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Di Fabrizio (del 05/08/2009 @ 09:12:06, in Europa, visitato 1690 volte)

Da Roma_Francais

Nordéclair.fr VILLENEUVE D ASCQ / UN GIORNO CON (3/6): Fine dei viaggi per la gens du voyage - Publié le lundi 03 août 2009 à 06h00 MARIE GOUDESEUNE villeneuvedascq@nordeclair.fr

Goya, Anne e Marc sperano che sia assicurata l'area di accoglienza dei 4 Cantoni e che i loro caravan vengano sostituiti da case mobili

Si scorgono i loro caravan quando, lasciando il parco scientifico dell'Haute Borne, ci si dirige verso la A22. Di fronte alla discoteca Fabrik, i "Rom francesi" ci hanno aperto le porte. Ritratto di famiglie sempre più sedentarie.

"Non si viaggia più. Si resta qui". Al nostro arrivo sono le prime parole di Goya - Robert, dal suo nome francese -, "il patriarca". Nel campo tranquillo, i bambini camminano qua e là, delle giovani con dei carrelli. Ci si crederebbe in un villaggio. E negli occhi di Goya, difficile sapere se quest'installazione duratura è un male o un bene.

"Ci vorrebbero delle piccole case al posto dei nostri caravan. Perché resteranno qui di padre in figlio. Il viaggio ci interessava perché non si sapeva che c'era la scuola. E tutto d'un colpo, hanno fatto questo terreno".

Chiusi come sardine

Dopo la legge Besson votata nel 1990, ogni comune con più di 5.000 abitanti ha, di fatto, l'obbligo di sistemare un'area d'accoglienza per la gens du voyage. Quella dei 4 Cantoni ha visto la luce nel 1998. "Siamo rimasti più di 20 anni pigiati come sardine su un piccolo terreno, là. C'era una toilette per cento persone. Ora va meglio" ritiene Goya, che mostra col dito il terrene vicino del futuro grande Stadio.

Presto avrà 60 anni. Ed ormai, il termine viaggio ha fatto il suo buco nella categoria del souvenir. "Prima, non c'erano frontiere. Andavamo dove ci piaceva. Spagna, Italia, l'Europa intera. Faceva bello a Parigi? Si andava a Parigi. Era formidabile". Ma portando l'istruzione ed un'igiene di vita più comoda, l'area di accoglienza ha finito per fissare i piedi dei viaggianti. La gens du voyage si muove ormai come i sedentari, o al massimo per andare fare le vendemmie, come a settembre prossimo.

Oggi, le loro preoccupazioni riguardano soprattutto la loro vita qui: che venga aggiunto un passaggio pedonale all'ingresso dell'area, che intorno venga tagliata l'erba alta, ridipinti i muri, dei giochi per i bambini e che sia installato un terreno di pallone. "Qui, è tenuto male e non in sicurezza. Ma tutto dipende dalla buona volontà del sindaco. Da quando si è là, non è mai venuto, rilevano Goya ed i suoi amici. E quindi soprattutto si chiedono case o case mobili, perché nelle roulotte non c'è veramente spazio.

"Se la figlia di Goya è insegnante ed uno dei suoi figli operatore del verde, molti vivono senza un lavoro fisso, con la RMI. Quella mattina, qualche giovane è occupato a separare ferraglia: "La recuperano davanti alle case. Mettono il rame da parte: è il più caro. Ma ormai ci si sono messi tutti, anche i rumeni e gli arabi, perché non hanno più lavoro".

Francesi e SDF (Senza fissa dimora)

Nate per la maggior parte in Francia, le famiglie che incontriamo parlano allo stesso tempo francesi e romanès. "Si è nati in Francia. I Rom della Romania, loro, non è da molto che sono lì. Hanno tutto, noi solo la fame," si rammarica di Marc. Sua moglie Anne ci mostra la sua carta d'identità, sulla quale appare uno spazio vuoto: "Si rifiutano di darci un indirizzo. Ci considerano come SDF: come fare con le banche e le assicurazioni?" Il 10 agosto prossimo, le tre famiglie dovranno lasciare la superficie, per quattro giorni, il tempo della pulizia annuale del terreno. Frattanto si preoccupano di sapere dove andranno: sarà il "sistema D". Ma non appena possibile, ritorneranno all'area d'accoglienza, dove ormai sono bene installate.

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Di Fabrizio (del 05/08/2009 @ 09:01:57, in casa, visitato 1632 volte)

Da Roma_Daily_News

Cari amici

Nell'insediamento di Sulukule a Istanbul, dopo pesanti pressioni pubbliche, sembra che il dipartimento amministrativo responsabile degli alloggi (TOKI) ora dia ai gruppi di solidarietà la possibilità di proporre un piano di ricostruzione.

Abbiamo bisogno urgente di supporto internazionale in questo momento molto importante. Sotto, riportiamo un appello e una lettera di esempio (la lettera è mantenuta in inglese ndr).

Grazie per la vostra solidarietà.

Derya Nuket Ozer
Sulukule Platform

deryanuket@gmail.com


3 agosto 2009

APPELLO URGENTE DALLO STUDIO SULUKULE

La situazione nel quartiere Sulukule

Come forse sapete, nel processo di rinnovamento della Penisola Storica di Istanbul, la comunità rom che ha vissuto nel quartiere di Sulukule per oltre 500 anni, è stata obbligata ad andarsene. Il quartiere è stato quasi interamente demolito dalla Municipalità Distrettuale di Fatih, per permettere a TOKI (l'Istituzione Piani Casa in Turchia) di iniziare a costruire. Circa il 10% delle unità abitative esistenti è ancora a rischio di demolizione e la decisione del Comitato di Rinnovamento come pure la sentenza finale del caso in tribunale sono attese nei prossimi mesi.

Un piano alternativo

Per opporsi agli sgomberi forzati, demolizioni e vendite a terzi sotto la pressione della legge 5366, è stato preparato un progetto alternativo, STOP, da un gruppo di volontari nel settembre 2008 con la decisione della Piattaforma Sulukule. Il progetto STOP è stato sviluppato in considerazione del modo di vita e delle esigenze della comunità locale. E' stata basata sul convincimento che ogni intervento nell'area non debba limitarsi al rinnovamento fisico ma debba essere sviluppato sulla base del rilancio economico e sociale della sostenibilità locale e culturale della comunità romanì.

Gli esperti ed i civili coinvolti, che hanno sviluppato il progetto STOP, hanno fatto in maniera di presentare il loro progetto alternativo alla Municipalità Distrettuale di Fatih ed al Comitato di Rinnovamento di Istanbul, tuttavia i negoziati non sono durati a lungo. Nondimeno, la Piattaforma Sulukule non ha cessato i suoi sforzi di comunicare ai media e alle istituzioni locali ed internazionali, insistendo che il piano della municipalità era una violazione del diritto di abitazione e in particolare, quello della vulnerabile comunità romanì.

Una speranza per Sulukule

Le pressioni dei media e delle istituzioni locali ed internazionali, incluse la minaccia dell'UNESCO di depennare Istanbul dalla Lista del Patrimonio Mondiale per le sue violazioni delle convenzioni, hanno fatto crescere l'interesse negli sforzi alternativi dei volontari del progetto STOP. A giugno 2009, il presidente di TOKI ha invitato i volontari di STOP ad Ankara a presentare il progetto. In seguito alla richiesta i rappresentanti dei volontari ebbero un incontro con TOKI ad Ankara e spiegarono lo scopo principale del progetto. TOKI chiese ai volontari di rivedere il progetto entro un mese secondo l'attuale situazione del quartiere, che nel frattempo era stato quasi interamente demolito. Dopo l'incontro, ha iniziato a lavorare al progetto alternativo un nuovo laboratorio (StudioSulukule), che inizialmente consisteva nella Piattaforma Sulukule l'Atelier Solidarietà - ma aperto ad ogni partecipazione ed appoggio. Al momento, questo laboratorio è in pieno progresso per un piano alternativo il cui scopo è riottenere il diritto d'alloggio dei residenti di Sulukule e minimizzare i danni sinora causati. Le decisioni iniziali sono state poi condivise con un pubblico più vasto e con i media in due incontri, ottenendo un grandissimo appoggio.

Come volontari del progetto alternativo, vorremmo rivolgere un appello urgente alle istituzioni coinvolte perché diano il loro appoggio in questo periodo critico, per incoraggiare TOKI a considerare seriamente il progetto alternativo. Abbiamo preparato una lettera campione per le istituzioni da mandare via fax a Erdoğan Bayraktar, presidente di TOKI, al (0090) 312 266 77 48. D'altra parte, vorremmo sottolineare che apprezzeremmo se le istituzioni preparassero una propria versione della lettera.

Vi pregheremmo inoltre di mandare una copia del fax alla mail indicata di seguito.

Un grande grazie per il vostro appoggio.

Sulukule Studio

Contatti:
Aysim Türkmen
e-mail: aysimt@yahoo.com

… August, 2009

Dear Mr. President of TOKI,

I / We have been informed that TOKI, the Mass Housing Administration of the Republic of Turkey is considering a re-evaluation of the urban renewal process for the Sulukule neighborhood in the historical peninsula of Istanbul. I / We appreciate this intention, as I / we have been following the process in Sulukule since 2006 with great concern. Up to now I / We observed the process as evictions and demolitions, in addition to sales to the third parties under the pressure of Law 5366 that I / we do not approve at all. I / We understand this as a violation of housing rights, in particular of vulnerable groups.

I / We have been informed that upon TOKI’s intention to revise the process, a new workshop (Sulukule Atölye) was initiated by concerned citizens and experts to prepare an alternative plan which aims to regain the housing rights of Sulukule residents and minimize the damage that has been caused so far. I am / We are happy to learn that the workshop process and its initial outcomes are being discussed with academic, civic and official institutions and until now enjoyed a very high degree of support, participation and enthusiasm.

I / we strongly support TOKI in its intention to reconsider the process in collaboration with the representatives of the SULUKULE ATÖLYE. We also expect TOKI to continue and strengthen the dialogue with them. I / We will continue to follow the process and look forward to the implementation of the alternative plan that resettles the Sulukule community into its neighborhood.

I / We hope to see these public-private partnerships that promise participatory processes in the following TOKI projects, too.

Kind regards,
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Di Fabrizio (del 04/08/2009 @ 13:44:34, in Europa, visitato 1447 volte)

Da British_Roma

Clicca sull'immagine per vederla a grandezza naturale e leggere l'intera storia  - Taken with Nikon F75: 50mm f/1.4D lens: Y44 Filter. Fomapan 200 film: Developed in Xtol Stock @21C for 6'30'' at 5'' Agitation/30' '

... Stavo camminando lungo Moore Street a Dublino, domenica 27/07/08, quando passò vicino a me una famiglia rom. Poi sentii dietro di me un gruppo di giovani irlandesi che le urlavano delle offese, pensando che fosse divertente.

Allora presero della frutta da un chiosco e la gettarono contro questi Rom, aumentando quando i Rom risposero verbalmente. A questo punto un'adolescente ha trovato una vecchia sedia di plastica dalla rastrelliera del chiosco ed è corsa verso i Rom colpendo la donna ritratta nella foto. La donna ha tentato di proteggere il suo bambino spostandolo sull'altro braccio coprendolo con delle coperte. Fortunatamente la situazione a questo punto si è risolta.

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Di Fabrizio (del 04/08/2009 @ 09:51:09, in media, visitato 1696 volte)

Da Roma_Daily_News

by Will Conroy - 27 luglio 2009

I recenti esempi cechi ed ungheresi dimostrano differenti modi di trattare gli annunci politici infiammatori.

PRAGA - Gli attivisti per i diritti umani a fatica potevano credere a quel che stavano vedendo quando un partito anti-Rom di estrema destra parlava di "soluzione finale" sulle onde della Televisione Ceca (CT), proprio prima delle elezioni di giugno del Parlamento Europeo.

Le reazioni pubbliche allo spot e susseguente decisione di rimuoverlo sono state relativamente smorzate, ma gli scoraggiati gruppi della società civile vedono l'incidente come una dimostrazione di quanto molto più radicato e tollerato il razzismo sia diventato nella Repubblica Ceca negli anni recenti. Stanno chiedendo che la CT dichiari apertamente di rendere più severe le proprie procedure contro i cosiddetti discorsi razzisti nelle pubblicità e nelle trasmissioni politiche.

Il vituperato spot del Narodni strana (Partito Nazionale) si riferiva ai Rom come "parassiti". Il Direttore Generale di CT Jiri Janecek ha spiegato che l'annuncio era stato permesso perché negli scorsi 18 anni la rete aveva sottoscritto un impegno per permettere la libertà di espressione e di non interferire coi contenuti degli spot delle campagne elettorali. "La Televisione Ceca non controlla preventivamente lo spot in senso editoriale, come è solito per altri contenuti. Così c'è stato [soltanto] un controllo elementare tecnico e di identificazione," ha detto.

CONTRAPPOSTO AI CECHI, L'APPROCCIO UNGHERESE

L'approccio di CT contrasta con quello della Televisione Ungherese (MTV), una rete che sta contrastando la crescita del partito di estrema destra Jobbik (Movimento per un'Ungheria Migliore), che ha ottenuto 427.000 voti e tre seggi nel Parlamento Europeo. Il messaggio elettorale di Jobbik si è limitato ad un attacco "tra le righe", nonostante il fatto che i suoi componenti nella Magyar Garda marciassero apertamente, in pantaloni neri e stivaloni, contro gli "zingari criminali".

"Anche se la Televisione Ungherese non è responsabile del contenuto degli annunci politici [secondo la legge sulle trasmissioni del 1996], MTV presta sempre attenzione al controllo preventivo dei suoi contenuti," dice Gina Pronay-Zakar, portavoce di MTV. "Se MTV considerasse offensivo o razzista un contenuto, la compagnia è legalmente istruita a dipendere dal giudizio ufficiale dell'Ufficio Nazionale Elezione [OVB]. OVB può decidere che un annuncio non vada in onda a causa del contenuto offensivo. Sino al giudizio, MTV può rifiutarsi di trasmettere l'annuncio," ha detto.

Zsolt Varkonyi, portavoce per il comitato affari stranieri di Jobbik, non ha risposto alla questione se Jobbik sia contento dell'accesso alla trasmissione garantito da MTV, ma ha accusato la stampa ungherese ed i media online di aver tenuto un incontro segreto su come agire riguardo la copertura di Jobbik, in seguito al suo exploit elettorale.

I cechi in generale hanno mostrato una distinta mancanza di preoccupazione riguardo gli annunci del Partito Nazionale, ha detto Zdenek Rysavy, direttore esecutivo del gruppo rom di appoggio Romea. "Secondo me, la maggior parte della società concorda con vedute simili. Sono le organizzazioni non profit hanno protestato. Sembra che parecchia gente veramente non se ne interessi," ha detto. Romea ha combattuto con successo per fermare i maggiori server di notizie ceche dal mostrare la trasmissione, ha aggiunto Rysavy.

Lo spot si apriva con uno schermo che mostrava le parole, "La soluzione finale alla questione Zingara portata avanti dal Partito Nazionale è una guida per tutti gli stati europei". Ancora foto di uomini dalla pelle scura che brandiscono una scure e case decrepite alternate a slogan come "No al razzismo nero" e "No ai favoritismi per gli Zingari".

Non c'era bisogno di introdurre cambi legislativi per fermare le trasmissioni politiche razziste nella Repubblica Ceca, dice Rysavy, perché esistevano già le leggi richieste. Questo punto di vista era condivisa da Karolina Ryvolova, una giornalista ceca freelance e laureata in studi rom, che per circa 10 anni si è specializzata nel coprire le questioni delle minoranze per pubblicazioni come il settimanale ceco Respekt. "La decisione di CT di non visionare preventivamente quel contenuto mostra negligenza ed incompetenza," dice. "Qualcosa così apertamente ostile e razzista non ha posto nella televisione pubblica. E' stato totalmente scioccante. La legge è lì; CT deve soltanto regolarsi in accordo con essa."

Ha aggiunto che l'attitudine ceca verso i Rom "si è drasticamente deteriorata" negli anni scorsi, in parte perché sono capri espiatori duranti i tempi economici difficili ed in parte perché alcuni politici ben noti hanno "dato l'OK" al razzismo apertamente mostrato. Ryvolova, che è anche insegnante di inglese alle superiori, continua: "Posso accorgermene anche soltanto seguendo i discorsi su Facebook. Non posso credere alle cose che escono dalle bocche di alcune delle dolci persone a cui insegno... Come è tipico di questo paese riguardo alle questioni rom, questa storia di CT, come il rogo della bambina rom di 2 anni [in un attacco incendiario alla sua casa in Moravia ad aprile] ha causato chiasso tra i media per un paio di giorni ma poi tutto è andato nel dimenticatoio."

I rappresentanti del Partito Nazionale non sono stati potuti essere raggiunti per commentare. Ma il partito ha dichiarato che citerà CT per interferire nel suo diritto di parola, a seguito della decisione di Janecek di ritirare lo spot dopo un'iniziale programmazione.

Janecek, che è stato riconfermato direttore generale di CT il 15 luglio, ha rifiutato una richiesta del Partito dei Verdi che ne chiedevano le dimissioni. Negando ogni addebito di negligenza o incompetenza per aver permesso la messa in onda, ha detto, "Un simile sistema ha funzionato per 18 anni senza problemi seri. E' tempo di modificarlo riflettendo sulla crescita del radicalismo in alcuni partiti registrati ufficialmente.. Ho deciso di non trasmettere [nuovamente] lo spot dopo averlo visto [alla prima proiezione]."

Il direttore generale ha detto che CT si è trovata di fronte a due leggi in conflitto; una insisteva che non ci fosse il diritto di interferire con la trasmissione di un partito politico, mentre l'alta dichiarava che non dovevano essere permesse la trasmissioni con contenuto razzista. "Il conflitto legale pubblico su questo mostra che c'è qualcosa di sbagliato nella legislazione," ha aggiunto.

Guardando come il problema potrebbe essere corretto, Janecek ha detto che alcuni critici a torto presumono si tratti di una questione legale facile. "Ma non lo è," ha detto. "Le persone intelligenti possono intendere che non è l'ideale per una rete indipendente che copre notizie di politica, essere arbitro di una campagna elettorale. Devono intendere che un tribunale o una speciale commissione elettorale sarebbero migliori per decidere se proibire o meno uno spot da trasmettere."

QUANDO I PRINCIPI COLLIDONO

Formatasi da 2 anni, l'Agenzia dell'Unione Europea per i Diritti Fondamentali sta trattando nel dettaglio la questione della trasmissione politica di partiti potenzialmente razzisti, dice il suo rappresentante Cristopher Coxon. Le valutazioni su queste trasmissioni chiaramente riguardano la questione di bilanciare libertà di parola con dichiarazioni razziste, aggiunge Coxon. La legislazione UE nell'applicare la legge criminale a determinate forme di razzismo e xenofobia è stata adottata a novembre, ma il testo dev'essere ancora trasportato nelle legislazioni nazionali dei membri UE, dice.

Sejal Parmar, avvocato anziano di Article 19, un gruppo di consulenza legale, con base a Londra, per la libera espressione e l'accesso all'informazione, ha detto che c'è stato "un evidente valore nel principio di non-interferenza con le trasmissioni dei partiti politici, anche se il loro contenuto può apparire spregevole alle orecchie dei legali dei diritti umani e a parte del pubblico. Così, fintanto che un partito sta operando legalmente nel quadro delle leggi elettorali, ad un partito dovrebbe essere permesso di svolgere le sue trasmissioni." Nondimeno, ha detto Parmar, la legge ha un ruolo importante nel limitare i discorsi quando questi costituiscano incitamento alla discriminazione.

Un disaccordo su principi simili all'incidente del Partito Nazionale è accaduto anche in Gran Bretagna durante la campagna per le elezioni europee, quando la BBC ha mandato in onda uno spot del Partito Nazionale Britannico di estrema destra, che come lo Jobbik ha ottenuto per la prima volta due seggi. Quando sono arrivati i dissensi, la BBC ha pubblicato una giustificazione dicendo che la trasmissione aderiva ai criteri concordati tra media e partiti politici.

Come sottolineato da Ric Bailey, consigliere politico capo della BBC che è anche presidente del Gruppo di Collegamento dei Media in GB, ognuno "sicuramente ha il diritto di vedere preventivamente le trasmissioni politiche sottoposte" e "abbia la responsabilità legale di che cosa esce sul suo canale". D'altra parte, qualsiasi cosa che si ritenga possa causare danno o offesa può essere riferito al gruppo di collegamento. Questo, dice Bailey, da "le linee guida nel trovare un metodo che accontenti tutti".

Una fonte membro del gruppo ha detto di "non poter ricordare un periodo in cui i cambiamenti o alcune omissioni non fossero gradite ad entrambe le parti della disputa, ma ciò che succede spesso è che il Partito Nazionale Britannico concordi felicemente con la rimozione dei suoi pezzi decisa dal gruppo di collegamento, ma che lo spot riappaia nel formato originale sul loro sito web infischiandosene di essere stato censurato". Le dispute più calde, ha aggiunto, hanno riguardato le campagne anti-aborto che contenevano immagini potenzialmente disturbanti.

Ha detto Janecek che l'approccio mostrato dalla BBC può essere di "buona ispirazione" per un cambiamento.

Will Conroy is a freelance journalist in Prague.

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Di Fabrizio (del 03/08/2009 @ 08:58:20, in scuola, visitato 1611 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Terraforming.se

Abbiamo incontrato Aleksandar Jovanovic nell'ufficio del progetto "Inclusione degli studenti rom nella scuola secondaria in Vojvodina".

I più importanti obiettivi del progetto sono di aumentare il numero degli studenti rom nelle scuole secondarie, ed anche migliorare il loro successo generale nell'educazione secondaria. Il progetto coinvolge il supporto finanziario agli studenti rom che frequentano le scuole secondarie in Vojvodina, sviluppare la motivazione nella comunità rom perché i loro figli continuino gli studi. Un'altra parte importante del progetto è mettere in contatto gli studenti col network dei "mentori" - colleghi di studio, guide e consiglieri.

Aleksandar Jovanovic era molto interessato nel nostro progetto di scuola estiva. Ha felicemente concordato di partecipare al nostro progetto come lettore ospite e di parlare sulla sua esperienza e sui modi per trovare motivazione e successo in quanto studente rom. Inoltre, intendiamo mostrare il suo film premiato che parla della discriminazione del popolo rom.

Aleksander ha presentato diversi progetti molto interessanti per coinvolgere gli studenti e i giovani rom in Vojvodina. Ci sono tantissimi bisogni e problemi da risolvere, ma la motivazione e lo spirito degli attivisti rom è molto alto. Sicuramente stiamo andando a cooperare nel futuro e fare ogni cosa possibile per trovare l'appoggio a questo lavoro in Svezia e nella UE.

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Di Sucar Drom (del 02/08/2009 @ 11:17:36, in blog, visitato 1842 volte)

Miriam Meghnagi e il canto che viene dal cuore
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Di Fabrizio (del 02/08/2009 @ 08:56:57, in conflitti, visitato 2023 volte)

Da Romanian_Roma

Un gruppo di organizzazioni rumene hanno organizzato il 30 luglio 2009, a Miercurea Ciuc, nella regione di Harghita, una marcia di protesta contro i conflitti interetnici e le loro conseguenze nelle località di Sanmartin e Sancraieni e per la mancanza di interessamento delle autorità locali.

I manifestanti, stimati in oltre 80 persone hanno sostato 20 minuti di fronte a ogni edificio dell'amministrazione locale e mostrato durante l'intero tempo della marcia, striscioni e t-shirt con messaggi bilingue, in rumeno e ungherese, tipo: "I diritti umani non sono negoziabili", "Basta alla violenza contro le comunità rom", "I nostri bambini hanno gli stessi diritti dei vostri".

Sin dall'inizio, un gruppo di circa 15 persone ha organizzato una contro-manifestazione alla marcia di protesta dei Rom. Con sottofondo di urla e fischi, questo gruppo mostrava messaggi come "Andate a lavorare", "Non rubate", "Quand'è l'ultima volta che vi siete lavati?" e "Non provocate". Inoltre, lo stesso gruppo di contro-manifestanti ungheresi ad Harghita era presente ogni volta che i Rom si fermavano di fronte alle istituzioni dell'amministrazione locale.

La disapprovazione della comunità di Harghita riguardo la marcia di protesta è stata enfatizzata da alcuni individui che apparivano da dietro gli edifici, mostrando per pochi minuti striscioni con lo stesso messaggio dei componenti della loro etnia, per poi sparire discretamente. Nel contempo, altri individui avvicinavano il gruppo avendo brevi conversazioni con i partecipanti alla marcia, generalmente dominate da stereotipi diffusi nella nostra società.

Inoltre, nell'ultima parte dell'evento, è apparso un gruppo di 6 membri appartenenti a 2 organizzazioni estremiste (5 dalla Romania e 1 dall'Ungheria), "Movimento Giovani dai 64 Comitati" e "Magyar Garda", vestiti in abiti militari e con le facce coperte. Prima di gridare messaggi anti-rom, come pure anti-rumeni (menzionando il Trattato di Trianon), gli estremisti però non raggiungevano il loro scopo perché la contro-manifestazione veniva fermata dal rapido intervento dei gendarmi.

Secondo le informazioni fornite dalla Gendarmeria di Harghita, gli estremisti hanno ricevuto un indennizzo di 2000-4000 RON, ed è partita un indagine tramite l'Interpol.

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Di Sucar Drom (del 01/08/2009 @ 11:40:39, in Italia, visitato 1490 volte)

La notte del 2 agosto 1944 furono sterminate le oltre 3.000 persone ancora presenti nello Zigeunerlager di Auschwitz Birkenau. Quella notte uomini, donne e bambini sinti e rom furono gasati e poi bruciati nei forni crematori.
Sessantacinque anni dopo, in tutta Europa, dodici milioni di rom e sinti scenderanno nelle piazze per pregare alla memoria delle vittime della follia razzista dei Governi nazifascisti.
Il 2 agosto 2009 tutti i Sinti e i Rom scenderanno nelle strade con delle candele accese per ricordare le oltre tremila persone sterminate nella notte tra il 2 e il 3 agosto. Quest'anno il Giorno del Ricordo in tutta l’Europa sarà dedicato ai bambini Rom e Sinti che hanno subito abusi o sono stati uccisi in Europa.

L’associazione Sucar Drom, in collaborazione con l’Istituto di Cultura Sinta e le comunità sinte e rom mantovane, invitano tutti a partecipare a questo momento di commemorazione per ricordare le vittime della follia razzista dei Governi fascisti e nazisti. La commemorazione si terrà in viale Learco Guerra a Mantova, a partire dalle ore 20.00. Durante il percorso saranno accese tremila candele. A termine si terrà una preghiera, guidata da un Ministro di Culto della Missione Evangelica Zigana.
Oggi come ieri si pensa che i Sinti e i Rom siano degli “abusivi” da allontanare. Ieri da allontanare dal mondo con lo sterminio, oggi da allontanare da un dato territorio con gli sgomberi. Questa logica razzista ha segnato con drammatiche tragedie il nostro Paese e l’intera Europa.
E’ l’ora di alzarsi e manifestare il nostro orrore e la nostra la nostra ferma volontà contro la follia razzista che ancora oggi può oscurare il nostro essere Paese civile.
Per questa ragione facciamo un appello a tutta la società civile, alle associazioni, ai sindacati, alle organizzazioni politiche di essere con noi a Mantova per ricordare le vittime di ieri come monito alle idee razziste che ancora oggi circolano in tutta l’Italia.

Per informazioni: telefono 0376 360643, cellulari 333 2252101, 3388736013, e-mail sucardrom@sucardrom.191.it

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Di Fabrizio (del 01/08/2009 @ 09:15:21, in Europa, visitato 2051 volte)

Da Roma_Daily_News

Circa 150 bambini rom nella regione della Tracia (Turchia occidentale) stanno affrontando l'esclusione dalla scuola dopo che le loro dimore sono state demolite dalle autorità municipali locali, in quello che è un piano di riorganizzazione urbana rivolto contro i quartieri rom, la legge 5366. La collezione di misure di rinnovamento dei centri urbani, molte delle quali sono chiaramente in violazione degli articoli della Costituzione turca che garantiscono ai cittadini i loro diritti, misure implementate in Turchia dal 2006, sono state al cuore della demolizione di molti quartieri rom nelle città turche, tra cui il tristemente famoso quartiere di Sulukule nel centro storico di Istanbul. La distruzione dell'insediamento di Sulukule ha seguito azioni di demolizioni simili, che hanno visto negli anni recenti la distruzione dei quartieri Kucukbakkalkoy e Kagithane a Istanbul, parte del quartiere di Turgut Reis a Mersin e quello di Sur a Diyarbakir. Queste demolizioni diffuse di quartieri rom sono anche una caratteristica della vita delle comunità dei Rom turchi in buona parte del paese. Queste azioni sono spesso intraprese senza le dovute autorizzazioni, preavviso breve o inesistente (senza il tempo adeguato per i residenti di impacchettare i propri beni prima che siano distrutti assieme alle case), quasi nessun indennizzo e scarse alternative offerte ad inquilini e proprietari di questi quartieri. Le famiglie sono costrette a vivere in condizioni terribili, in container temporanei senza servizi igienici, e dove bambini, anziani e malati sono estremamente vulnerabili

La situazione in generale è catastrofica per le comunità coinvolte in questa maniera e una piccola indagine riguardo i continui sgomberi forzati e le distruzioni illegali delle case rom, assieme con il diniego basico di una serie di diritti umani, è stata prossima per i principali attivisti legali dei Rom e attivisti dei diritti umani. L'interesse verso Sulukule è stato ampiamente dibattuto riguardo gli aspetti culturali della comunità in quanto centro della musica e della danza rom negli ultimi dieci secoli, ma le principali implicazioni politiche della situazione a Sulukule ed altrove raramente è stato esaminato con alacrità e consistenza. Cin-cin Baglari, Sulukule, Kucukbakkalkoy e Kagithane sono andati persi, demoliti per far strada ai programmi di rinnovamento urbano, che prevedono la costruzione di lotti per la classe media (spesso complessi esclusivi recintati) e la rovina dei quartieri rom una volta prosperi e vitali. Il fatto che la maggioranza di questi piani di rigenerazione siano rivolti ai quartieri rom, indica chiaramente che sono volti ad espropriare le sezioni più deboli e vulnerabili della società, il popolo Rom turco. Il compenso in termini finanziari, assieme alle implicazioni politiche di queste azioni sono trascurabili per quanti conducono queste azioni, ed i profitti (per non dire dei dubbi e delle ombre che sono stati dimostrati accompagnare questi progetti di rinnovamento in Turchia) per gli investitori sono enormi.

Per terminare un lungo elenco di espropriazioni e distruzioni forzate dei quartieri rom in Turchia, la comunità rom di Dikili nella Turchia occidentale è stata obbligata a lasciare le proprie dimore e a rifugiarsi in tende e baracche nella foresta a parecchi km. di distanza. Circa 100 famiglie sono state recentemente allontanate dalle loro abitazioni, lasciando i loro figli esclusi dalla scuola che frequentavano sia per la distanza che dovrebbero percorrere che per la perdita della residenza locale, necessaria in Turchia per iscriversi a scuola. 150 bambini ora affrontano un viaggio giornaliero di due ore per raggiungere la loro scuola, ed i costi del viaggio senza alcun supporto aggiuntivo sono eccessivi per famiglie già così impoverite. La questione della sicurezza dei bambini in queste circostanze è stata crudelmente illustrata quando una ragazzina rom di 8 anni è stata rapita nella foresta e violentata mentre tornava a casa, secondo le cronache locali. Il colpevole è stato rintracciato ed imprigionato, ma la vita della ragazzina è rimasta traumatizzata da questa terribile esperienza e la sua famiglia è a pezzi per quello che ha passato, e con ogni probabilità poco o nessun supporto sarà offerto dai servizi sociali o infantili alla figlia di uno dei gruppi più disprezzati nella società turca. Secondo una recente ricerca, sovraccarichi di lavoro e a corto di personale, questi servizi sono stati manifestamente indicati per un approccio meno che positivo ai bambini rom e alle loro famiglie.

Più attenzione è stata giustamente focalizzata alla persecuzione e discriminazione che sono cresciute in maniera allarmante nella Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia e altrove nell'Europa centrale e orientale. La sofferenza delle comunità rom in tutti questi paesi ed anche altri, come ad esempio il tentativo di impedire la demolizione della comunità di Dale Farm in GB, e la partenza dei Rom rumeni dall'Irlanda del Nord, sono indicative della crescita di sentimenti xenofobi ed ultra-nazionalisti e della nuova crescita dei partiti di estrema destra in Europa, come evidenziato dai recenti risultati delle elezioni UE. La continuata ed assolutamente inaccettabile situazione delle comunità Rom ed Egizia nei campi di Mitrovica nel Kosovo, atrocemente avvelenate dai depositi di metalli pesanti delle vecchie miniere di Trpca e la negligenza delle agenzie internazionali, è un'altra caratteristica di questa spensierata negligenza sui diritti, benessere ed esistenza reale del popolo rom. I sempre-troppo-frequenti richiami alle istituzioni sovranazionali ed ai governi nazionali di affrontare questi temi apparentemente cadono in orecchie sorde, come i rapporti di rispettate agenzie internazionali, OnG ed attivisti rom locali e persino del Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa sono apparentemente poco utili, nonostante i chiari, persuasivi e validi argomenti portati in ogni rapporto da questi individui ed organizzazioni coinvolti.

La domanda su quanto possa ancora continuare il diniego dei più basici diritti dei cittadini più vulnerabili negli stati europei, sembra non avere risposta, dato che l'alienazione dei cittadini rom in Italia, GB, Ungheria, Slovacchia e Turchia - la maggior parte firmatari di diversi convenzioni esistenti per proteggere i più vulnerabili, come stati membri e stati candidati ad esserlo - e sembra destinata a continuare, siamo "altri" e stiamo diventando apparentemente non-persone davanti alla legge, letteralmente alieni in patria. La strada verso l'inferno per il popolo rom in questi ed altri stati europei è pavimentata con le rovine delle loro comunità, persino le loro stesse vite che hanno ricoperto tutte le buone intenzioni. La retorica dei diritti rom da parte dei governi, degli stati e delle istituzioni sovranazionali è pura sofisticheria e semantica, un "paravento" per assicurarsi i benefici dell'appartenenza alla UE, a spese dei più poveri e dei più espropriati, i Rom. Il catastrofico fallimento della politica che è il risultato della quasi completa mancanza di volontà politica di realizzare le misure per un cambiamento reale e durevole verso le comunità rom, sembra a questo punto sempre meno mancanza di capacità e di più una scelta deliberata e cinica.

Per le comunità rom di Turchia, l'edificazione di eventi che sanciranno Istanbul come Città della Cultura Europea 2010 hanno poco significato. Sono stati rigettati da Istanbul e altrove dalle autorità municipali che intendono sradicare la loro presenza e la loro storia - Sulukule per esempio è stata rinominata Karagumruk, cancellando così il reale punto di origine per le migrazioni verso l'occidente nel resto d'Europa a partire dal XII secolo. Se, come argomenta il filosofo Avishai Margalit (The Ethics of Memory, Harvard University Press, 2004) la memoria condivisa è il ricordo che gli individui hanno in comune per assicurare la perpetuazione delle comunità e che queste comunità richiedono che la memoria sia istituzionalizzata in qualche modo nei luoghi, edifici, monumenti e storie, allora la distruzione di questi quartieri rom è un esercizio nel cancellare la reale esistenza di noi come popolo rom dalle mappe topografiche e mnemoniche di panorama urbano come è stato costituito per quasi un migliaio di anni in queste terre. L'abusata nozione dei Rom come popolo "dimenticato" in Europa deve anche vedersi nella stessa luce, meno di uno slittamento della mente e più di una cancellatura continuata e intenzionale…

Dr. Adrian R. Marsh, PhD International Romani Studies Network

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