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Roma_Francais
Nordéclair.fr VILLENEUVE D ASCQ / UN GIORNO CON (3/6): Fine dei viaggi
per la gens du voyage - Publié le lundi 03 août 2009 à 06h00 MARIE
GOUDESEUNE
villeneuvedascq@nordeclair.fr
Goya, Anne e Marc sperano che sia assicurata l'area di accoglienza dei
4 Cantoni e che i loro caravan vengano sostituiti da case mobili
Si scorgono i loro caravan quando, lasciando il parco scientifico
dell'Haute Borne, ci si dirige verso la A22. Di fronte alla discoteca Fabrik, i
"Rom francesi" ci hanno aperto le porte. Ritratto di famiglie sempre più
sedentarie.
"Non si viaggia più. Si resta qui". Al nostro arrivo sono le prime parole di
Goya - Robert, dal suo nome francese -, "il patriarca". Nel campo
tranquillo, i bambini camminano qua e là, delle giovani con dei carrelli. Ci
si crederebbe in un villaggio. E negli occhi di Goya, difficile sapere se
quest'installazione duratura è un male o un bene.
"Ci vorrebbero delle piccole case al posto dei nostri caravan. Perché
resteranno qui di padre in figlio. Il viaggio ci interessava perché non si
sapeva che c'era la scuola. E tutto d'un colpo, hanno fatto questo terreno".
Chiusi come sardine
Dopo la legge Besson votata nel 1990, ogni comune con più di 5.000 abitanti
ha, di fatto, l'obbligo di sistemare un'area d'accoglienza per la gens du
voyage. Quella dei 4 Cantoni ha visto la luce nel 1998. "Siamo rimasti più
di 20 anni pigiati come sardine su un piccolo terreno, là. C'era una toilette
per cento persone. Ora va meglio" ritiene Goya, che mostra col dito il terrene
vicino del futuro grande Stadio.
Presto avrà 60 anni. Ed ormai, il termine viaggio ha fatto il suo buco nella
categoria del souvenir. "Prima, non c'erano frontiere. Andavamo dove ci piaceva.
Spagna, Italia, l'Europa intera. Faceva bello a Parigi? Si andava a Parigi. Era
formidabile". Ma portando l'istruzione ed un'igiene di vita più comoda, l'area
di accoglienza ha finito per fissare i piedi dei viaggianti. La gens du voyage
si muove ormai come i sedentari, o al massimo per andare fare le vendemmie, come
a settembre prossimo.
Oggi, le loro preoccupazioni riguardano soprattutto la loro vita qui: che
venga aggiunto un passaggio pedonale all'ingresso dell'area, che intorno venga
tagliata l'erba alta, ridipinti i muri, dei giochi per i bambini e che sia
installato un terreno di pallone. "Qui, è tenuto male e non in sicurezza. Ma
tutto dipende dalla buona volontà del sindaco. Da quando si è là, non è mai
venuto, rilevano Goya ed i suoi amici. E quindi soprattutto si chiedono case o
case mobili, perché nelle roulotte non c'è veramente spazio.
"Se la figlia di Goya è insegnante ed uno dei suoi figli operatore del verde,
molti vivono senza un lavoro fisso, con la
RMI. Quella mattina, qualche giovane è occupato a separare ferraglia: "La
recuperano davanti alle case. Mettono il rame da parte: è il più caro. Ma ormai
ci si sono messi tutti, anche i rumeni e gli arabi, perché non hanno più
lavoro".
Francesi e SDF (Senza fissa dimora)
Nate per la maggior parte in Francia, le famiglie che incontriamo parlano
allo stesso tempo francesi e romanès. "Si è nati in Francia. I Rom della
Romania, loro, non è da molto che sono lì. Hanno tutto, noi solo la fame," si
rammarica di Marc. Sua moglie Anne ci mostra la sua carta d'identità, sulla
quale appare uno spazio vuoto: "Si rifiutano di darci un indirizzo. Ci
considerano come SDF: come fare con le banche e le assicurazioni?" Il 10 agosto
prossimo, le tre famiglie dovranno lasciare la superficie, per quattro giorni,
il tempo della pulizia annuale del terreno. Frattanto si preoccupano di sapere
dove andranno: sarà il "sistema D". Ma non appena possibile, ritorneranno
all'area d'accoglienza, dove ormai sono bene installate.