Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 11/02/2010 @ 09:28:32, in Regole, visitato 1805 volte)

A proposito degli ultimi sgomberi a Milano, leggo sul blog di Luciano Muhlbauer

ANCHE VIGILI URBANI DEL SINDACATO SDL DENUNCIANO USO ILLEGITTIMO POLIZIA LOCALE PER SGOMBERI DA PARTE DI DE CORATO - LEGGI IL COMUNICATO SINDACALE

Non siamo soli a denunciare l’uso illecito e strumentale della Polizia Locale da parte di De Corato. Rispetto all’impiego di operatori della polizia municipale in maniera impropria, come se fossero forze dell’ordine, intervengono ora anche i diretti interessati.
Infatti, oggi il sindacato SdL Intercategoriale della Polizia Locale di Milano ha denunciato pubblicamente, con un comunicato stampa, l’utilizzo illegittimo dei vigili urbani da parte del Vicesindaco.
Chiediamo dunque ancora una volta, dopo l’odierno voto in Consiglio regionale e dopo questa presa di posizione più che significativa, poiché proviene da chi opera sul campo, che i responsabili dell’ordine pubblico, a partire da Prefetto e Questore, intervengano sul Comune di Milano, al fine di ristabilire la legalità.
E questo significa sciogliere la celere di De Corato e tutte quelle squadre speciali che si pongono al di fuori dal quadro costituzionale e dalle normative vigenti.

QUI DI SEGUITO IL COMUNICATO DEL SINDACATO SDL:
([...] puoi scaricare il comunicato di SdL in formato pdf)

COMUNICATO STAMPA:
SGOMBERI NOMADI: UTILIZZO ILLEGITTIMO DELLA POLIZIA LOCALE

IL SINDACATO SdL, HA ACCERTATO CHE, QUASI TUTTI GLI SGOMBERI, DEI CAMPI NOMADI, EFFETTUATI A MILANO NEGLI ULTIMI MESI, SONO STATI E CONTINUANO A ESSERE ATTUATI, QUASI TUTTI IN MODALITA’ ILLEGITTIMA.
IL VICESINDACO, RICCARDO DE CORATO, AVOCANDO A SE, LE FUNZIONI SANCITE DALLA NORMATIVA VIGENTE (ART. 117 COSTITUZIONE), ART.5 Legge 65 del 07/03/1986, IN MATERIA DI ORDINE PUBBLICO E SICUREZZA, CONTINUA IMPARTIRE ORDINI AI DIRIGENTI DEL COMANDO DI POLIZIA LOCALE, DISTOGLIENDO GLI AGENTI DI P.L. DAI RISPETTIVI COMPITI D’ISTITUTO.
TUTTO CIO’ CON IL SILENZIO DEL PREFETTO E DEL QUESTORE, CHE ORMAI NON FORNISCONO PIU’ PATTUGLIE DI POLIZIA DI STATO, PER ESEGUIRE VERE E PROPRIE OPERAZIONI DI ORDINE PUBBLICO QUALI, GLI SGOMBERI E L’ALLONTANAMENTO DI CITTADINI SENZA FISSA DIMORA.
QUINDI LE OPERAZIONI VENGONO ESEGUITE IN ASSENZA DEGLI UFFICIALI DI PUBBLICA SICUREZZA, QUALIFICA NON PRESENTE, PER LEGGE, ALL’INTERNO DELLO STAFF DELLA POLIZIA LOCALE. INFATTI, NEMMENO IL COMANDANTE DEL CORPO, PUO’ RIVESTIRE QUESTA CARICA, PROPRIO PERCHE’, L’ORDINE PUBBLICO E LA SICUREZZA SONO PREROGATIVE DELLO STATO, QUINDI DEVE ESSERE ATTUATA DALLE FORZE DI POLIZIA NAZIONALE.
RAMMENTIAMO CHE, NON RIENTRA NELLE FUNZIONI DEI VIGILI URBANI, GARANTIRE LA SICUREZZA, SE NON CON RIDOTTE ATTIVITÀ AUSILIARIE.
IL SERVIZIO IN QUESTIONE RISULTA PARTICOLARMENTE PERICOLOSO, VISTA LA MANCANZA DI PREPARAZIONE DEGLI AGENTI, QUINDI PRESENTI ANCHE VIOLAZIONI DELLA NORMATIVA SULLA TUTELA DELLA SICUREZZA DEI LAVORATORI.
IL SINDACATO DEI LAVORATORI, PREANNUNCIANDO UN ESPOSTO ALLA PROCURA, HA DIFFIDATO IL VICESINDACO E I RESPONSABILI DEL COMANDO DI P.L. INOLTRE HA INVITATO IL PREFETTO E IL QUESTORE, A RIPRENDERE IN MANO LA SITUAZIONE, RIPRISTINANDO LA SITUAZIONE DI LEGALITA’ IN MATERIA DI ORDINE PUBBLICO E SICUREZZA.

Milano, 10 febbraio 2010

S.d.L. Pubblico Impiego Milano

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Di Fabrizio (del 11/02/2010 @ 09:49:26, in Kumpanija, visitato 2024 volte)

Ricevo da Marta Pistocchi

sabato 13 febbraio 2010 h 15.00
campo rom di Rho (Milano) via Sesia 21.
Come arrivarci

Siete tutti invitati a partecipare ad un festoso incontro collettivo che vuole testimoniare l'interazione possibile fra le culture, attraverso rituali, musiche e delizie da mangiare!

Don Gino Rigoldi battezzerà Sanela, nuora del grande fisarmonicista Jovica Jovic.

Saremo in tanti credenti e non, uniti e felici di essere testimoni di uno scambio reciproco, possibile anche in un campo rom, che supera confini fra religioni, lingue, culture, colori, e pensieri diversi.

Contribuite anche voi ad arricchire il banchetto coi vostri piatti, colori e sapori... o semplicemente portando del buon vino!

Aderiscono: Moni Ovadia, Arci cultura, Naga, Terra del Fuoco milano, Aizo, Architettura delle Convivenze, la Banda Degli Ottoni, SoS Fornace, Cromosoma 21, I Muzikanti di Balval, Camilla e Ulisse, Malapizzica, Arcimetromondo, Mondorchestra,Canzoniere dei transiti, Enosud

L'appuntamento su Facebook

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Di Fabrizio (del 12/02/2010 @ 09:34:52, in musica e parole, visitato 2682 volte)

Da lunedì 15 febbraio 2010 a lunedì 14 giugno 2010
Presso: Arci Turro
via Rovetta 14 Milano - MM Turro, ATM 86
ingresso gratuito, con tessera Arci

rassegna di Film "HO INCONTRATO ZINGARI FELICI" (Maladilem Bachtale Romenca - da Upre Roma inno nazionale degli zingari), organizzata dall'Associazione La Conta in collaborazione con il Circolo ARCI Martiri di Turro, con l’Associazione Aven Amentza – Unione di Rom e Sinti e Associazione ApertaMente

Cinque film splendidi, di storie di rom, sinti, gitani e nomadi, per conoscere la loro storia, la loro cultura e le passioni e le sofferenze di ieri e di oggi.

PROGRAMMA DELLA RASSEGNA

Lunedì 15 febbraio 2010 alle 21,00 - "Latcho Drom" di Tony Gatlif – Francia - 1993 - Presenta la serata Ernesto Rossi - Associazione "Aven Amentza – Unione di Rom e Sinti" e Associazione "ApertaMente di Buccinasco";

Lunedì 15 marzo 2010 alle 21,00 - "Gatto nero, gatto bianco" di Emir Kusturica - Francia/Germania/Yugoslavia - 1998 – Presentano la serata Ernesto Rossi - Associazione "Aven Amentza – Unione di Rom e Sinti" e Associazione "ApertaMente di Buccinasco" e Fabrizio Casavola studioso e scrittore Rom-Sinti di Mahalla - Milano

Lunedì 12 aprile 2010 alle 21,00 – "E i violini cessarono di suonare" di Alexander Ramati - USA - 1995 – Presentano la serata Ernesto Rossi - Associazione "Aven Amentza – Unione di Rom e Sinti" e Associazione "ApertaMente di Buccinasco" e Fabrizio Casavola, studioso e scrittore Rom-Sinti di Mahalla - Milano

Lunedì 10 maggio 2010 alle 21,00 - "Gadjo Dilo" (Lo straniero matto) di Tony Gatlif – Francia - 1997 - Presenta la serata Dijana Pavlovich, attrice rom.

Lunedì 14 giugno 2010 alle 21,00 - "I Lautari" di Emil Lotjanu - URSS - 1972 – Presentano la serata Ernesto Rossi - Associazione "Aven Amentza – Unione di Rom e Sinti" e Associazione "ApertaMente di Buccinasco" e Fabrizio Casavola, studioso e scrittore Rom-Sinti di Mahalla – Milano.

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Di Fabrizio (del 12/02/2010 @ 09:54:02, in Italia, visitato 1679 volte)

Da Roma_Italia

Monster&Critics

09/02/2010 - Martedì a Ginevra l'Italia è finita sotto le critiche del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite riguardo le sue misure su migrazione, minoranze e indipendenza del giudiziario.

Il paese era sotto scrutinio come parte del meccanismo di Revisione Periodica Universale del consiglio, che ogni quattro anni monitora i dati sui diritti di ogni stato membro dell'ONU.

Una delegazione da Roma, guidata dal Vice Ministro degli Esteri Vincenzo Scotti, ha detto che il governo intende presentare una legge al parlamento per ratificare la convenzione europea contro il traffico di persone.

La delegazione dei 25 ha detto che si indagherà sugli incidenti violenti e razzisti contro migranti e minoranze, inclusi Rom e Sinti [...]

L'Italia rifiuta di accettare alcuni migranti e richiedenti asilo, compreso quelli già sulle imbarcazioni in mare, e gli sgomberi forzati di altri non-cittadini sono stati criticati da alcuni stati.

Nel processo di revisione sono stati trattate anche le questioni dell'indipendenza dei media e del potere giudiziario.

© Deutsche Presse-Agentur

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Di Fabrizio (del 13/02/2010 @ 09:23:12, in Italia, visitato 1705 volte)

Ricevo da Davide Zaccheo

cari amici,
è venuto il momento di uscire dai gusci, per opporsi seriamente al trasferimento forzato dei rom,

a tor de cenci, lunedì 15 alle ore 11 arriva il prefetto e Scozzafava del V dip di Roma per dire ai rom che devono andarsene con tanto di fotosegnalamento e sperare, poi, di poter essere ricollocati a Castel romano,
io, che lavoro con loro dal 1995, da quando il villaggio fu inaugurato dal Sindaco Rutelli, mi muoverò per contrastare questa deportazione, penso che ognuno di noi, per le proprie responsabilità, debba e possa spendersi per difendere con la dignità dei rom, un po' anche della propria,

Chiunque possa intercettare organismi internazionali di difesa dei diritti umani, assieme a santa stampa e televisioni, è pregato di farlo, dando a tutti l'appuntamento al

Campo attrezzato di Tor de Cenci, Via Pontina 601
LUNEDI 15 FEBBRAIO ALLE ORE 11

vi aspetto con i rom che non vogliono andarsene
Perrini Paolo


Ricevo inoltre da Marco Brazzoduro il seguente comunicato

Lettera aperta dei Rom del villaggio attrezzato di Tor de Cenci

Siamo persone Rom, bosniaci, macedoni e montenegrini, e alcuni dei nostri figli hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Abitiamo dal 1995 nel villaggio di Tor de Cenci, da quando il sindaco Rutelli ci trasferì assegnandoci un container a famiglia.

Non abbiamo mai avuto problemi di alcun tipo con i cittadini di Tor de Cenci e Spinaceto, anzi, la nostra integrazione è dimostrata dalla partecipazione nel locale comitato di quartiere e dalle frequenze regolari nelle numerose scuole dove i nostri figli sono iscritti.

Dopo anni di abbandono da parte delle istituzioni cittadine preposte l'attuale sindaco Alemanno ci impone di trasferirci nel grande campo, che già ospita 800 nostri fratelli, di Castel Romano.

Perchè?

Sappiamo che l'assessora Belviso aveva promesso in campagna elettorale ai cittadini italiani il nostro trasferimento, ottenendo qualche voto in più.

Sappiamo che su di noi si giocano interessi politici che fanno leva su pregiudizi e stereotipi alimentando paure e razzismi vergognosi.

Siamo uomini e donne alla ricerca di dignità e rispetto come tutti voi.

Come mai, con le note difficoltà di sistemarci in aree attrezzate difficili da trovare, si vuole smantellare Tor de Cenci, che a differenza di Casilino 900, è un campo attrezzato costato ai cittadini italiani milioni di euro, per aggravare la situazione trasferendoci in un campo già grande e disagiato al di fuori di qualsiasi contesto urbano? A chi conviene?

Chiediamo alle autorità preposte di ripensarci.

Nel 2009 abbiamo subito quattro censimenti da parte di polizia, carabinieri, croce rossa e vigili urbani, ora il prefetto vuole ripetere un altro censimento per scegliere chi è buono e chi cattivo.

Siamo stanchi di subire, ci opporremo con tutte le forze che abbiamo a fianco di chiunque voglia

DIFENDERE LA DIGNITA' DEI ROM PER DIFENDERE UN PO' DELLA PROPRIA.
NO ALLA DEPORTAZIONE DEI ROM

Comunità Rom di Tor de Cenci

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Di Fabrizio (del 13/02/2010 @ 11:46:30, in Italia, visitato 2938 volte)

Segnalazione di Giancarlo Ranaldi, da DirittiGlobali.it

E' il frutto della politica degli sgomberi di comune e prefettura, denunciano le associazioni che operano nel campo. ''È diventato il rifugio di chi è scappato dagli sgomberi''

MILANO - Nel 2007 il Comune di Milano ha eseguito una quarantina di sgomberi di campi nomadi più o meno piccoli. Dove sono finiti chi viveva in quelle baracche rase al suolo? Circa 600 hanno deciso di ricostruirsela alla Bovisa, in un terreno abbandonato fra i binari delle Ferrovie nord e via Bovisasca. "A settembre c'erano solo un centinaio di rom -spiega Valerio Pedroni, coordinatore dell'equipe di strada Segnavia dei padri Somaschi, che tre volte alla settimana assiste donne e bambini-. Negli ultimi due mesi sono aumentati a dismisura. È diventato il rifugio di chi è scappato dagli sgomberi". Ora le baracche sono circa 200 e secondo il censimento dei vigili urbani, eseguito il 26 febbraio, vi abitano 750 persone, quasi tutte romene, di cui 280 bambini e 200 donne. "È il frutto della politica degli sgomberi adottata dal Comune e dalla Prefettura", sottolinea Valerio Pedroni. Per il Comune di Milano ora è venuto il turno del campo della Bovisa. "Verranno effettuati continui e costanti allontanamenti da parte della polizia municipale con il supporto della polizia di Stato e dei Carabinieri", ha annunciato il 28 febbraio Riccardo De Corato, vicesindaco di Milano. Domani la commissione consigliare sulla sicurezza effettuerà un sopralluogo (vedi lancio successivo; ndr).

I rom della Bovisa non hanno acqua né luce. "Ogni due settimana portiamo donne e bambini a fare la doccia nelle strutture della fondazione Fratelli di San Francesco -racconta Valerio Pedroni-. Stiamo aiutando i bambini a inserirsi nelle scuole e abbiamo raccolto le preiscrizioni per il prossimo anno scolastico". L'equipe di Segnavia è formata da 4 operatori professionali e il progetto di assistenza è finanziato dalla Fondazione Cariplo.

Nel campo rom della Bovisa operano anche altre due associazioni. Il Naga, che con il suo camper di medici volontari visita due volte al mese la baraccopoli, e la Comunità di Sant'Egidio. "Ci sono famiglie che prima abitavano negli insediamenti di Chiaravalle, Bacula, Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo -spiega Marta Pepe, volontaria del Naga-. Si sono concentrati tutti qui ora anche perché hanno paura, temono rappresaglie e sperano che un campo così affollato non venga sgomberato". "Conosciamo sei famiglie che prima abitavano nel campo di Chiaravalle -racconta Elisabetta Cimoli di Sant'Egidio-. A metà giugno sono stati sgomberate e si sono spostate in via Rubattino. Il 29 gennaio nuovo sgombero e ora sono alla Bovisa". (dp)

Rom della Bovisa, domani il sopralluogo del comune di Milano
Andrea Fanzago (Pd): ''Con gli sgomberi si è solo spostato il problema delle baraccopoli, concentrandolo in un solo posto. La Giunta non ha programmato anche la ricollocazione delle persone che vivevano nei campi abusivi''

MILANO - Domani la commissione consigliare Sicurezza del Comune di Milano farà un sopralluogo al campo rom della Bovisa. "Con gli sgomberi si è solo spostato il problema delle baraccopoli, concentrandolo in un solo posto -afferma Andrea Fanzago, consigliere comunale del Partito democratico e membro della commissione-. La Giunta non ha voluto programmare anche la ricollocazione delle persone che vivevano nei campi abusivi". Per la maggioranza di Palazzo Marino nei confronti dei nomadi l'unica regola è quello della sottoscrizione del "patto di legalità e solidarietà". "Il principio è che chi vuole rispettare le regole può rimanere a Milano e certo una baraccopoli di questo genere non è accettabile -spiega Carmine Abagnale, vicepresidente della Commissione e consigliere di Forza Italia-. Non spetta a noi decidere l'eventuale sgombero del campo, ma al comitato sull'ordine e la sicurezza della Prefettura".

Ora la concentrazione di 700 rom in un solo campo, rende difficile ogni soluzione. "Dobbiamo iniziare un percorso di integrazione almeno con le famiglie che sono già seguite dalle associazioni che operano nel campo alla Bovisa -sottolinea Andrea Fanzago-. È importante che dal Comune arrivi un aiuto a coloro che vogliono mandare i figli a scuola, lavorare e costruirsi un futuro migliore". "Certo le famiglie che vogliono integrarsi vanno aiutate -aggiunge Carmine Abagnale-. Ma il problema è che la maggior parte invece vuole rimanere in quelle condizioni e dedicarsi ad attività illecite". (dp)

© Copyright Redattore Sociale

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Di Fabrizio (del 13/02/2010 @ 23:03:32, in Italia, visitato 2162 volte)

Ormai le notizie simili non si contano più. E siamo sempre in pochi.

Lo sgombero potrebbe essere martedì. E' stato detto ai rom. Dobbiamo coordinarci

Ciao a tutti, tutte le fonti confermano lo sgombero di Redecesio (Segrate) per lunedì. I nostri bimbi rom (una dozzina, ormai) che frequentano da lì con ostinata puntualità perderanno ancora tutto.

Dopo 3 mesi Florina e Cristina, le compagne di mio figlio, erano finalmente tornate a scuola. Dopo tre mesi infernali: una fuga in Bovisasca, poi lo spostamento dopo lo sgombero a Corsico, due ricoveri in ospedale per vomito e tosse, un altro sgombero lì al cavalcavia di Lorenteggio, non più di due settimane fa.

Il giorno prima dello sgombero mi hanno chiamato. lo sapevano, vengono avvertiti, E' così che poi vagano nell'incubo per una decina di ore, qualche volta di più.

Dove andiamo adesso, cosa facciamo?

Il giorno dopo erano qui, davanti alla scuola e abbiamo raccolto ancora coperte, vestiti, soldi, cibo.

Non sapevano neanche bene dove si erano sistemati.

Erano finiti a Segrate, Redecesio, con altri che avevano lasciato a Rubattino il 19 novembre e poi avevano rincontrato chi in Bovisa, chi a Corsico. Altri venivano dallo sgombero si Chiaravalle. Perseguitati con ostinazione e ritmo incalzante.

Poi, ancora impauriti, titubanti, le bambine finalmente a scuola.

Una settimana di docce e mensa e di giochi e risate con i compagni.

Lunedì scorso le avevo portato la merenda davanti a scuola, Cristina mi corre incontro, dopo il suo primo giorno... ma no, Francesca, OGGI HO MANGIATO

La mensa. La stessa che i nostri figli in gran parte schifano.

Da lunedì sarà di nuovo tutto un disastro, si ricomincia con le ruspe.

Noi domenica andremo al campo a cercare di salvare il salvabile. Si, perché le ruspe distruggono tutto ciò che trovano, senza pietà, senza dare il tempo...

Garofiza stamattina piangeva. Annamaria (la figlia, 7 anni, seconda elementare) ha paura.

E' già andata la polizia al campo ad avvertirli.

Lei mi dice, perdiamo sempre tutto. Io ho tre figli, porto via loro, il resto non riesco a prenderlo.

No, non ci sono né roulottes né mercedes luccicanti.

Non c'erano in Rubattino e non ci sono qui.

Qualche macchina , poche, qualche carrello della spesa.

Il 19 novembre eravamo una quindicina tra insegnanti e genitori, lunedì mattina chiediamo una presenza di un centinaio di persone e soprattutto di giornali e televisione.

Vi prego di dare MASSIMA DIFFUSIONE

Francesca Amendola

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Di Fabrizio (del 14/02/2010 @ 08:19:35, in Europa, visitato 1548 volte)

Segnalazione di Gabriel Segura

Laboratorio di cucina, una delle attività dell'associazione. :: BLANCA CASTILLO ElCorreo.com

Gitani sul buon cammino
L'associazione Gao Lacho Drom celebra 25 anni di lavoro a favore dell'integrazione
07.02.10 - 03:07 - FRANCISCO GÓNGORA | VITORIA.

"Cos'è, un carro armato?" domanda Jesús Jiménez, di 7 anni, quando la maestra indica la ruota disegnata sulla bandiera azzurro cielo e verde terra dei gitani. "Ma non te l'ha detto tuo padre?", insiste l'insegnante. "Ah, sì! - dice il bambino - Che prima non avevamo case, ma solo gli alberi". La scena ha avuto luogo nel giorno di Santa Águeda nell'aula di ripasso educativo che l'associazione Gao Lacho Drom tiene in calle Antonio Machado del barrio di Sansomendi de Vitoria. Vecchi ricordi si affacciano nella mente dei piccoli gitani, che così celebrano, per esempio, la tradizione di cantare con i bastoni alla santa martire, come qualsiasi studente.

Ne Jesús ne su fratello Ángel, di 9anni, immerso nell'imparare la tavola pitagorica, sanno niente della vita errante, dei carri, del dormire sotto le stelle, degli accampamenti di baracche degli anni sessanta e del villaggio di adattamento chiamato "un popolo (villaggio) nel buon cammino" - è il significato di Gao Lacho Drom - che è posto molto vicino all'attuale laboratorio di Lakuabizkarra nel 1971. Non ne sapeva niente, salvo i racconti a voce un'altra volta "dei genitori", Pascual Borja, 28 anni, vice-presidente dell'associazione, Bartolomé Jiménez, che presto diventerà leader del collettivo.

"Siamo una nuova generazione, non conosciamo queste sistemazioni marginali e neanche quella malavita che non ha niente di romantico. E' da idioti credere che a qualcuno piaccia vivere nella sporcizia, come molti continuano a pensare. Io sono nato sul suolo di Antonio Machado - tre mesi dopo che i miei abbandonarono il villaggio. Ho potuto studiare e non vivo al margine", afferma il giovane Pascual che maneggia, inoltre, la lingua di un patriarca, la cortesia, la diplomazia, l'ospitalità, il saper stare con tutti. E tutto ciò è la somma di una grande conoscenza della gente. Con le statistiche e con l'esperienza che nasce dal ricevere la gente ed ascoltare i suoi problemi.

Chi si ricorda dettagli inverosimili di quella tappa oscura sono Bartolomé e Julia Chávarri, la religiosa del Divino Maestro che cominciò a lavorare col gruppo nel 1968, animata da quello spirito postconciliare del Vaticano II che portò molti cristiani a compromettersi con i più deboli.

Una vasca congelata

"Il sindaco era Lejarreta ed ottenemmo qualcosa per la prima volta in Spagna, abitacoli con bagno, cucina e una stanza di 36 metri che poi ciascuno separò con mattoni, secondo le sue necessità. Era qualcosa per iniziare ad uscire dalle baracche. Gli inverni furono durissimi. La vasca per lavare si congelava", riferisce Julia, "l'anima ed il cuore dell'associazione", che a 77 anni continua l'attività preparando però il ricambio.

Quando Bartolomé Jiménez va indietro nel tempo e vede il cammino percorso dal suo popolo si inorgoglisce."Si è sofferto molto. Si sono superati conflitti, ci sono tuttora discriminazioni, però abbiamo sempre tentato di superarle parlando. Abbiamo contribuito a costruire Vitoria, alla pace sociale e, senza dubbio, abbiamo ricevuto molto dal resto della gente di buon cuore". La lista è lunga: Cáritas, Cayo Luis Vea Murguía, Pedro Mari Núñez e la sua famiglia, tutti i sindaci meno uno "che era molto cattivo", Jesús Loza e tutti i gruppi politici, PNV, PP, PSE, EA, IU, "tutti senza eccezione ci hanno aiutato", sottolinea soddisfatto il patriarca.

"Integrazione esemplare"

"Credo che il processo di integrazione sia stato esemplare a livello spagnolo. Ci sono state luci ed ombre, come la decisione di creare un collegio per i soli gitani, ma poi è stato ricondotto. Ottenere che vivano sparsi per la città come tutti i vitoriani senza creare ghetti è stato fondamentale", pensa l'ex sindaco José Ángel Cuerda, che ricorda come "affrontammo il rialloggiamento dalle case di Antonio Machado alla città negli anni '80, assieme al Ministero della Casa. Hanno collaborato tutte le istituzioni", sottolinea.

Ma questa buona immagine trasmessa dalle istituzioni e dalla stessa associazione incontra anche polemiche come quella dei "Bartolos" dell'avenida de los Huetos che questa settimana hanno persola casa per non aver pagato le loro case. "Il 95% dei gitani svolge una vita normale senza creare conflitti. Essere differente non è sinonimo di essere cattivo, anche se ci costa rompere il muro dei pregiudizi e degli stereotipi. Da parte nostra abbiamo fatto uno sforzo, nel far pace con loro. Perché anche loro hanno diritti", sottolinea Bartolomé Jiménez, 65 anni, leggenda vivente di questo collettivo. Un'attitudine che lo onora, perché durante una discussione con il clan dei "Bartolos" nel suo ufficio, una pallottola stava per costargli la vita.

IL DATO
3.500 sono i gitani a Vitoria e Álava, una comunità che soffre la disoccupazione e la crisi in una maniera più virulenta che altri gruppi. Molti di loro vivono completamente integrati e sparsi nei vari quartieri di Vitoria, anche se i gruppi più grossi si concentrano a Sansomendi e nel Casco Viejo.

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Di Fabrizio (del 14/02/2010 @ 08:25:32, in Italia, visitato 2163 volte)

Ricevo da Roberto Malini

Lettera aperta alla Direzione del Centro di Permanenza Temporanea per Stranieri di Restinco (Brindisi)
Milano, 13 febbraio 2010

Spettabile Direzione del Centro di Permanenza Temporanea per Stranieri di Restinco (Brindisi)

In data 11 febbraio 2010 abbiamo appreso che il cittadino romeno Victor Caldarar (cittadino dell'Unione europea e dunque con - almeno ipotetico - permesso di libera circolazione entro gli Stati membri dell'Ue) è stato fermato dalla polizia di Avellino e trovato senza documenti, Purtroppo i documenti erano in possesso della moglie, che lo aspettava nei pressi della Questura avellinese con i loro bambini piccoli. Quando abbiamo rintracciato la donna per mandarla in Questura a consegnare il passaporto (la carta di identità era stata bruciata dalle autorità durante lo sgombero della baracca in cui viveva, insieme ad altri suoi beni) era troppo tardi e a nulla sono valse le nostre accorate richieste di attendere almeno un po' prima di iniziare la sua deportazione in Romania. "E' la procedura," ci ha assicurato un funzionario di polizia, che pareva sinceramente dispiaciuto della situazione, "e il ministero dell'Interno ci ha confermato tale procedura di espulsione". Victor, che è di etnia Rom, aveva un precedente decreto di espulsione per accattonaggio e - fermato nuovamente dalle autorità - è stato sottoposto a provvedimento giudiziario di espulsione. In Italia vi sono circa 6 mila Rom romeni, di cui 4500 hanno ricevuto decreti di espulsione, per i motivi più svariati: accattonaggio molesto, resistenza od oltraggio, occupazione di terreno pubblico o privato, schiamazzi ecc. (Sono provvedimenti "creativi", come richiesto alle autorità locali dal ministro dell'Interno). La moglie è rimasta in mezzo alla strada con i bambini, senza denaro né un rifugio, in chiaro pericolo a causa del freddo, della precarietà e dell'intolleranza. Spesso, dopo l'arresto dei mariti e il trasferimento nei Centri per Immigrati, le donne Rom (e "clandestine") subiscono stupri e violenze gravi. I loro bimbi sono oggetto di episodi di gravità inenarrabile, mancando improvvisamente il sostegno del padre ed essendo poco accogliente, da nord a sud, l'Italia di oggi. Il "pacchetto sicurezza", poi, spettabile Direzione, ha reso ancora più frequenti e tragiche queste emergenze umanitarie e questi accadimenti orribili, che violano in toto i diritti del bambino, della donna e dell'essere umano.

Nel caso della giovane signora Caldarar e dei suoi bimbi, per fortuna, il mio gruppo, avvalendosi della solidarietà di alcuni Rom che vivono in Campania, è riuscito a consentire al nucleo familiare privato del capofamiglia di ritornare in patria: mi creda, in condizioni difficilissime e passando disagi e pericoli spaventosi.

Riguardo al marito, Victor Caldarar, un uomo buono, conosciuto per il suo altruismo e il suo coraggio, "colpevole" di aver chiesto l'elemosina in compagnia di uno dei suoi bimbi, che dopo tanti sgomberi non aveva altro riparo che... stare accanto a papà, riguardo a Victor, sta per essere trasferito presso il Vostro spettabile Centro di Permanenza Temporanea per Stranieri. Vi preghiamo di evitare che possa incontrare nuove difficoltà e situazioni disagevoli all'interno della Vostra struttura, in cui, purtroppo, episodi di autolesionismo causati da una permanenza troppo dura, sono accaduti con preoccupante frequenza. Victor è sfinito da una vita difficilissima, da gravi episodi di intolleranza subiti in Italia, dalla persecuzione delle autorità che hanno sempre scacciato lui e i suoi cari da qualsiasi riparo di fortuna, da qualsiasi paese o città. Victor è in una situazione di fragilità e sfiducia, preoccupato per la moglie e i bambini, amareggiato dalla mancanza di punti di riferimento e sostegno, addolorato al pensiero del futuro che lo attende: un futuro fosco, fatto di discriminazione e ostilità. Vi preghiamo di trattarlo bene, come un essere umano (qual è), senza aggiungere pena alla sua già insopportabile pena.

Per qualunque necessità, evenienza o anche solo per ulteriori informazioni, contattateci senza esitare.

RingraziandoVi, salutiamo distintamente. Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau - Gruppo EveryOne

Contatti:
Gruppo EveryOne
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Di Fabrizio (del 15/02/2010 @ 09:11:08, in Italia, visitato 1450 volte)

(13/02/2010)

Il volenteroso discorso del Presidente Napolitano, vibrante di accorati richiami all'unità nazionale, al sentimento che dovrebbe accumulare tutti gli italiani, rischia di essere anacronistico, fuori tempo massimo. I processi di disgregazione sono in fase molto avanzata ed alcuni di essi sono giunti al punto di non ritorno. Cominciamo dal razzismo. Praticato per anni contro i meridionali (in questo locale non entrano terroni e cani) ora si rivolge contro gli immigrati ed in particolare contro i musulmani. Non è vero che il disprezzo per i diversi, per gli stranieri, rafforza il senso di unità e di coesione per diversi motivi e tra questi il fatto che non tutti condividiamo la xenofobia e questa viene praticata da persone che la sfruttano per deprezzare la dignità e concedere meno salario e meno diritti. Il fatto che leggi dello Stato incentivino l'odio razziale e criminalizzano intere comunità come quella dei rom e dei sinti non aiuta la crescita di un sentimento di unità nazionale che, per essere tale, deve essere basato su valori universali e riconosciuti da tutti. Uno Stato che legifera perchè teme o vuole sfruttare gli stranieri non è espressione di una nazione coesa, solidale. Ma l'attacco maggiore all'unità d'Italia non viene dalla propaganda nordista o dai tentativi di creare la cosiddetta Padania. Viene dalla ideologia liberista che da trenta anni imperversa e sfascia quanto incontra sulla sua strada. L'Italia dell'interclassismo democristiano e dei centro-sinistra di Nenni, Spadolini, Fanfani, era certamente più unita dell'Italia di oggi che sembra prossima al tracollo. La fontanella che dissetava i passanti o abbeverava le capre nei sentieri di campagna con un filo di acqua sempre fluente presto non esisterà più dal momento che l'acqua verrà privatizzata e chi vorrà averne dovrà pagarsela e lasciare un profitto a coloro che se ne sono impossessati sia pur legalmente. La demolizione delle tre braccia fondamentali della sanità, delle pensioni e delle scuole infligge colpi pesantissimi e divide il Paese. Una popolazione si riconosce nella sua scuola, nel suo ospedale e nei suoi servizi comuni, nelle pensioni che non rinfaccia ogni giorno ai vecchi come succede in questo disgraziato e corrotto Paese. Se la scuola, la sanità, le pensioni vengono sfasciati in una logica che chi ha i i mezzi per procurarsela va avanti e gli altri regrediscono quale sentimento unitario può scaturirne? Grande fattore di unificazione del popolo italiano è stato il servizio di leva anche se alla sua origine fu causa non secondaria di una spaventosa guerra civile tra nord e sud. Il servizio di leva che portò tantissimi giovani ad uscire dalle loro città e conoscerne altre è stato sostituito da un servizio di professionisti delle armi che per giunta avrà presto un Ministero della Guerra spa. Una cosa incredibile, grottesca, scimmiottata dagli USA dove le multinazionali sono lo Stato ed il Pentagono è loro creatura. La regionalizzazione del servizio sanitario nazionale è stata una terribile disgrazia dal momento che ha creato le condizioni di gravi diseguaglianze che presto saranno acuite dalla infornata di leggi che si attendono sul federalismo. Si è tanto parlato male delle pensioni di invalidità ed ora si dipingono coloro che ne fruiscono come dei parassiti. Ma negli anni cinquanta milioni di vecchi contadini artigiani e lavoratori che avevano lavorato per cinquanta anni si trovarono senza le "marche" necessarie per avere la pensione di vecchiaia. Avevano lavorato per le loro famiglie ed il loro paese ma nessuno si era preoccupato per la loro vecchiaia. Una legge dello Stato introdusse il criterio "socioeconomico" nella concessione della pensione e questo fece si che qualche milione di persone ebbe una pensioncina con la quale poter comprare da mangiare. E' stata una legge che ha fatto del bene all'Italia evitando di costringere gli anziani a mendicare o gravare sui figli. Oggi le pensioni pubbliche tendono a scomparire e sono sottoposte ad un attacco incessante da parte di una generazione di politici e di economisti che predicano l'asocialità. Il lavoro stesso non ha più la grande forza di coesione di una volta. Oggi i politici e gli imprenditori tendono a mettere i lavoratori uno contro l'altro. L'applicazione distorta ed arbitraria della cosiddetta "meritocrazia" scava fossati tra la gente e la fa guardare in cagnesco come in quel famoso film con Jack Lemmon. L'ideologia liberista imperante e propagandata da massmedia che martellano incessantemente i suoi principi su una popolazione che degrada verso la semplice e casuale agglomerazione di individui ognuno preoccupato per la sua sopravvivenza è del tutto estranea a quei sentimenti che Napolitano vorrebbe far rivivere. Uno Stato è tale ed è Nazione se non viene rappresentato dalla volgare folla di panfili di lusso che si raccolgono sotto Villa certosa e dagli operai stiliti che affollano i tetti italiani come le antenne televisive. Uno Stato è Nazione se fa come Fanfani un programma di case popolari da affidare gratuitamente ai poveri e lo realizza, se realizza lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori, se provvede ai suoi vecchi senza mezzi. Ma se viviamo in un paese che pratica la filosofica "ognuno per sé e Dio per tutti" perché dovremmo amarlo, essere nazionalisti, emozionarci con l'Inno di Mameli?

Pietro Ancona

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