queste succedono molto spesso. I Rom, sono la patata bollente che si rigirano. Sono anche la variabile di adeguamento della politica francese sull'immigrazione.

L'anno scorso, sui 25.000 rimpatri alla frontiera organizzati dal governo, 10.000 riguardavano i Rom di Romania."

20.000 euro per espulsione

Saimir Mile, presidente dell'associazione La Voix des Rroms, tira fuori la sua calcolatrice:

"Abbiamo fatto il calcolo partendo dalle cifre del governo. Tenuto conto che il senato stabilisce a 20.000 euro il prezzo di un'espulsione, la Francia avrebbe dispensato 600 milioni in questi tre ultimi anni, unicamente per i Rumeni.

Vi rendete conto del pasticcio! E' un enorme spreco di soldi quando questa gente potrebbe lavorare. Voi avete qui muratori, autisti, donne che lavorano."

Tra i bambini sgomberati, una cinquantina sono scolarizzati a Seine-Saint-Denis. "Hanno atteso le vacanze scolastiche per lanciare lo sgombero", rilancia con amarezza Saimir Mile. Dopo 14 ore, ne i Rom ne le associazioni avevano ricevuto spiegazioni da parte del sindaco o della polizia.

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Di Sucar Drom (del 19/04/2009 @ 12:38:17, in Kumpanija, visitato 1463 volte)

 Auguri di buona Pasqua Ortodossa

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Di Fabrizio (del 20/04/2009 @ 09:08:30, in Italia, visitato 1498 volte)

(ASCA) - Roma, 18 apr - ''La politica deve dare una risposta alle esigenze di tanti immigrati colpiti dal terremoto, con un permesso di soggiorno in scadenza o la pratica per un ricongiungimento familiare aperta''. A lanciare l'appello e' il responsabile dell'ufficio immigrati della Caritas aquilana, Gioacchino Masciovecchio, che affronta il problema dello ''status'' degli stranieri che, a causa delle scosse, hanno perso casa e lavoro, condizioni imprescindibili - secondo la legislazione vigente - per restare in Italia.

E' la prima volta che nel nostro Paese si verifica una catastrofe da quanto la presenza degli immigrati e' diventata cosi' consistente. Il rischio, denuncia Masciovecchio, e' che ''un gran numero di persone che vivono qui da anni in maniera regolare si trovi all'improvviso nella clandestinita'''. Per questo, l'invito che lancia alle istituzioni e' una moratoria nelle scadenze dei permessi di soggiorno, cosi' come sta avvenendo per utenze e mutui, ''dando modo alle persone di riprendersi''. Mentre, per quanto riguarda i ricongiungimenti, andrebbe permesso agli immigrati di riallacciare i contatti con la rete parentale, ''magari consentendo loro di tornare nei Paesi d'origine, pero' con la garanzia che cosi' facendo non perdono il diritto a stare in Italia''.

Un'altra 'tragedia' dimenticata, nell'emergenza terremoto, e' quella delle molte famiglie migranti e Rom disperse o che hanno perso anche gli alloggi di fortuna in cui vivevano.

Alcune famiglie romene e kossovare, fuggite dai centri colpiti dalle scosse, si sono rifugiate in edifici pericolanti. Altre, invece, - secondo la denuncia del Gruppo EveryOne, dell'associazione Them Romano e della Federazione Rom e Sinti - sono state allontanate dai ricoveri allestiti presso case di accoglienza e hotel perche' ritenute ''sciacalli che cercano di approfittarsi della tragedia per passare qualche notte gratis in albergo''.

asp/mar/ss

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Di Fabrizio (del 20/04/2009 @ 09:36:52, in musica e parole, visitato 2481 volte)

Ricevo da Marta Pistocchi

L'occasione è ghiotta (la cena balkanica pure) la serata magica e ritmata.
Accade quando le energie di persone diverse convergono nello stesso obiettivo...
DIVERTIRSI, CREARE, FARE FESTA!

edizione 2009 della GRANDE FESTA BALKANICA

mercoledì 22 aprile
auditorium e bar e di radio popolare (via Ollearo 5, zona Mac Mahon, Milano)
MUZIKANTI di BALVAL e FAMIGLIA MIRKOVIC
insieme per trascinarvi nel mondo balcanico per una serata memorabile

super cena tipica a prezzi popolari -dalle 19.30
muzika popolare e balli tipici -sempre

musicisti di ogni sorta venite con i vostri strumenti lustrate le scarpe per buttarvi nei balli preparate gli stomaci

vi aspettiamo in tanti, ma tanti (e invitate anche gli altri)

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Di Fabrizio (del 20/04/2009 @ 09:44:40, in media, visitato 1974 volte)

Segnalazione di Eugenio Viceconte

cliccare sull'immagine per vedere la foto a grandezza originale

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Di Fabrizio (del 21/04/2009 @ 09:22:17, in media, visitato 1776 volte)

Da British_Roma

Travellers’ Times l'unica rivista nazionale per i 300.000 Zingari e Viaggianti di Bretagna, diventa più veloce, più forte e più grande.

TT Online lanciato nella Giornata Internazionale dei Rom - 8 aprile 2009 - con notizie, film, radio, cultura e commenti di, per e sulle comunità britanniche Rom e Viaggianti.

Il nuovo sito web (cliccare sull'immagine ndr) è stato sviluppato da The Rural Media Company, col finanziamento del Dipartimento per l'Infanzia, le Scuole e le Famiglie.

"Se la gente commercia su Ebay o si tiene in contatto attraverso Bebo o savvychavvy.com, e con sempre più di noi che adoperano internet, è tempo di avere uno spazio web che dia, ai nostri punti di vista, giustizia", dice Jake Bowers, il giornalista romanì, che è il nuovo direttore di TT Online.

Il sito offrirà un alto livello di interattività: opportunità per i giovani di mostrare i propri successi, le proprie musiche e fotografie; per genitori ed insegnanti di trovare e vedere risorse scolastiche sulla storia e cultura dei Viaggianti; per i Viaggianti di mantenersi aggiornati su notizie, sanità e tematiche legali; per il pubblico settore di trovare di più su questa comunità incompresa e un modo di comunicare direttamente con loro via editoriale ed inserzioni.

"Se tutti gli Zingari e Viaggianti si riunissero in un posto, saremmo un città delle dimensioni di Cardiff, Nottingham o Belfast." scrive Jake Bowers, "ma non siamo in un posto solo (per fortuna, direbbe qualcuno!). Per lo meno, avremmo un nostro proprio giornale e una stazione radio locale. TT Online sarà una combinazione di tutte queste cose ed anche di più."

[...]

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Di Fabrizio (del 21/04/2009 @ 09:36:59, in Italia, visitato 1777 volte)

Ricevo da Roberto Malini

Momenti drammatici nella mattina del 25 febbraio.


Pesaro, 19 aprile 2009. Maria L. di Pesaro scrive al Gruppo EveryOne: "Come prima cosa, complimenti per il vostro impegno contro l'intolleranza, che è un grande problema qui nelle Marche, come in molte altre regioni d'Italia. Ho letto le notizie riguardanti le famiglie romene di etnia Rom che si erano rifugiate in città e la terribile mattina del 25 febbraio, quando le forze dell'ordine hanno compiuto un'azione che mi fa orrore. Dove serviva accoglienza, è stata usata discriminazione. Dove serviva tutelare l'unione delle famiglie, si è cercato di dividere. Dove occorreva un supporto sociale e sanitario, è stata usata intolleranza. Confesso che ho pianto, quando ho saputo che due bambini sono morti, prima ancora di vedere la luce, proprio qui a Pesaro, dove invece io, italiana, ho avuto la fortuna di mettere al mondo tre bambini. Com'è ingiusto e crudele il razzismo. Mi consola sapere che almeno la Scavolini Spar, che è la gloria sportiva della mia città, si è recata a trovare le famiglie Rom con i suoi meravigliosi atleti e i suoi sensibili dirigenti. Non credevo che, dopo la visita della squadra ai bambini, alle donne e agli uomini rifugiatisi in città, le autorità avrebbero avuto il coraggio di mandarli via. Vorrei avere notizie sulle famiglie costrette a fuggire da Pesaro: dove vivono, adesso? Stanno bene? Possibile che non si possa chiedere al comune almeno un risarcimento per le cose orribili che sono accadute?".

Risponde EveryOne. Grazie delle tue parole. Il Gruppo EveryOne ha cercato con tutte le proprie forze di evitare la tragedia che si è verificata a Pesaro. Abbiamo incontrato le principali autorità, abbiamo consegnato loro dossier riguardanti la condizione delle famiglie Rom rifugiatesi in città e i testi delle leggi internazionali che prevedono assistenza e procedure di inclusione, in casi come quello presentatosi a Pesaro. Nonostante il muro di intolleranza che il sindaco e i suoi assessori ci hanno posto davanti, siamo riusciti addirittura a metterli allo stesso tavolo con due rappresentanti della comunità Rom. Abbiamo inviato a tutte le personalità politiche di Pesaro e provincia lettere chiuse (protocollate dall'apposito ufficio) e lettere aperte. Abbiamo contattato ripetutamente prefettura, questura, comando della polizia locale e dei carabinieri, difensore civico, procura della repubblica. Ci siamo scontrati con le strutture sanitarie locali, affinché i pazienti Rom ricevessero lo stesso trattamento degli altri cittadini, intraprendendo vie giudiziali e giungendo a una condivisione di ideali umanitari con l'ospedale San Salvatore. L'odio razziale, così forte e presente presso le Istituzioni locali, ha reso impossibile, però, l'attuazione di un programma di integrazione, nonostante vi fossero malati gravi e portatori di handicap, donne incinte e minori, nella comunità Rom romena di Pesaro. Si è giunti così, dopo innumerevoli episodi di razzismo, brutalità e indifferenza, al drammatico mattino del 25 febbraio, al tentativo a parte di 20 agenti di sottrarre i bambini ai genitori, alla fuga disperata delle mamme, ai decessi dei due nascituri e alla diaspora della comunità. La foto di una giovane donna incinta caduta al suolo, senza che nessuno dei 20 agenti si premurasse di assisterla, minacciando - al contrario - gli attivisti di essere denunciati per "oltraggio", sintetizza in un'immagine terribile quelle ore di persecuzione e orrore, dolore e morte, crudeltà e ingiustizia. Noi c'eravamo e non dimenticheremo. Le famiglie che hanno vissuto quella violazione totale dei propri diritti fondamentali hanno denunciato alle Istituzioni internazionali la tragedia in cui sono passate e noi abbiamo testimoniato quanto visto e ascoltato. Ci auguriamo che sia fatta giustizia, perché gli eventi che si sono verificati a Pesaro sono un segno chiaro e incontrovertibile di una disumanità che sembra provenire dagli anni dell'Olocausto e non dalla nostra epoca, in cui l'Unione europea e le Nazioni Unite tentano di risalire la china dei Diritti Umani e di preparare per le generazioni venture una società multietnica, tollerante e accogliente. Riguardo alla Scavolini Spar, purtroppo la società sportiva, dopo aver invitato alcuni rappresentanti della comunità Rom locale sugli spalti, non ha tenuto fede successivamente alle promesse, nonostante avessimo tentato in diverse occasioni di far leva sulla sensibilità mostrata in occasione della cosiddetta "partita dell'antirazzismo" e nonostante il Parlamento europeo avesse proposto la società per un encomio ufficiale. La verità è che nessun dirigente, nessun atleta si è mai recato presso i due edifici dismessi in cui vivevano fra mille privazioni le famiglie Rom provenienti dalla Romania. E' triste e doloroso per noi scrivere queste parole, perché mantenere in vita un "mito" come quello della Scavolini amica del popolo Rom potrebbe servire da esempio per altre realtà, per altre società. Ma quando abbiamo deciso di dedicare le nostre vite ai Diritti Umani, abbiamo scelto, contemporaneamente, di servire la verità. L'impegno della società di pallacanestro si è limitato a quella partita, in cui lo speaker annunciò al pubblico la presenza della comunità Rom di Pesaro e a un pugno di biglietti per una partita successiva. E' evidente, cara amica, che se gli atleti della Scavolini fossero andati a trovare le famiglie Rom e se le foto della loro visita fossero apparse sui giornali locali e nazionali, come era nei progetti del nostro gruppo, nessuno avrebbe avuto il coraggio di vessare ancora una volta quell'umanità già straziata da intolleranza e violenza. Il fatto è che i Rom di Pesaro sono stati abbandonati da tutti, a Pesaro, salvo pochi meravigliosi esseri umani che li hanno aiutati con impegno, coraggio e compiendo immensi sacrifici personali: Mariateresa e Lia su tutti. E' a loro che va l'encomio ed è grazie a loro che un terribile dramma umanitario non ha avuto conseguenze ancora più funeste. Rispondendo alle tue ultime domande, alcune delle famiglie fuggite da Pesaro si trovano ora in Romania. Fra di loro vi sono pazienti oncologici e cardiopatici dell'ospedale San Salvatore: hanno perso tutto, anche la possibilità di curarsi. Però sono uniti ai loro cari e ai loro bambini. Altre famiglie si sono rifugiate in Grecia, dove soffrono emarginazione e povertà, ma non la persecuzione patita in Italia. Un'altra coppia con due bambini si trova nel nord Italia. Dopo la fuga da Pesaro, la madre ha trascorso alcune notti dormendo all'aperto ed essendo una donna molto malata, ha rischiato di perdere la vita. Con grande fatica e agendo in condizioni di grave pericolo, abbiamo procurato un riparo alla famiglia, che per ora è fuori pericolo. Una famiglia è ancora a Pesaro. E' la famiglia in condizioni di salute più gravi. Le autorità hanno fermato più volte i suoi componenti, dopo il 25 febbraio. La madre, che soffre di un tumore al seno in metastasi, è in cura presso il San Salvatore, ma la pressione insopportabile delle autorità ha già indotto la famiglia a lasciare la città, verso un futuro che lascia poche speranze. La gran parte delle famiglie ha rilasciato testimonianza di quanto patito a Pesaro, chiedendo giustizia alle autorità preposte in àmbito internazionale.

info@everyonegroup.com
www.everyonegroup.com

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Di Fabrizio (del 21/04/2009 @ 09:53:33, in conflitti, visitato 1443 volte)

Da Roma_Daily_News

Stuff.co.nz By EVAN HARDING - 14/04/2009

A BOTTIGLIATE: Zingari arrabbiati Helena e Andre Beissel con una delle bottiglie lanciate sui loro camion mentre era parcheggiato all'Invercargill's Gala St reserve nel fine settimana ROBYN EDIE/The Southland Times

Zingari esasperati dicono che i giovani di Invercargill continuano ad essere i peggiori del paese e lanciano delle bottiglie contro di loro.

Circa 60 zingari e le loro famiglie in 30 case mobili erano in città nel fine settimana pasquale per l'annuale Fiera Zingara.

Viaggiano per paesi e città attraverso il paese per otto mesi all'anno, intrattenendo e vendendo i loro articoli.

Gli zingari hanno parlato ieri a The Southland Times dicendo che teppisti di Invercargill hanno guidato sino al loro campo a lato del Queens Park, gridando, lanciando uova e bottiglie verso i loro caravan e suonando i clacson per tutte le notti della loro sosta.

Sono pure entrati nel campo ed hanno picchiato contro le case mobili [...] Dicono gli zingari che è stata anche rubata una bicicletta.

Gli abusi ricorrono annualmente per gli zingari che visitano la città, solo Palmerston North è paragonabile, mentre Gore ha visto casi simili nel passato, dicono.

"Questo è il paese peggiore della Nuova Zelanda. Temiamo a venire qui, questo è male," dice la chiromante Helena Beissel.

Il manager della fiera, Gavin Mackenzie, dice di ritenere che siano circa "dai 10 ai 20 dannati idioti... ma tutti gli altri qui ci rispettano."

"Se non buttano uova, sono bottiglie di birra. Se si va a Gore, ti lanciano addosso conigli morti."

Le azioni sono state condannate da chi ieri visitava la Fiera Zingara, con Vanessa Sandford che dice che tutti hanno credenze e stili di vita differenti, ma che devono comunque essere rispettati.

Il proprietario della giostra della fiera, Cam Taylor, dice che i residenti di Invercargill sono stati meravigliosi e quando si è zingari qualche abuso c'è sempre da aspettarselo.

"La realtà è che non siamo tutti idioti drogati."

Gli zingari dicono di non aver contattato la polizia.

Il sergente maggiore Olaf Jensen, di Invercargill, ha detto che la polizia non può arrestare i colpevoli se non le si racconta cosa è successo.

Ha aggiunto che contatterà gli zingari e vedrà se la polizia può aiutarli.

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Di Fabrizio (del 21/04/2009 @ 12:10:18, in musica e parole, visitato 1782 volte)
Strill.it Martedì 21 Aprile 2009 11:10

Jazz alla Fioreria 2009 presenta Giovedì 23 aprile 2009 ore 22.00 presso il Fiore di Desna - Reggio Calabria Morarescu & Martini Manouche quartet. Django Reinhardt, grandissimo chitarrista e compositore francese attivo negli anni ’30-’40-’50, è stato il più importante esponente del cosiddetto jazz manouche, nato dalla fusione dello swing d’America e sonorità e virtuosismi della musica degli zingari "manouche" insediatisi in Francia, Belgio, provenienti dall’Europa dell’est.

Tra i tanti musicisti contemporanei che perpetuano questo stile, il violinista rumeno Rares Morarescu ed il chitarrista Jacopo Martini sono considerati due figure di primo piano, noti per la loro tecnica vertiginosa che da anni fa infuocare il pubblico presente ai loro concerti.

Morarescu nato a Bucarest, città multietnica ricchissima di stimoli artistici e musicali, studia violino classico dall'età di 5 anni ma da sempre è incuriosito dalla travolgente musica e dal pathos dei tzigani di cui era pieno il suo quartiere. A 15 anni è stato assunto dal famoso Taraf "Cununa Carpatzilor" di Bucarest con il quale ha girato il mondo per 10 anni. Parallelamente ha collaborato con l'orchestra popolare di Stato della Radio Televisione Rumena. Innumerevole le collaborazioni con i Manomanouche, Les Manuages, Dario Pinelli, Alma Gitane, Manouche Club Sikane, Gero Pitanza e tanti altri musicisti jazz.

Jacopo Martini nel 2000 durante un viaggio in Francia s'innamora della musica Manouche, apprendendo lo stile direttamente dai chitarristi zingari dell'aria nord francese Matcho Winterstein e Angelo Debarre. Ad oggi Jacopo Martini ha collaborato con i maggiori esponenti del jazz italiano ed estero quali: Gianluigi Trovesi, Erico Rava, Fabrizio Bosso, Lee Konitz, Tony Scott ,Tiziana ghiglioni, Antonello Salis. Ha registrazioni e dirette in programmi Radiofonici RAI il Terzo Anello, Fahrenheit.

E' stato ospite in prestigiosi festival, come, il festival internazionale Django Reinhardt di Torino, Expo 2004 di Genova, Festival Jazz Di Nancy (Francia) ecc, ecc

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Da milano.blogosfere.it (vedi QUI ndr). In calce, due video girati la scorsa proiezione milanese del 15 aprile.

Parlare di rom senza pregiudizi è un'impresa molto difficile, specialmente adesso e specialmente a Milano dove ogni tre per due sgomberano campi e continuano a "spostare" il problema senza affrontarlo in maniera definitiva. Qualche settimana fa era stata sgomberata la baraccopoli della Ghisolfa, e solo due giorni fa quello in viale Cassala e via Giordani.

Due registi milanesi, Toni­no Curagi e Anna Gorio, hanno provato a raccontare la vita di un campo rom, e più precisamente quello in via San Dionigi 93 in un documentario. "Via San Dionigi 93" è stato prodotto dalla Provincia di Milano ed è stato presentato allo Spa­zio Oberdan.

Noi lo abbiamo visto: si tratta di 70 minuti di film tratti da oltre 50 ore di girato. Le riprese sono durate più di due anni. E' uno squarcio di vita quotidiana del campo rom situato vicino all'abbazia di Chiaravalle, che è stato colpito più volte da incendi ed è stato distrutto dalle ruspe comunali nel 2007. E che proprio qualche giorno fa è tornato alla ribalta.

Non c'è commento, non ci sono interviste: la videocamera diventa volutamente un occhio indiscreto che curiosa senza intervenire e mostra la realtà così com'è (a tratti però ci si perde un po', ma è l'effetto realtà se così possiamo chiamarlo).

Anche se in alcuni momenti si vorrebbe approfondire di più il tema che si sta trattando (e vedere di più) il risultato è un quadro sommario che è molto utile per chi lo guarda per osservare una realtà che spesso conosciamo solo dalle pagine della cronaca. Sarebbe bello vedere anche un "sequel", con altri spezzoni di documentario.

Abbiamo avuto l'opportunità di fare una breve chiacchierata con i registi

 

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