Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località

La redazione
-

\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 12/03/2010 @ 09:18:33, in Italia, visitato 1801 volte)

Segnalazione di Ivana

link per chi legge da Facebook

su youtube o anche sui siti del Corriere e di Repubblica, trovate molto materiale. Qua si riassume in poco più di due minuti una lunga e intensa mattinata

E visto che in Mahalla non ci facciamo mancare niente:

Jovica riconoscimento ad un artista

Non conosco quali pensieri abbiano ispirato il Ministro Maroni allorquando ha deciso di accogliere la richiesta del musicista Jovic Jovica, e di moltissimi amici e artisti che l’hanno sostenuta, di annullamento di un’espulsione comminata mentre era in corso di rilascio un permesso di soggiorno per meriti artistici.
Mi piace però pensare o forse sperare, che questo gesto così imprevedibile e sorprendente, riveli una passione per la musica, che accomuna, anziché dividere, al di là delle sovrastrutture ipocrite del pensiero contemporaneo e dei pregiudizi da cui è pesantemente condizionato.
Conosco Jovica da molto tempo, anni ormai, che abbiamo spesso percorso insieme tra molte difficoltà e poche speranze.
Di sé stesso, della sua musica, ama spesso ripetere: “Da che sono nato nella mia vita c'è musica. Il mio bisnonno era violinista. E' morto a 106 anni, sdraiato sul letto, con la testa appoggiata al muro e il violino in mano, mentre suonava. L'abbiamo trovato così e abbiamo fatto fatica a separarlo dal violino, perché le sue dita erano rigide. Non riesco a pensare a una morte più dolce”.

Tempo fa ebbi la fortuna di visitare la “Kafana” (Taverna) che gestiva in gioventù a Pozarevac, 40 km. da Belgrado, prima della guerra.
Un luogo in cui il tempo è rimasto immobile, avvolto nelle reti di ragnatele che trattengono i ricordi, quelli belli e quelli brutti.
Un’amica comune, un giorno, andò alla ricerca nella sonnolente campagna serba della sua amatissima fisarmonica cromata, la stessa che oggi lo accompagna su tutti i palcoscenici.
Tre anni fa, insieme alla sua famiglia, ottenne una piazzuola nel campo comunale di via Sesia, a Rho.
Neanche questo fu facile o scontato, mentre oggi i nuovi amministratori locali quel campo lo vorrebbero chiudere, ricacciando tutti per strada.
Nell’esaltazione del momento qualcuno ha forse azzardato accostamenti un po’ eccessivi…lontani dal carattere umile e gentile di Jovica, paragonandolo al jazzista Django Reinhardt..
Io mi limito a pensare che una comunità, come quella rhodense, che si rivela così incapace di entusiasmarsi per la ricchezza culturale che la circonda, dimostri solo quanto sia destinata a rimanere l’ombra di sé stessa, vittima di insignificanti “ombre” politiche che la amministrano attraverso le istituzioni locali, come le ragnatele che avvolgono la lontana “Kafana” di Jovica…

Maurizio Pagani
Presidente Opera Nomadi Milano

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Di Fabrizio (del 11/03/2010 @ 17:31:37, in Regole, visitato 1710 volte)

Segnalazione di Cristina Seynabou Sebastiani e Stefania Ragusa

Corriere della Sera Cronache

il nuovo orientamento smentisce una recente sentenza
L'esigenza di garantire la tutela delle frontiere prevale sulle esigenze di tutela del diritto allo studio dei bambini

MILANO - Marcia indietro della Cassazione sugli immigrati: i clandestini con figli minori che studiano in Italia non possono chiedere di restare nel nostro Paese sostenendo che la loro espulsione provocherebbe un trauma «sentimentale» e un calo nel rendimento scolastico dei figli. Secondo il nuovo orientamento della Suprema corte, che smentisce una propria recente sentenza, l'esigenza di garantire la tutela alla legalità delle frontiere prevale sulle esigenze di tutela del diritto allo studio dei minori.

LE MOTIVAZIONI - Con la sentenza n. 5856 la Cassazione ha respinto il ricorso di un albanese, con moglie in attesa della cittadinanza italiana e due figli minori, residente a Busto Arsizio (Varese): chiedeva di poter restare in Italia in nome del diritto del «sano sviluppo psicofisico» dei suoi bambini che sarebbe stato alterato dall'allontanamento del papà. I supremi giudici hanno risposto che è consentito ai clandestini la permanenza in Italia per un periodo di tempo determinato solo in nome di «gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico del minore se determinati da una situazione d'emergenza». Queste situazioni d'emergenza, però, non sono quelle che hanno una «tendenziale stabilità» come la frequenza della scuola da parte dei minori e il normale processo educativo formativo che sono situazioni di «essenziale normalità». Se così non fosse, dice la Cassazione, le norme che consentono la permanenza per motivi d'emergenza anche a chi è clandestino finirebbero con il «legittimare l'inserimento di famiglie di stranieri strumentalizzando l'infanzia». Con questa pronuncia i supremi giudici superano la precedente decisione della stessa Cassazione che aveva dato il via libera alla permanenza di un papà clandestino, definendola «riduttiva in quanto orientata alla sola salvaguardia delle esigenze del minore, omettendone l'inquadramento sistematico nel complessivo impianto normativo» della legge sull'immigrazione.

PD: ERRORE GRAVE - Il verdetto ha sollevato diverse critiche nelle file dell'opposizione. I deputati del Pd Jean-Leonard Touadi e Guido Melis scrivono: «La scuola è un grande fattore di integrazione, che molto bene può operare nel riassorbire i problemi legati all'irregolarità, avviando un percorso di nuova cittadinanza. È un errore gravissimo far prevalere invece le ragioni del respingimento condannando anche i figli insieme con i padri». Antonio Borghesi (Idv): «Questa sentenza è frutto delle leggi razziste e inutilmente crudeli del governo Berlusconi». Per Paolo Ferrero, portavoce nazionale della Federazione della Sinistra, «la marcia indietro della Cassazione corrisponde a una sentenza inumana, aberrante e indegna di un Paese civile». Il Pdci con Maurizio Musolino parla di «sentenza che lascia sbigottiti, un ulteriore passo verso la barbarie»; i Verdi con Cristina Morelli di «sentenza che lascia senza parole, somiglia molto a quella in cui i giudici della Cassazione stabilirono che non poteva esserci stupro se la vittima indossava i jeans». Savino Pezzotta, candidato dell'Udc alle regionali in Lombardia, parla di «un'esagerazione»: «Così non si fa altro che creare tensione».

UNICEF: CAOS - Dal mondo delle associazioni, la Caritas ritiene che la sentenza non rappresenti «un pericolo»: «La Cassazione verifica caso per caso - afferma il responsabile immigrazione Olivero Forti -. Penso quindi che in questo specifico caso, abbia verificato che non veniva pregiudicato lo sviluppo psicofisico del minore. Non ho elementi per dire che con questa sentenza viene meno il principio del sano sviluppo del minore rispetto alla posizione irregolare del genitore». Per l'Unicef aumenta lo stato di caos che esiste in materia: «Il legislatore dovrebbe mettere un po' di ordine. Questa sentenza crea un ulteriore problema» dice Roberto Salvan, direttore di Unicef Italia. Per Raffaele Salinari, presidente di Terre des Hommes, «con questa sentenza si fa un vistoso passo indietro nel senso civile della nostra nazione e nella coerenza fra politica interna e rispetto delle convenzioni internazionali sulla tutela dei minori, di cui l'Italia è firmataria».

Redazione online - 11 marzo 2010

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Di Fabrizio (del 11/03/2010 @ 09:43:14, in Italia, visitato 2682 volte)

Scrive Gaia Moretti

Oggi alle ore 12.30 i portavoce rom di Tor de Cenci sono stati convocati in V dip. Dal Dir. Scozzafava, Com. VVUU Di Maggio, Lattarulo e altri della segr. della Belviso.

I rom avevano con loro le firme di tutti gli abitanti del campo che chiedevano di non essere trasferiti né a C. Romano né alla Barbuta, ma di rimanere a Tor de Cenci con la richiesta di riqualificazione dell’esistente, e le hanno consegnate ma sono state rifiutate dagli astanti.

Le personalità istituzionali che stanno provando a predisporre il piano di trasferimento hanno dichiarato:

  • il campo si deve chiudere. Voi portavoce dovete convincere i “vostri” a tutti i costi.

Intanto faremo lavorare la vostra coop. e la vostra associazione alla gestione di Tor de Cenci finchè non lo chiudiamo. (?)

Lunedì 15 inizieranno le operazioni di foto segnalamento della Polizia. Ritornate Venerdì 19 con le firme di chi vuole essere assistito, con cifra da concordare, per il rimpatrio . (?)

I rom, allibiti, hanno chiesto spiegazioni e si son sentiti rispondere:

  • in XII municipio ci devono essere massimo 600 rom, che per 10 municipi fa 6000 rom che è il numero massimo che la giunta ALEMANNO ha deciso di “accogliere” nella Roma Capitale.

I rom hanno chiesto di spostare quelli di C. Romano a Tor de Cenci, ma la risposta è stata che il campo di Tor de Cenci è troppo vicino ai cittadini di TdC e Spinaceto.(?)

Ritornati al campo i rom hanno chiesto aiuto, vogliono la presenza delle associazioni, dei giornalisti e soprattutto di AVVOCATI che li garantiscano da eventuali “procedure” sommarie.

Ora permettetemi una riflessione personale:

alla faccia della “trattativa”, prima fuori gli italiani, perché “vogliamo trattare solo con i rom”, poi “faremo solo passi concordati con i portavoce”, e ora dichiarazioni di guerra con modalità che dovrebbero far rabbrividire tutti:

max 6000 rom suddivisi in 600 per i municipi limitrofi alla provincia, lontani dai centri abitati

e infine video sorvegliati H24, senza contare false promesse e carte false e intanto fotosegnalamento a tutti cittadini italiani rom compresi.

Io allerterei Famiglia Cristiana , la Comunità Ebraica (Magiar o Pacifici), il Vaticano e qualche intellettuale di peso che s’incazzi, se avete idee e contributi son bene accetti.

Davide Zaccheo e Paolo Perrini

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Di Fabrizio (del 11/03/2010 @ 09:36:35, in Italia, visitato 2006 volte)

Repubblica Milano

Un vino Rom - Rosso di origine migrante - per sostenere progetti di integrazione dei bimbi nomadi di Milano, sgomberati dal campo di via Rubattino lo scorso settembre. L'idea di vendere bottiglie di Merlot e Sangiovese 2007 - prodotte in una unica partita di poche migliaia di esemplari dalla cooperativa Eughenia - è venuta alle mamme e alle maestre del quartiere Feltre e Lambrate a Milano. In questo modo, grazie all'iniziative di mamme e maestre, si potrà continuare a a sostenere l'integrazione delle famiglie rom che da due anni mandano i loro bambini nelle scuole elementari della zona.

Sostenuto dalla Comunità di Sant'Egidio e Naga - si legge in una nota - il progetto prevede borse di studio per i piccoli e l'inserimento lavorativo delle famiglie che in Romania lavoravano la terra nelle cascine e nelle aziende agricole situate nell'hinterland. I vini Rom sono in vendita unicamente allo stand di InterGAS Milano di Fa' la cosa Giusta!, fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, in programma alla Fiera di Milano dal 12 al 14 di marzo prossimi.

(10 marzo 2010)


Ricevo inoltre

Cari amici e conoscenti che state seguendo la vicenda dei bimbi rom di Rubattino, della battaglia delle loro maestre e di noi tutti che li vogliamo veder andare a scuola come e con i nostri bambini,ho il piacere di inviarvi, di seguito sotto nella mail, le etichette del vino ROM, Rosso di Origine Migrante, che venderemo alla fiera “Fa’ la cosa giusta”, 12-14 marzo, presso lo stand di Intergas (che raggruppa tutti i Gruppi di Acquisto Solidale milanesi) per finanziare borse di studio e di lavoro per loro e per i loro fratelli più grandi, ma anche per i loro genitori.

Chi non potesse sostenere il progetto con l’acquisto diretto di questo vino lo potrà presto fare sottoscrivendo quote per le borse studio e lavoro che stiamo istituendo con la Comuità di Sant’Egidio.

Ma l’importantissimo sostegno che, come genitori e maestre delle scuole di Lambrate, vi chiediamo è la segnalazione di possibilità di stage di lavoro, da retribuirsi con le nostre borse, anche di breve periodo, presso cascine, officine meccaniche, imprese edili ecc.; inoltre cerchiamo segnalazioni per case in affitto, anche modeste o da ristrutturare, presso cascine, in aree peri-urbane, che possano essere economicamente accessibili a queste famiglie.

Il progetto abitativo e quello lavorativo hanno come garanti, anche finanziariamente, Segnavia- padri somaschi e la Comunità di S. Egidio, che affiancano da anni le famiglie rom nel loro percorso di integrazione.

Molti capifamiglia hanno al momento già contratti di lavoro ed esperienze lavorative precedenti. Ma precarietà dei loro lavori sommata alla loro estrema indigenza ed alla loro persecuzione tramite gli sgomberi continui li tiene oppressi e senza uscita dalla loro condizione.

Allego anche una significativa cronologia dell’esperienza di Rubattino scritta da alcune maestre.

Alla vostra salute con un bel bicchiere di Rosso di Origine Migrante!

assunta vincenti

INTORNO A RUBATTINO: STORIA DI UN’INTEGRAZIONE POSSIBILE

Da quasi due anni le scuole elementari della zona Lambrate, a Milano, sono coinvolte in un percorso di integrazione scolastica dei bambini rom. Intorno a questa realtà si è costituita una rete fatta di volontari, cittadini, associazioni del territorio, insegnanti, genitori, parrocchie, a sostegno di un processo di integrazione che cerca di tenete conto di tanti aspetti della vita: socialità, lavoro, casa, scuola anche per ragazzi e adulti, aiuto concreto nei momenti più drammatici. Questo lavoro viene continuamente interrotto e reso difficile dagli sgomberi, che però paradossalmente hanno rinsaldato le relazioni tra le persone italiane e rom. Ora queste a queste famiglie vogliamo bene, le stimiamo, soffriamo con loro per le ingiustizie subite.

Possiamo forse lasciarli soli?

Giugno 2008:

Le maestre vengono a sapere che dopo l’estate arriveranno 9 scolari rom.

“Ragazze, ricordiamoci di tenere stretta la borsetta!” è il commento di qualcuna, iniziano contatti preoccupati tra alcuni genitori decisi a opporsi; tutti gli altri tacciono e lasciano fare.

Settembre 2008

Preparandosi ad accoglierli, qualche maestra immagina bambini con comportamenti problematici, poco abituati alle regole.

Arrivano invece bambini educatissimi, che tengono gli occhi bassi e non dicono una parola, disciplinati, ubbidienti. All’inizio cercano sicurezza cercando di fare gruppo tra di loro durante gli intervalli.

Capiamo che il lavoro non comincerà dai quaderni, ma dal restituire ai bambini rom la dignità di tutti i bambini.

I volontari della Comunità di S. Egidio e dei Padri Somaschi, che seguono quotidianamente la comunità rom, con pazienza ci aiutano a capire un mondo che non può essere guardato solo con i nostri occhi.

Fuori da scuola genitori italiani e genitori rom iniziano a conoscersi

Un anno di lavoro

L’inizio è stato duro per molte maestre e per loro.

Loro parlano il romanes, noi l’italiano.

Per noi è normale avere degli orari scanditi, l’acqua e il bagno (scopriremo che i bambini rom, che non ce l’hanno ci vanno spessissimo e si lavano, si pettinano, si profumano), del materiale di cui avere cura….

Loro in silenzio si adattano a tutto, ma chissà che fatica è per loro il nostro “dare per scontato”!

Per molti di loro è la prima occasione per stare con bambini non rom: un mondo sconosciuto. Per molti di noi i loro genitori sono i primi rom guardati senza paura. Un po’ alla volta ci si scopre uguali; le differenze ci sono, ma come è normale che accada quando le provenienze sono diverse.

Il primo periodo è per conoscersi e imparare a comunicare: vita quotidiana e gioco sono la strada migliore da seguire.

SETTEMBRE 2009

Gli alunni rom nelle nostre scuole sono diventati 26, altri 10 frequentano altre scuole elementari o medie della zona.

Le relazioni tra italiani e rom si intensificano: le maestre vengono invitate a una festa di battesimo al campo, i bambini rom vanno alle feste di compleanno dei compagni, fanno delle merende insieme, i genitori scambiano qualche parola tra loro, in una classe gli scolari usano i loro risparmi per regalare alla compagna rom l’astuccio delle Winks che le piace tanto…

Nella scuola di Via Pini viene aperto una sportello settimanale di ascolto e consulenza curato dai Padri Somaschi, rivolto a insegnanti e genitori.

In un anno abbiamo imparato tanto e abbiamo accumulato tante belle storie.

All’inizio della scuola arriva come una doccia fredda l’annuncio dell’imminente sgombero del campo, dove ormai vivono 300 persone rifugiatesi lì in seguito agli sgomberi di altri campi.

Si possono perdere 36 scolari senza batter ciglio? Inizia una battaglia fatta di raccolte firme, parte del quartiere si mobilita, sulla stampa il fatto che degli italiani agiscano in favore dei rom ha un’eco grandissima e le iniziative a sostegno della comunità di Rubattino si moltiplicano e raccolgono un numero sempre maggiore di sostenitori.

Si mobilita anche Amnesty International, si cerca un dialogo con le istituzioni.

All’inizio di novembre una fiaccolata porta la solidarietà dei cittadini italiani fino al campo rom, dove avvengono incontri commuoventi: solitamente le torce arrivavano ai campi per dare fuoco alle baracche, qui vogliono solo illuminare facce di persone che per la prima volta si incontrano.

19 novembre 2009

Il giorno prima della celebrazione dei 20 anni della Convenzione dei Diritti dell’Infanzia il campo di via Rubattino viene sgomberato.

20 novembre 2009

Le famiglie si accampano nel capannone semi crollato della Innocenti di fronte all’ex campo, in mezzo a macerie e topi.

21 novembre,

Sgombero da parte della polizia dal capannone, 30 minuti per andarsene. “esodo” verso la chiesa di S.Ignazio. L’arcivescovo e la chiesa Milanese intervengono.

Donne e bambini trovano rifugio temporaneo in vari centri di accoglienza. Dopo tornano alla baracchine, dispersi in tante zone della città e nell’hinterland. Li seguiamo come possiamo, senza mai perderli di vista.

De Corato annulla la festa organizzata per celebrare lo sgombero.

Nonostante tutto una dozzina di bambini continua a frequentare le scuole

Gennaio 2010

molte famiglie si rifugiano al campo di Redecesio dopo aver subito numerosi altri sgomberi (Corsico, Bovisa, Bovisasca, Chiaravalle)

Inutili gli appelli dell’Arcivescovo Tettamanzi che in occasione della festa di S.Ambrogio in chiesa si rivolge agli amministratori chiedendo di non vanificare quello che i rom stanno costruendo insieme ai volontari, della Caritas che chiede inutilmente al Sindaco una moratoria degli sgomberi almeno nel periodo di grande freddo.

16 febbraio 2010

Sgombero di Redecesio. Sono sempre le stesse famiglie. L’accanimento porta a intervenire su queste persone altre 5 volte nella stessa giornata. Siamo accanto a loro, salviamo materassi, coperte, pentole, vestiti. Li ospitiamo nelle nostre case.

In seguito troveranno rifugio in un edificio messo a disposizione da un comune vicino.

Adesso

In questi mesi abbiamo imparato a conoscerci e a capire.

I bambini vengono a scuola con assiduità, nei momenti di grande difficoltà andiamo a prenderli nei posti in cui sono dispersi, le famiglie contano su di noi e noi ci troviamo a svolgere il compito che dovrebbe essere della protezione civile.

A renderci diversi dalla protezione civile è il fatto che ora noi a queste famiglie teniamo, che ci vogliamo bene, che siamo indignati nel vedere le ingiustizie che sono costretti a subire.

Molti gruppi, scuole, parrocchie, ci chiedono di raccontare.

Molti ci offrono disponibilità a collaborare. Arrivano proposte che mai avremmo pensato. Forse Milano ha ancora voglia di solidarietà, di una legalità che non sia a senso unico, di legami e di giustizia.
 

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Di Fabrizio (del 11/03/2010 @ 09:05:24, in scuola, visitato 1586 volte)

Segnalazione di Alessandra Meloni

Bambini rom con la loro insegnante, in una scuola elementare speciale a Pavlovce nad Uhom, Slovacchia, marzo 2008. © Amnesty International

(9 marzo 2010) Amnesty International ha denunciato che la realizzazione di collegi per bambini e bambine rom e "il distacco graduale dal loro attuale stile di vita negli insediamenti" sono provvedimenti discriminatori e rappresentano un evidente attacco al modo di vivere dei rom.

Secondo quanto dichiarato l'8 marzo dal primo ministro slovacco Robert Fico, il governo proporrà un piano per cui i bambini e le bambine rom saranno prelevati dagli insediamenti e messi in collegi.

"L'idea che i bambini rom debbano essere sottratti alle loro famiglie e messi in collegi, quando potrebbero ricevere un'istruzione in scuole normali vicine alle loro case, va chiaramente contro il miglior interesse del bambino" - ha dichiarato Halya Gowan, direttrice del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International.

Il fatto che alcune famiglie rom, come altre non rom in Slovacchia, vivano in insediamenti e abbiano difficoltà nel portare avanti l'istruzione dei bambini a causa di povertà, barriere linguistiche e altri fattori, mette in evidenza la necessità che il governo garantisca supporto e assistenza a tutti per superare queste barriere.

Amnesty International già in precedenza aveva espresso grave preoccupazione per la discriminazione e segregazione dei bambini rom nelle scuole slovacche, compreso il loro inserimento in scuole speciali e in classi per alunni con "disabilità mentali".

L'organizzazione per i diritti umani chiede al governo slovacco di affrontare il punto centrale del problema, vale a dire la persistente discriminazione dei bambini rom nell'accesso all'istruzione, che deve essere superata attraverso una riforma del sistema educativo che assicuri realmente l'istruzione di tutti i bambini. Il governo deve fornire adeguato sostegno alle famiglie e agli alunni che ne hanno bisogno, in modo che possano effettivamente partecipare e sviluppare il loro massimo potenziale all'interno del sistema elementare principale.

Maggiori informazioni sono disponibili online

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Di Fabrizio (del 10/03/2010 @ 09:21:09, in scuola, visitato 1344 volte)

AgoràVox

Mettetevi nei panni di chi educa: alla puntualità. In aula non si entra in ritardo. A Savona i ragazzi che accumulano troppi ritardi sono indirizzati a lavori socialmente utili per capire che il rispetto dell’orario è importante. Intanto si dice che essere in orario vale per tutti, ma non per i politici di Lazio e Lombardia. Lo dice il governo, cioè quello che dovrebbe essere l’esempio civile più alto da seguire.

Mettetevi nei panni di chi educa: si invita allo studio, alla fatica dell’attenzione, alla gioia della conoscenza.

Poi si vedono e si sentono politici che non sanno nulla di storia, che a mala pena sanno scrivere, che non sanno formulare un pensiero logico e non sanno niente della Costituzione italiana.

Mettetevi nei panni di chi educa: si dice “non drogatevi, non fumate, non bevete, vi rovinate la vita”.

E poi ci sono politici che si sottopongono ai test e risultano positivi alla di cocaina. Però se un ragazzo come ad esempio Stefano Cucchi viene sorpreso con la “roba” può morire in carcere, se un parlamentare consuma coca non si può nemmeno sapere chi sia.

Mettetevi nei panni di chi educa: si afferma “siamo solidali col più debole, commemoriamo il Giorno della Memoria, rispettiamo chi viene da un altro paese, accogliamolo, in greco e in latino la parola straniero è anche ospite, mai clandestino”.

E poi arrivano le leggi xenofobe (in quell’asilo possono andare solo bambini cattolici), arrivano i tetti di 30% di alunni stranieri nelle classi, arrivano le epurazioni dei Rom coi bambini zingari (sporchi zingari) che non possono andare a scuola perché continuamente cacciati.

Mettetevi nei panni di chi educa: si fanno giornate contro la mafia, si parla di onestà (se non hai fatto i compiti devi dirlo, mica imboscarti), poi i politici e i loro conniventi (imprenditori, sottosegretari, amministratori locali ecc.) sono servi della criminalità organizzata, sono schiavi del denaro, sono proni davanti al miraggio di chi sa quale potere, di chi sa quale ricchezza, comunque transitoria.

Mettetevi nei panni di chi educa e parla di merito e valuta i compiti, le interrogazioni e cerca di dare un minimo di cultura, di senso critico. Poi si vede che l’igienista dentale del premier entra nel listino della Regione Lombardia. Per quali meriti? Forse i denti del premier sono più importanti dei problemi concreti dei precari? La fanciulla è bella non c’è che dire e dunque le allieve belle perché mai dovrebbero studiare? I ricercatori precari sono licenziati, le escort, le igieniste ecc. ecc. entrano in politica.

Mettetevi nei panni di chi educa e difende la libertà di parola, di informazione, la libertà della conoscenza.

Poi si censurano i giornalisti “dissidenti”, i cortigiani prezzolati, invece, si censurano da soli, le voci discordi sono infangate, il pensiero diventa uniforme come una grigia cappa di smog sulla testa di tutti (o quasi).

Mettetevi nei panni di chi educa e aiuta i giovani a preparare il futuro loro e nostro, di tutti. Mettetevi nei panni di chi cerca di insegnare il rispetto: dell’altro, delle regole, della legge, del più debole, il rispetto di se stessi.

E poi si guarda intorno e non può fare a meno di chiedersi: quale rispetto di sé avranno mai queste persone che, per interessi personali così piccoli, così a breve termine – sono tutti vecchi - distruggono il nostro futuro?

La scuola (e ogni istituzione educativa compresa la famiglia) sta andando allo sfascio, non serve una riforma (di cui non parlo per non deprimermi ancor di più), servono esempi e cultura tanta cultura ormai così fuori moda, soprattutto così scomoda.

Eppure la brace dell’intelligenza non si spegne mai del tutto, questa è l’unica rara e preziosa consolazione di chi cerca di educare a dispetto e contro ogni logica, contro mille ostacoli, contro una realtà, soprattutto politica, soprattutto in Italia, soprattutto di questo governo, veramente incapace, ignobile, impresentabile.

“Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare ». (Marco, 9)

E’ il Vangelo non qualche filosofo anarchico o comunista!

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Di Fabrizio (del 10/03/2010 @ 09:01:14, in Italia, visitato 1702 volte)

19 marzo 2010 dalle 15.00 alle 18.00
Sala Polivalente Regione Emilia Romagna viale Aldo Moro 50, Bologna
I Rom e l'azione pubblica

introduce
Luca Degiorgis segretario AIMMF Emilia-Romagna

intervengono
Giorgio Bezzecchi esperto di processi di mediazione culturale
Maurizio Pagani presidente Opera Nomadi Milano

conclude
Andrea Pinna giurista per i minori, CISMAI Emilia-Romagna

sono stati richiesti i crediti formativi per avvocati, psicologi e assistenti sociali

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Di Fabrizio (del 10/03/2010 @ 08:54:08, in media, visitato 1646 volte)

18/03/2010 Ora: 20,45 Centro Socio Culturale Coop, viale Italia (lato sinistro negozio Coop, MM1 Sesto Marelli), Sesto San Giovanni

Costo: gratuito

RASSEGNA DI FILM E VIDEO SU LAVORO E TEMI SOCIALI Serata dedicata ai Rom e ai Sinti. Fiori di campo, di Carlo Rota, Italia, 1999, 35'.

Un viaggio che si è svolto nell'area emiliana parmense, tra gli zingari di casa nostra, così vicini alle nostre città, ma così lontani dal nostro modo di vivere. Compagno di viaggio nel documentario è Santino Spinelli, unico Rom in Europa titolare di una cattedra universitaria in Tziganologia, conferitagli dall'Ateneo di Trieste nel 2002. I Rom sono un popolo completamente senza voce, antico e moderno nello stesso tempo, dalla ricchezza culturale sconosciuta. Noialtri, di Silvia Giralucci, Italia, 2008, 17’30’’. Quando il Comune di Venezia nel 2008 stava per dare il via ai lavori di costruzione di un villaggio per una quarantina di famiglie di Sinti a Mestre, la protesta degli abitanti della zona arrivò a bloccare l’inizio dei lavori. Un racconto in tre tempi che delinea la complessità di una situazione dove si mescola il clima politico di un’Italia sempre più intollerante, i pregiudizi sempre più radicati nei confronti dei nomadi e la vita quotidiana nei campi Sinti.

http://www.sestosg.net/pls/portal30/EVENTI.DYN_EVENTO_1.show?p_arg_names=id&p_arg_values=13940

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Ricevo da Roberto Malini

A seguito di un ricorso dell’ERRC, il Comitato conclude che la Francia ha violato la Carta Sociale europea. Analogo ricorso pendente contro l’Italia, presentato dal Center on Housing Rights and Evictions (COHRE) in base a documenti, prove, testimonianze e fotografie trasmesse al Centro dal Gruppo EveryOne, da Viktoria Mohacsi e da altre organizzazioni per i Diritti Umani.

Strasburgo, 5 marzo 2010. Con una decisione del 19 ottobre 2009, ma resa pubblica il 27 febbraio 2010, il Comitato europeo dei diritti sociali ha concluso che la Francia ha violato l'art. 31 commi 1 e 2, l'art. 16, l'art. 30, l'art. E in collegamento con gli art. 31, 30 e 16, e l'art. 19 c. 4 della Carta Sociale europea, non assicurando alle popolazioni nomadi e Rom misure sufficienti per soddisfare il loro legittimo diritto ad un alloggio adeguato, per contrastare la loro povertà ed esclusione sociale e conseguentemente anche garantire il rispetto della vita familiare.
Il Comitato del Consiglio d'Europa, chiamato a monitorare l'applicazione degli obblighi scaturenti dall'adesione degli Stati alla Carta sociale europea, ha ritenuto la Francia in violazione dell'art. 31 della Carta relativo al diritto all'accesso all'abitazione, in conseguenza di un'insufficiente implementazione della legislazione sulla realizzazione di campi sosta. Ugualmente il Comitato ha ritenuto insoddisfacenti gli sforzi compiuti dalle autorità francesi per venire incontro ai bisogni alloggiativi delle popolazioni "nomadi" che desiderano adottare uno stile di vita sedentario. Il Comitato ha infatti concluso che gli interventi volti a tenere conto degli insediamenti di tali popolazioni nella pianificazione urbanistica sono lasciati alla discrezionalità delle autorità locali ed insufficienti risorse vengono investite allo scopo. Ugualmente il Comitato ha ritenuto che i provvedimenti di sgombero attuati nei confronti di gruppi di nomadi, in particolare quelli adottati con urgenza per motivi di ordine, igiene e sicurezza pubblica, hanno determinato una violazione delle norme della Carta sociale europea in relazione al loro carattere sproporzionato e alla violenza spesso utilizzata.
Secondo il Comitato, inoltre, tali violazioni del diritto all'accesso ad un alloggio adeguato si sono determinate perché le autorità francesi non hanno sufficientemente preso in considerazione i bisogni specifici delle popolazioni rom e nomadi, tanto di quelle che desiderano continuare a condurre uno stile di vita nomade, quanto di quelle che invece sentono l'esigenza di una maggiore sedentarizzazione. Con questo, le autorità francesi hanno dunque violato il principio di eguaglianza sostanziale e di non discriminazione per motivi etnico-razziali, di cui all'art. E della Carta sociale europea.
La mancanza di adeguate risorse investite per venire incontro alle specifiche esigenze abitative delle popolazioni Rom e nomadi ha dunque determinato per il Comitato la violazione da parte della Francia del diritto di tali popolazioni ad essere protette dalla povertà e dall'esclusione sociale.

Un ricorso analogo è stato inoltrato dal Centro on Housing Rights and Evictions (COHRE ) contro l'Italia ed è stato dichiarato ammissibile con decisione del comitato europeo per i diritti sociali l'8 dicembre 2009. Nel corso dell'anno sarà dunque deciso nel merito.
Tutti i documenti riguardanti il ricorso pendente contro l'Italia (Complaint n. 58/2009) possono essere consultati sul sito web: http://www.coe.int/t/dghl/monitoring/socialcharter/Complaints/Complaints_en.asp 

European Committee of Social Rights, Decision on the merits, European Roma Rights Center v. France, 19 October 2009 (Complaint n. 51/2008)

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Di Fabrizio (del 09/03/2010 @ 09:36:23, in Italia, visitato 1486 volte)

Segnalazione di Maria Grazia Dicati

Idea Rom, associazione di promozione sociale costituita alla fine del 2009 da donne Rom delle diverse comunità presenti a Torino, è stata premiata oggi dal presidente Giorgio Napolitano in occasione della festa della donna. Idea Rom vuole favorire l'integrazione e la partecipazione dei Rom (e dei Sinti, dei Kalé, dei gruppi e delle comunità viaggianti) nella società italiana ed europea. Tra i suoi obiettivi vi è quello di ottenere il riconoscimento dei Rom come minoranza etnica e linguistica, con pieni diritti di cittadinanza e di contrastare i pregiudizi e le forme di discriminazione; inoltre vuole promuovere la mediazione interculturale e la convivenza civile, favorendo la conoscenza, il dialogo e l’incontro tra culture diverse.

Idea Rom, essendo nata solo da pochi mesi, è ancora sostanzialmente un laboratorio di idee, ma ha già realizzato diverse iniziative, come il progetto sperimentale “Piccoli Rom vanno a scuola” per la formazione degli insegnanti e la mediazione culturale all’interno della scuola I.C. “Leonardo da Vinci” di Torino (con il contributo del comune di Torino). Ha pubblicato un dossier in occasione della Giornata della Memoria (gennaio 2010). Ha promosso le attività dell’associazione presso istituzioni, organizzazioni del privato sociale e organi d’informazione.

“Ci siamo unite per dire che non siamo tutte criminali”, spiega Vesna Vulatic, mediatrice culturale Rom fin dai primi anni Novanta che, con altre dieci giovani donne, ha dato vita a Idea Rom. Le iscritte abitano nei campi nomadi o nelle case popolari dei quartieri torinesi della Falchera o delle Vallette. Alcune lavorano o sono in cerca di lavoro, altre studiano, come Ivana, 19 anni: “Voglio iscrivermi a Scienze dell’Educazione per lavorare con i bambini Rom. Io non ho mai nascosto le mie origini, fin dalle elementari quando, studiando storia si parlava del popolo Rom. Di solito, attraverso la conoscenza personale, il pregiudizio scompare. Ma i miei genitori, al lavoro, non lo hanno mai detto. Mio padre ha scritto un libro di poesie e uno sulla cultura Rom per bambini, eppure deve nascondersi, non può permettersi di perdere quel posto”.

“La nostra gente non osa parlare della sua origine, soprattutto nei posti di lavoro dove magari è occupata da anni e apprezzata – continua Vesna – . I rom sono sempre stati dipinti come sporchi, bugiardi e ladri, così succede che persino a scuola i bambini e le loro mamme non dicano qual è la loro realtà. Spesso non precisiamo la nostra origine. Diciamo “slave”, ma anche slavo non piace… Le mie figlie non conoscono il serbo, con i nonni non si capiscono. Dopo tanti anni continuiamo a rinnovare il permesso di soggiorno, ma loro sono nate qui. Un giorno saranno cittadine italiane. Spero che quel giorno non siano più considerate straniere”.

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