Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 09/01/2011 @ 09:36:59, in scuola, visitato 1681 volte)
CorriereFiorentino.it Una storia dove tutti sembrano più buoni, un po' da
libro Cuore, ma tocca accontentarsi, e buon ritorno a scuola
Un ragazzino di dieci anni scrive al sindaco: «Non potreste mettere più
pulmini, così anche noi rom possiamo andare a scuola come gli italiani?»
«Caro sindaco, ho 10 anni e abito al campo rom del Masini, vicino al viadotto
Indiano. Faccio la quinta, e la scuola mi piace. Però c'è una cosa che mi
dispiace molto: il pulmino ci porta a scuola solo alle 10 ed il pomeriggio
dobbiamo andare via prima, così perdiamo quasi tre ore di lezione al giorno».
Inizia così la lettera inviata a Matteo Renzi da un bambino rom. Una missiva
che, ieri mattina, il sindaco ha menzionato come uno dei più bei ricordi del
2010. Parole, quelle del piccolo studente di una primaria fiorentina, che hanno
sortito quasi subito l'effetto sperato. Il Comune ha infatti provveduto a
potenziare il servizio dei cosiddetti pullman gialli, consentendo così al gruppo
di alunni di arrivare in orario.
«Vado anche abbastanza bene, sono il più bravo della classe nel calcolo mentale
- scrive Marco (nome di fantasia ndr) al sindaco - io cerco di studiare, ma
tante volte arrivo a scuola e non capisco di cosa parlano perché hanno già
incominciato da un'ora. Non potreste mettere più pulmini, così anche noi rom
possiamo andare a scuola come gli italiani?» . Una richiesta a cui il sindaco ha
risposto dopo poche ore: «Ho chiesto all'assessore all'educazione, di provare a
vedere se riusciamo a migliorare il servizio. Mi raccomando: tu continua a
studiare alla grande!» . Soddisfatto anche il preside della scuola, Doriano
Bizzarri: «Andiamo fieri di questo progetto organizzato assieme al Quartiere 4
e, nonostante i primi disagi, siamo soddisfatti della risposta del Comune -
spiega- un ottimo presupposto per favorire l'integrazione, non solo a parole» .
Il trasporto scolastico che serve i campi rom della città rientra infatti in un
progetto più ampio, che prevede la distribuzione omogenea dei bambini e dei
ragazzi su tutto il territorio comunale, evitando che certi istituti si
trasformino in ghetti. «A moltissimi dei bimbi rom piace molto venire a scuola
ed è difficile che vi rinuncino- ragiona il preside Bizzarri - oltretutto, in
questo modo, dopo continueranno a frequentare le medie della stessa zona, perché
non si vogliono staccare dagli amici delle elementari» . Una buona notizia, che
si conclude con le parole tipiche della dolcezza disarmante di un piccolo
studente: «Caro sindaco, io sono un bambino rom e tu sei una persona importante
eppure mi hai risposto. Ti voglio dire che il servizio è migliorato molto. Anche
i miei amici sono contenti. Loro non lo sanno che è perché ti ho scritto, non
l'ho detto, ma io lo so. Farai il sindaco per molto tempo vero?» .
Claudio Bozza
05 gennaio 2011
Di Fabrizio (del 19/02/2011 @ 09:06:39, in scuola, visitato 1698 volte)
Segnalazione di Stefano Nutini
Buongiorno a tutte/i,
il progetto del
vino ROM prosegue con il finanziamento della quarta borsa di studio.
Dopo Marian, Ovidiu e Belmondo, abbiamo deciso di sostenere negli studi Geanina, una ragazza rom di tredici anni che attualmente frequenta, con ottimi
risultati, la terza media nel Comune di Segrate.
Siamo particolarmente contente di sostenere Geanina: è una ragazza solare,
coraggiosa e determinata che potrà essere di grande esempio alle coetanee.
Geanina vive in un capannone; sua sorella frequenta la scuola elementare, il
papà fa lavori saltuari e la mamma, che sa leggere e scrivere, si occupa della
famiglia.
Geanina a settembre, dopo aver preso la licenza media, si iscriverà ad un
corso ENAIP a Pioltello, dove tra le altre cose imparerà il mestiere di
parrucchiera ed estetista.
Come per gli altri tre ragazzi, la borsa di studio copre il costo dei
trasporti e prevede un contributo mensile di 100€ come sostegno agli studi, a
partire dal mese di febbraio.
Di nuovo grazie a tutte/i
Le mamme e le maestre di Rubattino
Di Fabrizio (del 24/02/2011 @ 10:31:34, in scuola, visitato 2089 volte)
25 febbraio, ore 20.15
Auditorium Quintino di Vona -
via Sacchini 34, 20131 Milano
Un'occasione per conoscere da dove nascono e come trovano forza nei secoli
pregiudizi e persecuzioni della comunità Rom e Sinti
Dijana Pavlovic - attrice di origine Rom
scene da Rom Cabaret accompagnate al violino da George Moldoveanu
Paolo Finzi - giornalista, storico
Porrajmos: la Shoa zingara
Seminateci bene
documentario di E. Cucca, S. Fasullo, R. Midili e F. Picchi
(menzione speciale al film festival del documentario solidale "L'anello debole")
L'integrazione passa attraverso la scuola: lo mostrano tre scuole del
quartiere di Lambrate (via Feltre, via Cima, via Pini)
Anna, Flaviana, Francesca, Garofiza
le mamme e maestre di Rubattino
Storie di bambini Rom a scuola
Stefano Pasta - Comunità di Sant'Egidio
Integrazione o segregazione?
Rapporti tra Rom e comunità cittadina
Una serata aperta a tutti, genitori, ragazzi e insegnanti
per conoscere, per capire e per non voltare lo sguardo
Associazione Genitori della Quintino di Vona
Di Fabrizio (del 28/03/2011 @ 09:40:42, in scuola, visitato 1961 volte)
Ricevo da Licia Brunello
Gentili tutti,
alcuni amici e amiche di Rosi hanno voluto organizzare questa iniziativa.
Vi preghiamo di diffondere
L'entusiasmo, la passione, la tenacia nel costruire l'accoglienza
Insieme per ricordare Rosi Spadaro
Ci vediamo lunedì 4 aprile alle ore 17
presso la libreria della Casa Editrice Mursia, via Galvani 24, Milano (MM Gioia)
Ne parlava
scuolaoggi Lun, 31/01/2011 - 16:48
Stanotte è mancata Rosi Spadaro, portata via da un male inesorabile che non
le ha lasciato scampo. La vogliamo ricordare innanzitutto come amica e collega,
compagna di tante esperienze e di tanti progetti per la scuola milanese
all’interno dell’Ufficio Studi dell’ex Provveditorato di Milano, presso il quale
aveva lavorato fino a un anno e mezzo fa, quando era “tornata a scuola”, per una
valutazione improvvida che ha cancellato una collaborazione di tanti anni, fatta
di impegno, anche sociale, fatta soprattutto di tanta passione per l’educazione
interculturale, per l’integrazione nelle nostre scuole dei bambini stranieri e
rom.
Rosi è stata a lungo il simbolo dell’Intercultura a Milano e dei valori di
eguaglianza e fraternità che porta con sé il senso forte di accoglienza e di
apertura al mondo che la caratterizzava. Ci credeva come pochi e si è battuta
perché i bambini nelle scuole fossero davvero tutti uguali e tutti diversi,
insieme. Contro la diffidenza, contro l’inerzia, contro il vuoto protagonismo di
altri. Ha animato dibattiti, promosso convegni, scritto articoli, diffuso
pubblicazioni: sempre appassionata, sempre trafelata a correre da una parte
all’altra di Milano, da una sede istituzionale ad una scuola, da una scuola ad
un centro sociale. Sempre con il fuoco di un entusiasmo che era contagioso.
Meritava, dopo la scelta del pensionamento, un serio riconoscimento per il tanto
lavoro fatto. Meritava, soprattutto, un autunno sereno, accanto agli affetti di
una vita, accanto al nipotino che adorava: non è stato così ed è un rimpianto
straziante.
Amici e colleghi dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Milano
Di Fabrizio (del 30/03/2011 @ 09:18:38, in scuola, visitato 1868 volte)
Segnalazione di Alberto Maria Melis e Maria Gabriella De
Luca
Lamezia Terme – 25 marzo 2011 - Il maestro Isabella replica alle
affermazioni del procuratore Vitiello. Si sente chiamato in causa per alcune
affermazioni del procuratore Vitiello in merito al ruolo della scuola
nell'integrazione dei rom nella società ed è per questo che il maestro Fiore
Isabella, che ospita nella sua classe due bimbi di etnia rom, ha voluto replicare
su queste dichiarazioni: «Ho letto le disposizioni della Procura della
Repubblica inerenti al sequestro preventivo del campo rom di Scordovillo –
afferma il maestro – e, da uomo di scuola, mi soffermo, sull'affermazione "la
scuola che potrebbe rappresentare la via maestra per l'integrazione non fa il
suo ingresso nel mondo dei rom e il campo rom, di converso, diventa ancor più la
palestra per l'addestramento al crimine delle nuove generazioni". Rispetto a
tale categorica valutazione del ruolo della scuola, mi permetto di nutrire
qualche perplessità pur non pretendendo coerenza pedagogica da un dispositivo
emesso da un giudice che non è né Maria Montessori né don Lorenzo Milani».«Tuttavia
l'affermazione è perentoria – continua Isabella – e, in quanto tale, merita una
riflessione critica, partendo dall'auspicio che la scuola pubblica, al netto dei
tagli governativi che ne riducono drasticamente le risorse, continui ad essere
la via maestra per l'integrazione dei rom rompendo il recinto che li segrega e
favorendo la loro accoglienza nelle classi, come cittadini destinatari di
diritti e non come disturbatori della quiete. Ogni mattina, grazie a quei
mediatori sociali che li prelevano all'interno del campo e li portano a scuola,
mi onoro di accogliere nella mia classe due piccoli sorridenti concittadini rom
che stanno imparando a leggere e a scrivere».- Aggiunge il maestro – «E se si
sono aperti al sorriso non è perché, d'incanto, le "rattizzate" baracche si sono
trasformate in comode regge e i motocarri dissestati in carrozze dorate, ma
perché hanno potuto fruire della sensibilità di quegli educatori che hanno
ritenuto che fosse importante tenere la porta dell'aula semiaperta perché
superassero qualche claustrofobia o, con la scusa di andare al bagno, godessero,
anche per un attimo, dello spazio liberatorio di un accogliente corridoio. Ed
oggi, dopo mesi di paziente e graduale esercizio di adattamento dei propri
specifici bisogni alle regole dello stare insieme, si può affermare, senza
alcuna possibilità di essere smentiti, che il più efficace antidoto
all'addestramento al crimine, all'interno di un campo recintato, risiede
nell'abbattimento del pregiudizio e nel superamento dell'indifferenza. In questa
direzione, c'è ancora tanto da fare a partire dalla consapevolezza che il
sequestro del "campo" non esorcizza le palestre di addestramento al crimine se
il futuro di questi nostri concittadini rom non si lega in modo indissolubile
alla prospettiva di un'educazione che sia ricorrente e permanente, come
dimostrano le positive, anche se ancora episodiche, esperienze nella scuola
dell'obbligo, nei centri scolastici territoriali e l'incessante opera di
mediazione culturale e sociale delle associazioni di volontariato».
Di Fabrizio (del 11/05/2011 @ 09:48:55, in scuola, visitato 1342 volte)
Dopo i "tre giorni della basilica di San Paolo" e le discussioni seguite
sulle modalità di accoglienza delle famiglie rom sgomberate dai campi
autorizzati, il piano dell'amministrazione locale per ripulire la città dalle
baracche è stato riavviato. Obiettivo di stamane diversi "campi abusivi" del XV
Municipio, dove sono intervenuti Vigili Urbani e Polizia di Stato. Fra gli
insediamenti coinvolti anche quello noto come "il canneto" dove risiedono alcune
delle famiglie che da alcuni anni la nostra associazione sostiene.
E proprio in questo campo si è materializzata una nuova
frontiera del diritto, un inedito criterio di separazione fra
rom buoni e rom cattivi: i "NO" segnati con vernice rossa
su alcune delle baracche del campo hanno infatti garantito a
una decina di famiglie la possibilità di avere ancora un tetto
sulle loro teste, un posto, sicuramente misero e pericoloso,
dover potersi riparare e conservare le proprie cose.
Si tratta delle famiglie i cui bambini sono iscritti e
frequentano le scuole del quartiere, a cui è stato assicurato
che fino alla fine della scuola potranno rimanere nelle loro
baracche.
Per gli altri invece nessuna alternativa e nessuna clemenza:
baracche distrutte in poche ore e poi la strada, a cercare un
nuovo rifugio.
E poco importa che fra questi tanti altri ci siano numerose
famiglie con bambini troppo piccoli per essere inseriti a scuola, oppure già
inseriti nelle liste per la formazione delle
classi del prossimo anno scolastico; poco importa anche di quelle famiglie i cui
bambini sono in cura negli ospedali
del quartiere oppure frequentano la scuola materna: comunque non si tratta di
scuola dell'obbligo e quindi nessun
dovere nei loro confronti per l'amministrazione.
Il nuovo criterio che legittima gli sgomberi senza alternative appare ai nostri
occhi tanto semplice, quanto
contraddittorio: si salvano per qualche settimana solo le famiglie i cui minori
oggi sono iscritti a scuola, ma sul loro
futuro nessuna certezza, mentre del presente e del futuro di tutti gli altri
(nel campo ci sono almeno cinquanta
bambini di età inferiore ai sei anni) non interessa a nessuno.
Ma questo nuovo criterio selettivo genera ancora altre
contraddizioni e ambiguità che proponiamo in forma di
domanda: se davvero il criterio della frequenza scolastica
dei minori è stato assunto come linea d'intervento
dall'amministrazione, cosa ne sarà di queste stesse
famiglie oggi "graziate" quando quest'anno scolastico
sarà finito? Quali misure saranno messe in campo per
garantire la continuità del loro inserimento scolastico per
il prossimo anno?
E ancora: se gli sgomberi degli insediamenti non
autorizzati sono giustamente motivati dalle condizioni di
pericolo e di degrado in cui i residenti si trovano, quali
misure si intende adottare affinché queste famiglie di
fatto autorizzate a rimanere in quel campo non debbano
correre già da stanotte il rischio di incendi o di problemi
igienici e sanitari, vista la grande quantità di materiali
tossici come l'amianto che è stata rilevata?
A questa serie di domande oggi non c'è stata risposta, lasciando a tutti noi
l'impressione netta che questo improvviso
richiamo al diritto alla scuola per i minori rom, se applicato come stamattina,
si sia di fatto tramutato in un
gigantesco alibi, che permette all'amministrazione comunale di continuare nella
sua strategia di sgomberi senza
alternative, mettendo in strada decine di famiglie e di bambini, ma lasciando
ancora per qualche settimana alcuni
rom "buoni" a sopravvivere nelle stesse identiche condizioni di rischio e di
degrado.
E' forse questa la nuova frontiera del diritto e della protezione dei bambini
rom?
A.R.P.J.- Tetto ONLUS
Lungotevere Dante, 5 - 00146 Roma
www.arpj.org -
arpj@arpj.org
Di Fabrizio (del 14/05/2011 @ 09:21:54, in scuola, visitato 1624 volte)
12 May 2011
silvia
Il razzismo strisciante che da tempo si percepiva nel quartiere è uscito
alla luce ed ha un nome e un cognome: Riccardo Corsetto e Fabio Sabbatani
Schiuma
portavoce romano e delegato al XX municipio il primo e coordinatore laziale il
secondo del Movimento per l'Italia di Daniela Santanché che hanno, a quanto
scrive Repubblica, presentato domanda alla direzione chiedendo per i bambini rom
l'obbligo di sciampo e di capelli corti, perchè ritenuti responsabili della
presenza di pidocchi!
Stento a credere a quanto scritto
sulla Repubblica di oggi e mi augurerei che i redattori siano un pochino più
attenti perché in realtà a scuola non è arrivata nessuna richiesta ufficiale
di questo movimento!
Eppure la cosa purtroppo non mi sorprende!
Sa tanto di iniziativa politica di campagna elettorale!
Additare i rom e i diversi in genere di ogni nefandezza è risaputamente un
comportamento che genera "forte coesione all'interno di una classe sociale di
cultura medio bassa" che si sente appunto rinforzata in primo luogo
dall'individuazione di un nemico e in secondo luogo dalla battaglia quanto più
accanita possibile contro questo nemico!
Come Presidente del Consiglio dell'Istituto della scuola Baccano non solo
appoggio in pieno la risposta di Anna Maria Guarcini , vicepreside e
meravigliosa professoressa di matematica di questa scuola, quando risponde
dicendo che "non siamo un campo di concentramento” ma rifiuto, insieme a tutto
il Comitato Genitori l'etichetta di scuola dei diversi che ci viene attribuita!
Già da tempo ci siamo accorti della strisciante ondata di razzismo (non
vedo termine più appropriato per descrivere questo atteggiamento) nei
confronti della nostra scuola, l'ho denunciato con forza su questo blog più
volte, descrivendo la situazione della nostra scuola e l'ostracismo che riceve
dal quartiere e anche dalle autorità municipali
Domani la scuola Baccano parteciperà alla festa della diversità organizzata e
promossa dall'associazione l'Agorà per combattere con la conoscenza e la
consapevolezza la paura che genera l'estraneo, chiunque esso sia!
Dalle 11,00 di mattina fino al tardo pomeriggio saremo davanti alla biblioteca
di via delle Galline Bianche, che ospiterà una sezione della festa, con
Spettacoli di burattini e presentazione dei lavori realizzati dai ragazzi e con
la partecipazione di Amnesty International Kids, perchè crediamo che un mondo
migliore sia possibile e vogliamo insegnare ai nostri ragazzi che ognuno è
responsabile del mondo nel quale vive!
Invitiamo quindi il giornalista che ha scritto l'articolo, chiaramente
elettorale per la lista santanchè, a partecipare all'evento e venire a conoscere
i nostri ragazzi italiani, rom, indiani, curdi, marocchini ecc… sono tutti
ragazzi che non hanno paura delle diversità!
[...]
Di Fabrizio (del 24/06/2011 @ 09:06:20, in scuola, visitato 1538 volte)
InformarePerResistere
Hanno finito la scuola nonostante tutto, sono stati promossi nonostante
tutto...
Sono le storie di George, Ionut, Valeriu, Riccardo, Daniela, Maria, Florina,
bambini rom che vivono in situazioni impossibili, tra sgomberi e viaggi
lunghissimi per arrivare a scuola, a volte viaggi di un'ora e mezza.
Eppure hanno continuato e per loro l'imparare è diventato il traguardo che
rappresenta una garanzia per il loro futuro; tra pochi giorni potranno ricevere
le "pagelle", potranno finalmente dire "mi hanno promosso" e questa promozione
ha un valore così diverso dal nostro, non è solo l'ammissione ad una classe
superiore è il sentirsi capace, sentirsi riconosciuto e finalmente apprezzato.
Maria e Florina hanno frequentato la terza media e ora stanno facendo gli esami:
raccontano ogni giorno quale prova hanno fatto e sono felici di poter dimostrare
tutta la loro voglia di imparare.
Ogni giorno per loro è stata un'impresa continuare a frequentare, spostandosi da
varie parti della città, spesso sono andate a scuola anche nelle mattine in cui
la famiglia veniva sgomberata, senza sapere dove poi l'avrebbero ritrovata e
hanno dimostrato che nulla può fermare la crescita e l'apprendimento di chi vede
nella scuola l'unico ambiente in cui sentirsi parte di un gruppo.
Hanno imparato nomi e concetti nella lingua italiana, leggono e scrivono in
lingua italiana, conoscono poesie e poeti italiani, ma pochi italiani hanno
riservato loro sguardi benevoli.
Ora stanno cambiando gli occhi di chi li guarda e anche i loro occhi sono più
fiduciosi e sereni; con l'aiuto dei volontari della Comunità di Sant'Egidio e
della scuola" sanno leggere, scrivere, studiare….. cose apparentemente semplici
che per questi ragazzi e questi bambini diventano una ricchezza con la quale
potranno viaggiare verso una vera società interculturale.
E' possibile aiutarci al seguente indirizzo:
COMUNITA' DI SANT'EGIDIO
MILANO ONLUS
Unicredit Banca, via Carducci Milano
IBAN: IT73J0200801739000100909828
causale Rom Rubattino
Assunta Vincenti
Mamma di Rubattino
Di Fabrizio (del 12/07/2011 @ 09:15:27, in scuola, visitato 1502 volte)
di Nando dalla Chiesa
Cristina. È il nome che le torna sulle labbra più volte mentre racconta la
sua esperienza di maestra milanese. Flaviana Robbiati ha appena tirato due o tre
pugni nello stomaco al pubblico della
Settimana Internazionale dei Diritti di
Genova. È venuta qui con un'altra maestra milanese, Stefania Faggi. A spiegare
perché le è stato impossibile voltarsi dall'altra parte mentre le ruspe
distruggevano i campi nomadi dove abitava Cristina. Non voltarsi quando
vengono calpestati diritti altrui dà, secondo la tradizione ebraica, diritto a
quell'appellativo di "giusti" a cui è dedicata la rassegna genovese. Loro sono
venute a rappresentare, con altri insegnanti, i "giusti nella scuola".
"Lo sa lei che cosa vuol dire uno sgombero? Noi sì, l'abbiamo misurato
attraverso i nostri alunni rom del Rubattino. Saranno catapecchie in lamiera, ma
ognuna è per loro la propria casetta, capisce? Quando arrivano a tirar giù tutto
fanno la conta a quintali della spazzatura. Ma quei rifiuti triturati sono
pentole, cartelle, quaderni, giocattoli, guardi qui la foto di questa bambola
decapitata. A Milano in tre anni hanno fatto 540 sgomberi. Il vicesindaco De
Corato li festeggiava pure. Quando poi il cardinale Tettamanzi chiese di evitare
di farli in inverno, di risparmiare la pioggia e la neve e il freddo a quelle
creature, il sindaco rispose che la lotta per la legalità non conosceva
stagioni. Bella legalità, che ammazza il senso di giustizia. Io dico che negli
edifici dove si applica la legge c'è scritto ‘Palazzo di giustizia', mica
‘Palazzo della legalità'. E di ingiustizie ne abbiamo viste. Sa, noi seguivamo
attentamente le vicende del campo. Un mattino seppi che avevano fatto uno
sgombero che era ancora buio. Allora spiegai tutto agli altri alunni, chiesi
loro di non farlo pesare a Cristina. Cristina arrivò a scuola chiedendo che i
compagni non sapessero nulla, con gli occhi bassi, per la vergogna di quel che
le era successo. In classe furono bravissimi, perché per fortuna i compagni di
scuola e le loro famiglie ci aiutavano molto a creare un clima di amicizia e la
invitavano alle feste".
Ha un viso lungo e scavato, Flaviana, gli occhiali dorati poggiati su un naso
magro e impertinente. Stefania ha i capelli scuri, è solo all'apparenza più
severa. "Quel giorno", continuano, "quel 19 novembre, ci arrivarono a scuola
alle quattro del pomeriggio tutti i genitori degli alunni rom del distretto,
quasi una quarantina ne avevamo. E ci chiesero di aiutarli a dormire. Facemmo
subito le telefonate, Sant'Egidio, la Casa della Carità, le parrocchie, e alla
fine ne prendemmo qualcuno in casa nostra. Riuscimmo a sistemarli quasi tutti.
Il fatto vero però è che questa guerra ai rom toglie a dei bambini un diritto
elementare: quello di andare a scuola. È andare a scuola, secondo lei, doversi
rifare i quaderni ogni mese, trovarsi senza casa decine di volte all'anno,
perché questi sono i numeri di Cristina, oppure dovere cambiare otto scuole in
un anno come è capitato a Samuel, o metterci due ore a piedi tra i campi
ghiacciati, come è successo a Giulia che voleva restare nella sua classe? È
andare a scuola con la serenità necessaria venire staccati come figurine dal
padre o addirittura dalla madre a sei anni? Per questo noi diciamo che i bimbi
rom sono bimbi come gli altri, ma contemporaneamente che sono un po' meno
bambini di tutti. Perché per loro vivere la normalità non è normale. Si sentono
sempre in colpa. Vuole sapere la storia di Ulisse, che arrivò a scuola ricoperto
di sputi? Era stato un signore dalla sua macchina. Appena lo ha visto, aveva
tirato giù il finestrino e l'aveva trasformato in un bersaglio".
Stefania e Flaviana, scuole diverse ma stesso circolo didattico, quello di via
Pini, zona est della città, non si fermerebbero mai nel loro racconto.
D'altronde se c'è qualcuno che ha presidiato le frontiere della civiltà
nell'Italia ubriaca di pregiudizi e di razzismo sono loro. Loro che appena
fiutavano l'aria di sgombero facevano lasciare le cartelle a scuola o
preparavano materassi nelle loro cantine. "Ma lo sa che alcuni di questi bambini
vivono perfino sotto terra? Pensi quanto è grottesco: li bocciano a volte per le
troppe assenze, quando sono proprio gli sgomberi a catena che gli impediscono di
venire a scuola. Eppure si impegnano, sa? Cristina sapeva solo il romans e il
rumeno. Ora è andata a vivere in una casa in un altro paese, anche se i suoi
compagni continuano a invitarla alle feste, ed è stata promossa in prima media
quasi con la media dell'8. Ha studiato e imparato. Noi lo ripetiamo a ogni
incontro: lasciarli analfabeti è come compiere una pulizia etnica. Perché se tu
non sai la lingua non leggi neanche la medicina, non leggi la pagella di tuo
figlio, resti letteralmente senza diritti. Che è la più grande povertà: non
potere accedere ai diritti, non sapere nemmeno di averli. Per questo un giorno
abbiamo scritto loro una lettera per rivederli l'anno dopo a scuola". Dice così
quella lettera: "Vi insegneremo mille parole, centomila parole, perché nessuno
possa più annientare le vostre voci".
"Se abbiamo dei progetti? Certo che li abbiamo. Borse-lavoro, progetti sanitari,
la promozione anche del vino e del pane rom. Ma quali soldi, non abbiamo niente.
Piuttosto, sa che cosa ci sembra un po' orribile? Di essere diventate note
perché difendevamo i bambini. Ma perché, non sta scritto ovunque che bisogna
difenderli? E invece per qualcuno siamo un po' uno scandalo. Ma come, si
chiedono, come è possibile che della gente si voglia tenere gli zingari?".
Di Fabrizio (del 17/07/2011 @ 09:05:08, in scuola, visitato 1206 volte)
Il laboratorio chiamato "Convergenze" che l'Associazione "Terra di Confine"
Onlus – Sez. AIZO (Associazione Italiana Zingari Oggi) di Catanzaro, sta
svolgendo all'interno dell'IPM di Catanzaro è parte integrante di un progetto
più ampio denominato "A più voci: una rete per la prevenzione", finanziato con i
fondi di cui al Bando 2008, "Perequazione per la progettazione sociale regione
Calabria".
Il progetto a valenza regionale, che si sta attuando nei territori delle
provincie di Catanzaro, Crotone e Reggio Calabria, con una durata di 24 mesi, ha
come finalità la presa in carico da parte delle comunità territoriali delle
problematiche del disagio giovanile.
La delinquenza minorile è tutt'altro che un problema marginale. Da un punto di
vista statistico è meno rilevata di quanto sia in realtà (il "numero oscuro" è
molto alto, dal momento che spesso si preferisce evitare ad un minore la
punizione legale).
Nelle scuole italiane, secondo il ministero della Pubblica istruzione, ogni anno
si verificano circa 2mila reati. E i colpevoli sono loro, giovani al di sotto
dei 18 anni, che occupano sempre di più le prime pagine dei giornali con le loro
storie di violenza, disadattamento e solitudine.
L'analisi della devianza minorile rom necessita di una spiegazione sia
antropologica che strutturale perché tra i rom non esistono i minori, si passa
dall'infanzia all'età adulta quasi attraverso un "rito di passaggio" tipico
delle società arcaiche, all'età di 14/15 anni sia le donne che gli uomini sono
dei perfetti adulti in grado di mettere su famiglia con tutti i doveri che ne
conseguono. Parlare di rieducazione con loro ha un significato diverso, parlare
di reinserimento non ha senso nei termini in cui si prevede per gli altri
minori, lui il ragazzo rom rientra nella comunità di appartenenza dove chi ha
avuto precedenti penali non viene assolutamente discriminato; il discorso che va
fatto con i minori rom è quello della prevenzione e del creare nuove opportunità
attraverso la scuola e la formazione lavoro.
Il popolo rom presente sul nostro territorio non è un popolo di stranieri ma si
tratta di Comunità Rom storiche, quelle che sono arrivate nell'Italia
centro-meridionale e quindi in Calabria, intorno al 1400 e che vivono in maniera
stanziale sul nostro territorio da più di cinquant'anni. Oggi sono cittadini
italiani da molte generazioni, sono iscritti alle anagrafe, votano, mandano i
loro figli a scuola, eppure continuano a rappresentare un corpo estraneo
all'interno della nostra città. Ulteriore puntualizzazione che richiede di
essere fatta è che a distanza di secoli o se vogliamo di soltanto cinquant'anni,
le problematiche delle cosiddette comunità storiche, vengono affrontate sempre a
livello di emergenza sociale, e molto spesso, soprattutto negli ultimi anni,
come problema d'ordine pubblico. Gli errori nascono dall'incomprensione, i
non-rom non conoscono la cultura del popolo rom, anzi, sono spesso fin troppo
convinti che essi siano "nomadi, disonesti ed incapaci di inserirsi nella
società moderna".
"Terra di Confine" ha già portato avanti un progetto simile presso l'IPM, con un
gruppo di minori rom. L'esperienza iniziata il 5 luglio 2010 è conclusasi il 23
dicembre 2010 ha evidenziando la sua valenza e messo in atto le sue potenzialità
future. Il progetto ha previsto oltre al recupero scolastico con i minori, anche
la mediazione familiare, richiesta dai ragazzi, con incontri periodici con i
congiunti. Benché i ragazzi abbiano la possibilità delle visite parenti, oltre a
quella di poter ricevere e spedire lettere, quest'azione si è rilevata oltre
modo importante per loro. Non sono solo le notizie che risultano importanti per
i ragazzi ma la capacità di chi ormai opera con il popolo rom da quasi 18 anni,
di decodificare e di capire un linguaggio simbolico che chi non conosce la
cultura rom non può fare.
L'intervento avrà la durata di 6 mesi, i laboratori si svolgeranno una volta
alla settimana e avranno la durata di due ore, sono state previste 4 ore mensili
da dedicare alla mediazione familiare e ad attività che coinvolgeranno anche gli
altri minori detenuti, da concordare volta per volta.
Il breve percorso di conoscenza della storia e cultura Rom sarà articolato in
laboratori tematici, il metodo utilizzato sarà quello dialogico. I ragazzi
saranno stimolati al confronto, partendo dalla presa di coscienza dei propri
pregiudizi, si promuoverà la relazione con l'altro in quanto portatore di una
diversità che non deve far paura ma arricchire.
I laboratori di supporto scolastico, rivolti esclusivamente ai minori rom,
avranno lo scopo di aumentare e potenziare le conoscenze e le competenze di
questi ragazzi che spesso non hanno svolto un percorso scolastico adeguato,
molti di loro infatti non hanno concluso l'iter della scuola dell'obbligo, molti
sono quasi totalmente analfabeti. Il confronto con gli altri, anche all'interno
del carcere minorile, diventa ancora più difficile se le condizioni di partenza
sono estremamente distanti e provocano disagio.
Le finalità sono quelle di dare maggiori opportunità a questi ragazzi attraverso
un percorso di consapevolezza che passa attraverso il recupero delle proprie
radici, la possibilità di far conoscere anche agli altri il loro mondo per
superare una visione fatta di pregiudizi e di stereotipi, aumentare le proprie
competenze per mettersi alla pari coi tempi.
La scelta di operare all'interno di un Istituto per Minore e di farlo nei
confronti dei ragazzi rom nasce da una precisa esigenza la possibilità di
intervenire su questi ragazzi in un momento particolare della loro vita che è
quello della detenzione, perché farlo quando sono liberi è estremamente
difficoltoso. Confrontarsi con la realtà del carcere è un'esperienza sicuramente
arricchente, sia sul piano professionale che su quello umano, ma che altresì
crea contraddizioni e lacerazioni, dubbi ed incertezze, a cui spesso è difficile
dare delle risposte. Bisogna avere la capacità di entrare in punta di piedi in
questo "mondo parallelo", ascoltare, non farsi troppe domande, sospendere il
giudizio, fino ad arrivare e capirne il linguaggio e le regole che "regnano
sovrane". Spesso ho sentito dire, da esperti e addetti ai lavori, che bisogna
avere la capacità di far diminuire il gap esistente tra il dentro e il fuori…
spesso quello che mi porto dietro è la sensazione di un dentro come ripiegato su
se stesso e un fuori troppo distante! I ragazzi rom all'interno di questo "mondo
parallelo", seppur in maniera meno palese, continuano a mantenere la loro
specificità che spesso non viene presa in considerazione, ma negarla non
significa renderli uguali agli altri ma semplicemente privarli della possibilità
di raccontarsi!
Maria Gabriella De Luca - presidente "Terra di Confine" sez. Aizo di
Catanzaro
L'articolo è stato pubblicato pochi giorni fa su "Il cielo è di tutti ... quelli
che hanno le ali" Periodico dell'Istituto Penale per Minorenni "Silvio
Paternostro" di Catanzaro - sarà pubblicato nella prossima uscita della rivista
del Csv di Catanzaro - verrà inoltre pubblicato sul prossimo numero della
rivista a tiratura nazionale "Zingari Oggi" semestrale dell'Aizo.
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