Di Fabrizio (del 10/07/2012 @ 09:03:58, in casa, visitato 1924 volte)
Conosco K. da tanti anni. Da piccoli i suoi figli ed i miei condividevano la
medesima passione per la pesca ed il calcio.
K. vive in un bel prefabbricato in via Idro, con un giardino
accogliente ed una marea di figli e nipoti.
Non credo rinnegherà mai il suo essere Rom, o i cavalli allevati da suo padre, o
una vita difficile che ultimamente ha trovato un po' di sicurezza in più. Però,
qualche anno fa ha deciso con i suoi fratelli che il campo dove ha abitato
sinora non faceva più per lui.
Se volete conoscere tutta la storia, mettetevi comodi, perché c'è parecchio da
raccontare:
Tutto cominciò
circa sei anni fa, quando una massa di emeriti sconosciuti, tra cui io e
lui, provarono a descrivere come avrebbe dovuto essere l'insediamento che loro
volevano, e come questo poteva interagire col resto della zona.
Credo che quel progetto non lo vide nessuno di chi avrebbe potuto aiutare gli
estensori, e anche K. dopo qualche mese
aveva già cambiato idea. Poco importa, qualcosa aveva cominciato a
frullargli in testa.
"...si discute per un mese e alla fine si concorda - vedere come avere un
ruolo e un tetto regolare all'interno del parco dove si vive da anni. Il più
entusiasta di tutti salta fuori con l'idea di acquistare una cascina in una zona
diversa da quella su cui si discute dall'inizio. Da una settimana proviamo a
spiegargli che l'idea c'entra come i cavoli a merenda, lui mantiene lo stesso
entusiasmo ed è convinto di avere già il finanziamento in tasca. O forse è lui a
voler convincere noi."
Nella sua numerosa famiglia allargata c'è chi da anni lavora a tempo
indeterminato. Grazie a questa fortuna (che non tutti hanno in via Idro),
riescono ad aprire un mutuo ed acquistare una cascina, tutta da ristrutturare.
Con l'arrivo del Piano Maroni si apre per loro la possibilità di finanziare la
ristrutturazione, con i fondi per i progetti di allontanamento dal campo.
I soldi a disposizione non sono molti, circa 8.000 euro a famiglia, ma tutti
assieme, ragionano, ce la si può fare. Intanto si comincia a pagare il mutuo...
i mesi passano e i soldi non si vedono. Ci sono le promesse, scritte, e
l'impegno che senza un tetto sulla testa (e già: ci sono i muri, ma il tetto fa
acqua) e un lavoro in zona (se no, come la paghi la casa?) nessuno si sposta.
Meglio vivere la miseria in un campo, pensano, che spersi in campagna; tanto la
casa, chi te la porta via?
Questa era la situazione circa un anno fa.
Cos'è successo da allora (intanto è passato quasi un anno)?
Ad ottobre scorso, la nuova giunta Pisapia scopre, tra i tanti debiti ereditati
dall'amministrazione precedente, che c'è anche quello con K. ed i suoi. Naturalmente,
non lo salderà tutto... solo una rata, magari abbastanza da comperare la porta di
casa. Ma, vedete, nonostante tutto a K. è andata bene, perché il mese successivo
il Consiglio di Stato giudica
incostituzionale tutto il Piano Maroni, bloccando
(ovviamente) i fondi.
Così ad ottobre insorgono Lega e PdL, accusando la giunta Pisapia di attuare quello per
cui il loro centrodestra s'era impegnato (ottenendo anche i finanziamenti da Roma). E il mese
dopo protesta il privato sociale, per paura di vedersi soffiare sotto il
naso
la vacca da mungere.
Anche K. vorrebbe protestare (a ragione), ma chi vuoi che ascolti la protesta di
uno zingaro?
"Da quando
la Giunta Pisapia si è insediata - ha concluso l’assessore - in attuazione del
Piano Rom coordinato dal Prefetto - una dozzina di famiglie che vivevano in via
Novara (circa la metà) e una decina di quelle che abitavano in via Idro hanno
lasciato i loro campi, trovando soluzioni abitative alternative. Una decina di
esse ad esempio si sono trasferite in una cascina in provincia di Pavia,
reperita sul mercato con l'aiuto del Piano Rom" (sottolineature mie, ndr.).
La decina di famiglie di via Idro, l'avrete capito, erano e sono tuttora sempre
nello stesso campo. Ma tre giorni fa, sono andato con K. e G. a vedere lo stato
di avanzamento dei lavori, alla fine dell'articolo potete vederlo anche voi. E, ovviamente, in via
Idro le famiglie che intendono rimanere, aspettano che partano i
lavori di
ristrutturazione del campo,
e continueranno ad aspettare... finché K. ed i suoi non libereranno lo spazio
dove vivono attualmente. Vi lascio immaginare quale sia il livello di convivenza
ed esasperazione attuale!
Ma il comune lo ignora (anche se continua a filosofare di sicurezza, inclusione,
politiche di convivenza), e ha le sue logiche immutabili, che resistono a destra
o a sinistra. Con dicembre, a K. arriva un'ingiunzione di sfratto da parte
del comune. Sono scaduti i termini concordati per i lavori e quindi lui e i suoi
devono trasferirsi. In uno dei pochi incontri avuti con gli assessori, faccio
presente che è il comune a non aver mantenuto i suoi impegni, e che se
K. si trasferisse con la famiglia (nel frattempo è arrivato l'inverno,
se la cosa fosse sfuggita), in un rudere ancora non ristrutturato,
l'autorità locale potrebbe dichiarare inagibile il posto, ed addirittura
sottrarre i bambini alle famiglie; insomma: la soluzione proposta sarebbe di
"occupare"... casa propria, col rischio di essere sgomberati o beccarsi una
polmonite. Mi risponde Majorino
(assessore alle politiche sociali, conosciuto come "mister simpatia") che non
spetta a me parlarne, e che se vogliono saranno le famiglie stesse a discuterne
con i servizi sociali. Quello che probabilmente sfugge all'assessore, è che in
realtà la situazione che lui e Granelli si immaginano, non è assolutamente sotto il loro
controllo. Comunque, bontà loro, lo sfratto non viene eseguito, ma rinviato di 3
mesi in 3 mesi, sino ad oggi e chissà sino a quando.
I lavori fatti in precedenza nella cascina, nel frattempo sono tutti da rifare,
a causa dello stop di novembre e delle infiltrazioni nei mesi invernali. K. ci
ha messo anche dei soldi propri (oltre il danno, la beffa) e tutta questa storia
gli sembra sempre più quella di un'infinita fabbrica del duomo.
Con la bella stagione, ecco che si ricomincia a parlare di sblocco dei fondi.
Ricominciano i progetti, annunciati dagli squilli di tromba della ripresa degli
sgomberi (non ho capito ancora il vizio di scrivere di progetti e agire per
sgomberi, ma questa è un'altra storia).
Però, se è K. ad attaccarsi al telefono, nella speranza che i lavori concordati
riprendano, gli viene risposto che i soldi non ci sono, e poi gli si chiude il
telefono in faccia.
K. è rom, come lo sono i rumeni sgomberati in questi giorni. Ma K. ed i suoi
hanno una casa, un lavoro, quel briciolo di sicurezza in più che non fanno di
loro delle "pezze da piedi" preda della polizia municipale: non è lo zingaro
povero e straniero dipinto da stampa e TV. Lui vorrebbe fare quel famoso passo
che gli permetta di vivere come tutti, in autonomia, senza dipendere da questo o
quello, fidandosi dei nostri accordi che lui ha sottoscritto con amministratori
e gestori. Ed invece il rischio è di tornare ancora più indietro di quel poco di
sicurezza che ha adesso, nel girone infernale degli SFOLLATI. Si sta convincendo
che il comune, i piani nomadi, le associazioni, facciano tutta questa confusione
per rispondere solo ai bisogni dei Rom rumeni, e ci si scorda (magari apposta)
che esistono anche altri Rom, come lui, che hanno situazioni più complesse, e
necessarie di quell'attenzione che sinora è mancata. In poche parole: guerra tra
poveri. In altre parole: che fiducia possono avere i Rom ultimi arrivati, in un
sistema che può scacciarli o assisterli, come una lotteria, ma che continuerà a
trattarli con la massima indifferenza anche se riuscissero a salire qualche
gradino nella scala sociale?
K. mi guarda, con la faccia di chi ha perso una bella somma ad una mano
sfortunata di poker, si accende una sigaretta... Una volta mi avrebbe detto: "Va
beh, facciamoci una birra..." Ma ora K. è cambiato, anzi per dirla tutta è
proprio incazzato, e sta pensando che dovrà denunciare pure qualcuno per questa
lunga storia.
SIGLA!
Sia chiaro, non diremo MAI dove abbiamo scattato le foto che seguono, col
rischio di ritrovare un paese tranquillo assediato da tutti i leghisti del
pavese. Anzi, se pensate che qualche foto possa dare degli indizi,
segnalatelo
che la toglieremo.
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Vista generale del tetto Particolari frontali K. dice di aver speso 10 mila euro per le assi del tetto, il risultato è qui
sotto Stanza allagata e altri 5 mila euro buttati via particolare della parete e del soffitto pavimento da rifare muffa sul muro imbiancato da poco Lavori in corso Da dentro Pavimento Ingresso dal retro (su quel tubo maledetto ho sbattuto la testa due
volte) Vista d'insieme Particolari Di fuori la stalla, le assi sono sparite ed è crollata
Le foto qui presentate, ed altre, sono scaricabili (file .zip - 111 MB)
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