L'avremmo giurato: il caso della «zingara che ha rubato un bambino» non è mai
esistito, se non nella mente della madre del bimbo (e per lei abbiamo qualche
sentimento di pietà) e nei resoconti di certi giornali e certe televisioni, che
meritano invece tutta la nostra indignazione. A cominciare, va da sé, da quel
moltiplicatore di tutti gli istinti bassi che agitano il ventre della società
italiana che è La Padania. La quale, dopo aver insinuato dubbi sulla
mamma-testimone, che - scrive - «stranamente ritratta», continuava ancora ieri a
seminare e a inseguire paure sugli “zingari” con un titolone a nove colonne:
«Allarme: in azione bambini ladri». Che grande novità, eh?
Certo: i rom e altri nomadi rubano spesso, per necessità e per antica abitudine,
e i bambini rubano più ancora degli adulti. È un problema che riguarda tutte le
nostre città, anzi tutte le metropoli, che genera insicurezza e che va
affrontato e risolto. Ma i rom, le donne rom, non “rubano” i bambini. Che lo
facciano è un'antica convinzione basata soltanto sul pregiudizio verso le
evidenti diversità di costumi e di vita dei nomadi. Semmai, in passato, è
avvenuto il contrario: e cioè che dei bimbi nomadi siano stati rapiti “a fin di
bene”, per essere convertiti ed educati secondo i “veri valori” dei paesi che
ospitavano le loro comunità. L'idea che i nomadi rapiscano i bambini, pratica
oltretutto insensata per comunità con altissimi tassi di natalità, ha lo stesso
fondamento che ebbe quella secondo la quale gli ebrei uccidevano a scopo rituale
i bambini cristiani. La differenza è che se oggi un giornale si azzardasse a
sostenere che ciò avviene realmente sarebbe, giustamente, affogato nelle
critiche e nel disprezzo di tutte le persone di buon senso. Con gli “zingari”,
invece, non solo non accade, ma si trova anche qualche imbecille pronto a
commentare e a raccontare che sì, certo, come no, ci sono molti casi...
Ma quali casi, quando, dove? Ogni allarme che è stato diffuso in passato si è
dimostrato infondato. Ha portato soltanto nuove paure e nuovi pregiudizi. Ha
confermato soltanto che questo timore ancestrale, retaggio di tempi lontani e
assai diversi dai nostri, è ancora vivo non solo fra la gente semplice, non solo
fra i genitori (ai quali un eccesso di ansia di protezione verso i propri figli
può essere pure perdonato), ma anche tra persone che, per il mestiere che fanno,
dovrebbero avere una certa cultura e farsi governare da un certo senso di
responsabilità: cronisti di giornali e tv, commentatori strapazzoni, persino
qualche “esperto” di dubbissima fama.
Alla povera Maria Ferau, che ha pagato con l'arresto un gesto che probabilmente
era solo una carezza, andrebbero le scuse di molte persone, oggi. E invece avrà,
probabilmente, solo silenzio e nuovi insulti dalla Padania. Che tristezza.