Su
Osservazione.org è apparsa una interessante intervista a
Dijana Pavlovic, ricca di spunti sulla recente attualità. Potevamo non
ripubblicarla?
In Italia si parla spesso di 'problema nomadi', secondo te a cosa si
riferiscono?
Se ne parla spesso al livello locale (comuni e province) e raramente al livello
di stato. O dietro le tragedie come roghi e sgomberi, oppure dietro i fatti di
cronaca come casi di pedofilia e di micro criminalità. Sempre attraverso
un'ottica di emergenza umanitaria, di sicurezza e di ordine pubblico. Si
usano al livello mediatico, secondo me appositamente, due parole che mettono
paura e suscitano la diffidenza da parte dei cittadini ( appunto "problema
nomadi"). E' ovvio dal modo in cui e ne parla, che si riferiscono sempre allo
stesso luogo comune: zingari e per ciò ladri, non lavoratori, quelli che non
rispettano le leggi ecc. Il motivo, secondo me è sempre quel vecchio giochino,
banale e scontato, però sempre funzionante: creare paura per poter controllare e
strumentalizzare per scopi politici. Perché la gente ci crede? Per proteggere e
recintare il suo piccolo benessere, per non dover mettere in discussione l'unico
modello di vita che conosce, ma questo argomento merita un approfondimento per
cui qui non c'è spazio, e forse è anche superfluo, visto che ci sono tanti saggi
e libri di sociologia che ne parlano.
Come vedi le attuali aperture del governo verso rom e sinti?
In modo positivo. Secondo me è il momento per noi di creare un dialogo,
pretendendo una risposta approfondita e seria, che possa dare le soluzioni alle
nostre esigenze vere e reali, senza più luoghi comuni e strumentalizzazioni.
Quali sono le priorità su cui intervenire?
Tutte le questioni legate al popolo romanò sono priorità. Una richiesta e una
risposta seria dovrebbero accomunare tutti gli strati di questo complesso
argomento. Certo, affrontare le emergenze umanitarie senza più assistenzialismo
e carità, ma con argomenti concreti come lavoro, abitabilità, sanità,
scolarizzazione è fondamentale. Ma questo ha meno senso e efficacia se non si
combattono il razzismo e i luoghi comuni. Come? Creando occasioni per promuovere
la nostra cultura e il nostro modo di vivere, riconoscendo lo status di
minoranza linguistica, proponendo l'immagine dei Rom e dei Sinti anche in modo
positivo. Si deve riconoscere ufficialmente il diritto di vivere non solo
secondo un unico modello di vita.
Come si può promuovere la partecipazione di rom e sinti in questi
processi?
Le associazioni, pur con le difficoltà che conosciamo, potrebbero dare spazio
alle iniziative dei Rom e Sinti, riservando loro il ruolo di protagonista nelle
cause che gli riguardano, come del resto è avvenuto a Mantova. La politica
potrebbe superare la logica della mascotte, e candidare i Rom e Sinti investendo
seriamente sulle loro candidature .
Alle ultime elezioni amministrative a Milano non sei stata eletta, stai
continuando la tua attivita' politica?
Certo. Penso che la vera possibilità di cambiare qualcosa sta nella
partecipazione politica. A Milano c'è una situazione drammatica, legata in
particolare ai Rom rumeni. Contro "il patto di legalità e di socialità" abbiamo
promosso un appello al quale hanno aderito tantissime persone e associazioni, e
stiamo lavorando a una serie di iniziative. La mia candidatura non è stata una
questione di immagine. La mia lista, candidandomi si è assunta la responsabilità
di portare avanti questo argomento e lo sta facendo con impegno e serietà.