Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 20/10/2008 @ 20:30:19, in Italia, visitato 1607 volte)
LE LEGGI RAZZIALI DELLA LEGA NORD: OFFESE ALLA DIGNITA' DEGLI SCOLARESCHI
IMMIGRATI, RONDE E DISCRIMINAZIONI DEGLI AMMALATI STRANIERI.
Foggia, 20 Ottobre 2008. Nell'ambito della discussione in Senato del cosiddetto
"Pacchetto Sicurezza", in commissione congiunta Giustizia ed Affari
Costituzionali, e' stato depositato dalla Lega Nord un emendamento che mina
radicalmente la garanzia d'accessibilita' ai servizi per i cittadini stranieri
irregolari cosiddetti clandestini.
Cominciamo dal comma 5, la cui cancellazione e' di estrema gravita':esso infatti
attualmente prevede che l'accesso alle strutture sanitarie da parte dello
straniero "clandestino" non puo' comportare alcun tipo di segnalazione all'autorita',salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto,a parita' di
condizioni con il cittadino italiano.
L'ACSI ritiene pertanto inutile e dannoso il provvedimento in quanto:
- spingera' all'incistamento sociale, rendendo invisibile una popolazione che
sfuggira' ad ogni forma di tutela sanitaria e di contatto sociale legittimo;
- Potra' produrre percorsi sanitari ed organizzazioni sanitarie parallele al di
fuori del sistema di controllo ( rischio d'aborti clandestini, gravidanze non
tutelate, minori non assistiti etc)
- Avra' ripercussione sulla salute collettiva con il rischio di diffusione
d'eventuali focolai di malattie trasmissibili;
- produrra' un aumento dei costi in quanto comunque le prestazioni di pronto
soccorso dovranno essere garantite e le condizioni di arrivo saranno
significativamente piu' gravi e necessiteranno di interventi piu' complessi e
prolungati.
L'ACSI chiede a chi di dovere ed in particolare ai Senatori e Deputati della
provincia di Foggia in particolare, ed a quelli della Puglia; in generale; di
avviare un serrato dibattito perche' sia ritirato l'emendamento razzista della
Lega Nord.
IL PRESIDENTE: Habib SGHAIER.
Associazione Comunita' Straniere in Italia ( A.C.S.I.)
Via Federico Spera,95 71100 FOGGIA
Fax 0881200015 Mobile 3497239108
E.mail com.stran@yahoo.it
acsi.h@libero.it
"Io non condivido le tue idee, ma lottero' con tutte le mie forze perche'
tu, come me, possa liberamente esprimere il tuo pensiero". (Voltaire)
Di Fabrizio (del 21/10/2008 @ 08:43:15, in Regole, visitato 1620 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
Dall'Unità
20 ottobre 2008
Da tempo si difendeva dicendo: sì, mi hanno condannato in primo grado, ma in
appello vincerò. E invece no.
Anche la corte d'appello di Venezia ha condannato a due mesi di reclusione, pena
sospesa, il sindaco di Verona Flavio Tosi per violazione della Legge Mancino.
Assieme ad altri cinque esponenti leghisti, Tosi è stato riconosciuto
colpevole di propaganda di idee razziste per aver dato vita nell'estate 2001 a
una raccolta di firme per sgombrare un campo nomadi abusivo nel capoluogo
scaligero.
Tosi, all'epoca dei fatti consigliere regionale, era stato querelato da sette
nomadi sinti e dall'Opera Nazionale Nomadi (Onn) assieme a Matteo Bragantini,
Barbara Tosi (sorella di Flavio), Luca Coletto, Enrico Corsi e Maurizio Filippi.
Già in primo grado, nel dicembre 2004 i sei erano stati condannati per
discriminazione razziale a sei mesi.
Il 30 gennaio del 2007 la Corte d'Appello di Venezia aveva ridotto le pene a due
mesi, assolvendoli dall'accusa di odio razziale. Il verdetto era stato poi
parzialmente annullato dalla Cassazione - con il mantenimento però
dell'assoluzione per l'ipotesi di odio razziale - e rinviato a nuovo esame,
sempre a Venezia.
A carico degli esponenti leghisti anche un risarcimento danni di 2500 euro per
ognuno dei sinti costituitisi parte civile e di cinquemila euro a favore dell'Onn.
Ricorrerà in Cassazione il sindaco di Verona Flavio Tosi. Lo ha annunciato lo
stesso Tosi non appena informato della decisione dei giudici lagunari. «Avevano
ragione - osserva il sindaco - quanti mi dicevano che sarebbe stato ben
difficile che una sezione della Corte d'Appello smentisse un'altra. Alla fine
sarà di nuovo la Cassazione a pronunciare la parola definitiva su questa
vicenda». Tosi non ha dubbi sulla correttezza giuridica del proprio operato:
«rifarei tutto ciò che ho fatto per difendere i miei concittadini - spiega -
Purtroppo devo constatare come nella magistratura ci sia ancora chi non sa
distinguere fra chi delinque e chi difende le persone oneste».
Di Fabrizio (del 21/10/2008 @ 08:58:18, in Italia, visitato 2024 volte)
Un lungo ed interessante articolo del 19 ottobre tratto da
CITYROM, lo stesso giorno e' apparso li' un altro post sul campo di via Idro, di cui purtroppo c'e' solo la fotografia aerea
Visita al villaggio solidale di Rho e conversazione con Maurizio Pagani di Opera Nomadi e alcune abitanti.
(@2008 google - Immagini @2008 digitalGlobe, Cnes/Spot image, GeoEye)
Il 29 novembre 2007, con alcuni studenti (1) e Maurizio Pagani dell'Opera Nomadi, abbiamo visitato il
"Villaggio solidale" di Rho.Situato alla periferia della cittadina, nei pressi dell'area industriale, il villaggio
e' costituito da un�undici casette-container, ciascuna con un proprio spazio all'aperto,
sistemato a orto o giardino e il posto-auto, spesso occupato da roulotte
utilizzate come dependance della casa. In un edificio di lamiera realizzato da Opera Nomadi e utilizzato come spazio comune e laboratorio, abbiamo incontrato alcune donne, intente a cucinare, a cucire delle borse di tela e a realizzare della bigiotteria artigianale. Abbiamo rivolto a loro e a Maurizio Pagani alcune domande sulla storia del villaggio e sulle loro condizioni di vita.
Maurizio Pagani: Questo e' un campo nomadi comunale realizzato nell'aprile di quest'anno dopo una lunga trattativa che ha contrapposto l'amministrazione comunale, anzi le amministrazioni comunali precedenti, e una parte della comunita' rom che da oltre dieci anni abita in questo comune. Sono rom di etnia Kanjaria provenienti dalla Serbia e in parte dalla Croazia. Rom che avevano acquistato dei terreni agricoli su cui avevano poi costruito delle abitazioni ,cominciando un lungo contenzioso amministrativo con il Comune. Comune che pero'
che nel corso di questi ultimi 10 anni ha cercato anche di favorire l'integrazione sociale di questa comunita' agendo sopratutto sul versante scolastico. Si
e' infatti partiti da una condizione iniziale in cui i bambini andavano poco e per poco tempo a scuola alla situazione attuale in cui moltissimi bambini sono iscritti alla scuola materna, alla scuola elementare ed alcuni stanno per licenziarsi alla scuola media. Una situazione che tende a ribaltare i dati statistici a livello nazionale. Normalmente a scuola i bambini dei campi rom ci vanno per poco tempo
e nell'ordine del 20-30% della popolazione complessiva. Qui invece abbiamo un altissimo livello di scolarizzazione.
Hanno lasciato i loro terreni, famiglia per famiglia...
Abitante: Erano terreni privati! Comprati con i nostri soldi! Poi non so cosa ha fatto il
Comune... loro dicono che quei terreni erano agricoli ma noi non lo sapevamo. Noi li abbiamo comprati per abitarci e per non vivere sempre sotto la minaccia degli sgomberi. Abbiamo venduto la casa a Zagabria per comprare il terreno qui in Italia.
Maurizio Pagani: Hanno pagato dei terreni agricoli ad un prezzo dieci volte superiore al loro
valore...
Abitante: Ho pagato 150 milioni di lire. E adesso il Comune cosa mi ha dato? Questa casa per me e mio figlio con un'unica stanza e il bagno. Per questo motivo ho costruito questo spazio in piu', dove possiamo mangiare..
Prima di arrivare qui dove abitavate?
Abitante: Eravamo a Muggiano
Quando siete partiti da Zagabria?
Abitante: Siamo partiti tanti anni fa, era ancora vivo mio marito. Sono passati ventisette anni da quando mio marito ha avuto un incidente a Zagabria ed
e'
morto. La mia figlia maggiore oggi ha trentasei anni, quando siamo venuti in Italia aveva sei mesi.
Avete lasciato Zagabria trentasei anni fa?
Abitante: Non l'abbiamo lasciata del tutto. A Zagabria abbiamo ancora le case. Quando mio marito
e' morto io sono tornata a Zagabria a vivere con i miei figli. I due figli maschi andavano a scuola e le figlie femmine erano con me a casa. Quando i miei bambini sono cresciuti sono tornata in Italia. Qui c'erano tutti i miei parenti, a Zagabria ero sola con i miei bambini. All'inizio vendevamo i fiori e le pentole. Noi siamo dei Kalderasha... Eravamo sempre in giro. Poi abbiamo deciso di comprare dei terreni. Per nove anni siamo rimasti sui nostri terreni. I bambini andavano a scuola e tutto era tranquillo. Poi
e' venuto il Comune e' ci ha cacciati. Adesso anche da qui vogliono cacciarci! Il Comune non ci ha pagato il terreno. Ci ha dato in cambio solo questa casa con un po' di giardino e basta.
Maurizio Pagani: Il Comune ha requisito il terreno ripristinandolo all'uso iniziale, agricolo. Il terreno
e' stato sequestrato ed e' passato di proprieta' del Comune. Sui terreni c'era un abuso edilizio conclamato, che non era possibile sanare e di fatto secondo l'attuale legislazione
e' stato possibile espropriarlo al legittimo proprietario.
Nel progetto originario, questo insediamento - che adesso e' stato attrezzato con dei container che sono dignitosi ma insufficienti - prevedeva delle casette di tipo rurale, molto piu' ampie, con una superficie di 80/100mq, che avrebbero consentito a loro di vivere meglio.
Perche' i campi vengono costruiti in questo modo, con container, come se fossero una soluzione temporanea d'emergenza?
Maurizio Pagani: Per ragioni politiche certamente, ma sopratutto perche' costano poco. Sistemare delle persone in luoghi come questo costa molto, ma molto di meno che sistemarli in qualunque altra situazione: casa popolare, ecc.
Abitante: Noi non vogliamo che i nostri figli seguano la nostra strada. Per questo abbiamo comprato i terreni. Io devo sistemare i miei nipoti, i miei figli. Loro lavorano, vanno a scuola, studiano. Io non riesco a capire perche' ci vogliono mandare via. Tutti i giorni ci vengono a controllare. Non ci aiutano in niente. Hanno detto che ci avrebbero aiutato a trovare lavoro, ma nulla. Anche la Caritas non ci ha
aiutato... Tutti vogliamo lavorare. Io ho 65 anni e anch'io, se mi dessero un lavoro, andrei a lavorare. Noi siamo nomadi Kanjaria, da piu' di trent'anni siamo in Italia. Fino a quando non sono arrivati gli albanesi, i rumeni, i bulgari, noi eravamo ritenuti bravi. Noi non siamo tutti come veniamo percepiti. I nomadi non sono tutti uguali!
Maurizio Pagani: C'e' una difficolta' oggettiva. La loro immigrazione e' iniziata circa trent'anni fa. La maggior parte dei ragazzi, anche quelli maggiorenni che a loro volta hanno avuto dei figli, sono nati in
Italia ma non sono cittadini italiani e nemmeno cittadini stranieri. Non hanno i documenti e questo
e' uno dei motivi per cui quando un ragazzo decide di andare a lavorare non ha la possibilita' di farlo in regola. Non ha una carta
d'identita', un passaporto e non ha neanche il riconoscimento di apolide. Non ha
un'identita'. All'interno della loro condizione che e' gia' tanto difficile per diversi motivi, ci sono tanti problemi che riguardano la cittadinanza che sono aumentati e si sono complicati nel corso del tempo.
Una delle cose che gli abitanti di questo campo stanno facendo oggi - e non e'
l'unica - e' quella di partire dalle proprie competenze, (per es. sapere cucire, lavorare con le mani, ecc.) per inventarsi un lavoro. In qualsiasi parte del mondo questo sarebbe visto come qualcosa di dignitoso, noi invece tendiamo a disprezzarlo e a non riconoscerlo come lavoro.
Le politiche sociali stanno cambiando e gli zingari che vivono all'interno di questo campo comunale, dovrebbero oggi dimostrare di essere dei bravi cittadini perche' mandano i bambini a scuola, lavorano, osservano le leggi.
E' quello che tutti noi siamo tenuti a fare perche' siamo sottoposti alle leggi su cui si fonda la coesione sociale. Ma per noi
e' scontato e per loro no. In quanto appartenenti ad una minoranza che noi guardiamo con sospetto e con allarme, devono in qualche modo dimostrare attraverso l'osservanza di regolamenti particolari di essere davvero dei buoni cittadini.
A nessuno poi interessa vedere che la mattina stipano i bambini sui mezzi che hanno e li portano a scuola, perche' evidentemente lo avvertono come qualcosa di importante per i loro figli. E fino a qualche anno fa non era cosi', la scuola veniva guardata con sospetto. Qui siamo di fronte a persone che hanno un problema concreto: come faccio io a portare i bambini a scuola? Che hanno bisogno di un bene strumentale e che sono capaci di organizzarsi. Mentre noi ci ostiniamo a pensare che abbiano bisogno d'altro. Diverso
e' il problema per esempio di Giuliana e Jessica che vanno alla scuola media. Ci sono difficolta'
che queste ragazze incontrano: vivere in un contesto in cui hai i genitori che non sono andati a scuola e che quindi non riescono ad aiutarti, oppure tornare a casa e non avere un posto dove mettersi a studiare. Loro studiano qui (nel locale comune realizzato da Opera Nomadi) allo stesso tavolo dove Federica lavora e le altre donne cucinano. Per loro
c'e' bisogno di un aiuto in piu' che per altri non e' necessario, per stare meglio a scuola e imparare come gli altri.
E' una forma di intervento rispettosa che noi cerchiamo di offrire: fare insieme alle persone quello che serve alle persone ma senza avere la presunzione che quello che tu decidi di fare sia la cosa giusta.
Abitante: Una volta i bambini non andavano a scuola perche' eravamo sempre in giro. E poi gli anziani e le nostre madri non ci lasciavano andare perche' avevano paura che incontrassimo i
ragazzi...
Maurizio Pagani: E' vero. C'era anche paura e diffidenza
Abitante: Non solo, c'erano tanti motivi. Gli italiani guardavano con
molta differenza i nostri bambini. Anche oggi ci sono molti problemi. Ancora
oggi succede che i nostri bambini vengono discriminati. I nostri bambini si
sentono diversi e anche se vorrebbero integrarsi non ne hanno la possibilita' perche' vengono sempre attaccati.
Maurizio Pagani: Per esempio Erica ha seguito quest'anno un corso per mediatrici culturali rom. A Milano da tanti anni ci sono una quindicina di donne che vivono in questi insediamenti e lavorano come mediatrici culturali; che hanno iniziato a studiare e che attualmente svolgono la loro professione all'interno delle scuole, dei servizi sanitari. Queste esperienze sono pero' pochissime. Purtroppo normalmente nessuno investe per fare in modo che tante persone abbiano la possibilita' di maturare un esperienza professionale e culturale stando qua dentro. Perche', se il medico, l'assistente sanitaria viene qua e fa la propria lezione, dice come ci si dovrebbe comportare ma non
c'e' nessuno all'interno del campo che raccoglie quello che e' stato detto e discutendo e vivendo insieme alla gente, lo traduce, magari modificandolo secondo le sue esigenze, quegli insegnamenti non hanno nessun valore e nessun senso. Questa
e' la funzione piu'
importante che hanno i mediatori culturali. Eppure dopo tanti anni, dopo tante iniziative, quasi mai si costruiscono percorsi di sviluppo per le comunita' e questo
e' un grande handicap.
Che tipo di relazioni avete con il territorio di Rho?
Abitante: Portiamo i bambini a scuola, andiamo a fare la spesa, chi non ha lavoro va a
mendicare...
Avete rapporti con altri genitori?
Abitante: Si, i bambini hanno amici e amiche. Ci sono tante maestre che vengono a trovarci e ad aiutarci.
Maurizio Pagani: Da due anni a questa parte si e' formato un piccolo gruppo musicale che sia chiama
"I musicanti", composto da ragazzi che abitano a Rho e da un musicista che abita qui al campo.
(1) dei corsi di "Urban Design Workshop" della Laurea specialistica in Architettura/Master of Science in Architecture del Politecnico di Milano e di Urbanistica della Laurea in Scienze Umane dell�Ambiente, del Territorio e del Paesaggio, dell�Universita' Statale di Milano.
Di Fabrizio (del 21/10/2008 @ 09:17:34, in media, visitato 1889 volte)
Da
Roma_Francais, di questo film ne avevo parlato già
settimana scorsa, e visto che mi sembra interessante, torno sull'argomento
Télérama.fr Karim Dridi : "Vorrei si prendesse coscienza della miseria
dei Gitani"
LE FIL CINéMA - Il campo descritto nel suo film esiste davvero. Invece, la
maggior parte degli autori recitano il loro proprio ruolo. Karim Dridi
("Bye-bye", "Pigalle") torna sui luoghi delle riprese di "Khamsa", nelle sale da
mercoledì, la storia di un piccolo gitano marsigliese di 11 anni lasciato a se
stesso.
SUR LE MEME THEME:
Un Film De Karim Dridi : Khamsa | 7 octobre 2008 (in francese ndr.)
Come ha scoperto il campo gitano dove si svolge Khamsa?
Grazie al mio amico Sofiane Mammeri, uno degli attori di Bye-Bye. Ero
attonito: mi credevo nel Brasile, in una favela. Ho deciso di farne un film dopo
aver condiviso il quotidiano dei gitani: dormire in una roulotte, bere birre,
andare in spiaggia coi bambini… Niente fognature, né elettricità, ratti grandi
come gatti... Trecento persone vivono così.
Lei ha girato con i giovani del campo. Qual'erano le vostre relazioni?
Marco Cortes, l'interprete principale, non è del campo: è un piccolo gitano
sedentarizzato. Va a scuola, beneficia di una struttura familiare forte. I
bambini del campo, sono per la maggior parte de-scolarizzati, considerati come
selvaggi, come recidivi. Ma sono stati capaci di partecipare sino alla fine ad
un film, col rigore che questo implica. Di più, hanno dovuto accettare il
sostegno scolastico imposto dalla
Ddass durante
le riprese. Qualcuno ha ripreso la voglia di studiare. Per me, è la migliore
delle ricompense, meglio che una Palma d'oro.
Ha l'impressione di aver firmato un film impegnato?
Non dissocio la politica dal cinema. Vorrei che i miei concittadini
prendessero coscienza della miseria di questa gente, Francesi come loro, e da
generazioni. Dei bambini subiscono questa ingiustizia dalla nascita. Ecco perché
il mio film ha una dimensione tragica, ma ho avuto cura di mostrare anche la
parte luminosa dei bambini, anche quando commettono dei furtarelli. Il potere
vorrebbe punire i minori severamente quanto i maggiorenni. E' abominevole. Tempo
fa, avevo un progetto di film sugli stabilimenti penitenziari per minori. Ecco,
il campo di Khamsa è una prigione a cielo aperto.
Propos recueillis par Cécile Mury
Télérama n° 3065
Di Fabrizio (del 21/10/2008 @ 13:12:03, in blog, visitato 1530 volte)
Non l'ho mai conosciuto personalmente, ma con Miguel
Martinez scambio corrispondenza ed informazioni da prima che entrambi avessimo
un blog. Il suo è molto più frequentato del mio e lo leggo regolarmente
senza mai commentare: a volte mi affascina, mentre altre volte mi puzza di
partito preso. Il più delle volte, non capisco dove vada a parare,
incomprensione che aumenta se leggo anche i commenti; sarà per questo che non
invidio il fatto che il suo blog abbia più visite del mio.
A volte, riesce a parlare di complessità e di massimi
sistemi, con parabole quotidiane e terra-terra (che non significa
affatto banali), come nel post pubblicato
oggi:
Per strada, ascolto giovani con gli occhi a mandorla che parlano fiorentino e
giovani dalla pelle nera che parlano romano; poi leggo che, secondo alcuni
esponenti del governo, ci sarebbe un problema di integrazione linguistica,
da risolvere creando apposite "classi-ponte" per italianizzare i figli degli
stranieri.
E' il paradosso omicida del razzismo, che impone come ragionevole
l'impossibile: quelli che dovrebbero starsene a casa loro, dovrebbero nel
contempo diventare esattamente come noi; per un problema inesistente, si
propone una soluzione insensata - "separiamoli da noi per farli diventare
come noi".
Infatti, almeno fino alla scuola media, la meravigliosa capacità di
apprendimento linguistico infantile significa che il problema semplicemente non
esiste: basta esporre i bambini ai loro coetanei e parleranno proprio come loro.
Invece qui li tolgono dall'ambiente italofono e li mettono in apposite classi.
Quando la scuola - intesa come sistema educativo, non come luogo di
socializzazione - è il peggior posto in assoluto per imparare una
lingua. Infinitamente meglio i
manuali dell'Assimil.
Lo straniero in Italia cammina in genere a capo chino; il suo spirito
somiglia a quello dell'abissino nelle favole, che è convinto che se si
lava abbastanza, diventerà bianco. E la prima cosa di cui si può lavare lo
straniero è la propria lingua. Che è di solito l'unica cosa che ancora possiede
di suo.
Il padre filippino, che parla al proprio bambino solo in quel poco di
italiano che ha imparato... quando quel bambino crescerà, avrà almeno una cosa
molto italiana: la non conoscenza di lingue diverse. Per il resto, avrà un'idea
confusa di ciò che è l'italiano, visto che subisce due modelli concorrenziali,
quello dell'ambiente scolastico e quello della famiglia, che veglia con più
determinazione della scuola sulla sua italianizzazione.
La comunicazione tra le persone passa attraverso tanti canali; ma il canale
principale è quello linguistico. E meno largo è quel canale, meno si comunica.
Il genitore apparirà al figlio come apparirà a un italofono qualunque: una
persona che sa dire "quando pagare?" e qualche parolaccia. All'incirca
come i neandertaliani nei film di fantapreistoria, o gli indigeni nei
film colonialisti, in cui il trionfo dell'Uomo Rosa (perché siamo rosa,
mica bianchi di pelle) passa attraverso il mutismo dell'Altro.
Ma se i genitori appaiono come pezzenti morali e battute viventi, è
ovvio che i figli cercheranno i propri modelli altrove: ad esempio, nella banda
di ladruncoli del quartiere.
E' uno dei tanti meccanismi che ci preparano le banlieue del futuro,
in cui verranno rinchiusi tutti i figli superflui degli stranieri oggi
indispensabili. Gli scarti del grande piatto in cui mangiano e sputano gli
italiani.
Stiamo parlando di un processo sociale, dove le scelte individuali possono
incidere poco. Ma fa tristezza vedere come un motivo ricorrente nella
devastazione delle tradizioni altrui sia la difesa delle tradizioni
"nostre", vere o presunte, contro la "omologazione".
Gli omologatori, i nichilisti, sono proprio loro, che si dedicano
sistematicamente alla violenza (di cui quella fisica è la meno grave) contro
ogni lingua, religiosità, stile di vita, abbigliamento, usanza diversa dalla
propria, tranne ciò che si può trasformare in merce esotica.
Come se la bellezza delle tradizioni non risiedesse proprio nella loro
pluralità: nell'essere bilingui, trilingui, quadrilingui, nel saper vivere
in tanti mondi.
Tutto questo, l'ha riassunto perfettamente l'altro giorno la Quattrenne di
casa. E' interessante come lei abbia scelto di usare diverse lingue per
diverse funzioni: forse perché ci deve pensare un attimo a costruire le
frasi, l'inglese ad esempio è dedicato alle narrazioni fantastiche e alla
filosofia.
Le chiedo se le piacciono i kaki, alla maniera in cui li avevo preparati. Poi
le spiego:
"I learned from my mother how to make persimmons this way... Italians make
them differently."
E lei risponde:
"I will learn to make them, and my baby will learn, and my baby's baby
will learn, and it will never finish!"
Di Fabrizio (del 22/10/2008 @ 05:02:31, in Italia, visitato 1470 volte)
A Milano giovedi' 23 ottobre, in Camera del Lavoro, corso di Porta Vittoria 43, salone Di Vittorio "IL ROSSO INTERROGA IL GIALLO", riflessioni sulla Milano dopo i fatti di Opera del dicembre 2006. Intervengono tra gli altri Rosati, Biondillo, Dazieri e Colaprico. L'ho sentito ieri su Radio Popolare, non ho trovato altre informazioni.
Di Fabrizio (del 22/10/2008 @ 08:59:00, in lavoro, visitato 1522 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
La comunità Rom deve lavorare per rompere lo stereotipo per cui non sanno
lavorare bene, ha detto oggi Bajro Bajric. Bajric, che è presidente
dell'Associazione per i Rom di Croazia, l'ha detto al seminario "incontrare i
datori di lavoro con le misure di stimolo al lavoro".
Un gran numero di Rom sono stati cacciati fuori dalla comunità, ed hanno
bisogno di essere stimolati ed aiutati a diventare membri attivi della comunità,
ha detto Bajric. Ha aggiunto che i Rom hanno mostrato interesse nell'istruzione
e nell'integrazione nella società.
Questo è uno degli scopi del progetto REI (Iniziativa Impiego Rom),
cofinanziato dal programma "PHARE 2005", per cui l'Associazione per i Rom di
Croazia ha ottenuto 96.000 euro dalla UE.
Nella contea di Varazdin, 30 Rom hanno partecipato ad un programma di
formazione per la raccolta ed il riciclo dell'acciaio vecchio, come pure per
cucitrici e carpentieri, ma sinora uno solo ha trovato lavoro.
Bajric considera che la legge sul welfare va cambiata, perché l'assegno
sociale a volte è più alto dei salari che i Rom ottengono dai loro datori di
lavoro.
L'interesse della comunità locale per questi progetti è molto importante, e
la contea e la città di Varazdin hanno mostrato interesse per il miglioramento
della posizione dei Rom, per cui dovrebbero essere elogiati, ha detto Bajric.
L'ufficio regionale dell'impiego di Varazdin ha nel suo database 157 Rom
disoccupati, e questi programmi permettono ai Rom di ottenere determinate
conoscenze ed abilità, per poter trovare lavoro più facilmente, ha detto al
seminario Jasenka Hutinski, capo dell'ufficio dell'impiego di Varazdin.
Il seminario ha riunito rappresentanti dell'industria del metallo di Varazdin
e associati per il progetto REJ.
Di Fabrizio (del 22/10/2008 @ 09:31:33, in sport, visitato 1797 volte)
Tratto da
Chiesa Evangelica Zigana in Italia del 18 ottobre, la notizia era già
apparsa a fine agosto su
Sucar Drom,
Ancora una volta il rugby si dimostra un ottimo strumento per agevolare la
comprensione e l'interazione tra le persone di culture diverse. Rambo e Daniel
Costantini, 24 e 22 anni, estremo e mediano di apertura, grandi promesse del
rugby italiano, capaci di frequentare a suon di punti, mete e placcaggi, tutte
le selezioni giovanili azzurre (dall'Under 15 all'Under 21) prima della
frustrazione di dover fare a spallate per trovare un posto in squadra.
Tesserati del Calvisano campione d'Italia, Rambo e Daniel in Super 10 non hanno
ancora messo piede. Lo scorso campionato lo hanno giocato in serie B, seconda
squadra del Calvisano: Rambo ha segnato 28 mete, Daniel 282 punti e insieme sono
stati gli eroi della promozione in serie A. Eppure nessuno si è fatto vivo.
Impossibile omettere un particolare: Rambo e Daniel sono dù senghen, come
affermano loro in dialetto bresciano, due zingari. Giochiamo da quando avevamo 6
anni e mai abbiamo avuto problemi in squadra, mai un compagno o un avversario
che ci abbia fatto pesare la nostra origine. Adesso invece...». La domenica
prima della partita assiste alla funzione che papà Claudio, pastore della Chiesa
Evangelica di Brescia, tiene nel tendone tra le roulotte: «Siamo molto
religiosi, non beviamo, non fumiamo e preghiamo molto. In fondo questo ci aiuta
a essere anche dei bravi sportivi». Vorrebbero giocare, ma sono ingenui, nel
rugby del professionismo mai hanno avuto un procuratore, mai si sono allontanati
da Brescia. Zingari nella vita, non nei fatti: «Siamo gitani, la nostra storia
familiare è particolare: mamma è gitana da sempre, papà è un bresciano doc.
Rambo e Daniel chiedono solo una chance: "Ritornare a giocare" E pregano in
silenzio: «Anche prima delle partite. All'inizio nello spogliatoio qualcuno
rideva. Adesso, quando l'avversario è forte, i compagni ci chiedono di pregare
anche per loro...».
Di Sucar Drom (del 22/10/2008 @ 17:34:17, in blog, visitato 1606 volte)
Roma, infuria la polemica sulla destra post-fascista
"Non andrò ad Auschwitz al viaggio della memoria con Alemanno, un post-fascista
che vuole dedicare una via all'antisemita Almirante". L'ex deportato nel campo
di concentramento nazista Piero Terracina (in foto...
Il ministro Maroni, politicamente in affanno, diventa sibillino e pericoloso
Il ministro Maroni in un’intervista alla Stampa, chiarisce il suo pensiero dopo
lo stop imposto dall’Unione europea all’allontanamento dei Cittadini comunitari
e al reato di immigrazione clandestina. Il ministro si affiderà...
Forlì, quando l'amico è un poliziotto...
Spacciandosi per agente ha puntato una pistola-archibugio contro un rom
minacciandolo. Ma questi ha chiamato un amico, agente di polizia, a cui
l'aggressore ha detto di essere un vigilantes. L'uomo, un bolognese di 35 anni
residente a Forlì, incensurato e rappresentante di elettrodomestici,...
Lippi ha vinto, l'Italia ha perso
Il 13 ottobre molti giornali e siti, tra cui Repubblica.it e Gazzetta.it,
titolavano e spiegavano che finalmente si stava concretizzando una risposta alle
derive razziste e neofasciste negli stadi. Infatti Marcello Lippi...
Orvieto (TR), seppellitemi in piedi
Beppe Rosso con i musicisti Marino Serban e Albert Florian Mihai hanno portato
in scena lo scorso venerdì, alla Sala del Carmine a Orvieto, uno spettacolo
d'impegno civile, intenso e molto piacevole. "Seppellitemi in pi...
Rom e Sinti, il pensiero leghista
Un quotidiano bresciano ha intervistato il Sindaco di Chiari sulla vicenda di
una famiglia sinta allontanata dal comune bresciano con una “buona uscita” di
quattromila euro, il tutto con il bene placito della Prefettura di Brescia...
Roma, la federazione ha incontrato il Prefetto Mosca
Una delegazione della federazione Rom e Sinti Insieme, guidata dal presidente
Nazzareno Guarnieri, ieri pomeriggio ha incontrato il commissario per
l'emergenza “nomadi” nella città di Roma, Sua Eccellenza il prefetto Carlo
Mosca...
Venezia, Tosi condannato per propaganda di idee razziste
Due mesi di reclusione (pena sospesa) per aver raccolto nel 2001 firme contro un
“campo nomadi” abitato da Cittadini italiani a Verona: è la condanna che la
Corte d’appello di Venezia ha infl...
Bolzano, un Sinto in Consiglio Provinciale
Siamo agli ultimi giorni di una dura campagna elettorale per l’elezione del
nuovo Consiglio Provinciale di Bolzano. Ieri è arrivata la notizia della
conferma del voto per domenica 26 ottobre. Noi di sucardrom invitiamo tutti i
bolzanini a votare per Radames Gabrielli...
Molfetta (BA), le fiamme dopo lo sgombero
Per i carabinieri non si sarebbe trattato di alcun gesto premeditato o
riconducibile ad episodi di intolleranza razziale. Sta di fatto che nella tarda
serata di ieri mani ignote hanno appiccato un incendio a quel che rimaneva
dell’insediamento rom situato nell'area ...
Italia, è razzismo o reale e civile integrazione?
La lettera di Linda. Da cristiana sono favorevole all’accoglienza di chiunque,
indipendentemente da razza, etnia, religione, colore della pelle e cultura,
nomadi compresi. Però, non è accettabile...
Milano, De Corato è falso e pericoloso
“I provvedimenti del ministro Maroni in tema di sicurezza hanno avuto effetti
immediati nella nostra città. A partire dai campi rom. Infatti, grazie alla
nomina del commissario straordinario, dopo il censimento dei campi autorizzati e
il controllo costante degli...
Bolzano, i punti programmatici della Sinistra per l’Alto Adige
Pubblichiamo i punti programmatici della Sinistra per l’Alto Adige, in vista
delle elezioni provinciali di domenica prossima a Bolzano. Sinistra per l’Alto
Adige ha fatto una scelta importante: candidare Radames Gabrielli, un Sinto per
il Consiglio provinciale di Bolzano...
Una segnalazione di Tommaso Vitale da
ADN Kronos. Nota personale: una buona iniziativa (soprattutto di questi
tempi), mi spiace invece che tutto lo spazio della notizia sia lasciato a Piero Pelù e venga fatto
solo di sfuggita il nome dello "storico gruppo gitano" che l'accompagnerà.
Ma forse
è
meglio così...
Roma, 21 ott. - (Ign) - ''Non credo al censimento dei rom: sono tutte
operazioni di marketing''. Piero Pelù (nella foto) parlando a
IGN, testata on line del gruppo Adnkronos, critica le scelte del governo per la
regolarizzazione dei campi nomadi, anche se, precisa, ''non sono qui per far
polemica, ma per dare spazio alla loro musica, alle sonorità gitane''.
Domenica prossima l'artista toscano presenterà con un concerto (alle
22, Festival della Creatività alla Fortezza da Basso a Firenze) la sua nuova
produzione musicale 'Lacio Drom: Buon Viaggio' realizzato con il gruppo
gitano ‘Acquaragia Drom’. Un progetto che, spiega, ''nasce in un momento in
cui i rom sono sempre più al centro di incomprensioni e difficoltà''. Un
lavoro ambizioso che ''vuole raccontare un popolo senza fissa dimora: un po’
come tutti noi artisti''.
Durante il concerto verranno suonati brani provenienti dalla tradizione
manouche e alcuni stralci dal suo ultimo lavoro ‘Fenomeni’. Dietro al palco
la proiezione del videoclip ‘un viaggio’, girato a S. Maries de la Mer in
Francia, durante il raduno dei gitani di mezza Europa. ''È stata
un’esperienza indimenticabile - dice l'ex leader dei Litfiba -. Quando si
lavora con due registri di linguaggio, due musiche differenti, bisogna avere
molta pazienza e sperimentare in continuazione''. Non è semplice anche perché,
spiega Pelù, ''la cultura rom non è scritta, ma orale'' e quindi ''non ci sono
spartiti, bisogna affidarsi completamente alla memoria''.
''È un po’ come quando ci si ritrova d’estate con gli amici in spiaggia e si
canta attorno a un fuoco. Le canzoni non sono mai le stesse, ma cambiano, si
evolvono. Così è per la musica rom, ogni volta è una scoperta per il pubblico e,
lo confesso, un po’ anche per me''.
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