Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.
Cingeneyiz.org -
Asilo mobile per bambini zingari 17/01/2012
L'asilo mobile creato per informare i bambini zingari sulle attività
prescolari si muove per le strade del quartiere Ceyhan della città di Adana. Le
autorità dicono che questo è il primo passo. L'intenzione nelle prossime fasi è
di adoperare l'asilo mobile per registrare i bambini zingari alla scuola
materna, per creare interesse verso la prescuola.
L'asilo mobile per cui il quartiere Şahin Özbilen è stato scelto come
area pilota, data l'alta percentuale di popolazione zingara, intende creare un
collegamento tra bambini e scuola. L'asilo mobile opererà ogni settimana in una
strada differente.
Si dice che il primo motivo dei problemi educazionali dei bambini zingari è
che le loro famiglie non li mandano a scuola. Però questa non è l'unica ragione.
Comportamenti discriminatori e pregiudiziali da parte dei compagni di classe,
dei genitori e degli stessi insegnanti, potrebbero causare improvvisi abbandoni
scolastici da parte dei bambini zingari. Gli studiosi della questione,
sottolineano la necessità di superare i pregiudizi contro gli zingari, molto
comuni specialmente tra gli insegnanti, se si vuole aumentare il tasso di
accessibilità dei bambini all'istruzione. Dev'essere garantito che non ci sia
alcun tipo di comportamento discriminatorio a scuola, se davvero si vuole che
progetti come quello della scuola mobile abbiano davvero successo.
Di Fabrizio (del 21/01/2012 @ 09:44:17, in Italia, visitato 1491 volte)
Riceviamo e pubblichiamo l'appello di Luigino Beltrami, che segue da vicino le
vicende di alcune famiglie sinte di Brescia
A meno di un anno di distanza il Comune di Brescia, guidato dal vicesindaco
Rolfi, è tornato a mordere la fascia più debole della società bresciana.
Prima parte
Facciamo un passo indietro nel tempo: il 14 febbraio 2011, alle ore 19:30,
agenti del Comune staccarono la corrente del campo sinti di via Orzinuovi, quale
punizione collettiva perché le tre famiglie Terrenghi ivi residenti non avevano
rispettato l'ultimatum del Vicesindaco di mettersi ai margini della struttura
(vedi newsletter n°10 del 13 aprile 2011 – Storia recente dei sinti di Brescia
). L'ordine fu disatteso perché incomprensibile secondo ogni logica, ma anche e
soprattutto perché vi erano due bambini molto ammalati, bisognosi di cure da
effettuarsi con l'utilizzo di strumenti elettrici, cosa impossibile ai margini
del campo dove mancava la corrente.
Non appena il campo fu messo al buio, i due bambini si aggravarono a tal punto
che fu necessario il ricovero in ospedale. Poco dopo uno dei due piccoli è
morto.
La disperazione, la rabbia il senso pieno delle ingiustizie subite scatenarono
la protesta autolesionista dei sinti che incendiarono alcune delle proprie
roulotte sul ciglio della via Orzinuovi.
In seguito alle proteste e all'indignazione generale della cittadinanza, non
solo locale, la corrente venne ripristinata e i Terrenghi furono trasferiti
nelle baracche di via Borgosatollo, dove abitavano i rom kosovari che li
accolsero fraternamente. Tutto sembrava risolto per il meglio; per tutti salvo
che per il piccolo ammalato, morto alcuni giorni dopo il blackout. In merito a
questa vicenda la Procura ha in seguito aperto un fascicolo.
Seconda parte
Gennaio 2012. A quasi undici mesi dal loro trasferimento nel campo di via
Borgosatollo, le famiglie Terrenghi si sono ben inserite fra i rom kosovari,
tutto sembra scorrere senza problemi, fatte eccezioni le frequenti visite delle
Forze dell'ordine.
Ma alla vigilia dell'Epifania, gli agenti della giunta Paroli – Rolfi consegnano
a Manuelito Terrenghi la comunicazione di inizio di procedimento di
allontanamento dal campo per i fatti del febbraio 2011 (cioè per l'incendio di
protesta autolesionista delle proprie roulotte).
Per i sinti è un brutto ritorno a un passato che si pensava non ripetibile,
l'inizio di un nuovo incubo.
La decisone comunale coinvolge nuclei familiari numerosi e molti minori, tra cui
i sei figli di Manuelito e i quattro del fratello Joselito (di cui il più
piccolo, di soli tre anni, è affetto da stenosi all'aorta).
Vivian Clara, madre di Manuelito e Joselito, accudisce una nipote di 22 anni
sordomuta.
Anche altre famiglie abitanti nel campo di via Orzinuovi hanno ricevuto lo
stesso avviso di avvio delle procedure di espulsione.
Non è difficile immaginare quali saranno le conseguenze di queste espulsioni.
Per questo è importante che tutta la cittadinanza protesti contro questa azione
crudele e razzista della giunta Paroli – Rolfi.
L'invito è di telefonare, mandare fax ed e-mail ai principali responsabili di
questi fatti per manifestare il proprio sdegno e la propria volontà di agire per
opporsi a queste continue barbarie.
"Lo sa che lei non può stare qua?" Così si rivolse giovedì scorso un perfetto
sconosciuto allo scrivente appena uscito dal supermercato una volta completata
in famiglia la spesa in previsione delle festività venture. Alla domanda di
comprendere il motivo di tale indignazione e virile protesta, il gruppo si sentì
rispondere: "no, perché questi di colore vengono qui e chiedono l'elemosina.
Non possono; o vanno a lavorare o se ne stanno a casa loro…" Si da il caso che
chi vi scrive, unica persona nera tra i presenti, stava semplicemente porgendo
alla sua legittima proprietaria il gettone recuperato dopo aver rimesso al suo
posto il carrello di cui si era servita la famiglia per le compere. Tolto il
fatto che i Neri raramente gradiscono di essere definiti "di colore", ammesso
anche che il gesto poteva essere mal interpretato, rimane il dubbio su come mai
un semplice passante si sente il diritto di fare le inopportune rimostranze
appena descritte. Dal destinatario dell'aggressione verbale scandalizzato dal
fatto di subire ancora certe oscenità dopo un ventennio di soggiorno in una
L'aquila "Città di Pace" come la si suole definire non ancora rimessasi dal
terremoto che la dilaniò nel 2009 e dove lo riconoscono persino i sassi arrivò
una risposta altrettanto coriacea: "innanzitutto si qualifichi poi si renda
conto che ha sbagliato, si vergogni, chieda scusa e sparisca!". È esattamente
ciò che fece il signore (se così lo si può definire) ma non prima che la madre
gli avesse dato il colpo di grazia, la risposta con più stile che onestamente da
sola bastava: "è mio figlio ma vedo che a lei Firenze non ha insegnato
niente..!"
Firenze… La città è scesa in piazza sabato e intorno a i suoi rappresentanti
istituzionali più eccellenti si è sciolta lunghe le sue vie in una
manifestazione che ha avuto eco anche in città come Milano e Napoli. Una
spontanea e dovuta marcia a mo di risposta cittadina, civile nonché repubblicana
all'odio razziale che mercoledì scorso ha colpito nella città degli Uffizi,
recando un colpo non indifferente all'immagine del bel paese. Gianluca Casseri
benestante cinquantenne italiano, militante di gruppi di estrema destra,
mentalmente sano e con una cultura di tutto riguardo come lo dimostrano i da lui
scritti libri e riviste d'area (è noto che aveva scritto anche per il sito di
Casapound, che però ha dichiarato aver già rimosso i suoi articoli) si è sentito
legittimato nella sua unilaterale decisione di contribuire nel senso etnico alla
"pulizia" del suo paese uccidendo dei Senegalesi. In due sparatorie diverse
orchestrate in due punti distinti della città, ha effettivamente centrato 5
uomini due dei quali sono morti lasciando gli altri tre in uno stato critico.
Successivamente l'improvvisatosi giustiziere si è tolto la vita quasi ammettendo
che in realtà l'immondizia era lui. Il suo suicidio è senz'altro l'ammissione
d'una sconfitta. Ha perso perché non venga in mente a nessuno di paragonare la
sua autodistruzione ad un sacrificio nel disperato tentativo di salvare
l'integrità (etnica) del suo paese quasi fosse un Jan Palach dei giorni Nostri.
Il martire Palach si immolò per una causa più nobile prendendo a modello i
monaci Buddhisti quando il quel 16 gennaio 1969 si recò in piazza San Venceslao
a Praga e si diede fuoco dopo esseri cosparso di benzina per esprimere la sua
protesta nei confronti dell'Invasione sovietica del suo paese, l'allora
Cecoslovacchia. Dopo il crollo del Comunismo 20 anni dopo la sua figura
ricevette gli onori a lui dovuti dal presidente Václav Havel sostenitore della
non violenza, leader della rivoluzione di velluto chiamato a guidare il percorso
post-comunista del paese e morto guarda caso proprio ieri 18 Dicembre 2011.
Quelli sono eroi non Gianluca Casseri che è esattamente il contrario: un
antieroe cioè nemmeno lo stinco d'un modello attendibile per quelli che (e ce ne
sono) lo stimano o lo stimavano.
Orbene, il gesto abominevole del Casseri non può non farci soffermare su un
fatto cruciale che spesso e volentieri in Italia non affrontiamo con l'impegno
che ci vorrebbe. Da molti anni (troppi per chi rispetta il senso civico) gli
stranieri in Italia sono messi all'indice a volte per colpe che appartengono
agli individui, non ad un gruppo etnico o ad una categoria di persone diverse
per luogo di nascita o colore della pelle, senza che i più li difendessero ma
spesso chi apostrofa gli stranieri come lo fece quel signore all'uscita de
supermercato a l'Aquila lo fa con la certezza che la sua libertà glielo consente
e semmai ciò fosse un reato può tranquillamente perseverare con il beneficio
dell'indifferenza o dell'impunità che non vi vedono nulla di necessariamente
riprovevole. Proprio in proposito su Facebook in una discussione sul razzismo in
Italia ebbi a menzionare una intervista rilasciata nel 2001 al giornalista
europarlamentare Paolo Guzzanti in cui ci accordammo su una realtà dolorosa: "In
Italia manca l‘Educazione all'Accoglienza'". Con questo il signor Guzzanti
intendeva che si insegna solo timidamente alla popolazione e soprattutto ai
bambini a non essere razzisti. Che cioè quando diciamo ai bambini cose come: "il
razzismo è sbagliato, i Neri sono anche loro delle persone come noi…" c'è quel
"anche" di mezzo che gli comunica esattamente il contrario di quello che
vogliamo far passare e quindi i bambini che solitamente nascono intelligenti
ritengono di essere fortunati rispetto allo straniero al quale rimane pur sempre
la possibilità di essere graziato dai "normali" e quindi accettato. Puro atto di
bontà di cui congratularsi piuttosto che rispettare l'umanità che c'è in ognuno
di noi aggiungendo ad esempio che non si può offendere un essere umano per le
sue origini, il suo aspetto o la comunità alla quale appartiene cosi come
nessuno ha il diritto di farsi giustizia da solo e di portar via una vita umana
tanto la società attraverso delle convenzioni che chiamiamo "la Legge" ha già
previsto su quali binari deve viaggiare la Giustizia.
In Italia dicevamo il male riconducibile all'odio razziale ci accompagna da
tanto tempo senza che ce ne preoccupiamo veramente a sufficienza prova che
responsabile è il mal funzionamento del paese. La banda della Uno bianca dalla
quale spicca la figura dei fratelli Savi viene ricordata per diversi crimini
contro la società tra cui l'uccisione imperdonabile di due carabinieri il 4
gennaio 1991. Ma difficilmente si ricorda che il 23 dicembre 1990 cioè 12 giorni
prima avevano aperto il fuoco contro le roulotte d'un campo Nomadi uccidendo 2
persone e ferendone diverse per poi ripetersi Il 18 agosto 1991 uccidendo in un
agguato a San Mauro Mare Ndiaj Malik e Babou Chejkh, due operai senegalesi,
lasciandone ferito un terzo, un tale Madiaw Diaw. Crimini con connotati razziali
per ammissione degli stessi autori. Allora l'allarme razzismo non viene suonata
ma avevamo già preso una brutta piega. Oggi, l'Europa si scopre violenta quanto
l'America da cui stranamente ha sempre voluto prendere esempio e dove le armi
girano come giocattoli. Si uccide in Belgio sparando pubblicamente all'impazzata
come si spara nell'Università di Virginia Tech o a Hollywood (cinema a parte)
uccidendo senza criterio. Certo è che non tutti gli atti di razzismo conducono
all'omicidio e non tutti gli omicidi riposano su un movente razziale ma ci
vogliamo una volta tanto occupare di razzismo e soprattutto della sua faccia
insospettata in questo caso. Più vicino a noi il 7 dicembre scorso una sedicenne
studentessa di buona famiglia del quartiere delle Vallette denunciò di essere
stata stuprata da due nomadi rumeni di etnia rom. Lo fece usando queste parole:
"Parlavano rumeno, le ho riconosciute quelle bestie da come puzzavano".
Dichiarazione supportata dalla seguente "testimonianza" del fratello
maggiorenne: "Erano zingari, le ho inseguite per un tratto di strada, poi le ho
perse quelle canaglie che mi avevano stuprato la sorellina". Unico particolare i
giovani che sicuramente si sono sentiti di poter dire sugli stranieri ciò che
volevano mentivano. E come per confermare che avevano ragione a sentirsi
protetti finché si scagliavano contro gli stranieri dalla menzogna è scaturita
la automatica reazione degli immancabili giustizieri etnici: un centinaio di
giovani provenienti per la maggioranza dalle stesse famiglie originarie del sud
per cui venne costruito il quartiere Vallette negli anni sessanta, armati di
spranghe, bastoni e bombe carta, hanno assalito il campo abusivo abitato da Rom
a Torino. Dopo aver fatto allontanare i nomadi dal campo i manifestanti hanno
cominciato a danneggiare strutture, camper e auto e hanno appiccato il fuoco. I
soliti esponenti leghisti si sono lanciati contro "i soliti rumeni". Lo hanno
fatto per vendicare una ragazza stuprata da due "zingari". La ragazza, però, ha
mentito: nessuno zingaro l'ha violentata. Il sito "Agora Vox" non nasconde che
potrebbe trattarsi di gente: "…con la tessera della Cgil in tasca, probabilmente
gente che alle ultime elezioni comunali ha votato a sinistra ed ha scelto come
Sindaco Piero Fassino, hanno avuto il tempo di organizzare la loro vendetta, che
però hanno derubricato come ‘opera di giustizia‘, organizzandosi ed andando in
corteo a bruciare l'accampamento rom"
Nell'edizione online de Il Fatto Quotidiano del 13 Dicembre Pino Petruzzelli
scive: "Mi viene da pensare a quante campagne elettorali si sono vinte agitando
al primo punto del proprio programma elettorale la "risoluzione del problema
zingari". È risaputo che affrontare problemi quali la scuola o la salute o il
lavoro per vincere le elezioni, non è conveniente. E allora, quando siamo a
corto di idee, va bene agitare lo spettro degli zingari. In questo modo ognuno
può sentirsi parte attiva perché tutti abbiamo a portata di mano la soluzione
giusta al "problema zingari". Infatti prima di precisare che Thomas Hammarberg,
commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, accusa l'Italia di
violare i diritti umani, ci ricorda quel manifesto di Forza Nuova forse sfuggito
ad alcuni in cui si riporta l'immagine di una donna distesa a terra con le gambe
allargate e una macchia di sangue sui vestiti laceri. Sul manifesto si legge:
"Se capitasse a tua madre, tua moglie o tua figlia? Stupratori, immigrati è
giunta la vostra ora…. Chiudete i campi nomadi ed espellete i rom subito."
Decisamente se all'epoca del delitto di Novi erano gli Albanesi i primi a cui si
pensava in caso di violenza, oggi, invece, sono gli "zingari". Si continua a non
sapere chi ha ucciso Yara Gambirasio ma per un breve periodo all'inizio si è
dato la caccia al Marocchino. In generale è lo Straniero la causa di tutti mali
nel momento in cui ci dovremmo tutti adoperare a trovare i rimedi alla crisi che
sta per travolgere l'Italia. Scriviamo questo mentre in televisione Studio
Aperto riporta una notizia fresca di due ore fa: "Una storia incredibile che
viene da Verona. Un ragazzino cingalese di 13 anni è stato picchiato e preso a
sprangate, e gli è stata versata una bottiglia di birra addosso, perché non ha
abbassato lo sguardo davanti al branco e ha la pelle scura". Maltrattato perché
straniero dunque in quel di Verona dove il sindaco Flavio Tosi è condannato in
via definitiva a due mesi di carcere per propaganda di idee razziste.
Lungi da noi tuttavia l'idea di far passare un Paese intero per razzista ma si
fustiga l'impunità del sistema nonché la sua incuria educativa che sdogana
implicitamente i comportamenti riprovevoli e spesso non inquieta chi nelle
posizioni chiave non dà l'esempio lasciando a chi viene governato la scelta di
comportarsi da volpe libera in un pollaio allegro. No, non ci spingeremo fino ai
livelli di Oprah Winfrey icona nera della televisione statunitense e regina
indiscussa dei Talk show che quando incontrò la palestinese Rula Jebrael ex
volto del TG7 bersaglio di tutti anche del suo datore di lavoro, recentemente
trasferitasi negli USA dove lavora ora, le chiese "Come hai fatto a reggere 13
anni in un paese razzista come l'Italia?". No, qui non si tratta di una
generalizzazione o forse si ma solo nello scopo di svegliare le coscienze perché
cechi sono quelli che rinunciano a vedere. I leader che fanno degli scivoloni
metodici un ingrediente del loro programma politico rischiano di portare alla
deriva tutta la Nazione che gli ha affidato le redini del Potere e i Popoli che
si fanno rappresentare da leader che degenerano sono colpevoli quanto i leader
stessi. Stranieri, Italiani, odio, Neri, Cinesi, Indiani, Zingari, Rom… E se i
vari Rumeni di Torino non si sono risparmiati nelle critiche ai giustizieri
spingendo la rabbia al punto di dichiarare: "Voi italiani ci trattate come
trattaste gli ebrei durante la seconda guerra mondiale" è che forse come scrive
sempre Agora Vox hanno ragione di protestare contro: "una spedizione punitiva
che accomuna l'Italia d'oggi alla Germania nazista… l'Italia mai ha fatto
seriamente i conti con la Shoah, di cui fu purtroppo complice della Germania
nazista, e quindi gli italiani non hanno avuto occasione di coltivare nel
proprio animo i necessari anti-corpi come sono stati costretti a fare i
Tedeschi." Conosco la Germania, un paese che ha imparato molto dal suo passato e
dove le Istituzioni si discostano nettamente da ogni possibile deriva con una
educazione progressista, delle sanzioni chiare ed una politica di integrazione a
dir poco vincente. Dopo 20 anni in Italia mi chiedo ancora se vogliamo
percorrere questa strada. Lo domando ai politici …
Rimango convinto che la "non educazione" al rispetto dell'Altro ed il constante
promuovere sguardi introspettivi come Valori siano il miglior modo di spianare
la strada al razzismo e dunque si qualificano come comportamento razzista. Dopo
aver visto i quattro angoli del pianeta continuo a chiedermi perché soprattutto
in Italia c'è lo sforzo costante davanti ad un problema cruciale come quello che
stiamo trattando di eludere la questione stendendo la colpa al resto del Mondo
come per scagionarci con una scusa del tipo "anche in Francia Sarkozy se l'è
presa con gli zingari e come vedete lo fanno tutti… Quindi male comune mezzo
gaudio"? Non è onesto nei confronti dei figli che abbiamo da educare. In Italia
dovremmo definitivamente smettere di prestare ai malintenzionati la scusa
dell'ignoranza. No, in un Mondo dove nell'era di Internet, Facebook, Google, gli
Smartphone, L'I-pad e Skype i suoni, le immagini, le idee e le conoscenze
viaggiano di gran lunga più velocemente delle persone non gliela possiamo
passare! Casseri non era un ignorante ma un delinquente! Deve cessare quel
lassismo complice dei malintenzionati che ci trovano l'appiglio giusto a cui
ancorare le ridicoli giustificazioni a proposito d'un fatto umanistico che in
realtà li riporta indietro... L'alibi dell'ignoranza è l'eco perpetuo della
compiacenza in cui si cullano i pigri o gli svogliati per non risolvere i
problemi che minano la società. Nessuno può veramente sapere cosa hai nel cuore
e quindi per mettere d'accordo tutti non si dicono cose con connotati razziali
per stigmatizzare una comunità o offendere il rappresentante d'un gruppo etnico
punto e basta! Non si dice e siamo tutti d'accordo, tutti più tranquilli
altrimenti bisognerebbe inventare l'infrarosso per distinguere chi scherza da
chi offende. Chi ignora da chi vuole colpire... Ecco perché quel 19 Ottobre 2001
quando mi chiese se non stavo scambiando razzismo con l'ignoranza risposi a
Paolo Guzzanti: "Comunque non fa piacere" attirando la sua attenzione sul fatto
che in Italia spesso lo straniero sopporta e minimizza tanto sa che in un paese
dove i politici non fanno la loro parte è battaglia persa. Gli immigrati lo
coltivano con il passare delle generazioni: "in questo paese sai meglio tenersi
dentro alcune cose. Alcune verità danno fastidio e rischi di farti nemici. Se
vuoi andare avanti e trovare lavoro fa sempre il loro gioco e non avrai
problemi…" A dire il vero funziona e questo parlando di valori umani è molto
grave… Poveri figli nostri!
Viene a volte facile pensare che in determinati altri paesi c'è più razzismo ma
lasciamo agli altri i propri guai e pensiamo all'Italia. Poi comunque in quei
paesi dove periferie scoppiano rispetto all'Italia c'è una differenza di fondo:
l'Immigrato esiste; è una Entità; la legge lo sa e le decisioni politiche ne
tengono conto. Ragion per cui dai partiti impopolari o populisti che
ripropongono un passato a cui l'Europa progressista ha già fatto i funerali si
prendono le distanze pubblicamente e gli si induce a moderarsi dandogli una
battaglia senza tregua. Non è sicuro che all'estero un Calderoli può mettersi in
televisione e offendere i Neri per poi vedersi descritto il giorno dopo su tutti
i giornali (cosa già indecorosa per un paese) come uno a cui piace scherzare. In
quale altro paese immaginiamo Berlusconi ironizzare sul colore della pelle di
Obama definendolo "quello abbronzato"? E allora certo che il coro da stadio
contro un giocatore Nero è giustificato fosse esso Italiano come Ballotelli o
Ivoriano come Marc André Zoro che nel 2005 interruppe la partita Messina/Inter
indicandoci la strada maestra per cacciare i nostri scheletri dall'armadio:
educazione e tolleranza zero! L'Italia che un giorno sì e l'altro pure si
compiace di essere generosa e accogliente gioca troppo spesso con una altra
Italia che conosce ma protegge: l'Italia dove L'europarlamentare ungherese
Viktória Mohács riferendosi ai campi profughi e Rom, dopo un viaggio rivela di
aver assistito a violazioni dei diritti umani così gravi da non ricordare di
averle mai viste ne prima ne altrove. Raramente si dibatte sulle platee
televisive e negli ambienti politici dei lati oscuri della quotidiana
frustrazione dello straniero di fronte al razzismo che non si vuole dichiarare
tale (o non si deve). Beh forse lo si fa perché gli Italiani si sa sono
permalosi. Ciò non toglie niente al fatto che lo Stato che non lotta contro
l'Ignoranza opta per la non crescita e fa la scelta pericolosa di spianare la
strada al razzismo. A Bruxelles i politici Italiani sono noti per essere inclini
a far accendere le discussioni le più clamorose perché non si regolano con gli
scivoloni linguistici tinteggiati di razzismo. Come è possibile che uno vada in
televisione a vantarsi del fatto che nel suo ufficio troneggia orgogliosamente
il busto di Mussolini senza rischiare critiche? Come mai puoi scendere alla
stazione di Roma Termini la Capitale del Paese di Rita Levi Montalcini e
comprare a quattro soldi a bordo strada di tutto e di più alla gloria di
Mussolini e del ventennio fascista? Roba da far rabbrividire il comune dei
Tedeschi che da Hitler hanno preso le distanze. Perché a Roma si e a Berlino no?
Amnesty International ha rischiato questa risposta: Rinuncia politica di
risolvere un problema che si pensa scandalizzi solo gli stranieri. Rendiamoci
conto che la Germania che ha saldato i conti con il passato è stato il primo
paese in Europa a mettere a disposizione un "Numero Verde" per la lotta al
razzismo e il numero tutt'ora funziona. In quello italiano ti chiedono se ti sei
assicurato che chi ti ha insultato non stesse scherzando. Che figura facciamo?
Allora ben venga la marcia di Firenze contro il razzismo. Ben vengano le
manifestazioni a Milano e Napoli a sostegno della comunità senegalese e nel nome
della civiltà ma soprattutto come disse Il segretario del PD Bersani "bisogna
punire il terrorismo razzista e la politica che è politica non può non ripartire
da questo" parole che fanno eco alle dichiarazioni di Piero Fassino sindaco di
Torino che così reagì alla menzogna che ha scatenato l'odio contro i Rom: «È
assolutamente inaccettabile che si dia luogo a manifestazioni di linciaggio nei
confronti di persone estranee ai fatti per la sola ragione che sono cittadini
stranieri. Torino è una città civile che ha saputo sempre rispettare ogni
persona quale che sia il luogo in cui è nata, la lingua che parla, la religione
che pratica. È dovere della nostra comunità respingere chi vorrebbe precipitare
la vita della nostra città nell'intolleranza, nell'odio e nella violenza». E per
dirla con Andrea Mollica che pubblica su internet per conto del Giornalettismo:
"la lotta al razzismo non può non essere messa al primo posto di un'agenda
politica, sociale e culturale che da troppo tempo viene messa in disparte per
paura della reazione popolare, che sembra quasi venire giustificata…" E se cosi
è, sarà "purtroppo sempre troppo tardi per chiedere scusa agli stranieri, la
valvola di sfogo preferita per i nostri fallimenti." Gli stranieri dal canto
loro non hanno aspettato per suggerire come dare senso e valore alla loro
presenza in Italia. Lavorano e si integrano. È il caso di uno di quei Senegalesi
uccisi che voglio immaginare lungo le vie del Paradiso mentre parafrasa un
canzone che ha contribuito a far amare l'Italia nel Mondo: "Lasciatemi cantare
con la cartella in mano… Io sono un Italiano, un Italiano NERO!"
Nell'articolo non un solo fatto ma una tesi finalizzata ad alimentare l'odio
razziale: i rom sono omertosi e delinquono proteggendosi tra loro.
Un articolo tanto più odioso quando a Torino sono la magistratura e le forze
dell'ordine che si rendono conto che la possibilità di chiamare alla propria
responsabilità gli italici autori del pogrom della Cascina Cantinassa è impedita
da:
Un muro di omertà sul rogo delle Vallette - stampa.it
(vedi anche
QUI ndr.)
Ma occorre entrare nel merito dell'articolo di Andrea Cuomo per rendersi conto
di come, per il giornale, vada versato veleno sulla base di niente se c'è una
campagna di disinformazione da mandare avanti.
L'articolo ovviamente parte dalla giusta ondata di sdegno derivante dalla
barbara uccisione del vigile Savarino con l'evidente proposito di alimentare
l'odio razziale, ma invece di raccontare i fatti di milano rinvanga l'episodio
simile dell'omicidio stradale di Quarto Oggiaro di qualche mese fa.
Al giornalista non passa proprio per la testa di ricordare che nel doloroso caso
di Milano gli omicidi sono stati assicurati alla giustizia in tempi rapidissimi
proprio grazie alla collaborazione del uomo investito per primo, rom calabrese,
e degli altri della comunità di giostrai che erano presenti.
LA TESTIMONIANZA - Gli investigatori sono arrivati ai sospettati anche grazie
alla testimonianza dell'anziano giostraio colpito di striscio dall'auto poco
prima della tragedia di giovedì. Agli agenti della polizia locale avrebbe
fornito il numero di un cellulare di uno dei due. Hanno messo sotto controllo le
celle telefoniche e hanno intercettato alcuni messaggi importanti per
l'indagine.
Ma prima di approdare ad Aosta, nel garage dove era nascosta la Clio modello
Ventesimo Anniversario, gli agenti della polizia municipale hanno seguito tante
piste fasulle. Almeno quaranta controlli a vuoto: segnalazioni anonime ma
«potenzialmente attendibili». E «informazioni confidenziali». Blitz in campi
nomadi, carrozzerie, sfasciacarrozze, discariche. Dopo l’incidente sono arrivate
4 lettere misteriose. Una firmata da «Anonimo 66», spedita da fuori Torino. Una
signora di Grugliasco, convinta di aver trovato il pirata, «denuncia» il suo
vicino di casa: «Ha un ritmo di vita anormale, dorme di giorno e vive di notte.
Ha un amico con una Clio nera». Tutti vicoli ciechi.
Ma la vera chicca dell'articolo è ritirare in ballo l'episodio della Caffarella
ed i nomi di
Alexandru Isztoika Loyos e
Karol Racz.
Al giornalista mica viene in mente di controllare l'esito del giudizio o gli
archivi del suo giornale. Gli basta RI-SBATTERE il MOSTRO in prima pagina.
Allora ricordiamo al giornalista che i due poveri diavoli da lui tirati in ballo
erano INNOCENTI e sono stati assolti per l'episodio.
Ed anche ai fini delle tesi razziste del giornalista l'episodio non va bene, il
povero Karol Racz fu ritrovato dalla polizia quando tutti lo indicavano come il
"mostro faccia da pugile" proprio in base
alla civica segnalazione della
comunità rom di Livorno che gli dava ospitalità.
All'ombra dell'ultimo sole
s'era assopito un pescatore
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso.
Venne alla spiaggia un assassino
due occhi grandi da bambino
due occhi enormi di paura
eran gli specchi di un'avventura.
E chiese al vecchio dammi il pane
ho poco tempo e troppa fame
e chiese al vecchio dammi il vino
ho sete e sono un assassino.
Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno
non si guardò neppure intorno
ma versò il vino e spezzò il pane
per chi diceva ho sete e ho fame.
E fu il calore di un momento
poi via di nuovo verso il vento
poi via di nuovo verso il sole
dietro alle spalle un pescatore.
Dietro alle spalle un pescatore
e la memoria è già dolore
ed è il rimpianto di un aprile
giocato all'ombra di un cortile.
Vennero in sella due gendarmi
vennero in sella con le armi
chiesero al vecchio se lì vicino
fosse passato un assassino.
Ma all'ombra dell'ultimo sole
s'era assopito il pescatore
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso.
Una delle persone recentemente identificate come vittime del capovolgimento
della nave Concordia, è il trentottenne violinista Sandor Feher. Il
ministero degli esteri ungheresi ne ha confermato la nazionalità.
Sandor Feher, la prima vittima dell'incidente identificata ufficialmente,
lavorava sulla nave come violinista. L'Associated Press riferisce che sua madre
l'ha identificato in Italia.
Si dice che il violinista abbia aiutato a fornire di giubbotti di salvataggio
i bambini che piangevano durante l'evacuazione. Sia poi tornato in cabina per
recuperare il suo violino. Il pianista Joszef Balog avrebbe confermato che
indossava anche lui un giubbotto di salvataggio mentre decideva di tornare in
cerca del suo strumento.
Feher proveniva da una famiglia di musicisti. Anche suo padre e suo nonno
erano violinisti. Iniziò a suonare a sei anni e si laureò nel 1998 all'Accademia
Musicale Franz Liszt di Budapest. Ha trasmesso l'arte del violino ai suoi
allievi, insegnando a bambini tra i 6 e i 20 anni col metodo "ABC" sviluppato
dal suo maestro, László Dénes, e da altri musicisti. Il sistema è molto
conosciuto in Germania ed Ungheria, e Sandor lo descriveva come un metodo che
comprende canzoni folk da tutto il mondo. Il violinista stava progettando di
insegnare violino all'estero e "usare questo metodo per formare una nuova
generazione di violinisti".
iDNES.cz, violinist.com, ih, translated by Gwendolyn Albert
Dal 2004 la onlus di Medicina Solidale e delle Migrazioni cura a Tor Bella
Monaca gli strati più sofferenti della società. I partiti di centrosinistra in
un sit in sotto il policlinico di Tor Vergata chiedono che il servizio venga
spostatodalle strade del quartiere all'interno del Policlinico di Tor Vergata.
Questioni di igiene, dicono. A loro Lucia Ercoli responsabile del sevizio
risponde. "Provo una grande pietà" DI M. CARTA
"Noi siamo un ospedale del popolo. Per chi ci contesta provo solo pietà". Con
poche semplici parole, Lucia Ercoli, responsabile della Onlus di Medicina
Solidale e delle migrazioni, commenta il sit in promosso dall'Api, dal Pd e
dall'Idv per chiedere lo spostamento del servizio dai locali dell'ex Centro
anziani 'Ai pini' in via Amico Aspertini (Tor Bella Monaca) al Policlinico di
Tor Vergata. Secondo il consigliere municipale dell'Api, Valter Mastrangeli "non
è ammissibile che, in un appartamento abbandonato di circa 100 mq, senza
sicurezza e senza controlli, si vadano a curare malattie particolari: infettive,
Hiv, tossicodipendenza e, nello stesso tempo, vi sia una zona per l'ostetricia,
pediatria e ginecologia''.
Nata nel 2004 all'interno della parrocchia di Santa Maria del Redentore, a Tor
Bella Monaca, la Onlus di Medicina Solidale e delle Migrazioni, patrocinata dal
Policlinico di Tor Vergata, è un servizio sanitario rivolto alle fasce più
bisognose della città: stranieri, senzatetto, famiglie sull'orlo dell'indigenza,
soprattutto donne e bambini. "Abbiamo circa 80 pazienti al giorno – precisa la
Ercoli, che assieme a un' equipe di medici e psicologi volontari si prende cura
dei malati– di cui un buon 30% sono italiani. Ogni anno curiamo circa 15000
persone". Da quando nel settembre del 2009 il sindaco Alemanno assegnò i locali
comunali dell'ex Centro anziani 'Ai Pini', al servizio di Medicina Solidale,
tante sono state le proteste per il quartiere. Il municipio in più di una
occasione ha espresso parere contrario a questa decisione del sindaco, così come
i partiti di opposizione. Uno schieramento trasversale che parte dal Pd passando
per Idv, Api e Lista Civica fino ad arrivare anche a Forza Nuova, che in maniera
autonoma, in passato, ha contestato la struttura.
"Nessuno di questi signori però è mai venuto a vedere cosa realmente facciamo"
dice la Ercoli citando un manifesto a firma Pd in cui si chiedeva la chiusura
"del centro dei clandestini". "Queste persone devono fare pace col cervello e
chiedersi di cosa abbia veramente abbia bisogno la gente e non montarla
sull'onda della paura verso gli stranieri" incalza la Ercoli. "A chi parla di
luogo inadatto – prosegue la Ercoli - ribadisco che qui vengono rispettati tutti
i protocolli. Questo è un servizio ad accesso diretto, totalmente gratuito,
previsto anche dai piani sanitari: esistono i centri di cura primari, o case
della salute, basate sull'integrazione fra sociale e sanità. Qui viene gente che
in molti casi ha difficoltà a rivolgersi alle strutture convenzionali, che già
ora, come nel caso del Pronto Soccorso del Policlinico di Tor Vergata, sono al
collasso. Curo un bambino e lo mando via nudo perché non ha neanche i vestiti? O
curo un mal di stomaco di una persona che non mangia da tre giorni e poi lo
lascio morire di nuovo di fame?"
Grazie anche al numero sempre crescente di volontari, da circa tre anni la Onlus
si occupa della distribuzione di 300 pacchi viveri al mese, mentre da qualche
mese, in collaborazione con il centro sociale el Che di Tor Bella Monaca, ha
avviato dei corsi di danza per bambini con problemi psichici "Se la prendono con
noi perché siamo una delle poche cose che funziona a Tor Bella Monaca. Questo è
un ospedale del popolo, perché rispondiamo ai bisogni primari delle persone. Una
volta il partito comunista aveva le case del popolo, forse se le è scordate -
riflette la Ercoli che conclude - Alimentare la paura dello straniero è idiota.
Mi chiedo se chi si professa di sinistra abbia mai letto Gramsci o abbia mai
sentito parlare di internazionalizzazione. Dicono di essere contro le
ingiustizie e poi impediscono di curarsi alle persone che muoiono in mare per i
nostri respingimenti. Provo solo una grande pena".
Di Fabrizio (del 24/01/2012 @ 09:47:45, in Kumpanija, visitato 1437 volte)
Il consiglio di Zona 4 per il Giorno della Memoria - Due importanti
iniziative promosse dalla Commissione Cultura:
WOW Spazio Fumetto – Museo del fumetto – viale Campania, 12 - dal 21 gennaio al
5 febbraio 2012 – due percorsi-espositivi che - utilizzando il linguaggio del
fumetto – parlano della tragedia delle persecuzioni nazi-fasciste.
Verranno esposti - attraverso una selezione e lettura ragionata di un
significativo numero di pagine - "Maus – Racconto di un sopravvissuto" di
Art Spiegelman e "Giorgio Perlasca – Un uomo comune" di
Ennio Buffi e Marco Sonseri.
La presentazione del materiale selezionato ha un taglio intenzionalmente
didattico, per facilitare la comprensione di un periodo tra i più dolorosi della
storia.
Nell'ambito delle esposizioni, domenica 22 alle ore 16 si terrà un incontro con
le Associazioni che rappresentano i deportati nei campi di steminio e
sopravvissuti alla Shoah.
Data la particolarità dei temi affrontati, l'ingresso alle suddette esposizioni
sarà gratuito.
Venerdì 3 febbraio – Teatro della XIV – via Oglio 18 – ore 20,45
Musica e Parole dal Mondo un ciclo di spettacoli, un filo conduttore: le tante
voci, le diverse anime e la preziosa pluralità di culture che popolano Milano promosso dalla
Commissione Cultura del Consiglio di Zona 4, presenta PORRAJMOS DIMENTICATO
in occasione della Giornata della Memoria incontro con la Comunità Rom di Zona 4
Introduzione musicale di Alessio Lega
Presentazione a cura di Opera Nomadi e del Museo del viaggio "Fabrizio De André"
di Rogoredo
con Mirko e Giorgio Bezzecchi e Maurizio Pagani
Proiezione di Porrajmos, filmato sulla deportazione Rom e Sinti nei campi di
internamento e di sterminio e di un documentario storico sulla famiglia
Bezzecchi negli anni '50 a Milano.
Esibizione del gruppo musicale I Muzikanti di Balval diretti dal Maestro
fisarmonicista Jovic Jovica che animerà l'incontro con musiche e balli della
tradizione balcanica.
Pescara: Venerdì 20 gennaio nel primo pomeriggio presso la sala polifunzionale
di Madonna del Fuoco in via Stradonetto i Rom sono scesi in campo per reagire al
clima di crescente intolleranza e discriminazione nei loro confronti.
Si è concluso, come da programma, intorno alle 18:30 con il buffet offerto dalle
donne Rom e dalla Fattoria Sociale Bravalipé, il convegno realizzato presso la
sala polifunzionale di Madonna del Fuoco a Pescara. L'evento, trattante i temi
dell'integrazione e della discriminazione nei confronti della cittadinanza Rom,
ha visto una partecipazione di oltre 200 persone, delle quali più del 70%
appartenenti alla Comunità Rom locale. A presiedere vi erano i rappresentanti
degli Enti promotori dell'incontro: Caritas Diocesana con Don Marco
Pagniello; Centro Studi e Ricerche Ciliclò con Teodoro Rotolo;
Federazione Romanì e Associazione RomSinti con Nazzareno Guarnieri;
e Fattoria Sociale Bravalipè con Francesco Ciattoni. I lavori
sono stati aperti e moderati da Nazzareno Guarnieri il quale si è dichiarato
commosso dalla numerosa partecipazione della comunità Rom: «Nel corso di
questi anni» afferma Guarnieri «ho parlato davanti a platee molto più
numerose di queste. Oggi però difficilmente trattengo l'emozione, perché è la
prima volta che parlo davanti ad una partecipazione Rom così sentita e numerosa».
L'iniziativa ha visto anche l'intervento, fuori programma, del Procuratore Capo
della Repubblica di Pescara Nicola Trifuoggi: «Con immensa
gioia» commenta Trifuoggi «vedo riunita una così considerevole fetta
della comunità Rom. Da parte delle istituzioni» continua il Procuratore
Capo della Repubblica «c'è la piena consapevolezza che è una minoranza dei
cittadini Rom a macchiarsi di atti criminosi. Purtroppo per colpa di pochi
ne va di mezzo la reputazione di tutti. L'invito che faccio alla vostra comunità
è quello di isolare i soggetti dannosi e continuare in questo percorso teso a
rivendicare la vostra dignità» Fra gli interventi fuori programma anche quelli
dell'assessore alle Politiche Sociali di Pescara Guido Cerolini Forlini, la
Consigliera regionale Marinella Sclocco, e l'Assessore Regionale con delega alla
legalità e sicurezza del territorio Carlo Masci.
Pescara 21/01/2012 - Uff. Stampa Centro Studi e Ricerche Ciliclò
Di Fabrizio (del 25/01/2012 @ 09:36:18, in Italia, visitato 1882 volte)
28 gennaio 2012 ore 14.30 Casa della Cultura, via Borgogna 3
In Europa crescono le formazioni di estrema destra che mescolano populismo,
nazionalismo e neonazismo dichiarato. La crisi economica facilita la presa di
parole d'ordine che individuano un nemico cui attribuire tutte le colpe: rom,
gay, ebrei, musulmani e stranieri in genere.
In Italia l'estrema destra e la destra istituzionale hanno denominatori comuni
politici e culturali: dal rifiuto dell'uguaglianza e della società multietnica
al nazionalismo, dalla concezione del rapporto uomo-donna al rifiuto
dell'omosessualità. Comune a tutte le destre è il tentativo di superare la
Costituzione e l'antifascismo, lo sdoganamento delle formazioni neofasciste e il
tentativo di riscrivere la storia.
Nell'estrema destra italiana si rafforzano le posizioni razziste e antisemite e
l'acquisizione di miti e modelli del nazismo. Sono cresciute le aggressioni a
militanti di sinistra, immigrati, omosessuali e zingari. La Lega fa la sua parte
e già nel 2004 è stata segnalata dall'Osservatorio europeo dei fenomeni razzisti
e xenofobi.
A Milano le amministrazioni di centro-destra in questi anni hanno coperto e
sostenuto le formazioni neofasciste e neonaziste. In questa città si gioca una
partita importante. Bisogna costruire un argine contro il neofascismo e il
razzismo attraverso la mobilitazione che ne impedisca l'azione, ma anche con una
battaglia culturale che smascheri l'ideologia neofascista. E' necessario
riconoscere e valorizzare le esperienze che sul territorio, a partire dalle
periferie, sono nate a difesa della democrazia e della partecipazione.
-Presentazione di Rete Antifascista Milanese, Anna Miculan, Adesso Basta!
-Saluto di Basilio Rizzo, presidente del Consiglio Comunale di Milano
-Saluto di Roberto Cenati, Presidente provinciale Anpi
-I caratteri peculiari delle destre italiane, Giorgio Galli, politologo
-Le destre e la crisi economica, Onorio Rosati, segretario Camera del Lavoro
Metropolitana di Milano
-Il vero volto della Lega nord, Roberto Biorcio, docente Scienze Politiche
Università Milano Bicocca
-Le destre radicali e populiste in Europa, Elia Rosati, collaboratore Università
Statale Milano
-Il caso ungherese, Roberto Festa, giornalista
-Il passato che non passa: l'antisemitismo, messaggio filmato di Moni Ovadia
-Il neofascismo a Milano, Saverio Ferrari, ricercatore
-L'antifascismo nelle periferie milanesi, Aaron Paradiso, Comitato antifascista
Zona 8
-L'intolleranza, Ernesto Rossi, presidente Unione Rom e Sinti
Promuove Rete Antifascista Milanese: Camera del Lavoro Metropolitana di
Milano, Adesso Basta! Arci Milano, Associazione culturale Punto Rosso,
Associazione nazionale di amicizia Italia Cuba, Circolo Arci 26x1, Comitato
Antifascista Zona 8, Memoria Antifascista, Teatro della Cooperativa.
this is SOUTH WALESDove potremo andare se ci costringeranno ad
uscire dalle nostre case? - 18 gennaio 2012 Llanelli Star
Il sito di Sandy Bridge a Llanelli
UNA COMUNITA' di viaggianti di fronte alle possibili minacce di sgombero
dalle loro dimore a Llanelli ha chiesto il permesso di rimanere.
Le famiglie che vivono nel sito sotto Sandy Bridge dicono di aver messo
radici nella comunità e non vogliono essere cacciate.
Hanno richiesto una licenza edilizia retroattiva perché alcune roulotte
possano rimanere su terreni precedentemente adoperati per lo stoccaggio, ma
temono che possa partire uno sgombero dopo che l'Agenzia per l'Ambiente ha
sollevato timori di possibili inondazioni.
Il consiglio del
Carmarthenshire dovrebbe valutare la soluzione.
Uno dei viaggianti del sito, che ha chiesto di rimanere anonimo, dice di aver
vissuto per 22 anni in quella zona.
"E' casa nostra - lotterò fino in fondo," dice.
"Sono arrivato qui quando ero piccolo, con mio padre e mia madre. E' un sito
residenziali ed in 50 anni non c'è mai stato un alluvione."
Il viaggiante aggiunge che anche suo fratelli ed i loro figli hanno sempre
vissuto lì.
"Non vogliamo mettere per strada i nostri bambini," dice.
"Quest'area abbandonata era in vendita e la comprammo, ampliando il parco
roulotte per i nostri figli."
"Veniamo da una comunità di viaggianti, ma i nostri figli vanno a scuola
qui."
"Non intendiamo andarcene. Se ci mandano via, dove possiamo andare? Dovremo
vendere i nostri prefabbricati e comprarci delle roulotte per muoverci tra i
laghi e Llanelli, causando problemi al consiglio. Non lasceremo Llanelli."
Pericoloso
Il motivo di queste preoccupazioni risiede in una dichiarazione
dell'autorità, che intende respingere la domanda sul parere dell'Agenzia per
l'Ambiente gallese (EAW).
Un portavoce della EAW ha detto: "Le inondazioni sono pericolose, devastanti
e dolorose per chi vi è coinvolto, e ci opporremo a qualsiasi azione che possa
aumentare per le case e le aziende il rischio di inondazioni. Questo è concorde
alle linee guida del governo gallese (note
tecniche TAN 15 ndr).
"In questo caso, quello degli sviluppi vulnerabili, la Valutazione sulle
Conseguenze dell'Inondazione non ha calcolato il rischio per quanti vivano in
loco o possano essere coinvolti."
"Se questa dichiarazione terrà conto di tutte le nostre preoccupazioni e si
affronterà il rischio di inondazioni, faremo cadere le nostre obiezioni."
L'assessore Sian Caiach ha detto che la situazione è complicata, dato che i
viaggianti hanno i permessi edilizi su parte del sito.
Ha aggiunto che in 10 anni come assessore ha ricevuto una sola lamentela sul
sito, perché dei cani abbaiavano.
Un portavoce del consiglio ha dichiarato: E' stata ricevuta un'obiezione
dall'Agenzia per l'Ambiente e quindi l'autorità rifiuterà la concessione di
premessi retroattivi. Il caso è in discussione e probabilmente non verrà
esaurito prima di febbraio o marzo, quando poi passerà ai poteri delegati."
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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