Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 04/01/2006 @ 09:28:30, in Italia, visitato 2046 volte)
FAENZA - Faenza ha preparato un ricco calendario di manifestazioni per celebrare "Il Giorno della Memoria" 2006. Le iniziative avranno il loro culmine il 27 gennaio, data designata dal Presidente della Repubblica Ciampi per ricordare la Shoah del popolo ebraico e anche tutte le altre vittime dei campi di sterminio nazisti. Un prologo alle celebrazioni, per la verità, si è già svolto il 1° dicembre scorso, con la presentazione presso la residenza municipale del libro di Romano Rossi "La Brigata ebraica" (Bacchilega editore). Il primo appuntamento è programmato martedì 10 gennaio, alle ore 20.45, presso la sala Dante della Biblioteca comunale, con "Il razzismo eugenetico del nazismo", videodocumenti sullo sterminio delle diversità (zingari, omosessuali, testimoni di Geova). Introduzione di Alessandra Chiappano della Fondazione Memoria della Deportazione di Milano; interverranno il vice sindaco Elio Ferri e Samuele Lanzarotti del Cineclub Scaglie. Sullo stesso tema è prevista una seconda serata, mercoledì 18 gennaio (alle 20.45), sempre presso la Biblioteca comunale. Introduzione di Luca Bravi dell’Università di Firenze; interverranno, inoltre, il presidente del Consiglio comunale di Faenza Emanuele Tanesini e Samuele Lanzarotti del cineclub Scaglie. Martedì 17 gennaio, presso il monastero di Santa Chiara (via della Croce, 16), alle ore 20.45, si svolgerà la "XVII Giornata nazionale del dialogo ebraico-cristiano". Relatore Alfio Filippi, sacerdote dehoniano, direttore dell’Editrice Dehoniane Bologna; moderatore don Dante Albonetti. Martedì 24 gennaio, nell’aula magna dell’istituto tecnico commerciale "A.Oriani" (via Manzoni, 6), si terrà un incontro con Lala Lubelska: "Dal ghetto di Lodz ad Auschwitz, a Mauthausen e il ritorno". L’incontro, rivolto a studenti e insegnanti di tutte le scuole faentine, vedrà la partecipazione del sindaco Claudio Casadio e di Maria Luisa Martinez, dirigente scolastico dell’Istituto. Venerdì 27 gennaio, nel "Giorno della Memoria" l’Amministrazione comunale ricorderà la Shoah del popolo ebraico e tutte le vittime dei campi di sterminio nazisti con la deposizione di una corona (alle ore 11.00) al Tempietto della Memoria, posto sul Lungofiume Amalia Fleischer. Seguiranno letture di studenti dell’istituto "Oriani" di Faenza. Sempre venerdì 27 gennaio, infine, presso la Pinacoteca comunale (via S.Maria dell’Angelo, 9), alle ore 17.30, si inaugurerà la mostra "Francesco Nonni. I disegni del lager (1918)". All’inaugurazione interverranno il sindaco Claudio Casadio, l’assessore alle politiche culturali Cristina Tampieri e il direttore della Pinacoteca Sauro Casadei. La mostra resterà aperta al pubblico fino al 12 marzo 2006. Da segnalare un ultimo appuntamento a febbraio – la data è ancora da definire – con la presentazione del libro di Cesare Finzi "Qualcuno è ritornato (Ma niente è stato come prima)" della Società editrice Il Ponte Vecchio di Cesena. Il programma delle manifestazioni del "Giorno della Memoria" 2006 è promosso da: Amministrazione comunale di Faenza, Comunità ebraica di Ferrara e delle Romagne, monastero di S.Chiara di Faenza, Associazione nazionale reduci dalla prigionia, dall’internamento e dalla guerra di liberazione, Amministrazione provinciale di Ravenna, Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea in Ravenna e provincia. Il programma è coordinato dalla Presidenza del Consiglio comunale di Faenza.
A Castel Mella (Brescia) i "nomadi" espulsi da tutto il territorio
Pubblichiamo un articolo apparso sul quotidiano Brescia Oggi in cui si comunica la decisione del Comune di Castel Mella (a pochi chilometri da Brescia) di apporre i cartelli di divieto di sosta ai "nomadi" già a partire dalla stessa tangenziale di Brescia.
Rimarchiamo l'anticostituzionalità di tali cartelli e dell'ordinanza emessa dall'Amministrazione Comunale che discrimina palesemen...
continua
|
Spedizione punitiva contro i Rom a Martellago (Venezia)
Pubblichiamo articolo apparso ieri sul quotidiano Il Gazzettino On Line, sulla "spedizione punitiva" della brava gente di Martellago contro una famiglia di Rom.
Interessante il commento del primo cittadino di Martellago, Giovanni Brunello: "Pensavano di trovare l'Eldorado a Martellago?".
Alla fine è scattata la "spedizione punitiva" e la bara...
continua
|
Ieri sera un incendio è divampato tra le baracche del "campo nomadi" di via Salone, alla periferia di Roma. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco con cinque automezzi, alcune «volanti» della polizia e dei mezzi del 118. Non risultano per il momento vittime. Nel "campo", vergogna capitolina e italiana, si stima che siano presenti circa 1.250 persone... (stime del
Di Fabrizio (del 09/01/2006 @ 01:18:56, in Italia, visitato 2012 volte)
Da un paio di giorni, rimbalzano in
internet notizie su un intervento di Francesco Rutelli sul
quotidiano Europa. Io quel pezzo non l'ho letto, anche se
un'idea me la son fatta con la dose quotidiana di
Padania.
Se le cose stanno così, c'è chi (Paniscus,
ad esempio) ha risposto intelligentemente, io non mi azzardo neanche,
a ripetere cose che avrò già scritto non so quante
volte, e che ormai mi vengono a noia.
Però, mettete insieme un campione
del dico-e-non-dico, come il politico romano bipartisan, e la
caterva di avvoltoi
che puntualmente si alzano in volo quando si sente la parola
“ZINGARO”, per prevedere la canea che durerà una
settimana (forse).
Non è un discorso di destra o
sinistra, è solo uno spuntino elettorale, con qualche promessa
(o minaccia, a seconda dei casi) ma trovatemi un elemento
concreto, se ci riuscite, che aiuti ad uscire dai problemi.
E mentre lo spuntino è in corso, e
i commensali parlano di scuola, famiglia e giustizia, che quasi quasi
mi sembra di vederli a brindare dicendo “E' colpa loro! Di
TUTTI loro!”, queste sono le storie che nessuno (tranne
l'archivio di Romano
Lil) racconta. Storie di, appunto, scuola, famiglia e
giustizia.
Da Informagagio, periodico polesano
di Rom/Sinti e gagé. A cura di Rovigo opera Nomadi.
Settembre 2005. Fatima Seferovic è scappata dalla
guerra dell’ex Jugoslavia per arrivare in Italia nel 1991. Ora
senza permesso di soggiorno e senza aiuti è ridotta alla
disperazione e può essere espulsa in qualsiasi momento dal
suolo nazionale assieme ai figli due dei quali nati in Italia.
IL
PONTE DI MOSTAR Veniva Uliano Lucas, di luglio 1993 a Rovigo,
a mostrare le foto del ponte di Mostar, cittadina della Jugoslavia,
simbolo del dialogo fra culture e popoli, storica arcata - ma quanto
squisita ed ornata!, ad unire sponde differenti nel vero senso di
connessione, di relazione. Un ponte che fu bombardato e distrutto in
quei giorni delle separazioni e dell’odio verso le differenze:
prima quelle economiche, nazionalistiche, poi quelle religiose, di
genere… “I giardini di Mostar sono seminati a tombe”,
scriveva Erri de Luca nel maggio1995. Poi il ponte fu ricostruito in
un tentativo anche simbolico di riconciliazione ma i suoi tronconi,
segni di una rottura tragica con chi sta dall’”altra
parte”, si ergono in altre terre, in altri mondi...anche in
Polesine.
FATIMA DA MOSTAR I tronconi distrutti del
ponte di Mostar sono conficcati ed incisi nelle carni di Fatima
Seferovic che da quella guerra scappò col marito e quattro
figli per arrivare in Italia nel 1991. Nei primi tempi i profughi
parevano “sistemati”, col lavoro e con la casa, la
ragazza più grande sposata ad un Sinto, ma ultimamente la
situazione è diventata disperata. Vivono in un casolare di
proprietà sperduto nelle campagna polesana nei dintorni di
Baruchella (Ro). Suzan, è stato ucciso da un'automobile sullo
stradone di casa a 17 anni di età -due anni fa, Angela ha
quasi 18 anni, Anita 15, Stella e Susan, nati in Italia, hanno
rispettivamente 12 e 10 anni. Il marito, Serif, dopo più di
dieci anni di regolare lavoro, ha perso il permesso di soggiorno per
un tumore incurabile che gli impedisce di lavorare, ha bisogno di
assistenza continua e fa fatica anche a guidare il camioncino.
L’abitazione, il casolare, è lontana tre chilometri dal
più vicino centro abitato e Fatima spera che Angela fra sei
mesi (al compimento del 18° anno) possa prendere la patente per
aiutare la famiglia, ma non sarà possibile perché non è
in regola, anzi con la maggior età diventa espellibile. Tra le
altre avversità Angela e Stella avrebbero bisogno di
un’operazione per uno strabismo agli occhi ma la “card”
regionale per gli irregolari non permette questo tipo di
intervento.
“VOGLIO ANDARE VIA DI QUI” Mancano
cibo, vestiti, assistenza sociale e morale, soldi per la bolletta
della luce e per pagare l’assicurazione del camioncino: “Non
ce la faccio più, voglio andare via di qui”, esclama
Fatima. Il marito ha ancora pochi mesi di vita ed è “perso”,
crea anche difficoltà alla moglie ed ai ragazzi e quando lui
entra in casa loro ne escono. C’è un clima di
abbattimento generale. “I miei figli hanno perso la voglia di
vivere” esclama Fatima disperata, “voglio andare via di
qui, qualcuno mi aiuti!”
NEGLI OCCHI DI SUSAN Anita
ha conseguito la licenza di scuola media e starà a casa.
Stella è stata bocciata in prima, Susan è stato
respinto in seconda elementare (dovrebbe fare la quarta) a causa
delle assenze perché non ce la faceva più a salire in
pulmino coi ragazzi che lo prendevano in giro dandogli dello
“zingaro”. “Chi sa vedere guardi” e si faccia
osservare, magari da dietro lo schermo del computer, da questo
ragazzo che sta morendo di abbandono di desuetudine, di vita. Ma non
era finita la guerra?
“PER QUANTO VOI VI SENTIATE
ASSOLTI” E’ in atto una persecuzione sociale ed
istituzionale, senza esclusione di colpi verso i minori, contro
questa ed altre famiglie del territorio in cui viviamo, che ci vede
tutti complici seppur a diversi livelli. Ma un giorno, ci auguriamo
che gli ufficiali di questa guerra infinita saranno imputati al
tribunale per i Diritti dei Popoli: il Prefetto Landolfi, i sedicenti
assessori alla Pace e Diritti Umani di Provincia e Comune, Virgili e
Saccardin, il direttore della Caritas Bellinati, la responsabile
Croce Rossa Monesi, tutti quei soldatini istituzionali che, ligi al
dovere e facendo finta di non sapere, continuano a scavare trincee di
esclusione sociale ed i “civili” che restano sordi di
fronte alle numerose invocazioni di “umanità” di
Fatima e famiglia.
Di Fabrizio (del 09/01/2006 @ 13:50:49, in Italia, visitato 1841 volte)
Ricevo e porto a conoscenza: COMUNICATO STAMPA
SCANTINATI, CONTAINER E CORRIDOI PER GLI SGOMBERATI DI VIA LECCOECCO LA SOLUZIONE DI ALBERTINIDichiarazione di Luciano Muhlbauer (Consigliere Regionale Prc) Il Comune di Milano aveva motivato lo sgombero di natale degli oltre 200 rifugiati di via Lecco con il fatto di aver trovato delle soluzioni alternative. Secondo l'assessore Maiolo, queste sono da considerarsi addirittura "definitive" per i prossimi sei mesi. Insomma, tutto risolto e quanti continuano a criticare il comportamento degli amministratori milanesi, compreso il presidente della Provincia, Penati, sarebbero semplicemente dei sobillatori. Oggi, su invito delle associazioni che sono sempre state vicine al dramma umano dei profughi, ho visitato tali "soluzioni definitive", situate in via Pucci, via di Breme, via Ortles e via Anfossi. Da sottolineare che, su indicazione diretta dell'assessore Maiolo, come lei stessa mi ha confermato, mi è stato impedito fisicamente di accedere a tre luoghi su quattro, nonostante si trattasse di spazi di proprietà pubblica e gli stessi rifugiati ospiti mi invitassero ad entrare. Insomma, un consigliere regionale può visitare un carcere o un Cpt, ma non le strutture di accoglienza del Comune di Milano. La ragione di tale ostinata e apparentemente incomprensibile segregazione, denunciata già da giornalisti di diverse testate, si sarebbe presto scoperta. In via Pucci, unico luogo che ho potuto visitare a fondo, una sessantina circa di rifugiati, uomini e donne, sono sistemati in una serie di container, in ognuno dei quali dormono tre o quattro persone. Ma la cosa più impressionante -anche dal punto di vista della sicurezza- è che questi container sono stati montati nello scantinato delle docce pubbliche! In via de Breme, i 22 container che ospitano una settantina di rifugiati sono stati invece montati in un desolato spazio all'aperto, delimitato da un muretto e da un portone chiuso a chiave. Secondo quanto raccontato da alcuni ospiti, nel container adibito a mensa c'è anche un televisore, ma a loro viene permesso di vederlo soltanto durante di pasti. Un po' meglio va ai 67 rifugiati di via Ortles, poiché si tratta di un dormitorio comunale e dunque di uno spazio pensato e organizzato per ospitare essere umani. Ma ora arriviamo a via Anfossi, dove la situazione riesce ad essere persino peggiore di quella di via Pucci. Si tratta di uno spazio comunale utilizzato nei mesi invernali per l'emergenza freddo, ma la cinquantina di rifugiati che vi si trovano sono stati stipati su una fila di brande nel corridoio davanti ai bagni e alle docce! Definire questa situazione una "soluzione definitiva" non è soltanto cinismo, ma sfida il più elementare buon senso. Come si pensa che degli esseri umani possano vivere in queste condizioni per almeno sei mesi? E, soprattutto, che fine a ha fatto il milione di euro stanziato dal governo per l'accoglienza dei profughi? E' servito per montare container negli scantinati e per sistemare brande nei corridoi? Il Comune di Milano si sta comportando come un affittacamere abusivo e ogni giorno che passa alzo un po' di più il livello della polemica politica. E questo lascia francamente sconcertati e pone degli interrogativi seri fino a dove vuole spingere questo scontro sulla pelle di uomini e donne che altro non hanno fatto che scappare dalla guerra. Invece, soluzioni umane e possibili ci sarebbero. La Provincia, che non ha mai ricevuto fondi dal governo, ha avanzato delle proposte concrete e il Prefetto si è detto disponibile a convocare un tavolo interistituzionale, ma mancano all'appello gli amministratori milanesi, evidentemente accecati da una campagna elettorale senza quartiere. Milano, 3 gennaio 2006
Da aggiungere una dichiarazione stampa che il sindaco ha rilasciato alla stampa qualche giorno dopo. Che è assolutamente inconciliabile con quanto scritto da Muhlbauer:
(AGI) - Milano, 7 gen. - "Tutto cio' che e' avvenuto e' frutto della vena sobillatrice dei centri sociali, di alcuni candidati e, mi duole dirlo, anche di una istituzione". Gabriele Albertini, sindaco di Milano, torna sulla vicenda dei rifugiati di via Lecco a Milano, e accusa i centri sociali di "sobillazione". "Il presidente dell'organizzazione dell'Onu per i rifugiati politici - ha proseguito Albertini - ha lodato la nostra iniziativa, perche' e' una sistemazione soddisfacente, condivisa con tutti gli interessati, ma non dai sobillatori, che hanno agito con un cinismo spietato, perche' non si puo' promettere cio' che non si puo' dare, ossia anteporre quindici rifugiati e duecentotrentuno immigrati clandestini con un permesso di soggiorno umanitario a chi aspetta da anni, con titoli giuridici, una casa popolare. Abbiamo offerto cinquecento posti non in container, ma in case prefabbricate, dove sono stati per tanti anni migliaia di italiani nelle zone colpite da fenomeni sismici". Sulla polemica con la provincia di Milano, Albertini si limita a dire: "Se poi la Provincia, come per i campi nomadi, ha spazi suoi, li offra pure, meglio se in un territorio non del Comune di Milano, visto che e' composta da 188 comuni". Red/Noc/Van 070802 GEN 06 COPYRIGHTS 2002-2005 AGI S.p.A.
Insomma, uno dei due è un bugiardo... Lascio a voi scegliere
Di Fabrizio (del 10/01/2006 @ 09:32:15, in Italia, visitato 1945 volte)
Immagino che in molti conoscano Wikipedia, l'enciclopedia (libera e multilingue) che viene continuamente creata e rinnovata dal contributo volontario di migliaia di utenti internet. Segnalo agli interessati, una recente discussione sui campi di concentramento e di sterminio in Italia durante la II guerra mondiale, e sulle diverse casistiche e locazioni per quanti (Rom e Sinti compresi) vennero perseguitati dal fascismo. Cambiando argomento: per il lettore che non si accontenta, sempre da Wikipedia, (stavolta in inglese)
Di Fabrizio (del 10/01/2006 @ 16:39:57, in Italia, visitato 1689 volte)
Da Romano LilA dieci giorni dalla denuncia dell’Opera Nomadi sulle condizioni di disagio in cui vivono i rom Xoraxanè del campo “attrezzato” di via Parisi, nulla è stato fatto. Solo due cassonetti sono apparsi. Come preannunciato è cominciata la protesta del presidente dell’O.N. che trascorre le sua giornate ospite dei rom in attesa di una risposta per la fornitura idrica, revocata dal commissario prefettizio di Capua. Persistono le condizioni di disagio in cui vivono le dieci famiglie residenti dal 24 dicembre: manca l’acqua, che impedisce di utilizzare i bagni e le docce, l’energia elettrica non è a norma, una roulotte ha preso fuoco, manca un medico che visiti gli ospiti e, inoltre, alcune ragazze sono molestate ai semafori.
S. Maria C.V. (Caserta) 9-01-2006. Campo nomadi di via Parisi. I pericoli incombono. Il bagno di una roulotte ha preso fuoco a causa della caduta di una candela, mentre due bambini dormivano. Solo il pronto intervento della sorella quindicenne, con l’utilizzo di un secchio d’acqua, ha evitato, sul nascere, la tragedia. Purtroppo i pericoli incombono anche in strada. Un maniaco sessuale adesca le bambine ai semafori di via Galatina. L’O.N. chiede alle Forze dell’Ordine di indagare e di sorvegliare la zona. Secondo la descrizione delle bambine, il maniaco offre 30 euro, si denuda e le invita a salire nella sua auto avanzando richieste oscene. Secondo la descrizione potrebbe avere una trentina d’anni, i capelli mossi, neri, statura media, robusta corporatura. Sostiene di chiamarsi Michele. Si sta tentando di risalire alla targa dell’autovettura per sporgere denuncia. L’O.N. ribadisce l’urgente richiesta di un pulmino per il trasporto scolastico per evitare la dispersione scolastica e l’adescamento dei male intenzionati ai semafori. L’O.N. chiede che al campo sia realizzato un impianto elettrico in piena sicurezza. A dieci giorni dalla denuncia dell’Opera Nomadi sulle condizioni di disagio in cui vivono i rom Xoraxanè del campo attrezzato di via Parisi nulla è stato fatto. Solo due cassonetti sono apparsi come per magia. E’ cominciata la protesta del presidente dell’O.N. che trascorre le sua giornate ospite dei rom in attesa di una risposta per la fornitura idrica, revocata, dal commissario prefettizio di Capua. Chiede che l’Enel sia pagata dal Comune di S. Maria C.V. come accade ovunque. Chiede alla Protezione civile, presieduta dal comandante De Rosa, di sostituire le roulotte fuori uso. Chiede che un medico dell’Asl Ce2 visiti il campo per prescrivere medicinali. Si fa presente che il medico assegnato, Claudio Tafuri, non visita la comunità da molti mesi (come segnalato ai vertici dall’O.N.) e si rifiuta di fare prescrizioni sostenendo di non poterle effettuare, essendo solo un dermatologo. Gli accordi con il direttore del distretto Bruno Di Benedetto (ora sostituito da Angela Bonavolontà) erano che lui fungesse da ‘medico di base’ per tutte le prescrizioni. L’O.N., auspicando che i fondi esistenti non siano perduti o spesi con schizofrenia, come avvenuto finora, ricorda che i rom Xoraxanè sono stanziali da venti anni nel territorio di Caserta.
Opera Nomadi Sezione di Caserta: via Galatina S. Maria C.V. Presidenza: Nadia Marino tel. 3334951447. Segreteria: Sara Monfregola 3477590304. Indirizzo di posta elettronica: marinonad@libero.it Nella foto, Nadia Marino con due ospiti del campo
Di Daniele (del 10/01/2006 @ 17:26:18, in Italia, visitato 2246 volte)
Data 5/1/2006 Servizio: redazione
|
La Cgil: “Favoriamo l’integrazione dei Rom a Perugia” Bravi incontra rappresentanti della comunità e chiede un confronto con Comune e Prefettura
|
da: Umbrialive.it
|
|
PERUGIA – La Cgil perugina si adopera per l’integrazione dei Rom. Si è svolto martedì 3 scorso l’incontro tra Camera del Lavoro di Perugia, coordinamento immigrati Cgil e alcuni rappresentanti della comunità Rom cittadina.
Sono stati oggetto di discussione diversi argomenti, in particolare il problema della ricerca di un lavoro, la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno e l’opportunità di dare una adeguata istruzione ai bambini della comunità.
|
Alcuni rappresentanti dei Rom sono intervenuti spiegando la situazione di disagio data dal clima ostile che spesso devono affrontare, che si riflette in pratica sulla difficoltà nella ricerca di un lavoro e sulla possibilità di ottenere il permesso di soggiorno.
Per migliorare questa situazione, e sottolineando la loro disponibilità a cambiare modo di vivere, chiedono di avere un confronto su questi argomenti con il Comune o altre istituzioni.
“La prossima settimana – ha detto Mario Bravi, segretario provinciale della Camera del Lavoro di Perugia – chiederemo due incontri. Uno con la Prefettura per chiarire le possibilità e le condizioni per ottenere il permesso di soggiorno per coloro che ancora non lo hanno o che lo hanno provvisorio: l’altro con l’amministrazione comunale di Perugia per trovare una soluzione concordata tra le parti al fine di assicurare ai bambini della comunità Rom il diritto di accedere all’istruzione e per aiutarli ad uscire da una condizione difficile”.
PS: Cafebabel è tornato a scrivere sui Rom in Europa. A chi l'avesse perso allora, segnalo anche l'articolo dello scorso aprile.
|
Di Fabrizio (del 11/01/2006 @ 00:42:09, in Italia, visitato 1782 volte)
Da Romano Lil: “Profondo zingaro - risorse dell’identità” è un’iniziativa avviata dalla Direttore della Casa Circondariale di Rovigo e che vede coinvolti Rovigo Opera Nomadi ed altre associazioni ed istituzioni. Un progetto di scambio fra culture, quella “nomade” e quella maggioritaria, per fare conoscere la cultura dei Rom/Sinti ma anche per avviare processi effettivi di integrazione con cooperative di lavoro.
Di Fabrizio (del 11/01/2006 @ 15:43:02, in Italia, visitato 1674 volte)
Cambia l'Italia, cambia anche l'approccio tra le comunità
|
|
|
Conferenza stampa di presentazione
|
|
Mercoledì 11 gennaio 2006 alle ore 11, presso la Sala Parlamentino della camera del Commercio di Milano, Otto Bitjoka, in qualità di presidente della fondazione Ethnoland, [ha presentato] gli Stati Generali degli immigrati, un progetto volto a rendere visibile il concetto di immigrato come risorsa sociale e come vantaggio per l'intera comunità cittadina.
|
Alcuni concetti dalla presentazione di Otto Bitjoka: Ci siamo e non siamo gli unici. Per l'Italia di oggi, valgono quelle poche parole di De Gaulle agli immigrati di allora: “Vi ho capiti”.
Per noi è arrivato il momento di non chiedere cosa può fare l'Italia per noi, ma viceversa cosa faremo noi per l'Italia. Come immigrati che i valori cittadini li hanno assimilati e condivisi. C'è una considerazione che abbiamo in comune, noi immigrati e i cittadini italiani, come si dice nel mio paese: “Se non sai dove vai, devi sapere da dove vieni”.
Perché una considerazione comune? Sono in Italia da 30 anni, e ho vissuto i cambiamenti di questa città: c'erano le tute blu, le tute rosse dell'Alfa, questa è la Milano di quando sono arrivato e che molti ricordano. Ma oggi è una città diversa: le industrie hanno iniziato a scomparire negli anni '80, e con gli anni '90 anche la New Economy si è fermata. Come proseguire, se non sapendo ALMENO da dove veniamo.
Dicevo, siamo in Italia da 30 anni. Non possiamo permettere ancora che qualcuno parli per conto nostro. Non dobbiamo dimostrare altrimenti di essere parte di questa città, dove siamo alla seconda, terza generazione. Sono i dati che lo dimostrano:
il 14% della popolazione è immigrata
ma nelle superiori il 19% degli studenti sono immigrati o figli di immigrati.
E Milano, l'Italia hanno bisogno di noi, per non finire come l'impero romano. Tutti dobbiamo passare attraverso la contaminazione.
L'integrazione avviene nei fatti e nel quotidiano. 20.000 imprese gestite da immigrati ne sono il risultato.
|
|
Il blog degli Stati Generali
|
|
Alcuni concetti dalla presentazione di Piero Bassetti: Già negli anni '50 e '60 a Milano c'era un assessorato all'immigrazione. Il problema dell'immigrazione di allora non era la pelle, ma la cultura. Non c'era la “via di fuga” della diversità. Anche gli immigrati votavamo e per lo stato tutti erano uguali, con tutto ciò di buono o cattivo che questo concetto comportava.
Le soluzioni nacquero qui, piuttosto che in altre città. Il problema, anche allora, non si limitava all'accettazione, ma prefigurava l'integrazione, a tutti i livelli, compreso quello della classe dirigente.. Un esercizio pieno della cittadinanza.
Oggi i problemi non sono uguali, ma simili. E la crisi che si vive in città, ha echi dovunque. E' andato in crisi il concetto di multiculturalismo, di Melting Pot all'americana. Per resuscitarli, dovremmo avere tutti il coraggio di dichiarare la volontà, come avevano i pionieri americani, di costruire una società nuova. E di andare contro tutte quelle realtà che per forza di cose si pongono per la conservazione, anche tra gli immigrati stessi.
Non neghiamolo: a Milano l'integrazione degli immigrati meridionali fu mediazione, avvenne perché c'erano i partiti di massa, e oggi non ci sono più. E non vedo chi possa prenderne il posto.
I media, avrebbero questa possibilità, ma lavorano contro l'emigrazione: non solo per il razzismo visibile e percepibile, ma anche non contribuendo al dibattito, non offrendo copertura alcuna a realtà come queste, che non esprimono solo problemi e disperazione – ma proposte e voglia di contribuire – e che sono maggioritarie.
|
|