Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 03/08/2007 @ 08:54:31, in media, visitato 1897 volte)

L'avremmo giurato: il caso della «zingara che ha rubato un bambino» non è mai esistito, se non nella mente della madre del bimbo (e per lei abbiamo qualche sentimento di pietà) e nei resoconti di certi giornali e certe televisioni, che meritano invece tutta la nostra indignazione. A cominciare, va da sé, da quel moltiplicatore di tutti gli istinti bassi che agitano il ventre della società italiana che è La Padania. La quale, dopo aver insinuato dubbi sulla mamma-testimone, che - scrive - «stranamente ritratta», continuava ancora ieri a seminare e a inseguire paure sugli “zingari” con un titolone a nove colonne: «Allarme: in azione bambini ladri». Che grande novità, eh?
Certo: i rom e altri nomadi rubano spesso, per necessità e per antica abitudine, e i bambini rubano più ancora degli adulti. È un problema che riguarda tutte le nostre città, anzi tutte le metropoli, che genera insicurezza e che va affrontato e risolto. Ma i rom, le donne rom, non “rubano” i bambini. Che lo facciano è un'antica convinzione basata soltanto sul pregiudizio verso le evidenti diversità di costumi e di vita dei nomadi. Semmai, in passato, è avvenuto il contrario: e cioè che dei bimbi nomadi siano stati rapiti “a fin di bene”, per essere convertiti ed educati secondo i “veri valori” dei paesi che ospitavano le loro comunità. L'idea che i nomadi rapiscano i bambini, pratica oltretutto insensata per comunità con altissimi tassi di natalità, ha lo stesso fondamento che ebbe quella secondo la quale gli ebrei uccidevano a scopo rituale i bambini cristiani. La differenza è che se oggi un giornale si azzardasse a sostenere che ciò avviene realmente sarebbe, giustamente, affogato nelle critiche e nel disprezzo di tutte le persone di buon senso. Con gli “zingari”, invece, non solo non accade, ma si trova anche qualche imbecille pronto a commentare e a raccontare che sì, certo, come no, ci sono molti casi...
Ma quali casi, quando, dove? Ogni allarme che è stato diffuso in passato si è dimostrato infondato. Ha portato soltanto nuove paure e nuovi pregiudizi. Ha confermato soltanto che questo timore ancestrale, retaggio di tempi lontani e assai diversi dai nostri, è ancora vivo non solo fra la gente semplice, non solo fra i genitori (ai quali un eccesso di ansia di protezione verso i propri figli può essere pure perdonato), ma anche tra persone che, per il mestiere che fanno, dovrebbero avere una certa cultura e farsi governare da un certo senso di responsabilità: cronisti di giornali e tv, commentatori strapazzoni, persino qualche “esperto” di dubbissima fama.
Alla povera Maria Ferau, che ha pagato con l'arresto un gesto che probabilmente era solo una carezza, andrebbero le scuse di molte persone, oggi. E invece avrà, probabilmente, solo silenzio e nuovi insulti dalla Padania. Che tristezza.

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Di Sucar Drom (del 03/08/2007 @ 09:21:11, in blog, visitato 1700 volte)

Opera (MI), erano in quattrocento: otto inquisiti tra omertà e razzismo
Non è stato agevole per i carabinieri del Nucleo informativo del comando provinciale di Milano venire a capo delle responsabilità sull'assalto a furor di popolo (400 persone) con conseguente rogo che il 21 dicembre distrusse il "campo nomadi" allestito dalla Protezione civile a Opera. Si sono dovuti muovere facendos...

Verona, il leghisti pagano per la condanna subita
La Lega Nord paga i risarcimenti ai Sinti veronesi e all'Opera Nomadi a cinque mesi dalla condanna in appello per propaganda di idee fondate sull'odio razziale. Gli avvocati dell'Opera Nomadi, guidati dalla Sezione di Mantova e dai Sinti veronesi, hanno intimato a Flavio Tosi (attuale Sindaco di Verona) , Matteo Bragantini, Luca Coletto, ...

Reggio Calabria, il servizio civile con i Rom
«I Rom sono quelle persone che quando danzano non parlano, accantonano confusioni, tramandano sentimenti, modellano gesti e si calano nei passi che danzano. Nei silenzi dei loro spazi, mentre ascoltano il loro spirito, ch...

Porto Sant'Elpidio (AP), l'intercultura nella scuola
Dal 28 al 30 agosto a Porto Sant'Elpidio (Ascoli Piceno) si terrà il seminario "Verso la costruzione di Curricula interculturali: dal canone etnocentrico a quello del cittadino cosmopolita", promosso dal Ministero della Pubblica Istr...

Reggio Emilia, si chiude un "campo nomadi"
La decisione dei Comune di Reggio Emilia di chiudere il "campo nomadi" di via Gramsci e di delocalizzare i suoi residenti in vari punti della città aveva suscitato un vespaio di polemiche. Che oggi rischiano di esplodere, dal momento che cominciano ad essere individuati i punti nei ...

Merano (BZ), il Questore chiede interventi urgenti e risolutivi per il "campo nomadi"
Le condizioni del "campo nomadi" di Merano, alla confluenza fra Passirio e Adige, sono di un degrado indegno per la città e sotto il profilo igienico-sanitario oltre che della sicurezza, essendo posto sotto il viadotto di una strada a scorrimento veloce qual è la MeBo, costituiscono un capitolo da risolvere con in...

Rom e Sinti, proposte concrete per il governo
Al Tredicesimo meeting internazionale antirazzista, promosso dall'Arci in Toscana, i Sinti e i Rom hanno presentato un testo in cui si chiede il riconoscimento dello status di minoranze etniche linguistiche e si rivendica il diritto alla cittadinanza e alla casa. Tre le...

Pavia, nessuna preoccupazione per i Rom ma tanta preoccupazione per un monumento di archeologia industriale
E se i rom avessero occupato la Chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro, il Broletto o il Ponte Coperto? Ecco cosa ti domandi, nel vedere a Pavia le macerie di quello che era fino a ieri uno dei monumenti di archeologia industriale più affascinanti d'Italia: l'antico stabilimento della Snia Viscosa. Demolito dalle ruspe perché il sindaco diessino non sapeva più cosa fare per cacciare gli «zingar...

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Di Fabrizio (del 04/08/2007 @ 09:31:14, in media, visitato 1826 volte)

Su segnalazione di Daniele Mezzana, consiglio a lettura di un articolo di Uzodinma Iweala, sugli aiuti occidentali all'Africa.

Nel testo si fa riferimento all'"umanitarismo sexy" delle star della pop music o del cinema, ma anche al pericolo di neo-colonialismo che si cela dietro tante altre iniziative umanitarie. Anche per Rom e Sinti, vale lo stesso paragone?

Quanto sappiamo di loro attraverso un'informazione mediata, e quanto sappiamo per testimonianza diretta degli interessati?

Cosa sappiamo del reale utilizzo delle somme stanziate? E per finire, cosa fanno e come si danno una rappresentanza i Rom e Sinti stessi? Buona lettura.

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Di Fabrizio (del 05/08/2007 @ 09:54:22, in musica e parole, visitato 2334 volte)

Da Czech_Roma

2. 8. 2007 Il cantante della popolare Rom band Gipsy.cz,che interpreta un'esplosiva mistura di hip-hop e musica Romanì tradizionale, ha un nuovo - e per i suoi fans sorprendente - ruolo. Questa settimana Dzamila Stehlikova, ministra in carica per i diritti umani, ha "promosso" Radoslav "Gipsy" Banga al ruolo di ambasciatore delle minoranze nell'ambito dell'Anno Europeo per le Pari Opportunità.

In questo periodo i Gipsy.cz sono al culmine della loro fama. Dopo il lancio del loro album di debutto Romano Hip Hop l'anno scorso, il gruppo è stato votato miglior nuova band dell'anno nella Repubblica Ceca. Sono anche stati il primo gruppo ceco a suonare quest'estate al popolare Festival di Glastonbury e la loro canzone Romano Hip Hop ha ottenuto successo all'estero, arrivando nella top ten del World Music Charts. Ho chiesto a Radoslav Banga cosa significhi per lui il nuovo ruolo di ambasciatore per le minoranze:

"Per me è una grande responsabilità, naturalmente, perché voglio dire che non sono un politico, sono solo un cantante e solo un uomo. Ma per me è davvero un piacere rappresentare le minoranze nella Repubblica Ceca, perché penso che la questione non sia mai stata presa sul serio. Prima di tutto, naturalmente, lo scopo di questa azione dell'Unione Europea è dare rappresentanza a tutto le minoranze, ad esempio minoranze di genere o religiose, quindi tenterò di rappresentarle tutte"

Come musicista pensa che la musica abbia il potere di cambiare le cose?

"Penso che nel pratico non posso veramente aiutare qualcuno. Ciò che so è che posso farmi ascoltare dalla maggioranza. Quindi vorrei davvero dire qualcosa alla maggioranza che le gente ascolti. E so di esserne capace. Quindi questo è quello che farò. Dirò che le minoranze sono qui nella Repubblica Ceca e non sono prese sul serio. Penso che la musica sia un linguaggio universale, molto più della politica, quindi se devo dire qualcosa come Dzamila Stehlikova, lo posso dire in maniera totalmente differente. Dire le stesse cose, ma che arrivino alla gente in maniera differente."

Dopo i recenti successi, Radoslav Banga non manca certo di fiducia in se stesso, ed è cosciente che molti giovani, soprattutto Rom, guardano a lui. C'è qualche dubbio sul fatto che le minoranze nella Repubblica Ceca abbiano raggiunto una voce abbastanza forte per parlare di loro stesse:

"Ovviamente, posso essere un buon esempio davvero per i giovani Rom. Quanto a me, so che posso aiutare la mia nazione a fare meglio. Non solo quello, naturalmente. I giovani ascoltano la nostra musica. Oggi i Gipsy.cz sono uno dei gruppi più popolari nella Repubblica Ceca e questo è per forza un punto di forza."

Ruth Frankova; Radio Praha

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Di Fabrizio (del 06/08/2007 @ 09:14:22, in lavoro, visitato 2099 volte)

Baki Hyuseinov, Ministro per le Politiche Sociali, ha detto che a settembre 2007 verrà organizzata una borsa del lavoro nella città di Stamboliiski, nella Bulgaria centrale.

Ha presentato il risultato di un'indagine del Ministero del Lavoro e le Politiche Sociali, chiamata Rom per i Rom.

Secondo l'agenzia BTA, Hyuseinov intende riunire intermediari dell'impiego che possano aiutare i Rom nella ricerca di un impiego. Intende così assicurare un impiego permanente alla comunità Rom.

Secondo l'indagine. leaders ed imprenditori Rom di successo potrebbero avere un importante ruolo di modelli, ed assistere i Rom nel trovare un lavoro migliore. C'è anche la speranza che questi leaders possano essere d'esempio per ragazzi e studenti di talento.

Il ministro intende anche promuovere la collaborazione d'impresa all'interno della comunità Rom.

L'educazione dei bambini è basilare per le famiglie Rom, ha detto Emilia Voinova, direttrice del Direttorio Ministeriale per le Politiche Demografiche e le Pari Opportunità. E' stata anche enfatizzata l'importanza di disporre nelle scuole di insegnanti Rom.

Elka Dimitrova, direttrice dl Direttorio per le Politiche del Mercato del Lavoro, ha detto che il programma di impiego sociale includerà circa 18.000 Rom.

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Di Fabrizio (del 07/08/2007 @ 09:55:12, in Kumpanija, visitato 1882 volte)

Gli Zingari di Gerusalemme: il Popolo Dimenticato
By Amoun Sleem

Una banda di ballerini e musicisti itineranti assunti da un re persiano? Una casta di artisti, che difesero la loro patria contro l'invasione degli Unni nel V secolo? Oppure un certo numero di tribù inviate dalla Persia ad un generale turco-persiano e che mai fecero ritorno? Come e quando gli Zingari iniziarono la loro migrazione, e come finirono a Gerusalemme da ogni dove? Agli inizi del XVIII secolo, gli storici stabiliscono che il popolo zingaro ebbe origine da una casta di artisti che si autodefiniva Dom (che nella loro lingua comune significa "uomo"). I Dom di Gerusalemme sono tra le diverse comunità di Zingari che si sono insediati in Medio Oriente. Come i Rom ed i Lom, la loro controparte in Europa e Armenia, i Dom hanno una loro auto-consapevolezza pesantemente influenzata dal paese che li ospita. In mezzo alle teorie sulle origini della loro partenza dall'India, i Dom di Gerusalemme offrono una leggenda che li radica saldamente al Medio Oriente.

Tanto tempo fa, c'erano due tribù guidate da due cugini residenti in Siria. Un cugino, dopo aver ucciso il re, suscitò l'ira di sua sorella. Nel cercare una rivincita, l'addolorata principessa mise le due tribù una contro l'altra ed istigò una guerra tra loro, che causò la morte di entrambe i cugini. La principessa non era ancora soddisfatta ed emise un decreto che obbligava a vagabondare el deserto nelle ore più calde del giorno, cavalcando soltanto asini e guadagnandosi da vivere soltanto con la danza e la musica. Da allora, alcuni Dom si diressero in India, Iraq e nuovamente in Siria. Riconoscendo la Siria e non l'India come la loro antica patria, i Dom alterarono la natura di "uomo" cui si riferisce il loro nome in favore di un'identità mediorientale. Oggi i Dom vivono in diversi paesi del Medio Oriente e la loro cultura si è mescolata con quella degli arabi attorno.

Come in altri paesi, i Dom di Gerusalemme hanno accettato la lingua e la religione del paese dove vivono. Sono musulmani e parlano arabo come pure il Domari - il loro linguaggio nativo. Il Domari è una lingua distinta dal Romanì e dal Lom. I suo stretti contatti col Punjabi furono chiave determinante nella lontana eredità indiana, tuttavia l'effetto significativo dell'arabo sulla lingua parla all'effetto dell'ultima patria dei Dom. Qualsiasi sia l'adattamento nella religione, lingua o altro, gli Zingari di tutto il mondo mantengono caratteristiche loro proprie ed i Dom non fanno eccezione.

I Dom di Gerusalemme rimangono una comunità infusa dai ritmi e dalle canzoni di tradizione zigana, ma hanno abbandonato lo stile nomadico in favore di una vita più sedentaria. Hanno fatto di Gerusalemme la loro casa da oltre 400 anni. Originariamente stanziati in un'area fuori dalla Città Vecchia chiamata Wadi Al-Joz, i Dom si sono poi spostati in un piccolo quartiere chiamato Burj Al-Laqlaq all'interno delle mura della Città Vecchia. Minoranza etnica, la comunità Dom ha sofferto in silenzio i decenni del conflitto arabo-israeliano. Il loro numero è diminuito significativamente durante le battaglie attorno alla fondazione dello stato di Israele. L'esodo maggiore è avvenuto durante la guerra del 1967, che ha spinto quasi la metà dei Dom a cercare rifugio in Siria, Libano e persino in India.

Nonostante una profonda identificazione con la cultura mediorientale, le rimanenti 200 famiglie hanno subito severe discriminazioni da parte di israeliani e palestinesi. Lodati una volta nella poesia persiana come intrattenitori senza pari, una serie di cambiamenti culturali, politici ed economici ha portato i Dom ad essere visti come deprecabili mendicanti. La vergogna di essere Zingaro viene istillata in giovane età quando i bambini iniziano la scuola. Anche se i Dom si considerano Palestinesi, la loro non appartenenza all'etnia araba porta che il 60% non ha terminato le scuole elementari. Senza specializzazioni e percorso scolastico, i Dom sono rinchiusi in un circolo di povertà e derisione. Le generazioni più giovani preferiscono assimilarsi completamente ai vicini Arabi. abbandonando i vestiti tradizionali, la lingua, i costumi e qualsiasi altra cosa li possa distinguere come Zingari.

Il Centro Domari a Gerusalemme Est è stato fondato per contrastare il deterioramento di una comunità una volta vibrante e restaurare il suo orgoglio. Fondata nel 1999, l'organizzazione aiuta lo sviluppo economico, fornisce supporto a donne e bambini ed agisce per la preservazione della cultura. Principalmente donne e bambini frequentano classi, programmi di formazione, di consulenza ed assistenza. Il Centro Domari presta particolare attenzione nel ricostruire l'autostima dei membri più giovani, fornendo programmi per leggere e scrivere per l'infanzia, corsi di lingua e cultura Domari ed altri supporti scolastici. La speranza è che questo porti i Dom di Gerusalemme fuori dal loro status di "intoccabili" attraverso l'educazione e l'autostima.

Amoun Sleem is the founder and director of the Domari Society of Gypsies in Jerusalem. As a gypsy, she has shared the difficulties and challenges of her community and is focused on helping her people succeed. She can be reached at domari@alqudsnet.com

sullo stesso argomento, leggi QUI

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Di Sucar Drom (del 08/08/2007 @ 09:13:54, in blog, visitato 1618 volte)

Caro Walter i Rom sono la nostra Africa, non facciamo vincere l'indifferenza
Walter Veltroni, in questi giorni, ha preso più volte la parola affermando che la questione dei Rom è questione delicata e che la destra gioca col fuoco quando aizza gli istinti e le insicurezze dei cittadini delle periferie romane; è una presa di posizione chiara e condivisibile. Meno chiara e meno condivisibile è l'affermazione, sempre del sindaco, secondo la quale la sicurezza è un bene prezioso...

L'ARCI Toscana scrive al Comitato Rom e Sinti Insieme
Cari amici del Comitato Rom e Sinti Insieme, vi scrivo questa lettera di ringraziamento e di saluto come organizzatore della giornata “Immaginare il Futuro tra Memoria e Presente” al XIII Meeting Antirazzista. Innanzitutto sono lieto della numerosa partecipazione, segno dell'importanza dell'esperie...

Palermo, parla la donna rom accusata ingiustamente di tentato rapimento
«Non c'entro niente con quel bambino, non volevo nè rapirlo nè fargli del male. Sono solo una vittima». Così si difende Maria Feraru, la rom romena di 45 anni arrestata sabato scorso per tentato sequestro di un bambino e scarcerata ieri sera su decisione del gip del Tribunale di Palermo. La Fe...

Palermo, xenofobia e razzismo contro i Rom
Una vicenda in cui la psicosi collettiva e il pregiudizio contro i Rom si sono coniugati, producendo un mostro sbattuto in prima pagina per tre giorni. Questo il senso - e in alcuni casi anche le parole - usate dal gip di Palermo Maria Elena Gamberini n...

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Di Fabrizio (del 09/08/2007 @ 09:30:55, in scuola, visitato 2376 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

Cronistoria e Motivazione di un Percorso Matematico

Le proposte raccolte si riferiscono a un percorso di insegnamento-apprendimento relativamente ad alcuni concetti aritmetici ed in particolare al concetto di numero

Tale percorso é il risultato di una attività di "ricerca sul campo" come fonte privilegiata per l'acquisizione di conoscenze e di tecniche più adeguate per favorire l' apprendimento degli alunni Rom.

Per gli alunni Rom ai quali si riferisce lo specifico intervento didattico l'apprendimento risultava condizionato da numerosi fattori, tra cui l’insufficiente conoscenza della lingua italiana e la mancanza di esperienze prescolastiche nella scuola dell’infanzia.

Tali problematiche, rivelatesi in tutta la loro gravità in un'alunna, hanno rappresentato la "motivazione psicologica e professionale" per la ricerca-azione.

“All’inizio del mio lavoro, come insegnante distaccata dalla classe, ben presto mi sono accorta del grave dislivello degli alunni rom rispetto ai compagni: tutti per quanto riguarda l’area logico matematica avevano grosse lacune perfino sugli apprendimenti elementari e primari, concetti chiave che pregiudicano gli apprendimenti successivi.

Una ragazzina di V conosceva a fatica i numeri entro il 10 con incertezza nella lettura tra il 7 ed il 4 e il 6 ed il 9, un'altra di IV conosceva con difficoltà i numeri entro il cento ma non conosceva la struttura della numerazione in base 10, un'alunna di II non conosceva i numeri e.... potrei continuare con altri esempi.

Dopo i primi tentativi di ripercorrere le fasi in modo più lento, individualizzando al massimo il percorso e utilizzando i materiali più comuni (regoli, blocchi logici, multibase...), mi sono accorta che i risultati non erano soddisfacenti ed inoltre i bambini erano demotivati e a volte si rifiutavano di lavorare.

Si era tentato di utilizzare alcuni giochi motori, ma l’eccitazione ed altri elementi interferivano nell’attenzione e nella concentrazione e non favorivano né l’apprendimento né la relazione

Una bambina in particolare soffriva tremendamente e non riusciva a capacitarsi sul fatto che tutti avevano imparato mentre lei no : era talmente frustata e si sentiva così inferiore rispetto ai suoi compagni che anche nelle attività dove era molto brava, ad esempio nel gioco della pallavolo, era impacciata e rigida; in classe si mimetizzava, non interveniva e non partecipava , inutili erano le mie spiegazioni sul fatto che lei parlava un’altra lingua e che l’insegnante, non conoscendo tale lingua, si trovava in difficoltà.

D’altra parte la non conoscenza dei segni numerici e delle prime competenze logico matematiche non permetteva molte possibilità di lavoro all’interno della classe per cui durante le attività matematiche specifiche, si doveva procedere con un lavoro differenziato non sempre motivante e/o gratificante.

Molto più grave era la situazione della ragazzina di V, che , sprovvista della strumentalità minima di base , può aver vissuto in modo negativo i cinque anni di scuola e in particolare una disciplina così importante come la matematica, l’insegnante avrà pensato che la bambina forse aveva problemi o deficit intellettivi e chissà che opinione sulla scuola si saranno fatto i genitori della ragazzina.

Risultati così deludenti non contribuiscono certamente a creare quel clima di fiducia e di stima tra il mondo dei rom e la scuola”.


Questa situazione alquanto generalizzata, è stata di stimolo per individuare metodi e strategie alternative, per favorire l'apprendimento dei concetti in un contesto di accettazione e valorizzazione del sé, nonché della "fiducia di base".

E' chiaro dunque che la metodologia qui proposta, non é stata utilizzata con i bambini Rom che seguivano il regolare programma scolastico.

“Si procedeva abbastanza parallelamente con la programmazione di classe e non era completamente alternativo a ciò che l’insegnante di classe svolgeva, ma di supporto e di integrazione, in quanto l’obiettivo primario era quello di far partecipare a pieno titolo il bambino rom all’attività della classe .

Proposte che prevedono un insegnamento alternativo, secondo me, sono proposte che possono tenere l’alunno lontano dalla classe ed inoltre in caso di un cambiamento di scuola, cosa peraltro frequente tra i rom, l’alunno potrebbe trovarsi in difficoltà;

ritengo quindi di fondamentale importanza considerare i metodi e gli itinerari più comuni che vengono attuati nelle classi”


Le difficoltà riscontrate riguardavano l'acquisizione di "concetti chiave" che pregiudicano gli apprendimenti successivi, quali:

- lettura e nella scrittura dei simboli numerici;

- aspetto ordinale del numero;

- aspetto cardinale del numero;

- valore posizionale delle cifre.


La metodologia proposta vuole sviluppare il concetto di numero "valorizzando le precedenti esperienze degli alunni Rom nel contare e ricordare i simboli numerici, in contesti di gioco di vita familiare e sociale"

“Osservando quello che facevano al campo e quali erano le attività che più li attiravano, un po' alla volta e procedendo per tentativi, ho elaborato un percorso che si attua attraverso alcuni giochi con le carte”.

Il gioco rappresenta per i bambini Rom e Sinti un elemento di forte MOTIVAZIONE ad apprendere.

Il gioco, infatti, si presenta come un "luogo di apprendimento" semplice, con regole precise e definite, dove la lingua non é più veicolo privilegiato di conoscenza, ma semplice strumento a fini pragmatici.

Il bambino impara attraverso il fare, per semplici deduzioni, senza subire lo "svantaggio" dovuto alla scarsa o mancata conoscenza della lingua italiana.

Il contesto di gioco organizzato, ripetitivo dal punto di vista simbolico, linguistico, affettivo, emotivo e relazionale attraverso giochi individuali, in coppia o per piccoli gruppi, rappresenta un momento positivo:

  • di apprendimento alla pari dei coetanei gagé;
  • di socializzazione attraverso la conoscenza ed il rispetto di alcune regole;
  • di relazione con se stesso e gli altri attraverso il superamento dell'ansia;
  • di conoscenza della lingua italiana, veicolo per assolvere a semplici richieste e bisogni.

Le attività di gioco non sono proposte in forma alternativa ad attività e materiali strutturati ma a loro integrazione.

“Durante gli spostamenti da una scuola all’altra i giochi che utilizzavo con alcuni bambini rom precedevano il mio arrivo; appena iniziavo, mi veniva richiesto” ci fai giocare al gioco del cambio?....”, questo mi faceva capire che i bambini che appartenevano a famiglie diverse e che abitavano in luoghi diversi, quando si ritrovavano, parlavano di scuola, contrariamente a quanto si può pensare.

Inoltre alcuni giochi erano così coinvolgenti che dovevo costruirne una serie per permettere loro di continuare a giocare anche al campo sia con gli adulti e sia con i più piccoli che ancora non frequentavano e questo costituiva un bel biglietto da visita per la scuola soprattutto per quei bambini che si dovevano iscrivere”

Una simile proposta metodologica appare sempre più percorribile e produttiva, nella misura in cui si realizza un raccordo metodologico didattico tra le insegnanti che intervengono sul bambino Rom.

L'impostazione ludica delle attività, l'accordo sull'uniforme utilizzo della simbologia pur nella molteplicità delle esperienze proposte agli alunni, appaiono variabili determinanti per un apprendimento lineare e progressivo.

Inoltre, se il gioco rappresentava sempre il "momento operativo significativo" era riproposto successivamente anche nella forma scritta con schede predisposte che rispettavano la gradualità precedentemente espressa nel gioco e utilizzavano i medesimi simboli.

FINALITA’ EDUCATIVE DEI GIOCHI

Il gioco come "metodologia privilegiata" per coinvolgere gli alunni Rom in un percorso di apprendimento efficace e significativo, é una scelta che risponde a molteplici finalità:

- valorizzazione di sé ed autostima;

- valorizzazione della lingua romanés

- apprendimento-prevenzione-recupero;

- conoscenza e rispetto delle regole scolastiche

Prima di tutto nel gioco si propone un clima positivo di accoglienza, in cui l'alunno Rom si trova in condizione di assoluta parità con i coetanei e ciò favorisce lo sviluppo dell'autostima attraverso il superamento di difficoltà linguistiche e concettuali che spesso il bambino Rom incontra nella "lezione tradizionale" basata sulla comunicazione verbale dei concetti.

Inoltre, nell'attività ludica, il bambino Rom utilizza con abilità le sue capacità intuitive, deduttive e pratiche; questo suscita nei compagni atteggiamenti di stima che accrescono la "fiducia in sé dell'alunno Rom e favoriscono un più armonico sviluppo della sua dimensione affettiva ed emotiva"

Nel gioco il bambino Rom scopre un "ambiente gratificante" dove apprendere in modo spontaneo e divertente, attraverso l'azione diretta e mirata tendente ad uno scopo preciso ed immediato.

Attraverso il gioco l'alunno si appropria, per deduzione, di conoscenze e concetti come punti di riferimento cognitivi da utilizzare in contesti successivi e differenziati mediante generalizzazioni ed astrazioni.

Nel gioco, l'alunno Rom é motivato a conoscere e rispettare regole stabilite precedentemente; in tal modo egli si confronta con regole "diverse" dalla sua cultura di appartenenza e progressivamente acquisisce una gamma diversificata di atteggiamenti e comportamenti.

  • Il gioco é predisposto tenendo conto di alcune variabili fondamentali quali:
  • l'interesse che può suscitare nell'alunno;
  • le conoscenze da raggiungere in coerenza con i fondamenti epistemologici della disciplina;
  • le abilità cognitive e linguistiche da potenziare;
  • il percorso cognitivo da innescare nell'alunno considerando l'età psicologica.

Quindi: "dall'esperienza diretta a quella pensata" dal "concreto all'astratto".

Fondamentale, nella realizzazione del gioco, è l'atteggiamento dell'insegnante che non può né estraniarsi, né dirigere con atteggiamento autoritario, nè fungere da semplice spettatore; deve farsi piuttosto animatore che guida e partecipa con il medesimo entusiasmo degli alunni, pronto a sostenere, incoraggiare e gratificare.

Inoltre, poiché l'amicizia tra l'alunno Rom e gagé non sempre si instaura spontaneamente, l'insegnante dovrà essere particolarmente attenta a cogliere i minimi segnali di positiva convivenza e relazione, per potenziarli e rafforzarli.

TIPOLOGIA ED ELENCO DEI GIOCHI



I giochi proposti utilizzano materiali con i quali i bambini Rom, per motivi culturali, hanno maggior familiarità, quali il gioco con le carte, i dadi, il denaro, le auto e la velocità

  • il gioco a scopa
  • la tombola (prima, seconda, terza)
  • il primo gioco del cambio
  • carta her
  • il trenino dei numeri
  • i numeri amici
  • alla stazione del...
  • il secondo gioco del cambio
  • le carte di baba

Tutti questi giochi sono finalizzati a sviluppare il concetto di numero ad integrazione delle attività di classe e si riferiscono ai diversi livelli di acquisizione

1) Conoscenza del segno numerico

- nominalizzazione

- lettura

- scrittura


Il bambino Rom, non adeguatamente sostenuto dalla competenza linguistica in lingua italiana, raggiunge questo livello con maggior difficoltà rispetto ai bambini gagè; pertanto le tre abilità: pronuncia, lettura e scrittura devono essere allenate attraverso specifici percorsi con una particolare attenzione all'aspetto linguistico.

2) Aspetto ordinale del numero.

3) Aspetto cardinale del numero.

4) Valore posizionale delle cifre.


Per quanto riguarda l’aspetto cardinale del numero e il valore posizionale sono stati utilizzati i giochi con le carte e l’uso del denaro, sviluppando in modo graduale il processo della simbolizzazione e allenando le abilità del contare come sequenza numerica verbale e come corrispondenza tra l’atto del contare e la quantità numerica.

Mentre per l’acquisizione dell’aspetto ordinale del numero si è utilizzato uno sfondo di tipo fantastico con l’utilizzo di un trenino un po' speciale, dove la sequenza numerica verbale non era più una corrispondenza tra l’atto del contare ed una quantità numerica, ma una corrispondenza tra l’atto del contare e uno spostamento da sinistra a destra seguendo l’asse orizzontale dei numeri fino al numero 9

L'esperienza con i bambini Rom ha evidenziato l'importanza di programmare separatamente, percorsi graduali, mirati ed esaustivi per ciascuno dei quattro obiettivi

La programmazione dettagliata di contenuti, attività e modalità di verifica, se é la base di ogni lavoro scolastico, rappresenta la condizione assolutamente inderogabile per guidare e controllare il processo formativo dei bambini Rom.

ORGANIZZAZIONE DEI GIOCHI

Alcuni giochi venivano realizzati in classe con tutti i compagni, per altri giochi si utilizzava un’altra aula adibita a laboratorio interculturale : queste le possibilità e le modalità

  • bambino Rom più insegnante;
  • gruppo di bambini Rom di diversa età e diverso livello di apprendimento più insegnante;
  • gruppo di bambini Rom e bambini gagé appartenenti alla stessa classe più insegnante.

Le modalità indicate dovevano valutare diverse esigenze:

  • i tempi di attenzione e concentrazione
  • il numero ridotto come condizione più idonea per la attiva partecipazione di tutti gli alunni;
  • permettere all'insegnante di seguire l'alunno Rom con maggiore continuità sia per gli apprendimenti logico matematici, che per il rispetto delle regole;
  • offrire all'alunno Rom la possibilità di allenarsi senza sforzo su abilità acquisite, soprattutto in riferimento a problemi dovuti alla frequenza irregolare e alle mancate esercitazioni pomeridiane

La scelta di una modalità di gioco rispetto ad un'altra dipendeva:

  • dalla disponibilità di orario per l'insegnamento individualizzato;
  • dal rapporto instaurato tra l'alunno Rom e l'insegnante;
  • dal tipo di collaborazione offerta dalle altre insegnanti del team,soprattutto in ordine alla gestione dei tempi di compresenza;
  • dalla difficoltà del bambino a stare in classe per seguire il normale

    programma;
  • dalla necessità di creare momenti d'incontro positivi e soddisfacenti
    tra tutti gli alunni Rom del gruppo e tra gli alunni Rom e gli alunni gagé
    che frequentavano la stessa classe.

E’ superfluo sottolineare che la terza modalità è la più produttiva ed efficace non solo per i risultati che si sono registrati sul livello di apprendimento ma soprattutto sul versante relazionale ed affettivo : la relazione positiva con i compagni costituisce una condizione fondamentale per l'apprendimento.

Inoltre inizialmente venivano utilizzati come unica attività alternativa alle lezioni in classe, in un successivo momento, nella misura in cui procedeva la socializzazione, venivano proposti come base e motivazione alle attività scolastiche, infine erano concessi come gratificazione e/o premio.

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Di Fabrizio (del 10/08/2007 @ 09:26:02, in media, visitato 1826 volte)


Emergenza Rom

Roma, 17 luglio 2007.

I rappresentanti delle comunità Rom della capitale raccontano in prima persona la vita da zingaro. E spiegano cosa sono i Patti della legalità voluti dalla giunta Veltroni

Realizzato da Arcoiris Roma (clicca per accedere alla pagina e visualizzare il filmato)

Riprese:Paolo Dimalio
Interviste: Francesca Chippari
Montaggio: Paolo Dimalio

lunghezza: 36,19 min.

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Di Fabrizio (del 11/08/2007 @ 09:17:35, in Europa, visitato 1535 volte)

BELGRADO -- Un graffito "Morte ai Rom" è stato scritto sul muro di una casa abitata da una famiglia Rom.

Le famiglie Rom che vivono nel distretto di Borča, alla periferia di Belgrado, affermano di temere attacchi.

L'uomo sul cui muro è apparsa la scritta, Emin Gani, dice che la sera prima c'era stata una grande festa, e che l'unico motivo potrebbe essere l'invidia.

"Non ho dormito tutta la notte, continuo a guardare dalla finestra. Non so cosa fare, se dovremmo lasciare il quartiere oppure no. Non so dove andare," dice Gani.

Dragan Stanković, del Consiglio Nazionale Rom e membro del consiglio comunale, dice che questo non è il primo incidente motivato dall'odio contro i Rom del quartiere.

Dice che la migliore soluzione sarebbe che i tribunali diventassero più attivi e severi.

I tribunali sono deboli. La polizia ferma chi scrive i graffiti, ed il giudice li rilascia e firma un rapporto. A questa gente è permesso di girare nuovamente libera e fare quel che vogliono," dice Stanković.

Secondo statistiche del Partito Rom, il numero di attacchi contro i Rom in Serbia resta immutato, quasi uno al giorno.

Il partito afferma che l'unico cambiamento positivo è che i Rom ora denunciano i crimini contro di loro, ma in molti non hanno un'esperienza positiva con gli ufficiali dello stato.

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