Dopo i "tre giorni della basilica di San Paolo" e le discussioni seguite
sulle modalità di accoglienza delle famiglie rom sgomberate dai campi
autorizzati, il piano dell'amministrazione locale per ripulire la città dalle
baracche è stato riavviato. Obiettivo di stamane diversi "campi abusivi" del XV
Municipio, dove sono intervenuti Vigili Urbani e Polizia di Stato. Fra gli
insediamenti coinvolti anche quello noto come "il canneto" dove risiedono alcune
delle famiglie che da alcuni anni la nostra associazione sostiene.
E proprio in questo campo si è materializzata una nuova
frontiera del diritto, un inedito criterio di separazione fra
rom buoni e rom cattivi: i "NO" segnati con vernice rossa
su alcune delle baracche del campo hanno infatti garantito a
una decina di famiglie la possibilità di avere ancora un tetto
sulle loro teste, un posto, sicuramente misero e pericoloso,
dover potersi riparare e conservare le proprie cose.
Si tratta delle famiglie i cui bambini sono iscritti e
frequentano le scuole del quartiere, a cui è stato assicurato
che fino alla fine della scuola potranno rimanere nelle loro
baracche.
Per gli altri invece nessuna alternativa e nessuna clemenza:
baracche distrutte in poche ore e poi la strada, a cercare un
nuovo rifugio.
E poco importa che fra questi tanti altri ci siano numerose
famiglie con bambini troppo piccoli per essere inseriti a scuola, oppure già
inseriti nelle liste per la formazione delle
classi del prossimo anno scolastico; poco importa anche di quelle famiglie i cui
bambini sono in cura negli ospedali
del quartiere oppure frequentano la scuola materna: comunque non si tratta di
scuola dell'obbligo e quindi nessun
dovere nei loro confronti per l'amministrazione.
Il nuovo criterio che legittima gli sgomberi senza alternative appare ai nostri
occhi tanto semplice, quanto
contraddittorio: si salvano per qualche settimana solo le famiglie i cui minori
oggi sono iscritti a scuola, ma sul loro
futuro nessuna certezza, mentre del presente e del futuro di tutti gli altri
(nel campo ci sono almeno cinquanta
bambini di età inferiore ai sei anni) non interessa a nessuno.
Ma questo nuovo criterio selettivo genera ancora altre
contraddizioni e ambiguità che proponiamo in forma di
domanda: se davvero il criterio della frequenza scolastica
dei minori è stato assunto come linea d'intervento
dall'amministrazione, cosa ne sarà di queste stesse
famiglie oggi "graziate" quando quest'anno scolastico
sarà finito? Quali misure saranno messe in campo per
garantire la continuità del loro inserimento scolastico per
il prossimo anno?
E ancora: se gli sgomberi degli insediamenti non
autorizzati sono giustamente motivati dalle condizioni di
pericolo e di degrado in cui i residenti si trovano, quali
misure si intende adottare affinché queste famiglie di
fatto autorizzate a rimanere in quel campo non debbano
correre già da stanotte il rischio di incendi o di problemi
igienici e sanitari, vista la grande quantità di materiali
tossici come l'amianto che è stata rilevata?
A questa serie di domande oggi non c'è stata risposta, lasciando a tutti noi
l'impressione netta che questo improvviso
richiamo al diritto alla scuola per i minori rom, se applicato come stamattina,
si sia di fatto tramutato in un
gigantesco alibi, che permette all'amministrazione comunale di continuare nella
sua strategia di sgomberi senza
alternative, mettendo in strada decine di famiglie e di bambini, ma lasciando
ancora per qualche settimana alcuni
rom "buoni" a sopravvivere nelle stesse identiche condizioni di rischio e di
degrado.
E' forse questa la nuova frontiera del diritto e della protezione dei bambini
rom?
A.R.P.J.- Tetto ONLUS
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