Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 19/08/2008 @ 09:09:39, in Europa, visitato 1740 volte)
Da
Hungarian_Roma
Durante la commemorazione dell'Olocausto Rom il 2 agosto a Budapest, il
leader rom ungherese Aladar Horvath si è appellato al mondo perché si fermi la
diffusione di idee neonaziste in Ungheria e in Europa. Ha detto che anche se
l'Ungheria è membro della NATO e dell'Unione Europea, la violenza razzista
minaccia i Rom.
"La transizione dal sistema statale socialista al capitalismo ha rigettato i
più deboli, persone escluse dalla società a causa del loro retroterra sociale e
razziale," ha detto Horvath. "Il nuovo sistema che è emerso non è stato
capace di mantenere le sue promesse." Invece dell'attesa inclusione sociale, i
più poveri sono diventati permanentemente disoccupati e l'autogoverno Rom si è
trasformato nella "derisione governance " I più svantaggiati sono stati messi a
forza nei bassifondi, ed i loro ghetto ne criminalizzano gli abitanti ed
intensificano la polarizzazione razziale, un substrato del pensiero neo nazista.
"Gli Zingari possono essere odiati anche se non vivono in un ghetto, anche se
sono ricchi, anche se sono assimilati," ha concluso Horvath.
Bigotry Monitor: Volume 8, Number 33
Di Sucar Drom (del 19/08/2008 @ 12:28:30, in blog, visitato 1515 volte)
Sciuscià, alcuni consigli al Prefetto Mosca
Dopo il "no" alle impronte ai bambini rom, il prefetto romano Carlo Mosca
propone di far lavorare i ragazzi dei "campi nomadi" "magari come sciuscià fuori
dai supermercati". E subito scoppia la polemica. C’è chi rimane esterrefatto,
chi si chiede se il Prefetto scherzasse, chi trova la proposta inaccettabile e
chi la definisce senza mezzi termini: una propost...
Verona caput fasci
L'antefatto: tredici anni fa il Consiglio comunale di Verona - caso unico, in
Europa - rigetta la Risoluzione di Strasburgo, dichiarando l'omosessualità
"contro natura". I pochi cittadini che si oppongono, sdraiandosi per protesta
sulle strisce pedonali vicino al Municipio, vengono trascinati in caserma e
denunciati per blocco del traffico. I politici ...
Il Vaticano prende le distanze da Famiglia Cristiana
"Famiglia Cristiana è una testata importante della realtà cattolica italiana, ma
non ha titolo per esprimere le posizioni della Santa Sede né della
Conferenza Episcopale Italiana. La sua linea rientra nella responsabilità della
sua direzione". Così Padre Federico Lombardi (in foto), direttore della sala
stampa vaticana all'Adnkronos, interviene sulla ...
Roma, razzismo di Stato 1
Due bengala lanciati verso le roulotte di alcuni Rom italiani. A chiamare la
polizia sono poco dopo mezzanotte in via di Salamanca, i Rom che sono accampati
lì dopo essere stati sgomberati da Campo Boario lo scorso giugno. I Rom hanno
raccontato di aver notato due persone lanciare due candelotti in direzione delle
roulotte. I bengala, dello stesso tipo di quelli utilizzat...
Castelmassa (RO), razzismo di Stato 2
Sono bastate le proteste di alcuni cittadini che hanno manifestato la loro
ostilità nei confronti dei vicini di casa, Sinti italiani proprietari di un
immobile, perché far firmare nella mattinata di ieri l'ordinanza di sgombero al
sindaco Mara Savioli. Si tratta di un provvedimento res...
Lido delle Nazioni (Comacchio, Fe), razzismo di Stato 3
La Missione Evangelica Zigana alcuni giorni fa ha affittato un terreno per
quindici giorni da un privato al Lido delle Nazioni, frazione del Comune di
Comacchio (FE). L’intenzione era quella di organizzare un convegno religioso. Ma
i bravi cittadini ...
Italia, il regime si offende
Settimana di ferragosto. La più povera estate degli ultimi quindici anni sta per
volgere al termine. Profittando dell’infausto momento di pausa, si cerca di
tirar le somme per questi primi 100 giorni di governo-Berlusconi. A sorpresa,
arriva l’elogio del settimanale USA Newsweek. Nel ripercorrere i momenti
salienti di questo primo scorcio di legislatura, la rivista d’oltreoceano
parla...
Cesenatico (FO), sedicenne inghiottito dal mare
Un ragazzo sedicenne che abita a Modena è sparito in mare mentre faceva il bagno
insieme a due cugini più piccoli. Il dramma si è verificato nel pomeriggio del
16 agosto, verso le 14.30, a Cesenatico. Il ragazzo appartiene a una famiglia di
sinti giostrai...
Pane, amore e ordinanze: l'Italia vietata
Il decreto Maroni sulla sicurezza è stato firmato il 5 agosto, e quattro giorni
dopo è apparso sulle plumbee colonne della Gazzetta Ufficiale. Non è un atto
normativo come i tanti che l’hanno preceduto: trasforma i sindaci in sceriffi, e
d’altronde anche nel Far West gli sceriffi venivano pur sempre eletti dai propri
concittadini. Gonfia il...
La Tavola della Pace con Famiglia Cristiana
All’indomani delle pesanti espressioni di intolleranza rivolte da alcuni
esponenti del governo al direttore di Famiglia Cristiana, Flavio Lotti,
coordinatore nazionale della Tavola della pace ha inviato a Don Antonio
Sciortino il seguente messaggio di solidarietà...
Benedetto XVI, sono preoccupato per i nuovi razzismi
Duro monito del Papa contro le nuove forme di razzismo che si registrano in
diversi paesi del mondo: si tratta - ha detto ieri prima della preghiera
dell'Angelus recitata a Castelgandolfo - di manifestazioni «preoccupanti, legate
spesso a problemi sociali e economici, che tuttavia mai possono giustificare il
disprezzo e la discriminazion...
Milano, le ville dei sinti...
Ieri il Tg5 ha mandato in onda un servizio dal titolo: ville sinti nel parco.
Oggi il servizio è stato immediatamente ripreso dal Tg3 Lombardia. Il servizio
punta il dito contro le famiglie sinte italiane che negli ultimi venti anni
hanno acquistato dei terreni nel Parco La...
Solidarietà a Famiglia Cristiana
I Beati Costruttori di Pace hanno scritto al Direttore di Famiglia Cristiana la
seguente lettera. Noi di sucardrom ci uniamo ai Beati nell’esprimere solidarietà
a tutta la redazione del settimanale edito dai Paolini...
Milano, via i mendicanti dal centro ma solo se non sono italiani
Il Comune di Milano dichiara guerra ai mendicanti e prepara un’ordinanza per
sfrattare chi chiede l’elemosina in Centro, a partire dalla zona Duomo. Il
modello sono le ordinanze comunali già in vigore a Venezia e Firenze, con ...
Consiglio d’Europa, in Italia vergognosa xenofobia contro i Rom
“Non dobbiamo dimenticare la tristissima storia del popolo Rom per non incorrere
nei tragici errori del passato”. A sottolinearlo in una nota è Thomas Hammaberg,
Commissario per i Diritti dell'Uomo del Consiglio d'Europa. “Gli interventi di
alcuni media e politici xenof...
Due uomini di fede imbarazzano il Vaticano
Ferragosto, ogni cosa al suo posto. Il partito Colorado sta in Paraguay ed ha
perso le elezioni in aprile, il Popolo della Libertà sta in Italia ed ha vinto
le elezioni in aprile. Fernando Lugo (in foto), formato all'Università
gregoriana di Roma in Scienze religiose e sociologia, è stato membro del
selezionato gruppo di consiglieri del Consiglio Episcopal...
Di Fabrizio (del 20/08/2008 @ 08:43:13, in Italia, visitato 6512 volte)
Premessa: Articolo difficile da tradurre, come molti di quelli del
Guardian, quindi scusate se ci sono delle imperfezioni (potete sempre leggerlo
in
lingua originale). Da leggere, anche se lunghetto, perché è un giornale di
solito serio, perché ci sono molte testimonianze di Rom in presa diretta, e
ovviamente per capire come siamo visti all'estero, oltre i confini di una stampa
nazionale cloroformizzata. Ci sono alcuni punti che non mi convincono, ad
esempio l'immagine di maniera di Napoli e soprattutto di Scampia,
descritte come si fosse in set televisivo o come se il giornalista giocasse a
fare l'esploratore appena arrivato che trancia giudizi senza sapere di cosa
parla. Fatemi sapere, se volete.
Fabrizio
Da
Roma_Italia
The Guardian
E' un'immagine che ha scioccato il mondo: due giovani Zingarelle sono
rimaste adagiate morte per tre ore su una spiaggia italiana mentre, a pochi
passi, una coppia spensierata faceva un piacevole picnic. Dan McDougall è andato
nei campi Rom di Napoli per incontrare la madre delle due ragazze morte e ha
trovato paura ed amarezza - ed un paese in pericolo di dimenticare il suo
passato di estrema destra.
Nelle foto:
dentro al campo
Dan
McDougall
The Observer,
domenica 17 agosto 2008
Una giovane nel campo Rom illegale a 10 Km. da Pisa. Il campo è composto
principalmente da Rom della Bosnia e del Kosovo. Photograph: Robin
Hammond
Tirandosi i capelli l'un l'altro, i bambini Rom si azzuffano quando è il loro
turno di passare i polsi scarni sopra le candele funerarie accese. Davanti allo
stesso santuario Ortodosso, la loro nonna recita le preghiere al Signore in
lamentosa lingua Romanì.
"Am Mora Dat con san ando cheri." Le parole lasciano la sua bocca con
un bisbiglio mentre si fa il segno della croce e bacia un crocefisso d'oro che
ha al collo. La bambina più piccola, non avrà più di quattro anni, fa la
linguaccia e un gesto a V per vaffanculo e scappa fuori.
Il soffitto umido del prefabbricato di due stanze che gli Zingari chiamano
casa sta per collassare. I fogli di cellophane alle finestre, guardano verso le
pareti grigie del più malfamato carcere di Napoli, e sono così fragili vacillano
nella debole brezza. Ci sono materassi dappertutto, per terra, appoggiati per
proteggere dagli spifferi. Come i loro abitanti, sono sottili e lisi. L'unica
concessione alla modernità è una gigantesca consolle nell'angolo, che fa
fuoriuscire un DVD di registrazioni distorte di canzoni folk balcaniche. Il
risveglio a cui stiamo assistendo nel più noto campo Romanì di Napoli è
proseguito per 10 giorni. L'alcool è sparso per la stanza; nauseabondo straripa
da tazze di plastica e bottiglie di Peroni, un bastardino mezzo cieco dorme
adattandosi tra i resti di un migliaio di sigarette arrotolate.
Accanto ad un ritratto a seppia del riverito frate cappuccino, Padre Pio, una
confusa stampa digitale della tredicenne Cristina e dell'undicenne Violetta Djeordsevic -
le due sorelle la cui morte improvvisa nelle poco profonde acque di una spiaggia
pubblica sulla costa amalfitana il mese scorso, hanno incapsulato la minaccia
del razzismo nella moderna Europa. E' una tragedia che ha focalizzato
l'attenzione internazionale sul bordo stracciato della più caotica città
d'Italia. La gioventù e la bellezza delle ragazze nelle foto, stranamente, è
come uno shock. Sinora, come molti, avevo visto soltanto i loro corpi prostrati,
coperti da un corto telo da spiaggia, da cui fuoriuscivano soltanto i piedi,
sulla spiaggia trasandata di Torregaveta, un decrepito sobborgo marino del golfo
di Napoli.
La mattina del 17 luglio Cristina e Violetta, assieme alle loro cugine
Manuela e Diana, erano andate come al solito dal misero accampamento in cui
siamo seduti ad una delle spiagge di Napoli più popolari. Camminando per due
miglia sino al più vicino mezzo di trasporto pubblico, e saltando a bordo del
treno locale che fiancheggia le scogliere litoranee attorno alla città, le
ragazze progettavano di vendere dei gingilli - piccole tartarughe di legno
intagliate da migranti Nigeriani - ai turisti della baia. A Torregaveta, dopo
una lunga e calda giornata senza vendite, le sorelline si sfidarono l'un l'altra
tuffandosi dagli scogli in mare. Violetta saltò per prima e sparì, affondando
tra le onde. Cristina, la più grande, si tuffò per salvarla. Sono annegate
entrambe, una vicina all'altra.
Quello che è accaduto in seguito ha scioccato il mondo.
Le ragazzine sono state recuperate dal mare da un passante e più tardi
dichiarate morte da un bagnino che ha prestato soccorso, mentre Manuela e Diana
piangevano, battendo i loro piccoli pugni sui cadaveri.
Quando è arrivata la polizia, le loro cugine, turbate e sotto shock, sono
state portate via per contattare i parenti. Sono stati usati due teli da
spiaggia per coprire le due ragazze morte. Ed allora è successo qualcosa di
straordinario.
La vita di spiaggia è ricominciata attorno ai corpi per tre ore sino a quando
si è presentata un'ambulanza. Nell'immagine più toccante di tutte, una coppia
mangiava con indifferenza il picnic osservando la scena. Un'altra lì accanto si
lanciava un frisbee. L'indifferenza, ripresa da giornali e TV di tutto il mondo,
è stata per l'elite liberale del paese la goccia che ha fatto traboccare il
vaso. La più alta autorità cattolica a Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, è
stato il primo a precisare la grettezza dei sentimenti umani rappresentati dal
comportamento di Torregaveta. "Cristina e Violetta" ha detto ai media italiani,
"non hanno trovato altro che pregiudizio nella vita ed indifferenza nella morte;
una verità imperdonabile."
A Roma, il governo si ritraeva. Maestri della realpolitik, sapevano che le
morti di Cristina e Violetta, entrambe nate in Italia, ma di sangue
completamente Rom, era arrivata in un brutto momento per la nazione, costretta
nei mesi recenti a difendersi dai vicini europei dalle accuse di discriminazione
contro Zingari e immigrati. Il Primo Ministro Silvio Berlusconi, balzato al
potere per la terza volta con un programma sottilmente travestito
anti-immigrati, era nel mezzo di un programma controverso ma populisti di
prendere le impronte ai 150.000 Rom del paese, alcune famiglie delle quali sono
in Italia dal medio evo. Secondo alcuni critici è diventato impossibile
sottacere i toni fascisti di queste azioni, e puntualizzano il fatto che le
prime espulsioni di Zingari ebbero luogo nel 1926 sotto Benito Mussolini. Gli
eredi politici del dittatore, i "post-fascisti" di Alleanza Nazionale, sono ora
partner di coalizione del governo Berlusconi.
A maggio di quest'anno, voci di rapimento di una bambina da parte di una
Zingara a Napoli, innescarono un orgia di violenza contro i campi Rom di
delinquenti che brandivano mazze ferrate, che diedero fuoco alle roulotte e
spinsero via gli Zingari dalle loro baraccopoli in dozzine di assalti,
orchestrati dalla violenta e conosciuta mafia locale, la Camorra. La risposta
del governo Berlusconi? "Questo è ciò che accade quando gli Zingari rubano i
bambini," ha scrollato le spalle Roberto Maroni, ministro degli interni ed
alleato chiave di Berlusconi.
Per i 10 milioni di europei liberamente etichettati come Rom o Zingari, la
vita è una processione senza fine di marginalizzazione e pregiudizio. Rinchiusi
in accampamenti in tutto il continente, si stima che l'84% dei Rom in Europa
viva sotto la linea di povertà. Forse ancora più scioccante è la mancanza di una
foto più dettagliata. L'indifferenza e la riluttanza ufficiali da parte dei Rom
stessi significa che i dati sull'aspettativa di vita, mortalità infantile,
occupazione e tassi di scolarizzazioni sono dispersi. Tuttavia tutti sembrano
più bassi di quelli della società maggioritaria.
La difficile situazione dei Rom è stata parte della vita europea sin dalla
loro misteriosa migrazione dal Rajasthan attorno all'anno 1.000dc. La regina
Elisabetta I fu la prima che cercò di espellere i Rom dall'Inghilterra.
L'imperatore tedesco Carlo VI ordinò il loro sterminio nel 1721. In parte dei
Balcani, i Rom furono venduti come schiavi sino alla metà del XIX secolo.
Nel XX secolo, centinaia di migliaia di Rom perirono nell'Olocausto nazista,
conosciuto dagli Zingari come il Porrajmos o "Divoramento". Perché Rom come
Cristina e Violetta sono nate a Napoli ha più a che fare con l'eredità moderna
nei Balcani. Nei primi anni '90, migliaia di Zingari attraversarono l'Adriatico
dopo lo scoppio dei combattimenti in Yugoslavia e la pulizia etnica in Bosnia.
Per molti degli Zingari, la maggioranza dei quali erano immigrati illegali, la
Napoli senza legge era il posto dove potevano sparire nel caos.
Sono le 6,30 del mattino nel centro storico coperto di graffiti della vecchia
Napoli. Due giovani preti passano rapidamente su una vecchia Vespa giallo
canarino, il motore scoppietta per le strade silenziose. Passando col rosso e
fiancheggiando l'entrata barocca della cappella di San Lorenzo Maggiore, i
seminaristi accostano e abbandonano lo scooter. Sono in ritardo per le preghiere
del mattino. Sotto le strette stradine acciottolate, lontano sotto di loro, c'è
il porto e il Mediterraneo azzurro.
Scintillando all'alba, le acque della baia si allungano a ovest, verso la
massa scura del Vesuvio e di Campi Flegrei, i "campi brucianti", i terreni
vulcanici che i Greci una volta pensavano fossero i cancelli dell'inferno.
Qui la mattina arriva lentamente. Gli anziani, le cui fronti spiegazzate sono
bruciacchiate e incrinate come terra asciutta, sono i primi ad emergere, seduti
su sedie di plastica bianca per le strade strette fuori dai loro appartamenti
mentre il baccano delle mogli filtra all'interno e continua con le faccende
domestiche mattutine.
Armati di acqua saponata e spugne, un gruppo stracciato di operai municipali
cerca di rimuovere centinaia di manifesti apparsi in città nottetempo. "Diritti
per tutti". "Bianchi, neri, gialli, rossi. Stop apartheid now," proclamano sotto
crude immagini di impronte digitali. Sotto i nuovi manifesti giacciono altri
vecchi sbiaditi che chiedono la deportazione di massa degli Zingari e degli
immigrati di Napoli.
"L'Italia è divisa su queste ragazze, sul destino dei Rom. E' stata punta la
coscienza della gente. Puoi vederlo sui muri della nostra città," dice Francesca
Saudino, la nostra guida del primo mattino e attivista della campagna di difesa
legale con base a Napoli, assieme a Osservazione, un gruppo nazionale di
pressione per i diritti dei Rom. "La reazione alla morte di queste ragazze va
oltre qualsiasi cosa mai accaduta prima. L'avvenimento ha mostrato un realismo
sociale che parte da lontano nel nostro paese: molti della classe lavoratrice
pensano che i Rom non siano di più che animali, ed il governo sta usando questa
xenofobia per avere voti e popolarità. La gente è confusa. Le morti di queste
bambine rappresenta qualcosa di più, forse una lotta per l'anima d'Italia."
Stiamo capitando a Scampia, la zona di edilizia popolare più dura e senza
legge d'Europa. Il tassista, riluttante a portarci là, non è socievole. Ci ha
caricati "tripli" e non si stanca di ammonirci, sputando fuori le richieste ad
ogni semaforo tra il fumo della sua sigaretta.
Scampia è la patria delle malfamate torri conosciute come Le Vele, il posto
dove molti tossicodipendenti di Napoli vanno in cerca di eroina, crack e cocaina
meno costose d'Europa. Una terra di outsider e fuorilegge che vivono ai margini
della società, il quartiere è anche la casa della maggioranza dei Rom della
città. All'ingresso municipale della proprietà, con un cenno all'Inferno di
Dante, qualcuno con una bombola spray di vernice rossa ha scritto"Abbandonate
ogni speranza voi che entrate."
La nostra prima vista è una serie di automobili bruciate. Sembra di essere
nel quartiere Farza di Kabul. Gli edifici sembrano assediati da un disastro
naturale. La maggior parte degli ascensori sono rotti. Tubazioni rotte fanno
fuoriuscire acqua ovunque e i cortili esterni sono coperti di immondizia sino al
ginocchio. L'aria odora di pneumatici bruciati. Dagli appartamenti grigi dei
palazzi multipiano, diverse sentinelle esplorano le strade per segnalare la
polizia o squadre antidroga. Scampia è stata a lungo una base chiave per il
braccio narcotico della Camorra.
Il nostro guidatore ci lascia nel mezzo di Via Cupa Perillo accanto alla
carcassa di una Fiat Punto. Segna l'ingresso al "Campo Autorizzato", l'unico
campo Rom ufficiale di Scampia - circa duecento roulottes e prefabbricati messi
insieme su uno sputo stretto di terra, oscurati dalle mura del noto Carcere Di
Secondigliano. E' il posto dove sono nate Cristina e Violetta e dove hanno
passato tutta la loro vita.
"E' una palude recuperata," dice Francesca. "Circa 700 Rom vivono senza acqua
potabile, bagni, fognature, raccolta dell'immondizia, riscaldamento a norma o
posti dove cucinare."
Quando stiamo per entrare, i bambini stanno giocando accanto agli escremento
fuoriusciti da una toilette comunale a cielo aperto. In piedi nel centro della
strada mal asfaltata ci sta aspettando Miriana Djeordsevic, la madre delle due
ragazze. Addobbata in nero con leggere pantofole di seta ai piedi, stringe
l'ultima fotografia delle sue figlie. L'atmosfera intorno è tesa. Nei giorni
precedenti la morte delle ragazze, la famiglia estesa di Miriana era stata
obbligata a fornire le impronte alle autorità. Nelle recenti settimane, i gruppi
Rom di qui avevano protestato, indossando i triangoli neri che erano il segno
che gli Zingari erano obbligati a portare nei campi di concentramento.
In casa di Miriana, ci viene offerta della vodka, versataci da un uomo
tatuato coperto da catene e braccialetti d'oro. Ghignando attraverso i denti
anneriti non offre presentazioni. La maggior parte delle donne di questo campo
lavora come giornaliere nell'agricoltura, le altre, le anziane e i bambini,
mendicano. Ma qualcuno degli uomini conduce uno di più grande traffici di
automobili rubate dell'Italia meridionale. Altri, più nascosti, guadagnano dal
vendere droga e violenza. Guardandosi attorno nella stanza è chiaro che questa
economia in nero non produce benessere o salute o lusso, solo simboli di potere,
salute ed avanzamento sociale tra gli uomini. I loro bambini semi-nudi e le
moglie sembrano come donne e bambini nell'Africa sub-sahariana.
"Le ragazze sono annegate nel mare," mi dice fermamente Miriana. "Ci sono
state chiacchiere sui giornali, che sono state uccise, che non c'è stato
funerale. Sono annegate in mare, giocando innocenti com'erano. Il vero crimine è
cosa è successo attorno a loro. Quella gente al mare, ha ignorato le bambine,
come se fossero cani bagnati dal Mediterraneo. Le mie figlie non erano
sotto-umane."
Miriana mi porge un'altra fotografia di Violetta. Posa con un vestito rosa
crespato. "Voleva diventare ballerina. Non voleva andare a scuola. Voleva solo
essere bella. Cristina aveva una cattiva influenza su Violetta.. Non le piaceva
la scuola. Odiava vivere nel campo. La nonna ha detto che cercava solo di
trovare il suo posto da qualche parte, ma non sarebbe diventata una donna forte.
Aveva la voglia e la determinazione. Soprattutto voleva poter andare nei negozi
della città, scegliere i vestiti senza essere cacciata dalla polizia. Ritagliava
i vestiti dalle riviste e sopra vi incollava la sua testa. Era il suo modo di
scappare. Violetta guardava solo. Adorava la sua sorella grande."
"Nei giorni seguenti la loro morte, un prete cattolico ci ha visitato e s'è
scusato per la gente alla spiaggia, dicendo che non avevano capito la
situazione. Gli ho chiesto perché gli Italiani ci odiano, perché guardavano i
corpi delle due ragazze morte spalmandosi la crema solare e non ho avuto
risposte. Ha pianto e mi ha detto che anche i Rom sono figli di Dio. Gli ho
detto che non sembrava. Siamo quelli che gli Italiani rimproverano per la
povertà fuori dal campo. Quella è colpa loro, non nostra, non delle mie figlie."
Miriana ha a malapena 30 anni, ma sembra di dieci più vecchia. Si è sposata a
14 e madre di cinque nei primi vent'anni, è scappata da giovane al confine
serbo-bosniaco, sperando in una nuova vita in Italia. Tre dei suoi figli
sopravissuti non sono andati a scuola. Il più piccolo non ha il certificato di
nascita. Loro semplicemente non esistono. Una delle ultime cose che fecero a
Cristina e Violetta fu prendere loro le impronte. "Cristina e Violetta diedero
le impronte poco prima di morire. Violetta era sconvolta. Corse fuori e iniziò a
piangere. Pensava che la polizia fosse venuta per portarla via. Cristina era
arrabbiata e fregò l'inchiostro dalle dita. Aveva capito tutto. Sapeva che
eravamo trattati da animali. E' morta sapendo che non aveva speranze di una vita
migliore."
Più tardi, mentre camminavamo attorno al campo, abbiamo incontrato sguardi
intimidatori. Un uomo ha sputato ai miei piedi. La presa delle impronte, parte
di più vasti severi provvedimenti verso i 3,5 milioni di recenti immigrati
economici, ha portato un atmosfera di retorica isteria sul crimine e la
sicurezza, e lasciati i Rom più amareggiati di prima. Le organizzazioni
cattoliche dei diritti umani hanno condannato la presa delle impronte agli
Zingari come "evocante ricordi spaventosi" della persecuzione nazista. Il capo
rabbino di Roma ha insistito questa settimana che "dev'essere fermata ora". Amos
Luzzato, ex capo dell'Unione Italiana delle Comunità Ebraiche, ha detto che la
politica delle impronte ricorda "i giorni in cui non potevo andare a scuola, e
la gente mi indicava dicendo -Guarda mamma, è un Ebreo-. Questo è un paese che
ha perso la sua memoria."
Ma Massimo Barra, capo della Croce Rossa Italia, che ha monitorato il
processo, settimana scorsa ha insistito che lo scopo era di integrare i Rom
nella società italiana. Se ai bambini verranno prese le impronte, sarà fatto
"come un gioco", ha detto. "Stiamo costruendo ponti, non muri."
Ufficialmente, le ragioni del programma delle impronte appare abbastanza
semplice: permetter al governo di compilare un censimento accurato ed assicurare
che i bambini zingari vadano a scuola. Ma i gruppi dei diritti umani sono
preoccupati. Come parte delle misure anti-immigrazione, il primo ministro ha
anche istituito commissari speciali che "trattino" con gli Zingari nelle tre
maggiori città - Napoli, Milano e Roma.
Secondo Francesca Saudino, la presa delle impronte è al cuore dell'angoscia e
del disincanto provato dai Rom. "La destra italiana rimprovera ai Rom la maggior
parte dei crimini da strada, in particolare sui bambini mandati dagli adulti a
rubare," ci ha detto. "Questa è un'inesattezza isterica. Si stimano 152.000 Rom
nei 700 campi in Italia ed il Ministro degli Interni spera di smantellarli
tutti. Il 30% hanno la cittadinanza italiana, ma il resto sono migranti, molti
dalla Romania e dai Balcani. Sospettiamo che gli Zingari vengano identificati
solo così da essere espulsi."
Ha aggiunto: "Un terzo dei bambini napoletani non va a scuola del tutto o
deve ripetere l'anno. L'analfabetismo qui è a livelli di Terzo Mondo. I bambini
che vivono nelle periferie, nei quartieri spagnoli e a Piscinola, San Giovanni
a Teduccio, Poggioreale, Secondigliano e Torre del Greco, sono tutti uguali,
odiano la scuola, i loro maestri e la selettività del sistema. Odiano anche
l'Italia e gli Italiani. Molti sono figli di immigrati Russi, ma non vengono
loro prese le impronte o trattati da fuorilegge. Non si può avere una legge per
i Rom e una legge per chiunque altro."
Al centro dell'argomento, secondo i gruppi dei diritti umani, ci sono diversi
politici chiave . Uno di loro è Umberto Bossi, capo della Lega Nord, un piccolo
partito di ex fascisti rinnovati, forze anti immigrati e tradizionali
conservatori. Bossi è emerso come influente, il giocatore chiave nel ritorno di
Silvio Berlusconi al potere durante le recenti elezioni e molti ritengono
continuerà a fare la voce grossa. A Bossi e ad altri tre membri del suo partito
sono stati offerti posti nel nuovo gabinetto, incluso il Ministero degli
Interni, che sorveglia la politica e la sicurezza domestica. Bossi è quello che
una volta sostenne di voler sparare ai battelli che portavano gli immigrati
sulle coste italiane.
La Lega Nord è apparsa nei primi anni novanta come il partito che richiedeva
la secessione dell'Italia del nord più agiato dal resto del paese. Il partito in
questi giorni ha abbassato i toni della retorica secessionista. Invece, chiede
una maggiore autonomia e la "devoluzione" dei poteri dal governo centrale alle
regioni. Bossi è stato nominato Ministro delle riforme nel nuovo governo, una
piattaforma ideale per cambiare la legge e dare più autonomia al nord.
Un altro gabinetto è andato al folcloristico Roberto Calderoli della Lega
Nord, ricordato per essere apparso in TV con una T-shirt blasonato di una
vignetta del profeta Maometto, e per organizzare parate con maiali dove i
musulmani vorrebbero costruire una moschea. L'altro principale alleato di
Berlusconi al governo è Alleanza Nazionale, un partito formato dai successori
fascisti di Mussolini. Il suo leader, Gianfranco Fini, che ha lottato per
distanziarsi dal suo passato neofascista, è diventato presidente della Camera
dei Deputati.
Tuttavia Giuliano Ferrara, ex ministro per i rapporti con il Parlamento del
primo governo Berlusconi ed ora redattore prominente ed opinionista TV, reclama
che la crescita della destra è un mito. "Era interamente prevedibile che una
volta che Berlusconi fosse tornato al potere, sarebbe apparso un coro greco per
ammonirci tutti che la democrazia italiana era in pericolo, che l'Italia voleva
introdurre le deportazioni di massa e i campi di concentramento," ha detto. "In
realtà, le violenze contro immigrati e Zingari sono state limitate." Il vero
problema," dice Ferrara, è che l'Italia, più di ogni altro paese in Europa, ha
dovuto far fronte con un afflusso di immigrati che finiscono a vivere in povertà
ai margini delle città - i margini dove vivono i più poveri. Non c'è
persecuzione etnica in Italia," insiste Ferrara. "Fare confronti con quanto
successe agli Ebrei, che furono sterminati, è irresponsabile."
Ironicamente, l'Europa si presume sia nel mezzo del "Decennio dell'Inclusione
Rom", un progetto lanciato dalla UE nel 2005 quando i governi dei paesi con la
più vasta popolazione Rom - Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria,
Macedonia, Montenegro, Romania, Serbia and Slovacchia - concordarono di
eliminare il divario nell'istruzione, impiego, salute e alloggio. Chiedete agli
stessi Zingari, vi diranno che ha avuto scarsi effetti sulle loro vite. L'Open
Society Institute, fondato dal miliardario
George Soros, che ha largamente appoggiato i Rom, disse in un recente
rapporto che molti governi vedevano la risposta al problema Rom intermini di
"misure sporadiche" più che di politiche coerenti. Quando gli fu chiesto
qual'era il cuore del problema, un membro del Parlamento Europeo rispose:
"Guarda. Noi vogliamo aiutarli. Non manchiamo di leggi o di soldi. Il problema è
la volontà politica in paesi come l'Italia e, ultimamente, gli stessi Rom -
molti non vogliono essere parte della società, anche se la società sta tentando
di aiutarli. Non c'è fiducia, solo amarezza e scetticismo. Nel caso dell'Italia,
da ambo le parti."
"Mi chiamo Veronica Selimovic e sono italiana," piange la piccola zingara a
piedi nudi mentre salta agilmente tra il fango e le pozze d'olio nel Campo
Nomadi Aurelia ai margini di Roma. I giovani stanno tra i relitti delle
automobili e carrozzerie arrugginite, fumando sigarette di contrabbando.
Tutt'intorno a noi ci sono pneumatici bruciati, cartucciere, preservativi. Gli
Zingari sono agitati. Sembrano pronti a partire nel mezzo della notte, dicono
per una buona ragione. La figura politica che ora presiede sui loro campi, è
Gianni Alemanno di Alleanza Nazionale, che ad aprile è stato eletto sindaco di
Roma. Come ha assunto la funzione, i suoi supporter hanno fatto il saluto
romano, cantando "Duce, Duce".
Maneggiando una fotografia in bianco e nero di suo padre, gli occhi
glaucomici della sessantenne Satka Selimovic lacrimano mentre lei ricorda la sua
vita ai margini della società italiana. "Sono nata in Italia, vicino a Venezia,
dopo la II guerra mondiale. La mia famiglia pensava che la vita ci avrebbe
offerto una seconda possibilità. Ho raccontato la stessa cosa ai miei bambini,
che la vita sarebbe cambiata in meglio e loro lo raccontano a Veronica, la mia
nipotina. La gente dice che siamo astiosi e da rimproverare perché di
auto-isoliamo, ma noi diciamo ad ogni nuova generazione di Rom che saranno
inclusi ed accettati, ed ogni volta assomiglia a un tradimento."
Di Fabrizio (del 20/08/2008 @ 15:55:04, in Italia, visitato 1957 volte)
Ricevo da Roberto Malini
COMUNICATO STAMPA - 19 agosto2008
Oggi, martedì 19 agosto, intorno alle ore 15, a Pesaro, di fronte al
teatro Rossini, davanti alla gelateria "Lo Zio Marco" il giovane
Ionut Grancea, 17nne Rom romeno, fratello dell'attivista Rom del Gruppo
EveryOne Nico Grancea , è stato aggredito da un italiano mentre
chiedeva l'elemosina di fronte al locale.
Il ragazzo è stato avvicinato dall'uomo, sui 35 anni, che, uscendo
dalla gelateria, lo apostrofava con parole minacciose: "vattene subito di
qui!". "Ho risposto che non stavo facendo niente di male, che sono povero e sono
costretto a mendicare per sopravvivere" è riuscito a raccontare in preda al
panico il giovane Ionut agli attivisti del Gruppo EveryOne che lo hanno
soccorso. "Mi ha detto ‘vattene o ti brucio vivo". Alla minaccia, è
seguito un violento pugno all'altezza della tempia sinistra e un breve
inseguimento, con l'obiettivo di pestare a sangue il giovane.
"E' l'ennesimo, vergognoso episodio di violenza razzista che si verifica in
Italia" commentano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario
Picciau, i leader del Gruppo EveryOne. "Negli ultimi tempi, fra Rimini,
Pesaro e Fano si sono verificati gravissimi episodi di intolleranza razziale mai
stigmatizzati dalle Istituzioni locali: il pestaggio di una ragazzina Rom
incinta sulla passeggiata, di fronte a decine di italiani indifferenti; un
giovanissimo Rom romeno schiaffeggiato, insultato e minacciato da razzisti
italiani, sempre davanti a testimoni senza alcuna volontà di difenderlo;
l'attivista Nico Grancea, membro del nostro Gruppo, minacciato di morte. E'
necessario che le istituzioni, le autorità e la stampa locale assumano una
posizione forte e smettano di voltare la faccia dall'altra parte di fronte ad
azioni che ci riportano agli anni dei manganelli e dell'olio di ricino"
continuano i rappresentanti di EveryOne. "Nessuno dei tanti che gustavano
il loro gelato mentre Ionut veniva preso a pugni ha mosso un dito per fermare
l'aggressore, né si è alzato dal proprio tavolo per soccorrere il ragazzo:
la gente continuava indifferente a conversare, come niente fosse, e questo è un
particolare ancora più raccapricciante".
Dopo l'intervento dei Carabinieri, che hanno identificato l'aggressore,
rilevandone i dati grazie alla segnalazione della famiglia del ragazzo
aggredito, Ionut è stato condotto al pronto soccorso dell'Ospedale San
Salvatore dolorante, in preda a vertigini e in forte stato confusionale: per
lui un "trauma contusivo della guancia e della regione zigomatica sinistra
con arrossamento abraso, dolore e vertigini a seguito di percossa" e 5
giorni di prognosi.
"La città di Pesaro deve ritrovare il suo spirito democratico e
accogliente", proseguono gli attivisti "perché nonostante le lodevoli
promesse del sindaco Luca Ceriscioli relative all'avvio urgente di un
programma di integrazione e sostegno, finora la piccola comunità Rom romena
che vive in città ha subito ogni genere di vessazione e umiliazione e vive
tuttora in condizioni di povertà ed emarginazione gravissime, nonostante la
commissione del Parlamento Europeo in visita ai campi Rom d'Italia abbia scelto
i suoi membri quali esempi della condizione di persecuzione cui è soggetto il
popolo Rom nel nostro Paese. Oltretutto" affermano ancora Malini, Pegoraro e
Picciau "è stato comunicato dalle autorità alle famiglie Rom di Pesaro che a
fine agosto, contraddicendo le promesse del sindaco, verranno messe in mezzo
alla strada. Ebbene, in quelle famiglie vi sono donne e uomini sofferenti
di gravi patologie oncologiche e cardiache, bambini anche di pochi giorni e
persone in condizioni di grave denutrizione. Questo sgombero contro cui
il nostro gruppo si oppone con indignazione causerebbe un'ulteriore
tragedia e un'ulteriore dimostrazione di natura xenofobica di fronte alla quale
il sindaco Luca Ceriscioli non può restare indifferente. Ricordiamo"
concludono "che la Questura della città di Pesaro ha affisso per le strade
della città marchigiana, e nelle botteghe, locandine che ricordano gli anni
delle leggi razziali. Una di queste locandine invita la cittadinanza a
chiamare le autorità nel caso vedano per le strade nomadi. Questo in
contravvenzione delle direttive del Parlamento Europeo, della Costituzione
italiana e delle convenzioni internazionali che proteggono i diritti dei popoli
e tutelano i diritti umani".
Il Gruppo EveryOne porterà all'attenzione immediata della Commissione
Europea, del Parlamento Europeo e del Consiglio UE, il grado di indifferenza,
approssimazione e negligenza con cui spesso autorità e istituzioni locali
italiane reagiscono di fronte a episodi di matrice puramente razzista,
lesivi dei diritti fondamentali e della dignità dell'individuo, come quello di
oggi, e nel frattempo invita il sindaco Ceriscioli a condannare pubblicamente
il gesto, esprimendo solidarietà al ragazzo e a tutta la comunità Rom colpita".
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
Tel: (+ 39) 334-8429527 – (+ 39) 331-3585406
www.everyonegroup.com
:: info@everyonegroup.com
PS: Su
Il Resto del Carlino
Di Fabrizio (del 20/08/2008 @ 18:46:02, in media, visitato 7481 volte)
Chi segue i blog, sa che ce ne sono altri, oltre a quelli
citati.
Ciao Maria Grazia
Rom e Sinti nomadi virtuali - di Alessia Grossi sull'Unità "Dal falò alla Rete". Questo è il titolo di
uno dei tantissimi post inseriti in uno dei siti delle comunità Rom Sinti e Kalè in Italia e nel mondo. A parlare della propria storia,
della storia dei propri passi e del difficile cammino verso l'integrazione nei
paesi d'approdo sono proprio loro. I nomadi, i gitani, gli zingari, comunità una
volta viandanti oggi sempre più stabili e alla ricerca di uno spazio integrato.
Sul web scrivono, si informano e si ritrovano virtualmente dopo secoli di
cammino. I luoghi sono quelli di tutti i cybernauti: blog, siti dedicati e in
questo caso completi di mappe virtuali.
Le più note finestre sulla comunità online del popolo nomade - oltre a quello
della Federazione
Rom e Sinti insieme - sono "Mahalla"
che raccoglie le comunità Sinti, Rom e Kalè da tutto il mondo e
"Sucar Drom" dove
la foto sotto l'apertura - uno striscione con su scritto: "Non vi vogliamo vi
odiamo" - augura a tutti buone vacanze. C'è poi il sito dell'Unione del Popolo
Gitano, organizzazione riconosciuta dalle Nazioni Unite che raccoglie le notizie
sui gitani in tutto il mondo.
Ma la comunità raccoglie siti di tutti i tipi. Portali della cultura Rom e
Sinti come
"Bjoco" o "Vurdòn"
dove la cultura si incontra con la storia, quella più cruenta. Così ad aprire il
sito è il "manifesto sulla purezza della razza" pubblicato settant'anni fa,
quello da cui scaturirono le leggi razziali. Sotto al link del testo la
petizione contro la schedatura voluta da Maroni e la ormai celebre fotografia
della bimba rom che dà un dito per il ministro dell'Interno italiano.
Ma quella creata in Rete - cronaca a parte - è una nuova idea di comunità
collegata non dai lunghi cammini e secolari spostamenti ma da una capillare
mappatura di siti, link e post che si richiamano tra loro. E se li apri ti si
apre una mappa di collegamenti. Dalla comunità Rom passi a quella Sinti, a blog
singoli, tutti legati dalla nuova frontiera del nomadismo. Sul sito di Mahalla
c'è una
mappa virtuale, ad esempio, che ti permette di vedere gli appartenenti alla
comunità in tutto il mondo. Dall'Australia alla Colombia, dal Canada alla
Finlandia. Ad ogni omino virtuale corrisponde un nomade vero che così può
facilmente tenersi in contatto senza troppi spostamenti.
È una nuova idea di comunità, insomma, non legata solo alle tradizioni e alla
difesa gelosa delle appartenenze ma anche di un territorio di riscatto e di
integrazione con un mondo che nutre diffidenza e timore nei loro confronti.
Pagine che trasmettono storie, problemi, testimonianze di una cultura di
migrazioni che dura da più di cinque secoli. Ma che sanno anche raccontare
piccole, buone notizie come quelle dei tanti rom e sinti che sono riusciti a
diventare importanti artisti,
musicisti, sportivi ed esponenti della cultura nel nostro paese.
Peccato che per ora resti ancora aperto l'interrogativo dell'articolo con cui
apre Mahalla, ripreso da The Guardian: "Perché gli italiani ci odiano?".
Da
Mundo_Gitano
ELTIEMPO.COM vida de hoy I bambini gitani in Colombia convivono tra la
modernità ed i loro costumi ancestrali Por: JOSÉ ALBERTO MOJICA P.
Foto: Claudia Rubio / EL TIEMPO Nella casa di Geraldín, in un quartiere della
zona 3 a ovest di Bogotá, vivono 23 persone. Suo papà è un artigiano del rame
A Bogotá passano inosservati perché sono immersi nella società. Dicono
che qui stanno meglio che in altri paesi dove sono perseguiti. Cronaca
"Sì, sono Gitana", confessò Geraldín Gómez davanti ai suoi compagni di
classe, quando un'insegnante le chiese se era vero quello che si commentava
nella scuola, Questo successe appena un mese fa.
"Non l'avevo detto prima perché, anche se non è un segreto, non è neanche da
raccontare a tutti", dice la ragazza, 12 anni, studente di quinta della
primaria.
Le sue amiche, stupite, le chiedono con curiosità se vive nelle tende, come
mostrano le telenovelas e le pellicole, e poi le han chiesto di leggerle la
mano.
Anche se ha ereditato le tradizioni della sua cultura millenaria dai suoi
genitori e dai nonno, e domina la lingua del popolo Rom, la chiromanzia non le
piace. Di più, chiarisce che si tratta di arte con cui si nasce e che lei non
possiede.
Geraldín è quasi una donna, di più: una bella donna. E questo preoccupa sua
padre, un uomo forte che, come la maggioranza dei maschi Gitani, si guadagna la
vita come artigiano del rame.
E' uso sposarsi a 15 anni
In casa sua, dove vivono 23 persone, in un quartiere della zona 3 a ovest di
Bogotá, condivide una stanza con fratelli e genitori.
Per l'età e la bellezza di
Geraldín, il padre confessa di pensare di ritirarla da scuola. "Lo studio va
bene, però fuori, con i 'gadzhe' (non Gitani), può perdere le sue tradizioni.
Inoltre, è quasi una donna e gli uomini possono infastidirla", sostiene.
E oltre al futuro, che spera per sua figlia, come comandano le leggi del popolo
Rom, è che a 15 anni abbia già una famiglia, con un uomo della sua comunità.
Però lei, come in molti di questi tempi, la pensa diversamente. E questo,
secondo
Dalila
Gómez, Coordinatrice Generale del Processo Organizzativo del Popolo Rom di
Colombia (PRORROM) - che cerca di garantire i diritti collettivi del suo popolo
- si è convertito in un problema.
"Anche se hanno ereditato l'idioma ed i costumi, è impossibile pretendere che
siano uguali ai Gitani di altre epoche. Vivono una dualità: tra il mistico ed il
mondo contemporaneo", sostiene Dalila, una delle poche Gitane in Colombia che
hanno una professione precisa. E' ingegnere industriale e lavora per lo Stato.
Ha dovuto confrontarsi coi suoi genitori e con tutta la comunità quando
decise che, invece di sposarsi così giovane, voleva studiare.
Oggi non è solo la leader più visibile del popolo Rom nel paese, ma si è
convertita in un modello per i giovani.
Il suo mondo è il moderno
Dalila aggiunge che, da circa due decadi, i bimbi Gitani non hanno vissuto la
vita itinerante dei loro antenati, che il tema della chiromanzia e
dell'artigianato non li emoziona, e che le tendenze attuali come la musica e
Internet sono parte della loro quotidianità.
Nonostante, Geraldín afferma che i bimbi Gitani in Colombia sono fortunati,
rispetto ai loro coetanei in Europa.
Da poco, si è interessata alle notizie dall'Italia dove si è generata una
polemica sulla proposta del Governo di questo paese di prendere le impronte
digitali ai bambini di questa etnia al fine di evitare che mendichino.
Ed ha saputo anche che due bambine Gitane sono morte affogate in una spiaggia
italiana, di fronte allo sguardo indifferente dei turisti. "Questo è inumano, e
assurdo. Siamo persone come le altre, non una piaga come molti ci vedono", dice.
Geraldín rispetta le intenzioni di suo padre, però spera che comprenda che i
tempi sono cambiati e che lei può ottenere una professione senza smettere di
essere Gitana, come ha fatto Dalila, sua zia. Tanto che vuole montare una
propria accademia di danza ed essere cantante, mentre va all'università.
"Nessuno sa cosa può succedere col futuro della bimba, però io l'appoggio.
Voglio che studi e abbia una vita migliore. Essere Gitano, andare da un posto
all'altro, non avere nulla, è molto difficile", dice sua madre, Miryam.
Geraldín sa che ha davanti una lotta ferrea col suo destino. Non vuole
ripetere la storia di sua madre, vuole diventare un professionista, senza
smettere di essere una buona Gitana.
"Il futuro per i Gitani non esiste. Il futuro è oggi e ora. Aspettiamo di
vedere cosa succede quando arriva il momento di decidere", dice.
Qui vivono in 5.000
In Colombia, secondo il censimento del 2005, vivono circa 5.000 gitani. Di
questi, 1.446 sono minori. Sono considerati come etnia dallo Stato dal 1998.
Gli uomini vivono del commercio informale, dell'artigianato dei metalli e del
rame e della riparazione di macchine pesanti. Le donne si dedicano alla
chiromanzia, al cucito ed alla cura della casa.
I gitani sono originari del nord dell'India. La loro presenza in Colombia
iniziò nel XIX secolo. Arrivarono in America Latina col terzo viaggio di
Colombo.
Bogotá, D.C., 16 de agosto de 2008.
Redacción Vida de Hoy. El Tiempo.
Di Fabrizio (del 21/08/2008 @ 10:50:31, in media, visitato 1872 volte)
TEATRO E DANZA
La complessa realta' degli zingari che vivono in Italia, in particolare in
Puglia, è al centro del documentario "Japigia Gagi" che il regista Giovanni
Princigalli ha presentato all’Istituto italiano di cultura di Buenos Aires.
Questo lavoro, ha indicato l’autore che era presente alla proiezione, ha
partecipato al 19/o Incontro di arte e cultura del "Mercosur" a Eldorado
(Argentina settentrionale).
"Jaipigia Gagi" è in sostanza un lavoro di "esplorazione" della comunità Rom di
Jaipigia, a Bari, che ha permesso di approfondire una cultura di cui si parla
molto, soprattutto per motivi legati alla sicurezza, ma di cui si conosce molto
poco.
Il regista la racconta attraverso il punto di vista di quattro suoi membri, una
ragazza di 17 anni rinchiusa in un istituto per minori che vuole tornare a casa
dai genitori, un’adolescente che sogna di fare la modella, una bambina di undici
anni che si rifiuta di andare a scuola perché vuole continuare a fare compagnia
alla madre che chiede l’elemosina ai semafori e un uomo di 35 anni che aspetta
che arrivi la figlia dalla Romania.
Princigalli, autore anche di Gli Errori Belli (2007) che tratta dei figli degli
emigranti italiani in America che vogliono imparare la lingua dei genitori, ha
vissuto in stretto contatto con gli abitanti di Jaipigia per oltre un anno.
L'intento del documentario, ha precisato, è quello di "andare oltre la figura
del rom che sta al semaforo, senza inseguire visioni romantiche e stereotipate".
Il film ha partecipato a oltre 40 concorsi internazionali, ricevendo numerosi
premi.
20/8/2008
Di Fabrizio (del 21/08/2008 @ 14:44:26, in lavoro, visitato 2449 volte)
Mi piacerebbe che pubblicaste un articolo di mia moglie che
è giornalista Bielorussa e scrive per varie testate locali qui a Messina.
Quest'articolo è elaborato da lei sugli ultimi resoconti di medici senza
frontiere. Il nome di mia moglie è IRYNA CHUMAKOVA.
grazie NICOLA PAVIA
Chi accoglie uno straniero accoglie un angelo
Una delle cose che amavo di più fare all’alba sin da piccolo, era quella di
passeggiare per la lunga e bianca spiaggia del mio villaggio, Nungua Beach,
sulle coste del Ghana.
Stavo ore ad osservare le lente onde del mare del Golfo di Guinea immaginandomi
un futuro provetto pescatore, mentre il vento caldo mi accarezzava il volto. Ed
è lo stesso vento del sud che ora mi secca la gola mentre alle 4:30 del mattino
attendo insieme ad altri venti miei coetanei, tutti immigrati e rigorosamente
irregolari, l’arrivo del camioncino che ci sceglierà e farà salire per andare a
lavorare. Sono un lavoratore stagionale qui, in un paese sperduto della Sicilia,
e so che un ennesima giornata dura e infernale sta per attendermi.
Ho dormito per terra in un cascinale abbandonato in aperta campagna con altri
quattro immigrati, di cui non so neanche il nome ed in silenzio ci siamo recati
all’alba all’appuntamento. Il camion arrivò, noi saltammo su sempre in silenzio,
posizionandoci sul retro, e aspettammo la partenza con lo sguardo sempre rivolto
a terra.
Arrivati a destinazione, ognuno di noi scese velocemente avviandosi presso la
serra più grande, dove già, come sempre ogni mattina, avevano sparso i vari
pesticidi; ce ne accorgemmo perché gli occhi cominciarono a bruciare, e le mani
si arrossavano ogni volta che raccoglievamo i pomodori .
Il tempo scorreva e il sole cominciava a bruciare ma sapevamo che non avremmo
visto acqua fino al pomeriggio, vietato fermarsi. I container lentamente si
riempiono mentre i polmoni bruciano per l’aria acida, la fine della giornata ed
il riposo era lontano, avremmo continuato così fino alle 19 di sera con un
piccolo stacco alle 13. La paga è sempre quella, circa 16 o 20 euro al giorno,
ma arriva sempre alla fine del mese e a volte si aspettano anche due mesi. Il
Caporale, cosi si chiama il capo squadra, oggi è in giornata sì, ha distribuito
una razione di acqua doppia, e mentre beviamo, il mio compagno di fila si piega
in avanti gridando dal dolore. Il caporale imprecando fa segno ad altri due tizi
a bordo coltivazione e così il poveretto viene caricato in macchina e portato
via. Verrà sicuramente abbandonato davanti un posto di guardia medica per non
avere guai, lui non ha i documenti.
Arriva così il fatidico fischio di fine lavoro, una vera liberazione. I padroni
se ne vanno e noi ci incamminiamo come zombi verso una Masseria distante dì lì a
poco. Senza acqua né luce, senza viveri e senza coperte, ci sono solo tre
materassi luridi e consumati, e noi siamo in 10…
Per i servizi igienici si va in fondo alle scale, al buio, in mezzo allo sporco
ed al puzzo incredibile, in silenzio. Qualcuno esce un pezzo di pane rancido,
un altro è riuscito a nascondere tre pomodori nelle mutande. Stabiliamo i turni
per utilizzare tre alla volta il materasso e l’odore pungente della stalla
dietro, nasconde l’odore dei nostri corpi. È pericoloso uscire la notte, ci sono
i ragazzi Italiani che possono menarti con bottiglie di vetro insultandoti. La
stanchezza ha finalmente il sopravvento, e gli occhi si chiudono e nella notte
mi ritrovo bambino, un bambino che sogna: "sicuramente da grande sarò un bravo
pescatore".
I dati sono stati presi dai resoconti annuali del gruppo onlus Medici Senza
Frontiere.
Iryna Chumakova
Di Fabrizio (del 22/08/2008 @ 00:09:21, in media, visitato 7286 volte)
Contemporaneamente all'articolo dell'Unità
di due giorni fa, è uscito anche questo lancio
ANSA.
20-AGO-08 18:43
NOMADI: IN VIAGGIO VERSO LA NUOVA FRONTIERA DELLA RETE /ANSA
TANTI I SITI 'FINESTRA' SUL MONDO DI ROM E SINTI (ANSA) - MILANO, 20 AGO -
Nomadi del web, nomadi del nuovo millennio. Ormai in disuso la pratica della
vita errante, i rom e sinti dell'era di internet viaggiano attraverso la rete
con blog, siti internet e portali dedicati. Nel web le diverse comunità si
incontrano, parlano, si scambiano informazioni e condividono problemi. Ma
soprattutto si fanno conoscere dal mondo che gli ruota attorno, quello che loro
stessi definiscono degli "stanziali". Gli italiani che, in modo sempre più
intenso negli ultimi mesi, hanno imparato a conoscere i nomadi tramite le pagine
di cronaca dei giornali e i tg per i furti di bambini, l'accattonaggio e il
rilevamento delle impronte digitali ai minori. Ci pensa il portale Mahalla,
specializzato in informazione dal 'mondo nomade', a rovesciare il luogo comune
sul popolo romanò, con una sorta di piccolo notiziario sull'Italia e l'Europa.
Racconta invece piccole storie quotidiane, legate alla sua provincia, il blog
dell'Associazione sinti italiani di Vicenza. "Tutto bene quando siamo in giro
per l'estate con le giostre ma quando, durante l'inverno, torniamo a casa e ci
rimaniamo per molti mesi, la gente comincia ad avere la paura del 'diverso'",
scrive Elvis Ferrari, presidente dell'Associazione sinti italiani. In un altro
post, c'é, invece, la storia di Domenico e Rosanna, rom lui e sinta lei, con una
figlia che da dieci anni si trova inchiodata al letto in stato di coma e
sopravvive grazie alla solidarietà della loro grande famiglia, composta da dieci
figli, che vivono grazie alla raccolta dei metalli. Dalle storie difficili ai
successi di grandi, piccoli nomadi. Come quella di Michele Di Rocco, il pugile
zingaro che ha addirittura difeso i colori dell'Italia alle olimpiadi di Atene.
O di Alexian Santino Spinelli, musicista e poeta rom, artista di fama
internazionale e, si legge sul suo curriculum sul sito dell'Associazione Thém
Romanò, "l'unico rom al mondo con due lauree ed una cattedra universitaria".
Partito da una roulotte in un campo di Pietrasanta, infatti, è arrivato, dopo
una laurea in lingue e l'altra al Dams all'università di Bologna, a insegnare
lingua e Cultura Romaní all'ateneo di Trieste. Tante, poi, le pagine web come 'Sucar
Drom', 'O Vurdon' e 'Nevo Drom' dedicate all'approfondimento sulle tematiche di
attualità e alle iniziative dei diversi comitati nati per valorizzare la cultura
Romanò nella penisola. Facile capire perché, il tema più caldo su cui si
spendono tante parole e commenti negli ultimi mesi, sia quello della schedatura
delle impronte per i bimbi rom. (ANSA).
PS: per i più esigenti,
QUI c'è una versione in portoghese
Di Fabrizio (del 22/08/2008 @ 09:15:01, in Europa, visitato 1885 volte)
Da
British_Roma
MigrantInfoSource - La Situazione della Comunità Rom di Glasgow
Di fronte a durezze, razzismo e discriminazioni crescenti nell'Europa
Centrale ed Orientale dopo la caduta dei regimi socialisti, i Rom sono fuggiti
in gran numero da una situazione che peggiorava, prima come richiedenti asilo e
poi, dal maggio 2004, come "nuovi" cittadini di un'Unione Europea allargata.
D'altro canto, sono stati incrociati da una nuova ondata di attitudini anti-Rom
emergenti nell'Europa Occidentale, sottolineata dalla speculazione dei media
sulle conseguenze, reali ed immaginarie, di un'immigrazione su larga scala dei
Rom dall'Est.
"Sproporzionalmente coinvolti da povertà e discriminati nell'impiego,
istruzione, sanità, servizi amministrativi e altri, affrontano ostacoli
considerevoli nel pieno godimento dei diritti umani e delle libertà
fondamentali"
Questo Rapporto riunisce la ricerca sull'esclusione sociale dei gruppi della
minoranza Rom in Europa e le loro sfide nel migrare in Europa Occidentale. Si
focalizza particolarmente sulla significativa comunità di Rom slovacchi a
Govanhill, Glasgow. Lo studio esamina il lavoro dei fornitori di servizio, e
guarda ai successi e alle sfide all'interno di una politica più vasta, politiche
sociali e contesti culturali.
Università della Scozia Occidentale. Commissionata e fondata
dall'Associazione di Cura e Salute della Comunità di Glasgow Sud Est e da Oxfam.
I risultati principali della ricerca:
- I governi, tanto a livello UK che scozzese, non solo hanno fallito nel
giocare la loro parte nella salvaguardia dei diritti dei Rom come gruppo
etnico riconosciuto in Europa, ma anche nel promuovere e far crescere la
consapevolezza dei diritti dei Rom entro la UK.
- Molti dei problemi dei Rom provengono dalla loro deliberata esclusione
dalla cittadinanza nei paesi UE da cui provengono. Questa esclusione è il
risultato di un razzismo profondo e radicati a tutti i livelli della
società.
- Dato il continuare della persecuzione ed esclusione dei Rom in
Slovacchia e Repubblica Ceca, non è illogico vedere i Rom come un gruppo che
continua ad essere "spinto" all'estero più che essere "attirato"
dalle promesse di impiego.
- I Rom si trovano principalmente nel lavoro part-time e temporaneo,
esclusi dalle principali strutture come risultato dai servizi d'impiego del
settore pubblico e dipendono dai "capibanda" per il lavoro e la casa. Come
risultato sono spesso incapacitati ad accedere ai benefici come il contratto
di lavoro, salario minimo, diritti pensionistici, vacanze pagate, congedo di
maternità e congedo pagato di malattia.
- Riguardo alla casa, i Rom sono particolarmente vulnerabili nella
dipendenza del settore privato, causa la loro situazione lavorativa e
conseguentemente sperimentano alti affitti, condizioni sotto gli standard e
accordi di locazione inesistenti. Questo porta al sovraffollamento dato che
le famiglie sono forzate a riunire le loro risorse, sfratti, e rapporti
forzati nella comunità come conseguenza di aumentati rumori e spreco.
- Le barriere nell'accedere ai centri dei servizi sanitari riguardano la
lingua e la cultura. Queste barriere impattano sulla capacità dei Rom di
registrarsi e sulla loro comprensione dei protocolli come la prenotazione
degli appuntamenti. Gli operatori sanitari hanno trovato livelli crescenti
di malnutrizione tra i bambini, sovraffollamento e infestazioni, tutti
portano a significativi rischi sanitari pubblici.
(English only)
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