Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 09/04/2008 @ 09:31:54, in media, visitato 1744 volte)
Agostino Rota Martir segnala un'intervista interessante del
vescovo di Pisa (ormai ex), Mons. Plotti sugli accattoni di Firenze, apparso su
La Repubblica, pagina regionale.
Una delle voci più coraggiose della Chiesa tuona contro Cioni:
il decoro, che concetto ipocrita
“Quella proposta è un abominio”
Plotti: si cacciano i poveri perché intralciano lo shopping
MARIA CRISTINA CARRATÙ
«Dietro proposte del genere c’è una fìlosofìa terribile: far finta che la
povertà non esista».
Monsignor Alessandro Plotti, arcivescovo uscente di Pisa, una delle voci più
alte e coraggiose della Chiesa, non ha dubbi: la proposta dell’assessore Cioni
sui mendicanti è «un abominio».
Un abominio, sostiene, come lo sono altre proposte che si preoccupano
del«decoro» della città piuttosto che delle esigenze dell’umano».
E’ anche vero, però, monsignor Plotti, che un responsabile delle istituzioni
deve cercare di contemperare esigenze diverse, sia quelle dei poveri, che quelle
di chi ha il diritto alla propria incolumità, soprattutto se debole e
sofferente, come la signora caduta a causa del barbone steso sul marciapiede.
«Si, ma la risposta non mi sembra tanto a questa esigenza, quanto a quella di
garantire una certa immagine a una città che si offre al turismo, ovviamente in
una logica prevalentemente commerciale. L’avversione per i poveri, per chi
‘intralcia’ il passo a chi viene in visita, o a chi cammina per fare shopping, è
palpabile ovunque, mica solo a Firenze. A Milano si dà la caccia ai rom in
assetto da sommossa, a Pisa perfino delle suore hanno protestato contro il
progetto per un dormitorio di poveri vicino al loro asilo, per paura che i
bambini si spaventassero».
Secondo l’assessore Cloni, però, dietro l’accattonaggio può esserci un giro
di affari, che può far pensare, almeno in qualche caso, a una falsa mendicità.
«Non so, certo che i falsi mendici, che esibiscono una povertà presunta, ci sono
sempre stati, la loro è una frode e mi chiedo perché si sia aspettato tanto ad
estirparla. Ma non facciamoci fuorviare. La grande maggioranza di chi chiede
l’elemosina è fatta di poveri veri, prodotto sempre più numeroso, fra l’altro,
della stessa società che poi li perseguita, e che non sanno realmente come
vivere. E come si può pensare che un concetto ipocrita come il decoro, un certo
perbenismo di maniera, possano ispirare una qualunque iniziativa efficace
riguardo a bisogni reali, concreti, spesso drammatici?».
Lei, allora, dovesse dare un consiglio a un amministratore, cosa gli
suggerirebbe?
«Intanto è indispensabile che non una sola istituzione pubblica, ma tutte
quante, e con la Chiesa in prima linea, lavorino insieme. Quindi, bisogna
partire da un punto di vista totalmente diverso: pensare di avere davanti non un
problema di decoro, ma un problema umano. E che ogni persona ha diritto di
venire avvicinata, ascoltata, compresa, prima che allontanata. Ma per far questo
ci vogliono squadre di operatori che vadano in giro, e soprattutto strutture per
accogliere chi, certamente, va prima o poi tolto dalla strada. Nessuno ama
chiedere l’elemosina, ma per impedirglielo bisogna offrirgli un’alternativa, non
limitarsi a sperare che non si faccia più vedere, ciò che fra l’altro è del
tutto illusorio. La cittadinanza deve essere sempre e comunque accogliente, non
solo a certe condizioni».
Di Fabrizio (del 09/04/2008 @ 10:55:04, in Italia, visitato 1818 volte)
Ricevo e porto a conoscenza:
Salve mi chiamo Cosimo e scrivo per segnalarvi un romanzo "Il circo capovolto"
di Milena Magnani ed. Feltrinelli che ho visto presentato in forma di reading
spettacolo con attore e fisarmonica ( più autrice)
due sere fa al teatro Parenti di Milano, nella rassegna racconto italiano.
Finalmente un romanzo che parla in maniera decisa dell'olocausto rom e che
al tempo stesso pone il lettore in collegamento con il mondo interculturale di
oggi, dove le lingue della nuova immigrazione hanno un ruolo di rilievo.
Essendo ambientato in una baraccopoli, racconta il convivere di persone di
diverse etnie che si devono confrontare e misurare su ciò che li unisce e non su
ciò che li divide.
Bellissimo è il fatto che l'autrice, oltre alla narrazione in lingua italiana,
abbia lasciato idiomi riferibili a cinque diversi ceppi linguistici (non solo
albanese, ma anche rumeno, ungherese, ceko, romanes) e che non abbia sentito il
bisogno di metterne la traduzione in italiano a fondo pagina. Su questo punto ho
avuto modo di ascoltare le sue motivazioni durante la presentazione che ha fatto
in mezzo alle straordinarie letture di Andrea Lupo e alla fisarmonica gitana di
Sanelli e mi è piaciuto sentirle dire che il senso della storia, e quindi di una
trama comune, si afferra e procede al di là che dei personaggi e delle loro
culture non si capisca tutto tutto fino in fondo.
E su questo devo concordare che l'intento è pienamente riuscito. Le differenze
non sono ostacolo qui ma solo elementi normali della vita intorno a cui si
adatta una volontà di comunanza. La storia poi, la trama che il romanzo
sviluppa, ruota intorno a un ungherese Branko Hrabal che arriva in questa
baraccopoli portando con se i vecchi materiali appartenuti al circo di suo
nonno, un circense deportato a Birkenau. Raccontando ai bambini delle baracche
la storia di questo magico circo e affidando loro i materiali che ha recuperato,
riesce a restituire lai bambini oro un senso e una dignità del loro stare nel
mondo e nella storia.
Quasi certamente voi conoscete già questo libro, io sono stato molto colpito dal
tipo di presentazione che è stata fatta in forma di spettacolo perchè è stato
come fare un'immersione dentro il libro.
Un romanzo così meriterebbe risonanza in luoghi dove si fa cultura di pace.
Se per caso poi non lo conoscevate, spero di avervi fatto segnalazione gradita.
Cosimo
Di Fabrizio (del 10/04/2008 @ 09:08:43, in Italia, visitato 3320 volte)
Chiunque è d'accordo è pregato di inviare adesione
Marco Brazzoduro
Casilino 900 è un campo abitato da rom di diversa provenienza: Bosnia,
Montenegro, Kossovo. All’incrocio tra via Casilina e via Palmiro Togliatti è
un’area che già decenni addietro ospitava una baraccopoli di sottoproletari
italiani, immigrati dalle regioni meridionali. Dopo decenni di tolleranza e
qualche modesto intervento pubblico (scolarizzazione, bagni chimici, una (!)
fontanella, periodica pulizia) da qualche tempo qualcuno ha deciso che era
venuta l’ora di rendere la vita difficile agli abitanti. I controlli di polizia
sono diventati sempre più frequenti. Improvvisamente è stata interrotta
l’erogazione di energia elettrica con il conseguente forte disagio. Inoltre sono
state fatte circolare voci di un prossimo sgombero. Chi dice a maggio chi più
benevolo dice a giugno in modo da far completare l’anno scolastico ai 236
bambini iscritti nelle scuole del quartiere. Naturalmente si è diffuso un
comprensibile nervosismo. Nessuno infatti si è premurato di avvisare gli
abitanti del loro destino. Nessuna tra le autorità, evidentemente non
autorevoli, ha avvertito la responsabilità etica di assumere un impegno che in
primo luogo salvaguardi i diritti umani di base come quello all’alloggio e
quello all’unità familiare. Ci si chiede se sarà rispettata la raccomandazione
della Carta Sociale Europea che esige che gli sgomberi abbiano come presupposto
il trasferimento a situazione abitativa alternativa. L’esperienza italiana e in
particolare quella di Roma, ove gli sgomberi significano brutale abbattimento
con ruspa dei miseri ricoveri e abbandono di gran parte delle vittime, siano
donne incinte o bambini in tenera età, in mezzo alla strada, induce a credere
che Roma si distingua ancora una volta per una brutalità che non le appartiene.
Tra gli abitanti del campo, stranieri ma in Italia da tanto di quel tempo (30 se
non 40 anni) da doversi considerare di fatto se non di diritto cittadini
italiani, serpeggia un comprensibile disagio che in non pochi assume le
sembianze della paura. La domanda che corre sulle bocche di tutti è : “che fine
faremo ?”
Prime adesioni: Associazione Nuova Vita, Stalker-Osservatorio Nomade, Marco
Brazzoduro (Università di Roma, La Sapienza), Roberta Cipollini (Università di
Roma, La Sapienza), Roberto De Angelis (Università di Roma, La Sapienza),
Tommaso Vitale (Università di Milano, Bicocca), Maria Grazia Dicati (Verona),
Alfonso Perrotta (Associazione Interculturale Villaggio Globale, Roma), Carlo
Berini e Yuri Del Bar (Sucar Drom), Cristina Formica (Roma), Vanessa Ioannoni
(Roma), Alessia Montuori (Senza Confine), Rita Corneli (CPN Rifondazione
Comunista), Andrés Barreto (candidato al Consiglio Comunale, Roma), Roberto
Malini (Everyone), Milena Magnani (scrittrice, Bologna), Enrico Masci (cittadino
romano), Fabrizio Casavola (Mahalla), Gianluca Peciola (Assessore XI Municipio,
Roma), Stefano Galieni (Coordinatore Nazionale dipartimento immigrazione, Prc),
Claudio Graziano (responsabile immigrazione ARCI Roma), Claudio Meloni, Attac
Roma, Nazzareno Guarnieri (candidato al Consiglio Comunale, Pescara), Romsinti
politica, Associazione POPICA ONLUS, Christian Picucci (Roma), Piero Colacicchi
(Osservazione), Elisabetta Vivaldi, Fulvio Vassallo Paleologo (Università di
Palermo), Nuove Tribù Zulu & Chinh India-Italia, Annamaria Rivera (Università di
Bari), Andrea Billau (Campo della pace ebraico), Pietro Luppi (Occhio del
Riciclone), Erasmo Silvano Formica (M.E.Z), Sergio Mauceri (Università di Roma,
La Sapienza), Francesco Careri (Università di Roma 3), Marina Stracchi
(Università di Roma, La Sapienza), Valeria Tolli (Università di Roma, La
Sapienza), Enrica Paccoi (ASSOCIAZIONE YAKAAR di amicizia ITALIA SENEGAL), don
Bruno Nicolini (centro Studi Zingari), Davide Truffo (studente, Roma), Hamadi
Zribi (PRC), Antonella Giacobini (Roma), Silvia D'Alessandro (Roma), Django Jazz
Tzigana (Monteporzio), Antonella Zarantonello, (Granello di Senape ONLUS,
Vicenza), don Paolo Lojudice (Pontificio Seminario Romano Maggiore), Lucia
Ercoli, (Servizio di Medicina Solidale Policlinico di Tor Vergata), Paolo
Missori (Policlinico Umberto I), Associazione Afroitaliani/e, Ilaria Vasdeki
(Roma), Alberto Melis (scrittore), Imma Tuccillo Castaldo (Roma), Karin Maria
Faistnauer Catanese (Associazione "Donne e Futuro" Lamezia Terme), Marco Nieli
(Presidente Opera Nomadi Napoli), Paola Pavese e Bernardino Venanzi (Gruppo
Status).
Di Fabrizio (del 10/04/2008 @ 16:04:46, in casa, visitato 1965 volte)
Di Fabrizio (del 11/04/2008 @ 00:03:21, in Italia, visitato 1424 volte)
Calusca City Lights & CSOA Cox 18
Via Conchetta 18 Milano
Domenica 13 aprile 2008
ore 16,30
CACCIA ALLO ZINGARO
Attualità della resistenza Rom
nell’occhio del ciclone repressivo e securitario
"Pacchetto sicurezza" e "Patto di legalità": cosa sono, cosa comportano, quali
sono i loro obiettivi?
Canea razzista, molotov contro i campi, guerra ai poveri, sgomberi a
ripetizione, espulsioni... Come contrastare questa ondata di fango?
Rom e Gadgi ne discutono insieme
Partecipano:
Associazione Carlo Cuomo, campagna "Via Adda non si cancella",
compagni di Torino e Bologna, promotori delle manifestazioni "Rompere il
silenzio",
e delegazioni dai vari campi Rom milanesi
- Proiezione del documentario "Via Adda non si cancella"
- Mostra fotografica su "I Rom nella Resistenza"
Di Fabrizio (del 11/04/2008 @ 09:16:01, in casa, visitato 1497 volte)
Una tavola rotonda, una mostra fotografica, una fisarmonica zingara e la
voglia di conoscere il mondo rom fuori dai luoghi comuni.
a
Fa' la cosa giusta!
Fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili
Domenica 13 aprile 2008 – ore 15:00
Sala Rossa – Padiglione 7
Fieramilanocity – Porta Eginardo
Le condizioni attuali delle popolazioni Rom e Sinti impongono una presa di
coscienza e di responsabilità da parte del mondo politico e della società, per
ricercare alternative, soluzioni e iniziative volte ad una maggiore
integrazione, al miglioramento delle condizioni abitative e alla garanzia di
sicurezza e tutela dei diritti di tutti.
Modera l'incontro Dario Paladini, giornalista di Terre di Mezzo
Partecipano:
Mariolina Moioli – Assessore a Scuola, Famiglia e Politiche sociali del
Comune di Milano (in attesa di conferma)
Don Virginio Colmegna – Presidente di Casa della carità
Maurizio Pagani – Vice presidente di Opera Nomadi
Pietro Massarotto – Presidente dell'Ass.ne NAGA
Prof. Tommaso Vitale - Docente di Sociologia presso Università Milano
Bicocca
La tavola rotonda sarà introdotta da un'esibizione del musicista Jovic
Marinkovic Jovica e accompagnata da una mostra fotografica a cura di Marilisa
Cosello e Alessandro Stellari.
Per informazioni:
www.falacosagiusta.org
Di Fabrizio (del 11/04/2008 @ 09:26:27, in scuola, visitato 2100 volte)
Da
Vita
Nella giornata internazionale dei Rom, si è aperta oggi a Bratislava la
conferenza "Education and training of Roma children and youth: the way forward"
alla quale ha preso parte anche una delegazione italiana, composta da Raffaele
Ciambrone, dirigente del ministero della Pubblica Istruzione, Arcangelo Patone,
della segreteria della Sottosegretaria di Stato ai Diritti e Pari Opportunità,
Donatella Linguiti, i Consiglieri nazionali dell'Opera Nomadi, il portavoce Rom
del campo di Triboniano a Milano Costantin Marin, rumeno, Kasim Cizmic,
portavoce Rom bosniaco del campo di Pontina Nuova a Roma e la sociologa Maria
Rosaria Chirico, autrice del "Progetto-Ferrero", il primo in Italia ad occuparsi
della scolarizzazione delle comunità Rom abusive.
L'incontro, promosso dal Consiglio d'Europa, ha l'obiettivo di condividere
politiche e pratiche educative che possano aumentare la qualità e la
partecipazione dei ragazzi Rom nel processo formativo dei paesi europei in cui
vivono. Tre temi in particolare saranno il focus della discussione di oggi e
domani: l'ambiente socio-educativo dei giovani e dei bambini, il ruolo e la
responsabilità dei principali attori (dai livelli istituzionali a quelli
scolastici fino alle famiglie e comunità di appartenenza); modelli e pratiche
efficaci che sono compatibili con le politiche antidiscriminazione e i diritti
umani; rinforzare e implementare le politiche educative: il contributo dei
governi internazionali e delle organizzazioni non governative.
Tra i relatori alla conferenza molti i rappresentanti dell'Est Europa (Romania,
Bulgaria, Slovacchia, Croazia), Gabriele Mazza, direttore del dipartimento su
scuola, educazione e lingue del Consiglio d'Europa, il ministro degli Affari
sociali e della salute della Finlandia, Pekka Haavisto e Anita Botosova,
plenipotenziario del governo slovacco per le comunità Rom.
Come sottolineato da Thomas Hammarberg della commissione sui diritti umani del
Consiglio d'Europa "l'esistenza del problema è di per sé il problema" ed è
necessario lavorare anche sulla pre-scolarizzazione e l'ambiente familiare nel
quale vivono i ragazzi e giovani Rom. Fondamentale secondo Miranda Vuolasranta,
vice presidente del Forum dei Rom, Sinti e Camminanti europei, è l'approccio
delle politiche europee: "Nothing for Roma, without Roma" ha più volte ripetuto
Vuolasranta, ribadendo la necessità di tenere conto anche del punto di vista dei
Rom su educazione e formazione, delle pratiche da mettere in gioco e capire in
che modo i Rom possano sentire come loro esigenza l'accesso al processo
educativo del paese in cui vivono.
"L'Opera Nomadi crede che siano le istituzioni a far da protagoniste nel
processo di integrazione scolastica dei Minori Rom/Sinti in Italia che vede
diecine di migliaia Rom non solo non scolarizzati ma nemmeno vaccinati e la gran
parte di minori Rom/Sinti italiani non consegue nemmeno la licenza media
inferiore" - sostiene Massimo Converso, Presidente Nazionale Opera Nomadi - "È
perciò fondamentale che la delegazione veda presenti congiuntamente il Governo
Italiano ed i rappresentanti del popolo Rom. Preoccupa invece che la
partecipazione a tale Convegno ufficiale sulla scolarizzazione dei minori Rom/Sinti
sia scaturita dalla sinergia fra Opera Nomadi e Ministeri e non da un rapporto
consolidato fra Consiglio d'Europa e Governo Italiano, rapporto che ha mosso i
primi passi soltanto oggi".
"La Scuola Italiana si contraddistingue per essere una scuola aperta a tutti e
accogliente" - afferma Raffaele Ciambrone, responsabile dell'Ufficio centrale
per l'integrazione scolastica degli alunni di cittadinanza non italiana. "Il
diritto all'istruzione, che è un diritto universale dell'infanzia, è
assolutamente tutelato. Chiunque può iscriversi a scuola, anche se non in
posizione regolare di soggiorno. Non esistono classi speciali: siamo per la
scuola comune. Purtroppo non abbiamo un'idea chiara di quanti siano i bambini
Rom presenti in Italia, non possiamo sapere quanti siano iscritti e quanti
restino invece a casa o nei campi. Di qui la necessità di realizzare un'indagine
e di fare delle rilevazioni distinte e puntuali. È allo studio di un gruppo
interministeriale, e dello stesso Ministero dell'Interno, un progetto per
unificare tutte le banche dati esistenti e creare un sistema unico di
monitoraggio".
Di Fabrizio (del 12/04/2008 @ 08:45:51, in Italia, visitato 2253 volte)
Da
RomSinti@Politica
Sono stufi di essere chiamati per accogliere i rom, senza venire preavvisati
degli sgomberi chiesti dalle amministrazioni locali. Di disintossicare i drogati
senza un dialogo con chi decide le politiche di prevenzione. Di distribuire
pasti caldi ai pensionati senza esser consultati da chi detta le regole
dell’assistenza sociale.
Per questo oltre 40 fra le principali sigle del volontariato italiano ieri hanno
scelto, non a caso, Milano per presentare un documento che condanna la logica
degli sgomberi senza progetti alternativi e chiede alla politica di abbandonare
la logica della «sicurezza» slegata dagli interventi di recupero sociale.
C’erano don Gino Rigoldi, presidente di Comunità Nuova e cappellano del carcere
minorile Beccaria, e don Virginio Colmegna, presidente di Casa della Carità, al
centro del tavolo dove è stato firmato l'atto di nascita del "Cantiere per un
patto costituente di un nuovo welfare", definito "spazio di riflessione e
proposta politica". Una sigla che reclama attenzione dalle istituzioni e
investimenti per la tutela dei diritti delle persone.
Un tema, quello dei diritti, che pochi giorni fa era stato sollevato dal
cardinale Dionigi Tettamanzi a proposito dello sgombero della Bovisasca. Fatto
che Lucio Badolin, presidente del Cnca (Coordinamento nazionale delle comunità
d'accoglienza), ieri all'incontro nella sede delle Acli, in via della Signora,
ha sottolineato: «Siamo al punto che persino qualche vescovo arriva a domandarsi
pubblicamente che senso ha questo modo di agire. Questo modo di far politica e
di amministrare non ci piace. Questo alitare sulla paura dei cittadini per
alimentarla è pericoloso. I bisogni sociali rimangono ai margini dei programmi
politici e dell'azione di governo».
E don Colmegna ha aggiunto: «Stiamo facendo un'operazione culturale, non un
manifesto elettorale. Vogliamo contare di più, abbiamo fiducia in una politica
forte su questi temi».
Il discorso più duro è stato quello di Rigoldi, che ha puntato il dito contro
«il disastro sociale e culturale che abbiamo davanti. Al Beccaria c'è il 20 per
cento in più di detenuti. La sicurezza della pena che chiedono certe forze
politiche esiste solo per i poveracci che rubano per fame e restano in galera
per anni». Il cappellano è indignato per le manifestazioni davanti alle chiese
della Lega, che contesta le posizioni di Tettamanzi a difesa dei rom: «Va
ricordato a questi signori che per il Vangelo tutti siamo figli di Dio. I
razzisti stiano fuori dalle chiese».
In allestimento è un sito web dedicato al tema (www.cantierewelfare.org)
per raccogliere nuove adesioni all’appello, per ospitare un forum di discussione
e per organizzare un incontro pubblico dove verrà presentata una piattaforma sul
welfare.
Di Fabrizio (del 12/04/2008 @ 09:04:46, in Italia, visitato 1993 volte)
Da
ChiAmaMilano
L’ennesima, inutile “bonifica” sposta poco più in là il problema Rom
mentre la politica sta in silenzio
Una volta abbattute le baracche alla Bovisasca e dispersi i Rom si è letto e
sentito di tutto. Silenzi e protagonismi elettorali hanno evidenziato l’assenza
della politica che ormai si limita ad operare con le ruspe e ad alzare il
sopracciglio se la Curia milanese fa appello ad un senso di umanità che non
dovrebbe appartenere ai soli cattolici. Nel cortocircuito perenne
dell’ossessione securitaria ciò che dovrebbe essere normale fa quasi scandalo e
quel che in un paese ricco e civile –seppur in declino– dovrebbe scandalizzare
diviene la norma dell’agire da parte dell’amministrazione cittadina.
La condizione dei Rom è un problema e chiunque abbia un minimo di buon senso
–prima che di senso d’umanità– non può certo pensare che voltare la testa
dall’altra parte di fronte alle baraccopoli e all’accattonaggio sia la
soluzione. Ma una soluzione può essere una sequela di sgomberi che ormai si
succedono ininterrottamente senza risolvere nulla? Assistiamo ad una sorta di
gioco dei quattro cantoni con il corollario di veri e propri sconti tra Milano e
i comuni dell’hinterland che accusano il Capoluogo di trattarli come una
discarica. Il cerchio si chiude con l’implicita equazione: rom=immondizia.
In questo scenario la politica è assente. L’orizzonte è circoscritto dalle ruspe
e dai silenzi, poiché gli zingari fanno guadagnare voti solo se vengono
sgomberati. Ma si può sgomberare la povertà?
Di questo si tratta. A meno che non si voglia davvero pensare che i circa
diecimila Rom presenti sul territorio milanese siano tutti dediti al crimine. Se
così fosse, più che di emergenza da trattare con gli sgomberi si dovrebbe
contemplare l’uso dell’esercito per presidiare le strade. Invece, la maggior
parte degli uomini che “risiedono” nei campi lavora nell’edilizia, ovviamente in
nero. Ma il circo politico-mediatico si nutre di altro: dei baby borseggiatori e
delle Mercedes parcheggiate accanto alle baracche. Ci sono gli uni e le altre,
ma nel caso dei Rom tutta l’erba è fatta fascio.
Ma di povertà si tratta, estrema e brutale, che si ammassa in favelas e produce,
come dicono gli operatori delle associazioni che tentano di costruire percorsi
di integrazione, un processo di rinomadizzazione di una popolazione che in
Romania era e rimane sedentaria.
Ma l’emergenza e l’investimento politico sulla paura fanno prevalere lo spettro
sulla realtà: i Rom rumeni tornano ad essere nomadi e gli sgomberi interrompono
ogni tentativo d’inserimento scolastico di bambini e ragazzi destinati così,
nella migliore delle ipotesi, all’accattonaggio.
Non c’è dubbio che la questione non possa essere affrontata dalla singola
amministrazione locale, nemmeno da quella di una città grande come Milano. La
sua risoluzione passa sia attraverso politiche pubbliche che superano la sfera
cittadina, sia per mezzo della stipula necessaria di accordi bilaterali con la
Romania, alla quale –non bisogna mai dimenticarlo– non è parso vero di potersi
liberare di quella che i Rumeni, prima, durante e dopo il quarantennio
comunista, hanno sempre considerato come una minoranza avulsa e intollerabile.
La politica deve elaborare risposte e soluzioni per problemi complessi, spesso
spinosi. Questo è il suo compito. Disperdere la polvere, perchè possa essere
nascosta negli angoli meno visibili non è solo abdicare alle proprie
responsabilità, ma anche rinunciare alla propria missione.
Beniamino Piantieri
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