Segnalazione di Maria Grazia Dicati
Idea Rom, associazione di promozione sociale costituita alla fine del 2009 da
donne Rom delle diverse comunità presenti a Torino, è stata premiata oggi dal
presidente Giorgio Napolitano in occasione della festa della donna. Idea Rom
vuole favorire l'integrazione e la partecipazione dei Rom (e dei Sinti, dei Kalé,
dei gruppi e delle comunità viaggianti) nella società italiana ed europea. Tra i
suoi obiettivi vi è quello di ottenere il riconoscimento dei Rom come minoranza
etnica e linguistica, con pieni diritti di cittadinanza e di contrastare i
pregiudizi e le forme di discriminazione; inoltre vuole promuovere la mediazione
interculturale e la convivenza civile, favorendo la conoscenza, il dialogo e
l’incontro tra culture diverse.
Idea Rom, essendo nata solo da pochi mesi, è ancora sostanzialmente un
laboratorio di idee, ma ha già realizzato diverse iniziative, come il progetto
sperimentale “Piccoli Rom vanno a scuola” per la formazione degli insegnanti e
la mediazione culturale all’interno della scuola I.C. “Leonardo da Vinci” di
Torino (con il contributo del comune di Torino). Ha pubblicato un dossier in
occasione della Giornata della Memoria (gennaio 2010). Ha promosso le attività
dell’associazione presso istituzioni, organizzazioni del privato sociale e
organi d’informazione.
“Ci siamo unite per dire che non siamo tutte criminali”, spiega Vesna Vulatic,
mediatrice culturale Rom fin dai primi anni Novanta che, con altre dieci giovani
donne, ha dato vita a Idea Rom. Le iscritte abitano nei campi nomadi o nelle
case popolari dei quartieri torinesi della Falchera o delle Vallette. Alcune
lavorano o sono in cerca di lavoro, altre studiano, come Ivana, 19 anni: “Voglio
iscrivermi a Scienze dell’Educazione per lavorare con i bambini Rom. Io non ho
mai nascosto le mie origini, fin dalle elementari quando, studiando storia si
parlava del popolo Rom. Di solito, attraverso la conoscenza personale, il
pregiudizio scompare. Ma i miei genitori, al lavoro, non lo hanno mai detto. Mio
padre ha scritto un libro di poesie e uno sulla cultura Rom per bambini, eppure
deve nascondersi, non può permettersi di perdere quel posto”.
“La nostra gente non osa parlare della sua origine, soprattutto nei posti di
lavoro dove magari è occupata da anni e apprezzata – continua Vesna – . I rom
sono sempre stati dipinti come sporchi, bugiardi e ladri, così succede che
persino a scuola i bambini e le loro mamme non dicano qual è la loro realtà.
Spesso non precisiamo la nostra origine. Diciamo “slave”, ma anche slavo non
piace… Le mie figlie non conoscono il serbo, con i nonni non si capiscono. Dopo
tanti anni continuiamo a rinnovare il permesso di soggiorno, ma loro sono nate
qui. Un giorno saranno cittadine italiane. Spero che quel giorno non siano più
considerate straniere”.