Di Fabrizio (del 15/02/2010 @ 09:15:41, in Italia, visitato 1682 volte)
Segnalazione di Agostino Rota Martir
PisaNotizie.itDa Scienze per la Pace una proposta di mediazione 5 -
autore: Francesco Auletta La polizia municipale allontana nuovamente dal Ponte delle Bocchette le
famiglie sgomberate nella giornata di mercoledì, che non hanno più un posto dove
ripararsi. Annunciata nei prossimi giorni la demolizione del campo sull'Aurelia.
Gli studenti del Corso di laurea di Scienze per la Pace criticano
l'Amministrazione comunale e si propongono come "mediatori" per un tavolo di
lavoro
Lo sgombero compiuto dalla polizia municipale su decisione
dell'Amministrazione comunale nella giornata di mercoledì a carico delle
famiglie che abitavano nei due piccoli campi vicino al Ponte delle Bocchette,
con il passare delle ore sta mostrando, ancora una volta, l'inadeguatezza di un
intervento non supportato da politiche sociali, con la conseguenza di un pesante
peggioramento delle condizioni di vita di queste uomini, donne e bambini nella
nostra città.
Infatti, nonostante gli annunci fatta dall'assessore al sociale Maria Paola
Ciccone, le quasi totalità delle famiglie alle quali sono state demolite le
baracche in cui da anni vivevano, non hanno alcun posto dove andare. Spinti così
dal freddo, dal bisogno di trovare un riparo, diversi nuclei familiari ieri
mattina sono tornati, dopo una notte passata all'addiaccio, nuovamente nei
pressi del Ponte delle Bocchette, vicino a dove era il loro campo, e hanno
iniziato a tirare su dei piccoli ripari dove poter stare e far riposare i propri
figli. Ma nel giro di poche ore sul posto vi è stato un nuovo intervento della
polizia municipale che ha buttato giù i pochi pannelli di legno che erano stati
piantati nel terreno. Le famiglie però hanno trascorso lì tutto il pomeriggio,
intorno a un piccolo fuoco per riscaldarsi, cercando di salvare dalla pioggia,
dal fango e dall'umidità le cose che sono riusciti a portare via dal campo
distrutto dalle ruspe. Intorno alle 17:00 la zona è stata nuovamente circondata
dai vigili urbani che hanno intimato a questi uomini e donne di allontanarsi,
dando loro l'ultimatum per domattina alle 9:00 di lasciare l'area.
"Dove dobbiamo andare - ci dice una signora - ci hanno distrutto la casa senza
proporci nessuna alternativa. Siamo riusciti a sistemare i bambini in casa di
qualche amico per non farli stare qui al freddo, ma noi vogliamo stare insieme
ai nostri figli in una casa, è un nostro diritto: è un diritto di tutti avere
una casa".
"E' già un giorno - ci spiega un ragazzo - che, a causa dello sgombero, non
posso andare a lavorare. Ma dove lascio mia figlia? Dove li porto a dormire? Se
però continuo a mancare al lavoro, rischio di essere licenziato".
Tante sono le storie che si possono raccogliere da queste persone, se si è
disposti ad ascoltarle. Gli uomini lavorano quasi tutti, e ora senza una "casa"
non sanno come fare: la maggior parte di loro lavora al nero ed è preoccupata di
perdere anche questo. I bambini sono tanti e vanno a scuola. In questi due
giorni di inferno tra ruspe, demolizioni, fango, polizia e freddo non sono
neanche potuti andarci.
Quelli che sono tornati ieri al Ponte delle Bocchette sono solo una parte di
coloro che sono stati sgomberati. Gli altri, un'altra ventina circa, anche loro
non hanno avuto alcun sostegno da parte della Società della Salute e ora stanno
in alcune tende comprate mercoledì pomeriggio, di fronte all'assoluta emergenza,
grazie ai soldi raccolti con una sottoscrizione pubblica in favore dei rom
promossa due mesi fa da Africa Insieme, i Gruppi di Acquisto Solidale e Rebeldìa.
Ma evidentemente tutto questo non basta: avere avuto davanti agli occhi il
fallimento della politica degli sgomberi che provoca solo un peggioramento delle
condizioni di vita di queste famiglie non è sufficiente per fermarsi a
riflettere sul da farsi. E' infatti di ieri la notizia che la stessa polizia
municipale si è recata anche nel piccolo campo dell'Aurelia per annunciare alle
persone che vi stanno uno sgombero a breve.
L'emergenza così continua a crescere, ma si tratta di un'emergenza umanitaria
nei confronti di uomini, donne e bambini che "si vogliono cacciare della nostra
città".
E a prendere la parola sugli ultimi avvenimenti sono gli studenti del Corso di
Laurea in Scienze per la pace che in una lettera sottoscritta con decine di
firme raccontano: "Siamo venuti a conoscenza dello sgombero del campo-nomadi
"delle Bocchette" (vicino alla zona Le Piagge). Allarmati dalla notizia sono
immediatamente accorsi per prestare sostegno alle famiglie, ai bambini e alle
bambine che si sono visti portare via dalle ruspe il proprio luogo di vita
quotidiano, arrangiato alla meglio".
"Spinti dalla volontà di praticare i valori e gli ideali da cui il nostro
percorso formativo nasce e si alimenta - proseguono gli studenti non
comprendiamo come in una giornata di freddo pungente si possa brandire "il pugno
di ferro" della sicurezza, di una sterile legalità, contro uomini, donne e in
modo particolare numerosi bambini: è in questo modo che i cittadini pisani ora
si sentiranno "più sicuri"? È in questo modo che un'amministrazione comunale
promuove la democrazia, la pace e i diritti umani?"
I ragazzi e le ragazze che frequentano il Corso in Scienze per la Pace muovono
così una pesante critica allo strabismo del Comune di Pisa: "Non comprendiamo
come noi studenti, da una parte siamo invitati a partecipare ad attività come i
progetti di promozione della pace e dei diritti umani nelle scuole della
provincia pisana; e dall'altra come il nome del nostro Corso di Laurea sia
spesso accostato a manifestazioni promosse dall'amministrazione comunale, mentre
ai diritti umani si volta, nella pratica, le spalle. Purtroppo siamo costretti a
dar ragione a Sophie Bessis e a Frantz Fanon: l'Occidente continua a promuovere
un concetto di "diritti umani" che è "universale" perché deve essere "astratto",
lontano dalla realtà (per tener ben stretti i privilegi che abbiamo), non
smettendo mai "di parlare dell'uomo pur massacrandolo dovunque lo incontri, a
tutti gli angoli delle sue strade, a tutti gli angoli del mondo".
Ma dagli studenti arriva una proposta concreta e assolutamente nuova. I ragazzi
mettono a disposizione dell'istituzione le proprie competenze e professionalità
per contribuire a una soluzione positiva di questa vicenda: "Malgrado la nostra
forte criticità verso le modalità con le quali il Comune fino ad ora ha gestito
la"questione-rom", sulle orme della nonviolenza gandhiana, vogliamo essere
protagonisti di un "programma costruttivo" senza il quale il nostro dissenso
perderebbe credibilità. Come studenti di un Corso di Laurea che ha come
obiettivo la formazione di giovani "mediatori di conflitti", ci proponiamo, se
l'amministrazione acconsentisse, in qualità di mediatori in un tavolo di lavoro
da aprire con la comunità rom pisana, per tentare di risolvere la situazione".
"I diritti umani - concludono da Scienze per la pace - se sono veramente
universali sono per tutti, e non possono essere né lasciati al buon cuore
caritatevole di un umanesimo tristemente fuori dalla realtà, né essere applicati
con le ruspe o strumentalizzati contro i più deboli".
Di Sucar Drom (del 15/02/2010 @ 18:21:37, in blog, visitato 1572 volte)
Roma, manifesto Pd anti-rom ed è rivolta sul web
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Pavia, un piano del Comune per chiudere i “campi”
Mezzo milione per trasferire in aree attrezzate e alloggi i 250 Sinti che da più
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Guidizzolo (MN), accoglienza? Sì, ma altrove
Grazie al ‘caso di Guidizzolo’, si è tornato a parlare della questione rom, che
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Milano, la Moratti pensa che gli sgomberi senza alternative siano legali...
Sgomberi a ritmo serrato quelli messi in atto da Palazzo Marino. Tanto che la
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Babel Film Festival
Babel Film Festival è il primo concorso cinematografico internazionale destinato
esclusivamente alle produzioni delle minoranze, ai film (sia di fiction sia
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ONU: 92 raccomandazioni per l'Italia
Accrescere la lotta alla discriminazione e al razzismo e dotare il Paese di
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situazione dei diritti um...
Milano, Vittorio Agnoletto: "La politica dica no alla violenza degli sgomberi"
"Ho appreso dei continui, vergognosi sgomberi della popolazione rom realizzati a
Milano", dichiara Vittorio Agnoletto, candidato presidente regione Lombardia per
la Federazione della sinistra. Di fronte a donne e bambini buttati per strada, a
famiglie separate e disperse, a esseri umani trattati peggio che animali, la
politica non può tacere. Nella Milano di oggi, spesso dominata dall'egoismo,
denuncia...
Roma, il Casilino 900 non c'è più
Al di là del cancello del Casilino 900 a Roma, il campo nomadi più grande
d'Europa, questa mattina c'era uno strano silenzio. Un silenzio inusuale. Non si
sentivano più le voci dei bambini che giocano, delle donne che chiacchierano o
dei ragazzi che parlano tra loro. L'unico suono era quello della ru...
Roma, il Casilino 900 non c'è più: i primi commenti
Sono cadute le ultime baracche ed è stato chiuso il cancello al Casilino 900, il
campo nomadi più grande d'Europa situato sulla via Casilina a Roma. Stamani il
sindaco della Capitale, Gianni Alemanno, insieme all'assessore alle Politiche
sociali, Sveva Belviso, il...
Di Fabrizio (del 16/02/2010 @ 09:18:58, in Kumpanija, visitato 2452 volte)
link
alvideo
Muhlbauer - Battesimo di Sanela, nuora di Jovica Jovic, al "campo" rom di via
Sesia, Rho (Milano), celebra Don Gino Rigoldi, partecipa anche Moni Ovadia e
molti cittadini. Contro la stupidità degli sgomberi senza alternativa e della
caccia al diverso.
Le immagini che seguono sono di Ivana (l'album completo su
Facebook con le foto in dimensione originale)
La cappella del campo, che non ha porte per non lasciare fuori nessuno.
L'ha costruita Jovica
13 febbraio campo rom di rho...un bel sabato multicolore... moni ovadia...
don gino rigoldi... compagni, compagne, torte, musiche e danze
Grazie a tutti voi e a tutti coloro che hanno aderito e partecipato a questo
bellissimo sabato al campo di rho, un puzzle composto da cittadini,
associazioni,musicisti artisti che compongono la biodiversità di pensieri
diversi, cultura, musica, che diviene anticorpo di una società che rischia di
divenire istituzionalmente razzista...giusto per citare il brillante e
stimolante intervento intervento di moni ovadia!! Oggi abbiamo creato un sito
blog:
www.jovicajovic.blogspot.com
...e lo stupefacente intervento di don gino rigoldi... fonte di riflessione anche
per i non credenti: l'accoglienza come fonte di arricchimento ed evoluzione...
Eccoci, tutti gli amici di jovica jovic, della sua storia che mette a nudo le
contraddizioni di leggi prive di lungimiranza e attinenza con lo stato reale
delle cose, amici del campo rom di rho, uno dei mille e più campi ..vittime più
che altro delle speculazioni dell'expò che del vociferare giornalistico sulla
loro pericolosità...
Eccoci amici belli, sabato abbiamo vinto, perché non è stata una giornata
arrabbiata..è stata una giornata di festa, una giornata che è catalizzato
centinaia di persone, di piatti diversi, di musicisti pensatori e associazioni,
per compartecipare al nostro, di tutti desiderio di cambiamento.
Eccoci amici belli, ora facciamo tutti un piccolo sforzo, divulghiamo e firmiamo
la
petizione per il nostro amico Jovica Jovic, grande maestro emblema
dell'assurdità delle leggi che ci auguriamo tutti possa essere solo una delle
prime tracce, che consentano la regolarizzazione di un qualcosa che anziché
essere pericoloso, si rivela palesemente nutriente, che attraverso i suoi
concerti incontri, corsi di fisarmonica, si rivela essere solo motivo di
arricchimento per la nostra terra e la nostra gente...cioè tutta la gente..
Ed allora divulghiamo la possibilità di firmare la petizione, per contribuire
anche alla creazione di un precedente utile ad altri che verranno...
grazie ...grazie..perché come ci ha ricordato Moni Ovadia sabato, il popolo
rom... è una delle poche, forse rare realtà della terra che non ha mai pensato
di dichiarare guerra a nessuno--
ed allora eccoci
www.jovicajovic.blogspot.com per sapere di più e divulgare la sua storia, e
per accedere al link e firmare alla petizione che richiede alle autorità
competenti la sua regolarizzazione per meriti artistici.
moltiplichiamo, le possibilità per cui le lotte diventino morivo di festa,
incontro, scambio e relazione... così saremo giorno dopo giorno sempre di più!
tutte le foto o i video che avete realizzato le pubblicheremo volentieri se
ce le inviaste!
Tribune de GenêveRom espulsi dalla Francia: Bucarest s'impegna a seguire meglio il loro
reinserimento -
11.02.10
Il segretario di stato francese agli affari europei, Pierre Lellouche, ha
ottenuto giovedì dal governo rumeno che nomini un responsabile al reinserimento
dei Rom espulsi dalla Francia ed invii magistrati e poliziotti rumeni in Francia
per lottare contro la criminalità.
Lellouche, che era accompagnato da diversi deputati, è stato ricevuto dal
primo ministro rumeno Emil Boc.
Al termine del loro incontro, Lellouche e Boc hanno annunciato tre
decisioni.
La prima è la designazione di un segretario distato rumeno incaricato del
reinserimento dei Rom, "che permetterà", ha spiegato Lellouche, "a noi, Francesi
ed Europei, di accompagnare il reinserimento dei Rom in Romania".
Questo "seguito" necessario, ha detto, era il "collegamento mancante" nella
sorveglianza e nel reinserimento.
La seconda decisione è l'invio di un contingente di poliziotti e magistrati
rumeni in Francia per, ha detto Lellouche, "aiutarci a smantellare il traffico
di esseri umani". Attualmente era in Francia un piccolo numero di poliziotti e
di giudici rumeni.
La terza è una "politica di cooperazione" per "mobilitare fondi europei al
servizio del reinserimento della comunità rom". "Siamo pronti ad aiutare questo
reinserimento con fondi francesi ed europei", ha detto. Ha poi sottolineato
l'importanza che il governo rumeno utilizzi bene questi fondi.
Questa politica, ha precisato il responsabile francese, "si sosterrà sulla
conferenza europea di Cordova (Spagna), in aprile, sui Rom".
Boc ha qualificato le discussioni come "molto dirette". Ha
assicurato che il suo governo ha praticato una "tolleranza zero" verso le
associazioni a delinquere che incoraggiano i Rom a recarsi clandestinamente in
Francia.
8.000 Rom sono stati ricondotti nel 2009 dalla Francia alla Romania, con in
tasca un biglietto d'aereo, 300 euro per adulto (e 100 euro per bambino). Circa
i due terzi di loro ritornerebbero in seguito clandestinamente.
"Dare loro dei soldi", come fa attualmente la Francia, "porta per principio
al fallimento, poiché la maggior parte riesce a tornare" per guadagnare nuova
pecunia, ha osservato Marian Tutilescu, segretario di stato all'interno.
Inoltre, ha stimato Tutilescu, la comunità rom è generalmente "refrattaria
alle azioni di reinserimento sociale" ed "il quadro giuridico attuale" in
Romania "non permette di lmitare il passaggio attraverso le frontiere", eccetto
per i minori non accompagnati, applicandosi la libera circolazione a tutti i
cittadini europei.
Milano, lettera delle maestre prima dello sgombero: "La vostra voce siamo
noi"
"Vi insegneremo centomila parole perché nessuno possa annientare chi come voi
non ha voce". I bambini della scuola elementare di via Pini vivono in una
baraccopoli a Segrate, ultima tappa di una serie di sgomberi. Domani forse un
nuovo trasferimento
MILANO - Le maestre della scuola elementare di via Pini a Milano scrivono ai
loro alunni rom, che domani potrebbero di nuovo essere sgomberati. "Vi
insegneremo mille parole, centomila parole perché nessuno possa più cercare di
annientare chi come voi non ha voce". Oggi questi bambini vivono in una
baraccopoli sorta a Segrate, ma Il 19 novembre 2009 erano stati mandati via
dall'ex edificio Enel di via Rubattino, nel quartiere della scuola di via Pini.
Segrate è l'ultima tappa dei continui sgomberi che hanno subìto da allora.
Anche domani, probabilmente, vedranno la loro baracca rasa al suolo dalle ruspe.
Nonostante tutto, i bambini hanno continuato ad andare a scuola. Spesso sono le
maestre ad andarli a prendere nelle loro baracche, costruite di volta in volta
in zone diverse di Milano. Questa la lettera che le maestre di via Pini hanno
inviato a Redattore Sociale.
"Ciao Marius, ciao Cristina, Ana, ciao a voi tutti bambini del campo di Segrate
-scrivono le maestre-. Voi non leggerete il nostro saluto sul giornale, perché i
vostri genitori non sanno leggere e il giornale non lo comperano. È proprio per
questo che vi hanno iscritti a scuola e che hanno continuato a mandarvi
nonostante la loro vita sia difficilissima, perché sognano di vedervi integrati
in questa società, perché sognano un futuro in cui voi siate rispettati e
possiate veder riconosciute le vostre capacità e la vostra dignità. Vi fanno
studiare perché sognano che almeno voi possiate avere un lavoro, una casa e la
fiducia degli altri".
"Sappiamo quanto siano stati difficili per voi questi mesi: il freddo,
tantissimo, gli sgomberi continui che vi hanno costretti ogni volta a perdere
tutto e a dormire all’aperto in attesa che i vostri papà ricostruissero una
baracchina, sapendo che le ruspe di lì a poco l’avrebbero di nuovo distrutta
insieme a tutto ciò che avete. Le vostre cartelle le abbiamo volute tenere a
scuola perché sappiate che vi aspettiamo sempre, e anche perché non volevamo che
le ruspe che tra pochi giorni raderanno al suolo le vostre casette facessero
scempio del vostro lavoro, pieno di entusiasmo e di fatica. Saremo a scuola ad
aspettarvi, verremo a prendervi se non potrete venire, non vi lasceremo soli, né
voi né i vostri genitori che abbiamo imparato a stimare e ad apprezzare".
"Grazie per essere nostri scolari, per averci insegnato quanta tenacia possa
esserci nel voler studiare, grazie ai vostri genitori che vi hanno sempre messi
al primo posto e che si sono fidati di noi. I vostri compagni ci chiederanno di
voi, molti sapranno già perché ad accompagnarvi non sarà stata la vostra mamma
ma la maestra. Che spiegazioni potremo dare loro? E quali potremo dare a voi,
che condividete con le vostre classi le regole, l’affetto, la giustizia, la
solidarietà: come vi spiegheremo gli sgomberi? Non sappiamo cosa vi spiegheremo,
ma di sicuro continueremo ad insegnarvi tante, tante cose, più cose che
possiamo, perché domani voi siate in grado di difendervi dall’ingiustizia,
perché i vostri figli siano trattati come bambini, non come bambini rom,
colpevoli prima ancora di essere nati".
"Vi insegneremo mille parole, centomila parole perché nessuno possa più cercare
di annientare chi come voi non ha voce. Ora la vostra voce siamo noi, insieme a
tantissimi altri maestri, professori, genitori dei vostri compagni, insieme ai
volontari che sono con voi da anni e a tanti amici e abitanti della nostra zona.
A presto bambini, a scuola.
Le vostre maestre: Irene Gasparini, Flaviana Robbiati, Stefania Faggi,
Ornella Salina, Maria Sciorio, Monica Faccioli".
Sgombero a Segrate: un nuovo solito caso. La denuncia del Naga
Milano, 16/02/2010
Stamani all’alba è iniziato l’ennesimo sgombero. E’ stato il turno del campo rom
di Segrate dove vivevano più di 130 persone e dove, anche in questo caso, erano
in atto processi positivi d’integrazione.
Anche in questo caso, i bambini residenti nel campo frequentavano le scuole
locali e anche in questo caso le maestre, stamani, erano in prima fila per dare
sostegno alle persone sgomberate e per cercare di portare i bambini a scuola.
Anche in questo caso, non sono state trovate soluzioni abitative alternative e
condivise. Anche in questo caso, l’unica proposta è stata quella di separare le
donne e i bambini dai mariti.
Anche in questo caso, vengono calpestati diritti e libertà fondamentali di
uomini, donne e bambini che, da mesi,vengono rincorsi e stanati dove tentano di
trovare rifugio.
Anche in questo caso, non sono servite le mobilitazioni: l’accanimento prosegue
imperterrito e insensato.
Anche in questo caso, abbiamo incontrato famiglie che erano state sgomberate
prima dal campo rom di Rubattino, poi dalla zona di Bacula, poi da Bovisasca,
poi ancora da Rubattino e, stamani, da Segrate.
Anche in questo caso, per un giorno, staranno accesi deboli riflettori
sull’ennesimo sgombero e poi tutto tornerà come prima.
Anche in questo caso, la città è assuefatta.
Il Naga continuerà a portare assistenza nelle aree dismesse della città, nei
campi rom e ovunque ce ne sia bisogno e continueremo a denunciare ogni
violazione dei diritti di chicchessia.
Nel XII municipio di Roma risiedono da almeno 10 anni, ed in alcuni casi da
più di 20, circa 350 persone ospitate in uno spazio attrezzato e recintato con
container e servizi.
Uso il termine "risiedono" perché hanno tutti la residenza anagrafica
nel quartiere e se il cartello stradale sulla SS Pontina indica "Campo
Nomadi", non sono e non si sentono nomadi, anzi auspicano ad una
stabilizzazione che favorisca processi di integrazione.
I 150 e più bambini frequentano le scuole nel quartiere, pochi (ma
qualcuno c'è) frequentano anche le superiori. Le donne fanno la spesa
nel quartiere, gli uomini si occupano di raccolta di materiale ferroso. Il
campo usufruisce dei progetti di scolarizzazione e le attività vengono
gestite dai mediatori dell'ARCI.
Quanto all'origine sono in prevalenza di provenienza bosniaca, con un nucleo
più piccolo di origine Macedone, sono in italia da almeno 20 anni venuti a
seguito della dissoluzione della Jugoslavia e prevale la situazione di
apolidia di fatto caratteristica della non gestione trentennale della
situazione di questi profughi.
Parecchi della seconda generazione però sono riusciti a superare la giungla
burocratica e sono diventati cittadini Italiani.
Ovviamente non sono tutte rose e fiori, ed è ineluttabile che, in una
situazione di emarginazione e di estrema difficoltà di accesso al lavoro,
parte della popolazione poi finisca a cadere in situazioni di illegalità e
di micro criminalità.
Questa comunità è il prossimo bersaglio del Piano Nomadi di Alemanno e del
Prefetto Pecoraro.
Qui le ragioni dello sgombero minacciato sono completamente diverse da quelle
del Casilino 900.
L'insediamento è solo per motivi burocratici "non ufficiale", in quanto
gli arrivi, fino all'ultimo derivante da uno sgombero del 2001 di un
insediamento al Casilino 700 sono sempre stati concordati con
l'amministrazione.
La situazione abitativa non è diversa da quella dei campi "ufficiali" di
Castel Romano e Salone. Container con servizi e recinti. Il livello di
degrado, non diverso da quello di Castel Romano. Anzi a Castel Romano
l'acqua non è potabile mentre Tor de' Cenci è allacciato all'acquedotto
romano.
La situazione di degrado, non drammatica, del campo deriva dal fatto che i
container sono ormai vetusti e che non è disponibile un'area per le attività
del riciclo del rottame e quindi gli scarti restano sul piazzale di ingresso
(problema identico c'è a Castel Romano).
Il campo ha però l'"anomalia" di essere in prossimità del quartiere di
Spinaceto/Tor de' Cenci e quindi i residenti "non rom" e rom nei
negozi, nelle scuole, al mercato vengono a contatto.
Sulla "sgradevolezza" di questo contatto e sulle pulsioni razziste
del quartiere si è costruita la carriera politica l'assessore alle politiche
sociali Sveva Belviso
eletta nella circoscrizione proprio cavalcando l'ostilità dei residenti nelle
case contro i residenti nei container.
Suona quindi come voler pagare "un debito elettorale" la pressione
dell'assessore sulla comunità di Tor de' Cenci.
I residenti del campo hanno lanciato un appello per spiegare le loro ragioni.
Roma, lettera aperta dei Rom del villaggio attrezzato di Tor de Cenci Siamo persone Rom, bosniaci, macedoni e montenegrini, e alcuni dei
nostri figli hanno ottenuto la cittadinanza italiana.
Abitiamo dal 1995 nel villaggio di Tor de Cenci, da quando il sindaco
Rutelli ci trasferì assegnandoci un container a famiglia.
Non abbiamo mai avuto problemi di alcun tipo con i cittadini di Tor de Cenci
e Spinaceto, anzi, la nostra integrazione è dimostrata dalla partecipazione
nel locale comitato di quartiere e dalle frequenze regolari nelle numerose
scuole dove i nostri figli sono iscritti.
Dopo anni di abbandono da parte delle istituzioni cittadine preposte
l'attuale sindaco Alemanno ci impone di trasferirci nel grande campo, che
già ospita 800 nostri fratelli, di Castel Romano.
Perchè?
Sappiamo che l'assessora Belviso aveva promesso in campagna elettorale ai
cittadini italiani il nostro trasferimento, ottenendo qualche voto in più.
Sappiamo che su di noi si giocano interessi politici che fanno leva su
pregiudizi e stereotipi alimentando paure e razzismi vergognosi.
Siamo uomini e donne alla ricerca di dignità e rispetto come tutti voi.
Come mai, con le note difficoltà di sistemarci in aree attrezzate difficili
da trovare, si vuole smantellare Tor de Cenci, che a differenza di Casilino
900, è un campo attrezzato costato ai cittadini italiani milioni di euro,
per aggravare la situazione trasferendoci in un campo già grande e disagiato
al di fuori di qualsiasi contesto urbano? A chi conviene?
Chiediamo alle autorità preposte di ripensarci.
Nel 2009 abbiamo subito quattro censimenti da parte di polizia (in foto),
carabinieri, croce rossa e vigili urbani, ora il prefetto vuole ripetere un
altro censimento per scegliere chi è buono e chi cattivo. Siamo stanchi di
subire, ci opporremo con tutte le forze che abbiamo a fianco di chiunque
voglia
DIFENDERE LA DIGNITA' DEI ROM PER DIFENDERE UN PO' DELLA PROPRIA.
NO ALLA DEPORTAZIONE DEI ROM
la Comunità Rom di Tor de Cenci
Ieri, appoggiati dall'ARCI, da Amnesty, dall'AGESCI, da associazioni
cattoliche hanno atteso invano il prefetto e le autorità cittadine e municipali
per spiegare le loro ragioni ed hanno organizzato una conferenza stampa. Erano
presenti numerosi giornalisti, qualche blogger. Era presente il prof. Brazzoduro
che è un eminente antropologo e profondo conoscitore della realtà sociale e
della cultura Rom e Sinti.
Le autorità invece non si sono viste, Il sindaco e l'assesore Belviso erano al
Casilino 900 per la cerimonia di chiusura, ma forse spaventati dal confronto con
associazioni come Amnesty International, non si sono visti neanche gli
amministratori del municipio.
A distanza l'Assessore Belviso ha parlato di Tor de' Cenci:
'Siamo consapevoli - continua Belviso- che per ogni cambiamento ci vuole tempo e
concertazione fra le parti, ma siamo convinti che, come si e' verificato per
Casilino 900, anche per Tor de Cenci, attraverso il dialogo e il coinvolgimento
delle stesse comunita' rom, supereremo le diffidenze e i timori presenti oggi.
Ma soprattutto - conclude Belviso- riusciremo a restituire al territorio la
legalita' e il decoro che merita e a dare dignita'' a quelle persone che
vogliono condividere con l'Amministrazione un percorso di inclusione e rispetto
delle regole''. ROMA: BELVISO, CON CHIUSURA TOR DE CENCI 'FINE' A SIMBOLO DEL DEGRADO
Era invece presente Daniele Ozzimo del Partito Democratico che nel consiglio
Comunale è Vice Presidente della Commissione Politiche Sociali.
Si spera che le dichiarazioni fatte alla stampa, che qui riporto, non siano solo
chiacchiere pre-elettorali ad uso del bacino di voti dell'associazionismo,
ma siano invece una presa di posizione per il PD che spesso anche nei circoli di
Spinaceto e Tor de' Cenci non è stato benevolo (eufemismo) nei confronti dei
residenti rom del quartiere.
“Esempio emblematico della strumentalizzazione elettorale su cui è tarato il
piano nomadi, è l’annunciato sgombero del campo di Tor de Cenci che, a
differenza di Casilino 900, è un campo attrezzato nel quale ad oggi sono ospite
350 persone di cui 108 minori scolarizzati che frequentano gli istituti
scolastici limitrofi al campo”. E’ quanto dichiara il consigliere del Pd Daniele Ozzimo, vicepresidente della
Commissione Politiche Sociali.
“Non si comprende - se non per fini puramente elettorali - qual è l’urgenza che
giustifica l’intervento di sgombero, visto che a Roma esistono realtà ben più
difficili come ad esempio il campo di Lamartora, ingranditosi a dismisura a
causa degli sgomberi volutamente non pianificati, in termini di accoglienza
alternativa, come ad esempio quello del Casilino 700”.
“Smantellare un campo come Tor de Cenci, che richiederebbe in realtà solo
interventi di manutenzione ordinaria, per farlo confluire in un contesto, come
quello di Castel Romano che già ospita 800 persone, è - conclude il consigliere
Ozzimo - una follia tutta elettorale che peraltro provocherebbe l’incremento di
costi a carico dell’Amministrazione, anche per garantire la scolarizzazione dei
minori”. SGOMBERO NOMADI A TOR DE CENCI. DANIELE OZZIMO (PD): "SGOMBERO URGENTE PER FINI
ELETTORALI"
Guerra della Lega ai nomadi "Cacciamoli dai nostri Comuni"
Si acuisce lo scontro sugli accampamenti nel Mantovano. L'Opera Nomadi si
rivolgerà ai giudici. Sindaci leghisti sul piede di guerra contro gli accampamenti di famiglie
nomadi. Le sei amministrazioni comunali guidate dal Carroccio in provincia
faranno scattare un'ordinanza per vietare pernottamento e campeggio di camper,
case mobili e simili sul territorio comunale. Nel mirino dei sindaci lumbard non
ci sono i turisti a quattro ruote ma i nomadi, sinti o rom che siano. In tre
paesi il provvedimento è già stato emanato, per gli altri è solo questione di
giorni. La campagna è stata lanciata nel quartier generale della Lega.
A innescare la miccia la vicenda del trasferimento di famiglie sinte dal
Bresciano verso Birbesi di Guidizzolo e Gazzo di Bigarello, con le polemiche che
ne sono seguite, è stata la miccia che ha innescato l'iniziativa leghista.
D'altra parte la questione dei campi nomadi è uno dei capisaldi della politica
leghista fin dai suoi esordi.
«L'integrazione non è una bella cosa perché confonde le matrici culturali. Noi
facciamo la raccolta differenziata, loro lasciano l'immondizia per strada», è il
cappello politico dell'iniziativa dei sindaci leghisti spiegato da Vincenzo
Chizzini, segretario della circoscrizione leghista città-medio mantovano. Che ha
così riassunto la ratio dell'ordinanza anti-nomadi già in vigore a Guidizzolo,
Ceresara e Bozzolo e che sarà presto promossa a San Giovanni del Dosso,
Castelbelforte e Pomponesco. Ideatore della delibera è il sindaco guidizzolese
Graziano Pellizzaro.
Nel suo territorio, a Birbesi, il comune di Brescia ha acquistato attraverso la
società Brixia Sviluppo, un terreno per l'insediamento di tre famiglie sinte.
«L'ordinanza - ha spiegato Pellizzaro - rimedia a una carenza normativa. Come
spesso capita, c'è stato bisogno di incappare nel problema prima di
ufficializzare la regola». Pelizzaro, tuttavia, sostiene che non si tratta di
una ordinanza anti-nomadi. «Vogliamo che chiunque viva a Gudizzolo lo faccia in
maniera decorosa - dice - mai avuto problemi abitativi».
Di più. Secondo il primo cittadino guidizzolese, l'ordinanza non sarebbe altro
che l'adeguamento del regolamento comunale alla legge 12 della Regione. «Niente
razzismo, solo buon senso», dicono un po' tutti i presenti. «Il nostro esempio -
dice il sindaco di Ceresara, Enzo Fozzato - deve essere Treviso e il nostro
obiettivo la vivibilità del comune». Controllo del territorio e ordinanze ad hoc
per risolvere questioni che potenzialmente potrebbero creare problemi nei
territori guidati da esponenti del Carroccio. «Il controllo del territorio -
continua Fozzato - è uno dei compiti più importanti dell'amministrazione. Un
sindaco interviene per risolvere i problemi dei cittadini. Da noi, ad esempio,
non possono essere introdotti volantini pubblicitari nella cassette della
posta».
Ma la questione nomadi (termine che in realtà è il più delle volte inappropriato
perché riferito a comunità stanziali) non è certo paragonabile ad un ordinario
problema di paese. Basti pensare che la decisione del comune di Brescia di
smantellare il campo nomadi e di trasferire una parte delle famiglie sinte che
vi abitano a Birbesi e a Gazzo (dove l'amministrazione di centrosinistra sta
meditando di prendere iniziative simili nella sostanza a quelle di Guidizzolo)
ha provocato un incidente diplomatico non solo tra gli enti coinvolti, ma anche
tra lumbard e Pdl. A guidare la giunta bresciana c'è il pidiellino doc Adriano
Paroli, già commissario provinciale di Forza Italia a Mantova. (v.c.)
Stamattina verso le 11.00 un gruppo di rom di Tor de Cenci è stato invitato
dall'Assessora alle Politiche Sociali Sveva Belviso a una riunione riguardante
il prossimo spostamento che riguarderebbe proprio il campo di Tor de Cenci. Alla
riunione erano stati invitati solo i tre portavoce delle tre comunità del campo,
ma vista la tensione creatasi al in questi mesi riguardo lo sgombero, si sono
presentati all'invito almeno in venti, ognuno a fare da portavoce delle diverse
famiglie allargate, ognuna con un propria idea. La telefonata dell'assessora è
avvenuta esattamente il giorno dopo la mobilitazione dei rom di Tor de Cenci che
insieme a tutte le associazioni che operano al campo, insieme al Comitato di
Quartiere, agli scout, alla presenza di associazioni internazionali per la
Difesa dei Diritti Umani come Amnesty International e European Roma Right
Center, di politici e di liberi cittadini provenienti non solo da Spinaceto ma
da tutta la città, hanno detto chiaramente che vogliono rimanere in quel campo
rifiutando qualsiasi deportazione in un campo già affollato (Castel Romano). A
registrare questa manifestazione testate giornalistiche radiotelevisive e carta
stampata.
Ed è proprio dalla carta stampata che abbiamo capito il giorno dopo che la
mobilitazione qualche suo effetto ce lo aveva avuto. L'Assessora come si dice:
“ha alzato il tiro”. Su un intervista rilasciata dalla stessa, alla fine
dell'articolo dichiarava che Tor de Cenci è il campo rom con il più alto tasso
di criminalità di Roma con traffico di armi e spaccio di droga. Ora, o la
Belviso ci mostra qualche denuncia per traffico di armi, oppure ci dice da dove
e come ha ricevuto certe informazioni. Al campo è possibile che ci siano degli
spacciatori, ma la stragrande maggioranza degli abitanti del campo sono anni che
aspetta che arrivi qualcuno e li arresti. Sappiamo tutti che il problema del
traffico di droga non è solo del campo ma dell'intero quartiere di Tor de Cenci,
e se si analizzasse il Tevere, il tasso di sostanze stupefacenti sarebbe
sbalorditivo, e se poi si facesse una capatina a Montecitorio……….
L’incontro è stato aperto dall’Assessora cercando di convincere i rom della
“bontà” delle sue decisioni a fronte del “buon” esito del trasferimento di
Casilino, subito contestato dai rom presenti che hanno accolto un’anziana
montenegrina che non aveva trovato posti adeguati e dalle lamentele dei
“trasferiti” a Candoni che attendevano il lavoro promesso, e dei parenti
macedoni che stazionano al Cara in attesa della promessa destinazione alla
“Barbuta”, e il sovraffollamento indecente di Salone. Alla decisa e ferma
posizione di tutti i rom presenti Assessora e entourage, Di Maggio, Scozzafava,
Lattarulo, rappres. Prefetto, con in più Najo di casilino che verbalizzava (?) ,
hanno chiesto 2 giorni di riflessione prima di accettare la lettera dei rom
firmata da tutti gli abitanti del campo che chiede la rimessa in sicurezza del
campo di tor de cenci, conveniente anche economicamente, e il ripristino della
legalità allontanando le persone arrestate per spaccio, e non per andare a
Castel Romano.
Ritornati a casa i capifamiglia hanno riportato in assemblea gli esiti, avendo
la netta impressione che se si rimane uniti e compatti, resistendo anche a
velate offerte stile piatto di lenticchie, per pochi , d’ora in poi alla
trattative ci si và in 12, per sicurezza anticoncussione, e che pure un avvocato
poteva aiutare.
Ma la cosa più sconcertante sono le dichiarazioni dell' Assessora apparse oggi
sul
quotidiano Il Tempo. La Belviso sospetta che la protesta del 15 sia stata
aizzata e pilotata dalle cooperative che temono di perdere la sopravvivenza con
lo sgombero del campo. Con questa dichiarazione la Belviso è convinta che i Rom
siano persone talmente stupide da poter essere strumentalizzate e soprattutto
aizzate da associazioni e cooperative che non hanno nessun interesse se non
quello etico e umanitario. I rom, se uniti, hanno forti capacità di decisione,
soprattutto se la decisione riguarda la loro vita e quella dei loro figli. La
manifestazione del 15 ne è stata la prova. Inoltre, l'Assessora è convinta che i
rom siano doppiamente stupidi da poter accettare un trasferimento in cambio
promesse di lavoro (come è stato fatto a Casilino) e fondi stanziati in favore
di due o tre cooperative rom. Un trasferimento in un altra area dove vivono già
centinaia di rom, dove non c'è acqua potabile, e soprattutto circondata da prati
e boschi dove tutto si può fare tranne inclusione sociale.
Comunque a breve ci sarà un seminario transnazionale che si svolge sempre a Roma
il 25 e 26 febbraio "Structural Funds: Investing in Roma inclusion at the local
and regional level" promosso dalla Commissione Europea, che illustra il modo
migliore con cui possono essere utilizzati i Fondi Strutturali per promuovere
l'inclusione sociale: ci pensi bene!!!
A questi due eventi saremo felici di partecipare insieme ai rom di Tor de Cenci
o almeno a quelli che vorranno venire.
Fa ricorso per infortunio e ottiene un risarcimento di 400.000 euro. Ma
l'uomo, cittadino italiano, non può ricevere i soldi
Il Garante dei diritti dei detenuti: "Gli istituti di credito hanno fatto
intendere che si trattava di un cliente indesiderato"
ROMA - "Una vicenda kafkiana". E' con queste parole che Angiolo Marroni, Garante
dei diritti dei detenuti del Lazio, descrive questa storia. Il protagonista è un
giovane cittadino italiano di origine rom che, prima di essere arrestato per
reati contro il patrimonio, aveva vinto una causa per infortunio contro l'Ater,
le Aziende Territoriali per l'Edilizia Residenziale Pubblica. Circa otto anni
fa, infatti, l'uomo, affittuario di un appartamento di proprietà dell'Ater, era
caduto all'interno dell'abitazione. Poco dopo aveva fatto causa per i danni
fisici subiti. Al termine del procedimento, la sentenza del giudice: l'uomo ha
diritto a un risarcimento di oltre 400.000 euro da pagare con un bonifico
bancario.
Una cifra niente male, che l'interessato non è però riuscito a incassare.
Nonostante le ripetute richieste indirizzate dal suo legale a svariate filiali
di diverse banche, "nessun istituto di credito - spiega in una nota Marroni - ha
permesso che l'uomo aprisse un conto corrente dove far accreditare tali fondi".
Quello che è emerso chiaramente dalle risposte, messe anche per iscritto, è che
il cliente è stato giudicato "indesiderato". "Il sistema creditizio - continua
il garante - ha deciso che quest'uomo è un cittadino diverso dagli altri. Per
questi motivi ho chiesto ai miei uffici di acquisire la documentazione degli
istituti di credito che hanno rifiutato l'apertura del conto corrente per
segnalarle sia all'Abi che alla Banca d'Italia".
Il protagonista della vicenda è attualmente detenuto nel carcere di Viterbo dove
è stato da poco trasferito. La pena giungerà a termine entro la fine di
quest'anno.
Nel quartiere rom di "Iztok" della città di Kiustendil, nel sud ovest, un
gruppo di giovani volontari assieme all'associazione LARGO ha raccolto la somma
di 412,57 leva ($290) per aiutare i bambini di Haiti. L'iniziativa è stata
condotta da Botselin Mitkov, un attivista locale.
I fondi raccolti per Haiti
Il 3 febbraio i volontari, forniti di urne della Croce Rossa bulgara, hanno
iniziato a raccogliere fondi, fiduciosi che i Rom sarebbero stati generosi
rispetto a quanto accaduto ad Haiti. In cinque giorni hanno coperto tutti i
caffè ed i negozi locali del quartiere. Hanno anche visitato parecchie scuole.
Il gruppo dell'associazione LARGO, lo staff dell'ufficio per il lavoro del
quartiere, come pure i gestori del club culturale "Vassil Levski" hanno
contribuito tutti. Anche le chiese del quartiere hanno fornito supporto.
Alle 11.00 dell'8 febbraio i volontari hanno aperto le urne e contato i fondi
raccolti sotto la supervisione dei media locali. Si erano riuniti 412.57 leva.
Volontari a Kiustendil
Il direttore esecutivo di LARGO, Stefan Lazarov, ha detto che ciò che
hanno fatto i volontari è una bella impresa. "Se possiamo, aiutiamo,
indipendentemente che si tratti di un Rom,un Tedesco o un Bulgaro... non è
importante quanto denaro raccogliamo, quello che importa è il gesto. I volontari
hanno agito in buona fede e per una buona causa, per aiutare i bambini ad Haiti".
Ha aggiunto che "qualcuno non solo ha donato denaro, ma anche propagato la
campagna via SMS."
Secondo l'ufficio nazionale del lavoro, il 96% degli abitanti del quartiere "Iztok"
è disoccupato.
"Tutti noi guardiamo la TV. Negli ultimi giorni i bambini sofferenti di Haiti
erano diventati la notizia principale. Tutti sanno di loro e della tragedia che
gli è capitata. Abbiamo saputo di quanti paesi avessero raccolto fondi per il
futuro di quei bambini. E per questo che noi ed i volontari abbiamo deciso di
intraprendere questa iniziativa e di cercare di aiutarli," dice Botselin.
Ha condiviso che loro non avevano grandi aspettative, perché molta gente è
senza soldi. Ma non ha nascosto di essersi mosso in virtù del fatto che per
compassione la gente avrebbe donato sino all'ultimo centesimo.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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