Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 25/03/2011 @ 09:12:49, in Italia, visitato 1695 volte)
Anche quest’anno le mamme e le maestre di Rubattino, insieme ai GAS di
Milano, sono presenti a “Fà la cosa giusta!” con il vino R.O.M.
La vendita delle bottiglie di Merlot, Sangiovese e Syrah serve a sostenere le
famiglie rom che da tre anni mandano i bambini nelle scuole elementari di
Lambrate/Feltre, nonostante le decine di sgomberi decisi dal Comune. Il progetto
prevede borse di studio per gli adolescenti e l’inserimento lavorativo dei
genitori presso le cascine dell’hinterland milanese.
Il vino R.O.M, presentato per la prima volta a “Fà La Cosa Giusta!” nel Marzo
2010, ha riscontrato l’interesse e la sensibilità di centinaia di visitatori,
tanto che il ricavato delle vendite ha permesso di finanziare 4 borse di studio
per i ragazzi e 3 borse lavoro per gli adulti.
Le famiglie rom sostenute sono state 6.
Quattro vivono in una casa e hanno lasciato le baracche dei campi
irregolari.
Per Garofita, Sandu, Marco, Ovidiu, Geanina .... la vita è cambiata.
Le bottiglie di Merlot, Sangiovese e Syrah sono vendute al prezzo di 8 €
l’una
(4 € per il produttore e 4 € per finanziare i progetti)
nello stand di InterGAS Milano presso “Fa’ la cosa Giusta!”
stand PP21 pad. 4 da venerdì 25 marzo alle ore 18,30 a domenica 27 marzo.
L’appuntamento per la presentazione del Vino R.O.M. è per venerdì 25 marzo
alle ore 18,30 con Scarperò(m), la performance del fotografo e artista Ico
Gasparri accompagnato dal violino di un musicista rom e da un saxofonista.
La performance avrà come oggetto le fotografie delle scarpe abbandonate in
seguito agli sgomberi e alla distruzione dei campi nell’area milanese.
Il vino R.O.M, prodotto nel 2007 dalla Cooperativa Eughenia nel
rispetto della terra e di chi la lavora comprende una partita con poche migliaia
di bottiglie. Il progetto è sostenuto dal Naga e dalla Comunità di
Sant’Egidio.
www.gasmilano.org
www.fuorimercato.eu
Milano 22 marzo 2011
Di Fabrizio (del 24/03/2011 @ 09:58:28, in casa, visitato 1800 volte)
Martedì, 22 Marzo
Lamezia Terme - A caccia di un sito per i lametini di Scordovillo. O di diversi
siti. «Devono essere terreni del Comune, è difficoltoso fare gli espropri in una
situazione del genere, e poi ci vuole troppo tempo». Sono le raccomandazioni del
prefetto al sindaco nell'incontro di ieri a Catanzaro dalle 13 alle 15.
Antonio Reppucci e Gianni Speranza a Palazzo di Governo si sono seduti intorno a
un tavolo con i vertici delle forze dell'ordine e il viceprefetto vicario
Osvaldo Caccuri per analizzare la situazione di Scordovillo: entro domenica
delle Palme bisogna trovare una soluzione. Questo l'ordine del procuratore della
Repubblica Salvatore Vitello che ha sequestrato tutto il ghetto denunciando 58
capifamiglia per diversi reati ambientali ed occupazione abusiva di suolo
pubblico.
«Ci sono ritardi di 63 anni, o tutti colpevoli o tutti innocenti», dichiara il
prefetto alla Gazzetta del Sud dopo l'incontro urgente sul caso Scordovillo,
circa mille zingari blindati in un ghetto nel cuore della città ed a ridosso
dell'ospedale. Reppucci se l'aspettava: «Non riesco a capire tutte queste prese
di posizione sul campo rom dopo 63 anni in cui si sono succedute giunte di
diverso colore. Attaccare adesso a chi giova? E perchè?». E aggiunge
provocatoriamente: «C'è qualcuno che ha un progetto valido? Allora che parlano a
fare?».
Da qui l'appello a lavorare tutti insieme su questo bubbone: «Adesso ci vuole il
buon senso di essere propositivi. Dobbiamo individuare un percorso tutti
insieme: destra, sinistra, associazionismo. Una volta tanto dobbiamo essere
tutti uniti, e usare toni pacati».
Ieri a tre giorni dal sequestro preventivo di Scordovillo la prima riunione. «È
stata una prima presa di contatto», spiega il prefetto Reppucci. Che in
settimana convocherà una nuova riunione. Adesso a dirigere le manovre è proprio
Reppucci che subito dopo il sequestro ha preso in mano la situazione. Che dà
qualche giorno di tempo al Comune per individuare le aree dove trasferire i rom.
Ma con quali soldi?
Questo è un altro problema da risolvere. Perchè Antonio Reppucci non ha i poteri
dei suoi colleghi di Roma, Milano e Palermo nominati commissari per l'emergenza
rom. Occorrono milioni di euro per far traslocare tutti i residenti di
Scordovillo: almeno 600 secondo il sindaco. Arrivano fino a mille con gli extra:
imboscati, latitanti, irregolari e chissà chi altro.
L'elenco dei problemi è lungo. Uno di questi sono i 500 mila euro che il Comune
ha disponibili per la bonifica. Ma perchè risanare Scordovillo se verrà
smantellato? I lavori si sono bloccati, bisognerà decidere prima cosa fare del
ghetto. Perchè oltre all'ipotesi dei falchi di smantellare tutta la baraccopoli,
c'è quella delle colombe che pensano si possa ancora risanare completamente
portando acqua corrente, energia elettrica regolarizzata (quella che c'è è in
gran parte rubata con impianti volanti e pericolosi), fogne che non esistono.
Perchè i liquami del villaggio, se qualcuno non l'ha ancora capito, finiscono
dritti in un canalone scoperto che passa dall'ospedale, con buona pace di
gastroenterologi e virologi che quotidianamente in camice bianco si occupano di
infezioni.
«Ci sarà qualche altra riunione», aggiunge il rappresentante di governo a
Catanzaro, «poi dovremo mettere insieme tutti i pezzi del mosaico. Vorrei che la
città di Lamezia ci desse una mano: aiutateci ad aiutarvi. I residenti di
Scordovillo sono lametini, non possiamo cacciarli via dalla città».
Il prefetto poi torna al problema dei siti da individuare per trasferire le
famiglie: «Certo, ci sarà l'effetto Nimby, perchè ognuno pensa: portateli
dovunque, purchè lontani da casa mia. Parliamo di società multietnica e poi si
pensa in questo modo».
Prima di andare in Prefettura il sindaco ieri di buon mattino ha incontrato una
delegazione di rom. Sono tutti preoccupati sul loro futuro da qui a un mese. Il
sindaco ha spiegato che «l'emergenza avrà un esito positivo se verrà affrontata
con l'attivazione di un accordo di programma fra istituzioni con il
coinvolgimento di Governo, Regione Calabria e Provincia per il trasferimento
della comunità da contrada Scordovillo. Sicuramente la soluzione che si
prospetta», ha detto Speranza agli zingari, «sarà migliore di quella che i
cittadini rom stanno attualmente vivendo a Scordovillo».
Di Fabrizio (del 24/03/2011 @ 09:20:11, in Italia, visitato 1666 volte)
Il piccolo aveva 13 mesi. Si è spento dopo tre giorni di agonia. La procura
chiede l'autopsia
di TIZIANA COZZI
NAPOLI - I primi malesseri sabato sera, nel piccolo container del campo rom di Giugliano, periferia Nord di Napoli. Nel fine settimana due inutili corse verso
altrettanti ospedali che lo rimandano a casa. La morte ieri, durante l'ultima,
disperata richiesta di aiuto nel terzo ospedale. Omar, un anno e un mese, si
spegne tra le braccia del papà dopo tre giorni di agonia e di via crucis da una
struttura sanitaria all'altra. Nessuna diagnosi. Sarà l'autopsia sul suo
corpicino a dire la verità su quanto accaduto, sull'eventuale omissione di
soccorso. L'esame avverrà appena saranno identificati i presunti responsabili e
notificati gli avvisi di garanzia. La polizia del commissariato di Giugliano ha
già inviato gli atti alla Procura della Repubblica e la piccola salma è stata
trasferita a Napoli. "Siamo rom, quindi possiamo morire così. Mio figlio stava
malissimo, era evidente. Eppure ci hanno liquidato così, sono bastate due
parole: "Sta benissimo, tornate a casa". E invece stava per morire". Quanto
accaduto è tutto nel breve, drammatico racconto del padre di Omar, Seido, che
ora, nel campo Rom di Giugliano (in attesa di sgombero) si dispera e chiede di
capire perché il bimbo è morto. È lui, con la moglie Draghiza, a ricostruire i
fatti.
L'incubo comincia sabato sera. "Omar stava malissimo, con dolori di pancia e
fitte allo stomaco", ricorda tra le lacrime mamma Draghiza. Domenica, dal campo
Rom, la corsa verso Aversa. Dove i medici visitano il piccolo. "Sta bene",
dicono. Dunque Omar torna nel container. Lunedì la situazione si aggrava. Il
bambino non apre gli occhi, vomita, suda. Ha la diarrea. Seconda corsa, questa
volta verso l'ospedale di Pozzuoli. Ma la scena si ripete. E anche se Draghiza
chiede ai medici di fare una lavanda gastrica, i medici hanno già fatto la
diagnosi: "È una banale influenza. Basta tenerlo al caldo e domani starà
meglio". Non servono le preghiere e le lacrime della mamma che implora i medici
di fare qualcosa. Devono lasciare il pronto soccorso.
Così la famiglia rom torna ancora una volta al campo, ma è l'inizio di una notte
di paura. Il bimbo non si muove più. E martedì comincia la terza - e inutile -
corsa verso un altro ospedale, il San Giuliano di Giugliano. Ma purtroppo Omar
non verrà visto vivo dai medici. Muore durante il tragitto, viene trasferito
direttamente all'obitorio dove, in breve, si affollano parenti e amici per
protestare contro i medici. Intanto parte il fax dall'ospedale per la Procura e
il magistrato di turno dispone il sequestro della piccola salma e l'autopsia.
Cosa ha ucciso Omar? Una malattia seria non diagnosticata? Oppure una banale
influenza non curata? "Siamo stati trattati così perché siamo rom - accusa Seido
- quando siamo arrivati in ospedale ci hanno trattato con sufficienza. Non hanno
valutato bene la situazione. È colpa loro se il nostro bambino ora non è più con
noi. Adesso voglio giustizia. Voglio che chi ha sbagliato paghi".
Di Fabrizio (del 24/03/2011 @ 09:20:03, in lavoro, visitato 1517 volte)
L'associazione Nevo Drom invita al convegno SINTENGRE AVARPEN (il lavoro dei
sinti) che si terrà a Bolzano, lunedì 28 marzo 2011
Di Sucar Drom (del 23/03/2011 @ 18:44:16, in blog, visitato 1524 volte)
Di Fabrizio (del 23/03/2011 @ 09:45:04, in Italia, visitato 1508 volte)
Questo
post, scritto a marzo 2005, ha bisogno di qualche aggiornamento. Per
iniziare (i lettori l'avranno capito, ormai): la Mahalla con l'arrivo della
primavera passa in modalità elettorale, perché ogni anno c'è una qualche
votazione. Secondo: purtroppo la fiera di cui si scrive non esiste più da tempo,
ha vinto l'ennesima speculazione immobiliare e tutto il quartiere dove sorgeva è
cambiato, anche i piccoli negozietti che c'erano hanno chiuso o lo stanno
facendo. Terzo: rimane invece valido il discorso di base (leggete
anche i commenti) su come potrebbero essere le nostre città, differentemente
gestite - senza dover parlare di razzismo, ma finalmente di luoghi e persone
(l'identità si crea così e non a slogan!). Ultimo: permettete un ricordo
strettamente personale, quando ci andavo ed i miei figli erano piccoli, il loro
stupore a vedere il vecchio zingaro del campo che conosceva tutti e a tutti li
presentava. Scrivete, commentate, mi rendo conto che avrei tantissimo altre
cose da raccontarvi.
i signori lettori mi scuseranno se parlerò di politica e non del signor B.
Sfido chiunque non sia lombardo a parlare bene di Milano. So già cosa ne salta
fuori: è una città grigia, è la tana della Lega, è pure la capitale politica del
Berluska. Lo so, ci sono nato e ci vivo, e mi pare inutile ricordare che Milano
ne ha per tutti i gusti: c'è la Lega e il Leonkavallo; qui hanno mosso i primi
passi tanto il Berluska che quel Cofferati che sino a qualche tempo fa sembrava
l'unico politico di sinistra capace di fare qualcosa di nuovo, qui c'è la città
triste e qui lavorò Leonardo progettando soluzioni urbanistiche che sarebbero
ancora oggi all'avanguardia…
Bisogna essere milanesi per conoscere gli spazi a misura d'uomo di questa città.
Ad esempio, sino a una decina di anni fa, frequentavo a Monza, il giovedì
mattina, la fiera del bestiame. Raggiungibile facilmente dalla tangenziale est e
non lontana dalla stazione ferroviaria. Immaginate, in mezzo alla città, un
grande recinto con tettoie metalliche, dove trovare cavalli, asini, pecore,
capre, mucche, galline. Dove si potevano acquistare calessi, birocci e selle (di
tipo inglese o americano). Con il mercatino nelle strade adiacenti, per chi
cercasse coltelli, anfibi, giubbe militari, frustini, sottosella. Un residuato
di campagna dove era bello andarci con i figli, che abituati alla città e alla
televisione giravano con la bocca aperta (ma lo sappiamo che si divertono anche
i genitori).
L'avevo scoperto (naturalmente) grazie ai Rom di Milano, eredi di una tradizione
di allevatori di cavalli. Era la classica fiera dove potevi incrociare
l'allevatore che parlava in bresciano, il nobile che aveva la sua scuderia, e il
Rom. Miscuglio di lingue e dialetti, ma i nomadi (rigorosamente maschi) ne
facevano parte e ne erano fieri, perché non solo lavoravano, ma erano consci
della loro arte. I loro ragazzi cominciavano a frequentarlo attorno ai dieci anni. Lì
vicino, una piccola trattoria di quelle di una volta, dove concludere gli affari
con vino e salamella.
Quel posto, l'ho conosciuto che era già in declino. Si sa, il progresso. Vorrei
invitarvi ad andarci prima che sia troppo tardi e sparisca o si snaturi del
tutto: è in via Mentana angolo Procaccini, a Monza.
Ora, capitemi bene, la mia non è nostalgia ma curiosità. Il progresso avanza
anche fuori Italia, ma perché da noi queste "distrazioni" dal panorama urbano
sono destinate a perdersi e in Francia ogni schifosa cantina di campagna diventa
un museo? Perché negli Stati Uniti, in Inghilterra, Germania (per non parlare
della Scandinavia) tengono alla loro storia e la valorizzano, mentre da noi la
difesa delle tradizioni è sinonimo di movimenti razzisti? Non sarebbe più
interessante (anche economicamente, intendo) una grande città che oltre alle
fiere "istituzionali", coltivasse il turismo anche per i suoi abitanti?
C'è una risposta logica: il declino di certe attività, tra cui l'allevamento
e il commercio di cavalli.
Qualche riga fa, accennavo a quello che vedo quando sono fuori Italia. Anche voi
amereste viaggiare, se foste nati come me tra la Pirelli, la Falck e la
Marelli. Di quelle fabbriche, oggi non c'è rimasto niente. Al loro posto,
altrettanto squallido, il nuovo polo universitario della Bicocca che, anche se
firmato Renzo Piano, è solo una gettata di cemento con vari
parallelepipedi. E Tronchetti Provera graziato dal Comune, che si ritrova
tra le mani un capitale immobiliare favoloso. Oppure, capannoni industriali in
disuso, a perdita d'occhio.
Capannoni che finché restano in disuso, saranno il rifugio di Ucraini, Moldavi,
Rumeni e Rom arrivati qua con mezzi di fortuna. Per carità, non ce l'ho con
loro! In 10 anni, quei capannoni ne han visto di tutte le razze, ma mentre si
protesta perché dei poveri cercano un rifugio, nessuno trova niente da dire a
chi li lascia lì inutilizzati.
Non occorre grande fantasia per capire che chi si rifugia lì non troverà un
domani diverso, se non si è capaci di risolvere i problemi di chi è Rom, ma
abita in questa città da 40 anni ed è alle prese con un'altrettanto grave crisi
politica ed occupazionale epocale.
In quei fabbricati si lavorava il ferro e attorno c'era campagna. Non
occorrerebbe neanche tanto spazio o tanta spesa, per riadattarne qualcuno a
terreno di allevamento o piccola officina tradizionale, perché no, con
scuola annessa. Con una convenzione regionale, riqualificando l'occupazione
tradizionale di un popolo in crisi. E cominciando, nel contempo, ad operare
positivamente contro l'abusivismo, degli occupanti e dei proprietari.
Eppure, scorro TUTTI i programmi elettorali, e quelle cose che ho così chiare
in testa sembrano UTOPIA. Ma chi, se non gli amministratori pubblici,
dovrebbe interessarsene?
…ma, se non si trattasse di Rom, ma di confrontare gli appetiti immobiliari in
Italia e le prassi che all'estero funzionano da 30 anni, mi capireste?
Di Fabrizio (del 23/03/2011 @ 09:39:27, in Italia, visitato 1659 volte)
Venerdì 25 marzo dalle ore 15,00 alle ore 19,00
presso la sede dell’associazione chi rom e… chi no, “Scola Jungla” in Via Cupa
Perillo (campo rom) Scampia-Napoli
è gradita la conferma all’incontro
"L'associazione chi rom e...chi no, in collaborazione con Osservazione,
centro di ricerca azione contro la discriminazione di rom e sinti, organizza una
tavola rotonda per presentare e discutere i risultati della ricerca sul sistema
di interventi che puntano a difendere i minori rom e sinti in Campania. La
ricerca è stata realizzata nell'ambito del progetto "La protezione dei minori
Rom in Bulgari, Repubblica Ceca, Ungheria, Italia, Romania e Slovacchia,
condotta, dall' European Right Centre in collaborazione con Osservazione.
Il progetto è finanziato dalla commissione Europea nel quadro del programma
"Diritti Fondamentali e Cittadinanza"
Presentazione della ricerca
Francesca Saudino e Daria Storia OsservAzione
Barbara Pierro e Emma Ferulano chi rom e… chi no
Sono previsti gli interventi di:
Dott. Assante e Dott. Avallone Giudici del Tribunale per i Minori di Napoli,
Dott.ssa Molinaro Presidente Ordine Assistenti Sociali Campania,
i rappresentanti delle istituzioni, delle strutture residenziali e dei CPA, le
scuole, le associazioni del terzo settore, gli assistenti sociali e le famiglie
dei territori interessati dalla presenza di comunità rom.
Evento accreditato dall’Ordine Professionale degli Assistenti Sociali della
Regione Campania, riconosciuti due crediti
Per info ed eventuali indicazioni contattare:
348.8842827 – 338.8525697 – email: chirom.e.chino@gmail.com
come raggiungerci:
GoogleMaps
www.chiromechino.blogspot.com
www.osservazione.org
Destina il tuo 5 per mille all'ass. chi rom e...chi no onlus
CF 95081280638
L'appuntamento su
Facebook
Di Fabrizio (del 23/03/2011 @ 09:16:38, in Regole, visitato 2663 volte)
Questa (ieri NDR) mattina si è svolta presso la Camera
del Lavoro di Milano la presentazione dell'appello "I Diritti non si
sgomberano", per fermare gli sgomberi dei campi Rom a Milano, che ha già
raccolto l'adesione di oltre 60 associazioni.
Sono intervenuti alcuni dei rappresentanti delle numerose realtà che hanno
promosso l’appello: Onorio Rosati e Corrado Mandreoli per la CGIL, don Massimo
Mapelli della Casa della Carità, Annamaria Bufalini per le Mamme e Maestre
di Rubattino, Bruno Segre del Campo della Pace Ebraico , Paolo Agnoletto per il
Gruppo Sostegno Forlanini, Claudio Cristiani di Agesci Zona Milano, Diana
Pavlovic di Rom e Sinti Insieme, Avv. Alberto Guariso di Avvocati per Niente e
Associazioni Studi Giuridici sull'Immigrazione, una operatrice del Naga e l'avv.
Gilberto Pagani di Legal Team Italia.
Un appello rivolto all’amministrazione perché opti per politiche di vera
integrazione ed abbandoni la logica degli sgomberi, appello però rivolto anche
al tessuto civile di questa città perché ritrovi il gusto della partecipazione
alla costruzione di una città capace di tutelare i diritti di tutti al di là
delle appartenenze etniche e culturali.
In allegato il testo dell'appello con tutte le firme raccolte fino ad oggi.
L'intento è quello di raccogliere nuove adesioni sia di associazioni e gruppi
che di singoli cittadini, che andranno comunicate ad uno dei seguenti indirizzi
scendiamoincampo@gmail.com
oppure gaggini@libero.it
L'invito è quindi quello di farlo girare il più possibile e di pubblicarlo
sui diversi siti internet (se vi serve in altro formato chiedetemelo); allego
anche una griglia da utilizzare eventualmente in caso di raccolta diretta delle
firme (che andranno poi comunicate comunque ai due indirizzi mail indicati
sopra).
Saluti a tutti
Negli ultimi due anni a Milano sono stati effettuati oltre 360 sgomberi di
campi abitati da Rom e Sinti che hanno coinvolto alcune centinaia di nuclei
familiari presenti da tempo sul territorio cittadino.
Dopo ogni sgombero si assiste solo alla rituale esibizione dell'effetto
"pulizia" e alle soddisfatte dichiarazioni degli Amministratori Comunali
riguardo ai quintali di immondizia rimossi.
Spesso gli sgomberi vengono eseguiti senza alcuna preventiva notifica e a
volte gli agenti di polizia intervengono in numero decisamente spropositato
rispetto alla popolazione Rom che intendono allontanare, considerando anche
l'alto numero di anziani e bambini presenti; gli sgomberi spesso sono attuati
all'imbrunire o alle prime luci dell'alba ed anche in pieno inverno con avverse
condizioni atmosferiche, molti sgomberi sono avvenuti sotto la pioggia o la
neve; a seguito degli sgomberi le abitazioni e i pochi altri beni
personali dei Rom sono arbitrariamente distrutti, spesso si tratta di
oggetti di scarso valore economico che tuttavia per quelle famiglie
rappresentano le uniche proprietà; la maggior parte delle persone sgomberate non
riceve alcun tipo di offerta circa una sistemazione alternativa, e nelle rare
occasioni in cui sono presenti i servizi sociali le soluzioni proposte prevedono
lo smembramento delle famiglie o l'allontanamento dei minori.
A causa dei continui e ripetuti sgomberi molti bambini Rom sono stati costretti
ad interrompere la frequenza scolastica e i preziosi legami di amicizia
costruiti con i compagni. Le maestre e i genitori delle scuole dove sono stati
inseriti alcuni bambini Rom, ci hanno più volte ricordato come i continui
sgomberi violano l'inalienabile diritto all'istruzione. Quella di
frequentare la scuola è l'unica possibilità per questi bambini di pensare ad un
futuro diverso. I bambini a cui viene negato il diritto all'istruzione sono
bambini privati anche del diritto di sapere che si può vivere in un modo
migliore, privati anche solo del diritto di sognare una vita diversa.
Questa scelta praticata dall'Amministrazione Comunale di Milano ci risulta
intollerabile, in quanto viola sistematicamente i più elementari diritti
di adulti e bambini sanciti dalle Convenzioni Internazionali e dalla nostra
Costituzione: il diritto all'abitare, all'integrità personale, alla salute,
all'istruzione, nonché il divieto di discriminazione.
In questi anni gli sgomberi e le ruspe non hanno risolto nulla, anzi -
con un grosso dispendio di risorse pubbliche - hanno contribuito a rendere
ancora più difficile e drammatica la vita delle famiglie Rom, ed in particolare
di alcune centinaia di bambini, aumentando il loro disagio e la loro esclusione
dal tessuto sociale.
Infatti, nonostante gli ingenti finanziamenti ricevuti (€ 13.115.700,00 il 29
agosto 2008, da parte del Fondo per la sicurezza urbana e la tutela dell'ordine
pubblico del Ministero dell'interno), nessuna azione di integrazione e
promozione sociale è stata avviata dal Comune di Milano nei confronti dei campi
Rom non regolari.
Il Tribunale ha recentemente condannato il Comune di Milano per comportamento
discriminatorio relativamente alla vicenda legata alla mancata assegnazione
delle case alle famiglie Rom del Campo di Triboniano; per lo stesso motivo, un
gruppo di 39 cittadini ha denunciato alla Procura della Repubblica il Sindaco
Moratti e il Vicesindaco De Corato per i ripetuti sgomberi dei campi Rom,
ipotizzando i reati di abuso di ufficio, interruzione di servizio pubblico (in
particolare relativamente all'obbligo scolastico ) e danneggiamento, con
l'aggravante di averli commessi per finalità di discriminazione e di odio etnico
e
razziale .
In questi anni a Milano c'è però anche chi ha scelto di incontrare questi
volti, queste persone, di costruire rapporti di vicinanza, di
considerarli i nuovi vicini di casa o i nuovi compagni di banco. A volte dopo
uno sgombero sono partite inaspettate catene di solidarietà, che hanno avuto
anche risalto sui mass-media locali e nazionale, ma queste reazioni pur
importanti non sono sufficienti.
Alcune associazioni e gruppi ma anche singoli cittadini, maestre e genitori
hanno costruito con le famiglie Rom dei rapporti basati sulla fiducia, imparando
a superare diffidenze e paure reciproche. Sono nati così progetti di
integrazione abitativa, lavorativa, scolastica. Queste persone hanno scelto di
vivere così il proprio ruolo di cittadinanza attiva per costruire una città
più vivibile e quindi più sicura per tutti, proprio perché più accogliente;
una città capace di tutelare i diritti di tutti al di là delle appartenenze
etniche e culturali.
Siamo coscienti che quelli dell'inclusione e della sicurezza sociale sono temi
delicati e non facili da affrontare, ma queste esperienze ci hanno insegnato che
basta riconoscere nei Rom e nei Sinti prima di tutto delle persone con gli
stessi diritti e doveri di ogni abitante, vecchio e nuovo, di questa
metropoli per iniziare un percorso diverso.
Chiediamo al Sindaco Moratti e al Vicesindaco De Corato di interrompere il
trattamento disumano ed illegale cui sono sottoposte le popolazioni Rom e Sinte
che abitano nel territorio municipale.
Chiediamo all'Amministrazione Comunale di Milano di porre immediatamente fine
alla pratica degli sgomberi.
Chiediamo che le risorse pubbliche non vengano più sistematicamente sprecate per
demolire e distruggere baracche e beni, sogni e legami, ma siano utilizzate per
promuovere percorsi reali di integrazione abitativa e lavorativa e progetti che
garantiscano il diritto all'istruzione ed alla salute per tutti, Rom e Sinti
compresi.
Chiediamo che i Rom e Sinti siano riconosciuti come soggetti a pieno titolo,
interlocutori attivi dei progetti che li riguardano
Ci rivolgiamo alle Associazioni, ai rappresentanti sindacali, alle Chiese, alle
Confessioni Religiose, agli uomini di cultura, agli operatori dei servizi, agli
insegnanti, agli avvocati e a tutti i cittadini che credano nell'inviolabilità
dei diritti umani e civili sanciti dalla nostra Costituzione, affinché
sostengano e sottoscrivano questo nostro appello.
Milano 2 febbraio 2011
Potete mandare la vostra adesione al presente appello ai seguenti
indirizzi:
scendiamoincampo@gmail.com
gaggini@libero.it
Adesioni all' appello per fermare gli sgomberi dei campi Rom a Milano
ASSOCIAZIONI
1. Gruppo Sostegno Forlanini
2. Mamme e Maestre Rubattino
3. Associazione Genitori Scuola B. Munari via Feltre
4. Associazione Genitori Scuola Media "Quintino di Vona", Milano
5. Casa della Carità
6. Comunità di Sant'Egidio
7. Padri Somaschi di Milano
8. Aven Amentza
9. Federazione Rom e Sinti Insieme
10. Naga
11. CGIL Milano
12. ARCI
13. ACLI
14. Everyone
15. Istituto di Cultura Sinta – Mantova
16. Associazione UPRE Roma
17. Associazione Sucar Drom - Mantova
18. Ufficio Politiche Sociali CGIL Brianza
19. Campo della Pace Ebraico (Milano)
20. CNCA Lombardia (Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienza)
21. Cooperativa Sociale Comunità del Giambellino
22. Associazione Comunità Il Gabbiano Onlus
23. Agesol
24. Associazione Società Informazione
25. Gruppo Abele
26. Libera
27. Gruppo Caritativo Tabità Onlus presso la Parrocchia della Madonna della
Medaglia Miracolosa – Milano
28. La Comunità per lo Sviluppo Umano – Milano
29. Associazione 21 Luglio – Roma
30. Progetto Ekotonos di San Vittore Milano
31. Antigone
32. Cooperativa Sociale Alice
33. Avvocati per niente
34. ASGI Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione
35. Immigrati Autorganizzati
36. Associazione Familiari e Amici di Fausto e Iaio Onlus
37. Coordinamento INTERGAS
38. GAS Feltre
39. GAS Lambrate
40. GAS Giambellino
41. ANPI Provinciale Milano,Presidente prof. Carlo Smuraglia
42. ANPI Sezione Martiri di Lambrate Ortica, Presidente Ginetto Mori
43. Coordinamento sezioni ANPI ZONA 4 MILANO
44. Associazione Zona 3 x la Costituzione, Presidente Titti Benvenuto
45. Coordinamento Nord Sud del Mondo
46. Legal Team Italia
47. Rivista Popoli, mensile internazionale dei Gesuiti italiani
48. Rivista Aggiornamenti Sociali, mensile di ricerca e intervento sociale dei
Gesuiti
49. AGESCI ZONA MILANO, Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani
50. Gruppo Scout AGESCI MILANO 68
51. Gruppo Scout AGESCI MILANO 45
52. Gruppo Scout AGESCI MILANO 4
53. Unione Inquilini - Milano
54. Sicet Cisl - Milano
55. Comitato Inquilini Molise –Calvairate-Ponti
56. Redazione Mahalla
57. Redazione di Faber
58. Rete delle Scuole Senza Permesso
59. Banda degli Ottoni a Scoppio
60. Convergenza delle Culture - Milano
61. Spazio Mondi Migranti (Parabiago)
62. RSU ST Castelletto
63. RSU RAI
64. RSA CGIL Scala Milano
65. RSA FISAC CGIL di Equens Italia Milano
66. RSA FISAC CGIL di Sinsys Milano
67. RSA FISAC CGIL di Banca Montepaschi Milano
68. RSA FISAC CGIL di UNICREDIT Milano
ADESIONI INDIVIDUALI
1. Agnoletto Paolo, Avvocato
2. Agostoni Claudio, Radio Popolare
3. Alietti Alfredo, Università Ferrara
4. Bittasi Padre Stefano (Gesuita Villapizzone – Milano)
5. Borsani Silvia, Maestra scuola via Guicciardi
6. Boschetti Laura, Institut d'Etudes Politiques de Grenoble
7. Brambilla Anna, Avvocato
8. Bravi Luca, Università di Chieti
9. Brugnatelli Francesco, Avvocato
10. Campagna Barbara, Funzione della professionalità giuridico pedagogica in
servizio a San Vittore – RSU Milano San Vittore
11. Carpentieri Rosario, Insegnante di Marcianese CE
12. Colucci Francesco Paolo, Docente Psicologia sociale, Università di
Milano-Bicocca
13. Conte Massimo, Presidente di Codici Società Cooperativa Sociale Onlus
14. Dardanelli Ezio, Segretario Generale FISAC CGIL Lombardia
15. Don Gino Rigoldi, Presidente Comunità Nuova Milano
16. Faggi Stefania, Maestra Rubatino
17. Giansanti Alberto
18. Guariso Alberto, Avvocato
19. Levi della Torre Stefano
20. Lomonaco Michele, Segreteria FISAC CGIL Milano
21. Maneri Marcelli , Università Bicocca Milano
22. Mariani Rosalba, Ufficio Presidenza Direttivo CGIL Milano
23. Micheli Giuseppe
24. Mingione Enzo, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale Università
Bicocca
25. Moffa Ottavio, Educatore professionale presso la Cooperativa Sociale
Comunità del Giambellino
26. Moni Ovadia
27. Morera Giorgia, Educatrice Cooperativa Sociale Comunità del Giambellino
28. Naldi Alessandra
29. Pagani Gilberto, Avvocato
30. Pavlovic Dijana
31. Robbiati Flaviana, Maestra
32. Roselli Licia, Direttrice Associazione Agenzia di Solidarietà Agesol onlus
Milano
33. Rossi Ernesto, Aven Amentza
34. Sarcinelli Alice Sophie, Ecoles des Hautes Etudes en Sciences Sociales/Médecins
du Monde
35. Segre Bruno
36. Semprebon Michela, Dottore di Ricerca in Sociologia Urbana Università
Bicocca
37. Tosi Simone, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale Università Bicocca
38. Trento Michela, Presidente Direttivo FISAC-CGIL Milano
39. Vanzati Franco, Associazione Insieme Voghera
40. Vincenti Assunta, Maestra
41. Vitale Tommaso, Università Milano Bicocca e Parigi Sciences Politiques
42. Volpato Chiara, Professore Psicologia sociale, Università Milano-Bicocca
43. Zucali Stefani, Avvocato
Di Fabrizio (del 22/03/2011 @ 14:53:07, in Italia, visitato 2050 volte)
Su richiesta e segnalazione del lettore Fiorenzo, ad
integrazione di quanto pubblicato
QUI (e relativi commenti), ecco un altro articolo tratto da Redattore
Sociale:
Il commento di don Mapelli: "Un'azione di cui si assumano la
responsabilità il comune, il prefetto o chi si vuole. Ma non noi. Sgomberi come
questo sono del tutto inutili, innalzano solo la tensione"
MILANO - "Quello che è successo oggi non ci vede d'accordo: è un'azione per la
quale non siamo stati interpellati". Questo il commento di don Massimo Mapelli,
responsabile del progetto sociale della Casa della carità all'interno del
campo nomadi comunale di via Triboniano, allo sgombero di tre famiglie avvenuto
in mattinata (vedi
lancio precedente).
"Queste famiglie stavano pian piano costruendo percorsi di uscita positiva che
iniziavano a concretizzarsi -continua il sacerdote-. Perciò sgomberi come questo
sono del tutto inutili: innalzano la tensione e non servono ad affrontare il
problema dal punto di vista sociale."
Per quanto riguarda l'accusa di offerta di denaro in cambio dell'abbandono del
campo, sollevata dal romeno Costantin Ventila anche a carico della Casa della
carità, don Mapelli replica: "Come agli altri abitanti del campo, abbiamo
chiesto anche a lui, che lavora regolarmente, di iniziare un percorso di uscita
dal campo e di inserimento sociale: molti altri hanno trovato una casa sul
mercato con il sostegno del Piano Maroni e poteva farlo anche lui. Detto questo,
non siamo stati sicuramente noi a ordinare l'azione di oggi nei suoi confronti.
Un'azione di cui si assumano la responsabilità il Comune, il Prefetto o chi si
vuole. Ma non noi"
Di Sucar Drom (del 22/03/2011 @ 09:26:58, in casa, visitato 1687 volte)
Il Comune varerà il nuovo regolamento per il campo nomadi. La struttura verrà
gestita da un ente terzo rispetto a Comune e Sucar Drom. Ecco le lettere che i
sinti hanno inviato alla Gazzetta.
Gazzetta di Mantova
- GUENDALINA "Vogliono cacciarci"
- PAOLO "Perché cambiare il regolamento?"
- DEL BAR "Come fate a sapere che siamo sporchi?"
- SUCAR DROM "Ricordiamo i tanti passi avanti"
MANTOVA. Giro di vite del Comune sulla gestione del campo nomadi del Migliaretto. E' quanto prevede la nuova bozza di regolamento. Norme più severe
per scandire la convivenza tra famiglie Rom e Sinte e, soprattutto, la certezza
che si andrà verso la chiusura del campo, anche se ancora non si sa quando e
nemmeno quale sarà l'alternativa offerta ai residenti. I quali saranno
maggiormente responsabilizzati nella conduzione delle piazzole.
Nel senso che dovranno occuparsi della manutenzione ordinaria, prima affidata al
Comune, e che risponderanno direttamente degli eventuali danni arrecati alla
struttura. Rischiando anche l'espulsione nel caso non si attengano alla regole.
Aumenterà anche il canone giornaliero che ogni famiglia dovrà versare e
rincarerà anche il costo di acqua, luce e gas. E vi è anche una novità
sostanziale. Dal nuovo regolamento si evince che a gestire la struttura non
saranno più il Comune e i nomadi attraverso l'associazione Sucar drom, ma un
ente terzo. Le modalità per l'affidamento saranno decise in un secondo tempo
dalla giunta.
Ancora non è dato conoscere la reazione ufficiale delle rappresentanze dei
nomadi, anche se voci parlano di forti resistenze all'introduzione, all'articolo
4, della facoltà per l'ente gestore di proporre al sindaco l'espulsione di chi,
residente o meno, «non osserva il regolamento, commette reati contro il
patrimonio, crea disordini o risse all'interno dell'area e di chi risulta
insolvente nei pagamenti dei canoni» previsti dal regolamento.
Così come non piacerebbe che dallo stesso articolo 4 sia sparito il riferimento
a due dei compiti principali per le istituzioni pubbliche e per chi gestisce un
campo nomadi: promuovere la scolarizzazione dei bambini e curare il rapporto tra
cittadini e nomadi per favorire l'integrazione nella comunità. «In commissione -
dice l'assessore al welfare Arnaldo De Pietri - valuteremo serenamente le
proposte delle associazioni che saranno portate dai dirigenti e che, in alcune
casi, sono già state condivise. Il fatto politico importante - sottolinea - è
che il regolamento porta in sè i presupposti per procedere ad un graduale
smantellamento del campo».
In questa direzione va anche la norma introdotta che prevede di non assegnare
più le piazzole che si rendessero libere per il trasferimento di famiglie
residenti. Per la prima volta la struttura di via Guerra viene definita «area
residenziale» per le famiglie Sinte e Rom (prima era semplicemente un "campo"
per permettere la sosta dei nomadi fornendo loro «servizi indispensabili per le
esigenze familiari»).
L'area comprende 25 piazzole (ognuna delle quali può ospitare sino a due nuclei
familiari), con a disposizione due prese elettriche. L'area al massimo può
ospitare 200 persone (prima non vi era alcun limite): i residenti possono stare
per un tempo illimitato; mentre i non residenti potranno fermarsi per un massimo
di 30 giorni rinnovabili (prima era previsto un solo rinnovo).
18 marzo 2011
Sul nuovo regolamento per il campo nomadi
sono arrivate in redazione lettere (alcune firmate con nomi di fantasia per
"timori _ scrivono _ di ritorsioni da parte del Comune") molto critiche nei
confronti delle nuove norme. Ecco la prima lettera
"Egregio Direttore della Gazzetta di Mantova, il Consiglio comunale sembra
intenzionato ad approvare un nuovo regolamento per chi come me vive nel
cosiddetto campo nomadi. Con il nuovo regolamento si vuole stravolgere le
modalità di pagamento degli oneri (affitto della piazzola, energia elettrica,
acqua, immondizie...). Per inciso, la casa non me l'ha data il Comune come a
Milano o a Roma, ce la metto io!
Mentre oggi andiamo liberamente, alla scadenza delle bollette, a pagare quanto
dovuto alla Tesoreria comunale in via Roma, con il nuovo regolamento dovremmo
pagare a un fantomatico Ente gestore. Mi chiedo: questo Ente gestore garantirà
gli stessi orari di sportello come fa oggi la Tesoreria comunale? Quanto dovrà
spendere il Comune per dare la possibilità all'Ente gestore di avere uno
sportello aperto tanti giorni e tante ore come la Tesoreria comunale?
L'impressione è che si voglia complicare la mia vita con l'obbiettivo trovare
delle scuse per cacciarmi in strada se il fantomatico giorno dei pagamenti sarò
lavoro o sarò ammalato."
Guendalina
abitante di viale Learco Guerra 23
Un altro abitante di Viale Learco Guerra 23
scrive sul regolamento che il Comune intende adottare per il campo nomadi. Anche
in questo caso fa ricorso a un nome di fantasia
"Egregio Direttore, il Comune ha intenzione di cambiare il regolamento del
luogo dove vivo, viale Learco Guerra 23. Razionalmente non ne capisco il motivo,
visto che l'attuale regolamento funziona e che tutti pagano regolarmente; ma si
sa ci sono le elezioni provinciali e quindi la cosa più semplice è dare addosso
a noi sinti mantovani.
Comunque non riesco proprio a capire il motivo per cui nel momento in cui non
pagassi l'energia elettrica mi cacciano in strada. Oggi se non pago mi tagliano
i fili della luce come a qualsiasi altro mantovano. Secondo Lei, Direttore,
stanno cercando scuse per smantellare il cosiddetto campo nomadi mandandoci via
da Mantova?"
Paolo
abitante di viale Learco Guerra 23
Yuri del Bar, vicepresidente dell'associazione
Sucar Drom, critica le parole del consigliere comunale Romano, il quale ha
affermato che "la cultura sinta è ruberia o carità"
"Signor Direttore, il consigliere Carlo Romano vuole insegnarci come vivere.
Ha affermato pubblicamente che la cultura sinta, e quindi la mia cultura, è
ruberia o carità. Ha anche affermato che siamo sporchi e non paghiamo le
bollette. Le posizioni verso noi sinti mantovani del consigliere Romano le ho
lette nei libri di storia e le ho sentite raccontate da mia madre che è nata in
campo di concentramento. Tutti sappiamo come è finita...
Nei suoi mandati come Consigliere Comunale Carlo Romano non si è mai visto nei
pressi del cosiddetto ''campo nomadi'' e quindi mi chiedo: come fa a sapere che
noi siamo sporchi? Forse quando ero Consigliere comunale venivo alle sedute
sporco?
Devo ricordare al consigliere Romano che la stessa Regione Lombardia, guidata
dal suo partito, ha riconosciuto la scolarizzazione a Mantova dei bambini sinti
come modello da esportare anche in altre città. La Regione Lombardia è molto
attenta ed informata su queste dinamiche e su questi progetti, al contrario del
consigliere che sparla solo per fare presa sulla cittadinanza. Naturalmente
stando attento a non fare dichiarazioni che vadano contro l'altro partito di
maggioranza: la Lega Nord. Altrimenti ha paura di perdere il seggiolone in
consiglio.
Credo che in questi anni la nostra associazione abbia fatto un gran bel lavoro,
non vedo il motivo perché distruggerlo e cambiare con un altro ente gestore. In
generale le cose si cambiano quando vanno male, ma forse l'unica cosa che ha in
mente questa amministrazione è quella di fare fuori Sucar Drom, associazione
conosciuta e stimata sia in Italia che in Europa. Credo che il regolamento
dell'area di sosta di via Learco Guerra n. 23 debba essere ancora approfondito
prima di andare in Consiglio comunale, come eravamo d'accordo con l'Assessore
che ci aveva promesso un altro incontro. Ma le pressioni politiche alle spalle
dell'assessore hanno costretto questo ultimo a cedere per non avere problemi in
seguito. L'associazione Sucar Drom ha ricevuto nel 2009 euro 16.000,00 per la
gestione ma anche una parte della manutenzione degli impianti come quello
fognario e quello del verde. Caro Romano, cosa costerà ai mantovani la sola
gestione che sembra si voglia affidare all'Aster (ex Mantova Parking)?"
Yuri Del Bar
Vicepresidente Associazione Sucar Drom
"Il desiderio di evitare il dialogo e il
confronto aperto cercando di far accettare proposte che definire discutibili è
solo generoso verso chi le avanza, è apparso subito chiaro a chi come me ha
assistito nella serata di ieri all'incontro delle commissioni statuto e
regolamento e servizi sociali. Le commissioni si riunivano per discutere la
stesura di un nuovo regolamento per l'Area Attrezzata a Sosta per Sinti
italiani, da sempre dicitura corretta ma che i nostri politici, spesso in
difficoltà con la lingua italiana, non riescono ancora a pronunciare preferendo
quella più sbrigativa di campo nomadi.
Dopo una sbrigativa presentazione del nuovo regolamento da parte del dirigente
Ernesto Ghidoni, l' assessore Arnaldo De Pietri, chiedeva che non fosse
accettata la lettura di un intervento preparato dall'Associazione Sucar Drom
come proposto dai consiglieri di minoranza.
L'assessore riteneva che se il tenore dell'intervento fosse quello espresso
anche in articoli apparsi sui quotidiani, non era il caso di dare altro spazio
al confronto. Forse dimenticava che era apparso prima un lungo articolo sulla
Gazzetta di Mantova, che se non riportava fedelmente le sue parole o il suo
pensiero, non si è comunque sentito in obbligo di correggere o smentire.
Fortunatamente la maggioranza dei presenti non era dello stesso avviso, e pure
se non sono mancati altri tentativi per affossare il confronto, il consigliere
Romano ha infatti ricordato che bisogna bere l'amaro calice (speriamo non sia
olio di ricino), l'intervento è stato letto, offrendo la possibilità tardiva e
comunque alla fine evasa di poter presentare un nuovo regolamento che non
risultasse solo, come è dimostrato sarà, un atto che renderà ancor più difficile
la vita a determinate persone già svantaggiate, ma anche un documento
raffazzonato e approssimativo che evidenzierà i suoi limiti e la sua
scorrettezza al momento di metterlo in atto.
Forse per ottenere una cosa più condivisa e più costruttiva sarebbe bastato che
i rappresentanti dell'assessorato al welfare ricordassero a se stessi e ai
presenti i passi in avanti che in passato si sono potuti fare, e che ancora
sarebbero stati possibili, puntando a quel modo di agire conosciuto come
collaborazione.
Luca Dotti
Associazione Sucar Drom
NdR: altre lettere inviate alla Gazzetta di Mantova, su
U VELTO
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