Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 23/02/2008 @ 08:42:24, in Regole, visitato 3150 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
Il ''quaderno'', curato soprattutto da Cospe e Asgi, 0 indica a cittadini
stranieri e non, avvocati, magistrati, sindacati, istituzioni pubbliche e
associazioni la strada da intraprendere se si vuole ricorrere al giudice
BOLOGNA - Ecco le linee guida per chi, discriminato per motivi etnici, razziali
o religiosi, vuole fare causa ad esempio contro il datore di lavoro oppure
contro il Comune perché magari è stato escluso dalle graduatorie per le "case
popolari” o dall'accesso al pubblico impiego. Si chiama “Cause strategiche
contro la discriminazione” , ed è un “quaderno” curato dal Cospe,
l"organizzazione di Cooperazione per lo sviluppo dei paesi emergenti, che indica
a cittadini stranieri e non, ad avvocati, magistrati, sindacati, istituzioni
pubbliche e associazioni la strada da intraprendere, la normativa di riferimento
e a quali organi giudiziari rivolgersi se si vuole ricorrere al tribunale per
motivi discriminatori legati alla razza, all'etnia o al credo religioso.
Realizzato grazie anche al contributo dell"Asgi (Associazione studi giuridici
sull’immigrazione) , del Cestim (Centro studi immigrazione) , dell’Enar (Network
europeo contro il razzismo) e della Regione Emilia-Romagna, il volume è stato
presentato oggi a Bologna nel corso di un convegno a conclusione del progetto
omonimo co-finanziato dall’Unar (l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni
razziali che sta presso il Dipartimento per i diritti e le pari opportunità).
“In Europa le cosiddette 'cause strategiche’, che altro non sono che cause
legali chiamate così per indurre un cambiamento sociale, legislativo e
giurisprudenziale che contribuisca a sviluppare la tutela dei diritti umani,
sono già applicate da tempo - dice Marina Pirazzi del Cospe –. In Italia,
invece, sono poco praticate nonostante la Costituzione, le direttive europee, il
testo unico sull’immigrazione del ’98 e il decreto legislativo 215/03 siano
ampiamente dotati di norme anti-discriminazion e razziale. Servirebbe inoltre un
Fondo nazionale per il finanziamento delle cause strategiche, perché non è
giusto che la via legale vada a gravare sulle spalle degli avvocati”. “Quello
che manca nel nostro Paese è una cultura giuridica forte contro le
discriminazioni per motivi etnici. Nonostante la normativa compia 10 anni, solo
negli ultimi tempi ci sono state delle sentenze che sono andate in questa
direzione – precisa Nazzarena Zorzella dell’Asvi –. E lo hanno fatto pur tra
mille difficoltà, legate soprattutto al fatto che il recepimento delle direttive
europee non ha pienamente accolto il meccanismo dell’inversione dell’onere della
prova nel processo e che resta alquanto nebuloso il criterio di quantificazione
del danno in caso di risarcimento”.
Di Fabrizio (del 25/02/2008 @ 09:08:25, in Regole, visitato 2842 volte)
Da
European Jewish Congress
Il Parlamento ungherese ha votato una legge contro le affermazioni razziste.
Secondo la nuova legge votata lunedì scorso, l'uso di discorsi razzisti è
punibile con sino a due anni di prigione.
"Offendere qualcuno pubblicamente con espressioni riferite al suo gruppo
etnico, sociale o nazionale in Ungheria è definito come atto punibile," dice un
rapporto sulla nuova legge.
La proposta, preparata e spinta dal Partito Socialista al governo, è
disegnata per punire non solo i discorsi e le espressioni di odio, ma anche
l'uso del saluto nazista. L'ultimo elemento sembra apparentemente diretto contro
il nuovo gruppo razzista e fascista, la
Magyar Garda.
La legge a lungo attesa, passata all'unanimità in Parlamento, è stata
rifiutata tre volte dalla Corte Costituzionale, che ritiene la libertà di parola
più importante del fermare le affermazioni razziste.
Il presidente ungherese Laszlo Solyom ha appoggiato l'opinione della Corte
Costituzionale, affermando che non c'è bisogno di una nuova legge, dato che il
vecchio codice legale può affrontare i crimini legati al razzismo.
Di Fabrizio (del 15/04/2008 @ 08:46:26, in Regole, visitato 1846 volte)
dal Daily Mail
In una città affetta dall'immigrazione dell'Est Europa, un poliziotto non è
semplicemente un poliziotto.
Ma il ventisettenne Petr Torak trova di aver meno problemi di comunicazione
degli altri.
E' un Rom della Repubblica Ceca, che parla cinque lingue - in altre parole,
il nuovo volto della polizia nella Bretagna multi-culturale.
Torak, ufficiale di supporto comunitario a Peterborough, diventerà ad agosto
un poliziotto a tutti gli effetti.
Dice: "Amo assolutamente il mio lavoro. E' quello che avrei sempre voluto
fare e questo significa che posso ricompensare il paese che ha dato così tanto a
me e alla mia famiglia."
Dal 2004, si ritiene siano 16.000 gli immigrati che si sono affollati in
città [...]
Il problema è stato evidenziato il mese scorso dallo squallore delle
"tendopoli" - dozzine di migranti senza casa e lavoro forzati a vivere nella
terra di nessuno.
Una scuola, Fulbridge Primary, ha visto crescere il numero dei bambini
dell'Est Europa da due a 100 negli ultimi due anni, che parlano 32 lingue
differenti.
Dice ancora Torak: "Credo che le mie capacità linguistiche possano fare una
gran differenza."
"Capisco la gente da una prospettiva culturale e capisco cosa stanno tentando
di dire."
Torak parla inglese, ceco, polacco, slovacco e portoghese. Sta anche
imparando il russo. Sua moglie Lucia, sta aspettando il loro primo figlio.
I Rom sono visti come i più poveri e meno istruiti tra i 10 milioni di
cittadini della Repubblica Ceca.
Sono storicamente stati soggetti a discriminazioni e pregiudizi ufficiali e
no. Durante la II guerra mondiale, oltre 7.000 Rom cechi furono uccisi nei campi
di concentramento, dopo che la Germania occupò la Boemia e Moravia.
Torak aveva 18 anni ed era un promettente studente di legge quando con la sua
famiglia fuggì dalla città di Liberec nel 1999.
Lui e la madre erano stati malmenati dopo che il padre, un politico, aveva
protestato contro un muro costruito per separare i Rom dai Cechi.
Arrivato in GB, aveva lavorato in fabbrica prima di diventare ufficiale di
sicurezza e assistente bilingue presso Tesco.
"Da quando mi ricorso ho sempre voluto essere poliziotto o avvocato," ci
dice. "Quando mi è stato dato questo incarico nel novembre 2006, ero al colmo
della gioia."
"Amo Peterborough. Mi sento a casa mia. E i miei colleghi mi supportano molto."
Un portavoce della Polizia del Cambridgeshire dice: "Un numero di agenti ha
capacità particolari. Nel caso di Torak le sue capacità sono nel contatto
diretto con membri della comunità e nel poter offrire un miglior servizio."
Sull'argomento:
Repubblica Ceca e
Ungheria
Di Fabrizio (del 30/04/2008 @ 09:08:03, in Regole, visitato 2396 volte)
Da
Hungarian_Roma
Il sig. Horvath è di origine Rom, figlio di un sopravissuto all'Olocausto ed
in patria è spesso stato vittima di violenze da parte della polizia e degli
skinheads, incluso un accoltellamento quasi fatale. Sua moglie e suo figlio
stanno chiedendo al governo canadese di fermare il suo ingiusto rimpatrio da una
nazione in cui si era rifugiato.
Al termine dell'articolo, c'è una lista di cose che è possibile fare. Giovedì
1 Maggio ci sarà una dimostrazione alle 14.00 davanti al Consolato Ungherese di
Toronto (425 Bloor Street East - Sherbourne subway). Abbiamo elencato altri
consolati ungheresi (Calgary, Winnipeg, Vancouver) ed un'ambasciata (Ottawa) nel
caso qualcuno volesse organizzare manifestazioni simili.
Grazie!
Toronto Action for Social Change, tasc@web.ca, (416) 651-5800
By Colin Perkel, Canadian Press
TORONTO - Adolf Horvath, 51 anni, è un rifugiato rom terrorizzato di essere
rimandato in Ungheria si nasconde mentre sua moglie ed il figlio fanno appello
al ministro federale della giustizia per riconsiderare la sua estradizione.
[...] In vista dell'imminente estradizione, Horvath è sparito da cinque
settimane.
"Ho perso mio padre" dice suo figlio Adam, 13 anni e studente a Toronto,
mentre le lacrime gli rigano il volto. "Non ho futuro senza mio padre, non posso
vivere senza di lui. Se andrà in Ungheria, può essere ucciso e io non lo
voglio."
Horvath ha ragione di aver paura di essere rimpatriato. E' stato
ripetutamente assalito e minacciato in Ungheria, dove gli abusi sui Rom sono
comuni. Durante un attacco a casaq sua, gli skinheads lo colpirono e
accoltellarono di fronte alla moglie terrorizzata, Erika di 36 anni, e al figlio
Adam, che allora aveva 2 anni e mezzo. "Quasi l'ammazzavano," dice Erika Horvath.
"Anch'io sono stata colpita."
Horvath lasciò l'Ungheria per il Canada nel 1999. Sua moglie ed il figlio
ottennero lo status di rifugiati e le autorità canadesi nel 2004 decisero che a
causa della sa origine rom c'era "più di una possibilità di persecuzione."
Come risultato, il Canada l'ha ritenuto "persona bisognosa di protezione,"
cosa che avrebbero dovuto precludere il suo ritorno in Ungheria.
Tuttavia, in risposta alla richiesta del governo ungherese di estradizione,
il Ministro della Giustizia Rob Nicholson ha deciso che la cosa sarebbe dovuta
essere decisa in tribunale.
Nel prendere la sua decisione, Nicholson ha contato in parte sulle
informazioni dell'allora ministro dell'immigrazione, Monte Solberg, che
concludeva dicendo che Horvath affrontava rischi di abusi una volta ritornato in
patria. Tuttavia, Solberg ha deciso che Horvath potrebbe contare in Ungheria
sulla protezione statale e quindi potrebbe essere estradato.
Dice Ronald Poulton, avvocato di Horvath: "Tutto ciò è ridicolo. E'
imbarazzante che il governo canadese prenda questa decisione. Se gli succederà
qualcosa, riterrò responsabile il governo canadese."
Laszlo Bakos, dell'ambasciata ungherese ad Ottawa, dice di non avere
conoscenze di prima mano sui maltrattamenti, ma aggiunge che Horvath non
dovrebeb aver paura di fare ritorno. Dice: "Non ci sono casi di tortura in
Ungheria."
Il mese scorso la Corte Suprema del Canada non ha dato motivi di sostenere le
decisioni degli altri tribunali minori. Ciò significa che, a meno di un
cambiamento del ministro della giustizia, Horvath ha esaurito ogni mezzo legale
per rimanere in Canada.
Piuttosto che ricorrere contro l'estradizione, Horvath si è nascosto ed è
scomparso. "Avrebbe fatto così chiunque, giusto?" dice Erika.
Aggiunge: "Onestamente, non capisco. Se qualcuno cerca protezione dal paese
da cui scappa, perché vogliono rimandarlo indietro?"
Horvath ha consegnato al tribunale documenti che indicano che le richieste
ungheresi tendono solo a nascondere le accuse alla polizia. Ci sono inoltre
nuovi documenti che suggeriscono che l'Ungheria ha chiesto l'estradizione per
accuse mai poste.
La famiglia ora prega Nicholson di terminare il processo di estradizione.
"Ho ancora incubi dove la polizia picchia la mia famiglia," Ha scritto Adam
al ministero, ricordando il disegno che fece quattro anni fa dove un poliziotto
rideva mentre picchiava suo padre.
"Sarò disperato per il resto della mia vita se dovrà andare."
Un portavoce del Dipartimento di Giustizia dice che Nicholson non avrebbe
commentato.
I Rom sono stati spesso perseguitati in Europa, con decine di migliaia di
loro morti per mano dei nazisti.
Sia il Dipartimento di Stato USA che Amnesty International hanno notato che i
Rom affrontano maltrattamenti e persino torture per mano della polizia o dei
razzisti.
Poulton, che ha denominato il rischio di danno al suo cliente in Ungheria
"estremamente acuto," ha detto che è preoccupato per la famiglia.
Take Action: Stop Mr. Horvath's Forced Removal to Persecution and Cruel
Treatment
1. Call and write Justice Minister Rob Nicholson, ask how Canada can forcibly
return a person in need of protection to the country from which he needs
protection? Ask that the extradition of Adolf Horvath by halted. (613) 995-1547,
Fax: (613) 992-7910, nichor@parl.gc.ca, Nichor1@parl.gc.ca
2. Call and write Hungarian Embassy (613) 230-2717, PVastagh@kum.hu, FBanyai@kum.hu, LBakos@kum.hu, and Consulate of Hungary,
hungarian.consulate@bellnet.ca (416) 923-8981.
Politely ask that they communicate to their government your desire to see them
drop the extradition against Adolf Horvath, especially since the two
complainants in the case against Mr. Horvath recanted their evidence, saying
they only made the allegations under police pressure. PLEASE leave a message if
you get the answering machine.
Embassy of the Republic of Hungary
299 Waverley Street, Ottawa, Ontario K2P 0V9
Tel.: (613) 230-2717
Fax: (613) 230-7560
Consulate General of the Republic of Hungary in Toronto
425 Bloor Street East., Suite 501, Toronto, Ontario M4W 3R4
Tel.: (416) 923-8981
Fax: (416) 923-2732
hungarian.consulate@bellnet.ca
Calgary
Honorary consul: Mr. Arthur Szabo
400, 1111 - 11th Avenue SW , Calgary, Alberta, T2R 0G5
Tel.: (403) 229-1111/ # 313
Fax: (403) 245-0569
huconsul@mac.com
Vancouver – Honorary Consulate General
Honorary consul general: Mr. André Molnár
1770 West 7th Ave. Suite 412, Vancouver, BC V6E4P5
Tel: (604) 730-7321
Fax: (604) 730-7339
Vancouver
Honorary consul: Mr. Zoltan Vass
Suite 310 - 885 Dunsmuir Street, Vancouver, BC, V6C, 1N5
Tel: (1) (604) 909-3750
Fax: (1) (604) 608-1027
E-mail: zvass@tradingpostfinancial.com
Winnipeg – Honorary Consulate
Honorary consul: Mr. Thomas Frohlinger
Suite 301, 204 Kennedy Street, Winnipeg, Manitoba R3C 1T1
Telephone: (204) 956-0490;
Fax: (204) 947-3747
frohlinger@pkf-law.com
Di Fabrizio (del 06/05/2008 @ 15:47:12, in Regole, visitato 2070 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Belgrado, 06 Maggio 2008 – "Inclusione Sociale ed Accesso ai
Diritti Umani di Rom, Askali ed Egizi nei Balcani Occidentali" è il titolo di un
progetto UNHCR finanziato dall'Unione Europea e lanciato in Serbia in
collaborazione con l'UNICEF e PRAXIS col supporto del Ministero del Lavoro e
delle Politiche Sociali, il Segretariato Rom all'Agenzia per i Diritti Umani
delle Minoranze, il Centro delle Risorse Umane e l'OCSE. Lo scopo principale del
progetto è la registrazione gratuita nei registri civili di nascita, e la
susseguente registrazione ed assistenza legale a domicilio per i Rom dispersi
dal Kosovo, quelli rimpatriati dall'Europa Occidentale e tutti i Rom attualmente
non registrati.
La mancanza di documenti personali è uno dei più gravi problemi
nei Balcani Occidentali - conseguenza dei turbolenti anni '90. Questo problema
si è aggravato ulteriormente nella fine degli anni '90, con l'arrivo dei
dispersi dal Kosovo, dove molti dei registri pubblici erano stati danneggiati o
distrutti. Questo problema affligge direttamente la popolazione Rom a causa
delle frequenti migrazioni, povertà e marginalizzazione - la mancanza di
documenti impedisce la piena interazione nella comunità locale e l'accesso ai
basici diritti civili.
Secondo le stime vivono in Serbia dai 100.000 ai 500.000 Rom. Di
questi, 23.000 sono ufficialmente registrati dispersi interni (IDP) dal Kosovo.
Un significativo numero di loro, a causa della mancanza di documenti , non è in
grado di esercitare i propri diritti basici nel campo della sanità,
dell'istruzione e del lavoro.
Uno degli obiettivi del progetto è una campagna di informazione
pubblica sul bisogno e sul significato della registrazione alla nascita.
L'obiettivo è anche di sottolineare l'importanza dei documenti nell'accesso ai
diritti economici e sociali di base. Questa campagna di informazione è rivolta
alla popolazione rom ed ai rappresentanti locali e nazionali. Il progetto durerà
18 mesi e coprirà 20 municipalità dove sono stati identificati i bisogni dei
cittadini rom per questa forma di assistenza.
La locale OnG PRAXIS, partner di lungo termine dell'UNHCR, si
incaricherà di fornire aiuto legale e di fornire i documenti necessari.
"La repubblica di Serbia ha preso una serie di impegni
all'interno del Decennio dei Rom, di cui la Serbia assumerà la presidenza a
giugno. L'Obiettivo nazionale di Sviluppo del Millennio e la Strategia di
Riduzione della Povertà rappresentano le basi per risolvere i problemi di molti
gruppi marginalizzati. Con questo progetto, l'UNHCR si unisce agli sforzi del
governo per alleviare le posizioni dei Rom - la categoria più vulnerabile della
popolazione serba" dice Lennart Kotsalainen, rappresentante dell'UNHCR in
Serbia.
"Ogni bambino ha il diritto ad un nome ed alla nazionalità ed il
diritto alla protezione dall'essere deprivato della propria identità. La
registrazione alla nascita è fondamentale per assicurare questi diritti. Il
bambino che non è registrato alla nascita corre il rischio di essere tagliato
fuori dalla società. Per questo l'UNICEF in coordinamento con l'UNHCR ha
lanciato il progetto "Registrazione Universale alla Nascita in Serbia". Il
progetto contribuirà ad una visione a lungo termine ed all'impegno del governo
Serbo, che è di ottenere la registrazione alla nascita e l'accesso ai servizi
universali." ha detto Maria Luisa Fornara, deputato UNICEF per la Serbia.
Di Fabrizio (del 31/05/2008 @ 09:34:30, in Regole, visitato 2370 volte)
Da Hungarian_Roma
THE BUDAPEST TIME
Londra, 28 maggio (MTI) Il rapporto 2008 di Amnesty International (AI) sull'Ungheria sottolinea deficienze nel sistema della giustizia criminale, particolarmente riguardo le donne che soffrono violenze.
"Pregiudizi diffusi, mancanza di volontà politica e deficienze nel sistema della giustizia criminale presentano attualmente ostacoli insormontabili per le donne che chiedono giustizia o riparazione in caso di violenze e violenza sessuale," dice il rapporto AI pubblicato mercoledì.
Il rapporto nota che il Comitato ONU sull'Eliminazione della Discriminazione contro le Donne (CEDAW) sostiene che l'introduzione degli ordini restrittivi ha fallito nel proteggere le vittime femminili di violenza domestica mentre nessuna legge punisce la violenza contro le donne. Inoltre, aggiunge, la definizione di violenza si basa sull'uso della forza piuttosto che sulla mancanza di consenso.
AI afferma che gli abitanti Rom continuano ad essere largamente discriminati. "I Rom, particolarmente le donne romani, continuano a soffrire discriminazione nell'accesso alla casa, ai servizi sanitari ed all'educazione," nota il rapporto.
Un altro corpo ONU, il Comitato contro la Tortura (CAT) è preoccupato riguardo la detenzione prima del processo.
Dice il rapporto che il periodo di detenzione prima del processo sino a 72 ore mette i detenuti in una situazione ad "alto rischio" di maltrattamenti, un particolare riguardo i gruppi minoritari e quanti non sono cittadini.
Il CAT dice anche che i richiedenti asilo spesso affrontano periodi detentivi sino a 12 mesi in "prigioni" ai confini. Dice sempre il rapporto che "Il diritto di richiesta di asilo non è pienamente garantito al confine, e ci sono rapporti di espulsioni illegali di richiedenti asilo e altri stranieri verso paesi terzi da parte delle guardie di frontiera".
E la situazione in Italia?
Di Fabrizio (del 31/05/2008 @ 11:42:24, in Regole, visitato 2041 volte)
FOGGIA, venerdì 30 maggio 2008 - ORE 18.58 - La Questura di Foggia 'ha provveduto a segnalare all'autorità giudiziaria le
persone che hanno fatto affiggere i manifesti': lo ha dichiarato il questore di
Foggia, Bruno D'Agostino, riferendosi alla vicenda dei manifesti, già coperti,
affissi in città dal movimento Forza Nuova, in cui si invitava la gente a
'liberarsi' di zingari ed extracomunitari organizzando ronde. 'Non creiamo
comunque allarmismi' ha aggiunto il questore, ribadendo che fino ad ora 'non
c'è stata nessuna ronda' e che la situazione 'è sotto controllo'. L'invito ad
organizzare ronde 'contro gli zingari e gli extracomunitari' è stato fatto nei
giorni scorsi dal movimento politico Forza Nuova. Contro l'iniziativa si sono
mosse una serie di associazioni e partiti politici, tra cui Arci, Verdi,
Legambiente, e Rifondazione. La segnalazione arriva dopo che nei giorni scorsi
per le strade della città sono apparsi nuovi manifesti del movimento che
invocano la giustizia 'fai da te'. Quella delle ronde - affermano Arci, Verdi,
Legambiente e Rifondazione - è 'Una soluzione preoccupante, incostituzionale che
creerebbe un clima di tensione e aumenterebbe il senso di sfiducia che il
cittadino già nutre nei confronti dell'istituzione pubblica'.
redazione Teleradioerre
Di Fabrizio (del 04/06/2008 @ 09:00:18, in Regole, visitato 1649 volte)
http://www.forez-info.com"Vietato alla gens du voyage". E'
quanto indica un cartello all'ingresso del comune di St Martin la Plaine.
Denunciando fatti di "discriminazione riguardo la comunità della gens du
voyage", l'associazione SOS Racisme ha indirizzato una lettera alla
Prefettura. Raggiunto al telefono, il sindaco del comune ci ha indicato che
un decreto comunale datato 14 settembre 2007 proibiva definitivamente il
parcheggio dei caravan sull' insieme del comune. "Un decreto comunale
completamente legale", precisa Christian Fayolle, che riconosce d'altra
parte "la inidoneità" di questo pannello che riguarda la libera
circolazione della gens du voyage. "I cartelli saranno smontati questo
pomeriggio (30 maggio ndr) ed al suo posto verrà messa un'altra segnaletica a
norma e senza ambiguità," ha aggiunto il sindaco del piccolo comune.
Questo cartello vigeva dal dicembre 2007 o dal gennaio 2008.
Écrit par Hervé
Di Fabrizio (del 10/06/2008 @ 09:00:25, in Regole, visitato 1751 volte)
Bogotá, 2 giugno, (EFE) La Procura questo lunedì ha sollecitato che vengano
riconosciuti agli afrodiscendenti ed ai gitani il diritto alla sicurezza
sociale, stabilito in una legge per le minoranze etniche, adottata nel 2001 e
che riguarda i popoli indigeni.
L'esclusione di entrambe le minoranze "vulnera il diritto alla salute ed
all'esistenza dei suoi componenti", così ha considerato il procuratore
generale, Edgardo Maya, che ha inviato la petizione alla Corte
Costituzionale, per revisionare la legalità della norma a favori dei popoli
minoritari.
Maya ha difeso in un comunicato gli afrodiscendenti ed i gitani: "Pure loro
hanno diritto all'applicazione dei procedimenti medici secondo le particolarità
etniche e culturali."
La partecipazione attiva di questi gruppi minoritari nel Sistema Generale
della Sicurezza Sociale è necessaria anche per "mantenere e proteggere le
proprie conoscenze e pratiche medicinali tradizionali," ha aggiunto l'alto
incaricato statale.
Il Procuratore ha osservato che, in virtù di diritti come quello
dell'uguaglianza, il pluralismo e la partecipazione previsti nella Costituzione,
i benefici legali devono raggiungere tutte le minoranze etniche.
Di Fabrizio (del 14/06/2008 @ 09:21:43, in Regole, visitato 1450 volte)
Danze rom a Gjilan/Gnjilane, Sud Kosovo
Sono 12 milioni i rom che abitano in Europa. Si stima siano 500.000 nella
sola Serbia, dove grazie all'assistenza legale gratuita potranno ottenere
l'iscrizione anagrafica e il rilascio di documenti di identità
Fonte: UNHCR - Alto Commissariato
delle Nazioni Unite per i Rifugiati
elaborazione di
Osservatorio sui Balcani
Al via a Belgrado il primo progetto di assistenza legale gratuita per le
comunità rom che l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati attua
in Serbia e negli altri Paesi della regione.
Il progetto fa parte di un programma regionale finanziato dall’Unione
Europea che mira all’integrazione delle minoranze in questi Paesi, "Inclusione
sociale ed accesso ai diritti umani per i rom, gli ashkali e gli egiziani dei
Balcani occidentali", e verrà messo in atto in Bosnia-Erzegovina, Montenegro,
Macedonia e Serbia, incluso il Kosovo.
Obiettivo principale del progetto di assistenza legale è quello di aiutare le
comunità rom ad ottenere la registrazione presso l'anagrafe ed il rilascio dei
certificati di nascita in modo da poter richiedere i documenti di identità che
possono, a loro volta, aprire la strada a nuove opportunità in campo sociale,
sanitario, educativo e lavorativo.
Il programma durerà 18 mesi e sarà messo in atto da squadre mobili di operatori
UNHCR e dai partner dell'Alto Commissariato, tra cui le altre agenzie delle
Nazioni Unite, le ONG e le autorità locali e nazionali dei vari Paesi.
Nel progetto saranno coinvolti venti municipi serbi dove l'UNHCR, tramite il
proprio lavoro sul campo con rifugiati e sfollati nel corso degli anni, ha
incontrato il maggior numero di rom che non possiedono documenti di identità.
Tra queste comunità rom figurano quelle fuggite dal Kosovo e quelle rimpatriate
dall'Europa occidentale sulla base di accordi di riammissione oltre ai rom
residenti da sempre nelle varie località.
La situazione dei rom in Serbia è andata peggiorando in particolar modo con la
crisi del Kosovo, nel 1999, quando arrivarono gli sfollati in fuga dalla
provincia serba e molti registri anagrafici in Kosovo furono danneggiati,
distrutti o smarriti. Le comunità rom in Serbia sono inoltre relegate ai margini
della società in Serbia a causa dei loro spostamenti frequenti, della loro
povertà estrema e della discriminazione cui devono far fronte.
La mancanza di documenti di identità è un grave problema nei Balcani
occidentali, dove crea un mondo parallelo popolato da "invisibili" esclusi dai
sistemi statali. In molti casi alle autorità sono mancate la volontà o le
risorse per far fronte a questi problemi. Stando alle stime disponibili, in
Serbia attualmente vivono tra i 100 ed i 500mila rom. 23mila di loro sono
sfollati interni provenienti dal Kosovo registrati come tali. La maggior parte
di queste persone non è in grado di veder rispettati i propri diritti di base a
causa della mancanza di documenti di identità.
La Serbia si è impegnata a migliorare la situazione in base agli accordi
raggiunti nell’ambito del "Decennio per i Rom", un forum di cui il paese
assumerà la presidenza a giugno.
L'iniziativa "Decennio per i Rom 2005-2015" venne inaugurato nel 2005 in una
riunione tenutasi a Sofia a cui parteciparono i capi di Stato e di governo di 8
paesi del continente europeo e i presidenti dell'Unione europea e della Banca
mondiale. L'iniziativa - promossa dalla Banca mondiale - prevede uno sforzo
internazionale per migliorare le condizioni di vita e l'integrazione dei circa
12 milioni di rom che vivono in Europa. I problemi che colpiscono i rom, che
costituiscono il 2% della popolazione del continente, sono già da tempo
affrontate dall'OSCE, che ha messo in campo diversi progetti per la non
discriminazione ed il sostegno dei rom e dei sinti.
Un punto importante del problema è infatti l'educazione scolare, considerato uno
strumento fondamentale per l'integrazione di una comunità che presenta peraltro
un'età media molto bassa. Infatti il 70-80% dei giovani Rom ad oggi non completa
il primo ciclo di studi ed ha quindi difficoltà a trovare lavoro. Come
conseguenza i Rom sono segnati dalla povertà e dalla disoccupazione dieci volte
di più che gli altri popoli europei. Vi è poi l'aspetto della discriminazione:
essi vengono emarginati e fatti segno, talora, anche di gesti di intolleranza e
violenza. Contro tali gesti sono in atto anche programmi culturali dell'Unione
Europea.
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