Di Fabrizio (del 11/12/2012 @ 09:08:04, in Italia, visitato 1431 volte)
Una nuova segnalazione dell'Osservatorio
21 luglio, intitolata Milone: "con i rom Prato come il Bronx",
mi stuzzica strani pensieri.
Aldo Milone non è un politico di primo pelo, vanta un lungo corso
nell'amministrazione pubblica, che l'ha portato agli attuali incarichi nel
comune di Prato. Dovrebbe sapere che compito di un amministratore è il bene dei
suoi cittadini, sia di quelli che sono razzisti che di quelli che non lo sono.
Invece Milone adopera il proprio razzismo "percepito" per svicolare dai propri
compiti e fare della sua posizione un trampolino di polemica politica.
Insomma, niente di nuovo, direte. Soltanto, ripeto, sono questioni che ci
riguardano tutti:
gli sgomberi avvengono un po' in tutta la Toscana, per non
parlare della cittĂ di Firenze. Una gara tra destra e sinistra,
ma dipendono in minima parte dalla regione e dall'odiato Enrico
Rossi. Il quale, a parte mettere a disposizione un po' di
soldini, avrĂ (al limite!) ricordato gli obblighi che competono
a chi sgombera (dare un preavviso adeguato, offrire una
sistemazione alternativa, usare lo sgombero ESCLUSIVAMENTE come
ultima risorsa). Volendo, si può fare orecchie da mercante, ma
sono norme internazionali sottoscritte pure dall'Italia
(figuriamoci da Prato!)
sgomberare significa quindi che anche la parte piĂą forte
deve agire con responsabilitĂ , e che quindi una QUALSIASI forza
politica non può farne una panacea valida per ogni situazione -
questo vale anche nel lungo termine. Sintetizzando: è arduo
lamentarsi di chi vuole "assegnare case ai Rom", e nel contempo
di chi "stende panni o fa i suoi bisogni incurante del
degrado che crea" visto che alternative il comune non ne offre.
Di Fabrizio (del 13/12/2012 @ 09:11:37, in Italia, visitato 1555 volte)
RINO NEGROGNO Mercoledì 5 Dicembre 2012 ore 17.02 Anche Giuseppe e Maria erano accampati nella grotta
Stamattina ho aperto il giornale, diceva che cacciamo gli zingari e che tra poco
è Natale. Non ho mai capito come passa il Natale chi ci crede fortemente e creda
che sia Natale solo per i bianchi e non per i neri o, peggio, creda che chi ci
crede ne possa trarre un vantaggio ora e soprattutto dopo, tipo a Pasqua o in un
altra dimensione imprecisata. Bontà loro, non è che sia così importante,
dopotutto anche Giuseppe e Maria erano accampati nella grotta e menomale che non
erano a Trani altrimenti il 20 Dicembre dovevano sgomberare e per il Natale, per
chi ci crede, non so come sarebbe finita. Non ho mai capito, piuttosto, dove
vadano gli zingari ed i loro bambini quando vengono cacciati. Non ho mai capito,
ad esempio, se cacciandoli da dove sono, il problema si risolva, se i loro
bambini siano più felici e non debbano comunque elemosinare al freddo ed al gelo
da altre parti, se, cacciarli, non sia un bisogno forte di sfogare da qualche
parte le nostre paure, le nostre incertezze. Ho il dubbio atroce che la nostra
coscienza sia come le luci di Natale, ad intermittenza.
Mi piacerebbe organizzare, in prossimità del Natale, intorno al 20 dicembre, un
bel presepe vivente proprio nel campo rom situato in via Bisceglie. Mi
piacerebbe far vestire gli zingari da panettiere, da pastori, da lavandaia, da
falegname, riempire il campo rom di luci colorate, di musica soave, natalizia.
Mi piacerebbe metterci la grotta e dentro uno zingaro barbuto vestito da
Giuseppe ed una bella zingarella giovane vestita da Maria, tutta azzurra. Al
centro una mangiatoia con un bel piccolo zingarino, del bue e l'asinello
possiamo farne a meno, pare non ci fossero e ad i lati tanti piccoli zingarini
vestiti da angioletti, quelli c'erano, che cantano ed inneggiano al Signore. Mi
piacerebbe davvero non lo dico per sfottere. Avrei bisogno di una mano però e
per questo faccio un appello a chi ritenga di potermi aiutare. Un bel partito di
sinistra, ma di sinistra sinistra, non di quelli che fanno le primarie per
vedere chi sia più di sinistra o più di destra. Un partito di sinistra è di
sinistra senza se e senza ma, ed anche senza UDC. Meglio di no, lasciamo stare i
partiti, non sai mai chi ti può capitare. Meglio un bel parroco di una bella
parrocchia con gente altruista e piena di buona volontà così poi facciamo anche
la messa di Natale e, prometto, faccio io stesso il chierichetto insieme agli
zingari. Attendo pieno di speranza.
Il 20 dicembre però perché se aspettiamo il 24 la grotta la sgomberano, rimane
vuota e Gesù non nasce.
Immagine-spot-Rom-cittadiniL'Associazione 21 luglio organizza a Roma venerdì
21 dicembre 2012 alle ore 17,30 "Rom, cittadini
dell'Italia che verrĂ ", presso l'Auditorium UNICEF, via Palestro
68.
Nel corso dell'evento verrĂ presentata la campagna video "Stop
all'apartheid dei Rom".
Parteciperanno: Andrea Segre, regista e autore; Paul Polansky, poeta e attivista
per i diritti umani; Alex Zanotelli, missionario e coordinatore del Comitato
campano con i rom; Riccardo Noury di Amnesty International e Sabrina Tosi
Cambini, docente dell'UniversitĂ di Verona. Modera la serata la giornalista
Marta Bonafoni.
il giorno successivo, sabato 22 dicembre 2012 alle ore 17 a
Piazza del Popolo a Roma, l'Associazione 21 luglio sarĂ a fianco di
Amnesty International per un evento dal titolo "30.000 volte NO
al razzismo e alla discriminazione dei rom".
L'arte puo' cambiarti la vita: anche se abiti in una baracca, in un campo rom.
Parola di una giovane pittrice, Rebecca Covaciu.
A giudicare dall'accoglienza che riceve quando presenta il suo libro e dai nomi
delle persone che lo presentano con lei (Lella Costa, Lorella Zanardo, Don Gino
Rigoldi...), si direbbe che fa piu' per la cultura rom questa ragazzina di 16 anni
che un qualunque giornalista, scrittore, antropologo. Rebecca Covaciu e' nata in
Romania, ha vissuto in Sud America e in Spagna, poi con la famiglia e' approdata
a Milano, dove per anni ha dormito dove capitava: in una baracca, all'aperto.
Quando si e' presentata al liceo artistico Boccioni per iscriversi, ha portato
con se'
un quaderno pieno di disegni colorati, ognuno dei quali accompagnato da
qualche parola: il suo diario. Lo ha consegnato al preside e ora questo piccolo
capolavoro e' stato pubblicato, accompagnato da un testo che racconta la sua
vita: si intitola L'arcobaleno di Rebecca (UR editore, euro 11,70, sito:
www.rebeccacovaciu.it).
Rebecca dipinge e vende i suoi lavori sui Navigli, studia, va a parlare nelle
scuole, rilascia interviste ai media. Parla con la saggezza di un'adulta,
sorride con la spontaneita' una bambina.
Che effetto ti fa essere intervistata, applaudita...
"Sono molto felice, perche' finalmente una ragazza rom riesce a parlare della
propria cultura, a dire che anche noi siamo esseri umani. Essere applaudita mi fa
sentire al cuore un'emozione positiva. Anche i miei genitori sono contenti: loro
non hanno studiato e sono molto fieri di me".
Com'e' il tuo rapporto con i compagni di scuola?
"Alle medie e' stata dura perche' non mi hanno accolto bene, dicevano che ero una
zingara e rubavo. Io mi sentivo male, mi chiedevo: perche' devo essere
discriminata perche' sono nata cosi'? Ma adesso al liceo artistico va bene, perche'
tutti gli artisti hanno una parte buona nel cuore... ".
Come descriveresti i tuoi coetanei italiani?
"Sono aperti, semplici... in Romania gia' a 14 anni i ragazzi hanno una mentalita'
quasi da adulti, pensano a lavorare. Qui fanno una vita piu' ricca, sono puliti,
hanno vestiti di marca, l'iPod...".
Cosa rispondi quando ti chiedono di dove sei?
"A volte dico che vengo dalla Romania, perche' e' piu' facile che dire di essere
rom... I rom non hanno stabilita', non hanno una terra. Pero' io mi sento una rom di
Romania".
Come ti piacerebbe che cambiasse l'atteggiamento degli italiani nei confronti
del tuo popolo?
"Vorrei che fossero piu' pazienti, specie nei confronti dei bambini. Che
comunicassero con loro, prima di giudicare".
Molti pensano che ai rom non piaccia abitare nelle case.
"Non e' cosi': chi li vede nelle baracche crede che vogliano stare li'. Ma la verita'
e' che arrivano dalla Romania, dalla Spagna, non hanno un soldo in tasca,
e dove posso andare? Sarebbe diverso se la legge prevedesse l'assegnazione di
una casa. Noi in Romania ne avevamo una, ma a Milano abbiamo sempre abitato
nelle baracche. Da poco, abbiamo una casa: ma mancano le finestre, il
riscaldamento, le piastrelle per terra. Non e' facile viverci, ma sono contenta
che Dio ci abbia dato un tetto sulla testa, per non provare piu' la pioggia e il
freddo".
Un tempo chiedevi anche tu l'elemosina...
"Chiedere aiuto ti fa vergognare: all'inizio e' difficile, poi ti ci abitui.
Spesso, pero', non ti aiuta nessuno. E a volte ti gridano: "Vai a lavorare, non
ti vergogni?" e in quel momento tu non sai cosa dire, perche' hai bisogno e sei
obbligato fare l'elemosina. A me spiace in particolare per quelli che fanno
l'elemosina perche' non hanno le gambe... al posto di dargli una moneta, sarebbe
bello che qualcuno gli desse una casa, che ci fosse un posto dove potessero
vivere: gli servirebbe anche ad aprire la mente, perche' loro pensano che l'unica possibilita' che hanno
e' la strada".
Tu come l'hai aperta la tua mente?
"Con la fede in Dio e nel Vangelo. Da noi non vieni battezzato da piccolo:
quando sei adulto sei libero di scegliere la tua religione. Io ho scelto quella
Evangelica Pentecostale".
Parliamo di pittura: cosa rappresenta per te?
"La mia arte e' semplice come una preghiera. I colori sono importanti per
mostrare la tristezza e la felicita': quando uso quelli scuri significa che sono
triste, quelli chiari esprimono gioia. Quando dipingo e' come se entrassi dentro
al quadro, penso a delle cose felici e vorrei che quello che disegno succedesse
nella realta'. Mi sento piu' rilassata".
Cosa pensano i tuoi amici rom di quello che ti sta accadendo?
"Di miei coetanei, a Milano, ne sono rimasti pochi: sono tutti partiti perche'
non avevano un posto dove dormire. Ma i ragazzi piu' grandi che vivono ancora qui
sono contenti che io parli della nostra cultura. Nel nostro cortile, poi, ci
sono tanti africani e quando mi hanno visto al Tg3 mi hanno detto: "Brava che
hai parlato di tutti gli stranieri!". Quasi piangevano dalla gioia. E questo mi
ha reso felice".
I colori della vita. La storia di Rebecca Covaciu a "Nel cuore dei
giorni"
Di Fabrizio (del 22/12/2012 @ 09:09:10, in Italia, visitato 1290 volte)
Con i migliori auguri da: Gruppo sostegno
Forlanini, Consulta Rom e Sinti, Naga, European Roma Rights Centre (ERRC).
Milano, 20.12.2012 -
Gentili tutti,
in merito all'insediamento informale di via Dione Cassio, temiamo che l'avvenuto
accordo con la proprietà per la messa in sicurezza dell'area una volta
allontanati gli attuali abitanti sia la prova dell'accelerazione delle procedure
di sgombero dello stesso insediamento.
Come già in passato, esprimiamo forti perplessità sulla procedura utilizzata,
soprattutto per quel che riguarda il futuro dei soggetti sottoposti a sgombero.
Vi proponiamo pertanto le seguenti considerazioni e domande.
Non ci risulta che si sia proceduto ad alcuna comunicazione
preliminare dei tempi di questa operazione.(1)
Non ci risulta sia stata fatta alcuna comunicazione
preliminare delle destinazioni dei singoli e dei nuclei
familiari. Non riteniamo né civilmente accettabile né
operativamente efficace procedere per via imperativa a questa
comunicazione nello stesso momento dello sgombero. Si è già
verificato in numerose precedenti occasioni – e tra l’altro
anche con gli stessi soggetti coinvolti in questo caso – come la
proposizione contestuale allo sgombero di una sistemazione
alternativa si riveli inutile(2)
Sempre in base ai fallimenti passati, crediamo che questa comunicazione avrebbe
una ricezione certamente diversa se fosse effettuata da soggetti differenti
dagli agenti della polizia locale, che gli abitanti del campo conoscono solo per
la loro opera di sorveglianza e controllo (funzioni, sia ben chiaro, legittime),
talvolta espletata con modalità fortemente invasive come quelle dei controlli
notturni, alla luce delle torce elettriche. Essi sono percepiti - sulla scorta
di una lunga esperienza, che risale alle scorse amministrazioni - come esecutori
degli sgomberi, e tutt’al più come interlocutori in casi conflittuali o critici.
Per questo motivo tali operatori non si prestano, indipendentemente dalla loro
condotta, a essere inquadrati come referenti utili alla relazione/comunicazione
e quindi ad una soluzione positiva. Non essendo d’altra parte lecito delegare
implicitamente o esplicitamente tale compito alle associazioni attive in quel
campo, occorrono invece figure competenti sul piano della mediazione sociale e
culturale che abbiano ottenuto col tempo una riconoscibilità autonoma in quel
contesto.
L'unica sistemazione alternativa attualmente prevista per chi ha subito gli
sgomberi sarebbe quella di via Barzaghi, non fosse che in realtà questa
struttura da un lato è già stracolma e dall'altro è caratterizzata da una
cronica non-soluzione delle problematiche dei singoli e dei nuclei lì ospitati,
come ben sanno gli abitanti dei campi. Quindi ci domandiamo, posto che la
soluzione di via Barzaghi pare impraticabile, se ve ne sia un’altra credibile.
Se per ipotesi tutti gli abitanti volessero aderire ad una proposta di alloggio
alternativa, dove sarebbero ospitati?
Riteniamo inoltre inammissibile l’idea che il Comune possa evitare di offrire un
alloggio alternativo giustificandosi col fatto che queste famiglie non avevano
accettato l’offerta di sistemazione nella struttura di via Barzaghi in occasione
dello sgombero del luglio 2012 dall’insediamento di via Gatto/via Cavriana,
poiché proprio le modalità di quello sgombero minarono irrimediabilmente la
credibilità della proposta.
La ricaduta prevedibile di un allontanamento privo di alternative praticabili
perché non convincenti, in un periodo climaticamente pessimo, non può che essere
una sicura, ulteriore dispersione degli insediamenti, con conseguente sensibile
peggioramento delle condizioni di vita e sconvolgimento degli esili margini di
socializzazione positiva conquistati attraverso la scolarizzazione - pur
precaria - tentata con alcuni minori.
Cosa accadrà ai rom che non lasceranno spontaneamente l’area occupata?
Come è emerso da recenti riunioni dedicate al tema sicurezza in zona
Ungheria-Mecenate, e ricordando il totale fallimento di una squallida
manifestazione neofascista a ciò dedicata, siamo sicuri che quello della
presenza dei rom non sia il problema prioritario per la vivibilità della zona né
tantomeno l’unico, ma semmai il più immediato e facile “capro espiatorio”.
Davanti a tali prospettive, vi proponiamo queste riflessioni, certi che essi
pongano fortemente in dubbio il carattere risolutivo di provvedimenti come
quelli a cui vi state apprestando in termini di civiltà ed efficacia.
Senza voler negare le gravi condizioni sanitarie ed ambientali
dell’insediamento, la considerazione di questi aspetti critici e l'acuta
consapevolezza della difficile situazione climatica ci spingono invece a
proporvi una gradazione nel tempo dello sgombero, con l'immediata attivazione,
invece, di specifici e civili dispositivi di “riduzione del danno”, come la
connessione all'acqua, l'installazione di servizi igienici, l'attivazione di un
servizio di ritiro dell'immondizia, la fornitura di coperte e generi di
conforto. Vi invitiamo a riflettere sul fatto che la situazione di illegalità di
un insediamento non può né deve impedire procedure analoghe a quelle attivate
per altri soggetti nel contesto di un piano antifreddo.
Quanto sopra detto per il campo informale di via Dione Cassio viene inoltre
chiesto anche per gli altri insediamenti informali presenti a Milano. Ci
risultano infatti sgomberi eseguiti la scorsa settimana nella zona di Bacula
senza la presenza di assistenti sociali né l’offerta di proposte alternative per
le famiglie.(3)
Confidiamo che questi argomenti trovino ascolto e ci mettiamo a disposizione per
un incontro, insieme alle rappresentanze stesse dell'insediamento.
Se la situazione dovesse precipitare, prenderemo pubblicamente una posizione
ferma, sulla base delle considerazioni qui avanzate.
Grazie dell'attenzione
Un saluto cordiale
Gruppo sostegno Forlanini, Consulta Rom e Sinti, Naga, European Roma
Rights Centre (ERRC).
Lettera indirizzata a:
Giuliano Pisapia sindaco di Milano
Marco Granelli assessore alla Sicurezza e coesione sociale
Pierfrancesco Majorino assessore alle Politiche sociali
Mirko Mazzali presidente Commissione sicurezza e coesione sociale
Marco Cormio presidente Commissione politiche sociali
Anita Sonego presidente Commissione pari opportunità
Di Fabrizio (del 01/01/2013 @ 09:01:35, in Italia, visitato 1571 volte)
Visto i tanti discorsi che si rincorrono, saprete cosa intendo per AGENDA.
Se non fosse così, intendo una serie di obiettivi su cui focalizzare lavoro
ed attenzione, scelti tra i tanti problemi che sono da affrontare.
Intendiamoci, la lista non è esaustiva (e può anche non essere condivisibile),
ma da un lato credo che vadano trovate delle priorità, e dall'altro soluzioni
che siano praticabili, possibilmente non vedano sprechi di fondi pubblici e
vadano in direzione della partecipazione degli interessati (che attualmente è
del tutto marginale). Che altro? Individuerei soluzioni che non siano
settoriali, o ghettizzanti, ma che possano essere condivisibili (e vedano il
contributo) anche della cosiddetta società maggioritaria, quei gagé con cui
bisognerà trovare un modo di convivere.
La parte piccante, in ogni ricetta, va servita a fine cottura: LA
PARTECIPAZIONE. In queste settimane c'è stato un rincorrersi di liste e
cartelli elettorali, candidati che fanno e disfano alleanze, programmi che
sembrano stati scritti 20 anni fa', e tutto ciò sta persino facendomi perdere la
voglia di votare. Più si adopera la retorica di sentire la GGENTE, più si dice
che siamo sull'orlo del burrone ed occorre lo sforzo di tutti, e più le
decisioni vengono prese in club ristretti ed inaccessibili per chi non ha in
tasca la tessera o la carta di credito giuste.
Non vorrei dire (ma lo dico lo stesso, perché a natale siamo tutti più
buoni, e natale è passato), ma... credo di aver già vissuto momenti simili:
i Rom e la loro situazione sempre più disastrosa, che diventano un trampolino di
lancio per le solite consorterie, chiuse nella loro inaccessibilità e vogliose
di rappresentare tutta la popolazione.
Da MAHALLA auguri di uno splendido 2013 (o che almeno sia meglio del
2012)!
Il Giorno della Memoria 2013 sarà ricco di appuntamenti organizzati
dall'associazione Sucar Drom e dall'Istituto di Cultura Sinta, in collaborazione
con i partner del
progetto europeo Memors e con altri partner. Gli appuntamenti
più significativi sono appunto quelli organizzati per Memors, in particolare per
l'inaugurazione del primo museo virtuale sulle persecuzioni subite da sinti e
rom durante il fascismo. Diversi anche
gli appuntamenti in Provincia di Mantova.
In ultimo è da evidenziare il confronto storico che si terrà a Milano dal
titolo: "Shoah e Porrajmos, un nuovo patto sulla memoria" che vedrà come
relatore, per la prima volta in Italia, il prof.
Ian Hancock dell'Università del
Texas.
Tutti gli appuntamenti
18 gennaio 2013
-
Mantova, Il dramma del Porrajmos, Liceo delle Scienze Umane "Isabella d’Este",
Aula Magna
Liceo "Isabella d’Este" - Conservatorio di Musica "L. Campiani".
20 gennaio 2013
- Castiglione delle Stiviere (MN), inaugurazione mostra "Porrajmos, altre tracce
sul sentiero per Auschwitz", ore 11.00, Biblioteca comunale.
- Palazzolo sull'Oglio (BS), inaugurazione mostra "Porrajmos, altre tracce sul
sentiero per Auschwitz", ore 16.00, ANPI Brescia.
26 gennaio 2013
- Rivergaro (PC), inaugurazione della mostra "Porrajmos, altre tracce sul
sentiero per Auschwitz", Biblioteca comunale.
- Mantova, E come potevamo noi cantare, lettura concerto per la Giornata della
Memoria. Musiche del repertorio popolare rom e yiddish, Ravel, Bloch, Mozart.
Testi di Sejdic, Kerim, Schopf,
Katzenelson, Liceo Musicale "Isabella d’Este".
- Tossicia (TE), commemorazione del Porrajmos con inaugurazione di una targa
dove sorgeva il campo di concentramento per sinti e rom, progetto Memors, ore
9.30
- Prignano sul Secchia (MO), Memorie del Porrajmos, conferenza con il prof. Ian
Hancock e i sopravvissuti al campo di concentramento, progetto Memors, ore 10.30
- Cerreto Guidi (FI), inaugurazione mostra "Porrajmos, altre tracce sul sentiero
per Auschwitz", ore 16.00, Mumeloc.
27 gennaio 2013
- Inaugurazione di: Porrajmos, il primo museo virtuale delle persecuzioni subite
da sinti e rom durante il fascismo in Italia.
- Roma, campagna dosta, inaugurazione della mostra "Porrajmos, altre tracce sul
sentiero per Auschwitz"
- Mantova, Porrajmos, commemorazione al Binario 1 della Stazione ferroviaria di
Mantova, ore 9.30.
- Mantova, Consiglio provinciale e comunale di Mantova aperti, prolusione
ufficiale del prof. Ian Hancock, ore 11.30, Teatro Bibiena.
- Solarolo (RA), Porrajmos, con Stefano Liuzzo, ore 16.30, Oratorio
dell'Annunziata.
- Milano, Shoah e Porrajmos, un nuovo patto sulla memoria, convegno storico con
il prof. Ian Hancock, ore 18.00, progetto Memors, Sala Ricci, Fondazione
culturale San Fedele, piazza San Fedele n. 4.
2 febbraio 2013
- Castiglione delle Stiviere (MN), il Porrajmos in Germania e in Italia: la
persecuzione
razziale dei Rom e dei Sinti, ore 17.00, Biblioteca comunale
9 febbraio 2013
- Rivergaro (PC), il Porrajmos in Italia e Germania, ore 17.00, Biblioteca
comunale.
Per rimanere informati sugli aggiornamenti e su tutti gli altri eventi in Italia
vai alla paginahttps://twitter.com/Porrajmos
Di Fabrizio (del 22/01/2013 @ 09:08:31, in Italia, visitato 1564 volte)
di Massimiliano Perna - 20 gennaio 2013 -
Altreconomia
Nel campo Rom di Baranzate vivono circa 350 persone, la maggior parte
proprietarie del terreno, acquistato circa 25 anni fa. Un anno fa iniziano le
procedure di esproprio per i cantieri della manifestazione internazionale. Lo
sgombero potrebbe essere avviato già il 15 febbraio
L'Expo 2015 si avvicina e i lavori proseguono a ritmo frenetico. Uscendo dalla
Fiera di Rho e proseguendo verso Baranzate, oltre al carcere di Bollate adesso
ci sono anche i cantieri a imporsi alla vista degli automobilisti. A pochi
chilometri dalla Fiera c'è una via lunga, piena di buche e pozze di acqua e
fango, circondata da un mosaico di muretti e reti di cinta su cui si adagiano
lamiere e vegetazione. Č l'ingresso del campo Rom di Baranzate, dove vivono
circa 350 persone, la maggior parte proprietarie del terreno, acquistato circa
25 anni fa. Un agglomerato di casette costruite abusivamente, ma semplici e
ordinate, dentro le quali vivono famiglie con bambini e anziani. Un luogo
lontano dalla città, dove la vita scorreva con le sue dinamiche quotidiane fino
a prima che l'Expo 2015 portasse tensione.
Il 21 dicembre 2011, infatti, sul sito della Regione Lombardia, sul Corriere
della Sera e su Il Giorno viene pubblicato un avviso di esproprio dei terreni
dell'area in cui verranno eseguiti i lavori di realizzazione di una bretella che
collegherà Molino Dorino all'A8 (l'autostrada "dei Laghi"). Un'infrastruttura
che passerà esattamente sopra il terreno agricolo che ospita il campo.
Nove mesi dopo, il 13 e 14 settembre 2012, alcuni rappresentanti di
Infrastrutture Lombarde S.p.a., società incaricata dalla Regione, si presentano
al campo accompagnati da polizia e vigili urbani: scattano foto, visitano ogni
abitazione e fanno firmare dei moduli di "presa in possesso" dei terreni, per un
valore di appena sette euro al metro quadro.
Il 12 dicembre, ai proprietari dei terreni, non a tutti (per via di un errore di
indirizzo: come destinazione è indicata Milano e non Baranzate), vengono inviate
le raccomandate con le quali si avvisa che il 15 febbraio il terreno dovrà
essere liberato, pena lo sgombero coatto con l'ausilio della forza pubblica.
Una domenica, Viviana, una volontaria che da 2 anni, in assoluto silenzio, si
spende per dare una mano a queste persone, che la considerano "una di famiglia",
decide di accompagnarmi al campo. Passiamo casa per casa, riceviamo la cortese
accoglienza di Vlad, Giuliano e tanti altri, che vivono con enorme ansia
l'approssimarsi del 15 febbraio. La loro preoccupazione è per i figli, che vanno
a scuola, studiano e per i quali l'espulsione dal campo sarebbe una tragica
frattura con quella che, in tanti, chiamano "integrazione". "Ho due figli che
vanno a scuola – afferma Vlad - e sono nati in Italia, anche se so che per la
legge questo non conta. Quando mia figlia scrive in italiano mi emoziono e mi
sento orgoglioso. Perché per loro voglio un futuro diverso, migliore. Se ci
buttano per strada come faremo?". "Quando sono venuti quelli di Infrastrutture
Lombarde – prosegue Vlad - io non ero in casa, hanno fatto firmare mia moglie
che è analfabeta e ha siglato con una X. Poi ho scoperto che si trattava della
cessione del terreno, tra l'altro ad un prezzo bassissimo".
A casa di Milan arrivo mentre stanno cenando. Per senso di ospitalità sbarazzano
rapidamente e mi fanno sedere al loro tavolo, offrendomi subito dell'acqua e il
pane che la moglie ha appena sfornato. Ha lo sguardo sveglio ed è pronto ad
arrivare fino alla Corte Europea di Strasburgo per far valere i propri diritti:
"Da qui, senza un'alternativa non me ne vado. Siamo pacifici e disposti a
trattare, ma devono darci una soluzione che eviti che la mia famiglia finisca in
mezzo alla strada".
Anche la comunità Rom e Sinti si è mobilitata promuovendo incontri con gli
assessori del Comune di Milano (che ha la competenza sulla zona), Majorino e
soprattutto Granelli, per cercare una soluzione che impedisca a ben 350 persone,
tra cui una settantina di bambini, più donne e anziani (c'è anche un uomo malato
e in dialisi), di finire per strada, senza un tetto e senza alcuna tutela. Gli
abitanti del campo hanno anche nominato dei legali, al fine di difendere i
propri diritti ed opporsi alle procedure attuate da Infrastrutture Lombarde.
Il Comune, dal canto suo, ha fissato per il 23 gennaio un incontro con i
rappresentanti della comunità, per proporre delle soluzioni. L'assessore
Granelli, attraverso il suo ufficio stampa, afferma: "Ci stiamo già occupando
della vicenda, stiamo facendo valutazioni e studiando proposte che formuleremo
nel corso dell'incontro del 23 gennaio con i diretti interessati. Preferiamo
parlarne direttamente con loro, senza anticipare nulla alla stampa".
Pressoché identica la posizione del sindaco Pisapia. Il suo portavoce, Marco
Dragoni, ci dice: "A fine mese ci sarà una riunione tra il Comune e i soggetti
coinvolti nella vicenda e in quella sede sarà stabilito cosa fare. Questo è il
metodo migliore per affrontare i problemi. Fino ad allora l'Amministrazione non
ritiene di dover fare dichiarazioni che possano anticipare eventuali decisioni
che saranno valutate nell'incontro già fissato".
Nessuno vuole sbilanciarsi, ma intanto nel cuore di tutte le persone incontrate
al campo risiede la stessa angoscia. Il primo pensiero è per la famiglia, per i
figli e per la scuola. Bambini come gli altri, educati e dolci, ospitali e con
gli occhi curiosi a seguire le parole che scambio con i loro padri e le loro
madri. C'è un'enorme senso della dignità nelle parole che ascolto e c'è anche il
rispetto per le forze dell'ordine che "fanno il proprio lavoro". C'è la speranza
riposta in Pisapia ("è stato avvocato di molti Rom", sussurra un uomo) e
nell'assessore Granelli. Non ci sono parole violente, né atteggiamenti
aggressivi. Questa gente vuole solo continuare a vivere e a far crescere i
propri figli, sperando che siano più forti e preparati degli stereotipi
insopportabili, dell'emarginazione e dell'indifferenza che viene a loro
riservata.
Pochi giorni fa (il 14 gennaio) il Comune di Milano ha approvato la mozione a
favore del progetto "Expo dei Popoli", un coordinamento di Ong, associazioni,
reti della società civile che lavora per la realizzazione del Forum dei Popoli
in programma per il 2015 a Milano, in concomitanza con l'Expo. Se davvero può
esistere un Expo dei Popoli, allora sarebbe bene che sia il Comune sia le
associazioni che lavorano al Forum si impegnassero affinché ne facciano parte
tutti i popoli. Compresi quelli che da soli lottano per i loro diritti in un
campo alle porte di Milano.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo
il link: www.sivola.net/dblog.
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