Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 25/03/2007 @ 10:19:21, in lavoro, visitato 2252 volte)
Da Hungarian_Roma
By: All Hungary News 2007-03-21 11:47:00 -Il sindaco József Molnárha annunciato mercoledì che il governo locale di Gyöngyöspata ha offerto tre ettari di terreno coltivabile a 32 famiglie locali di Rom. Il programma è partito dal governo per le minoranze locali di Heves, che ha una popolazione di circa 2.800 persone. Ogni famiglia disporrà di circa 1.000 metri quadri di terreno, che permetterà loro di coltivare verdura per uso proprio o per venderli, ha aggiunto il sindaco.
Per assicurare il successo del programma, il governo impiegherò un giardiniere professionista ed un imprenditore della vicina Gyöngyös si è offerto di preparare la terra alla coltivazione e fornire le famiglie delle sementi.
Secondo mno.hu, il 14% della popolazione di Gyöngyöspata è di origine Rom, ed il tasso di disoccupazione tra di loro è dell'80%.
Di Fabrizio (del 26/03/2007 @ 09:17:00, in Regole, visitato 2719 volte)
Da Roma_Daily News
Canadian Press - Updated: Fri. Mar. 23 2007 3:19 PM ET
CALGARY - L'essere nato in Canada non aiuterebbe il figlio di una Rom rumena, attualmente in carcere per furto nello stato di Alberta.
Secondo un portavoce della Canadian Border Services Agency, il bambino, che probabilmente nascerà nel Centro Detenzione di Calgary, sarà deportato assieme a sua madre una volta emessa la sentenza.
"Faremo tutto il possibile," conferma Lisa White. "Il bambino sarà un cittadino canadese, e vogliamo che la famiglia resti unita."
"Ma se riuscissero ad estradare una persona con un bambino che è cittadino canadese, sarebbe meglio se fossero estradati assieme. Il bambino andrà con la madre."
La madre-in-attesa, con altre tre donne e due uomini, è accusata di furto in un negozio di liquori a Calgary gennaio scorso. Un video li riprende mentre alcuni di loro distraevano i commessi, e gli altri si impossessavano della merce.
Ancuta Sardaru, Luliana Boana, Aurora Ciuciu e Viorel Chiciu sono stati condannati a tre mesi di prigione, mentre Illeana Miclescu e Lucian Poenaru Miclescu hanno ottenuto una pena aggiuntiva di un mese. Anche una ragazza di 17 anni è stata accusata e il suo caso è stato discusso venerdì al tribunale minorile. Il suo caso verrà giudicato il 19 aprile.
Anche se la Canadian Border Services Agency intende emettere un decreto d'espulsione, il caso potrebbe essere dilazionato. Il gruppo aveva richiesto lo status di rifugiati a causa della loro origine zingara, ed ogni decreto d'espulsione può essere appellato.
"Una volta emessa la sentenza e se altre città non hanno carichi pendenti contro di loro, possiamo espellerli," spiega Lisa White.
"48 ore dopo che li abbiamo presi in custodia, loro hanno diritto ad appellarsi all'Immigration and Refugee Board, che determinerè il destino di queste persone."
Il gruppo ha altri capi di accusa, incluso qualcuno a Winnipeg. "Non sono sicura del numero esatto di accuse, ma... se Winnipeg lo richiede, dovremo farli giudicare anche lì," dice Const. Pat Chabidon, notando che i crimini di cui sono accusati sono simili a quelli di Calgary. [...]
La "deportazione" di un bambino figlio di rifugiati non è fuori dall'ordinario, dice Stephen Jenuth, avvocati di Calgary già coinvolto in altri casi simili.
"Il bambino nato in Canada ha il diritto di restare in Canada, ma dev'esserci qualcuno che ne sia il garante," dice Jenuth, che è anche presidente dell'Associazione Libertà Civili dell'Alberta.
Un sacco di cose potrebbero entrare in gioco nel determinare una decisione in un senso o nell'altro.
"Il bambino rimarrà cittadino canadese e potrebbe non essere deportato perché non avrebbe alcuno status in Romania," dice Jenuth.
"Cosa succederebbe a questo bambino al suo arrivo? Dipende dalla legge rumena. Può dare la cittadinanza ad un bambino nato in altri stati?"
E' probabile che la Canadian Border Services Agency possa ordinare una deportazione condizionale, che diverrebbe effettiva se la richiesta di rifugio fosse archiviata, dice Jenuth.
[...]
Nevo Drom
RomSinti@Politica Sucar Drom
Comunicato stampa
Mantova: evento storico per Rom e Sinti in
Italia
Sabato 24 marzo 2007,
presso il Palazzo del Plenipotenziario di Mantova, si sono riuniti
i rappresentanti delle maggiori organizzazioni
italiane sinte e rom e si è costituito ufficialmente il primo comitato
nazionale: Romanò
Phralipè - Rom e Sinti Insieme.
L’incontro è iniziato
alle ore 11.00 con l’intervento di Fausto Banzi, Assessore della Provincia di
Mantova, che ha sostenuto l’iniziativa e ha offerto la disponibilità della
Provincia di Mantova a sostenere il prossimo incontro assembleare.
La portata storica
dell’evento è stata sottolineata da tutti i partecipanti che hanno anche
sostenuto l’esigenza dell’unità, della partecipazione, della trasparenza e del
rigore con la ferma e chiara determinazione del ruolo di guida di Rom e Sinti,
senza esclusioni ma con l’interazione anche di coloro che non appartengono alle
minoranze sinte e rom.
Molte le tematiche
discusse ma i partecipanti si sono concentrati per: il superamento delle
politiche promosse dalle organizzazioni pro Rom-Sinti che hanno decisamente
fallito in questi anni e sono corresponsabili dell’attuale situazione di
discriminazione e segregazione delle popolazioni romanì; la costruzione di un
soggetto atto contrastare e annullare le attuali condizioni drammatiche e
discriminatorie, a partire dai famigerati campi lager; uscire dal mero folklore
e per promuovere le culture romanì, troppo spesso negate e schiacciate da
stereotipi e pregiudizi.
Nei prossimi giorni
sarà costituito un comitato di coordinamento formato dai delegati delle diverse
minoranze che lavorerà sul tema del riconoscimento per formulare una proposta di
legge da proporre al Governo e al Parlamento Italiano.
In attesa i promotori
dell’iniziativa Yuri Del Bar (Consigliere Comunale), Radames Gabrielli (Nevo
Drom), Nazzareno Guarnieri (Rom Sinti@Politica) e Bernardino Torsi (Sucar Drom)
gestiranno la segreteria tecnica del comitato con la collaborazione
dell’associazione Sucar Drom.
Nei prossimi giorni
sarà attivo il sito web:
www.comitatoromanophralipe.it ed un indirizzo e-mail:
info@comitatoromanophralipe.it
Yuri Del Bar,
Radames Gabrielli, Nazzareno Guarnirei e Bernardino Torsi
Di Fabrizio (del 27/03/2007 @ 09:48:06, in Europa, visitato 2513 volte)
I Problemi dei Diritti Umani Affrontati dalla Donne Rom in Serbia Portati all'Attenzione del Comitato ONU sui Diritti delle Donne
Budapest, Belgrado, 22 marzo 2007: European Roma Rights Centre (ERRC), agendo in partnership con Bibija, Eureka e Spazio delle Donne, OnG con base in Serbia, hanno sottoposto il loro rapporto al Comitato ONU sull'Eliminazione della Discriminazione Contro le Donne (CEDAW). [...]
Il rapporto è basato su una ricerca intrapresa nel 2006 e 2007, coinvolgente sei ricercatrici Romnià [...]. Deprivazioni dei diritti nelle aree della scolarizzazione, sanità ed impiego, incidenza della violenza domestica e abusi razzialmente motivati, sono tra i problemi principali. Sono particolarmente esposte a circostanze precarie quante vivono attualmente in Serbia come Rifugiati Interni (IDPs) dal Kosovo o rimpatriati recentemente dai paesi occidentali, in particolare dalla Germania.
I temi di maggior preoccupazione includono:
Violenza contro le donne: Violenza domestica è riportata dalla maggioranza delle donne che hanno risposto alla ricerca. Metà delle intervistate hanno rifiutato di parlare di violenza domestica, delle rimanenti 81, 63 hanno risposto indicando abusi fisici e verbali da parte di membri della famiglia. Se il problema della violenza domestica riguarda anche donne della comunità maggioritaria, le Romnià sono particolarmente vulnerabili a causa dei diffusi pregiudizi e negligenza di quanti incaricati del rispetto della legge. Le donne testimoniano che la polizia è riluttante nell'agire in loro protezione, quando addirittura non sottopongono loro stessi le vittime ad abusi.
Le donne ed i bambini Rom sono anche i bersagli preferiti degli attacchi fisici e verbali dei gruppi neonazisti.
Scolarizzazione: Le donne affrontano serie barriere nell'acceso scolare come si riflette negli alti tassi di analfabetizzazione femminile comparato a quello maschile e a quello di donne e uomini non-rom. Le barriere spaziano dall'alto tasso di povertà alle tradizioni patriarcali di alcune comunità, che si concretizzano in basse aspettative che le ragazze completino il ciclo educativo. L'ineguaglianza nell'accesso alla scolarizzazione è esarcebata da pratiche discriminatorie [...] come il porle in scuole differenziali per bambini ritardati mentalmente, o la segregazione in classi di soli Rom, trattamenti umilianti da parte di insegnanti e compagni di classe. La mancanza di documenti e della residenza pure impediscono l'accesso all'educazione.
Impiego: Molte Romnià non hanno accesso all'impiego formale come risultato della bassa scolarità, come della discriminazione diretta ed indiretta. Le donne che lavorano nell'economia sommersa sono escluse dai benefici e dall'assicurazione sociale. Un numero di richieste su discriminazione contro le Romnià nel campo dell'accesso al lavoro sono state documentate.
Salute: La situazione sanitaria femminile è significativamente peggiore di quella generale, come risultato delle inadeguate condizioni di vita - come il substandard alloggiativo, l'estrema povertà e la posizione svantaggiata di alcune Romnià all'interno della famiglia. La mancanza di documenti, di assicurazione sanitaria impediscono l'accesso ai servizi sanitari. Problemi strutturali nell'accesso ai servizi sono communati con le evidenti ratiche discriminatorie del personale medico rispetto alle donne Rom. La discriminazione è particolarmente evidente nell'area riproduttiva e della sanità materna, come pure nell'emergenza sanitaria, che sono i servizi sanitari più adoperati.
La ricerca è stata portata avanti col supporto di Open Society Institute Public Health Program. Per ulteriori informazioni, contattare: Ostalinda Maya Ovalle (ERRC): ostalinda.maya@ errc.org Ilona Kovacs, Piroska Kovacs (Eureka): ilonasu2000@ yahoo.com Svetlana Ilic (Bibija): bibija@eunet. yu Vera Kurtic (Women's Space): catz@bankerinter. net
Bolzano, l'intervento di Radames Gabrielli su convivenza e discriminazioni
Pubblichiamo una parte dell'intervento tenuto da Radames Gabrielli, Presidente
dell'Associazione Nevo Drom, al convegno "Rom e Sinti: convivenza e
discriminazioni", promosso dall'Osservatorio provinciale sull'immigrazione in
collaborazione con la Ripartizione provinciale Politiche sociali a Bolz...
Mantova, è nato Romanò Phralipè, Rom e Sinti Insieme
A Mantova sabato 24 marzo è nato Romanò Phralipè, Rom e Sinti Insieme, il primo
coordinamento nazionale di Sinti e Rom che intende riunire intorno a sé tutte le
comunità presenti in Italia. L’incontro, a cui hanno partecipato i più
rappresentativi leader rom e sinti, è stato promosso dalle associazioni Sucar
Drom,...
Follonica (GR), bambina rom di cinque mesi muore in un incendio
Un drammatico episodio si è verificato nel Comune di Follonica, in Provincia di
Grosseto, in una abitazione di fortuna situata a fianco di un depuratore di
proprietà del comune. Una bambina romena di cinque mesi è morta in un incendio
che è divampato la scorsa notte.
Nell'incendio, secondo quanto riferito dai vigili del fuoco, sono rimaste
ustionate gravemente anche quattro persone e altre...
Congratulazioni Eva, sei grande!
Venerdì 16 marzo, alle ore 9.30, nella Sala Cammarata dell’Università di
Trieste, Eva Rizzin ha discusso la tesi di dottorato sul fenomeno dell’Antiziganismo
nell’Europa allargata. Appartenente alla comunità dei Sinti Estrekarija, Eva
Rizzin è da tempo impegnata infatti nella lotta all’antiziganismo con
l’associazione di promozione sociale OsservA...
Di Fabrizio (del 28/03/2007 @ 10:34:27, in Regole, visitato 2565 volte)
Un paio di giorni fa, il padre della famiglia Mogos, Marin Mogos, si è suicidato per strangolamento nel centro di transito dell'aeroporto di Bucarest. Nel 1990. a seguito dei disordini per la caduta del dittatore Ceausescu, la sua famiglia fuggì in Germania. I Mogos, assieme ai loro tre figli, chiesero di rinunciare alla cittadinanza rumena e diventarono apolidi.
A seguito del rifiuto della loro richiesta d'asilo e del successivo procedimento al tribunale di Wiesbaden, la famiglia venne espulsa in Romania nel 2002. Per paura di rappresaglie in Romania, la famiglia rifiutò di entrare in Romania e da allora finirono in quella terra di nessuno del centro di transito. Il cibo e le medicine erano insufficienti (Mogos soffriva di diabete). Tutta la famiglia ha sofferto di depressione e stati di paura. La figlia maggiore ha probabilmente lasciato il centro di transito nel frattempo. L'insostenibile situazione a portato Mogos al suicidio.
Questo tragico evento mette un'ombra nella tanto celebrata entrata di Romania e Bulgaria nell'Unione Europea e pone il fatto che nell'Unione Europea ci sono cittadini di seconda classe - senza stato, che formalmente erano cittadini rumeni. Persone che, per ragioni consce e comprensibili, non vogliono più essere cittadini di Romania e rifiutano di ritornarci, mentre hanno paura di perdere la possibilità di rimanere in Germania, dove si sono integrati.
Persone, che pure loro integrati in Germania e ancora apolidi, ma che hanno richiesto la loro rinaturalizzazione sono parimente minacciati di deportazione in Romania. A loro viene risposto che la rinaturalizzazione può avvenire in Romania. Molti anni di vita in Germania, la nascita e la crescita dei bambini e il terminare di un'integrazione di successo sono totalmente ignorati.
Come ex cittadini rumeni, i Rom apolidi sono effettivi cittadini dell'Unione Europea. La burocrazia tedesca nondimeno adopera lo status di apolide per farne cittadini di seconda classe ed escluderli dalla libertà di movimento come diritto fondamentale nella EU. Il governo rumeno presta la sua assistenza a questa procedura.
Förderverein Roma e. V. si rammarica profondamente per la tragica morte di Marin Mogos e condanna fermamente l'ignoranza e l'attitudine inumana delle autorità tedesche.
Förderverein Roma e. V. Stoltzestraße 17 60311 Frankfurt am Main 00 49 69/440123 foerderverein. roma@t-online. de
Di Fabrizio (del 29/03/2007 @ 09:37:28, in Europa, visitato 2503 volte)
Da
Czech_Roma
Il 17 gennaio 2007, l'Alta Corte di Olomouc ha pubblicato un approfondito
verdetto sul caso della sterilizzazione illegale di Helena Ferenčíková nel 2001,
dopo la nascita del suo secondo figlio, [il verdetto] richiede che l'ospedale
che ha operato la sterilizzazione si scusi. Il verdetto dell'Alta Corte
sostiene quello del 2005 del Tribunale Regionale di Ostrava, ma la corte non ha
riconosciuto ad Helena Ferenčíková il compenso di 1 milione di corone per danni
fisici e psicologici.
In una lettera del 27 febbraio 2007, l'ospedale Vítkovice si è scusato con la
signora Ferenčíková per "l'usurpazione del [...] vostro diritto di protezione
della personalità [...]".
Di Sucar Drom (del 30/03/2007 @ 09:32:08, in blog, visitato 2484 volte)
Serbia,
l'infanzia rom subisce discriminazioni multidimensionali
Il Rapporto sulla Condizione dell’infanzia in Serbia 2006 sui bambini poveri ed
esclusi, prodotto congiuntamente dall’Ufficio Statistico della Repubblica di
Serbia, dal Consiglio per i Diritti del Bambino della Repubblica Serba e
dall’Ufficio UNICEF di Belgrado, è basato sulle informazioni e sui dati
statistici raccolti nella "Ricerca sulla situazione della famiglia e sulle
pratiche di cura" e dal ...
Vaticano, riconoscere le identità e le culture sinte e rom
Occorre riconoscere i valori delle culture Rom e Sinte e rispettarne l’identità.
Lo ha ribadito il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente Pontificio
Consiglio per la Pastorale per i Migranti e gli Itineranti in un comunicato ai
partecipanti all’Incontro annuale del Comitato cattolico internazionale per i
Rom e Sinti, svoltosi nei giorni scorsi.
Il porporato ha ricordato quanto da lu...
Bologna, la musica sinta in una tesi al D.A.M.S.
Congratulazioni da tutti noi di sucardrom a Luca Zerbinati che si è laureato al
D.A.M.S (Discipline di Arte Musica e Spettacolo) di Bologna con un tesi dal
titolo “La musica dei sinti italiani. I musicisti sinti estrajxaria delle
famiglie Gabrielli e Held”.
La tesi del dottor Luca Zerbinati consiste in una ricerca sul repertorio dei
musicisti sinti tradizionali. È stata svolta una r...
Una
razza: quella Umana (One race: Human race)
Presentiamo la prima parte della relazione "La razza tra scienza e mito"
proposta il 21 Marzo, giornata mondiale contro il razzismo da Diego Saccani,
Daiana e Manuel Gabrieli che svolgono l'anno di Servizio Civile all'Ente Morale
Opera Nomadi Sezione di Mantova.
La giornata di studi promossa da Sucar Drom, dall'Ist...
Reggio
Emilia, le minoranze sinte e rom nel dibattito sul partito democratico
Il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio è intervenuto il 10 marzo al Centro
Internazionale Malaguzzi ponendo alcuni temi di riflessione per il Partito
Democratico. Uno dei tre temi posti è sull'eguaglianza e Graziano Delrio (in
foto) ha fatto esplicitamente riferimento alle minoranze sinte e rom. Di seguito
un breve sunto dell'intervento.
“Il tema dell’uguaglianza. Non possiamo non lavo...
Svizzera, costa troppo riconoscere ai Rom e ai Sinti la convenzione ILO n. 169
La Convenzione 169 dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) fissa i
diritti dei popoli indigeni e tribali. Diciotto Stati l'hanno ratificata, ma non
la Svizzera ne tanto meno l'Italia. Il governo elvetico si riconosce nei
principi generali della convenzione, ma teme che una ratifica comporti nuovi
obblighi nei confron...
Quartu
Sant'Elena (CA), teppisti lanciano bombe molotov contro i Rom
Pesante atto intimidatorio a poche ore dalla partenza dei quaranta immigrati Rom
che avevano trovato alloggio a pochi passi da una delle spiagge più belle del
litorale.
La comunità rumena, da giovedì scorso insediata in un terreno privato lungo la
costa, ieri è tornata a casa, in Romania, grazie agli aiuti di Caritas e
Provincia ma prima ha dovuto fare i conti con una pesante intimidazione...
Rom e
Sinti Insieme, interviene Santino Spinelli
L'incontro di Mantova ha dimostrato che i Rom e Sinti possono essere autonomi.
L'autonomia che significa libertà di confronto, di espressione e di decisione è
la grande nemica delle organizzazioni "pro-zingari" che hanno avuto il demerito
di creare "Ziganopoli", un sistema di controllo e di sfruttamento di Rom e Sinti.
Occorre, certo crescere, l'incontro lo ha dimostrato, sono ancora molti ...
Di Fabrizio (del 30/03/2007 @ 09:56:43, in Italia, visitato 2814 volte)
Su
Osservazione.org è apparsa una interessante intervista a
Dijana Pavlovic, ricca di spunti sulla recente attualità. Potevamo non
ripubblicarla?
In Italia si parla spesso di 'problema nomadi', secondo te a cosa si
riferiscono?
Se ne parla spesso al livello locale (comuni e province) e raramente al livello
di stato. O dietro le tragedie come roghi e sgomberi, oppure dietro i fatti di
cronaca come casi di pedofilia e di micro criminalità. Sempre attraverso
un'ottica di emergenza umanitaria, di sicurezza e di ordine pubblico. Si
usano al livello mediatico, secondo me appositamente, due parole che mettono
paura e suscitano la diffidenza da parte dei cittadini ( appunto "problema
nomadi"). E' ovvio dal modo in cui e ne parla, che si riferiscono sempre allo
stesso luogo comune: zingari e per ciò ladri, non lavoratori, quelli che non
rispettano le leggi ecc. Il motivo, secondo me è sempre quel vecchio giochino,
banale e scontato, però sempre funzionante: creare paura per poter controllare e
strumentalizzare per scopi politici. Perché la gente ci crede? Per proteggere e
recintare il suo piccolo benessere, per non dover mettere in discussione l'unico
modello di vita che conosce, ma questo argomento merita un approfondimento per
cui qui non c'è spazio, e forse è anche superfluo, visto che ci sono tanti saggi
e libri di sociologia che ne parlano.
Come vedi le attuali aperture del governo verso rom e sinti?
In modo positivo. Secondo me è il momento per noi di creare un dialogo,
pretendendo una risposta approfondita e seria, che possa dare le soluzioni alle
nostre esigenze vere e reali, senza più luoghi comuni e strumentalizzazioni.
Quali sono le priorità su cui intervenire?
Tutte le questioni legate al popolo romanò sono priorità. Una richiesta e una
risposta seria dovrebbero accomunare tutti gli strati di questo complesso
argomento. Certo, affrontare le emergenze umanitarie senza più assistenzialismo
e carità, ma con argomenti concreti come lavoro, abitabilità, sanità,
scolarizzazione è fondamentale. Ma questo ha meno senso e efficacia se non si
combattono il razzismo e i luoghi comuni. Come? Creando occasioni per promuovere
la nostra cultura e il nostro modo di vivere, riconoscendo lo status di
minoranza linguistica, proponendo l'immagine dei Rom e dei Sinti anche in modo
positivo. Si deve riconoscere ufficialmente il diritto di vivere non solo
secondo un unico modello di vita.
Come si può promuovere la partecipazione di rom e sinti in questi
processi?
Le associazioni, pur con le difficoltà che conosciamo, potrebbero dare spazio
alle iniziative dei Rom e Sinti, riservando loro il ruolo di protagonista nelle
cause che gli riguardano, come del resto è avvenuto a Mantova. La politica
potrebbe superare la logica della mascotte, e candidare i Rom e Sinti investendo
seriamente sulle loro candidature .
Alle ultime elezioni amministrative a Milano non sei stata eletta, stai
continuando la tua attivita' politica?
Certo. Penso che la vera possibilità di cambiare qualcosa sta nella
partecipazione politica. A Milano c'è una situazione drammatica, legata in
particolare ai Rom rumeni. Contro "il patto di legalità e di socialità" abbiamo
promosso un appello al quale hanno aderito tantissime persone e associazioni, e
stiamo lavorando a una serie di iniziative. La mia candidatura non è stata una
questione di immagine. La mia lista, candidandomi si è assunta la responsabilità
di portare avanti questo argomento e lo sta facendo con impegno e serietà.
Di Fabrizio (del 31/03/2007 @ 17:30:58, in Regole, visitato 3140 volte)
Da
Mundo_Gitano
Dichiarazione del Parlamento Catalano sul riconoscimento della
persecuzione e genocidio dei Rom
Letta nella Sessione Parlamentare del 29 marzo
L'articolo 607 del Codice Penale richiama la punizione del crimine di
genocidio per "quanti, con l'intenzione di totale o parziale distruzione di un
gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso [...], ne uccidono uno o più
membri [...], assoggettano il gruppo o i suoi componenti a condizioni
d'esistenza che mettono la loro vita in pericolo o grave stato di salute [...],
portano il gruppo o i suoi membri alla dispersione, l'adozione di qualsiasi
misura che restringe il loro modo di vita o la riproduzione, od attraverso lo
spostamento forzato dei componenti da un gruppo all'altro".
Occorre tener conto dei seguenti fatti storici:
- Tra il 1499 e il 1783 il quello che oggi è il territorio di Catalonia,
furono approvate almeno una dozzina di leggi che proibivano l'identità e i segni
culturali della comunità Rom, allo scopo di assimilarli forzatamente o della
loro sparizione come popolo. Le ragioni proprie di questi testi legali si
basavano sull'idea di costruire e consolidare uno stato unificato con una
propria egemonia culturale durante questo periodo, rendendo le differenze
inattendibili e mettendo in discussione il potere stabilito. Il risultato fu la
sostituzione di una lunga coesistenza tra culture e religioni di popolazioni
numericamente diverse tra loro, col fanatismo e la repressione.
- La Corona catalano-aragonese pure seguì questa politica anti-Rom,
inizialmente con l'espulsione della comunità Rom, che si evolse poi
nell'assimilazione forzata dei sui membri, passando attraverso la schiavitù e la
persecuzione criminale dei Rom e dei suoi simboli storici (linguaggio, vestiti,
occupazioni, residenza e mobilità tra gli altri).
- Causa una mancanza nel manuale lavorale, dopo l'espulsione degli Arabi,
l'oppressiva persecuzione e le politiche di assimilazione furono modificate così
che la comunità Rom fosse considerata come possibile forza lavoro,
specialmente per lavori in campagna. D'altra parte, la residenza dei Rom
continuò ad essere limitata e vennero applicate misure discriminatorie, con
l'obiettivo di eliminare l'identità Rom.
- La repressione raggiunse una scala più vasta e crudele il 30 luglio 1749
con "Il Grande Raid". Durante il regno di Fernando IV venne emesso un ordine
reale per imprigionare tutti i Rom nei diversi territori, senza riguardo
all'età, sesso o salute. E' stato documentato che almeno nove milioni di Rom
vennero imprigionati o furono mandati ai lavori forzati in miniera o negli
arsenali, dove molti di loro perirono.
- Visto che con nessuna delle misure applicate portarono alla sparizione
della comunità Rom, al tempo di Carlo III furono applicate politiche di
integrazione con lo scopo dell'assimilazione culturale, che includeva la perdita
del loro linguaggio e la sedentarizzazione forzata.
- Nel XX secolo, con la Guerra Civile e la seguente dittatura di Franco, si
intensificò l'intolleranza verso la comunità Rom. La loro lingua venne
nuovamente proibita e fu considerata come un gergo deliquenziale, contro cui
applicare la legge sul pericolo sociale. Resta da dire che il Regolamento della
Guardia Civil incluse due articoli apposta sui Rom, che violavano la presunzione
d'innocenza. Nel contempo, tanto l'Amministrazione come pure istituzioni
religiose e caritatevoli finanziarono programmi dedicati ad insegnare ai Rom a
non essere Rom.
- Con la promulgazione della Costituzione Spagnola terminò la discriminazione
legale, con l'articolo 14 che riconosce che tutti i cittadini Spagnoli sono
uguali di fronte alla legge, senza differenza di nascita, sesso, opinioni
religiose o qualsiasi altra condizione personale o sociale. Lo stesso articolo
14 della Costituzione ha ispirato leggi che promuovono azioni affermative
destinate a particolari gruppi sociali, basate sul principio di eguaglianza
delle opportunità attraverso il trattamento differenziale di quanti siano
differenti per garantire l'eguaglianza.
Considerando le conseguenze economiche, sociali e culturali di tutte le leggi
anti-Rom che si sono susseguite nei secoli e che continuano a pesare sulla
società odierna e che sono in larga parte la causa dell'ineguaglianza dei Rom.
Il Parlamento Catalano:
- Dichiara e riconosce che i Rom che vivono in Spagna, e specificatamente
in Catalonia, sono stati vittime di un genocidio storico e continuato.
- Deplora le leggi razziste ed anti-Rom che hanno guidato le istituzioni
catalane e tutte quelle situazioni che hanno prodotto trattamenti
discriminatori e la vulnerabilità della comunità Rom attraverso la storia.
- Promette di lavorare per l'applicazione di politiche inclusive,
effettive e determinate con l'obiettivo di raggiungere all'eguaglianza delle
opportunità per i membri della comunità Rom in Catalonia ed il
riconoscimento ed il mantenimento dei segni della sua cultura ed identità,
secondo le risoluzioni 1045/VI e 1046/VI del Parlamento, le menzionate
risoluzioni del governo, l'articolo 42.7 dello statuto autonomista e la
Direttiva EU 2000/43/CE, riguardo all'applicazione del principio di pari
trattamento degli individui, senza differenza di origine razziale o etnica.
Palazzo del Parlamento, 29 marzo 2007
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