Il laboratorio chiamato "Convergenze" che l'Associazione "Terra di Confine"
Onlus Sez. AIZO (Associazione Italiana Zingari Oggi) di Catanzaro, sta
svolgendo all'interno dell'IPM di Catanzaro è parte integrante di un progetto
più ampio denominato "A più voci: una rete per la prevenzione", finanziato con i
fondi di cui al Bando 2008, "Perequazione per la progettazione sociale regione
Calabria".
Il progetto a valenza regionale, che si sta attuando nei territori delle
provincie di Catanzaro, Crotone e Reggio Calabria, con una durata di 24 mesi, ha
come finalità la presa in carico da parte delle comunità territoriali delle
problematiche del disagio giovanile.
La delinquenza minorile è tutt'altro che un problema marginale. Da un punto di
vista statistico è meno rilevata di quanto sia in realtà (il "numero oscuro" è
molto alto, dal momento che spesso si preferisce evitare ad un minore la
punizione legale).
Nelle scuole italiane, secondo il ministero della Pubblica istruzione, ogni anno
si verificano circa 2mila reati. E i colpevoli sono loro, giovani al di sotto
dei 18 anni, che occupano sempre di più le prime pagine dei giornali con le loro
storie di violenza, disadattamento e solitudine.
L'analisi della devianza minorile rom necessita di una spiegazione sia
antropologica che strutturale perché tra i rom non esistono i minori, si passa
dall'infanzia all'età adulta quasi attraverso un "rito di passaggio" tipico
delle società arcaiche, all'età di 14/15 anni sia le donne che gli uomini sono
dei perfetti adulti in grado di mettere su famiglia con tutti i doveri che ne
conseguono. Parlare di rieducazione con loro ha un significato diverso, parlare
di reinserimento non ha senso nei termini in cui si prevede per gli altri
minori, lui il ragazzo rom rientra nella comunità di appartenenza dove chi ha
avuto precedenti penali non viene assolutamente discriminato; il discorso che va
fatto con i minori rom è quello della prevenzione e del creare nuove opportunità
attraverso la scuola e la formazione lavoro.
Il popolo rom presente sul nostro territorio non è un popolo di stranieri ma si
tratta di Comunità Rom storiche, quelle che sono arrivate nell'Italia
centro-meridionale e quindi in Calabria, intorno al 1400 e che vivono in maniera
stanziale sul nostro territorio da più di cinquant'anni. Oggi sono cittadini
italiani da molte generazioni, sono iscritti alle anagrafe, votano, mandano i
loro figli a scuola, eppure continuano a rappresentare un corpo estraneo
all'interno della nostra città. Ulteriore puntualizzazione che richiede di
essere fatta è che a distanza di secoli o se vogliamo di soltanto cinquant'anni,
le problematiche delle cosiddette comunità storiche, vengono affrontate sempre a
livello di emergenza sociale, e molto spesso, soprattutto negli ultimi anni,
come problema d'ordine pubblico. Gli errori nascono dall'incomprensione, i
non-rom non conoscono la cultura del popolo rom, anzi, sono spesso fin troppo
convinti che essi siano "nomadi, disonesti ed incapaci di inserirsi nella
società moderna".
"Terra di Confine" ha già portato avanti un progetto simile presso l'IPM, con un
gruppo di minori rom. L'esperienza iniziata il 5 luglio 2010 è conclusasi il 23
dicembre 2010 ha evidenziando la sua valenza e messo in atto le sue potenzialità
future. Il progetto ha previsto oltre al recupero scolastico con i minori, anche
la mediazione familiare, richiesta dai ragazzi, con incontri periodici con i
congiunti. Benché i ragazzi abbiano la possibilità delle visite parenti, oltre a
quella di poter ricevere e spedire lettere, quest'azione si è rilevata oltre
modo importante per loro. Non sono solo le notizie che risultano importanti per
i ragazzi ma la capacità di chi ormai opera con il popolo rom da quasi 18 anni,
di decodificare e di capire un linguaggio simbolico che chi non conosce la
cultura rom non può fare.
L'intervento avrà la durata di 6 mesi, i laboratori si svolgeranno una volta
alla settimana e avranno la durata di due ore, sono state previste 4 ore mensili
da dedicare alla mediazione familiare e ad attività che coinvolgeranno anche gli
altri minori detenuti, da concordare volta per volta.
Il breve percorso di conoscenza della storia e cultura Rom sarà articolato in
laboratori tematici, il metodo utilizzato sarà quello dialogico. I ragazzi
saranno stimolati al confronto, partendo dalla presa di coscienza dei propri
pregiudizi, si promuoverà la relazione con l'altro in quanto portatore di una
diversità che non deve far paura ma arricchire.
I laboratori di supporto scolastico, rivolti esclusivamente ai minori rom,
avranno lo scopo di aumentare e potenziare le conoscenze e le competenze di
questi ragazzi che spesso non hanno svolto un percorso scolastico adeguato,
molti di loro infatti non hanno concluso l'iter della scuola dell'obbligo, molti
sono quasi totalmente analfabeti. Il confronto con gli altri, anche all'interno
del carcere minorile, diventa ancora più difficile se le condizioni di partenza
sono estremamente distanti e provocano disagio.
Le finalità sono quelle di dare maggiori opportunità a questi ragazzi attraverso
un percorso di consapevolezza che passa attraverso il recupero delle proprie
radici, la possibilità di far conoscere anche agli altri il loro mondo per
superare una visione fatta di pregiudizi e di stereotipi, aumentare le proprie
competenze per mettersi alla pari coi tempi.
La scelta di operare all'interno di un Istituto per Minore e di farlo nei
confronti dei ragazzi rom nasce da una precisa esigenza la possibilità di
intervenire su questi ragazzi in un momento particolare della loro vita che è
quello della detenzione, perché farlo quando sono liberi è estremamente
difficoltoso. Confrontarsi con la realtà del carcere è un'esperienza sicuramente
arricchente, sia sul piano professionale che su quello umano, ma che altresì
crea contraddizioni e lacerazioni, dubbi ed incertezze, a cui spesso è difficile
dare delle risposte. Bisogna avere la capacità di entrare in punta di piedi in
questo "mondo parallelo", ascoltare, non farsi troppe domande, sospendere il
giudizio, fino ad arrivare e capirne il linguaggio e le regole che "regnano
sovrane". Spesso ho sentito dire, da esperti e addetti ai lavori, che bisogna
avere la capacità di far diminuire il gap esistente tra il dentro e il fuori
spesso quello che mi porto dietro è la sensazione di un dentro come ripiegato su
se stesso e un fuori troppo distante! I ragazzi rom all'interno di questo "mondo
parallelo", seppur in maniera meno palese, continuano a mantenere la loro
specificità che spesso non viene presa in considerazione, ma negarla non
significa renderli uguali agli altri ma semplicemente privarli della possibilità
di raccontarsi!
Maria Gabriella De Luca - presidente "Terra di Confine" sez. Aizo di
Catanzaro
L'articolo è stato pubblicato pochi giorni fa su "Il cielo è di tutti ... quelli
che hanno le ali" Periodico dell'Istituto Penale per Minorenni "Silvio
Paternostro" di Catanzaro - sarà pubblicato nella prossima uscita della rivista
del Csv di Catanzaro - verrà inoltre pubblicato sul prossimo numero della
rivista a tiratura nazionale "Zingari Oggi" semestrale dell'Aizo.