Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 19/07/2012 @ 09:05:28, in lavoro, visitato 1398 volte)
E' stata una protesta itinerante quella approdata questa mattina ad Asti e
che ha coinvolto i sinti piemontesi specializzati nella raccolta porta a porta
di materiale ferroso. Dopo Cuneo e Torino la manifestazione ha toccato anche la
nostra città, partendo con un corteo di camion da corso Alessandria, per poi
arrivare in piazza Alfieri e piazza San Secondo dove una delegazione di
smaltitori di ferro ha incontrato l'Amministrazione. Scopo del corte avere la
licenza per lo snaltimento del ferro, senza incappare, come succede ora, in
salate sanzioni e sequestro dei mezzi. "Noi chiediamo di venire messi in regola
- spiegano i manifestanti - anche dietro il pagamento forfettario della licenza.
In questo momento, secondo le leggi in vigore, non possiamo lavorare senza
incappare in multe che arrivano fino ai 3.000 euro". I sinti chiedono quindi di
avere a disposizione un regolare permesso per raccogliere porta a porta ferro e
altro materiale da smaltire in giornata dagli appositi rottamatori. "Il nostro è
un impiego che si tramanda da generazioni - continuano - ed è un lavoro che se
regolarizzato potrebbe rappresentare il futuro dei nostri figli". Questo tipo di
lavoro non prevede inoltre un accumulo del materiale raccolto, particolare che
richiederebbe permesse speciali e camion appositi. I raccoglitori infatti
recuperano il ferro da cantine o garage e nella stessa giornata lo smaltiscono
negli appositi impianti di stoccaggio. Michele Piramide, rappresentante dei
sinti, assieme ad alcuni colleghi, è stato ricevuto da una delegazione
dell'Amministrazione a cui ha preso parte anche l'assessore all'Ambiente Alberto
Pasta. "E' stato un incontro proficuo - spiega il rappresentante -. Gli
assessori ci hanno assicurato che prenderanno contatti con altri sindaci
piemontesi per capire come agire. Proprio domani a Torino si svolgerà una
riunione tecnica".
"Si tratterà di un colloquio strettamente tecnico - ha commentato l'avvocato
Gabriella Turco, che tutela gli interessi dei sinti -. Per risolvere questo
complicato problema è necessario un intervento a livello regionale".
"Noi non abbiamo appalti - sottolinea la delegazione - e non facciamo
depositi, ma dal 1° settembre entrerà in vigore una normativa che non permetterà
più ai rottamatori di prendere il nostro ferro e questo rappresenta un problema
per entrambe le categorie".
Di Fabrizio (del 18/07/2012 @ 09:31:29, in Europa, visitato 1865 volte)
A cinque famiglie rom, bambini compresi, sgomberate a forza da Belgrado a Niš,
città nella Serbia meridionale, viene negata acqua, servizi igienici ed
elettricità.
Cinque famiglie rom, 18 persone tra cui una donna incinta che poi ha
partorito, sono stati reinsediati in un magazzino abbandonato in via Daniciceva
a Niš, senza accesso all'acqua, a servizi igienici o all'elettricità. Sono
rimasti senza accesso all'acqua per oltre 10 settimane, da quando sono stati
sfrattati da Belgrado il 26 aprile. Attualmente [...] in Serbia le temperature
superano regolarmente i 35° centigradi. Anche se le infrastrutture lo
permetterebbero, nel magazzino non c'è acqua corrente. Le autorità hanno
dichiarato il 20 giugno che l'acqua potrà essere riattivata senza troppe
difficoltà, e che sarebbe stata disponibile entro fine settimana scorsa. L'acqua
non è ancora stata ripristinata, violando i diritti delle famiglie ad un
alloggio, acqua e servizi igienici adeguati. Le famiglie devono prendere l'acqua
con contenitori di plastica dalla fontanella più vicina, che si trova in un
mercato, a circa 115 metri dal magazzino. Questa fonte non è sempre disponibile,
perché il mercato è aperto solo dalle 7.00 alle 15.00, ed anche quando il
mercato è aperto viene spesso negato loro da un funzionario locale di potersi
rifornire. L'unica fonte alternativa si trova nel centro città a 30' di cammino.
Secondo l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) il diritto all'acqua
richiede che l'acqua sia disponibile, o nelle immediate vicinanze dove la gente
vive,se in uno spazio compreso tra i 100 e e 1.000 metri dall'insediamento, o se
ad una distanza tra i 5 ed i 30 minuti (compreso il tempo impiegato in coda),
diventa difficile raccogliere più di 20 litri d'acqua a persona, quindi si è a
rischio salute. Inoltre, il magazzino non ha servizi igienici adeguati, essendo
quelli esistenti insalubri a causa della mancanza d'acqua.
Inviate l'appello prima del 20 agosto a:
Sindaco
Milos Simonovic
Ulica 7 Juli broj 2
18 000 Nis
Serbia
Fax: +381 18 504545
Email: mayor@ni.rs
Salutation: Dear Mayor
Consigliere della città
Dusica Davidovic
Ulica 7 Juli broj 2
18 000 Nis
Serbia
Fax: +381 18 504545
Email: Dusica.Davidovic@gu.ni.rs
Salutation: Dear City Councillor
Delegazione dell'Unione Europea nella Repubblica Serba
Martin Kern
Vladimira Popovica 40/V
Avenija 19a Building
11070 New Belgrade
Serbia
Fax: +381 11 3083201
Email:
delegation-serbia@eeas.europa.eu
Inviate inoltre copia alle rappresentanze diplomatiche
accreditate nella vostra città.
Di Fabrizio (del 18/07/2012 @ 09:04:38, in Italia, visitato 1921 volte)
Continua la rassegna (totalmente
autoprodotta ed autofinanziata)
HAI MAI PROVATO IN VIA IDRO?
Mercoledì 25 luglio ore 19.30 Cena - ore 21.00 presentazione
del libro "Milano, fin qui tutto bene" di Gabriella Kuruvilla (l'autrice
potrà firmarvi le copie del libro) editore LATERZA - maestro di cerimonie:
Mihai Butcovan; Valeria Ferrario leggerà alcuni brani. Comunità Rom Harvati -
via Idro 62, Milano
In un angolo verde di Milano, miracolosamente scampato alle ruspe,
esploreremo la città meno visibile e più attiva, con i suoi luoghi e soprattutto
i suoi personaggi.
Fruttivendoli e internet point cingalesi, ristoranti e
alimentari sudamericani, macellerie e kebab arabi,
centri-massaggi e incasinatissimi bazar di cinesi multitasking
dove tra cellulari e computer trovi anche delle parrucche, se il
taglio a 8 euro del negozio accanto non è proprio un capolavoro:
siamo in via Padova, in viale Monza, in via Sarpi, in piazzale
Corvetto, all'Isola e in Porta Venezia.
Siamo a Milano, città del nuovo millennio, che non è «Parigi,
dove paghi di più ma puoi fermarti al tavolino quanto vuoi.
Siamo a Milano, dove tutto se fa de pressa: velocemente».
Siamo in giro con Anita, Samir, Stefania, Tony, Gioia, Pietro,
Laura e Lejla, fra panchine e bar dove anche gli incontri e gli
amori vanno di corsa. Leggi anche la recensione di Igiaba Scego
Ingresso gratuito. Si cena in anticipo al
Marina Social Rom, piatti primi e piatti freddi estivi e piatti
vegetariani. Cena SOLO SU PRENOTAZIONE (confermare QUI le presenze
entro martedì 24 luglio). Grazie e buona serata a tutti!
PS: in caso di maltempo, l'evento si svolgerà al coperto.
Evento realizzato con la collaborazione di Paolo Melissi -
Pluriversi
Di Fabrizio (del 17/07/2012 @ 09:19:24, in media, visitato 1517 volte)
Leggere la cronaca con attenzione, perché il titolo potrebbe
essere fuorviante. C'è la parola ZINGARI, ma non è dato sapere
se i ladri lo siano oppure no. La signora si è fatta truffare da due falsi
incaricati, ANCHE perché per entrarle in casa hanno fatto leva sulla diffusa
paura degli zingari. Risultato: cassaforte ripulita. (Qualcosa di simile accade
quando sui giornali leggiamo un titolo con la parola ZINGARI; in realtà
dei non-zingari ci stanno distraendo per fregarci in qualche modo) NdR
BolognaToday Oltre il danno la beffa per un 83enne derubata nel suo appartamento in zona
Emilia Levante da due truffatori: spacciandosi per tecnici del gas e
allertandola contro presunte ruberie in zona ad opera dei nomadi i due hanno
conquistato la sua fiducia... di Redazione[]// 13/07/2012
Oltre il danno la beffa per un 83enne bolognese ieri derubata nel suo
appartamento in via Cassino, zona Emilia Levante, da due truffatori.
15 mila
euro in gioielli il bottino racimolato dai malviventi, che sono riusciti a
mettere a segno il colpo.
LA TRUFFA. La malcapitata è stata avvicinata da due soggetti che l'hanno messa
in guardia su presunti furti nelle case ad opera degli zingari. Uno dei due l'ha
infatti avvicinata davanti al portone, dicendo di essere un tecnico del gas e
offrendosi di aiutarla a portare in casa la spesa. Con alcune chiacchiere e
qualche consiglio per difendersi dai ladri, l'uomo ha conquistato la sua fiducia
e, una volta nell'appartamento, ha fatto entrare il complice. Questi, mentre il
primo teneva impegnata la vittima, ha trovato le chiavi della cassaforte e l'ha
ripulita di tutto, rimettendo poi a posto la chiave.
Prima di andarsene, un'altra beffa: uno dei malviventi ha riconsegnato alla
pensionata un portafogli e un portagioie vuoti, oggetti che lei ricordava di
avere messo in cassaforte. Sorpresa, la donna è andata subito a controllare e ha
scoperto di essere stata derubata, ma i due si erano già allontanati.
Di Fabrizio (del 17/07/2012 @ 09:12:05, in lavoro, visitato 1347 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
b92 fonte TANJUG Investimenti tedeschi per fornire casa e lavoro ai
Rom
BELGRADO: Il Consiglio della Minoranza Nazionale Rom ha firmato giovedì
(5 luglio ndr) un protocollo d'intesa con un consorzio di aziende tedesche
rappresentate da Jugoagent KTS e Gruppo Investimento Rom
Il memorandum d'intesa dovrebbe fornire opportunità di lavoro e risolvere
i problemi abitativi di parte della popolazione rom del paese.
Secondo il documento, il gruppo tedesco, un riuscito connubio di uomini
d'affari rom, dovrebbe investire in Serbia in collaborazione con imprenditori
locali impiegando Rom, e se possibile, fornire alloggio a quanti ottenessero un
posto di lavoro.
Il primo progetto che verrà sviluppato. ha detto Vitomir Mihajlović,
presidente del Consiglio della Minoranza Nazionale Rom, è la costruzione di una
ricicleria che occuperà circa 15 ettari di terreno a Ruma, Serbia
settentrionale.
Aggiunge Mihajlović che il centro per il riciclaggio di pneumatici e produzione
di biogas, comprenderà unità abitative per i dipendenti.
Mihajlović dice che la popolazione rom si trova di fronte a seri problemi di
alloggio ed occupazione, sottolineando che in Serbia ci sono circa 600
insediamenti informali, il 20% dei quali non ha l'acqua ed il 40% senza sistema
fognario.
Inoltre, ha detto, molti degli insediamenti non hanno nemmeno l'elettricità,
sottolineando che in Serbia ci sono tra i 700.000 e gli 800.000 Rom.
Lo sviluppo di progetti per l'impiego e l'alloggio può liberare la popolazione
rom del circolo vizioso della misera e povertà, dice Zoran Simić, direttore del
Gruppo d'Investimento Rom.
Milorad Bašić, direttore di Jugoagent KTS, che rappresenta il consorzio tedesco
in Serbia, condivide l'opinione di Simić e dice di aspettarsi che vengano
redatti presto progetti simili, rimarcando che le compagnie tedesche stanno
mostrando consistenti interessi nell'investire in Serbia.
Il consorzio tedesco ha in programma di investire circa 40 milioni di euro nel
progetto.
Di Fabrizio (del 16/07/2012 @ 09:31:13, in Italia, visitato 1207 volte)
Segnalazione di Agostino Rota Martir
PisaNotizie 14-07-2012
E' ripresa a pieno regime in città la politica degli sgomberi. Ieri 37
persone di cui 16 minori sono state allontanate da sotto il Ponte dell'Impero
Riprendono gli sgomberi dei campi rom in città da parte dell'amministrazione
comunale. Già l'anno scorso il periodo estivo era stato fortemente segnato da
azioni di questo genere, e così questa estate non sembra essere diversa.
Infatti ieri mattina un ingentissimo schieramento di vigli urbani, polizia e
carabinieri con al seguito ruspe e altri mezzi, ha proceduto ad allontanare le
famiglie che da alcuni mesi avevano trovato riparo attorno alla casa cantoniera
dell'Anas dell'Aurelia all'altezza del Ponte dell'Impero.
Secondo quanto riferisce l'amministrazione comunale nell'area si trovavano "37
occupanti (21 adulti e 16 minori), tutti rom originari della Romania".
"Da questa mattina (ieri per chi legge, ndr) - si legge in una nota del Comune -
sono entrati in azione gli uomini e i mezzi dell'Avr per l'intervento di
radicale pulizia di tutta la porzione di golena attorno alla casa cantoniera (la
quale, invece, non era stata oggetto di occupazione dato che porte e finestre
erano state in precedenza proprio per evitare questa eventualità). Una vera e
propria «task force», composta da cinque operai attrezzati con tre camion
scarrabili (di cui due dotati di gru), che hanno cominciato a rimuovere tutti i
rifiuti ingombranti quali lamiere e tavole delle baracche, ma anche televisioni
ed altri elettrodomestici inutilizzabili, un lavoro lungo che li vedrà impegnati
almeno fino a metà della prossima settimana. Sul posto era presente anche gli
operatori sociali della SdS che hanno distribuito acqua e succhi di frutta alle
famiglie rom e convocato alcune delle famiglie occupanti ad un incontro con i
servizi sociali per la prossima settimana in modo da verificare la possibilità
di accesso ai percorsi di sostegno e assistenza promossi nella Zona Pisana".
Di fatto ieri sera intorno alle 20.30 le famiglie si trovavano quasi tutte lì,
senza avere più nulla né un posto dove andare. Come sempre è avvenuto anche in
occasione dei precedenti sgomberi, alle famiglie - molte con minori - non è
stata fatta alcuna proposta alternativa di luoghi dove poter andare a vivere,
alimentando una spirale perversa e anche pericolosa per cui gli stessi nuclei
familiari passano in poche settimane da uno sgombero all'altro peggiorando ogni
volta le proprie condizioni di vita.
Anche in questo caso si profila una situazione per cui lo sgombero, visto che si
tratta di persone che vivono a Pisa da almeno 7-8 anni, non farà altro che
spostare il problema da una parte all'altra della città. Ogni volta che vi è uno
sgombero, le famiglie alle quali viene distrutto praticamente tutto quel che
poco che hanno, non sanno dove andare e, in assenza di un'offerta alternativa,
ricominciano la ricerca di un luogo dove potersi riparare.
La decisione da parte del Comune di procedere a questo sgombero è anche di fatto
la risposta all'appello lanciato nelle scorse settimane dal convegno "Rom:
sgomberiamo il campo dai pregiudizi", organizzato all'Università nello scorso
fine settimana da Africa Insieme, Rebeldia e Arciragazzi in collaborazione con
Amnesty International. Un appello che chiedeva sostanzialmente una tregua con la
sospensione di tutti gli sgomberi sul territorio e al contempo l'apertura di un
tavolo di confronto con la Regione Toscana, e in particolare con la "cabina di
regia" regionale che raccoglie tutti gli enti locali del territorio.
Un appello che è caduto nel vuoto mentre alcune decine di persone da ieri non
hanno un tetto dove ripararsi.
Di Fabrizio (del 16/07/2012 @ 09:19:56, in Europa, visitato 1583 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Foto dal convegno AIZO, Torino 11 ottobre 2011
Cari e care
siete invitati all'incontro con
NICOLAE GHEORGHE che si terrà sabato 21 luglio a
partire dalle 14 e domenica 22 luglio 9.30-14. La sede verrà comunicata al più
presto. Posso anticipare che sarà in Trastevere o - come dicono alcuni rom - in
san tevere. Si sta organizzando, per chi è interessato, una cena e un pranzo a
prezzo fisso (circa 20 euri).
Le spese di trasporto vitto e alloggio sono a carico dei partecipanti.
Per evitare interventi del tipo "brevi considerazioni sull'universo" suggerisco
il seguente ordine dei lavori con l'avvertenza che è mia intenzione accantonare
per una volta il tema dell'inclusione sociale dei rom, della discriminazione,
del razzismo ecc. per affrontare tematiche di medio e lungo termine come la
questione etnica e il suo intreccio con quella politica (cittadinanza):
1. INTRODUZIONE ALL’INCONTRO
2. SIGNIFICATO E PROSPETTIVE DELLA NAZIONE ROM
3. RUOLO DELLE ONG, DEGLI ESPERTI E ATTIVISTI ROM: UNA NUOVA RETORICA DISCORSIVA
?
4. UN NUOVO TRATTATO DI PACE TRA ROM E GADJE’ ?
5. UN PROCESSO DI COSTRUZIONE DI PACE A PARTIRE DAI CASI DI BAIA MARE (ROMANIA)
E TOR DE’ CENCI (ROMA)
Chi è interessato a partecipare è pregato di inviarmi un
mail di conferma con l'indicazione se partecipa a tutte e due le sedute o solo
ad una e quale. Siete ovviamente liberi di invitare persone che pensiate
possano essere interessate. Per mere questioni logistiche vi prego solo di
comunicarmi i nominativi.
Allego tre
scritti di Nicolae che offrono eccellenti spunti di riflessione. Uno è in
inglese e uno in francese. Vi allego anche la mia traduzione. E' stata fatta di
corsa pertanto mi scuserete l'italiano non curato. La sostanza si capisce però.
N.B. Il tenore dell'incontro è quello di una aperta riflessione tra amici. Non
sono previsti quindi né paludamenti accademici né sussiegose relazioni. E' solo
l'opportunità di incontrare un intellettuale rom di spicco e di confrontarsi con
lui.
Di Fabrizio (del 15/07/2012 @ 09:16:25, in Europa, visitato 1390 volte)
Da
Hungarian_Roma
New Left Project Dietro la "questione" Rom by Carl Rowlands
"Sandor" è un senzatetto rom di Budapest - parla della sua vita. esperienze
e prospettive, nel dialogo con Carl Rowlands.
Ho perso la mia famiglia in un incidente quando avevo 16 anni. A quell'epoca,
iniziai a passare la notte alla stazione della metropolitana di Ferenciek tere a
Budapest. Altri Rom del posto si assicuravano che avessi qualcosa da
mangiare e che per andare a scuola il mio aspetto fosse OK. Fintanto che era
possibile, ci si prendeva cura di noi. Capita spesso che all'inizio i giovani
finiscano per strada, e se vogliono l'indipendenza totale, qualsiasi ne sia la
ragione, è lì che la troverai.
Nella mia esperienza, di solito ci sono due aspetti nel diventare senzatetto -
fattori psicologici e fattori sociali. Se un giovane è alienato e non sente di
appartenere a qualcosa o qualcuno, allora la strada può essere un surrogato
della famiglia, e c'è molto da imparare dai più vecchi. Molti non hanno un senso
di appartenenza o un luogo.
Però, molti giovani rom possono sempre trovare un posto da chiamare casa in
qualche parte della comunità, che non sia con i loro genitori naturali. Le vie
di fuga da droga e alcol, come pure dalle malattie mentali, sono meno comuni tra
i Rom. Spenno vanno cercando l'indipendenza, assieme ad una certa dignità e
rispetto. Ciò spiega come mai non sono molti i Rom che si sistemano in rifugi
per senzatetto, e che non vedano gli incentivi o i risultati immediati in questi
comportamenti.
Le migrazioni verso occidente sono guidate da questa ricerca per un'esistenza
migliore ed un posto per vivere dove essere da esseri umani. Naturalmente, la
recessione colpisce in tutta Europa, ma la "rete di sicurezza" funziona meglio
in altri paesi che in Ungheria, o per esempio Romania o Bulgaria. Di sicuro ci
sono possibilità di sfruttamento. C'è un villaggio nella regione di Békés dove
tutti i Rom hanno venduto le loro proprietà per ottenere al mercato nero dei
visti per il Canada. Le autorità canadesi li hanno rimandati in Ungheria, così
la maggior parte degli abitanti del villaggio oggi è senzatetto. Questo è solo
un esempio di come quando queste migrazioni falliscono, si tramutano in povertà
cronica.
Di solito, i Rom senza casa mantengono le distanze dagli altri senzatetto. Così
come i i Rom si mantengono puliti e ben vestiti nonostante vengano rifiutati o
vilipesi dal resto della società. I Rom di solito considerano la coesione
famigliare più importante del denaro. Difatti i Rom tendono a pensare in termine
di "soldi facili" e soddisfare i bisogni immediati loro e della comunità.
Prestano più tempo alla famiglia che al denaro. Questo li rende particolarmente
vulnerabili quando l'economia si deteriora, anche se presto trovano opportunità
di lavoro e di accesso alle risorse. Negli anni '90, col peggioramento delle
condizioni economiche in Ungheria, emersero rapidamente comunità in Scandinavia,
Francia, Spagna e Italia, che furono capaci di offrire aiuto ai nuovi arrivati.
Senza molti fiducia nei servizi sociali ufficiali, esiste un alto grado di
autosufficienza interna, con membri interni che si incaricano di somministrare
cure e medicine al posto dei medici convenzionali.
I Rom non sono facilmente comprensibili dagli altri Ungheresi. L'attuale governo
include quanti sembrano esserlo, anche se loro lo negano. Alcuni Ungheresi si
sentono minacciati da ciò. I Rom tendono alla loquacità, amano il confronto e la
discussione. Questi aspetti rumorosi del nostro comportamento, non sono facili
da capire per gli altri.
Dopo aver viaggiato in Germania, Mongolia e Cina, ed essere diventato un
ricercatore medico in Malesia, ho vissuto a Szeged per un po' di tempo, dormendo
all'addiaccio quando non c'era lavoro e non c'era dove andare. E' stato dormendo
all'aperto che sono diventato davvero parte di una comunità rom. Ero in grado di
fornire assistenza medica, sulla base delle mie conoscenze e contatti con varie
associazioni caritative. Nonostante la grande povertà, ci si assicurava che a Szeged
nessuno patisse il freddo o la fame.
Budapest è un posto difficile per chi non ha casa, penso che in questi giorni ci
siano oltre 7.000 persone che dormono all'addiaccio. Non sappiamo quanti siano
Rom. Tuttaviaa Budapest ci sono reti per Rom senza fissa dimora, per cercare di
assicurare loro la vita e la dignità.
E' buffo che ci siano così tanti Ungheresi razzisti. Diventa una farsa in cui
sappiamo che saranno i perdenti finali. Siamo colpiti solo quando la cosa ci
riguarda personalmente. Dobbiamo comportarci come una comunità, anche quando
siamo sotto pressione estrema da parte della polizia o degli altri gruppi. Cerco
di insegnare ai giovani ad ottenere senza rubare ciò di cui hanno bisogno. Il
governo vuole creare tensione, ma tra i giovani l'antipatia non è genuina. Il
governo ungherese ha bisogno di questo "problema rom" per distrarre l'attenzione
dai suoi fallimenti di base, ed in questo modo gli istituti ed i progetti
sociali sviluppano le loro basi di finanziamento...
"La città è per tutti" è la prima organizzazione comunitaria [di senzatetto] in
Ungheria a riflettere su tutti i tipi di norme e comportamenti culturali. Ho
trovato una vera sensibilità alle differenze sociali e un autentico tentativo di
comprendere le questioni che circondano i senza fissa dimora, per rappresentare
i nostri interessi.
L'autore intende ringraziare l'organizzazione "La città è per tutti" (A Város Mindenkié -
www.avarosmindenkie.blog.hu)
per la preziosa collaborazione nell'organizzare l'intervista.
L'appello è pubblicato su
Gay.it. La redazione di Mahalla ha aderito
Numerose sigle dell'associazionismo italiano, tutte impegnate
nell'affermazione dei diritti e della dignità delle persone e contro ogni
violenza e discriminazione, hanno condiviso un percorso di crescita, conoscenza
reciproca, condivisione di obiettivi che ha visto nell'attività svolta da
UNAR, negli ultimi tre anni, un motore importante e un punto di riferimento.
In questi tre anni, l'Ufficio nazionale contro le discriminazioni introdotto
con il recepimento di direttive europee sulla parità di trattamento e contro le
discriminazioni ha infatti scritto pagine importanti nella diffusione di prassi
antidiscriminatorie, costruzione di reti, contrasto ai fenomeni di
discriminazione e apertura di tavoli che hanno creato preziose relazioni,
sollecitando straordinarie sinergie e ottenendo riconoscimenti dal Consiglio
d'Europa, dalla Commissione europea e dalle Nazioni Unite.
Unar ha messo in campo attività finanziate in larghissima misura da fondi
europei e grava assai poco sul bilancio del nostro Paese e soprattutto dovrebbe
essere assunto a modello per la capacità di utilizzo dei fondi europei.
Esprimiamo dunque sgomento e massima preoccupazione nel constatare come
l'enorme lavoro svolto dall'ente, grazie alla direzione di Massimiliano Monnanni,
sia in pericolo a causa di un'applicazione indiscriminata della spending review
che non ne riconosce i meriti. Un'attenta valutazione politica doveva essere
esercitata prima di arrivare a conseguenze che oggi rischiano di stroncare il
futuro stesso dell'ufficio, attraverso la contemporanea perdita della direzione,
il drammatico ridimensionamento dell'organico , la dispersione di competenze,
conoscenze e esperienze assolutamente insostituibili in un momento complesso
come quello che viviamo.
Solo negli ultimi mesi l'UNAR ha avviato piani di attività fondamentali che
necessitano di impulso e coordinamento forte e di un altrettanto forte
coinvolgimento delle autonomie locali e dell'associazionismo: la Strategia
nazionale di inclusione dei ROM, Sinti e Camminanti ; il Piano nazionale di
azione contro razzismo e xenofobia; il Programma per l'applicazione della
Raccomandazione del Consiglio d'Europa su orientamento sessuale e identità di
genere; l'apertura e la programmazione di attività di Unar al contrasto della
discriminazione sulla base della disabilità.
Denunciamo pubblicamente il rischio che si spezzi qualunque continuità
d'azione nel contrasto alle discriminazioni, con gravi infrazioni di obblighi
derivanti da trattati e direttive dell'Unione e gravi e concrete sofferenze per
la vita di tante persone. Riteniamo urgentissima un'assunzione di responsabilità
delle Istituzioni e dei partiti, e invochiamo una nuova riflessione da parte del
Governo e del Presidente del Consiglio, perché si adottino tutte le soluzioni
possibili per mantenere ad UNAR, e al nostro Paese, le condizioni per una seria
strategia di contrasto alle discriminazioni tutte, in un momento in cui sulla
convivenza civile, l'equità, la dignità, si gioca tanta parte della nostra
capacità e credibilità nel rilancio dell'Italia.
PER ADESIONI SCRIVERE A:
ufficiostampa@arcigay.it
ACLI
AGEDO
AIZO
ARCI
Arcigay
ArciLesbica
Associazione Nevo Drom
Associazione Sucar Drom
Associazione radicale “Certi diritti”
Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford
Azionetrans
Comitato italiano per l'UNICEF
Coordinamento Campania Rainbow
Di'Gay Project
Edge
ENAR – European Network Against Racism
Famiglie Arcobaleno
Federazione Rom e Sinti Insieme
Genitori Rainbow
Istituto per gli Studi sui Servizi Sociali-ISTISSS
Les Cultures
FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap
IREOS
MIT – Movimento identità transessuale
Nuova proposta, donne e uomini omosessuali cristiani
ONG M.A.I.S.
Osservatorio sulla legalità e sui diritti
Parks – Liberi e Uguali
Rete Lenford
Sicilia queer filmfes
Sinti nel mondo
Telefono Azzurro
Di Fabrizio (del 13/07/2012 @ 09:18:00, in Europa, visitato 1573 volte)
Da
Czech_Roma
Janko Horváth, attivista rom, poeta e scrittore. (photo: Lukáš Houdek)
Janko Horváth: I Rom sono facile bersaglio -
Brno, 3.7.2012 21:19, (ROMEA)
This interview was first published in Perspektivy ("Perspectives"), an insert to
Katolický týdeník No. 26/2012 ("Catholic Weekly"). -
Alena Scheinostová, translated by Gwendolyn Albert
L'editorialista e poeta Jan Horváth (nato nel 1959) "blogga" sul news server iDNES.cz
di: "Tutto ciò che affligge questo mondo, la bellezza e l'unicità della cultura
romanì, e la vita dei Rom comuni." Alcuni lo conoscono anche come un
attivista senza paura e politico a livello locale. Oggi Horváth vive nel
complesso residenziale di Janov, nella Boemia settentrionale. Insegna romanés e
lavora a Most per la Caritas. Quando gli si chiede di valutare i suoi anni di
sforzi per costruire una situazione migliore per la minoranza rom, dice "Sono
solo una pietra dl mosaico".
Tu sei del gruppo dei Rom Servika (Rom serbi), come molti dei Rom nella
Repubblica Ceca oggi. Qual è la storia della tua famiglia?
Mio padre, come molti dei Rom che vennero qui ad insediarsi dalle zone di
confine, arrivò in cerca di lavoro dalla Slovacchia ad Ostrava dopo la guerra.Ha
lavorato nell'edilizia, come forestale, scavando gallerie, diversi lavori
manuali. Negli anni '50 conobbe mia madre e misero su famiglia. Sono nato qui, a
Bilovec, vicino ad Ostrava, ma i nostri parenti venivano dalla Slovacchia. Mia
madre aveva antenati rom ungheresi, ma in casa si parlava il dialetto paterno -
il romanés slovacco.
Com'era la vita con i tuoi vicini non-rom quando eri bambino?
Non [era] così brutta com'è oggi. Prima le persone erano più a contatto le une
con le altre. Ad esempio, non mi ricordo che qualcuno ci prendesse a male
parole. I nostri vicini erano meravigliosi, ci si aiutava a vicenda, venivano a
prendere il caffè da noi. A scuola era un po' differente, perché al secondo
grado ero l'unico studente rom della classe, ed i miei compagni a volte mi
facevano sentire differente - sapete come sono i bambini. Però, gli insegnanti
furono sempre la mia ancora, così fui promosso durante tutti i nove anni di
scuola. La maggior parte dei miei amici rom frequentavano la scuola "speciale",
dall'altra parte della strada, e talvolta li invidiavo persino, perché avevano
un orario più flessibile e stavano tutti assieme. Potevo almeno andare a
visitarli durante la ricreazione.
I tuoi genitori ti appoggiavano negli studi?
Eravamo sei bambini ed abbiamo fatto tutti le elementari "normali". Né mio padre
né mia madre sapevano leggere o scrivere, lo impararono quando aderirono
all'Unione degli Zingari-Rom [la prima organizzazione romanì nella Repubblica
Socialista Cecoslovacca, attiva del 1969 al 1973 - nota dell'autore], ma
insistettero perché studiassimo. Papà diceva sempre che la "scuola speciale" non
era per i suoi figli. La letteratura mi era piaciuta sin da piccolo, così scelsi
di studiare all'Istituto Superiore per Studi Librari.
E' una diceria diffusa che i Rom non leggano molto.
Da bambino andavo in biblioteca e a casa mi rannicchiavo in un angolo a leggere
Erben, Němcová, diversi racconti di viaggi... Oggi abbiamo Facebook, internet,
ci si diverte così, ed i libri non sono importanti come una volta. Inoltre da
piccoli, ho anche ascoltato le storie che raccontavano gli anziani - avventure
che avevano vissuto in prima persona, fiabe, era brillante. A Bílovec c'era un
contastorie meraviglioso, e ogni volta che eravamo con lui avrebbe parlato per
ore e ore. Parlava soprattutto ai funerali. Noi piccoli non avremmo dovuto
essere lì, ed allora ci nascondevamo sotto il tavolo così che i genitori non ci
vedessero, ed ascoltavamo senza sosta. Oggi nessuno sa come più raccontare
storie simili, anche se la tradizione di organizzare una veglia funebre è ancora
in voga.
Janov, dove hai vissuto negli ultimi anni, e conosciuta soprattutto per i
disordini alla fine del 2008.
Li abbiamo vissuti sulla nostra pelle. I neonazisti ci volevano persino entrare
in casa. Allora ero a Most, dove insegnavo romanés all'Istituto Commerciale, i
miei figli erano passati a trovarmi. Non potevamo tornare a casa perché la
polizia aveva chiuso tutti gli accessi a Janov. Quando vidi, dietro le teste dei
poliziotti, l'orda montante della folla che dal centro di
Litvínov si avvicinava a Janov, divenni incredibilmente ansioso. Sai, c'è crisi,
la gente non ha soldi, cercano un nemico. qualcuno da accusare non importa di
cosa. I Rom sono un facile bersaglio, perché nessuno li difenderà. Secondo una
recente ricerca, qui siamo odiati dal 90% della gente. Un numero orribile! Ogni
giorno ci sono dozzine di pareri sgradevoli inviati al mio blog - tutti di gente
normale. Hanno i loro problemi e li riversano sugli altri.
I tuoi genitori hanno sperimentato le crociate anti-rom durante la II guerra
mondiale. Ne hanno mai discusso con te?
Mamma aveva 10 o 12 anni all'epoca, papà ne aveva due in più, e sono passati
attraverso cose terribili, hanno provato personalmente cosa sia il nazismo. A
casa non se ne è parlato molto, si viveva la propria vita, lavorando, e non
volevamo che chi viveva attorno tenesse alcun rancore nei nostri confronti. Non
sarebbe mai venuto in mente ai miei genitori, neanche nei loro incubi peggiori,
che un giorno ci saremmo trovati nuovamente di fronte ad un odio simile. Dopo la
guerra tutti avevano sperato che una cosa del genere non si sarebbe ripetuta mai
più. Abbiamo vissuto in pace sino al 1989.
Il 13 maggio i Rom hanno commemorato il settantesimo anniversario della
trasformazione del campo di lavoro di Lety na Pisek nel cosiddetto "campo
zingaro", dove centinaia di Rom cechi perirono in circostanze non ancora
chiarite. Tuttavia, la maggior parte degli attori di governo, preferisce inviare
fiori alla cerimonia commemorativa, invece di prendervi parte di persona. E'
triste confrontato alla loro partecipazione personale al settantesimo
anniversario, caduto quest'anno, dell'incendio di Lidice. Come te lo spieghi?
I politici non vogliono perdere punti col loro elettorato. Se dovessero
presentarsi a Lety, nessuno li voterebbe. Nonostante ciò, credo che se loro
volessero che i Rom si "adattassero" alla società ceca, allora dovrebbero
accettare che anche noi siamo cittadini della repubblica che loro rappresentano,
ed una volta al'anno dovrebbero venire a dare un occhio alla cerimonia
commemorativa a Lety. E' il fetore dell'allevamento di maiali quello che probabilmente
cercano di evitare. Io ci sono stato un paio di volte, e la puzza è terribile.
Di sicuro i Cechi non permetterebbero niente del genere a Lidice. Non non siamo
discendenti dei Rom cechi, ma siamo Rom, e ci sentiamo in relazione con quel
luogo. Quello che i Rom cechi e della Moravia hanno passato è nella nostra
memoria - e non vogliamo che si ripeta mai più una cosa del genere. Per questo è
importante lottare contro l'allevamento di maiali. Ho persino scritto una poesia
dedicata alle vittime di Lety. Nel contempo, è compito principale della scuola
informare che non solo gli Ebrei soffrirono per il razzismo. C'erano anche
i Rom.
Nella tua esperienza, gli insegnanti vorrebbero parlare dei Rom?
Qui alle elementari di Janov, dove molti bambini sono Rom, abbiamo un progetto
per insegnare il romanés. Gli insegnanti della scuola ci hanno risposto
immediatamente che3 non se ne parla proprio, che sarebbe inutile, che i bambini
ignorano il romanés. Quando iniziammo, nonostante le obiezioni, scoprimmo che
invece la maggior parte dei bambini conosceva e capiva il romanés. Le scuole
dovrebbero facilitare la trasmissione di informazioni sulla cultura, la storia e
la lingua romanì. E' un diritto sancito dalla Costituzione. I bambini devono
sviluppare una coscienza ed una comprensione che noi Rom siamo uguali ai Cechi.
Chi non conosce il suo passato non ha futuro.
E' per questo che scrivi in romanés?
I libri scritti in romanés non vendono granché... Non si tratta di vendere, ma
di convincere i Cechi, ed anche i Rom, che abbiamo una nostra lingua, desideri
ed aspirazioni NOSTRE e che sappiamo ciò che gli altri sanno. Parlando in
romanés, ci si apre e si esprimono tutte le proprie sensazioni e pensieri. La
nostra musica, tradizioni, "lačho lav" ["la buona parola" - nota dell'autore], "romipen"
["romanità" - nota dell'autore] - tutto questo viene ripetuto nei miei poemi e
non si dovrà mai permettere che scompaia. Guarda, in questo paese si sono
pubblicati libri e giornali in romanés per vent'anni, ma il romanés ha vissuto
senza di loro per un migliaio d'anni e non c'è dubbio che lo farà per un altro
migliaio d'anni. Non si può cancellare. E' la nostra lingua, con cui cantiamo, e
su internet un Rom inglese può usarlo per comunicare con un Rom americano, un
Rom indiano o un Rom rumeno. In che altra maniera potremmo comunicare tra noi?
Il romanés è nekhguleder pro svetos" - la lingua più dolce del mondo.
Come hai iniziato a scrivere?
Ho iniziato alla fine degli anni '80 e dopo la rivoluzione ho lavorato per il
giornale "Romano kurko". Era stato fondato dall'Iniziativa Civica Romanì (Romská občanská iniciativa),
con cui ero impegnato, ed allora in redazione c'era anche Milena Hübschmannová
[studiosa romanì che contribuì allo sviluppo della vita intellettuale romanì -
nota dell'autore]. Milena era il nostro motore. Collaborammo nel pubblicare un
giornale romanì ed io scrissi le mie poesie per l'editrice Petrov, e poi
un'altra edizione attraverso
Matice romské, diretta dal mio grande amico, purtroppo morto di recente, Vlado
Oláh. Adesso, scrivo soprattutto sul mio blog ed anche racconti sui miei
genitori - forse ne farò un libro.
Quali pensi siano le insidie principali nelle relazioni tra Rom e l'intorno
non-rom?
Secondo me, la colpa è principalmente dei media. Recentemente degli studenti
delle superiori, rispondevano ad un'intervista dicendo che odiano i Rom e non
vogliono avere niente a che fare con loro. Da dove viene tutto ciò? Non hanno
alcun contatto diretto con nessun Rom,ma ogni giorno sentiamo sui media cosa
hanno fatto oggi i Rom, e la loro nazionalità viene sempre menzionata. Quello
che fanno "i bianchi" finisce sotto al tappeto. Non si trova quasi niente sulle
nostre caratteristiche positive, sulla nostra cultura. Ogni hanno c'è il
festival Khamoro, così a fine anno ogni tanto se ne parla - mai in prima serata,
comunque, e questo è tutto.
Come pensi che si possa gestire oggi questa situazione?
Molti Rom, anche qui a Janov, risolvono emigrando. Oggi il mondo è aperto,
quindi perché rimanere qui, quando ogni giorno ci viene mostrato che non siamo
né voluti né benvenuti? Quelli con cui ho parlato mi confermano che una volta in
Occidente, nessuno li ha chiamati "neri" o qualcosa di simile. Molti restano
qui. Soprattutto perché i genitori devono occuparsi dell'istruzione dei figli.
Sono noto per essere molto critico verso il mio popolo: la colpa non è solo del
nostro intorno. Nessuno ci aiuterà, dobbiamo mostrare, noi da soli, ciò che
vogliamo. Ad esempio, ogni scuola ha una classe "anno zero" (materna) dove i
bambini vengono preparati alle elementari.
Secondo te, la chiesa opera a sufficienza in quest'area?
La chiesa fa di più in Slovacchia. Da quanto so, lì i Rom hanno sempre un posto
loro dove riunirsi. E' una cosa buona e necessaria, perché molti di noi credono
in Dio, e le chiese hanno grandi potere e risorsi per convincere che i Rom sono
uguali agli altri. Qui in Repubblica Ceca non s'è fatto molto. Ci sono poche
eccezioni: come quella di padre František Lízna, che si è persino registrato di
nazionalità romanì. Dove vivo io, al nord, la chiesa è "un gatto morto", una
vergogna. Il complesso residenziale di Janov non ha una chiesa. Con la mia
famiglia vorremmo frequentarla, ma quella di Litvínov è a cinque km. e vedi da
te le difficoltà di uscire da qui. Tuttavia. il prete di là è una brava persona,
il sacrestano è un Rom. Qui il pastore avventista Petr Svašek di Most gestisce
un centro sociale e organizza iniziative per bambini e famiglie rom.
"Kamas Tut the kamaha, aver drom nane" - "Ti amiamo e ti ameremo, questa è
la sola strada" dici a Cristo in una poesia. Qual è il tuo rapporto con Dio?
Credo fermamente in Dio. Dio ha creato i Rom anche a Sua immagine, non importa
quanto stiamo soffrendo, Gesù ci ama e lo mostra tenendoci uniti e
proteggendoci. Non abbiamo un paese nostro, ma siamo tutti più ricchi per
questo, perché viviamo in tutto il mondo, senza confini. Gli altri dovrebbero
imparare da noi, l'Europa già non ha più confini. I nostri antenati, nel loro
migrare dal Rajasthan, hanno attraversato deserti e montagne. Quale altra
nazione l'ha fatto? Tuttora viviamo a modo nostro, anche se costantemente c'è
qualcuno che fa del seo meglio per rendere la nostra vita più amara, per
spingerci dove non vogliamo essere. Siamo uccelli: vogliamo spiccare il volo.
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