su youtube o anche sui siti del Corriere e di Repubblica, trovate molto
materiale. Qua si riassume in poco più di due minuti una lunga e intensa
mattinata
E visto che in Mahalla non ci facciamo mancare niente:
Jovica riconoscimento ad un artista
Non conosco quali pensieri abbiano ispirato il Ministro Maroni allorquando ha
deciso di accogliere la richiesta del musicista Jovic Jovica, e di moltissimi
amici e artisti che l’hanno sostenuta, di annullamento di un’espulsione
comminata mentre era in corso di rilascio un permesso di soggiorno per meriti
artistici.
Mi piace però pensare o forse sperare, che questo gesto così imprevedibile e
sorprendente, riveli una passione per la musica, che accomuna, anziché dividere,
al di là delle sovrastrutture ipocrite del pensiero contemporaneo e dei
pregiudizi da cui è pesantemente condizionato.
Conosco Jovica da molto tempo, anni ormai, che abbiamo spesso percorso insieme
tra molte difficoltà e poche speranze.
Di sé stesso, della sua musica, ama spesso ripetere: “Da che sono nato nella mia
vita c'è musica. Il mio bisnonno era violinista. E' morto a 106 anni, sdraiato
sul letto, con la testa appoggiata al muro e il violino in mano, mentre suonava.
L'abbiamo trovato così e abbiamo fatto fatica a separarlo dal violino, perché le
sue dita erano rigide. Non riesco a pensare a una morte più dolce”.
Tempo fa ebbi la fortuna di visitare la “Kafana” (Taverna) che gestiva in
gioventù a Pozarevac, 40 km. da Belgrado, prima della guerra.
Un luogo in cui il tempo è rimasto immobile, avvolto nelle reti di ragnatele che
trattengono i ricordi, quelli belli e quelli brutti.
Un’amica comune, un giorno, andò alla ricerca nella sonnolente campagna serba
della sua amatissima fisarmonica cromata, la stessa che oggi lo accompagna su
tutti i palcoscenici.
Tre anni fa, insieme alla sua famiglia, ottenne una piazzuola nel campo comunale
di via Sesia, a Rho.
Neanche questo fu facile o scontato, mentre oggi i nuovi amministratori locali
quel campo lo vorrebbero chiudere, ricacciando tutti per strada.
Nell’esaltazione del momento qualcuno ha forse azzardato accostamenti un po’
eccessivi…lontani dal carattere umile e gentile di Jovica, paragonandolo al
jazzista Django Reinhardt..
Io mi limito a pensare che una comunità, come quella rhodense, che si rivela
così incapace di entusiasmarsi per la ricchezza culturale che la circonda,
dimostri solo quanto sia destinata a rimanere l’ombra di sé stessa, vittima di
insignificanti “ombre” politiche che la amministrano attraverso le istituzioni
locali, come le ragnatele che avvolgono la lontana “Kafana” di Jovica…
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