In Catalogna ci sono rinomati spettacoli di danza conosciuti come "i Gitani",
danze Zingare. Dovevano avere il compito di celebrare l'arrivo della primavera
danzando con vestiti molto colorati. A causa dell'obbligo cattolico di tenere 40
giorni di penitenza dopo il Carnevale, gli spettacoli possono essersi spostati
indietro nel periodo di Carnevale. Si sa che i Rom arrivarono in Spagna nel
1425. Chi rappresenta oggi questo tipo di danze sono gruppo folcloristici
chiamati "Esbart" in catalano. A quanto ne so, i Rom non sono soliti a far parte
di questi gruppi.
(il resto del messaggio è in catalano, spero di averlo tradotto
giusto... o quasi, ndr)
Proprio come indica il proprio nome, qualche tribù di vagabondi gitani
dovrebbe aver introdotto questa danza nella nostra terra, nella regione del Vallès.
Nel ballo antico, quello tradizionale, tutto dimostra la sua origine: il
vestiario, le forme d'interpretazione, la celebrazione delle ballate ed il
carattere allegro e fantasioso che li circonda, ben differente dalla seriosa
solennità che presiede la maggior parte delle danze catalane. Anche se è
palpabile al discendenza gitana, la nostra gente accettò di ballarlo,
convertendolo in folklore e, come sempre, è il popolo che decide cosa
incorporare nel proprio repertorio perché segua ad essere popolare. Nel corso
del tempo, sarà lo stesso popolo a dargli forme ben differenti fino a riformarlo
notevolmente, sino ad arrivare a "i Gitani" che conosciamo attualmente.
"I Gitani" non è considerato propriamente come un ballo, ma come uno
spettacolo tradizionale che si celebra annualmente nel periodo di Carnevale, in
differenti posti del
Vallès.
Milano 14 marzo 2009: una gradita segnalazione di Ivana K
Roman
Dijana Pavlovic - Rom Cabaret, frammenti serata "Rom e Sinti: suoni e parole
in movimento" - per cambiare musica! - Auditorio San Fedele, via Hoepli 3,
Milano alla fisarmonica il maestro Jovica Jovic
Gli zingari li rubano davvero i bambini? La risposta nello spettacolo "Ma
ke razza di treno"
BELLINZONA - In occasione della Giornata Cantonale della memoria e della
giornata mondiale contro il razzismo, andrà in scena sabato prossimo, alle 20.30
allo Spazio Aperto di Bellinzona, lo spettacolo "Ma ke razza di treno" con la
compagnia Sugo d'inchiostro.
Nelle stazioni e nei treni nessuno é a casa. È tutto un brulicare di
viaggiatori, ognuno con il proprio bagaglio di sogni e paure. Una massa informe
dove tutti si sfiorano senza riconoscersi. Ma un giorno una musica
misteriosa e una notizia di cronaca spingono tre viaggiatori a togliersi la
maschera e a mettere a confronto le proprie storie nello scompartimento di un
treno.
Qual'è il filo che lega la studentessa che vorrebbe viaggiare, l’uomo impegnato
allergico agli stranieri e il clandestino rumeno col violino? E poi: gli zingari
li rubano davvero i bambini?
Uno spettacolo che scava fra i pregiudizi e gli stereotipi della vita
quotidiana, organizzato dalla Commissione Cantonale per l'integrazione degli
stranieri e la lotta contro il razzismo, dalla Commissione Cantonale Nomadi e
dall'Associazione Specchiati e Rifletti.
Interpreti: Simone Jaquet-Richardet, Marco Mottai, Francesco Mariotta
Lunedì sera? ....Muzikanti!
Al circolo ARCI BELLEZZA (via Giovanni Bellezza 16, Milano) lunedì 23 marzo
serata culturale, culinaria e danzereccia
BORDER - Percorsi attraverso il concetto di confine
Parte la rassegna BORDER,
una rete che coinvolge più realtà del panorama artistico culturale milanese.
Prima serata al Bellezza proposta da Opera Nomadi
BORDER - PERCORSI ATTRAVERSO IL CONCETTO DI CONFINE
dal 20 marzo al 4 aprile - rassegna autoprodotta
programma completo con tutti gli artisti e le sedi coinvolte sul sito
border.fotoup.com
23 marzo al Bellezza
dalle ore: 18.00
*OPERA NOMADI presenta “I ROM E L’AZIONE PUBBLICA”
libro a cura di G. Bezzecchi, M. Pagani, T. Vitale * Romharmony
documentario di Mariano Leotta. Alla ricerca dell'armonia romanì. *PROIEZIONE di filmati sulla cultura zingara a cura di OPERA NOMADI
www.operanomadimilano.org *APERITIVO ETNICO a cura della cooperativa Romano Drom (percorso zingaro)
ore: 21.30 *I MUZIKANTI
concerto di musiche balcaniche rom - JOVICA BALVAL JOVIC, MARTA PISTOCCHI,
ALESSIO RUSSO
BORDER si propone come un progetto in divenire, una rete di persone,
associazioni e luoghi, discipline e linguaggi che attraverso una serie di
appuntamenti intende esplorare i significati del confine con l’obiettivo di
ritrovare al suo epicentro la valorizzazione delle diversità, la
socializzazione, la responsabilità sociale, lo scambio interculturale, le
pratiche artigiane, altre pratiche del vivere e dell’abitare, la città come
territorio di relazioni, e non ultimo, un punto di vista inedito che ribadisca
che il confine non è una linea che separa bensì un territorio dove avvengono
relazioni, scambi e contaminazioni in termini di arricchimento. BORDER.FOTOUP.NET
Naviglio PiccoloAssociazione culturale senza fini di lucro
Viale Monza 140 I Piano - MILANO
(M1 Gorla - Turro)
Giovedì 26 Marzo - ore 21.00
Conversazioni sul jazz e il suo futuro Django Reinhardt
e lo stile manouche
Jean Baptiste "Django" Reinhardt (Liberchies, 23 gennaio 1910 – 16 maggio 1953)
chitarrista belga, di etnia
sinti. Dopo un lungo girovagare in varie nazioni europee e nordafricane, la sua
carovana si fermò alla periferia di
Parigi, che Reinhardt ebbe come scenario per quasi tutta la sua carriera. Quando
aveva solo diciotto anni,
Reinhardt, il quale aveva già iniziato una carriera da apprezzato banjoista,
subì un grave incidente: un incendio
divampato di notte nella sua roulotte gli causò l'atrofizzazione dell'anulare e
del mignolo della mano sinistra.
Questo incidente era destinato a cambiare la sua vita e la storia stessa della
chitarra jazz. Infatti, a causa della
menomazione alla mano sinistra, Reinhardt dovette abbandonare il banjo e
cominciò a suonare una chitarra che
gli era stata regalata, meno pesante e meno ruvida. Nonostante le dita
atrofizzate, o forse proprio grazie a tale
limitazione, egli sviluppò una tecnica chitarristica rivoluzionaria e del tutto
particolare che ancora oggi lascia di
stucco e suscita ammirazione per la perizia virtuosistica, la vitalità e
l'originalità espressiva. In breve tempo era
già in attività con diverse orchestre che giravano la Francia. A metà degli anni
Trenta, Reinhardt e il violinista
Stéphane Grappelli formarono un quintetto di soli strumenti a corda che divenne
presto famoso, grazie anche
all'appoggio dell'Hot Club de France, una delle prime associazioni di promozione
del jazz in Europa. Sull'onda di
questo successo Reinhardt si rivelò come uno dei musicisti europei più
talentuosi nel jazz tradizionale. Subito
dopo la Seconda Guerra Mondiale, venne invitato negli Stati Uniti da Duke
Ellington, che lo presentò come ospite
in alcuni concerti, l'ultimo dei quali alla Carnegie Hall di New York. Con
l'avvento del bebop, Reinhardt diede
ulteriore prova di maturità ed originalità artistica incidendo dei brani
memorabili con la chitarra elettrica: la poesia
Manouche miscelata alle sonorità più moderne fanno di tali assoli una delle
pagine più originali del jazz
dell'epoca. Reinhardt rallentò sensibilmente la sua attività durante i suoi
ultimi anni, forse anche per le cattive
condizioni di salute; la sua decisione di non consultare medici, per paura delle
iniezioni, gli costò la vita. Reinhardt
è ricordato sia come un eccezionale virtuoso del proprio strumento, sia come
compositore fertilissimo. Inoltre,
numerose leggende nell'ambiente jazzistico ne descrivevano la particolarissima
forma mentis, in parte derivata
dalle sue origini zingaresche.
Fa da guida alla serata, Peppo Delconte con la collaborazione di Franco Baglietti.
Peppo Delconte, socio di Naviglio Piccolo, giornalista specializzato nel settore
musica e spettacolo, autore di
alcune pubblicazioni sul jazz e direttore responsabile della rivista culturale
Nostos. Inoltre è tra i fondatori del
Jumpin' Jazz Club di viale Monza 140.
"Il Collettivo della Giornata Mondiale dei Rrom" organizza una Settimana
della cultura rromanì attorno alla giornata dell'8 aprile, giorno che simbolizza
l'emancipazione del popolo rrom. Quattro associazioni rrom hanno iniziato nel
2005 la celebrazione dell'8 aprile in Francia. Non solo, circondate ad ogni
edizione da nuovi partner, continuano a fare di ogni 8 aprile un'occasione
privilegiata di riconoscimento e di dichiarazione dell'identità rromanì come
parte essenziale dell'eredità culturale europea e mondiale.
Per questa quinta edizione, il Collettivo organizza una Settimana della
cultura rromanì dal 3 al 10 aprile (www.rromaniday.info),
con iniziative a Parigi, Saint-Denis, La Courneuve et Montreuil. [...]
La voix des Rroms , Rromani Baxt, Ternikano Berno, Centre Aver contre le
racisme
Belgrado - 19 marzo 2009 - Uno dei viali di Nis, la più grande città della
Serbia meridionale, potrebbe presto avere il nome del leggendario interprete di
musica rom
Saban Bajramovic.
Secondo il giornale Blic è una proposta portata avanti dal comitato
incaricato di nominare vie e piazze di Nis. La proposta verrà inoltrata al
Ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Auto Governo Locale dopo
l'approvazione dell'Assemblea Cittadina di Nis.
Il presidente del comitato, Dragoljub Stamenkovic, ha detto a "Blic" di
aspettarsi che la procedura si compia entro l'inizio di giugno, quando verrà
commemorato il
primo anniversario della morte di Bajramovic.
"E' molto che anche la moglie di Saban, Milica Bajramovic sia d'accordo,
perché sarebbe sbagliato prendere una decisione senza l'accordo dei membri della
sua famiglia. Il comitato ha considerato diversi suggerimenti e con voto a
maggioranza, la proposta è stata accettata. Il viale non è ancora terminato, ma
sarà una strada degna del grande cantante," dice Stamenkovic.
La proposta di dedicare una delle vie di Nis a Bajramovic viene dal Festival
Jazz della Città di Nis.
Saban Bajramovic nacque a Nis ne 1936. A 19 anni disertò dall'esercito per
correre dietro ad un ragazza di cui si era innamorato. Come disertore, venne
condannato a tre anni di carcere nella famosa isola di Goli Otok, dove venivano
mandati gli oppositori del Presidente Tito. Iniziò la sua carriera musicale
nell'orchestra della prigione che suonava, tra le altre cose,jazz (soprattutto
Louis Armstrong, Sinatra e talvolta John Coltrane), con pezzi spagnoli e
messicani. Una volta lasciata Goli Otok,la sua carriera musicale decollò. La sua
prima registrazione è del 1964, e da allora si ritiene che abbia composto 650
canzoni. Nel 1964 compose anche l'inno ufficiale del popolo rom "Djelem
Djelem".
Dopo anni di vita dura e intensa, la notorietà svanì e nel 2008 si trovava a
vivere un'esistenza impoverita a Nis, con serie complicazioni di salute e senza
poter più camminare. Il governo della Serbia è intervenuto per fornirgli alcuni
fondi. È morto nel Nis l'8 giugno 2008, per un attacco di cuore.
Voci da un
corteo, per i diritti di tutti. Cena, documentario e musica per capire
di più chi sono, da dove vengono e perché sono stati perseguitati attraverso i
secoli I Figli del Vento.
Regia: Manuela Costa, Maurizio ‘gibo’ Gibertini
Paese di produzione: Italia
Anno di produzione: 2008
Genere: documentario
Durata (in minuti): 45’50”
Cromaticità: colore/bn
Soggetto: Antun Blazevic (Toni Zingaro), Manuela Costa, Maurizio ‘gibo’
Gibertini
Fotografia: Maurizio ‘gibo’ Gibertini
Montaggio: Manuela Costa, Maurizio ‘gibo’ Gibertini
Suono: Manuela Costa, Maurizio ‘gibo’ Gibertini,
Ricerca Storica/Documentazione: Antun Blazevic (Toni Zingaro)
Ufficio Stampa: Officina Multimediale
Musica: Nuove Tribù Zulu
Produzione: M’ArtE_Officina Multimediale
Distribuzione: /
CARATTERISTICHE TECNICHE
Formato delle riprese: HDV PAL 720x576 (768x576); 16-bit stereo 48,000 Khz
Formato della copia (proiezione): BETACAM / DVCAM / MiniDv / DVD–R (zona “2”)
Lingua dei dialoghi: Italiano
Lingua dei sottotitoli: Italiano
SINOSSI
«…viviamo tra voi da secoli, molti di noi sono cittadini italiani, altri sono
qui da diversi decenni. Abbiamo seppellito qui i nostri padri e qui sono nati i
nostri figli.»
«…siamo finiti nei campi perché nulla di meglio ci è stato offerto. Ma i rifiuti
che ci assediano non sono nostri. »
«…soli nei nostri campi di miseria, nella nostra emarginazione, nei nostri
ghetti. »
«…non siamo nomadi, non siamo zingari, siamo rom. La nostra è una storia di
persecuzioni, lutti e dolori. Abbiamo una cultura millenaria ed una lingua
antica.»
«…in questi giorni sentiamo la paura che ci circonda la notte più del giorno,
quando rimaniamo soli nelle nostre baracche e non sappiamo se arriverà anche da
noi una bomba incendiaria, una folla inferocita o un controllo della polizia.»
«…non tutti tra noi sono in regola. Siamo avvolti in una spirale infernale. Non
abbiamo lavoro e non otteniamo il permesso di soggiorno. Senza permesso di
soggiorno nessuno da lavoro ad un rom. Non resta che arrangiarsi e sperare che
domani sia meglio di oggi.»
«…qualcuno di noi non si comporta bene è vero, come è vero che nei quartieri
dove riusciamo a vivere in pace con voi sono sempre nate amicizie. Oggi qualcuno
ha deciso che dobbiamo essere dipinti come la causa principale di tutti i mali
dell’Italia. »
«…alcuni giornali non fanno altro che parlare dei nostri furti e un incidente
provocato da un rom ubriaco diviene un fatto di cronaca di cui si parla per
mesi. Anche le forze politiche che si sono riconciliate con gli ebrei a noi non
hanno mai chiesto scusa anzi ci additano con il peggiore dei mali. »
Soprattutto: «…Non essere qui oggi è come non esistere.» Voci. Da un corteo.
"Caro fratello mio,
Ti scrivo questa lettera con le mie mani e tu sicuramente sarai sorpreso perché
quando sono andato via da casa, non sapevo quasi né leggere né scrivere, ma,
ringraziando la scolarizzazione che qui funziona a meraviglia, sono riuscito a
frequentare corsi serali di lingua italiana e adesso eccomi qui che scrivo e
leggo pure in italiano, è bellissimo...
Adesso i miei figli Alessandra e Gianfranco vanno a quella grande “Università”
che è gratis e di tutto questo devo ringraziare gli insegnanti che si sono
occupati di loro anno per anno...
Gli altri miei cinque figli vanno in diverse scuole: Daniela, Umberto e Mario
vanno alle superiori, Silvio invece sta alle medie.
L'ultimo, Roberto, luce dei miei occhi, va alle elementari e tutti gli
insegnanti sono molto contenti di lui. Sicuramente sarai sorpreso perché ho dato
tutti nomi italiani ai miei figli. C'è una spiegazione molto facile. Qui in
Italia tutti gli italiani danno ai loro figli i nomi dei santi protettori.
Siccome io sono qui da tanti anni ho deciso di dare ai miei figli i nomi delle
persone che proteggono i nostri diritti qui in Italia."
Tristezza ironica, gioia di vivere, speranza: sono i fili conduttori che
accompagneranno il lettore in questo viaggio.
Racconti e poesie si alternano con vivace ritmicità e sono lì a testimoniare la
quotidianità di questo popolo, i Rom ("per gli italiani zingari"), con la
speranza di sconfiggere l’ignoranza e l’intolleranza.
Il primo musical Rom Sloveno! Spettacolo musicale-teatrale per segnare l'occasione del Giorno Mondiale dei Rom
Mercoledì 8 aprile 2009, alle 20.30, presso la Sala Linhart di Cankarjev dom, Lubiana
"Mela di Vetro" è un musical in lingua romanì e slovena sul destino del popolo rom, le loro incertezze e libertà, gioie ed aspirazioni ad una vita migliore. Al centro della storia c'è l'amore nato all'unione di due mondi - romanì e sloveno. La ragazza arriva da una rispettabile famiglia slovena ed il ragazzo è figlio di rom immigrati. Nonostante le attitudini liberali, i genitori della ragazza non approvano questo amore; ed anche i genitori del ragazzo rimangono rigidamente fedeli alla loro tradizione.
La tragica storia, riflettendo pregiudizi comuni e spostando stereotipi, è accompagnata da un ricca musica vocale e strumentale sotto la guida di Imer Traja Brizani. Il cast degli attori e cantanti è incoronato dal soprano Nataša Tasić e da una della più grandi cantanti croata, Zdenka Kovačiček.
Idea e musica: Imer Traja Brizani Ospiti speciali: Zdenka Kovačiček (Croazia), Nataša Tasić (Serbia), Jackie Marshall (Australia), Amal (Slovenia), Lasanthi Manaranjanie Kalinga Dona (Sri Lanka) Musica: Imer Traja Brizani & Amal Cantanti: Imer Traja Brizani, Jackie Marshall, Edita Garčević Koželj, Miha Vanič, Jovica Vučković, Alberto Haliti, Roberto Haliti, Igor Trajković, Severdžan Nuhi Cast: Violeta Tomič, Jernej Kuntner, Nina Ivanič, Sebastjan Starič, Ana Hribar, Mojca Rakipov Nursel, Jan Bučar Diretto da: Violeta Tomič Scenario: Ljatif Demir Traduzione: Miha Vanič Fotografia digitale: Ivan Kmoh
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