Di Sucar Drom (del 24/09/2008 @ 11:21:08, in blog, visitato 2611 volte)
Nonantola (MO), a Villa Emma le voci inascoltate di Sinti e di Rom
Da secoli Rom e Sinti sono popolazioni europee. Vivono a contatto della cultura
maggioritaria. A noi vicine, troppe volte temute, quasi mai conosciute. I loro
contorni annegano in stereotipi difficili da scalfire, rimandando a immaginari
resistenti e devastanti: nomadi inaffidabili e sporchi...
Mantova, la MEZ invita tutti a partecipare
A Mantova, in viale Learco Guerra, è iniziato il convegno religioso della
Missione Evangelica Zigana. Il convegno si chiuderà il 30 di ottobre. I Pastori
evangelici sinti invitano tutti. I culti si terranno ogni sera dalle ore 20.30 e
la domenica mattina dalle ore 10.00...
Bussolengo (VR), rissa in Senato
Rissa in Senato sulla questione Rom: nel corso di un'audizione, la deputata
olandese della Commissione per le libertà civili, giustizia e interni, Elly
de Groen Kouwenhoven, del gruppo Verde ha accusato i carabinier...
Schifani, Barrot e la tolleranza
In materia di immigrazione “le politiche del governo italiano non sono né
discriminatorie né reazionarie”. Lo ha affermato il presidente del Senato,
Renato Schifani rispondendo, in visita ufficial...
I 10.000 Rom e Sinti svaniti sono un'invenzione
Il Giornale da alcuni giorni e ora anche TgCom affermano che almeno 10.000 Rom e
Sinti sono svaniti in pochi giorni dopo i controlli nei campi delle grandi
città, voluti dal ministro dell'Interno, Roberto...
Sucar Drom, si al dialogo ma senza inchinarsi
Le dichiarazioni del Presidente del Senato, Renato Schifani, sul caso di
Bussolengo (VR) sono gravissime. Di fatto un colpo di spugna a qualsiasi azione
della Procura della Repubblica e delle altre istituzioni preposte ad accertare
la verità...
Maroni amico dei Rom?
Arrivano i parlamentari europei e Roberto Maroni diventa amico dei rom. Niente
aggravante di clandestinità per i cittadini comunitari, nessuno sgombero dei
“campi nomadi” senza una soluzione alternativa e niente schedatura su base
etnica o religiosa come è successo qualche tempo fa nei “campi nomadi”
napoletani. Questi...
Chi specula davvero sui Rom
La visita a Roma di una commissione d’inchiesta del Parlamento europeo per
verificare la situazione nei campi nomadi italiani ha suscitato polemiche.
Eppure, secondo i dati resi noti dalla Croce Rossa Italiana e dallo stesso
governo nella lettera inviata alla C...
Caritas, un povero vale più del decoro di un marciapiede
Mentre negli Usa, Barack Obama, candidato presidente, è ormai il “simbolo
meticcio della contemporaneità”, noi italiani “siamo impegnati a erigere il
patetico muro di Lampedusa”: è la sconfortante constatazione che apre
l’editoriale del direttore della Caritas itali...
Storia alla rovescia semiseria nella nuova Roma
Dopo che il ministro della Difesa, l’8 settembre ha ricordato l’eroismo dei
repubblichini di Salò, che soli hanno cercato di fermare l’avanzata angloamerica;
dopo che il 20 settembre a Porta Pia si sono commemorati i caduti papalini, la
serie di ricorre...
Lamezia Terme (CZ), nessun rom in classe
Nessun bambino rom quest’anno a scuola. Alle mamme e ai papà di Scordovillo non
importa se i loro figli imparano a leggere, scrivere, il teorema di Pitagora o
dove si trovano Romania e Slovenia...
Cuneo, alla Carovana della Pace sono stati applauditi i Sinti
Erano circa un migliaio i partecipanti alla 10Ş Carovana della Pace che si è
svolta nel pomeriggio di ieri da Cuneo a Boves dedicata ai due preti, don
Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo, uccisi dai tedeschi il 19 settembre
1943...
Rom, il governo dimentica i soldi per l'integrazione
«Una situazione che insulta la dignità umana». Così il Presidente della
Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni del Parlamento europeo
Gerard Deprez, ha commentato lo stato di degrado in cui versava il “campo
nomadi” del Casilin...
Lega Nord, i Rom sono degli ospiti in Europa
La Lega Nord, presente all’assemblea parlamentare dell’Osce (organizzazione per
la sicurezza e la cooperazione in Europa) riunitasi a Toronto per il dibattito
su immigrazione e sicurezza, esprime la sua opinione per bocca di Claudio
D’Amico. “I rom – ha detto l’esponente leghista - per essere...
Bussolengo (VR), Sonia Campos esce dal carcere
Ancora un rinvio. Ancora una settimana di carcere per Angelo Campos e Denis
Rossetto. Sonia Campos, invece, è stata scarcerata. L’udienza di martedì 23 nel
tribunale di Verona si è conclusa con l’ordinanza di scarcerazione, emessa dal
giudice perché, a suo parere, non sussiste più, per Sonia Campos il risch...
Roma, vengono fotografati e schedati anche i neonati
Non più impronte digitali ma foto segnaletiche. E’ così che a Roma sta
procedendo il “censimento”, attuato dalla Croce rossa Italiana in collaborazione
con la Prefettura della Capitale. Certo il “censimento” non è obbligatorio ma se
non vieni censito il rischio di essere sbatt...
18 settembre (STA) - A Begunje na Gorenjskem, Slovenia settentrionale,
giovedì è stato inaugurato un monumento che commemora i membri della comunità
Sinti in Slovenia, che furono giustiziati durante la II guerra mondiale, per
iniziativa dell'Associazione Sinti di Slovenia.
Altre informazioni su
STA.SI
(solo per gli abbonati)
The Boston GlobeFacendo rivivere una cultura, un accordo alla voltaBy Andrew Gilbert, Globe Correspondent - (Photo Mike Bowring)
19 settembre 2008 - La banda zingara serba Kal è in missione per salvare la
cultura romanì dal kitsch,
dalla discriminazione e dall'assimilazione. Oltre alla maestria stupefacente, le
armi primarie del combo di sette componenti nella lotta alla
marginalizzazione sono l'attitudine al rock 'n' roll e la resistenza accanita
alla ghettizzazione stilistica.
"Sento fortemente la mia identità nazionale, quella è la mia origine," dice
il fondatore di Kal, il chitarrista e voce solista Dragan Ristic, parlando dalla
sua casa di Belgrado. "Ma vivo anche nel XXI secolo. Rigetto fortemente lo
stereotipo della musica Rom, che dev'essere per forza tradizionale. C'è un'altra
strada su cui la musica Rom si può sviluppare, un posto per la nuova cultura Rom
nell'Europa contemporanea."
Ristic lanciò la banda nel 2004 assieme al fratello Dushan, che si è
trasferito in California ma continua a condurre la Scuola Estiva
Amala, un'organizzazione
culturale nel loro villaggio natale di Valjevo, in Serbia. Almeno la quarta
generazione musicale nella famiglia Ristic, i fratelli sono stati svezzati
all'orgoglio zingaro dal padre, un pioniere dell'istruzione dei Rom. Ma hanno
anche assorbito molta musica contemporanea, da Leonard Cohen a Iggy Pop da Manu Chao
a B.B. King.
Nel fondare Kal, i Ristic hanno cercato un cast disparato di musicisti,
incluso il fisarmonicista Dragan Mitrovic, il violinista Djordje Belkic, il bassista Branko Isakovic,
i percussionisti Neat Junuzi e Vladimir Stojkovic, e Vladan Mitrovic alla
fisarmonica e alla voce. Al posto di radicarsi nelle cadenze rom balcaniche, la
band disegna uno spettro internazionale di stili, incorporando arpeggi
chitarristici flamenchi, ritmi mediorientali, passi di rock ed acuti clarinetti
turchi.
"Siamo in parte musicisti Rom dei sobborghi di Belgrado, e in parte
suonatori professionisti di diverse bande di rock 'n' roll a Belgrado," dice
Ristic. "Sono due mondi differenti che non si sarebbero incontrati se non ci
fosse stata Kal."
La banda ebbe la prima notorietà nel 2006, quando il suo album omonimo
prodotto dall'etichetta tedesca
Asphalt Tango
raggiunse la cima delle classifiche europee della world-music, un avvenimento
senza precedenti per un ensemble Rom balcanico. Molto del fascino di Kal
proviene dalle su e performance ad alta energia e dal loro atteggiamento sul
palco. [...]
In diverse maniere, Kal è un'estensione dell'amore di Ristic per il teatro.
Produttore rispettato, lasciò Belgrado per Budapest nel 1999 e fondò la premiata
compagnia teatrale indipendente Vareso Aver (Qualcos'Altro).
Nel 2004 si attenuava l'isolamento politico della Serbia, e Ristic ritornò a
Belgrado per trovare un rinascimento culturale sotterraneo della città, con la
caduta di
Slobodan Milosevic. Invece di continuare la carriera teatrale, Ristic decise che
la musica forniva un megafono molto più potente al suo messaggio. E l'enorme
popolarità di Kal manda un potente segnale al pubblico più desiderato da Ristic,
giovani Rom che si stanno allontanando dalla loro cultura.
"Nei nostri concerti per l'Europa vedo tanta gente Rom, e questa è una delle
mete più importanti," dice Ristic. "Siamo capaci di mostrare a questa nuova
generazione una nuova maniera per esprimersi com Rom."
La situazione per i Rom nei Balcani continua ad essere precaria. Affrontano
una discriminazione diffusa nell'alloggio, impiego ed istruzione, sono oggetto
di stereotipi e miti senza fine. Dalle loro origini nell'India settentrionale, i
Rom iniziarono a disperdersi attraverso l'Europa e il Mediterraneo nell'XI
secolo [...]
Come nota Isabel Fonseca nel suo inestimabile libro del 1995, "Seppellitemi
in Piedi: gli Zingari e il Loro Viaggio", l'immagine romanticizzata dello
Zingaro nomade è in forte contrasto con la realtà di secoli di schiavitù in
Romania, schiavitù che durò sino alla fine del XIX secolo.
L'organizzazione che cura il tour nordamericano di Kal,
Voice of Roma, è una
delle OnG che lavora far affrontare la difficile situazione dei Rom, colpiti
dalla caduta del comunismo e dalle guerre seguite alla disgregazione della
Yugoslavia.
Fondata da Sani Rifati, un Rom di Pristina - la capitale del Kosovo, e dalla
sua moglie americana, Carol Bloom, Voice of Roma ha lasciato il segno nei
circoli musicali producendo nel 2004 il tour americano della leggendaria
cantante Rom macedone Esma Redzepova. Rifati vede Kal come un benvenuto sviluppo
nella cultura Rom.
"Quello che stupisce è un giovane gruppo dalla Serbia che suona musica
tradizionale romanì assieme al beat urbano," dice Rifati dal suo ufficio a
Petaluma, in California. "Sono rockabilly, rock, jazz, blues e latini, ma
mantengono le loro radici. Nei paesi balcanici, c'è questo turbo-folk con donne
mezze nude, spazzatura senza niente musicalmente. Ma Kal ha attirato una vasta
gamma di pubblico, specialmente tra i giovani, con un nuovo suono che è romanì
senza ombra di dubbio."
Di Fabrizio (del 26/09/2008 @ 14:51:24, in Kumpanija, visitato 3748 volte)
Sono passati circa dieci anni (giorno più, giorno meno)
dalla dipartita di Carlo Cuomo, figura chiave nella vita politica e associativa
milanese e anche nazionale. Ho ritrovato questo articolo sul vecchio sito
dell'Opera Nomadi Milano (da lui presieduta per anni), incredibile come dieci
anni dopo sia ancora attuale. Da rileggere con attenzione.
Per l'italiano medio, "normale", anche se democratico e di sinistra, la parola
"zingaro", la vista nel proprio quartiere di una famiglia di zingari (la
roulotte, i moltissimi bambini, le donne con le gonne lunghe) provocano
inquietudine, diffidenza, qualche ribrezzo.
Nessun'altra minoranza etnica suscita un così forte e totale sentimento di
"sgradevolezza", nessuna è altrettanto misconosciuta, ignorata. Noi, i "gagé" -
i non zingari - non sappiamo niente di queste comunità, di questo piccolo popolo
che vive tra di noi da più di cinque secoli. Ma crediamo di sapere. Al posto
della conoscenza mettiamo un mito e crediamo che il mito sia conoscenza.
"Sono molti, moltissimi - pensano i "gagé" -, dilagano, ci invadono; sono
vagabondi senza arte né parte, nomadi disordinati; sono pigri e ladri;
maltrattano e sfruttano i loro bambini; non sono una realtà etnica, sono una
realtà malavitosa; sono infidi, violenti, pericolosi; sono - come recitava il
titolo di un vecchio film sui borgatari romani - "sporchi, brutti e cattivi".
Nel nostro immaginario collettivo questo mito negativo convive, a sprazzi -
complice un po' di mediocre cinema e mediocrissima letteratura e tanti ambigui
nostri desideri -, con un mito diverso, opposto, che esprime fascinazione: "Sono
liberi, "figli del vento"; sono musicisti straordinari; le loro donne sono
voluttuose e i loro uomini fieramente virili; non si piegano alle false lusinghe
della civiltà e del progresso; loro sì, che sono felici!" La diversità basta non
vederla com'è, basta esorcizzarla nei sogni delle nostre nevrosi, delle nostre
paure, dei nostri ambigui desideri.
Prevale, comunque, fortemente, il primo mito, quello negativo. Ogni fatto di
cronaca viene accolto se conferma il mito, rimosso se lo contraddice. Se
Brambilla ruba, conferma semplicemente che ci sono i ladri; se uno zingaro ruba,
conferma che gli zingari sono tutti ladri; se un bambino viene stuprato in una
famiglia borghese di Milano o venduto a Napoli o prostituito ad Amsterdam c'è
allarme per la sorte e il destino dell'infanzia; se un bambino zingaro viene
"ceduto" per svaligiare appartamenti, si rafforza la nostra certezza che gli
zingari maltrattano e sfruttano i loro bambini. Eccetera. Non bisogna stupirsi.
Già nell'Ottocento (e ancora oggi...) quanta parte dell'opinione pubblica
rimuoveva il funzionamento strutturale della finanza e dell'industria
capitalistica per vedere solo il finanziere ebreo o, nella Francia cattolica, la
"banque protestante"? E Lenin definiva l'antisemitismo "il socialismo degli
imbecilli"... Non si tratta, badate bene, di un mito negativo passivo. Esso
viene agito. Questo nostro "sguardo" sulla realtà zingara ha drammatiche
conseguenze pratiche su di loro.
Sulla localizzazione delle loro comunità, per esempio. I campi attrezzati dai
Comuni (pochi, bruttissimi) bisogna cercarli lungo le ferrovie, le tangenziali,
i canali, le periferie più abbandonate, lontani dalle linee di trasporto, dai
servizi, dai negozi, dalle scuole. Lontani dai luoghi della "gente per bene".
Gli stessi zingari, per i loro insediamenti spontanei, scelgono di sfuggire al
nostro "sguardo" e di stare lontani e nascosti. "Popoli delle discariche",
scrive Leonardo Piascre. Popoli che le nostre sinistre paure collocano nelle
nostre discariche. Di fatto, per gli zingari vige l'apartheid.
Non solo per gli insediamenti. Certo, nessuna legge vieta loro di prendere i
mezzi di trasporto, di entrare nei negozi e nei bar, di andare a scuola, di
frequentare i servizi sanitari. Ma entrare in un negozio o in un bar è entrare
nel territorio del sospetto, della fretta di servirti per vederti uscire; a
volte, non ti servono. Se prendi un tram, la gente si scansa. Ci sono medici di
base che rifiutano l'iscrizione di zingari o che, come ripiego, chiedono loro di
frequentare l'ambulatorio solo determinati giorni, per "non disturbare la gente
normale". Ci sono stati scioperi di genitori perché gli zingarelli non
frequentassero la scuola e scuole che ne scoraggiano l'iscrizione; nelle scuole,
quando va bene, c'è assistenzialismo paternalistico e solo in pochi casi c'è
accoglienza vera, intelligente e rispettosa. Se uno zingaro cerca lavoro deve
nascondere la propria appartenenza etnica, camuffarsi, mentire; se no, il lavoro
offerto scompare d'incanto. Un bambino zingaro cresce così, sotto questo
sguardo, in queste condizioni, in questo clima di fastidio, diffidenza,
disprezzo. Nell'apartheid. Ed è questo che partorisce, fra gli zingari presenti
in Italia, tassi di morbilità, di mortalità, di analfabetismo, di disoccupazione
che sono a livello boliviano o honduregno. Ed è questo che partorisce anomia.
Le cose cambiano? Sì, un po', lentamente, faticosamente. Ma la realtà, guardata
dal punto di vista degli zingari, è essenzialmente quella: il fastidio, la
diffidenza, il disprezzo, l'apartheid. Immobili, permanenti, pesantissimi.
Minoranza misconosciuta, dicevamo, ignorata. Ormai sappiamo nominare gli
esseri del sud e del nord, i ceceni, i turchi gagauzi, gli armeni e gli azeri,
gli abkhazi, i musulmani della Bosnia, gli albanesi del Kosovo e della
Macedonia, gli ungheresi della Voivodina e della Transilvania, le comunità
etniche di Los Angeles una per una - ma non sappiamo riconoscere e nominare
quell'arcipelago di comunità che formano, fra di noi, il popolo zingaro. Gli si
nega l'identità socio-economica, etnica, linguistica, storica. Sappiamo tante
cose sulla natalità e mortalità nel mondo, sulla fame, le malattie; ma ignoriamo
quei pochi drammatici dati socioeconomici che riguardano donne, uomini,
pochissimi anziani e moltissimi bambini che da cinque secoli vivono fra di noi.
Pensiamo alla Spagna del 1492 e per noi significa scoperta dell'America,
cacciata degli Ebrei e dei Mori; e rimuoviamo il bando antizingaro del 1499.
Parliamo di Maria Teresa d'Austria ma non sappiamo niente del suo tentativo di
etnocidio culturale degli zingari. Parliamo dell'Olocausto ma cancelliamo il
loro Olocausto: 500.000 morti nei lager. Celebriamo la Resistenza ma rimuoviamo
la loro partecipazione alla lotta armata. Da anni, inchiodati davanti alle
nostre TV, ci indigniamo per gli eccidi nell'ex Jugoslavia; ma non ci
interroghiamo mai sulla sorte degli zingari jugoslavi, su cosa significhi,
nell'orrore generalizzato, l'essere zingaro musulmano, oggi, nella Bosnia o
nell'Erzegovina (e quando, per sfuggire all'orrore, arrivano tra di noi, devono
- per scansare la nostra ostilità nascondersi nelle discariche delle nostre
periferie più degradate dove i loro bambini muoiono di freddo o nei roghi di
fuochi improvvisati e da dove ordinanze sindacali e prefettizie li sgomberano
brutalmente). L'apartheid, quindi, non è solo territoriale, comportamentale; è
anche apartheid cognitivo: segreghiamo gli zingari nelle periferie oscure della
nostra ignoranza per farli riaffiorare nei luoghi mitologici delle nostre paure.
Con questo numero del Calendario del Popolo vorremmo dare un contributo al
passaggio dal mito alla conoscenza della realtà zingara e, quindi, dalle
ricadute pesanti e discriminatorie del mito negativo all'azione consapevole e
rispettosa che può nascere da una conoscenza razionale. Precisiamo, quindi, in
apertura, alcune semplici verità.
Gli zingari non sono "molti, moltissimi", non dilagano, non ci invadono.
Sono, in un Paese di circa 56 milioni di abitanti, 100/110.000 (circa il due
per mille della popolazione italiana...) di cui 70/80.000 cittadini italiani
e 20/30.000 cittadini stranieri provenienti, per l'essenziale, da varie
parti dell'ex Jugoslavia. Sono pochi, pochissimi quindi e non tendono a
concentrarsi in specifiche parti del territorio. Le loro scelte insediative
si basano piuttosto su strategie di dispersione territoriale. Quasi metà di
questo piccolo popolo ha meno di 15 anni, meno del 3% supera i 60 anni.
Isolati nelle nostre periferie più degradate, gli zingari muoiono giovani. I
tassi di morbilità e di mortalità sono alti fra gli adulti, altissimi fra i
bambini. La scolarizzazione è bassa e irregolare, l'analfabetismo diretto o
di ritorno diffusissimo; la disoccupazione, generalizzata. Nessun paragone è
possibile con la struttura demografica, le condizioni di salute, la
scolarizzazione, l'inserimento al lavoro del resto della popolazione.
Sono arrivati nel nostro Paese in momenti diversi: i sinti dal Nord, via
terra, nei primi anni del Quattrocento; i rom nell'Italia meridionale, via
mare, provenienti dalle zone grecofone del morente Impero bizantino, nella
seconda metà del Quattrocento; gli harvati, dall'est, con le modifiche
territoriali della prima guerra mondiale e (già allora!) con le tragedie che
la seconda guerra mondiale aveva creato in Slovenia, Croazia, Istria,
Dalmazia. Più recentemente, a partire dagli anni '60, la crisi economica
jugoslava ha prodotto una ripresa di movimenti dall'est verso l'Italia e,
infine, il precipitare della guerra, delle pulizie etniche e dei massacri un
arrivo massiccio a partire dal 1991.
Definirli "nomadi" è sbagliato e fuorviante. Il nomadismo, con certe
forme e certe sue regole, è uno dei modi di essere delle comunità zingare;
sono numerosissimi invece - nel tempo storico e nello spazio geografico - i
gruppi semi sedentari o compiutamente sedentarizzati, per esempio
nell'Italia centrale e meridionale, in Spagna, in Ungheria, in molte parti
dell'ex Jugoslavia, nell'impero bizantino e in quello ottomano, a Bassora
sin dal VII secolo. Meglio definirli ("nominarli", come dicevamo sopra)
zingari, come vuole una tradizione "gagé" consolidata, o, meglio, con i
sostantivi Rom e Sinti, come si autodefiniscono, seguiti, volta per volta,
da un aggettivo specificativo (harvati, kalderaš, xoraxané, abruzzesi,
eccetera). Sono - in Italia come nel resto del mondo - un popolo, composto
di tante comunità distinte. Ed è come tali che vanno riconosciuti, nominati,
individuandone le diversità specifiche, comunità per comunità, e i tratti
comuni.
Parlando di zingari, occorre tenere distinti gli aspetti giuridici da
quelli antropologici. Giuridicamente, con tutte le conseguenze pratiche che
ciò comporta sul piano dei diritti formali, si possono distinguere gli
zingari presenti in Italia sulla base della cittadinanza: cittadini italiani
(la maggioranza), cittadini della Comunità europea (francesi, spagnoli,
ecc.), cittadini extracomunitari (soprattutto ex jugoslavi).
Antropologicamente, però, è molto più significativo sul piano scientifico e
più rispettoso della soggettività delle comunità zingare distinguere per
aggregazioni e comunità etnico-linguistiche: vedi la tradizionale
distinzione rom/sinti, indipendente dalla cittadinanza; i lovara, di origine
ungherese-rumena ma spesso, nelle stesse comunità presenti in Italia, con
cittadinanza o italiana o francese o spagnola; l'intensità di rapporti tra
rom harvati, cittadini italiani, e rom sloveni, croati, istriani, dalmati,
cittadini ex jugoslavi, confrontata con la freddezza di rapporti tra rom
harvati e rom abruzzesi, cittadini italiani gli uni e gli altri.
Gli zingari sono quindi un popolo articolato in comunità, plasmato dalla
sua storia - storia della difesa orgogliosa della propria identità e storia
delle proprie strategie di adattamento al mutare delle situazioni,
interagendo con le culture ospiti - e dalla nostra secolare ostilità, dal
suo modo di rispondere, per secoli, alla storia delle nostre persecuzioni.
Un popolo portatore di tradizioni e di culture: modi specifici di
rapportarsi al cibo, al sesso, agli anziani e ai bambini, di definire e
vivere le regole della comunità. Un popolo che parla una lingua neo-indiana,
divisa in dialetti frutto dei modi diversi in cui questa lingua ha
interagito, nel tempo storico e nello spazio geografico, con le parlate dei
popoli incontrati e dei paesi attraversati - ma con un robusto fondo comune
lessicale, morfologico, sintattico. Sono - qui e oggi - un certo modo,
contraddittorio e lacerante, di tenere insieme, in un equilibrio instabile,
valori e modelli di vita tradizionali con i valori e modelli che la TV, in
ogni sgangherata roulotte, propone loro quotidianamente. Sono il prodotto
del nostro disprezzo di oggi, che li accompagna dalla culla alla tomba;
della segregazione nei nostri meschini e mediocri campi comunali; dei
brutali e continui sgomberi notturni che sbattono gli "abusivi" da una
discarica all'altra. E della loro resistenza-adattamento a tutto questo.
di Carlo Cuomo - tratto da "Il calendario del Popolo"
Sofia, Bulgaria. Il 15 settembre segna l'inizio di un nuovo anno
scolastico in Bulgaria e la fine della segregazione scolastica per circa 200
studenti Rom a Blagoevgrad. Gli studenti, che frequentavano la scuola
elementare speciale N° 1 a Blagoevgrad, saranno spostati in diverse scuole
cittadine dove avranno una migliore istruzione e per i primi tempi impareranno
in un ambiente integrato con i loro pari di altri gruppi etnici.
Gli sforzi di desegregazione scolastica furono lanciati un anno fa a
Blagoevgrad attraverso un progetto, appoggiato dal Fondo Educazione Rom che
pilotò l'integrazione di cinquanta studenti Rom in scuole miste cittadine e
sollevarono il fine della segregazione. L'iniziativa portò alla decisione
municipale di chiudere la scuola elementare segregata N° 1 nel marzo
2008, che fu approvata a maggio dal Ministro dell'Istruzione. Secondo il vice
sindaco di Blagoevgrad, Dr. Valentin Vasilev, "la bassa qualità dell'istruzione
nella scuola e l'alto livello di assenteismo sono state tra le principali
ragioni della decisione".
Il comune ha già presentato con successo un progetto per l'integrazione
istruttiva dei bambini Rom, tramite i Fondi Strutturali UE. Secondo il vice
sindaco, il progetto creerà opportunità d'impiego per alcuni degli insegnanti
della scuola segregata che sarà chiusa.
Tobian Linden, il nuovo direttore del Fondo Educazione Rom ha accolto con
favore questa iniziativa del comune e si è impegnato a continuare a fornire
supporto agli sforzi desegrazionisti a Blagoevgrad e nel resto della Bulgaria.
"Educazione integrata significa migliore istruzione per tutti i bambini", ha
detto.
For additional information about this press release, please contact Toni Tashev,
Country Facilitator for the Roma Education Fund, at tel. +359886797272 or via
email at tashev@romaeducationfund.org.
Di Fabrizio (del 27/09/2008 @ 09:47:44, in Italia, visitato 2229 volte)
Sinora non ho scritto niente sulla morte del rom quattordicenne a Sesto, per
un incendio nell'area ex Falk. Più che altro per incapacità di esprimere
qualcosa che non fosse già stato scritto, che si traduce - in parole povere - in
un sentimento di "pietas" per questa giovane morte, un'analisi sommaria dei
traffici di persone che portano giovani rumeni a perdersi nelle nostre aree
abbandonate... Oppure, visto dall'altra parte, pensare che in fondo era solo un
vagabondo in meno, e che a vivere "borderline" è normale finire così.
Ripeto: niente che non sia già stato scritto. Quante segnalazioni simili,
soprattutto nel periodo invernale, potete trovare nell'archivio degli articoli che ho scritto in precedenza? Cambia qualcosa? Anche sul caso di
Livorno dell'anno scorso, uno dei tanti dove la causa potrebbe essere
dolosa, la magistratura tace. Passata la dovuta commozione, resta solo un senso
di sconfitta e di già visto...
Ritorno adesso sull'argomento, adesso che la memoria pian piano cancella questo
ENNESIMO morto, con un articolo preso dal blog
ilKuda,
che ha questa novità rispetto a tutto quello che si è scritto: vede la notizia
da vicino, probabilmente non è un attivista o un esperto delle cronache Rom, ma
mantiene la capacità di interrogarsi. Di questi tempi non è poco.
Quanto spazio merita un 14enne bruciato?
Poco, direi. Perché se mercoledì mattina in un rogo all'interno delle ex-Falk
è morto carbonizzato un ragazzo di 14 anni, già ieri la notizia era fuori
dalle home page dei principali quotidiani on-line e credo che oggi non ne parli
più nessuno.
Vittima del degrado, vittima della povertà, vittima delle occupazioni abusive.
Un po' se l'è anche cercata, come Abdul, se invece di starsene tra le rovine di
una ex fabbrica fosse andato in albergo queste cose non sarebbero successe, o
meglio ancora, perché non è rimasto in Romania?
Qualcuno ha aggiunto qualcosa all’esistenza di Daniele. Chiedeva l’elemosina ai
semafori, probabilmente sfruttato da qualche banda. Molti, ragazzi come lui, si
prostituiscono. Nessuna scuola, nessun aiuto, nessuna assistenza. La sua
giornata era un provare a cavarsela nella minor sofferenza possibile. Sempre
sofferenza era. Nel suo giaciglio tra la sporcizia, in mezzo ad altri come lui,
provava a darsi pace, a sentire attorno a sè il senso della normalità. Hanno
raccontato che l’incendio è nato dalla fiammella di una candela, unica luce
possibile nella notte tra le rovine della Falck, in una palazzina che di uomini
donne bambini ne ospitava, si dice, altri trenta.
Forza Italia di Sesto non ha perso tempo e ha fatto uscire un bel comunicato:
"non possono fare altro che ribadire quanto più volte chiesto in consiglio
comunale e cioè un controllo del territorio massimo attraverso le forze di
polizia - magari impiegando anche l'esercito nel pattugliamento (...) Quanto
accaduto è il risultato di una situazione di degrado urbano e sociale voluta dal
Sindaco e dalla Sinistra a Sesto San Giovanni. E' ormai tempo di cambiare.
Occorre il pugno di ferro nei controlli del territorio. Giusto ieri sera grazie
al consigliere di quartiere Michele Izzi che ha richiesto l'intervento delle
forze dell'ordine in via Molino Tuono sono stati fermati tre cittadini romeni e
sgomberate le baracche provvisorie e fatti allontanare i furgoni accampati in
violazione dell'ordinanza sindacale esistente in materia."
Forse ai solerti consiglieri forzaitalioti bisogna chiarire un paio di cose:
- l'area ex-Falk non è pubblica ma privata, di proprietà del ben noto
Caltagirone, amico di Berlusconi e suocero di Casini, per intenderci;
- l'amico Caltagirone non ha permesso che gli educatori di strada entrassero
nelle aree ex-Falk impedendo di fatto ogni intervento del comune sul territorio;
- ogni giorno passo per via Trento per andare al lavoro, spesso i carabinieri
stazionano all'ingresso delle zone abbandonate, spesso vedo persone che si
fermano, parlano con loro, presentano i documenti ed entrano nell'area. Sono le
persone che lì vivono perché in Italia non siamo in grado di dar loro
accoglienza migliore, salvo essere i primi ad andare a comprare i loro bancali o
cercare di sfruttarli nei cantieri facendoli lavorare in nero e senza sicurezza;
- se anche mandassero l'esercito in giro per l'ex Falk (cosa che dubito piacerà
a Caltagirone) l'unico risultato sarebbe che le persone che lì vivono si
sposterebbero da un'altra parte. Proprio come è successo dopo gli sgomberi di
Milano.
Ma queste cose sul comunicato di Forza Italia stonavano. E poi tanto oggi già
nessuno parla del ragazzino bruciato. Probabilmente nessuno vuole l'esercito, ma
basta fare un po' di demagogia spiccia.
Cafebabel - 23 settembre - Budapest: il giorno delle dimostrazioni By Linda
Il 21 settembre, il centro di Budapest ha assistito a tre
manifestazioni di persone differenti che portavano messaggi tra loro
contrastanti. Manifestanti della Carta Democratica Ungherese, della minoranza
Rom e dei gruppi dell'estrema destra hanno tenuto contemporaneamente le loro
dimostrazioni e sfilato nel centro di Budapest.
La prima manifestazione organizzata dalla Carta Democratica Ungherese
ha radunato circa 4.500 partecipanti. La fondazione della Carta Democratica
Ungherese è stata patrocinata a luglio dal Primo Ministro Ferenc Gyurcsany
dopo che i gruppi dell'estrema destra avevano attaccato i partecipanti
dell'annuale parata del "Gay Pride" (i dimostranti anti gay avevano scagliato
contro ai partecipanti alla parata delle uova nel tentativo di interrompere la
loro marcia). Lo scopo della Carta Democratica Ungherese è di "mobilitare la
maggioranza pacifica" e di "testimoniare assieme contro ai radicali". I
manifestanti, incluso il Primo Ministro Ferenc Gyurcsany (PS), diversi ministri
e altre personalità pubbliche, si sono riuniti su entrambe i lati del Ponte
Sospeso e poi hanno marciato verso il Parlamento. I partiti dell'opposizione
tuttavia hanno accusato i socialisti di deviare l'attenzione dai seri problemi
economici del paese e dell'impotenza del suo governo di minoranza nell'incitare
il timore pubblico.
I Rom hanno sfilato separatamente per la pace il rispetto della legge
e contro il fascismo vicino al Parlamento. Una dimostrazione di circa un
migliaio di persone che più tardi hanno raggiunto i partecipanti della Carta
Democratica Ungherese per dirigersi assieme verso il Parlamento.
Anche il partito di estrema destra Jobbik ha tenuto una riunione
presso l'abituale ritrovo di Piazza degli Eroi, ma a differenza dei precedenti
ritrovi, il pubblico si limitava questa volta a tre-quattrocento persone.
Seguendo i ben noti discorsi infiammatori dei leader della destra, hanno
iniziato a marciare verso il monumento ai Soviet in Piazza Szabadsag. L'idea
originale era di commemorare le vittime del regime comunista e del "crimine
zingaro" mettendo scarpe vuote al monumento ai Soviet. Tuttavia, i circa
duecento manifestanti presto si sono scontrati con la polizia dopo che avevano
lanciato molotov e pietre alla statua. Una bottiglia molotov ha colpito anche
una macchina della polizia, e i dimostranti hanno aperto gli idranti, hanno pure
capovolto diversi banchi e contenitori dei rifiuti. La polizia ha risposto
usando i gas ed i rivoltosi sono stati dispersi in breve tempo. Cinque
poliziotti sono stati feriti e 15 persone sono state arrestate con l'accusa di
vandalismo.
Le dimostrazioni a Budapest non sono finite, dato che diverse OnG stanno
preparandosi per tenere una manifestazione indipendente il 4 ottobre e
una marcia intitolata Tarka Magyar (ungheresi multicolore) contro la
violenza e l'esclusione. I gruppi dicono che "l'ultra politicizzata" Carta
Democratica Ungherese non può ottenere questi obiettivi, e si aspettano 100.000
manifestanti.
Di Sucar Drom (del 28/09/2008 @ 11:24:41, in blog, visitato 2217 volte)
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romeno di 24 anni imputato davanti ai giudici della III Corte d'Assise di Roma
per l'omicidio di Giovanna Reggiani...
Il "vangelo" secondo Gentilini
L’Unità ha pubblicato un articolo commentando alcuni passaggi del discorso
tenuto da Gentilini a Venezia, il 14 settembre 2008. Potete vedere e ascoltare
discorso nella sezione “il video della settimana” di questo spazio web. Di
seguito l’articolo dal sito di Ferdinando Camon...
L'Osservatore romano, clima di paura e di intolleranza
"Intristisce" quando, dal mondo politico, "arrivano segnali" che "alimentano un
clima di paura e di intolleranza, tanto che nella dimensione locale del vivere
si accentuano tendenze di chiusura autarchica e di arroccamento sociale". ''Un
invito a valutare criticamente le scelte che criminalizzano l'immigrazione ind...
Roma, sulla scuola Alemanno parte male
''Via la patria potestà ai rom che non mandano i figli a scuola''. E' questo
l'annuncio fatto dal Sindaco di Roma, Gianni Alemanno in un'intervista
pubblicata oggi da ''Libero''. ''Vorrei essere chiaro - spiega Alemanno - i
genitori che non mandano i figli a scuola saranno sanzionati per il reato
d'interruzione ...
Siviglia. 28 settembre 2008 - Mario Maya (Spagna 1937-2008) riconosciuto
come uno fra i più grandi ballerini, compositori e coreografi nella storia del
flamenco, è morto ieri nella sua casa a Siviglia circondato dai familiari.
Maya era nato da una famiglia Rom di Granada ed aveva iniziato da ragazzino la
sua carriera nelle Zambras del Sacromonte. Ha dedicato tutta la sua vita al
flamenco, ha ricevuto dozzine di premi e girato il mondo con i suoi spettacoli.
La sua prolifica carriera include la creazione degli spettacoli "Camelamos Naquerar" ("Vogliamo
parlare" in Calo) e "Ay! Hondo" che furono cruciali nel enunciare la
repressione e le discriminazioni storiche che i Gitani hanno sofferto in Spagna.
I suoi funerali, tenutisi ieri nella città di Siviglia, hanno visto la
partecipazione di centinaia di persone e sono previsti eventi in diverse nazioni
per commemorarlo.
Per chi capisce lo spagnolo, questo articolo uscito su
EL PAIS
24 settembre 2008 - La complessa proposta di Jiří Čunek, Ministro per lo
Sviluppo Regionale, per affrontare i problemi della comunità Rom, sta
incontrando pareri contrastanti tra i funzionari Rom ed i locali gruppi
umanitari.
Pubblicata all'inizio di questo mese, la proposta di 30 pagine, che i
funzionari ministeriali chiamano "uno sforzo motivazionale per le municipalità
ceche", ha sollevato critiche da alcune autorità soprattutto perché suggerisce
che i cittadini Rom siano divisi in tre gruppi basati sull'origine e sui livelli
di reddito.
Secondo la proposta, il primo gruppo comprenderà le famiglie che vivono
indipendentemente dai sussidi governativi. Il secondo cittadini Rom che hanno
bisogno di qualche assistenza finanziaria e sociale, ed il terzo gruppo
rappresenterà quelli che abusano degli aiuti governativi. I cittadini del terzo
gruppo saranno soggetti a regolare supervisione degli operatori sociali e
spostati in ostelli. La proposta, che i funzionari valutano di un miliardo di
corone, stabilisce anche che solo i cittadini che lavorano nei progetti
comunali, saranno eleggibili per aiuti finanziari ed alloggiativi.
Secondo Josef Baláž, consigliere di Čunek, queste designazioni agiranno
semplicemente come linee guida per permettere alle singole municipalità per
focalizzarsi sui diversi problemi di ognuno dei tre gruppi.
"Quando gli operatori sociali lavorano con queste persone su basi regolari e
impiegano tempo con loro, comprendono che questa gente è su livelli differenti,
e perciò ha esigenze diverse," ha detto Baláž.
Ma i funzionari Rom la pensano differentemente, dicendo che la proposta ha
reminescenze della dittatura fascista ed infrange i loro diritti civili.
"Categorizzare i cittadini Rom in gruppi è contro le leggi sociali e
costituzionali, e viola tutte le idee ed i messaggi della Rivoluzione di
Velluto," ha detto Ivan Veselý, vice capo del consiglio governativo per la
comunità Rom. Per molti cittadini Rom, segregare le persone in gruppi secondo il
loro livello di reddito - che potenzialmente può dividere i gruppi familiari -
ha le connotazioni da Olocausto. "E' essenzialmente la stessa idea che hanno i
neonazisti," ha detto.
I funzionari del Ministero per lo Sviluppo Regionale replicano che lo scopo
della proposta è stato largamente male interpretato dai funzionari Rom come pure
dai media. Infatti, la proposta pubblicata è una bozza che non doveva ancora
essere resa pubblica. Ora le autorità adducono che il ministero è stato
obbligato a pubblicare la proposta sul proprio sito web, dopo che i dettagli del
documento sono stati resi pubblici dai media.
"Credetemi, non volevamo pubblicare il documento così presto, perché non era
ancora completato," ha detto Baláž, aggiungendo che il documento all'inizio del
mese era circolato per consultazioni soltanto tra nove membri del consiglio
governativo per i la comunità Rom . "Mancano ancora molti capitoli che
descrivono compiti che riguardano particolari ministeri, incluso quello per gli
Affari Sociali e Lavorali e quello dell'Istruzione." Baláž si lamenta di aver
iniziato a ricevere telefonate dai giornalisti una settimana dopo che il
documento era stato distribuito ai membri della commissione. Attualmente, il
ministero non ha una data stabilita per l'abbozzo finale della proposta.
Ma Veselý adduce che la prima bozza del documento è semplicemente uno sforzo
per fare pubblicità a Čunek, presidente dei Cristiano Democratici, prima della
caduta alle elezioni del Senato, un appunto che Baláž rifiuta.
"E' soltanto un gioco sporco collegato alla prossima campagna," dice. "Una
volta che le elezioni saranno passate, la domanda è come i Cristiano Democratici
agiranno con questo."
Martin Šimáček, direttore del programma di integrazione sociale per Člověk v tísni
(Gente in difficoltà), una OnG con base a Praga, ha elogiato i recenti sforzi di
Čunek, dicendo che la proposta è un benvenuto primo passo nella conoscenza
governativa delle tematiche Rom.
"Questa potrebbe essere la migliore proposta che abbiamo mai visto," ha detto Šimáček,
che per sette anni ha aiutato ad organizzare programmi educativi e sociali per i
cittadini Rom a Kladno e Libčice nad Vltavou. Pur ammettendo che la
proposta ha bisogno di alcune revisioni, ha aggiunto: "Ci sono tanti buoni
suggerimenti... Sta creando l'opportunità di una discussione politica su questo
tema così importante e complesso."
Šimáček ha applaudito particolarmente l'enfasi della proposta
sull'istruzione. Il documento descrive un piano per offrire ulteriori sussidi
alloggiativi alla famiglie Rom i cui figli frequentano la scuola.
Il numero dei cittadini Rom che vivono in ghetti è cresciuto di circa il 30%
dal 1989, nonostante una serie di riforme governative disegnate per combattere
il fenomeno. I funzionari stimano che 80.000 Rom vivano in 330 insediamenti
simili in tutto il paese, dove sono segregati tanto geograficamente che
socialmente.
Baláž ha sottolineato come l'enfasi della proposta nel garantire ulteriori
aiuti ai cittadini impiegati nella municipalità, sia un punto chiave.
"E' necessario motivare i comuni che vogliono risolvere questo problema,
motivare la gente che vuole cambiare la propria vita," ha detto. "Questa
concezione prima di tutto cerca di trovare la motivazione di tutti i soggetti
chiave - i Rom che vivono in aree segregate, lo stato, le municipalità, le
associazioni civiche e le OnG che lavorano con gli interessati."
Non è la prima volta che Čunek viene criticato per il suo approccio alle
tematiche Rom. Nel 2006 Čunek, che era allora sindaco di Vsetín, Moravia
settentrionale, spostò delle famiglie Rom dal centro città alle periferie o nei
villaggi attorno.
Veselý rimane fiducioso che la proposta non riceverà in futuro l'approvazione
governativa.
"Čunek [ha dato origine] ad un grande conflitto tra i cechi con basso reddito
ed i residenti Rom con questa proposta, perché i cechi si domanderanno perché
così tanti soldi e sforzi siano garantiti solo ai Rom," ha detto. "Se questa
proposta fosse accettata, porterebbe vergogna internazionale alla Repubblica
Ceca."
Hela Balínová contributed to this report.
Curtis M. Wong can be reached at news@praguepost.com
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