"SVEGLIA!!!!! Sono arrivati a San Sperate oltre 400 Rom"
Questo è l'incipit di un volantino che è girato per la cittadina di San Sperate,
con il lodevole intento di svegliare la popolazione ignara del grave pericolo.
Un'invasione degli sfollati dell'ex campo nomadi della 554 che si riversa nella
cittadina.
Č allarme.
San Sperate è una piccola cittadina di circa 7.800 abitanti, il Paese Museo, il
paese che ha dato i natali allo scultore Pinuccio Sciola, il paese dei Murales,
il paese della cultura.
Arrivano i Rom ed invadono la piccola cittadina.
La notizia rimbalza fra le case, le persone, le strade, i negozi.
Lo sgombero del campo nomadi fra la 554 e Viale Monastir ordinato dal sindaco di
Cagliari Massimo Zedda, in ottemperanza al provvedimento del Tribunale di
Cagliari, è perentorio: entro il 2 luglio il campo nomadi deve essere liberato.
Riprendendo le parole scritte dal quotidiano L'Unione Sarda del 21 giugno:
"Inizialmente una parte della comunità rom si era detta contraria all'ipotesi di
vivere in appartamenti perché in contrasto con le tradizioni della loro etnia.
Anche per questo in settimana c'era stato un incontro in Comune con il sindaco Zedda: i nomadi chiedevano che fosse messa a disposizione un'area compatibile
con i loro usi e costumi. L'abbandono del campo di viale Monastir riguarda tutti
i 157 residenti (93 sono minori): molti di loro stanno firmando i primi
contratti di locazione in abitazioni private. Qualcuno provvederà a pagare
l'affitto con proprie risorse, ma ci saranno in alcuni casi aiuti e contributi
da parte di Caritas e Comune".
Quindi, ne deduco che dal 21 giugno ad oggi i Rom sono riusciti a moltiplicarsi,
passando da 157 a 400 in poco meno di 10 giorni .
Un rapidissimo calcolo, giusto per capire:
400 – 157 (compresi i neonati) = 243
Insomma, in 10 giorni i nostri 'amici' Rom hanno messo al mondo altri 243 di
'loro'.
Non male come tasso di natalità.
La piccola cittadina di San Sperate è invasa ed il neo sindaco Enrico Collu si
dichiara furioso.
Agli organi di stampa dichiara (ovviamente furioso): "Mi chiedo come sia
possibile apprendere dai propri concittadini che in paese si siano già
trasferite, con l'avallo del Comune di Cagliari alcune famiglie Rom".
Mi sono trasferito a San Sperate circa due anni fa, ho affittato una casa e pur
non avendo ancora messo su famiglia non mi è stato chiesto di avvisare il
sindaco del mio trasferimento e della mia intenzione di farlo.
Ma ogni paese ha i suoi usi e costumi, forse il neo sindaco Enrico Collu ci
tiene a dare il benvenuto a tutti coloro che prendono la residenza e quindi
oltre che all'Ufficio Anagrafe occorre passare anche nel suo ufficio per un
saluto di accoglienza.
Sono ormai passati due anni, ma domani non mancherò di farlo; anzi invito tutti
i nuovi residenti a farlo.
Ma la nostra piccola storia non è ancora giunta all'epilogo.
Č stato necessario convocare urgentemente un consiglio comunale aperto alla
cittadinanza: è allarme per l'invasione da parte dei Rom nella piccola cittadina
di San Sperate!
La popolazione si riversa nell'aula comunale.
Il neo sindaco si schiera a fianco della popolazione allarmata e dichiara: "Si
sono create le premesse per una situazione di ordine pubblico che non posso
controllare. La situazione che ci siamo trovati davanti è inaccettabile, e ora
c'è troppa tensione per consentire l'integrazione. Non ho ordinato nessuno
sgombero, non ne è ho l'autorità. Ho solo ascoltato le segnalazioni dei
cittadini, e a mia volta ho chiesto una verifica delle condizioni igienico
sanitarie degli appartamenti dei rom".
Ma non è tutto, occorre rispondere compiutamente anche attraverso canali
informativi non istituzionali e quindi ritrovo le dichiarazioni del neo sindaco
anche nella pagina Facebook "San Disperate… San Sperate":
"Viste le insinuazioni
di chi evidentemente poco conosce il sottoscritto e i fatti, giusto per chiarire
due concetti in attesa che trovi il tempo per raccontarvi meglio e più nel
dettaglio tutta la questione dirò:
IL COMUNE E IL SINDACO NON SONO STATI INFORMATI DA NESSUNO NE TANTO MENO RESI
PARTECIPI DEL PROGETTO CHE IL COMUNE DI CAGLIARI STAVA METTENDO IN ATTO.
Infatti come ho dichiarato a mezzo stampa sono furioso sopratutto perché la
nostra comunità è stata coinvolta a sua insaputa in un progetto promosso da un
altro comune o anche semplicemente informata. In questo modo siamo stati
calpestati e offesi nella nostra dignità. Evidentemente pensano che in sardegna
si possa mettere i piedi in testa a chiunque senza possibilità di replica. BENE
A SAN SPERATE NON E' COSI!!! E badate bene della questione rom nemmeno arrivo a
parlarne perchè già questo mancato coinvolgimento preclude da parte mia ogni
dialogo almeno fino a quando la situazione non verrà azzerata.
Aggiungo solo che la nostra piccola comunità ha già tanti problemi e tante
vessazioni da parte dei cosiddetti "enti superiori". Non abbiamo soldi per i
nostri disoccupati, non abbiamo spazio nella scuola materna per i nostri figli,
non abbiamo personale adatto a vigilare e personale qualificato per affrontare
problematiche che sono complesse, in poche parole non possiamo farci carico
anche di questo problema.
Sopratutto non possiamo farlo al posto di quelli che "scaldano" le loro dorate
poltrone al comune di Cagliari (che ha ben altre risorse), in provincia o in
regione e non sono mai stati capaci di affrontare e risolvere un problema che và
avanti da decenni. Altra cosa che mi dà tremendamente fastidio è che pare venir
fuori un'immagine di poca tolleranza da un paese come San Sperate che da sempre
è stato avanti nella cultura nell'accoglienza e nella solidarietà e
nell'attenzione al sociale. La colpa non è nostra ma di chi ha cercato di
imporci le proprie decisioni senza prima coinvolgerci, che ha partorito un
progetto che con queste premesse non può che essere fallimentare come la
situazione che si è creata a San Sperate dimostra. San Sperate non merita
questo".
Leggo e rispondo di getto dal mio profilo personale con queste parole:
L'etnia Rom (fonte wikipedia):
Un dato costante della storia del popolo Rom va rintracciato nella persecuzione
che hanno sempre subito, la riduzione in schiavitù, la deportazione e lo
sterminio.
Lungo la storia che li accompagna fino ad oggi si è protratta nel tempo la
diffidenza nata al loro primo apparire nel Medioevo europeo: il nomadismo come
maledizione di Dio; la pratica di mestieri quali forgiatori di metalli,
considerati nella superstizione popolare riconducibili alla magia; le arti
divinatorie identificabili come aspetto stregonesco, ecc.
Di qui la tendenza delle società moderne a liberarsi di tale presenza anche a
costo dell'eliminazione fisica. Tutti i paesi europei adottarono bandi di
espulsione nei loro confronti, fino alla programmazione del genocidio dei rom,
insieme a quello degli ebrei, durante il nazismo in Germania.
Si stima che nel mondo ci siano tra i 12 e i 15 milioni di rom. Tuttavia il
numero ufficiale di rom è incerto in molti paesi. Questo anche perché molti di
loro rifiutano di farsi registrare come di etnia rom per timore di subire
discriminazioni.
La questione Rom è il punto centrale del discorso quindi un 'nemmeno arrivo a
parlarne' è semplicemente tentare di nascondere la testa sotto la sabbia, perché
se si fosse trattato di terremotati dell'Emilia, rifugiati politici Curdi o
bimbi di Chernobyl forse non ci si sarebbe dichiarati 'furiosi' ma ci si sarebbe
dichiarati fieri e accoglienti
L''appello accorato ai problemi del paese è degno del miglior Cetto La
Qualunque, una botta al 'paese ha già tanti problemi', un'altra all'immancabile
problema scuola (il cuore di mamma si intenerisce sempre alle parole 'i nostri
figli'), un'altra ancora al lavoro (quando si scrive la parola 'disoccupazione'
siamo in tanti a saltare sulla sedia indignati), l'ultima è la bottarella alla
'casta' visto che si scrive di 'enti superiori dalle poltrone dorate'
Č vero, 'San Sperate non merita questo' e nemmeno noi cittadini meritiamo
questo, un po' più di sostanza.. grazie..
Ma la nostra piccola storia non è ancora giunta all'epilogo.
Questa mattina decido di andare a vedere dov'è questo grande accampamento Rom
vicino alla mia nuova cittadina.
Negli articoli dei giornali si scrive di 'terreni vicino all'Emmezeta' ma
nonostante il mio affacciarmi al finestrino della macchina per curiosare nelle
campagne accanto al centro commerciale, non scorgo nessun accampamento.
Decido di chiedere informazioni.
Fermo la macchina e mi avvicino ad un anziano signore che sta lavorando la
campagna.
L'anziano signore risponde alle mie domande:
"Sì, da qualche giorno c'è una famiglia Rom in una casa alla periferia del
paese".
Chiedo io: "Una famiglia?"
E lui: "Sì, ma io non so.. una famiglia, forse due, una trentina di persone..
forse..".
Gli chiedo: "Lei cosa ne pensa?"
Mi risponde: "Ieri c'è stata un'assemblea nell'aula del comune, c'era tanta
gente.. Io non so, alla fine sono persone come noi, con usanze diverse".
Sì, sono persone esattamente come noi.
Arrivo nel grande accampamento Rom. Fa molto caldo, trovo una famiglia che
dialoga, bimbi che corrono e un anziano signore che mi offre una birra fresca.
Ratko Halilovic, conosciuto da tutti come Boban mi presenta la sua famiglia e mi
racconta che è qui in Sardegna da 40 anni, sua sorella è nata qui e ha 32 anni,
i suoi figli sono nati qui.
Il grande campo Rom è costituito da 14 persone, la famiglia di Boban e quella di
suo figlio di 19 anni.
Con l'aiuto della Caritas di Don Marco hanno trovato sistemazione in una casa in
affitto alla periferia di San Sperate. Mi dice che hanno stipulato un regolare
contratto d'affitto di un anno, mi vuole far vedere il contratto ma io gli
rispondo che non è necessario.
Facciamo un giro attorno alla casa, mi indica quello che hanno trovato e quello
che hanno sistemato.
Boban e famigliola si sono dedicati alla pulizia della casa e del terreno
attorno che era diventato punto di raccolta dell'immondizia di alcuni solerti
cittadini di San Sperate; il frutto della civiltà viene sistemato in una decina
di grandi buste.
Boban nel mentre che camminiamo, mi dice: "Questa mattina è venuta l'assessore
del comune ed io ho chiesto dove potevo portare tutte le buste che abbiamo
riempito per non lasciarle buttate qui così, ma non mi ha dato risposta. Io non
so dove posso, se c'è un posto io posso portarle perché ho un furgone".
Già, dove poter conferire le buste di questi 'sporchi e immondezzari' Rom?
Mi chiede: "Ma scusa, perché vogliono mandare i vigili sanitari della ASL a
controllare la nostra casa e quando c'era la signora che ci viveva prima non li
hanno mandati?".
Non ho una buona risposta, ascolto e mi guardo attorno.
La sorella di Boban mi dice: "Noi non vogliamo rubare le case ai sardi, non
abbiamo chiesto e non chiediamo niente. Non vogliamo favori, vogliamo
semplicemente vivere in uno spazio dove non essere sempre costretti a dover
andare via".
Un bambina mi chiede di farle una foto, la moglie di Boban allatta un bimbo
sotto il fresco della veranda, tre pappagalli in una gabbia vicino alla
roulotte, un cane che corre, abbaia e scodinzola e il padre di Boban che mi
sorride con la sua bottiglia di birra in mano.
Questo è il grande accampamento Rom che incute terrore alla piccola cittadina di
San Sperate, che ha fatto infuriare il sindaco e che ha riempito le pagine dei
giornali isolani di questi ultimi giorni.
Per ultimo, vorrei segnalare la profondità di queste parole scritte da un
civile
cittadino di San Sperate:
"Se, tra i nostri nuovi vicini ROM, c'e' qualcuno che si occupa di smaltimento
di rifiuti ferrosi,sappia che a casa abbiamo un bel po' di PIOMBO!!!!!".
Anche io ho paura, ma di VOI non di LORO.
Forse per farli sentire a loro agio, da paese accogliente (come ci ricorda il
nostro primo cittadino) gli abbiamo voluto dare il benvenuto con una montagna di
immondizia...
Di Fabrizio (del 10/07/2012 @ 09:03:58, in casa, visitato 1924 volte)
Conosco K. da tanti anni. Da piccoli i suoi figli ed i miei condividevano la
medesima passione per la pesca ed il calcio.
K. vive in un bel prefabbricato in via Idro, con un giardino
accogliente ed una marea di figli e nipoti.
Non credo rinnegherà mai il suo essere Rom, o i cavalli allevati da suo padre, o
una vita difficile che ultimamente ha trovato un po' di sicurezza in più. Però,
qualche anno fa ha deciso con i suoi fratelli che il campo dove ha abitato
sinora non faceva più per lui.
Se volete conoscere tutta la storia, mettetevi comodi, perché c'è parecchio da
raccontare:
Tutto cominciò
circa sei anni fa, quando una massa di emeriti sconosciuti, tra cui io e
lui, provarono a descrivere come avrebbe dovuto essere l'insediamento che loro
volevano, e come questo poteva interagire col resto della zona.
Credo che quel progetto non lo vide nessuno di chi avrebbe potuto aiutare gli
estensori, e anche K. dopo qualche mese
aveva già cambiato idea. Poco importa, qualcosa aveva cominciato a
frullargli in testa.
"...si discute per un mese e alla fine si concorda - vedere come avere un
ruolo e un tetto regolare all'interno del parco dove si vive da anni. Il più
entusiasta di tutti salta fuori con l'idea di acquistare una cascina in una zona
diversa da quella su cui si discute dall'inizio. Da una settimana proviamo a
spiegargli che l'idea c'entra come i cavoli a merenda, lui mantiene lo stesso
entusiasmo ed è convinto di avere già il finanziamento in tasca. O forse è lui a
voler convincere noi."
Nella sua numerosa famiglia allargata c'è chi da anni lavora a tempo
indeterminato. Grazie a questa fortuna (che non tutti hanno in via Idro),
riescono ad aprire un mutuo ed acquistare una cascina, tutta da ristrutturare.
Con l'arrivo del Piano Maroni si apre per loro la possibilità di finanziare la
ristrutturazione, con i fondi per i progetti di allontanamento dal campo.
I soldi a disposizione non sono molti, circa 8.000 euro a famiglia, ma tutti
assieme, ragionano, ce la si può fare. Intanto si comincia a pagare il mutuo...
i mesi passano e i soldi non si vedono. Ci sono le promesse, scritte, e
l'impegno che senza un tetto sulla testa (e già: ci sono i muri, ma il tetto fa
acqua) e un lavoro in zona (se no, come la paghi la casa?) nessuno si sposta.
Meglio vivere la miseria in un campo, pensano, che spersi in campagna; tanto la
casa, chi te la porta via?
Questa era la situazione circa un anno fa.
Cos'è successo da allora (intanto è passato quasi un anno)?
Ad ottobre scorso, la nuova giunta Pisapia scopre, tra i tanti debiti ereditati
dall'amministrazione precedente, che c'è anche quello con K. ed i suoi. Naturalmente,
non lo salderà tutto... solo una rata, magari abbastanza da comperare la porta di
casa. Ma, vedete, nonostante tutto a K. è andata bene, perché il mese successivo
il Consiglio di Stato giudica
incostituzionale tutto il Piano Maroni, bloccando
(ovviamente) i fondi.
Così ad ottobre insorgono Lega e PdL, accusando la giunta Pisapia di attuare quello per
cui il loro centrodestra s'era impegnato (ottenendo anche i finanziamenti da Roma). E il mese
dopo protesta il privato sociale, per paura di vedersi soffiare sotto il
naso
la vacca da mungere.
Anche K. vorrebbe protestare (a ragione), ma chi vuoi che ascolti la protesta di
uno zingaro?
"Da quando
la Giunta Pisapia si è insediata - ha concluso l’assessore - in attuazione del
Piano Rom coordinato dal Prefetto - una dozzina di famiglie che vivevano in via
Novara (circa la metà) e una decina di quelle che abitavano in via Idro hanno
lasciato i loro campi, trovando soluzioni abitative alternative. Una decina di
esse ad esempio si sono trasferite in una cascina in provincia di Pavia,
reperita sul mercato con l'aiuto del Piano Rom" (sottolineature mie, ndr.).
La decina di famiglie di via Idro, l'avrete capito, erano e sono tuttora sempre
nello stesso campo. Ma tre giorni fa, sono andato con K. e G. a vedere lo stato
di avanzamento dei lavori, alla fine dell'articolo potete vederlo anche voi. E, ovviamente, in via
Idro le famiglie che intendono rimanere, aspettano che partano i
lavori di
ristrutturazione del campo,
e continueranno ad aspettare... finché K. ed i suoi non libereranno lo spazio
dove vivono attualmente. Vi lascio immaginare quale sia il livello di convivenza
ed esasperazione attuale!
Ma il comune lo ignora (anche se continua a filosofare di sicurezza, inclusione,
politiche di convivenza), e ha le sue logiche immutabili, che resistono a destra
o a sinistra. Con dicembre, a K. arriva un'ingiunzione di sfratto da parte
del comune. Sono scaduti i termini concordati per i lavori e quindi lui e i suoi
devono trasferirsi. In uno dei pochi incontri avuti con gli assessori, faccio
presente che è il comune a non aver mantenuto i suoi impegni, e che se
K. si trasferisse con la famiglia (nel frattempo è arrivato l'inverno,
se la cosa fosse sfuggita), in un rudere ancora non ristrutturato,
l'autorità locale potrebbe dichiarare inagibile il posto, ed addirittura
sottrarre i bambini alle famiglie; insomma: la soluzione proposta sarebbe di
"occupare"... casa propria, col rischio di essere sgomberati o beccarsi una
polmonite. Mi risponde Majorino
(assessore alle politiche sociali, conosciuto come "mister simpatia") che non
spetta a me parlarne, e che se vogliono saranno le famiglie stesse a discuterne
con i servizi sociali. Quello che probabilmente sfugge all'assessore, è che in
realtà la situazione che lui e Granelli si immaginano, non è assolutamente sotto il loro
controllo. Comunque, bontà loro, lo sfratto non viene eseguito, ma rinviato di 3
mesi in 3 mesi, sino ad oggi e chissà sino a quando.
I lavori fatti in precedenza nella cascina, nel frattempo sono tutti da rifare,
a causa dello stop di novembre e delle infiltrazioni nei mesi invernali. K. ci
ha messo anche dei soldi propri (oltre il danno, la beffa) e tutta questa storia
gli sembra sempre più quella di un'infinita fabbrica del duomo.
Con la bella stagione, ecco che si ricomincia a parlare di sblocco dei fondi.
Ricominciano i progetti, annunciati dagli squilli di tromba della ripresa degli
sgomberi (non ho capito ancora il vizio di scrivere di progetti e agire per
sgomberi, ma questa è un'altra storia).
Però, se è K. ad attaccarsi al telefono, nella speranza che i lavori concordati
riprendano, gli viene risposto che i soldi non ci sono, e poi gli si chiude il
telefono in faccia.
K. è rom, come lo sono i rumeni sgomberati in questi giorni. Ma K. ed i suoi
hanno una casa, un lavoro, quel briciolo di sicurezza in più che non fanno di
loro delle "pezze da piedi" preda della polizia municipale: non è lo zingaro
povero e straniero dipinto da stampa e TV. Lui vorrebbe fare quel famoso passo
che gli permetta di vivere come tutti, in autonomia, senza dipendere da questo o
quello, fidandosi dei nostri accordi che lui ha sottoscritto con amministratori
e gestori. Ed invece il rischio è di tornare ancora più indietro di quel poco di
sicurezza che ha adesso, nel girone infernale degli SFOLLATI. Si sta convincendo
che il comune, i piani nomadi, le associazioni, facciano tutta questa confusione
per rispondere solo ai bisogni dei Rom rumeni, e ci si scorda (magari apposta)
che esistono anche altri Rom, come lui, che hanno situazioni più complesse, e
necessarie di quell'attenzione che sinora è mancata. In poche parole: guerra tra
poveri. In altre parole: che fiducia possono avere i Rom ultimi arrivati, in un
sistema che può scacciarli o assisterli, come una lotteria, ma che continuerà a
trattarli con la massima indifferenza anche se riuscissero a salire qualche
gradino nella scala sociale?
K. mi guarda, con la faccia di chi ha perso una bella somma ad una mano
sfortunata di poker, si accende una sigaretta... Una volta mi avrebbe detto: "Va
beh, facciamoci una birra..." Ma ora K. è cambiato, anzi per dirla tutta è
proprio incazzato, e sta pensando che dovrà denunciare pure qualcuno per questa
lunga storia.
SIGLA!
Sia chiaro, non diremo MAI dove abbiamo scattato le foto che seguono, col
rischio di ritrovare un paese tranquillo assediato da tutti i leghisti del
pavese. Anzi, se pensate che qualche foto possa dare degli indizi,
segnalatelo
che la toglieremo.
CLICCARE SULLE IMMAGINI PER VEDERLE IN DIMENSIONE ORIGINALE
Vista generale del tetto Particolari frontali K. dice di aver speso 10 mila euro per le assi del tetto, il risultato è qui
sotto Stanza allagata e altri 5 mila euro buttati via particolare della parete e del soffitto pavimento da rifare muffa sul muro imbiancato da poco Lavori in corso Da dentro Pavimento Ingresso dal retro (su quel tubo maledetto ho sbattuto la testa due
volte) Vista d'insieme Particolari Di fuori la stalla, le assi sono sparite ed è crollata
Le foto qui presentate, ed altre, sono scaricabili (file .zip - 111 MB)
QUI
Poiché i genitori non sono più nomadi da un bel po' di tempo, anche
quest'estate i bambini rom di via Idro non si sposteranno dal campo.
Cerchiamo per loro giochi, fumetti e libri di
narrativa e di attività per le vacanze (anche usati ma in buone condizioni).
Si accettano anche giochi per play station 2 (particolarmente ambiti da un
birbante di cui non faccio il nome).
E si accettano anche, perché siamo previdenti e pensiamo già alla
riapertura della scuola, quaderni, penne, matite, colori ecc.
Per consegne e ritiri, anche a domicilio in zona 2 (massimo 3),
scrivetemi o chiamatemi al
334-3532691, meglio entro la prossima settimana.
Invitandovi a diffondere, vi ringrazio anticipatamente.
Piero
PS: buone vacanze, ovunque le trascorriate. Se a Milano, anche in via Idro al
Marina Social Rom.
Di Fabrizio (del 11/07/2012 @ 09:18:09, in conflitti, visitato 1338 volte)
AnarresRiprendiamo, dal sito di Radio Blackout, questo articolo sulle radici profonde
del razzismo contro i rom
Nei giorni scorsi la polizia ha arrestato due ultras juventini accusandoli per
il pogrom che lo scorso dicembre mandò in fumo le miserabili baracche dove
vivevano i rom nel quartiere Le Vallette di Torino.
I due arrestati sono del gruppo "Bravi Ragazzi", una delle poche formazioni
ultas juventine di sinistra.
Ricordiamo i fatti.
L'attacco incendiario che il 17 dicembre ha mandato in fumo il campo rom della
Continassa a Torino è l'emblema del disprezzo diffuso verso stranieri e
immigrati poveri che si allarga ogni giorno di più. Spesso a farne le spese sono
i rom.
Siamo alle Vallette. Un quartiere popolare, di quelli dove campare la vita non è
mai stato facile. Da un lato il carcere, la discarica sociale dove tanti nati
qui finiscono con trascorrere pezzi di vita; dall'altra parte c'è il nuovo
stadio della Juve, dove le tensioni sociali si stemperano tra tifo e ginnastica
ultrà.
In questo quartiere si è consumato un pogrom.
Una ragazzina racconta un bugia, uno stupro mai avvenuto, punta il dito su due
rom, i rom che vivono in baracche fatiscenti tra le rovine della cascina della
Continassa.
In questa bugia è il nocciolo di un male profondo. Una famiglia ossessionata
dalla verginità della figlia sedicenne, al punto di sottoporla a continue visite
ginecologiche, incarna un retaggio patriarcale che stritola la vita di una
ragazza. Lei, per timore dei suoi, indica nel rom, brutto, sporco, puzzolente,
con una cicatrice sul viso l'inevitabile colpevole.
In pochi giorni nel quartiere cominciano a girare i soliti volantini anonimi dei
"cittadini indignati". Da anni in città i comitati più o meno spontanei animati
da fascisti, postfascisti e leghisti, soffiano sul fuoco, promovendo marce per
la legalità, contro lo spaccio, contro gli zingari. Tutte manifestazioni dalla
cui trama sottile emerge la xenofobia, la voglia di forca .
La segretaria dei Democratici torinesi, Brangantini, ha preso le distanze dal
corteo indetto per "ripulire" la Continassa, ma quella sera sfilava in prima
fila. Con lei c'era tanta "brava gente" accecata dall'odio razzista.
All'arrivo dei vigili del fuoco la folla inferocita li ha fermati a lungo. Ci
hanno impiegato tutta la notte a spegnere le fiamme che hanno distrutto il
campo.
Quando si punta il dito su un intero popolo, quando tutti sono colpevoli perché
due sono sospettati di aver stuprato una ragazza, il passo successivo sono le
deportazioni, i lager, le camere a gas. La pulizia etnica. Se sei diverso e
povero la tua vita diventa sempre più difficile.
L'estendersi del razzismo e della xenofobia allarga una frattura sociale sulla
quale si incardina il consenso verso leggi che annullano anche nella forma
l'assunto liberale dell'eguaglianza.
I media fanno la loro parte nel creare un clima di emergenza permanente,
accendendo i riflettori sugli immigrati, cui cuciono addosso lo stereotipo del
criminale.
I fascisti sguazzano in questo pantano, consolidando la propria presenza attiva,
specie in certe zone del paese, ma sarebbe miope non vedere che il male, nella
sua terrificante banalità, è ben più profondo. Investe a fondo il sentire comune
di interi quartieri, anche tra la gente di "sinistra", come i Bravi Ragazzi
della Continassa.
Da anni i pogrom incendiano l'Italia. Bruciano le baracche e corrodono la
coscienza civile. Qualcuno agisce, troppi plaudono silenti e rancorosi, certi
che saranno più sicuri. Al riparo dalla povertà degli ultimi.
Radio Blackout ne ha discusso con Paolo Finzi della redazione di A, curatore del
DVD e libretto "A forza di essere vento" dedicato allo sterminio nazista di rom
e sinti.
Di Fabrizio (del 11/07/2012 @ 09:20:03, in conflitti, visitato 1699 volte)
Uno degli arrestati (foto renna)
Repubblica.it I provvedimenti riguardano il clan dei
Casella Circone. Il rogo risale al dicembre del 2010. Tra le accuse l'aggravante
dell'odio razziale
Diciotto persone, appartenenti al clan camorristico Casella-Circone attivo
nell'area orientale di Napoli, sono state arrestate in un'operazione congiunta
di carabinieri e polizia. Sono ritenute responsabili, a vario titolo, di
associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione e danneggiamento
seguito da incendio, reati aggravati dal metodo mafioso e da finalità di odio
razziale.
Nel corso di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di
Napoli i carabinieri della Compagnia di Poggioreale e gli agenti della squadra
Mobile hanno documentato gli affari illeciti del clan, soprattutto estorsioni a
imprenditori della zona, identificato personaggi dediti alla ricettazione e al
riciclaggio di auto rubate, nonché accertato, scoprendone i responsabili, i
motivi dell'incendio appiccato a un campo nomadi il 2 dicembre 2010 per finalità
di odio razziale. Gli affiliati volevano infatti distruggere il campo per
evitare che i bambini nomadi continuassero a frequentare le stesse scuole dei
figli.
Di Fabrizio (del 12/07/2012 @ 09:11:19, in Italia, visitato 1924 volte)
Scrivevo, nell'introduzione di
Vicini
Distanti, che da anni raccolgo "quanti più documenti e testimonianze
scritte possibili, sapendo che [la] memoria orale è destinata a soccombere nel
confronto con una società esterna molto più numerosa, organizzata e
strutturata..." Farò un esempio pratico:
Avrete letto in tanti la notizia, perché sono diversi giornali a riportarla.
Tra questi:
Si sa, quando si tratta di elargire soldi con malavoglia, una qualche
emergenza più grave ed incombente la si trova sempre. E' normale, succede anche
nelle nostre famiglie, alle prese con bilanci sempre più risicati, nel tentativo
di far quadrare l'emergenza della bolletta in scadenza con spese che dovremmo
programmare in tempi più lunghi. Se la medesima contingenza la applichiamo ad un
ambito più "numeroso, organizzato e strutturato" come una Regione, il
ragionamento e l'incazzatura del lettore medio saranno di questo tipo: "quei
ladri di amministratori danno i soldi agli zingari ladri, e non a noi che siamo
nelle tende!"
Che poi, alcuni di questi "zingari" nelle tende ci siano davvero e
da più tempo,
non è molto importante. L'illusione è il PARADOSSO di uno "zingaro" trattato
come in hotel a 5 stelle (nessun riferimento al M5S) ed il cittadino che sarebbe il
vero discriminato.
Ora, con tutti i miei limiti, conosco una sola persona che a fine maggio era
nel modenese a verificare la situazione effettiva.
Scriveva così:
Il terremoto che da dieci giorni sta flagellando il mantovano, il
modenese e il ferrarese, ha colpito anche le comunità sinte e rom. In
particolare a Moglia nel mantovano abbiamo cinque famiglie sfollate. A Mirandola
le famiglie sinte residenti sono state allontanate dal luogo di residenza per
paura di crolli e gli è stata negata qualsiasi tipo di assistenza. Da ieri
operatori di Sucar Drom sono presenti nelle zone terremotate per assistere le
famiglie.
Le evidenziature in grassetto sono mie. Nel suo rapporto finale del
7 giugno:
La comunità sinta di Mirandola, che viveva nell'area comunale adesso si è
trasferita nel parcheggio dietro al cimitero. Queste famiglie dopo la prima
scossa del 20 maggio si erano spostate nella zona dei campi sportivi perchè la
struttura in muratura (una vecchia scuola) presente nell'area comunale e a
ridosso delle roulotte ha subito delle lesioni. Dopo le scosse del 29 maggio la
Questura aveva sgomberato le famiglie dalla zona dei campi sportivi per far
posto alla tendopoli ma non ha prestato assistenza alle famiglie indicando un
diverso luogo dove poter posizionare le roulotte. Solo dopo alcune ore di giri a
vuoto, altre famiglie sinte (giostraie), hanno indicato alle famiglie sinte di
Mirandola dove potersi fermare in sicurezza. Nei giorni scorsi è stato chiarita
la situazione con la Questura su quei momenti di panico ed emergenza.
Tutto documentato e verificabile. Ma non so come, nessuna delle testate che
parlano dei soldi dati a Rom e Sinti, ha rilanciato o verificato le notizie
riportate da Mirandola. A voi le conclusioni.
Di Fabrizio (del 12/07/2012 @ 09:39:04, in Italia, visitato 1373 volte)
L'ASCE (Associazione Sarda Contro l'Emarginazione) e i delegati della
comunità ROM di Cagliari, vi invitano Venerdì 13 alle ore 18.00
al Centro Asce (Teatro all'aperto SIRIO), Statale 387 Km 8 (Strada
Monserrato-Dolianova)
per un INCONTRO di tutti i ROM, di tutte le ASSOCIAZIONI democratiche e
degli AMICI sotto l'insegna "SIAMO TUTTI ROM"
Con SIAMO TUTTI ROM irrompe sulla scena un nuovo soggetto politico, che,
finalmente riconosciuto, parteciperà al primo tavolo comunale di concertazione
democratica della storia italiana e di sperimentazione della democrazia
partecipata con i cittadini rom. Si attende per il fine settimana la
convocazione del primo degli incontri che si ripeteranno fino al necessario. Per
raccontarci e valutare la fase, fare proposte, stringere relazioni, immaginare
un mondo di solidarietà e giustizia sociale, fare amicizia e festeggiare
proponiamo
Al termine cibo, bevande, musica e ancora festa!
Chi ha degli strumenti musicali e vuol suonare, li porti.
Chi vuol portare qualcosa da consumare lo faccia.
Faremo una piccola colletta per eventuali spese e per sostenere il gruppo che si
sta occupando degli animali che i rom trasferiti non hanno potuto tenere.
Di Fabrizio (del 13/07/2012 @ 09:02:46, in Italia, visitato 1342 volte)
04 luglio 2012Il giudice di Milano annulla il
provvedimento di espulsione per un giovane serbo "nato e cresciuto in Italia".Il 24enne, di etnia rom, era stato trattenuto in un Cie e poi espulso a
seguito di una condanna penale. I legali chiederanno la cittadinanza.
06 luglio 2012A Palermo nasce il
centro interculturale per migranti e rom. "Oltre A
Vucciria" per offrire percorsi di sviluppo e di crescita della
persona ed occasioni di riflessione, approfondimento e lavoro
per una reale integrazione socio-lavorativa.
Č "nato e cresciuto in Italia": questo il motivo con cui un
giudice di pace di Milano ha annullato il provvedimento di espulsione che aveva
costretto un giovane rom ad andare in Serbia, Paese d'origine dei suoi genitori,
ma dove lui non era mai stato.
Lo scorso 17 aprile, in esecuzione di un decreto di espulsione del 18 marzo
della Prefettura di Milano sulla base di una informativa della Questura, il rom
Dejan Lazic, di 24 anni e senza regolare permesso di soggiorno, era stato
rimpatriato in Serbia. Nel 2011 era finito in carcere per scontare una condanna
definitiva a 5 mesi e all'uscita era stato portato in Questura e gli era stato
notificato un primo provvedimento di espulsione. Era poi finito, in attesa di
essere mandato via, nel Cie milanese di via Corelli. A fine marzo il giudice di
pace di Milano aveva confermato il provvedimento di espulsione, decisione contro
cui la difesa, rappresentata dagli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini, ha
fatto ricorso.
Nella sentenza presentata ieri dal giudice Claudio Bacherini si evidenzia che
Lazic "è cittadino serbo, ma nato e cresciuto in Italia e fratello di cittadino
italiano". E inoltre non si è "mai mosso dal suo Paese di nascita". Per il
magistrato, dunque, bisogna tener conto del "luogo di nascita", un "comune della
cintura torinese bizzarramente localizzato in Serbia" (il riferimento è ad
alcuni atti del procedimento di espulsione, ndr). Per questi motivi,
secondo il giudice, l'espulsione va annullata per "palese illogicità" e l'atto è
"irrimediabilmente viziato per eccesso di potere".
I legali avevano lamentato il fatto che il rom era stato espulso "senza nemmeno
attendere l'udienza sul ricorso" segnalando come, in
un caso analogo, il giudice di pace di Modena avesse deciso per la
liberazione di due fratelli di origine bosniaca che erano trattenuti da oltre un
mese nel Centro di identificazione ed espulsione modenese.
Dopo il rientro in Italia, gli avvocati del giovane hanno informato che si
avvarranno della sentenza per richiedere la cittadinanza italiana.
(Red.)
Ha ufficialmente aperto i battenti, a Palermo, il Centro
istituzionale interculturale per migranti e rom "Oltre A Vucciria".
L'iniziativa, promossa dalle associazioni Anolf Palermo e Jus Vitae, è
finanziata con i fondi della legge 328/00 e finalizzata a rafforzare ed ampliare
i servizi in favore degli immigrati e rom nell'ottica di una integrazione
efficace.
L'obiettivo del centro è quello di costituirsi come uno spazio aperto a tutti;
sia per i gruppi di migranti, siano essi singoli, famiglie, comunità o
associazioni; sia per minori, giovani, adulti e famiglie di origine italiana,
capace di offrire percorsi di sviluppo e di crescita della persona ed occasioni
di riflessione, approfondimento e lavoro, in un'ottica di costruzione di
progetti di vita mirati ad una reale integrazione socio-lavorativa.
Il centro si trova a Palermo all'interno dei locali dell'associazione del
dopolavoro ferroviario nei pressi della Stazione ferroviaria Notarbartolo e
resterà aperto nei mesi estivi tutte le mattine dalle 8 alle 14, dal lunedì al
venerdì (con chiusura ad agosto) e da settembre in poi nei pomeriggi di lunedì,
mercoledì e venerdì dalle 16 alle 20. Tutti i servizi e le attività sono
realizzate da operatori con pluriennale esperienza specifica nel settore
dell'integrazione.
(Red.)
Janko Horváth, attivista rom, poeta e scrittore. (photo: Lukáš Houdek) Janko Horváth: I Rom sono facile bersaglio -
Brno, 3.7.2012 21:19, (ROMEA)
This interview was first published in Perspektivy ("Perspectives"), an insert to
Katolický týdeník No. 26/2012 ("Catholic Weekly"). -
Alena Scheinostová, translated by Gwendolyn Albert
L'editorialista e poeta Jan Horváth (nato nel 1959) "blogga" sul news server iDNES.cz
di: "Tutto ciò che affligge questo mondo, la bellezza e l'unicità della cultura
romanì, e la vita dei Rom comuni." Alcuni lo conoscono anche come un
attivista senza paura e politico a livello locale. Oggi Horváth vive nel
complesso residenziale di Janov, nella Boemia settentrionale. Insegna romanés e
lavora a Most per la Caritas. Quando gli si chiede di valutare i suoi anni di
sforzi per costruire una situazione migliore per la minoranza rom, dice "Sono
solo una pietra dl mosaico".
Tu sei del gruppo dei Rom Servika (Rom serbi), come molti dei Rom nella
Repubblica Ceca oggi. Qual è la storia della tua famiglia?
Mio padre, come molti dei Rom che vennero qui ad insediarsi dalle zone di
confine, arrivò in cerca di lavoro dalla Slovacchia ad Ostrava dopo la guerra.Ha
lavorato nell'edilizia, come forestale, scavando gallerie, diversi lavori
manuali. Negli anni '50 conobbe mia madre e misero su famiglia. Sono nato qui, a
Bilovec, vicino ad Ostrava, ma i nostri parenti venivano dalla Slovacchia. Mia
madre aveva antenati rom ungheresi, ma in casa si parlava il dialetto paterno -
il romanés slovacco.
Com'era la vita con i tuoi vicini non-rom quando eri bambino?
Non [era] così brutta com'è oggi. Prima le persone erano più a contatto le une
con le altre. Ad esempio, non mi ricordo che qualcuno ci prendesse a male
parole. I nostri vicini erano meravigliosi, ci si aiutava a vicenda, venivano a
prendere il caffè da noi. A scuola era un po' differente, perché al secondo
grado ero l'unico studente rom della classe, ed i miei compagni a volte mi
facevano sentire differente - sapete come sono i bambini. Però, gli insegnanti
furono sempre la mia ancora, così fui promosso durante tutti i nove anni di
scuola. La maggior parte dei miei amici rom frequentavano la scuola "speciale",
dall'altra parte della strada, e talvolta li invidiavo persino, perché avevano
un orario più flessibile e stavano tutti assieme. Potevo almeno andare a
visitarli durante la ricreazione.
I tuoi genitori ti appoggiavano negli studi?
Eravamo sei bambini ed abbiamo fatto tutti le elementari "normali". Né mio padre
né mia madre sapevano leggere o scrivere, lo impararono quando aderirono
all'Unione degli Zingari-Rom [la prima organizzazione romanì nella Repubblica
Socialista Cecoslovacca, attiva del 1969 al 1973 - nota dell'autore], ma
insistettero perché studiassimo. Papà diceva sempre che la "scuola speciale" non
era per i suoi figli. La letteratura mi era piaciuta sin da piccolo, così scelsi
di studiare all'Istituto Superiore per Studi Librari.
E' una diceria diffusa che i Rom non leggano molto.
Da bambino andavo in biblioteca e a casa mi rannicchiavo in un angolo a leggere
Erben, Němcová, diversi racconti di viaggi... Oggi abbiamo Facebook, internet,
ci si diverte così, ed i libri non sono importanti come una volta. Inoltre da
piccoli, ho anche ascoltato le storie che raccontavano gli anziani - avventure
che avevano vissuto in prima persona, fiabe, era brillante. A Bílovec c'era un
contastorie meraviglioso, e ogni volta che eravamo con lui avrebbe parlato per
ore e ore. Parlava soprattutto ai funerali. Noi piccoli non avremmo dovuto
essere lì, ed allora ci nascondevamo sotto il tavolo così che i genitori non ci
vedessero, ed ascoltavamo senza sosta. Oggi nessuno sa come più raccontare
storie simili, anche se la tradizione di organizzare una veglia funebre è ancora
in voga.
Janov, dove hai vissuto negli ultimi anni, e conosciuta soprattutto per i
disordini alla fine del 2008.
Li abbiamo vissuti sulla nostra pelle. I neonazisti ci volevano persino entrare
in casa. Allora ero a Most, dove insegnavo romanés all'Istituto Commerciale, i
miei figli erano passati a trovarmi. Non potevamo tornare a casa perché la
polizia aveva chiuso tutti gli accessi a Janov. Quando vidi, dietro le teste dei
poliziotti, l'orda montante della folla che dal centro di
Litvínov si avvicinava a Janov, divenni incredibilmente ansioso. Sai, c'è crisi,
la gente non ha soldi, cercano un nemico. qualcuno da accusare non importa di
cosa. I Rom sono un facile bersaglio, perché nessuno li difenderà. Secondo una
recente ricerca, qui siamo odiati dal 90% della gente. Un numero orribile! Ogni
giorno ci sono dozzine di pareri sgradevoli inviati al mio blog - tutti di gente
normale. Hanno i loro problemi e li riversano sugli altri.
I tuoi genitori hanno sperimentato le crociate anti-rom durante la II guerra
mondiale. Ne hanno mai discusso con te?
Mamma aveva 10 o 12 anni all'epoca, papà ne aveva due in più, e sono passati
attraverso cose terribili, hanno provato personalmente cosa sia il nazismo. A
casa non se ne è parlato molto, si viveva la propria vita, lavorando, e non
volevamo che chi viveva attorno tenesse alcun rancore nei nostri confronti. Non
sarebbe mai venuto in mente ai miei genitori, neanche nei loro incubi peggiori,
che un giorno ci saremmo trovati nuovamente di fronte ad un odio simile. Dopo la
guerra tutti avevano sperato che una cosa del genere non si sarebbe ripetuta mai
più. Abbiamo vissuto in pace sino al 1989.
Il 13 maggio i Rom hanno commemorato il settantesimo anniversario della
trasformazione del campo di lavoro di Lety na Pisek nel cosiddetto "campo
zingaro", dove centinaia di Rom cechi perirono in circostanze non ancora
chiarite. Tuttavia, la maggior parte degli attori di governo, preferisce inviare
fiori alla cerimonia commemorativa, invece di prendervi parte di persona. E'
triste confrontato alla loro partecipazione personale al settantesimo
anniversario, caduto quest'anno, dell'incendio di Lidice. Come te lo spieghi?
I politici non vogliono perdere punti col loro elettorato. Se dovessero
presentarsi a Lety, nessuno li voterebbe. Nonostante ciò, credo che se loro
volessero che i Rom si "adattassero" alla società ceca, allora dovrebbero
accettare che anche noi siamo cittadini della repubblica che loro rappresentano,
ed una volta al'anno dovrebbero venire a dare un occhio alla cerimonia
commemorativa a Lety. E' il fetore dell'allevamento di maiali quello che probabilmente
cercano di evitare. Io ci sono stato un paio di volte, e la puzza è terribile.
Di sicuro i Cechi non permetterebbero niente del genere a Lidice. Non non siamo
discendenti dei Rom cechi, ma siamo Rom, e ci sentiamo in relazione con quel
luogo. Quello che i Rom cechi e della Moravia hanno passato è nella nostra
memoria - e non vogliamo che si ripeta mai più una cosa del genere. Per questo è
importante lottare contro l'allevamento di maiali. Ho persino scritto una poesia
dedicata alle vittime di Lety. Nel contempo, è compito principale della scuola
informare che non solo gli Ebrei soffrirono per il razzismo. C'erano anche
i Rom.
Nella tua esperienza, gli insegnanti vorrebbero parlare dei Rom?
Qui alle elementari di Janov, dove molti bambini sono Rom, abbiamo un progetto
per insegnare il romanés. Gli insegnanti della scuola ci hanno risposto
immediatamente che3 non se ne parla proprio, che sarebbe inutile, che i bambini
ignorano il romanés. Quando iniziammo, nonostante le obiezioni, scoprimmo che
invece la maggior parte dei bambini conosceva e capiva il romanés. Le scuole
dovrebbero facilitare la trasmissione di informazioni sulla cultura, la storia e
la lingua romanì. E' un diritto sancito dalla Costituzione. I bambini devono
sviluppare una coscienza ed una comprensione che noi Rom siamo uguali ai Cechi.
Chi non conosce il suo passato non ha futuro.
E' per questo che scrivi in romanés?
I libri scritti in romanés non vendono granché... Non si tratta di vendere, ma
di convincere i Cechi, ed anche i Rom, che abbiamo una nostra lingua, desideri
ed aspirazioni NOSTRE e che sappiamo ciò che gli altri sanno. Parlando in
romanés, ci si apre e si esprimono tutte le proprie sensazioni e pensieri. La
nostra musica, tradizioni, "lačho lav" ["la buona parola" - nota dell'autore], "romipen"
["romanità" - nota dell'autore] - tutto questo viene ripetuto nei miei poemi e
non si dovrà mai permettere che scompaia. Guarda, in questo paese si sono
pubblicati libri e giornali in romanés per vent'anni, ma il romanés ha vissuto
senza di loro per un migliaio d'anni e non c'è dubbio che lo farà per un altro
migliaio d'anni. Non si può cancellare. E' la nostra lingua, con cui cantiamo, e
su internet un Rom inglese può usarlo per comunicare con un Rom americano, un
Rom indiano o un Rom rumeno. In che altra maniera potremmo comunicare tra noi?
Il romanés è nekhguleder pro svetos" - la lingua più dolce del mondo.
Come hai iniziato a scrivere?
Ho iniziato alla fine degli anni '80 e dopo la rivoluzione ho lavorato per il
giornale "Romano kurko". Era stato fondato dall'Iniziativa Civica Romanì (Romská občanská iniciativa),
con cui ero impegnato, ed allora in redazione c'era anche Milena Hübschmannová
[studiosa romanì che contribuì allo sviluppo della vita intellettuale romanì -
nota dell'autore]. Milena era il nostro motore. Collaborammo nel pubblicare un
giornale romanì ed io scrissi le mie poesie per l'editrice Petrov, e poi
un'altra edizione attraverso
Matice romské, diretta dal mio grande amico, purtroppo morto di recente, Vlado
Oláh. Adesso, scrivo soprattutto sul mio blog ed anche racconti sui miei
genitori - forse ne farò un libro.
Quali pensi siano le insidie principali nelle relazioni tra Rom e l'intorno
non-rom?
Secondo me, la colpa è principalmente dei media. Recentemente degli studenti
delle superiori, rispondevano ad un'intervista dicendo che odiano i Rom e non
vogliono avere niente a che fare con loro. Da dove viene tutto ciò? Non hanno
alcun contatto diretto con nessun Rom,ma ogni giorno sentiamo sui media cosa
hanno fatto oggi i Rom, e la loro nazionalità viene sempre menzionata. Quello
che fanno "i bianchi" finisce sotto al tappeto. Non si trova quasi niente sulle
nostre caratteristiche positive, sulla nostra cultura. Ogni hanno c'è il
festival Khamoro, così a fine anno ogni tanto se ne parla - mai in prima serata,
comunque, e questo è tutto.
Come pensi che si possa gestire oggi questa situazione?
Molti Rom, anche qui a Janov, risolvono emigrando. Oggi il mondo è aperto,
quindi perché rimanere qui, quando ogni giorno ci viene mostrato che non siamo
né voluti né benvenuti? Quelli con cui ho parlato mi confermano che una volta in
Occidente, nessuno li ha chiamati "neri" o qualcosa di simile. Molti restano
qui. Soprattutto perché i genitori devono occuparsi dell'istruzione dei figli.
Sono noto per essere molto critico verso il mio popolo: la colpa non è solo del
nostro intorno. Nessuno ci aiuterà, dobbiamo mostrare, noi da soli, ciò che
vogliamo. Ad esempio, ogni scuola ha una classe "anno zero" (materna) dove i
bambini vengono preparati alle elementari.
Secondo te, la chiesa opera a sufficienza in quest'area?
La chiesa fa di più in Slovacchia. Da quanto so, lì i Rom hanno sempre un posto
loro dove riunirsi. E' una cosa buona e necessaria, perché molti di noi credono
in Dio, e le chiese hanno grandi potere e risorsi per convincere che i Rom sono
uguali agli altri. Qui in Repubblica Ceca non s'è fatto molto. Ci sono poche
eccezioni: come quella di padre František Lízna, che si è persino registrato di
nazionalità romanì. Dove vivo io, al nord, la chiesa è "un gatto morto", una
vergogna. Il complesso residenziale di Janov non ha una chiesa. Con la mia
famiglia vorremmo frequentarla, ma quella di Litvínov è a cinque km. e vedi da
te le difficoltà di uscire da qui. Tuttavia. il prete di là è una brava persona,
il sacrestano è un Rom. Qui il pastore avventista Petr Svašek di Most gestisce
un centro sociale e organizza iniziative per bambini e famiglie rom.
"Kamas Tut the kamaha, aver drom nane" - "Ti amiamo e ti ameremo, questa è
la sola strada" dici a Cristo in una poesia. Qual è il tuo rapporto con Dio?
Credo fermamente in Dio. Dio ha creato i Rom anche a Sua immagine, non importa
quanto stiamo soffrendo, Gesù ci ama e lo mostra tenendoci uniti e
proteggendoci. Non abbiamo un paese nostro, ma siamo tutti più ricchi per
questo, perché viviamo in tutto il mondo, senza confini. Gli altri dovrebbero
imparare da noi, l'Europa già non ha più confini. I nostri antenati, nel loro
migrare dal Rajasthan, hanno attraversato deserti e montagne. Quale altra
nazione l'ha fatto? Tuttora viviamo a modo nostro, anche se costantemente c'è
qualcuno che fa del seo meglio per rendere la nostra vita più amara, per
spingerci dove non vogliamo essere. Siamo uccelli: vogliamo spiccare il volo.
Di Sucar Drom (del 14/07/2012 @ 09:20:22, in Italia, visitato 1475 volte)
L'appello è pubblicato su
Gay.it. La redazione di Mahalla ha aderito
Numerose sigle dell'associazionismo italiano, tutte impegnate
nell'affermazione dei diritti e della dignità delle persone e contro ogni
violenza e discriminazione, hanno condiviso un percorso di crescita, conoscenza
reciproca, condivisione di obiettivi che ha visto nell'attività svolta da
UNAR, negli ultimi tre anni, un motore importante e un punto di riferimento.
In questi tre anni, l'Ufficio nazionale contro le discriminazioni introdotto
con il recepimento di direttive europee sulla parità di trattamento e contro le
discriminazioni ha infatti scritto pagine importanti nella diffusione di prassi
antidiscriminatorie, costruzione di reti, contrasto ai fenomeni di
discriminazione e apertura di tavoli che hanno creato preziose relazioni,
sollecitando straordinarie sinergie e ottenendo riconoscimenti dal Consiglio
d'Europa, dalla Commissione europea e dalle Nazioni Unite.
Unar ha messo in campo attività finanziate in larghissima misura da fondi
europei e grava assai poco sul bilancio del nostro Paese e soprattutto dovrebbe
essere assunto a modello per la capacità di utilizzo dei fondi europei.
Esprimiamo dunque sgomento e massima preoccupazione nel constatare come
l'enorme lavoro svolto dall'ente, grazie alla direzione di Massimiliano Monnanni,
sia in pericolo a causa di un'applicazione indiscriminata della spending review
che non ne riconosce i meriti. Un'attenta valutazione politica doveva essere
esercitata prima di arrivare a conseguenze che oggi rischiano di stroncare il
futuro stesso dell'ufficio, attraverso la contemporanea perdita della direzione,
il drammatico ridimensionamento dell'organico , la dispersione di competenze,
conoscenze e esperienze assolutamente insostituibili in un momento complesso
come quello che viviamo.
Solo negli ultimi mesi l'UNAR ha avviato piani di attività fondamentali che
necessitano di impulso e coordinamento forte e di un altrettanto forte
coinvolgimento delle autonomie locali e dell'associazionismo: la Strategia
nazionale di inclusione dei ROM, Sinti e Camminanti ; il Piano nazionale di
azione contro razzismo e xenofobia; il Programma per l'applicazione della
Raccomandazione del Consiglio d'Europa su orientamento sessuale e identità di
genere; l'apertura e la programmazione di attività di Unar al contrasto della
discriminazione sulla base della disabilità.
Denunciamo pubblicamente il rischio che si spezzi qualunque continuità
d'azione nel contrasto alle discriminazioni, con gravi infrazioni di obblighi
derivanti da trattati e direttive dell'Unione e gravi e concrete sofferenze per
la vita di tante persone. Riteniamo urgentissima un'assunzione di responsabilità
delle Istituzioni e dei partiti, e invochiamo una nuova riflessione da parte del
Governo e del Presidente del Consiglio, perché si adottino tutte le soluzioni
possibili per mantenere ad UNAR, e al nostro Paese, le condizioni per una seria
strategia di contrasto alle discriminazioni tutte, in un momento in cui sulla
convivenza civile, l'equità, la dignità, si gioca tanta parte della nostra
capacità e credibilità nel rilancio dell'Italia.
PER ADESIONI SCRIVERE A:ufficiostampa@arcigay.it ACLI
AGEDO
AIZO
ARCI
Arcigay ArciLesbica
Associazione Nevo Drom
Associazione Sucar Drom
Associazione radicale “Certi diritti”
Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford Azionetrans
Comitato italiano per l'UNICEF
Coordinamento Campania Rainbow
Di'Gay Project Edge
ENAR – European Network Against Racism
Famiglie Arcobaleno
Federazione Rom e Sinti Insieme
Genitori Rainbow
Istituto per gli Studi sui Servizi Sociali-ISTISSS Les Cultures
FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap
IREOS
MIT – Movimento identità transessuale
Nuova proposta, donne e uomini omosessuali cristiani
ONG M.A.I.S.
Osservatorio sulla legalità e sui diritti Parks – Liberi e Uguali
Rete Lenford
Sicilia queer filmfes Sinti nel mondo
Telefono Azzurro
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