Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 04/07/2008 @ 09:08:52, in Regole, visitato 1603 volte)
Da
Osservatorio sulla Legalità e sui Diritti
di Paola Pierantoni*
Eccoci ancora al volantino con cui la Lega Nord promuove la raccolta di firme
per abrogare la Legge regionale (ligure, ndr) sulla immigrazione. Nessun eco,
almeno recente, sulla stampa, molto scarne anche le tracce sulla rete. E' quindi
possibile che la cosa muoia lì.
Ma il punto è che questi volantini hanno girato, hanno avuto un loro percorso
popolare, hanno fatto 'opinione'. Normale dialettica democratica. Ma dove e come
si fa contro opinione allo stesso livello popolare? Chi va a raggiungere le
stesse persone per suggerire un pensiero più complesso, più articolato, più
responsabile? Con quali mezzi?
Qui non stiamo parlando di reti televisive, ma del più scontato e datato tra i
mezzi di comunicazione politica, che la Lega Nord non disdegna affatto
suggerendo ai passanti: noi siamo qui, in mezzo a voi, siamo persone popolari,
semplici, alla vostra portata. Vi interpretiamo, vi rappresentiamo. Siamo la
vostra anima.
Cosa contrapponiamo ai volantini della Lega? Mi vengono in mente volantinaggi e
assemblee nei luoghi di lavoro, feroci e feconde discussioni ai cancelli,
seminari di formazione e discussione stile '150 ore' sulle diversità, sulla
identità, sulla disuguaglianza, sulla discriminazione, sulla paura? ma mi sento
subito come il vecchio della canzone di Guccini.
Il volantino elenca inammissibili privilegi:
- Servizi sociali: libero accesso ai servizi sociali? Leggi: è uno scandalo che
un immigrato - non importa se bambino, anziano, donna incinta, con regolare
lavoro e permesso, invalido, abusato, sfruttato? - possa avere accesso ai
servizi sociali.
- Sanità: l'assistenza sanitaria e specialistica e non solo di pronto soccorso?.
Come dire: ad essere generosi agli immigrati può essere concesso di non crepare
per strada, ma l'assistenza sanitaria con tutti i punti e le virgole va
riservata alla categoria superiore dei 'non' immigrati.
-Istruzione: formazione del personale docente per l'educazione interculturale?.
Le scuole della Liguria sono prese d'assalto da ragazzine e ragazzini di almeno
un centinaio di nazionalità diverse? E'? già tanto che gli diamo un banco,
figuriamoci se dobbiamo buttar via soldi per tener conto della loro cultura.
Tutto intorno a noi si stanno costruendo le condizioni culturali ed emotive
della 'accettazione', quella che farà apparire almeno giustificabile l'assalto
al campo Rom; considerare come nulla di grave - e in fin dei conti quasi un
gioco - è la presa delle impronte dei bambini; ritenere in certi casi
ammissibile la discriminazione (vedi il recente pronunciamento della Corte di
Cassazione che ha giudicato ammissibile la campagna del sindaco di Verona per
cacciare gli zingari 'perchè dove arrivano ci sono furti'). (Vedi NOTA in calce)
Non intendo parlare di stelle gialle sugli abiti e di campi di sterminio, ma
penso a più domestiche vicende italiane: l'esclusione degli Ebrei dalle scuole,
dal lavoro, dai luoghi pubblici, le loro improvvise scomparse dai banchi di
scuola, dalle università. La domanda su come sia stata possibile a suo tempo
l'accettazione passiva di tutto questo tormenta molti di noi nati dopo la fine
della guerra. Non vorrei che ora ci venisse data l'opportunità di osservare il
fenomeno in diretta.
NOTA: in realta' la Corte di Cassazione non ha assolto Tosi e non ha
considerato accettabile la sua campagna, ha solo rimandato il caso alla Corte
d'Appello per una nuova sentenza anche perche', sottolinea, non risulta evidente
l'insussistenza del reato (cioe' potrebbe esserci reato, ma non nei termini
espressi dal tribunale d'appello).
La Corte d'Appello di Venezia aveva inflitto al sindaco di Verona due mesi di
reclusione e il divieto di svolgere propaganda politica per tre anni
riconoscendolo colpevole di aver diffuso idee basate sulla superiorita' e l’odio
razziale. Il sindaco aveva fatto ricorso.
La Corte di Cassazione ha sottolineato che "un soggetto" (non un'etnia) puo'
essere discriminato per i suoi comportamenti criminali ed ha valutato che
discriminare un popolo in base alla presunzione che 'gli zingari siano ladri' e'
un preconcetto, non e' razzismo perche' non si basa sulla presunzione di
superiorita'.
Pertanto la Corte ha solo fatto dei distinguo ed ha messo in guardia
dall'etichettare come razzismo un preconcetto, ma ha comunque concluso che "Il
contenuto del manifesto diffuso evidenzia elementi potenzialmente
discriminatori".
* da Osservatorio Ligure sull'Informazione
Di Fabrizio (del 04/07/2008 @ 09:34:47, in Europa, visitato 2143 volte)
Da
Hungarian_Roma
Scritto da Robert Hodgson - 01/07/08 - Alcuni leader Rom ed una parlamentare
Rom dopo un incontro tenutosi martedì scorso, dicono che un recente "festival di
villaggio" (falunap in ungherese) era in realtà una provocazione razzista tesa
ad intimidire la locale comunità zingara.
Durante l'evento in questione, le autorità del villaggio hanno invitato i
membri del gruppo di estrema destra Magyar Gárda (una branca in uniforme del
partito nazionalista Jobbik) ed una banda di motociclisti razzisti a quello che
normalmente è un giorno rustico tradizionale di musica, cibo e bevute.
Sabato 21 giugno, circa 150 membri della Magyar Gárda ed alcune dozzine
di motociclisti hanno sfilato, sotto scorta della polizia, attraverso l'area del
villaggio popolata dai Rom. La parlamentare Viktória Mohácsi, una delle
parlamentari europee Rom ungheresi,ha descritto l'evento come atto evidente di
intimidazione.
Minacce
Mohácsi ha denunciato di essere stata minacciata dal consigliere locale
András Bényi del villaggio di Fadd nell'Ungheria meridionale. Dopo aver citato
l'evento di Fadd come evidenza del crescere del sentimento antizigano in
Ungheria, durante la sessione plenaria del Parlamento Europeo lunedì scorso, ha
ricevuto una telefonata da Bényi. Il consigliere ha tentato di minacciare
Mohácsi, dicendo"non dovresti difendere gli Zingari criminali" e "noi siamo più
di voi".
Rispondendo alle domande dell'agenzia MTI, Bényi ha riconosciuto di aver
chiamato Mohácsi ma nega di aver fatto minacce. Riguardo le parole di Mohácsi a
Strasburgo, ha detto "non si dovrebbero usare i soldi di chi paga le tasse per
denunciare il proprio paese, e nemmeno dire che gli Zingari sono stati attaccati
a Fadd".
La parlamentare ha chiesto dove si trova l'autorità per impedire simili
oltraggi, perché il lato razzista di tali riunioni è sottaciuto nei rapporti, e
perché sia stato permesso ai paramilitari di Magyar Gárda di marciare per le
strade.
Giorni numerati
In coincidenza, lunedì il Tribunale Cittadino di Budapest si ricostruirà per
la terza volta per decidere il futuro della Gárda. Durante la scorsa audizione
preliminare del 19 maggio, la corte venne recintata per prevenire interruzioni
di dimostranti.
Il caso è stato portato dall'Ufficio del Procuratore Capo di Budapest, che
vuole vedere abolita la Gárda perché svolgerebbe attività non contemplate
nell'atto di fondazione dell'organizzazione. Cita anche una parata del gruppo
nel villaggio di Tatárszentgyörgy, che l'ufficio del procuratore lamenta violare
i diritti umani degli abitanti Rom.
Il gruppo in uniforme è registrato ufficialmente come organizzazione
culturale, ed i suoi fondatori - tra i quali Gábor Vona, il capo di Jobbik -
reclamano di esistere per proteggere l'eredità culturale ungherese e fornire
assistenza in tempo di emergenza nazionale.
Vona ha detto che se la Gárda verrà smantellata come risultato di un giudizio
del tribunale, si riformerà sotto un altro nome.
Di Fabrizio (del 04/07/2008 @ 15:50:54, in blog, visitato 3644 volte)
Comunicato stampa di
Luciano Muhlbauer
La schedatura etnica dei rom, con o senza impronte digitali, è stata imposta
ai Prefetti di Milano, Roma e Napoli dalle tre ordinanze governative gemelle di
fine maggio. E questo è risaputo. Ma quello che non si sa è che il Comune di
Milano, come spesso accade in questo campo, aveva largamente anticipato i tempi,
realizzando un censimento etnico già negli anni scorsi e senza neppure attendere
coperture normative.
Questo è quanto emerge da una fascicolo di 116 pagine del Nucleo Problemi del
Territorio della Polizia Municipale di Milano, che raccoglie i risultati del
lavoro di censimento effettuato tra l’ottobre 2006 e il dicembre 2007.
Un’indagine molto dettagliata, composta da schede relative a 12 campi
autorizzati, 4 "campi non autorizzati ma consolidati", 13 insediamenti abusivi e
persino a 9 insediamenti di "nomadi giostrai".
Se si trattasse di un semplice censimento delle baraccopoli esistenti a
Milano sarebbe senz’altro un’operazione lodevole e utile, ma purtroppo c’è ben
altro. Colpisce, infatti, la meticolosità con la quale le singole schede
classificano etnicamente gli abitanti degli insediamenti, soprattutto di quelli
regolari e semi-regolari. E così, sotto la voce "nazionalità" non troviamo
semplicemente l’indicazione della cittadinanza delle persone rilevate, che a
volte persino manca, bensì l’appartenenza a un gruppo o sottogruppo zingaro.
Ma facciamo degli esempi concreti. La scheda relativa al campo autorizzato di
via Bonfadini rileva la presenza di 25 famiglie per un totale di 127 persone, di
cui 40 frequentano la scuola elementare e media. E sotto la voce "nazionalità"
indica testualmente: "Sinti Abruzzesi (Lombardi) Rom Harvati". Quella relativa
al campo autorizzato di via Idro registra 30 famiglie per un totale di 120
persone, di cui 27 sono iscritte alla scuola dell’obbligo, e come nazionalità
indica "Sinti italiani (Lombardia Veneto Friuli) Rom Harvati (Croazia)".
Tuttavia, per capire fino in fondo il concetto di "nazionalità" impiegato
dagli uomini del vicesindaco De Corato occorre andare alle prime pagine del
fascicolo, dove con piglio etnografico vengono enumerati i gruppi zingari "di
più antica immigrazione" e "di immigrazione più recente" presenti sul
territorio. Tra i primi troviamo ad esempio i "rom abruzzesi e molisani" e si
sottolinea che sono giunti nell’odierna Italia nel lontano 1392. Cioè, 600 anni
fa e secoli prima che si formasse lo Stato italiano. Eppure, la Polizia Locale
milanese li considera ancora immigrati, sebbene di antica data, e pertanto non
li ritiene degni della semplice dizione "cittadini italiani"!
Insomma, date le informazioni molto dettagliate contenute nelle singole
schede, che peraltro comprendono altresì le intestazioni delle utenze di gas ed
elettricità o la presenza di animali, è evidente che la Polizia Locale sia da
tempo in possesso di una banca dati separata e specifica che classifica delle
persone, di cittadinanza italiana e non, su base etnica. E ciò non è
semplicemente un fatto di inaudita gravità dal punto di vista morale e civile,
ma soprattutto illegale.
Post Scriptum: Il Prefetto di Milano, Lombardi, aveva iniziato le operazioni di
"censimento" dei "nomadi" nel campo autorizzato di via Impastato, perché non si
sapeva bene chi e in quanti ci vivessero. Decine di persone di ogni età, tutte
di cittadinanza italiana e tutte iscritte all’anagrafe, furono messe in fila
alle 5.30 del mattino da una settantina di agenti delle forze dell’ordine.
Furono fotografate le loro carte d’identità, rilasciate dal Comune di Milano, e
fu finalmente stabilito che erano in 33. Bene, ora prendete la scheda relativa a
via Impastato nel rapporto della Polizia Locale 2007 e leggerete il seguente
numero: 33.
Insomma, le istituzioni non hanno saputo nulla che non sapessero già, ma in
cambio si sono raccontate un sacco di frottole all’opinione pubblica e,
soprattutto, 33 persone, colpevoli unicamente di essere zingari, sono state
umiliate e messe alla gogna.
Di Fabrizio (del 05/07/2008 @ 00:00:27, in Italia, visitato 1502 volte)
Ricevo da Roberto Malini
COMUNICATO STAMPA 4 luglio2008
SESTO FIORENTINO: EMERGENZA UMANITARIA PER OLTRE 120 ROM SGOMBERATI DAL
SINDACO GIANASSI, CHE RIFIUTA IL DIALOGO CON LE ASSOCIAZIONI
GRUPPO EVERYONE: "AZIONE INCIVILE. CHIEDIAMO LE IMMEDIATE DIMISSIONI DEL
SINDACO E L’INTERVENTO DELL’ANCI E DELLA COMMISSIONE EUROPEA"
Ieri notte, nella zona di Osmannoro, a Sesto Fiorentino (FI),
oltre 120 persone di etnia Rom, per la maggior parte donne, bambini e
minori sotto i 17 anni, si sono ritrovate senza alcun giaciglio in seguito
allo sgombero improvviso ordinato dal sindaco Gianni Gianassi del Partito
Democratico, nel corso del quale ogni baracca è stata demolita dalle
forze di Polizia, con tutti gli effetti personali dei Rom all’interno.
Bambini di pochi mesi, ragazzi e adulti sofferenti di diverse patologie
cardiache si sono ritrovati in mezzo a una strada, senza assistenza
sanitaria, senza acqua, senza un tetto sotto il quale dormire.
"Ciò che è avvenuto" dichiarano i leader del Gruppo EveryOne Roberto
Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau "è frutto della campagna
xenofoba e razziale propria delle Istituzioni italiane, e deve essere non solo
stigmatizzato dal Parlamento Europeo e dalla Commissione UE, ma
oggetto di una denuncia degli organismi internazionali per i diritti umani.
Veri e propri pogrom come questi" continuano gli attivisti "dimostrano quanto
anche le Istituzioni locali, indipendentemente dall’orientamento politico dei
suoi rappresentanti, stiano portando avanti con ogni mezzo una persecuzione
ai livelli del regime nazi-fascista degli anni Quaranta".
Questa mattina una delegazione di attivisti composta dal Gruppo EveryOne,
dall’associazione L’Aurora onlus di Firenze, dall’ex deputato Mercedes
Frias, dal Centro di Documentazione Carlo Giuliani e dai Verdi
della Toscana ha chiesto, presentandosi al Municipio di Sesto Fiorentino con
alcuni dei nuclei famigliari sgomberati, un urgente incontro con il sindaco
Gianassi per studiare una soluzione all’emergenza socio-sanitaria e abitativa
delle decine di famiglie coinvolte, molte delle quali si sono stabilite in
queste ore, temporaneamente, all’interno di una fabbrica abbandonata nelle
vicinanze dell’insediamento sgomberato.
"Il sindaco Gianassi," dichiara Matteo Pegoraro di EveryOne, componente la
delegazione "che aveva convocato per le 12 una conferenza stampa in merito allo
sgombero, ha impedito l’accesso all’interno del Municipio a noi attivisti,
con un cordone di Vigili Urbani che bloccava l’ingresso, e ha concesso
l’ingresso solo a tre giornalisti." Mercedes Frias, ex deputato di
Rifondazione Comunista, ha contattato al telefono direttamente il sindaco
Gianassi che, alla richiesta di un incontro, ha risposto: "Non me ne
frega un cazzo".
Alla richiesta di cinque attivisti di essere ricevuti al più presto per
ricercare una soluzione pacifica e costruttiva all’intera vicenda, il sindaco
ha accettato, ammettendo gli esponenti delle associazioni umanitarie ma
impedendo l’accesso a Mercedes Frias, che è stata costretta dai Vigili Urbani e
dai funzionari comunali a rimanere fuori.
"Gianassi si è subito presentato a noi con atteggiamento scontroso"
continua Pegoraro. "Ha affermato che lui agisce secondo la legge, e chi non è
residente a Sesto Fiorentino, e dunque tutte le oltre 120 persone sgomberate,
non è di sua competenza e non deve permanere nel territorio. Dopo di che" spiega
l’attivista "alla mia affermazione che non si possono lasciare dei bambini di
pochi mesi, donne e uomini malati in mezzo a una strada e che esistono
direttive e risoluzioni europee che tutelano il popolo Rom, ha concluso:
‘Denunciatemi’ e ha abbandonato l’incontro, iniziato da un paio di minuti".
Gli attivisti, minacciati da alcuni funzionari di essere allontanati dalla
Forza Pubblica se non avessero immediatamente lasciato il Municipio, sono
stati costretti a uscire.
"Non ci rimane" afferma EveryOne "che chiedere le immediate dimissioni del
sindaco Gianassi per il comportamento inconcepibile adottato anche nei
confronti di noi cittadini. Auspichiamo un intervento in tal senso da parte
dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e del suo presidente,
nonché sindaco di Firenze, Leonardo Domenici. Infine" concludono i
rappresentati del Gruppo "ci attiveremo affinché la Commissione Europea e gli
eurodeputati abbiano modo, già nella sessione plenaria di lunedì a Strasburgo,
di discutere di quest’emergenza e prendere provvedimenti. Solleciteremo
inoltre i Parlamentari italiani radicali affinché depositino al più
presto un'interrogazione urgente al Ministero dell'Interno".
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
Tel: (+ 39) 334-8429527
www.everyonegroup.com
:: info@everyonegroup.com
A Milano lunedì 7 giugno, a partire dalle ore 14.00, si terrà un presidio
davanti alla Prefettura di Milano per chiedere la revoca dell’Ordinanza n. 3677,
30 maggio 2008, "Disposizioni urgenti di protezione civile per fronteggiare lo
stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel
territorio della regione Lombardia".
L’ordinanza, come ribadito dal Ministro Maroni, è già in vigore dal 30 maggio e
impone al Prefetto Lombardi, Commissario per l’emergenza "nomadi", di provvedere
immediatamente alle seguenti azioni:
- "monitoraggio dei campi autorizzati in cui sono presenti comunità nomadi ed
individuazione degli insediamenti abusivi" (articolo 1, comma 2, punto "b");
- "identificazione e censimento delle persone, anche minori di età, e dei nuclei
familiari presenti nei luoghi di cui al punto b), attraverso rilievi
segnaletici" (articolo 1, comma 2, punto "c).
Tale provvedimento è inutile e discriminatorio. Inutile, perché il Prefetto
Lombardi potrebbe acquisire i dati precisi sulle presenze nei cosiddetti "campi
nomadi", direttamente dagli Uffici anagrafici comunali. Discriminatorio perché
porterà a fotosegnalare dei bambini in tenera età e non solo per la sola "colpa"
di vivere in un "campo nomadi".
Il Ministro Maroni, alla Camera dei Deputati, ha affermato che il "censimento"
sarà effettuato in tutti i "campi nomadi" senza alcuna distinzione, coinvolgendo
quindi anche Cittadini italiani. Il rilievo delle impronte digitali di Cittadini
italiani incensurati e di minori è anticostituzionale e discriminante.
Ad oggi le impronte digitali possono essere rilevate ad un Cittadino italiano
quando è arrestato o accusato di un reato. Inoltre, un Cittadino italiano che
richieda la carta d’identità elettronica (solo pochi Comuni lombardi offrono
questo servizio) è obbligato al rilievo dell’impronta dell’indice sinistro.
Questa misura è prevista anche per i minori con più di quindici anni. E’ da
rilevare che non è obbligatorio avere la Carta d’Identità, come documento
d’identificazione può valere ad esempio la patente di guida che non prevede il
rilievo delle impronte digitali. E comunque molti Comuni oggi non rilasciano la
carta d’identità elettronica perché non sono dotati della strumentazione
adeguata.
Secondo la normativa in vigore oggi in Italia un Cittadino italiano potrebbe
quindi non subire il rilievo delle impronte digitali e se volesse espatriare
potrebbe utilizzare il Passaporto. Oggi per il rilascio di questo documento
d’identità non vengono rilevate le impronte digitali.
In ultimo, è chiaro a tutti che questo "censimento" è rivolto solo ed
esclusivamente a Sinti e a Rom perché nei "campi nomadi" risiedono solo questi
Cittadini. Ma in Italia un’appartenente ad una minoranza etnica può essere
riconosciuto dallo Stato italiano per la sua appartenenza etnica solo
volontariamente, cioè deve essere lo stesso Cittadino che autonomamente e
volontariamente dichiara la propria appartenenza per poter godere dei diritti
sanciti dalla legge 482/1999.
In ultimo, non ci sarebbe nessun controllo su come questi dati sarebbero
utilizzati, tant’è che lo stesso Garante per la privacy ha rilevato che tali
modalità potrebbero coinvolgere delicati problemi di discriminazione, che
possono toccare anche la dignità delle persone e specialmente dei minori.
Per queste ragioni i Sinti italiani, insieme alle associazioni Sucar Drom e
Nevo Drom, presidieranno la Prefettura di Milano in Corso Monforte per chiedere
l’immediata revoca dell’Ordinanza n. 3677. I Sinti lombardi invitano tutti i
cittadini, i politici, gli intellettuali, i religiosi e la società civile a
partecipare per riaffermare i valori sanciti dalla Costituzione italiana.
Per informazioni Ministro di Culto Davide Casadio (MEZ), telefono 334 2511887,
e-mail casadio1970@libero.it,
sucardrom@sucardrom.191.it,
nevodrom@nevodrom.it
Di Fabrizio (del 05/07/2008 @ 09:24:00, in Italia, visitato 1467 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Lunedì 7 luglio - dalle 17 alle 20 - Piazza dell'Esquilino, Roma
"Siamo tutte e tutti Rom". E' la parola d'ordine con cui l'Arci, invita a
partecipare il prossimo lunedì ad una raccolta volontaria di impronte.
"E' già iniziata la schedatura e la rilevazione delle impronte digitali dei rom,
minori compresi, nei campi nomadi - afferma in una nota il responsabile
immigrazione dell'Arci, Filippo Miraglia - con lo scopo di "censire" quanti vi
risiedono. Una misura fortemente voluta dal ministro Maroni, nonostante
l'indignazione con cui è stata accolta da gran parte dell'opinione
pubblica". "Forti perplessità sulla legittimità di un simile provvedimento -
ricorda Miraglia - ha espresso anche il Commissario europeo ai diritti umani.
Associazioni laiche e cattoliche, italiane e internazionali, intellettuali,
artisti, giornalisti, politici hanno denunciato il razzismo di questa misura
giudicata un grave vulnus della democrazia e della Convenzione per la tutela dei
diritti del fanciullo. Un atto discriminatorio e persecutorio".
"E' necessario - sottolinea quindi il responsabile immigrazione dell'Arci - dare
visibilità, anche con azioni simboliche, alla nostra indignazione. Il 7 luglio,
a Roma, in Piazza Esquilino, dalle 17 alle 20, l'Arci, col sostegno dell'Aned,
organizzerà una 'schedatura' pubblica e volontaria, raccogliendo le impronte
digitali delle cittadine e cittadini italiani che condividono la nostra
protesta. Centinaia di impronte che invieremo al ministro con un messaggio:
"siamo tutte e tutti rom". Con noi, a farsi "schedare", ci saranno anche Moni
Ovadia, Andrea Camilleri, Dacia Maraini, Ascanio Celestini e tanti altri. A
tutte le forze politiche di opposizione, alle forze democratiche, alle
associazioni, ai media, ai singoli - conclude Miraglia - chiediamo di aiutarci a
fermare questo scempio della vita civile e democratica del nostro paese, in cui
il razzismo è ormai pratica di governo".
Sommosse mailing list
Sommosse@inventati.org
https://www.autistici.org/mailman/listinfo/sommosse
Questa notte è morto Andrea Bertol, amico personale e figura storica
dell'Opera Nomadi Milanese e Nazionale.
Una malattia che non lascia speranze se l'è portato via e con lui un po' di
tutti noi.
Andrea fu uno dei maestri "Lacio Drom" ad occuparsi in prima persona della
scolarizzazione dei bambini rom, insieme ad alcuni che compaiono in questo
stesso indirizzario e da allora non aveva più abbandonato i problemi che
attanagliano la vita di queste comunità, rimanendoci vicino e seguendoci in ogni
occasione.
Il suo ricordo, così come il peso della sua assenza, rimarrà sempre parte di
noi.
Giorgio Bezzecchi - Maurizio Pagani
Di Fabrizio (del 05/07/2008 @ 21:00:48, in Italia, visitato 1443 volte)
Da
L'Unità
di Davide Madeddu
Il cappellano del carcere ospita nella comunità di Arborea i rom sfrattati da
Terralba, poco distante da Oristano. La storia è presto spiegata. Qualche
giorno fa la comunità rom di Terralba viene sfratta e le baracche, realizzate
abusivamente alla periferia del paese demolite. In soccorso delle 47 persone, 26
bimbi e 21 adulti arriva don Gianni Usai, cappellano del carcere di Isili e
fondatore della comunità Il Samaritano che mette a disposizione degli sfollati
un piazzale attrezzato nell'azienda agricola che ospita la comunità. «Cosa
potevo fare- spiega don Gianni - sono stati cacciati dal campo di Terralba e non
sapevano dove andare. Nei loro occhi ho letto la disperazione, mica potevo
tirarmi indietro o girare la faccia dall'altra parte. Eppoi è ora di finirla
con questa storia che i rom sono ladri e via dicendo. Se vivono ai margini è
perché nessuno li vuole vicino. Rispetto agli altri partono da una posizione
svantaggiata».
Don Gianni Usai, 63 anni è il fondatore della comunità che si occupa di dare
assistenza e supporto ai detenuti in espiazione esterna, ai sofferenti psichici
e alle vittime di violenze. Per 20 anni è stato cappellano della colonia penale
di Isili e conosce molto bene il mondo della sofferenza, della detenzione e le
difficoltà che incontra «chi vuole rientrare nel mondo dei normali». Per questo
motivo non ci sta a giocare la partita del «tutti contro gli zingari, perché non
vero che sono tutti ladri e non è vero che sono tutti fannulloni». Non è certo
un caso che sia stato proprio lui, non molto tempo fa (nel 2005) a battersi
perché i piccoli rom di Terralba potessero andare a scuola e imparare a leggere,
scrivere e studiare «e giocare come tutti i bimbi di 6 o 10 anni».
«Li conosco da quando erano piccolissimi, sono stati loro a chiedere il nostro
aiuto - racconta -, erano disperati e terrorizzati, hanno visto poi le loro case
buttate giù con le ruspe». Da Terralba alla comunità di Arborea il passo è
breve. «Abbiamo messo a disposizione un piazzale, sistemato il tendone e altri
strumenti perché possano vivere decentemente - racconta don Usai - d'altronde è
il minimo che si potesse fare per bimbi e famiglie che, per ignoranza altrui e
senza motivo, sono state emarginate dal mondo cosiddetto normale perché,
diciamolo chiaramente, chi è povero dà fastidio».
E nel nuovo campo, sistemato alla fine di una strada con gli alberi di
eucaliptus ai lati, e le coltivazioni floride, i bimbi hanno ripreso a
sorridere. «Qui da noi hanno scoperto i giocattoli, hanno scoperto i pelouches -
racconta ancora - ma quali ladri, ma lasciamo perdere queste cose. Questi sono
bimbi come tutti gli altri, non vedo perché si debba continuare con questa
discriminazione o magari pernsare a prendere le loro impronte, ma stiamo
scherzando?». Non nasconde le difficoltà incontrate per dare una mano alla
comunità rom don Gianni. «Molte amministrazioni comunali hanno paura di aiutare
queste persone perché temono una qualche rivolta delle popolazioni, e quindi
invece di intervenire stanno a guardare. Tutti molto spesso dimenticano che
l'aiuto puuò arrivare dando l'istruzione ai piccoli e insegnando un mestiere
agli adulti». Un argomento caro al fondatore della comunità, da tempo impegnato
in progetti di recupero e reinserimento degli ex detenuti in attività
lavorative. «Se non vengono messi in condizioni di imparare o di lavorare è
chiaro che nessuno poi li prenderà». Don Gianni però non nasconde le difficoltà
«provocate dal luogo comune che tutti gli zingari sono ladri». «I 26 minori
prima frequentavano le elementari di Terralba, adesso che sono in territorio di
Arborea non sappiamo se questi bimbi, che è bene ricordarlo sono nati in Italia
tra Oristano e Terralba, potranno frequentare le scuole o se invece dovremo
farne una da campo». Quanto alla proposta di prendere le impronte, don Usai non
ha dubbi. «Non esiste proprio, ma come potrà vivere un bimbo che "nasce
schedato"?»
Pubblicato il: 05.07.08
Di Fabrizio (del 06/07/2008 @ 00:06:15, in media, visitato 1534 volte)
Da
MicroMega
di Furio Colombo
LA FRASE DEL GIORNO
“Il ministro Maroni fa bene a mantenere il suo impegno. Se vogliamo aiutare i
piccoli zingari dobbiamo sapere chi sono”.
On. Prof. Franco Frattini, ministro degli Esteri, Repubblica Italiana.
Ma tu guarda le combinazioni. Il ministro dell’Interno Maroni (quello che
passerà alla Storia per la sua ferma decisione di prendere le impronte digitali
dei bambini Rom, metà dei quali italiani), e il ministro degli Esteri Frattini
(che sarà ricordato come l’unico uomo di governo che fa pressioni per
mandare in zone il più possibile rischiose di combattimento i soldati del Paese
che rappresenta), hanno appena finito di parlare del nobile progetto di sapere,
magari anche con la prova del DNA, chi sono davvero questi bambini Rom che
attentano, molto più che Mafia e Camorra e Al Qaeda, alla sicurezza di “un
grande popolo” (vedi discorso di Assunta Almirante, vedova di uno che di
impronte e di vere minacce al “grande popolo italiano” se ne intendeva).
Hanno, dicevo, appena finito di parlare in apertura di Tg1 (30 giugno) che
“segue notizia”: è in due parti, con una coincidenza che ha del miracoloso.
Parte 1: Quattro zingarelle (sic!) sorprese a rubare (dove? Ma nell’operoso
Veneto, che domande!) sono state “accompagnate” in un centro di raccolta
(mancano descrizioni dell’accogliente luogo). Ma le ingrate, profittando del
fatto che nessuno ha preso le loro impronte, sono fuggite.
Parte 2: Nonostante ciò: alcuni formidabili segugi le hanno prontamente
rintracciate tra la onesta e operosa folla del mercato italiano dove - veniamo a
sapere - “Avrebbero di nuovo rubato “pena percosse e sevizie del campo nomadi”.
Ma il Tg1 ci ha fatto sentire gli squilli di tromba della cavalleria di Maroni e
Frattini. Arrivano i nostri? Dentro il Tg, a distanza di due minuti
dall’annuncio, i piccoli zingari sono salvi e tamponati.
P.S. Il giorno dopo la magistratura competente ha dichiarato il caso “inventato”
e rimesso tutti (grandi e piccoli) in libertà. Si può capire che i giudici siano
così malvisti nel paese di Berlusconi.
Di Fabrizio (del 06/07/2008 @ 08:48:25, in media, visitato 1568 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Schedatura dei Rom con o senza rilievo impronte digitali: gli italiani sono
decisamente contrari
Abbiamo effettuato un sondaggio a Rimini, riservato esclusivamente ai cittadini
italiani. In questo periodo la località balneare romagnola ospita turisti
provenienti da tutta l'Italia e dunque il sondaggio è particolarmente
rappresentativo del clima che caratterizza il nostro Paese rispetto al progetto
di schedatura etnica dei cosiddetti "nomadi". La domanda posta a un campione di
786 cittadini era la seguente: Schedatura dei Rom (con o senza rilievo delle
impronte digitali): secondo il governo è un censimento che tutela sia le
esigenze di sicurezza della collettività che i diritti delle persone sottoposte
al provvedimento. Secondo le organizzazioni per i Diritti Umani si tratta,
al contrario, di una violazione della privacy e della dignità dei Rom. Lei è
favorevole o contrario? Il risultato del sondaggio va decisamente controtendenza
rispetto a sondaggi sullo stesso tema proposti da alcuni quotidiani e ripresi
dai politici: favorevole 255, contrari 519, indecisi 12. Schiacciante vittoria
del partito dei contrari e dato che, se confermato, attesterebbe un recupero da
parte del popolo italiano dei valori antirazzisti e solidali. A.B.
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