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Intervista di PLOTTI su La Repubblica del 3 Aprile 2008 sugli accattoni di Firenze
Di Fabrizio (del 09/04/2008 @ 09:31:54, in media, visitato 1744 volte)

Agostino Rota Martir segnala un'intervista interessante del vescovo di Pisa (ormai ex), Mons. Plotti sugli accattoni di Firenze, apparso su La Repubblica, pagina regionale.

Una delle voci più coraggiose della Chiesa tuona contro Cioni:
il decoro, che concetto ipocrita
“Quella proposta è un abominio”

Plotti: si cacciano i poveri perché intralciano lo shopping

MARIA CRISTINA CARRATÙ

«Dietro proposte del genere c’è una fìlosofìa terribile: far finta che la povertà non esista».

Monsignor Alessandro Plotti, arcivescovo uscente di Pisa, una delle voci più alte e coraggiose della Chiesa, non ha dubbi: la proposta dell’assessore Cioni sui mendicanti è «un abominio».

Un abominio, sostiene, come lo sono altre proposte che si preoccupano del«decoro» della città piuttosto che delle esigenze dell’umano».

E’ anche vero, però, monsignor Plotti, che un responsabile delle istituzioni deve cercare di contemperare esigenze diverse, sia quelle dei poveri, che quelle di chi ha il diritto alla propria incolumità, soprattutto se debole e sofferente, come la signora caduta a causa del barbone steso sul marciapiede.

«Si, ma la risposta non mi sembra tanto a questa esigenza, quanto a quella di garantire una certa immagine a una città che si offre al turismo, ovviamente in una logica prevalentemente commerciale. L’avversione per i poveri, per chi ‘intralcia’ il passo a chi viene in visita, o a chi cammina per fare shopping, è palpabile ovunque, mica solo a Firenze. A Milano si dà la caccia ai rom in assetto da sommossa, a Pisa perfino delle suore hanno protestato contro il progetto per un dormitorio di poveri vicino al loro asilo, per paura che i bambini si spaventassero».

Secondo l’assessore Cloni, però, dietro l’accattonaggio può esserci un giro di affari, che può far pensare, almeno in qualche caso, a una falsa mendicità.

«Non so, certo che i falsi mendici, che esibiscono una povertà presunta, ci sono sempre stati, la loro è una frode e mi chiedo perché si sia aspettato tanto ad estirparla. Ma non facciamoci fuorviare. La grande maggioranza di chi chiede l’elemosina è fatta di poveri veri, prodotto sempre più numeroso, fra l’altro, della stessa società che poi li perseguita, e che non sanno realmente come vivere. E come si può pensare che un concetto ipocrita come il decoro, un certo perbenismo di maniera, possano ispirare una qualunque iniziativa efficace riguardo a bisogni reali, concreti, spesso drammatici?».

Lei, allora, dovesse dare un consiglio a un amministratore, cosa gli suggerirebbe?

«Intanto è indispensabile che non una sola istituzione pubblica, ma tutte quante, e con la Chiesa in prima linea, lavorino insieme. Quindi, bisogna partire da un punto di vista totalmente diverso: pensare di avere davanti non un problema di decoro, ma un problema umano. E che ogni persona ha diritto di venire avvicinata, ascoltata, compresa, prima che allontanata. Ma per far questo ci vogliono squadre di operatori che vadano in giro, e soprattutto strutture per accogliere chi, certamente, va prima o poi tolto dalla strada. Nessuno ama chiedere l’elemosina, ma per impedirglielo bisogna offrirgli un’alternativa, non limitarsi a sperare che non si faccia più vedere, ciò che fra l’altro è del tutto illusorio. La cittadinanza deve essere sempre e comunque accogliente, non solo a certe condizioni».