L'espulsione dei Rom dalla Francia non funzionerà, perché la Francia (e
l'Europa) non ha idea di quanto succede nei ghetti rom o di come integrare i
Rom.
16/08/2012 - Le autorità francesi hanno nuovamente iniziato a smantellare i
campi rom "illegali", offrendo ai Rom rumeni 300 €. a testa ed un biglietto
gratuito per la Romania.
Una gamma piuttosto ristretta di media ha ripreso la notizia, la maggior
parte sono stati critici verso le autorità francesi. La Commissione Europea ha
rilasciato una dichiarazione, però solo da un portavoce di basso profilo. I
politici francesi ed europei sono stai in notevole silenzio.
Nell'estate 2010, l'allora presidente francese, Nicolas Sarkozy, promise che
avrebbe smantellato metà dei campi rom illegali in Francia e avrebbe rimandato
in patria i Rom bulgari e rumeni. François Hollande - allora una figura di
spicco dell'opposizione - assieme ad altri socialisti criticò fortemente
l'approccio governativo della destra. La Commissione Europea asserì che la
Francia stava usando metodi mutuati dai nazisti e Viviane Reading, commissaria
alla giustizia, disse che "questa è una situazione a cui mai avrei pensato
l'Europa avrebbe dovuto assistere dopo la II guerra mondiale"; mentre il
Parlamento Europeo emise parole forti per condannare l'azione francese. Molti
dei più importanti canali d'informazione condannarono le azioni francesi.
Ma il nuovo governo socialista sembra agire esattamente come fece quello
precedente di destra nel 2010.
Perché questa differenza?
Lo scontro nel 2012 tra Reding e Sarkozy costò caro ad entrambe. Sembra che
tanto la Commissione Europea che le autorità francesi abbiano imparato la
lezione. La decisione di Reding di lasciare la risposta ad un portavoce,
continua la sua politica dal 2010, nell'essere molto attenta a non alzare troppo
la voce contro la Francia. Da parte sua Hollande sta lasciando la questione in
mano alle autorità locali e al ministro degli interni. Molto probabilmente,
entrambe sperano di trovare una soluzione accettabile per evitare l'attenzione
dei media e risolvere senza troppo rumore le questione sollevate dalla presenza
dei campi rom illegali in Francia.
Il problema è che questo approccio non può funzionare. Né la Commissione né
il governo francese (e nessun governo UE, se è per questo) sembrano avere idea
di che cosa stia succedendo. I maggiori incentivi per i governi de3i paesi di
provenienza dei Rom, assieme a quelli per i Rom stessi, incoraggiano la
migrazione verso ovest, invece dell'inclusione nelle loro società.
Ecco alcune delle cose che i politici in Francia, Europa orientale ed
incaricati di Bruxelles non sanno o non vogliono dire:
I ghetti in Romania e Bulgaria sono ben peggiori di
qualsiasi campo illegale in Europa occidentale. Il numero di
quanti vivono in questi ghetti sta crescendo. E così il numero
di tossicodipendenti, infetti da HIV/AIDS, criminali ed
analfabeti funzionali.
Lavorare, mendicare, prostituirsi o piccola criminalità
fanno guadagnare di più - sino a 20 - 30 volte - in Europa
occidentale che nei luoghi di provenienza dei Rom.
I servizi sociali per i Rom migranti sono di gran lunga
migliori nei campi illegali in Francia, dei servizi disponibili
per quei cittadini rumeni, ungheresi, slovacchi o bulgari che
vivono nei ghetti.
Le condanne per crimini minori e le condizioni delle
prigioni in Europa dell'est, rendono quasi una meta vacanziera
le prigioni in Francia, Italia e GB.
Pagare 300 €. a rimpatrio ed offrire il biglietto aereo
gratis è un enorme spreco di denaro pubblico, oltre che un
significativo incentivo ad ulteriori migrazioni. La famiglia rom
che migra in Francia ha in media cinque componenti; quella
famiglia riceverà 1.500 €. per tornare in Romania. Il costo di
un biglietto del bus per la Francia è di circa 40 €. a persona -
diciamo 200 €. a famiglia. Ciò significa un guadagno netto di
1.300 €. - più delle entrate annuali medie di una tale famiglia
in un ghetto.
La maggior parte degli stati membri dell'Europa centrale ed
orientale hanno significativi incentivi per sbarazzarsi dei Rom.
I governi a Bucarest, Sofia, Budapest, Bratislava e Praga non
godono di incentivi per fermare la migrazione dei Rom. Che sono
di gran lunga la minoranza etnica più odiata nella regione - la
popolazione maggioritaria è felice di votare per qualsiasi
politico anti-Rom. In Romania a migliaia cantano per la morte
dei Rom durante le partite di calcio. Per molti politici nella
regione, il "dumping etnico" - i Rom che lasciano il loro paese
- appare una soluzione migliore dell'inclusione sociale.
Quando si tratta di Rom, il razzismo istituzionale -
tradotto in mancanza di accesso e partecipazione significativi
ad un'istituzione - è insito nelle istituzioni europee. E'
spaventosa la mancanza di esperienza pratica o persino
accademica nell'agire con l'inclusione rom a livello di
istituzioni europee. Alcuni dei peggiori esempi sono la
Commissione Europea e l'Agenzia per i Diritti Fondamentali, le
principali organizzazioni incaricate dell'inclusione sociale a
livello europeo. Questo toglie legittimità alle istituzioni
quando fanno raccomandazioni agli stati membri, riguardo le
misure per l'inclusione sociale dei Rom, in particolare quando
ci si riferisce ad azioni positive.
La presenza di politici rom nei principali partiti o nei
governi è abissale. Lo stesso riguardo la presenza di esperti
rom o incaricati nel processo decisionale.
E' stato riconosciuto dal 1984 che i Rom sono discriminati
ed esclusi. Ma gli stati membri UE hanno fallito
drammaticamente, facendo sostanzialmente nulla anche solo per
fermare la tendenza alla crescente esclusione. La situazione
attuale è il diretto risultato dell'inazione o di politiche
inette, disegnate da persone ben intenzionate senza nessuna
esperienza sulle questioni rom.
Soluzioni ce ne sono. Ma non sono né immediate né a buon mercato. I Rom
devono diventare cittadini rispettati del loro paese, ma anche responsabili.
Questo non può accadere solo tramite grandi discorsi a Bruxelles o costose
conferenze negli hotel a cinque stelle delle capitali dell'Europa orientale.
Gli sforzi vanno prima di tutto incanalati verso il lavoro a livello base,
con l'obiettivo di rendere i Rom cittadini responsabili ed attivi, eliminando l'antiziganismo,
creando incentivi a favore delle parti principali, governi ed istituzioni UE
volte a rafforzare i Rom, e misure che assicurino ci siano almeno alcuni Rom
nelle posizioni decisionali a livello nazionale ed europeo.
Valeriu Nicolae è un Rom rumeno con molti anni di esperienza di lavoro nei ghetti. Nel 2009 ha iniziato un progetto in uno dei peggiori ghetti in Romania, che ha ricevuto il premio UNICEF 2012 come miglior progetto sportivo ed educativo. La sua organizzazione il Centro di Politica per i Rom e le Minoranze, ha anche ricevuto il premio Sviluppo della Società Civile Rumena nel 2012.
Di Fabrizio (del 22/08/2012 @ 09:15:21, in Kumpanija, visitato 1635 volte)
Corriere Immigrazione diventa una testata giornalistica. Le ragioni di
questo cambiamento. Chi siamo e cosa speriamo di fare. Con il vostro aiuto.
[Continua]
Ci sono rivoluzioni che si fanno con le armi. Altre possono cominciare da un
semplice cambio di prospettiva. L’evento-rassegna
Hai mai provato in via Idro?
nasce da questa considerazione. E rischia di essere rivoluzionario non tanto per
il programma (che pure è di tutto rispetto) quanto per la location: il campo rom
di via Idro, a Milano. Si è cominciato con la presentazione del libro di Gabiella Kuruvilla,
Milano, fin qui tutto bene, in compagnia dell’autrice e di
due attori che ne hanno interpretato alcuni brani. Si è proseguito con la
proiezione del film, in anteprima nazionale, La canzone di Rebecca, con la
presenza di protagonista e regista. Il programma futuro, tra poco disponibile on line, prevederà ancora presentazioni, dibattiti, proiezioni.
In questo campo - regolare ma costantemente sotto sfratto: da un paio d’anni
ormai attende di essere sgomberato per fare spazio a un campo di transito -
vivono un centinaio di rom harvati italiani, tutti imparentati tra loro. Via
Idro è una stradina milanese di mezza campagna, che si innesta sulla molto più
famosa via Padova quasi alla fine della città e scorre lungo il canale della
Martesana. Se non fosse per i rom non la conoscerebbe nessuno. Il campo è stato
spesso raccontato dalla stampa con toni noir e parossistici: a volte come una
lercia baraccopoli infestata da cani aggressivi, a volte come un’enclave
puntellata da ville con piscine e leoni di marmo, in un’atmosfera simile a
quella delle faraoniche residenze dei casalesi di Gomorra. Basta farci un giro
però per rendersi conto che la realtà è differente e molto più ordinaria. Gli
abitanti, stanchi di essere raccontati da personaggi mai visti, hanno pensato
allora di dare a molti, potenzialmente a tutti, la possibilità di farsi un giro
e di trascorrere in questo fazzoletto di verde scampato al cemento una serata
diversa. Hanno pensato di aprire il campo ai non rom, gagè in lingua romanì.
L’idea della rassegna nasce dallo sforzo congiunto di Fabrizio Casavola,
curatore del blog Mahalla, un portale di news sul mondo rom che raccoglie
notizie, informazioni provenienti dall’Italia e dall’estero, e di Marina, un’
abitante del campo. "La gente che viene qui ha la possibilità di vedere un campo
rom, il nostro, nella sua realtà e non attraverso i filtri della tv e dei
giornali. In questa realtà ci sono anche cose belle". Per esempio un’atmosfera
bucolica assai sorprendente a Milano. Ma anche i legami e la solidarietà
famigliare. E l’allegria dei bambini, lontana anni luce dallo stereotipo che li
vorrebbe tutti schiavi della questua.
"E’ un modo per conoscersi, e non unidirezionale. Alcuni visitatori non avevano
mai messo piede in un campo rom e non conoscevano nessun rom", continua Marina.
"Mi facevano domande, erano curiosi, stupiti. Ma anch’io le facevo a loro,
perché la curiosità che un gagé può nutrire nei nostri confronti è identica a
quella che noi abbiamo nei suoi".
Non è la prima volta che questa comunità di rom Harvati getta un ponte verso
l’esterno. "Già 20 anni fa questo campo aveva tentato di interagire con la zona-
spiega Casavola - in particolare attraverso iniziative legate al mondo della
scuola. Da tre o quattro anni, invece, un po’ per la mancanza di interventi da
parte del Comune un po’ per il rischio di sgombero, tutto si è interrotto.".
Adesso si riparte, per iniziativa dei rom. E tutta la cittadinanza è invitata in
via Idro.
Fabrizio Casavola è autore di
Vicini distanti: cronache di via Idro: una
raccolta di frammenti, storie, aneddoti sulla travagliata esistenza di un campo
regolare e dei suoi abitanti. Il libro offre un ampio resoconto sui piccoli e
grandi passi che questa comunità ha intrapreso dal 1989. Ma è anche una
testimonianza dall’interno, di un gagé che si è addentrato nell’universo rom e
che non ha mai più lasciato.
Di Fabrizio (del 23/08/2012 @ 09:11:31, in media, visitato 1555 volte)
Globalist.itZingari mandati dal sindaco di Cagliari in una lussuosa
villa con piscina. Lo scrive il giornale locale. Ma il web journal scopre che
non è vero e accartoccia la vecchia stampa. di Claudia Sarritzu Una bella foto di Josef Koudelka. Nella sua mostra (andrebbe portata a
Cagliari) racconta i rom
Succede in Sardegna, un milione e mezzo di abitanti e due soli quotidiani, uno
letto nel nord dell'isola, La Nuova Sardegna, l'altro a sud, L'Unione Sarda.
Quest'ultima fa parte del colosso editoriale di Zuncheddu, proprietario anche di
Videolina, la televisione privata locale più vista e di Radiolina, unica radio
locale ad avere la maggior quantità di pubblicità dell'isola. Un colosso
editoriale invincibile, per tutti coloro vogliono costruire una voce
alternativa. Premesse indispensabili per capire una storia che è fatta di
giornalismo partorito al computer, lontano dai fatti, di poca umiltà, di scuse
mancate quando sbaglia.
Protagonista della vicenda è il popolo Rom, un gruppo di famiglie che fra maggio
e giugno sono state sgomberate da un campo ormai considerato invivibile per
l'assenza di igiene. Ed ecco che entra in scena Zedda, il primo sindaco giovane
e di sinistra di Cagliari. Zedda agita e spaventa la destra, applicando nei
fatti la parola "integrazione" anche se non tutti in città sembrano
culturalmente pronti a una posizione di questo tipo, forse neppure il
centrosinistra. Vuole trovare alloggi nell'hinterland per "gli zingari" e molti
si chiedono perché "scaricare" il "problema Rom" sui comuni limitrofi. La Giunta
risponde dopo una lunga trattativa con gli stessi nomadi che non vogliono le
case ma un campo. È giugno e i titoli dei giornali tuonano una frase del loro
portavoce, usata e strumentalizzata che recita così " Date le case ai vostri
poveri". La motivazione è logica, le case in città costano troppo e il comune
non può pagare affitti esorbitanti. Si arriva a luglio con la rivolta di San
Sperate, un comune vicino a Cagliari che si indigna quando scopre l'imminente
arrivo dei Rom, il sindaco poi cercherà durante una seduta del Consiglio
comunale di chiarire che la sua comunità "non è razzista".
Poi ci sono gli altri, quelli che fanno i tolleranti con la pazienza altrui, i
radical chic che non ne hanno mai incontrati di Rom se non ai semafori. Quelli
che danno dei razzisti a tutti solo per darsi un tono. La città si spacca, tutti
ne parlano, c'è crisi, e fa caldo, le famiglie hanno meno soldi per andare in
vacanza e i figli laureati disoccupati nelle loro camerette che non possono
neppure sognarselo un alloggio.
È qui che il giornalismo dovrebbe essere fatto con la testa, proprio in questi
momenti storici dove tutti sono più arrabbiati, egoisti e portati al sospetto,
allo scontro, alla cacciata dell'altro che ci può privare di un diritto. Non ci
si può permettere di diventare distratti, di cavalcare con i titoli le emozioni.
È un attimo che una società impoverita di tutto, specialmente del futuro, generi
mostri.
Ma un titolo azzeccato, anche se falso e fuorviante, si sa che può valere una
promozione, un incremento consistente di vendite.
Così L'Unione Sarda titola l'11 agosto scorso: "Ai rom case con piscina e
idromassaggio. Per un anno affitto pagato dal Comune" (qui leggete l'articolo).
Se fosse vero, la cosa sarebbe discutibile. Il fatto è che la questione è falsa
perché alcune ore dopo il quotidiano online
Cagliari Pad invia due giovani
cronisti, Alessandra Ghiani e Simone Spiga, muniti di telecamera e macchina
fotografica a documentare se davvero di ville di lusso si tratta. La scena che
si presenta davanti ai loro occhi è questa. Guardate il video:
Si può fare un errore così grossolano e pericoloso che può fomentare l'odio
razziale? E' normale che poche ore dopo il lodevole lavoro di Ghiani e Spiga,
che sotto il sole delle 15 del pomeriggio hanno filmato "la verità", invece che
inviare delle scuse per l'errore imbarazzante venga pubblicato un nuovo pezzo di
questo tenore (leggere qui)?
L'obiettività poche volte può essere raggiunta in questo mestiere, ma in questo
caso si trattava di cronaca che poteva essere realizzata con il semplice
resoconto di quello che si vede a occhi nudi, che motivo c'era allora di
confondere una tale situazione di abbandono con una super villa?
La storia finisce con una denuncia da parte dell'Associazione nazionale Rom
all'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar-Roma), al ministero
dell'Integrazione e cooperazione internazionale, al prefetto, al sindaco ed alla
Procura della Repubblica. La motivazione è una "campagna di odio razziale
anti-rom a Cagliari" che sarebbe nata dopo l'assegnazione di alcune case ai
nomadi sfrattati dal loro vecchio campo, nei pressi della Statale 554, perché
eccessivamente lussuose. I soldi del comune per dover di cronaca Zedda non li ha
presi dalle casse di Cagliari ma sono fondi con destinazione già assegnata
dell'Unione europea per questi casi. Un capolavoro, di dignità e rispetto,
integrazione e tenuta dei conti pubblici che sarebbe stato opportuno raccontare.
I siti internet tutti alleati in questa vicenda fanno boom di condivisioni, e
Cagliari Pad vince la sua prima piccola grande sfida contro il magnate
indiscusso dell'informazione sarda.
Restano gli anziani, quelli che non usano internet e sfogliano l'unico giornale
locale trovano in edicola. A loro chi spiegherà che non si trattava di piscine e
idromassaggi?
MAMI Meeting Arte Musica Intercultura Segni 31 agosto, 01 -02 settembre 2012 -
infoline: 340 6278489
PROGRAMMA
VENERDI 31 Agosto
Ore 10,00-13.00 Ritrovo a Porta Gemina di Segni (Roma) e registrazione delle
associazioni e degli artisti; assegnazione e allestimento degli stands.
Ore 15,00-17,00 Convegno Nazionale (Sala Pio XI): Un mondo a colori: Arte,
diritti umani e intercultura, quale prospettiva? con la partecipazione di
autorità locali, politici nazionali ed europei, artisti, giornalisti,
associazioni di volontariato e organizzazioni a difesa dei diritti umani. A
seguire taglio del nastro e Passeggiata dell'Amicizia lungo le vie del borgo
medievale.
Ore 18,30-20,30 (Sala Pio XI) Assemblea Nazionale delle associazioni affiliate
alla FederArteRom, rilascio degli attestati e tessere d'iscrizione 2012.
Ore 21,30- Piazza S. Maria - Segni (Roma)
Presentazione del doppio Cd Compilation a cura di Amnesty International, sezione
italiana (Roma) con Fernando Vasco Chironda Presidente sezione italiana Amnesty
International.
22,00 Segni... di Rock , docenti e allievi del dipartimento di musica moderna
dell'ass. musicale Ars Nova di Colleferro.
SABATO 01 settembre
Ore 10,00 Inaugurazione del 1° Meeting di Arte, Musica e Intercultura (MAMI),
apertura degli stands, dei laboratori e degli stages alla presenza delle
autorità, dei politici locali e nazionali e della stampa nazionale.
Ore 10,30 (Sala Pio XI) Conferenza sul cinema italiano con i registi: Carmine
Amoroso, Paolo Benvenuti, Gianni Di Claudio, Luca Krstic.
Ore 11,00 (Sala Biblioteca) presentazione del libro di Valeria De Luca "La luce
oltre la siepe" edizioni RAI.
Ore 11,30 (Sala polifunzionale di Via Traiana) Presentazione e proiezione del
documentario "Porrajmos" sul genocidio di Rom e Sinti di Fabio Parente.
Ore 12,00 (Sala Biblioteca) Presentazione del libro "Voglio suonare il
pianoforte" di Fralleone Allessandro e Roberta del Ferraro, Edizioni Eufonia.
Ore 12,30 (Sala polifunzionale di Via Traiana) Presentazione e proiezione del
film "I viaggiatori della luna" di Mariangela Fasciocco.
Ore13,00-14-30 pausa pranzo
Ore 14,30 (Sala Biblioteca) Presentazione del libro "Il soffio della dea madre"
di Fabiana Magrelli, prefazione di Isabella Ferrari ediz. Infinito
Ore 15,00 (Sala polifunzionale di Via Traiana) Presentazione e proiezione del
film "Cover Boy" di Carmine Amoroso alla presenza del regista.
Ore 15,30 (Sala Biblioteca) Presentazione dei libri di Ennio Bellucci, scrittore
e giornalista di Rai 3.
Ore 16,30 (Sala polifunzionale di Via Traiana) Presentazione e proiezione del
documentario "Tzigari, una storia Rom" di Fabio Parente.
Ore 17,30 (Sala Biblioteca) Presentazione del libro "Rom...antica gente" di
Daniela Lucatti, prefazione di Santino Spinelli, ediz. Magi.
Ore 18,00 (Sala polifunzionale di Via Traiana) Presentazione e proiezione del
film "Uno specchio per Alice" di Gianni Di Claudio.
Ore 19,00 (Sala Biblioteca) Presentazione del libro di Gianluca Giunchiglia
"Lungo la ferrovia" Edizioni Erasmo.
Ore 19,30(Sala polifunzionale di Via Traiana) Presentazione e proiezione del
film "Puccini e la Fanciulla" di Paolo Benvenuti.
Ore 21,30 (Sala polifunzionale di Via Traiana) Presentazione e proiezione video
"Baro Romano Drom" (RAI 3) di Gioia Meloni (giornalista Rai di Trieste).
Concerti MAMI Sabato
Piazza S. Maria - Segni (Roma)
Ore: 10,00 Alessandro Cavallucci (chitarra classica e flamenca)
Ore: 11,00 Les Manouches Bohèmiens (jazz manouche),
(piazzale della Biblioteca)
Ore 11,30 Fairy Consort (musica dal XIV al XVI secolo con strumenti d'epoca)
(Piazza S. Maria)
Ore 12,00 Danilo Daita (musica italiana),
Ore 13,00-15,00 pausa pranzo
Ore 15,00 Antonio Febrer (chitarra flamenca)
Ore 16,00 Chaja celen (danze Rom)
Ore 17,00 Natalya Chesnova (musica russa),
Ore 18,00 Les Manouches Bohèmiens (jazz manouche),
Ore 19,00 (all'interno della Cattedrale S. Maria) Concerto polifonico della
Corale Ernica Saxa, direttore Maurizio Sparagna.
(Piazza S. Maria)
Ore 21,00 Premiazione di artisti, politici, istituzioni ed associazioni da parte
dell'amministrazione comunale di Segni e FederArteRom
Ore 21,30 Calamus in concerto (musica tradizionale ciociara),
Ore 22,30 Concerto Orchestra Europea Per la Pace e Alexian Group (musica romanì
europea etno-sinfonica) direttore Michele Lorusso.
DOMENICA 02 Settembre
Ore 10,00 (Sala polifunzionale di Via Traiana) Proiezione Film "Il Giudizio
Universale" di Luca Krstic.
Ore 10,30 (Sala Biblioteca) Presentazione del libro: "La bambola di Solange" di
Ornella Fiorentini ediz. Manidistrega.
Ore 11,00 (Sala Pio XI) Spettacolo teatrale: "La lettera" di Antun Blazevic a
cura dell'ass. Theatre Rom (Roma).
Ore 11,30 (Sala Biblioteca) Presentazione del libro di Maria Giuseppina Pagnotta
"L'emozione di incontrarsi all'improvviso" ediz. Guida.
Ore 12,00 (Sala polifunzionale di Via Traiana) Presentazione e proiezione del
film "Tarda estate", testimonianze di abruzzesi sulla seconda guerra mondiale,
di Gianni Di Claudio
Ore 12,30 (Sala Biblioteca) Presentazione del libro "Speranza" di Antun Blasevic,
prefazione di Moni Ovadia, ediz. UNI service Trentino.
Ore 13,30-15,00 pausa pranzo
Ore 15,00 (Sala Biblioteca) Presentazione del libro "Signom ni Rom" (sono un
uomo) di Marina Montagnini, Giulietta Maria Morra ediz. Capitan Book, intermezzi
musicali del M° Valerio Vaiarelli.
Ore 15,30 Lettura scenica (Sala Pio XI) "Duj furatte mulo/Due volte morto"
dramma bilingue di Santino Spinelli e Daniele Ruzzier, con "Alexian" Santino
Spinelli (fisarmonica e voce recitante) e Valeria De Luca (voce recitante) con
accompagnamento musicale dell'Alexian Group (Gennaro Spinelli-percussione,
Giulia Spinelli-violoncello, Evedise Spinelli-arpa, Antonio Ranieri- chitarra-
Luciano Pannese- contrabbasso, Manuel Virtu, chitarra e loud).
Ore 16,00 (Sala Biblioteca) Presentazione libro di Torres Vladimiro "Storie e
vite di Sinti dell'Emilia"
Ore 17,00 (Sala Pio XI) Lettura scenica (poesie) di e con Ferdi Berisa
(vincitore Grande Fratello 2008).
Ore 17,30 (Sala polifunzionale di Via Traiana) Presentazione e proiezione del
documentario "La luce oltre la siepe"(Rai 2) di Valeria De Luca.
Ore 18,30 (Sala polifunzionale di Via Traiana) Incontro-dibattito "I giovani, il
diritto d'autore e la creatività artistica" con Omar Crocetti (Presidente ass.
"Amici della musica" F. Fenaroli-EMF),
Ore 19,00 (Sala polifunzionale di Via Traiana) Presentazione e proiezione del
documentario "Tocar y luchar" a cura di Omar Crocetti.
Ore 19,30 (Sala biblioteca) Presentazione del libro "Rom, Genti Libere, storia,
arte e cultura di un popolo misconosciuto" di Santino Spinelli, prefazione di
Moni Ovadia, ediz. Dalai, Milano.
Ore 20,00 (Sala polifunzionale di Via Traiana) Presentazione e proiezione del
documentario "Il diavolo inventò la vanga" sul mondo contadino di Gianni di
Claudio.
Ore 21,30 (Sala polifunzionale di Via Traiana) Presentazione e proiezione del
video-clip dei Daltrocanto "Ce sta sempe 'nu sud".
Concerti DOMENICA
Piazza S. Maria - Segni (Roma)
Ore 10,00 Les Manouches Bohèmiens (jazz manouche),
Di Fabrizio (del 25/08/2012 @ 09:10:43, in sport, visitato 1835 volte)
Vergogna a misura olimpica per l'Irlanda razzistaby Peter
Mc Guire - 17 agosto 2012
Il razzismo era alle porte quando gli eroi olimpici della boxe vinsero oro e
argento a Londra. E' stato sconfortante, prevedibile ed ampiamente condiviso.
Settimana scorsa, la pugile venticinquenne Katie Taylor ha conquistato
l'Irlanda con una performance mozzafiato al primo torneo olimpico di boxe
femminile, contestato e voluto per introdurre i Giochi. Taylor, figura di
grande ispirazione per lo sport, le donne ed il popolo irlandese molto
meritatamente hanno ottenuto grande attenzione dai media con quella medaglia
d'oro.
Non sempre la
copertura è stata positiva. Il quotidiano australiano The Age ha
risposto al successo di Taylor con una serie di pigri stereotipi irlandesi
"bevitori-di -punch", "la Guinness e il whiskey hanno mandato gli Irlandesi
fuori di testa" e, alla perplessità di molti, "[Taylor] è circondata da gente
che preferisce un punch ad una patata." Il giornale Usa Today ha
adoperato un po' di luoghi comuni ed imprecisioni nel suo pezzo sulla vittoria
di Taylor: "Nell'isola verde smeraldo, scorrono libere pinte di Guinness, forse
abbastanza per riempire il mare d'Irlanda. Gli scommettitori fanno girare le
sterline come fossero caramelle" (Tanto per iniziare, l'Irlanda usa l'euro e non
la sterlina. Ma comunque... )
L'ambasciatore irlandese in Australia si è indignato ed ha spedito una
lettera infuocata a The Age, costringendo il giornale a scuse
imbarazzate. Nel contempo, la reazione contro Usa Today ha portato ad
una similare ritrattazione.
Ma il razzismo peggiore non è stato diretto a Taylor, né è arrivato da un
maleducato opportunista sotto forma di giornalista straniero. La vera bile
proviene direttamente dal cuore stesso dell'Irlanda, contro la medaglia
d'argento nella boxe di John Joe Nevin. Lui potrebbe essere un eroe olimpico, il
golden boy della boxe irlandese, ma è anche un Traveller irlandese. I
TRaveller, che conducono uno stile di vita semi nomade, sono la comunità
minoritaria più antica d'Irlanda ed una minoranza significativa anche in GB.
Tutti sanno che è bene odiarli.
Come molte polemiche odierne, è cominciato tutto su Twitter. Poco dopo
l'argento di Nevin, un popolare ristorante di Dublino ha inviato un tweet
di scherno dicendo che presto la famiglia di Nevin sarebbe venuta per il piombo
e il rame, chiamandoli ladri. Lo scherzo è stato ampiamente diffuso via SMS. Il
ristorante è stato messo alla berlina per il suo razzismo estemporaneo, e
rapidamente ha espresso le sue poco convinte scuse. Ma non è trascorso molto
tempo che sono apparsi altri messaggi su Twitter, chiedendo dove fosse il
problema. Non vi siete divertiti? Non avete senso dell'umorismo? Alcuni hanno
suggerito che nel commento vi fosse un briciolo di verità, perché si sa che i
Traveller sono "zingari, ladri", usando una tipica diceria irlandese di
uso quotidiano.
Mullingar, città natale di Nevin, aveva applaudito il ragazzo prodigio della
boxe locale durante i suoi assalti olimpici. Traveller e locali si sono
mischiati, fianco a fianco, con l'entusiasmo che circondava Nevin ad abbattere
le molte barriere che dividono le due comunità. Alcuni l'hanno guardato nei pub
locali, ma la famiglia di Nevin non era tra loro; come membri della comunità
Traveller, è stato loro rifiutato il servizio. Molti pensano che sia stato
giusto così: un Traveller tra i tanti che erano nei pub, sembra abbia assalito
un barman - quindi a nessun Traveller è stato consentito entrare nei pub locali
(ovviamente, nel frattempo il resto astemio della città pregava piamente e senza
nessun screzio tra gli abitanti...).
Per inciso, la famiglia di Nevin è stata poi servita al bar The Covert
e, secondo tutti i testimoni, l'atmosfera era elettrica.
Nevin ha espresso disappunto per il razzismo diretto contro la sua famiglia,
ma ha detto di essere rincuorato per l'ondata di sostegno nella sua città
natale, e di voler mettere l'incidente alle spalle. Spera che la sua vittoria
possa costruire un ponte tra Traveller e stanziali.
Il divieto ad entrare nei bar (negozi, alberghi, parrucchieri) è un problema
comune per la comunità Traveller irlandese, ma è l'ultima delle loro
preoccupazioni. Negli ultimi anni, i governi hanno selvaggiamente tagliato i
servizi educativi di base per migliaia di bambini traveller - bambini che non
hanno scelto di nascere in una comunità così insultata e diffamata. Ha così
chiuso la porta alla possibilità di una vita decente per molti, e non ci sono
voci di ripensamenti.
Ci sono circa 30.000 Traveller in Irlanda. I
dati mostrano che le donne traveller vivono 11,5 anni meno del resto della
popolazione, mentre per i maschi la differenza è di 15 anni. I Traveller sono
svantaggiati nell'accesso ai servizi sanitari. I suicidi sono sei volte maggiori
rispetto al resto della popolazione. Significativamente più alta anche la
mortalità infantile.
Sino agli anni '90, i Traveller sono stati segregati dal sistema scolastico
di massa, molte madri che hanno tentato prima di allora che i loro figli fossero
istruiti, non si sono trovate sostenute dallo stato. L'eredità dello svantaggio
educativo, come in molte comunità della working-class, e che se i
genitori sono analfabeti, i figli non ricevono lo stesso supporto dei loro
coetanei delle famiglie più agiate, e c'è poca o nessuna tradizione di
istruzione. L'analfabetismo tra i Traveller è ancora alto in Irlanda.
L'argomento che uno stile di vita nomade è incompatibile con l'educazione
standard è un non senso: molti paesi, inclusi
Kenya e
Mongolia, sono riusciti a fornire un sistema di istruzione per nomadi. Non
c'è ragione per cui l'Irlanda non possa usare un semplice sistema di centri
educativi in rete per bambini traveller.
In ogni caso la questione è del tutto discutibile, dato che effettivamente la
maggior parte dei Traveller è stata forzata a stanzializzarsi ed integrarsi.
Nevin è stanziale. Ma anche comportandosi al meglio, essere identificati di
provenienza traveller chiude le porte - come si è visto col trattamento
rimediato da Nevin. I Traveller sono obbligati in siti autorizzati, ma i servizi
di base sono regolarmente sotto gli standard richiesti. Spesso ci sono
commissioni e rapporti sulla questione, ma uno dei più recenti ha dovuto essere
rilanciato, due anni dopo la sua pubblicazione, causa il mancato interesse.
La disoccupazione è diffusa, sono in pochi che offrirebbero lavoro ad un
Traveller, ma i Traveller sono regolarmente etichettati come sfruttatori del
sussidio di disoccupazione. Comprensibilmente, forse, l'abuso di alcol è
superiore al resto della popolazione, Varrebbe la pena elencare il resto delle
statistiche, se importasse a qualcuno, ma nessuno lo fa.
In Irlanda la discussione è sempre a senso unico. Il grido sprezzante della "PC brigade"
- come se la correttezza politica fosse una maledetta seccatura che ci impedisce
di offendere le persone vulnerabili - risuona ogni volta che un "liberal dal
cuore tenero" sottolinea la discriminazione, la diffamazione e la povertà
sistematiche patite dai Traveller, e la conversazione cambia immediatamente in
quello che io Traveller dovrebbero fare per essere accettati dalla comunità
stanziale: essere immuni da ogni macchia di reato, la piccola minoranza di
Traveller benestanti deve pagare le tasse, devono finire i feudi delle bande
traveller, e deve ridursi il problema della violenza domestica. Tuttavia, che
sorpresa, gli stessi problemi si registrano anche nella comunità degli
stanziali, come in alcuni settori della comunità traveller.
Però, se un Traveller commette un reato, la comunità stanziale reclama che
l'intera comunità traveller sia in qualche modo collettivamente
responsabile. Ai Traveller viene detto che sono loro, piuttosto che la polizia,
a dover affrontare i crimini commessi dai Traveller, o trovarsi di fronte
all'obbrobrio della nazione, e vedersi allora ignorati legittimamente le loro
reali esigenze sociali di salute, istruzione ed alloggio. Anche se possono
provarci - la rottura dell'omertà non è impresa da poco per le migliaia di
Traveller rispettosi della legge e che stanno lottando per tenere assieme le
loro famiglie - questa lotta tende a togliere spazio ai focus group,
all'attivismo di comunità e all'auto-riflessione.
Generazioni di Traveller, incluso Johnny Doran, la ben nota famiglia Furey ed i
Keenans, hanno dato un grande contributo alla musica irlandese, mentre la famosa
tradizione dei contastorie irlandese probabilmente sarebbe da lungo tempo
estinta senza il contributo dei Traveller. Il loro contributo è stato vitale
all'essenza stessa dell'Irlanda, ma è talmente trascurato che gli stessi
Traveller spesso non ne sono a conoscenza. Anche quando uno di loro come Joe
John Nevin, ottiene un risultato spettacoilare e monumentale, viene subito
rimesso al suo posto. Qual è il messaggio mandato ai bambini traveller?
Perché dovrebbero mostrare una qualche lealtà ad una società che, anche
se vincono la medaglia olimpica, sembra odiarli, escluderli e vilipenderli?
Agli stessi stanziali che sarebbero inorriditi per il tentativo di dipingere
neri o gay come se fossero un tutt'unico, non importa, o preferiscono ignorare,
il fatto che la maggioranza dei Traveller siano cittadini decenti e rispettosi
della legge. Pensano che sia perfettamente normale - addirittura divertente -
scherzare alle spalle di una minoranza oppressa, e considerare "buonista"
chiunque lo contesti (e senza riconoscere che burlarsi da una posizione di
privilegio di un popolo oppresso, non è umorismo ma bullismo). A loro non
potrebbe importare di meno che un essere umano decente, che non ha commesso
reati, affronti regolarmente miseria ed umiliazioni se vuole entrare in un
negozio, soltanto perché Traveller. Le persone che altrimenti pretendono la
decenza, sono indifferenti alle sofferenze di un bambino che impara presto
quanto il mondo lo odi. Questa è la spaventosa mancanza di empatia conseguenza
della disumanizzazione del razzismo.
Raramente, se non mai, la comunità stanziale è interessata nell'affrontare le
cause della comunità traveller, o confrontarsi con i propri pregiudizi. E' più
facile riproporre i pigri stereotipi e scrivere dei Traveller, in massa, come
bugiardi, truffaldini, ladri, alcolizzati, truffatori del welfare, [...] che
godono di una vita magnifica a spese dei contribuenti - ignorando tutte le prove
che mostrano chiaramente il contrario. Le conversazioni nei social media sono
dominate dalla diffamazione dei Traveller, anche da parte di persone colte, che
occasionalmente possono tacitarsi riconoscendo che può esistere un Traveller
onesto, se solo non fosse ricoperto da una pila di reprobi.
Questi pregiudizi sono così radicati che, per assurdo, le
organizzazioni per i diritti dei Traveller ogni volta che i media riportano
di un crimine commesso dai Traveller, devono sempre ripetere di aborrire il
crimine e che non tutti i Traveller sono la stessa cosa. Ma nessuno dovrebbe
sorprendersi che gli stessi meccanismi psicologici che portano alcuni
Ebrei ad auto odiarsi o alcuni gay ad interiorizzare l'omofobia, possano
appartenere anche ai Traveller.
Sono in troppi in Irlanda a ritenere che i problemi che affliggono la comunità
traveller siano causati da qualcosa di intrinsecamente sbagliato nella loro
stessa cultura ("I Traveller hanno una cultura?" ci si chiede, ignorando i molti
contributi positivi culturali e linguistici all'Irlanda), e che se fossero un
poco più simili a noi, allora tutto sarebbe a posto. Una nozione simile
presuppone che noi abbiamo il diritto di guidare i Traveller, e conformare in
tal senso le politiche pubbliche: la definizione stessa di razzismo.
Parlando di Olimpiadi, Nevin non è stato il solo campione di boxe a subire il
razzismo dalle mani dei connazionali. Dopo che Muhammad Ali vinse l'oro per gli
Stati Uniti nel 1960, in un ristorante a Louisville gli venne detto: "Qui non
serviamo negri." Fu così che Ali gettò la sua medaglia nel fiume. Tanto Ali che
Nevin sono stati abbastanza bravi per vincere medaglie olimpiche per il loro
paese, ma non bravi abbastanza per essere serviti in un luogo pubblico. Fu una
vergogna per l'America. Questa lo è per l'Irlanda.
Di Fabrizio (del 26/08/2012 @ 09:16:58, in casa, visitato 1420 volte)
Di Nazzareno Guarnieri
...non è stato mai affrontato, solo qualche caso puramente dimostrativo e
demagogico per buttare fumo negli occhi dei cittadini e riempirsi la bocca di
legalità.
E' bene precisare che che questi alloggi sono occupati abusivamente da cittadini
Italiani di cui circa un terzo da imputare a famiglie rom.
Da qualche mese a Pescara e Provincia è in atto LO SFRATTO dagli alloggi
popolari occupati abusivamente, cioè senza una regolare assegnazione o senza il
corretto iter amministrativo.
Una scelta giustissima per la garanzia dei diritti e per il ripristino della
legalità.
Ma gli fratti eseguiti finora riguardano SOLO FAMIGLIE ROM.
Inoltre dopo questi fratti molti bambini rom vengono letteralmente buttati in
mezzo alla strada violando la normativa che obbliga a definire una soluzione
alternativa allo sfratto ed in particolare per tutelare i minori.
E' POSSIBILE RIPRISTINARE LA LEGALITA' VIOLANDO LA LEGGE?
Per esempio si è verificato che in condominio con 3 inquilini abusivi, di cui
uno Rom, lo sfratto è stato notificato ed eseguito solo ll'inquilino abusivo
rom.
Diverse sono situazioni simili, sia a Pescara che nei comuni della Provincia.
Un vero PROGROM che riverserà il disagio sulla quotidianità di tutti i cittadini
E' questa la legalità di questa politica abruzzese?
L'ennesima discriminazione razziale di una politica incapace di governare.
Dove è finita l'opposizione politica?
e la società civile?
Tutti bravi a fare fumo e teorie, fatti concreti utili al cittadino? .... chi sa
quando
La legalità è una valore importante per una società civile e democratica e non
può essere strumentalizzata per interessi personali o di parte.
Quanti personaggi a Pescara si sono riempiti la bocca di legalità ed istigato
all'odio razziale SOLO per essere eletti e dopo la elezione non hanno fatto
nulla?
La Fondazione romanì Italia ed il Centro Studi Ciliclò nei prossimi giorni, in
merito agli sfratti eseguiti e da eseguire a Pescara e Provincia, invieranno una
segnalazione alle istituzioni internazionali preposte ed all'Ufficio nazionale
antidiscriminazione razziale della Presidenza del consiglio dei Ministri,
inoltreranno alla procura di Pescara una denuncia/esposto per indagare su
eventuali violazioni della legge.
Di Fabrizio (del 28/08/2012 @ 09:14:11, in Italia, visitato 2296 volte)
Segnalazione di Alberto Maria Melis
Oggetto: Esposto avverso i giornalisti Michele Ruffi e Roberto Casu
dell'Unione Sarda
Il sottoscritto rappresentante dell'Associazione sarda contro l'Emarginazione
(Asce) e delegato ad acta della onlus Fondazione Anna Ruggiu di Cagliari,
dell'Associazione 2000 [R]esistenze di Monastir, del CagliariSocialForum di
Cagliari e del Gruppo EveryOne (group for international cooperation om human
righys culure) di Treviglio, tutti per l'occasione domiciliati presso A.S.C.E.
in S.S. 387 Km 8 – 09047 SELARGIUS, presenta all'Ordine dei Giornalisti della
Sardegna un esposto avverso i giornalisti dell'Unione Sarda Michele Ruffi e
Roberto Casu, in relazione agli articoli pubblicati sul suddetto quotidiano in
data 11, 12, 13, 15 e 17 agosto 2012, qui di seguito più precisamente indicati,
ritenendo che i loro contenuti violino i doveri imposti dal codice deontologico
dell'Ordine e nel contempo il "Diritto alla Riservatezza" del cittadino ai sensi
della L. 675/96 art. 25 e le Leggi che puniscono l'istigazione all'odio razziale
e le discriminazioni su base etnica.
1) In data 11 agosto 2012 il quotidiano pubblicava in prima pagina, a firma di
Michele Ruffi e sotto la responsabilità del facente funzioni di Direttore
Responsabile Roberto Casu, un articolo intitolato "Cagliari, per gli zingari una
villa con piscina a spese del Comune". L'occhiello recitava: "Bagni di lusso e
aria condizionata". Il sommario in prima pagina riportava: "Una villa con
piscina, una casa con giardino e pavimenti in marmo, aria condizionata e bagni
di lusso con idromassaggio: sono i nuovi alloggi di alcune famiglie nomadi, che
a giugno hanno abbandonato il campo sosta (…) quasi tutti si sono trasferiti, a
spese del Comune di Cagliari, nelle case prese in affitto sul litorale
quartese".
L'articolo pubblicato a pag. 19 riportava invece questo titolo: "Ai nomadi una
villa con piscina". Sottotitolo: "Viaggio nelle case con giardino, tra marmi e
idromassaggio". Nella stessa pagina comparivano inoltre tre fotografie, una
della piscina, una dei servizi igienici di un edificio, la terza di un edificio.
Senza entrare nel merito dell'articolo, che pure offriva una visione distorta ed
erronea delle condizioni delle abitazioni, gli scriventi ritengono che le
affermazioni riportate nei titoli succitati, nell'occhiello in prima pagina e
nel sottotitolo della pagina interna, costituiscano una gravissima violazione
dei principi di verità e oggettività, sostanziatasi nel proporre al lettore una
conoscenza del tutto fuorviante della realtà oggettiva delle cose.
Gli edifici in oggetto infatti, così come risulta dalla immagini, della casa per
sei famiglie, della testata online CagliarIPad (http://www.youtube.com/watch?v=Sq6H0J9LcwQ),
non corrispondono nella maniera più assoluta alla descrizione fornita. In
particolare la cosiddetta "villa con piscina" è in realtà un grande edificio da
tempo abbandonato, con i vani e i servizi resi inagibili dagli atti di
vandalismo, le mura scrostate e minate dall'umidità, gli spazi aperti incolti e
la stessa "piscina", ricolma in parte di fanghiglia e di rifiuti solidi, del
tutto inutilizzabile.
Oltre ad instillare nei lettori una errata percezione delle strutture,
l'occhiello e il testo in prima pagina riportavano inoltre un'altra asserzione
del tutto falsa, laddove recitavano che l'affitto delle strutture sarebbe stato
"a spese" del Comune. Eppure sulla stessa Unione Sarda del 14 agosto un articolo
a firma del Magistrato Altieri spiega che quei denari provengono dalla U.E. Ed
era già risaputo infatti, poiché reso noto dall'amministrazione comunale, così
come peraltro risulta agli scriventi in base alle loro dirette conoscenze delle
normative di legge a tutela dell'etnia Rom, che i fondi che verranno utilizzati
provengono da specifici finanziamenti della Comunità Europea, non altrimenti
utilizzabili, né convertibili in capitoli di spesa altri.
Gli scriventi ritengono che i giornalisti Ruffi, come firmatario dell'articolo,
e Casu, come Direttore Responsabile, abbiano di fatto violato la Carta dei
Doveri del Giornalista sottoscritta dal Consiglio Nazionale dell'Ordine e dalla
Federazione Nazionale della Stampa l'8 luglio del 1983. Sia per la manifesta
falsità del contenuto dei titoli, sottotitolo e occhiello succitati. Sia con la
pubblicazione delle tre fotografie che non mostrano la situazione di sfacelo ma
anzi inducono artatamente a una visione fallace. Sia, infine, perché, più in
generale, anche nel testo dell'articolo, non viene restituita un'informazione
attinente alla realtà oggettuale delle cose ("Il giornalista non deve omettere
fatti o dettagli essenziali alla completa ricostruzione dell'avvenimento. I
Titoli, i sommari, le fotografie e le didascalie non devono travisare, né
forzare il contenuto degli articoli o delle notizie", cit. Carta dei Doveri).
2) In data 12 agosto 2012, il quotidiano pubblicava, sempre a firma di Ruffi e
sotto la diretta responsabilità di Casu, un articolo in prima pagina riportante
questo titolo: "Zingari in villa: è bufera". Occhiello. "Il Comune verserà 2.500
euro al mese al proprietario dell'immobile". L'articolo a pag. 19 è corredato di
una fotografia, le cui caratteristiche di non veridicità oggettuale sono pari a
quelle delle immagini pubblicate il giorno precedente, e supportato di un altro
pezzo di spalla nel quale viene intervistato il proprietario della cosiddetta
"villa con piscina".
Senza in questo caso voler entrare nel merito dei titoli e del testo
dell'articolo, che contiene alcune parziali rettifiche di quanto affermato il
giorno precedente, gli scriventi ritengono che la stessa intervista al
proprietario dell'immobile, laddove viene citata la struttura data in uso ai
Rom, l'ex discoteca il Pandemonium, costituisca di fatto una seconda violazione
dei doveri sanciti dalla Carta e insieme una gravissima infrazione del Diritto
alla Riservatezza così come sancito dalla Legge 675/1996 e dal D.lgs n.123/1997.
Rendendo pubblica infatti la dislocazione dell'abitazione delle famiglie rom che
hanno preso in affitto la struttura, in un rapporto squisitamente economico tra
privati cittadini, i giornalisti succitati hanno fornito al pubblico l'esatta
dislocazione dell'immobile, in un momento, tra l'altro, gravido di tensioni
sociali e di aperte minacce nei confronti della popolazione rom tutta.
Gli scriventi ravvisano in tale azione anche una palese violazione di quanto
sancito dalla Corte di Cassazione con la sentenza n.5259 del 18 ottobre 1984
(più conosciuta anche come Decalogo del giornalista), laddove essa delimita con
esattezza le condizioni per le quali il Diritto di Stampa possa prevalere sul
Diritto alla Riservatezza:
- L'utilità sociale dell'informazione (inesistente nell'indicare l'esatta
ubicazione di un nucleo di famiglie che non si sono rese colpevoli di alcun
reato e la cui unica "eclatante" diversità appare quella etnica);
- la verità dei fatti esposti (minata già alla base dalle false informazioni
pubblicate il giorno precedente);
- la continenza formale, ovverossia la forma civile dell'esposizione (che
palesemente esula dai toni apertamente scandalistici utilizzati negli articoli
dell'11 e del 12 agosto).
3) In data 13 agosto 2012, a un terzo articolo a firma di Michele Ruffi che
descrive un'altra delle abitazioni prese in affitto dalle famiglie rom sul
litorale di Quartu Sant'Elena, intitolato "Nomadi, ecco le altre case", viene
affiancata una quarta fotografia, presa dall'alto, che oggettivamente rende
pubblica e riconoscibile la sua ubicazione.
Anche in questo caso gli scriventi ravvisano una gravissima violazione del
Diritto alla Riservatezza e una palese violazione della deontologia
professionale dei giornalisti Ruffi e Casu.
4) In data 15 agosto 2012 il facente funzioni di Direttore Responsabile Roberto
Casu pubblicava un editoriale da lui stesso sottoscritto dal titolo "Chi difende
i diritti dei bambini rom". In tale editoriale, oltre a confermare per intero
ogni notizia fino allora pubblicata, faceva propri i peggiori stereotipi sui
bambini rom, offrendo così al lettore una immagine completamente distorta della
realtà e alimentando i sentimenti di ostilità verso i Rom e, data la
generalizzazione, di rifiuto di quella etnia.
Egli infatti scrive dello "sfruttamento dei bambini zingari: esposti ai semafori
dai loro genitori o sfruttatori, per impietosire gli automobilisti, privati
della scuola e addestrati a fingersi storpi". Una realtà simile a Cagliari non
esiste e salvo eccezioni da verificare tutti i bambini risultano scolarizzati e
nessuno viene impiegato per mendicare. Nello stesso scritto il giornalista
insulta i critici degli articoli dei giorni precedenti, riproponendo anche la
falsa notizia della "villa con piscina", nel modo seguente: "... in questi
giorni a Cagliari, nel salotto di qualche orfanello del giornalismo, di odio
razziale si è scritto (si fa per dire) e sparlato anche troppo, … E' bastato che
questo giornale denunciasse lo sconcio di una villa con piscina assegnata ad
alcune famiglie rom ..."
La realtà ci dice che la villa con piscina non esiste e che per il giornalista
Casu i rom non potrebbero vivere in una villa con piscina neanche se ne avessero
l'opportunità. Infine egli scrive ancora: "E' razzismo chiedere che gli alloggi
ai rom vengano concessi solo a condizione che i beneficiari rispettino le leggi
dello Stato italiano …?" In questo caso il giornalista propone un'altra
discriminazione su base etnica, proponendo una condizione solo per i rom,
presumendo e facendo intendere in modo chiaro che i rom, in quanto tali, sono
propensi a non rispettare le leggi e che l'eventuale mancato rispetto delle
leggi debba comportare, sempre e solo per i rom, la perdita dei diritti umani.
5) Il giorno 17 agosto 2012 il giornalista Ruffi propone un articolo dal titolo
"Noi volevamo un altro campo" nel quale intervista Saltana Ahmetovic ed
Antonello Pabis, contro la volontà degli stessi contenente espressioni
virgolettate ed agli stessi attribuite che non sono mai state dagli stessi
pronunciate e non in quei termini. Nella sua presentazione in prima pagina il
titolo scelto è "Il capo dei Rom: dateci un'altro campo", laddove non si può
affermare, per ragioni di verità, che i Rom siano rappresentati da un capo e che
sia sufficientemente noto che a Cagliari i Rom hanno più delegati in
rappresentanza delle diverse famiglie e che attribuire ad una persona il ruolo
di capo, evidentemente di tutti o della generalità dei rom, oltre a provocare
sospetti tra gli stessi rom, può indurre all'idea di una comunità
pericolosamente organizzata e feudalmente gerarchizzata.
In un successivo pezzo dal titolo "Caso nomadi, una valanga di sms" si propone
un'ampia carrellata di messaggi dimostrativi degli effetti provocati dalle
notizie pubblicate dall'Unione Sarda: "A chi si è fatto venire la bella idea di
ospitarli in ville con piscine mettendo sul groppone di noi sardi i costi ….."
(scrive tale Michele Lavezzi); "la mia casa popolare non ha piscina, né
idromassaggio, quanto meno marmi intarsiati …." (sig. Giuseppe, S.Elia); "Ai rom
villa al mare e 90 euro al giorno" (P.Masia); "... perchè … i rom in pochi
giorni sono stati sistemati anche in villa?" (Sergio); "Bambini tenuti sotto la
pioggia, bambini costretti quantomeno a mendicare (o forse qualcosa di più),
bambini costretti ad imparare mezzi e mezzucci per impietosire e portare a casa
qualche euro per i loro impietosi genitori ..." (Piergiorgio Calò).
Gli scriventi, in merito a tutto quanto su esposto, si affidano agli organi
preposti dell'Ordine dei Giornalisti della Sardegna affinché valutino il
comportamento professionale di Michele Ruffi e di Roberto Casu, soprattutto e
ancora una volta alla luce della sentenza della Corte di Cassazione del 18
ottobre 1984 (Decalogo del giornalista), esemplare nel definire i contorni
dell'informazione comunque scorretta che non si sostanzia solo nel veicolare
notizie false o errate (cosa che nel caso specifico ci pare acclarata dai
fatti), ma anche nel porre in essere tecniche informative viziate dallo sleale
difetto di chiarezza:
- "Il sottinteso sapiente", nella consapevolezza che l'uso di determinate
espressioni ("ai nomadi villa con piscina") verranno intese dai lettori in senso
fortemente sfavorevole;
- "gli accostamenti suggestionanti", (nel nostro caso anche con l'uso di
fotografie probabilmente d'archivio non restituenti la realtà oggettuale dello
stato degli edifici), che tendono a mettere in "cattiva luce" i soggetti di cui
si parla;
- "il tono sproporzionatamente scandalizzato e sdegnato", nel nostro caso
specialmente nei titoli, allo scopo di indurre i lettori più superficiali o
sprovveduti a cadere in suggestione a causa dei toni usati.
Gli scriventi, affidandosi alla valutazione degli organi competenti dell'Ordine,
non possono esimersi, in conclusione di questo esposto, di manifestare tutta la
propria preoccupazione per gli effetti potenzialmente anche devastanti che gli
articoli pubblicati dall'Unione Sarda, testata di antica e più illuminata
tradizione, potrebbero provocare.
In un momento in cui la società, in particolare quella sarda, è minata da gravi
difficoltà economiche, e nel contempo è anche attraversata da fortissime
tensioni sociali, l'uso improprio dell'informazione, allorquando essa è minata
dal veleno della falsità e dall'arroganza del pregiudizio, non solo può minare
l'opera di tutti coloro che oggi sono impegnati nel tutelare i diritti della
minoranza rom, ma può anche portare a pericolose manifestazioni di intolleranza.
Vieppiù nel caso specifico di un gruppo minoritario ancora oggi vittima di
diffusi attacchi razzisti o xenofobi e sempre a rischio di nuovi atti di
violenza.
Dispiace prendere atto di quanto ogni raccomandazione del Parlamento Europeo,
così come le "Comunicazioni" della varie Commissioni di Bruxelles, in merito a
un uso coscienzioso e rispettoso dell'informazione avente come tema le categorie
deboli e in particolare l'etnia Rom e Sinta (l'ultima, la 173, è stata recepita
dall'Italia nel 2011), siano state clamorosamente disattese.
Gli scriventi chiedono di essere informati degli esiti del presente esposto.
All'Ordine dei Giornalisti della Regione Sardegna
Via Barone Rossi 29 – Cagliari
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Piazza di Monte Citorio 121 – 00186 Roma
Agli Organi di Stampa
Cagliari 24.8.12
Antonio Pabis
Per L'associazione Sarda contro l'Emarginazione, la Fondazione Anna Ruggiu
onlus, l'Associazione 2000 Resistenze, il Cagliari Social Forum, il Gruppo
EveryOne
Rom: facilitare l'accesso al lavoro, "un vero, falso annuncio" Par Morgane
Bertrand
Il governo potrebbe fare molto di più per aiutare i Rom ad integrarsi,
dice Benjamin Abtan, presidente del Mouvement anti-raciste européen Egam.
Intervista
[...] Il ministro dell'alloggio, Cécile Duflot, ha annunciato mercoledì 22
agosto che il governo ha deciso di "allentare i vincoli" sull'accesso al lavoro dei Rom,
"sopprimendo la tassa" a carico dei loro datori di lavoro ed "allargando" i
mestieri a cui possono accedere. Lei che ne dice?
Buono, ma potrebbe essere meglio. Prima, una piccola precisazione: il
problema non è facilitare l'accesso dei Rom al lavoro, ma cessare di impedirne
l'accesso a bulgari e rumeni. Per loro esistono disposizioni europee specifiche,
come l'obbligo di avere un permesso di lavoro e di soggiorno, e per il datore di
lavoro di accollarsi quella famosa tassa.
Ciò detto, facilitando l'accesso di rumeni e bulgari al mercato del lavoro,
si faciliterà effettivamente la loro integrazione ed una lotta più efficace
contro il lavoro nero e la mafia. Ma è un "vero-falso" annuncio, dato che la
Francia si era già impegnata di fronte alla Commissione Europea ad abolire
questo dispositivo specifico entro la fine del 2013. Diversi paesi, tra cui
l'Italia e l'Irlanda, l'hanno già fatto.
Il governo non ha anche il merito di affrontare finalmente a viso
aperto una questione tanto complessa?
Certo, ma ha scelto di farlo al minimo - ascoltando solo il
collettivo Romeurope - scegliendo cioè un interlocutore francese, ed umanitario.
I problemi dei Rom vanno ben oltre. Non solo non è stata considerata la
dimensione europea, ma il governo non ha neanche prestato orecchio all'Union française des associations tziganes,
che rappresenta la comunità. Se si fosse tenuto conto di questi aspetti, si
sarebbe andato ben oltre.
Esempio?
L'anno scorso, tutti i paesi dell'Unione Europea hanno presentato alla
Commissione la loro strategia d'integrazione dei Rom. Quella della Francia era
assolutamente insufficiente. Aspettiamo quindi dal governo una revisione
profonda di questa strategia, sia riguardo al budget che al calendario. A
Bruxelles ci sono miliardi di euro destinati a sostenere i progetti
d'inserimento dei Rom. Ma sono in gran parte sottoutilizzati. La Francia
potrebbe scegliere di mobilitarli. Quanto ai diritti dell'uomo, avrebbe potuto
prendere l'impegno di portare a livello europeo la lotta contro la
discriminazione ed il razzismo verso queste popolazioni.
Cosa avrebbero potuto domandare le comunità rom e zigane se fossero state
ricevute nella forma dovuta?
L'abolizione della legge del 1969 sul vagabondaggio. Questo testo
discriminatorio impone a queste popolazioni il possesso di un carnet di
circolazione, la perdita del diritto di voto per dieci anni in caso di
cambiamento del comune di residenza, o ancora una quota non superiore al 3% di
gens du voyage per ogni comune. L'anno scorso abbiamo chiesto l'abolizione di
questa legge, ed il partito socialista si era impegnato. Se il governo avesse
ricevuto i latori di questa rivendicazione, avrebbe potuto impegnarsi pure.
Per quanto riguarda lo sgombero dei campi rom, Matignon ha indicato
che "le decisioni giudiziarie continueranno ad essere applicate..."
Per cinque anni, si sono stigmatizzate mediaticamente queste persone, senza
una soluzione. Questi sgomberi non fanno che spostare il problema e complicano
ancora di più la situazione in termini di igiene o di scolarità. François Hollande
aveva promesso che non ci sarebbero più state espulsioni senza rialloggio. Il
governo ha il dovere di trovare una risposta globale. Secondo un
sondaggio Atlantico-Ifop realizzato il 9 e 10 agosto, l'80% dei Francesi
sono favorevoli allo smantellamento dei campi rom illegali, ma il 73% giudica la
misura inefficace!
Cosa risponde a quanti credono che queste persone non siano
sedentarizzabili?
Di cosa parliamo? I Rom di Francia, 15.000 miserabili Rumeni e Bulgari.
Su scala nazionale, la cosa è gestibile! Nei loro paesi, sono sedentari ed
urbanizzati da decenni. Si tratta soprattutto di immigrati poveri che si
ritrovano nelle baraccopoli perché non hanno i mezzi per vivere. Non è nel
loro gene vagabondare di baracca in baracca. Si direbbe dei nuovi immigrati
spagnoli che fuggono dalla crisi economica che sono dei "nomadi spagnoli"?
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