Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 06/07/2008 @ 08:48:25, in media, visitato 1570 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Schedatura dei Rom con o senza rilievo impronte digitali: gli italiani sono
decisamente contrari
Abbiamo effettuato un sondaggio a Rimini, riservato esclusivamente ai cittadini
italiani. In questo periodo la località balneare romagnola ospita turisti
provenienti da tutta l'Italia e dunque il sondaggio è particolarmente
rappresentativo del clima che caratterizza il nostro Paese rispetto al progetto
di schedatura etnica dei cosiddetti "nomadi". La domanda posta a un campione di
786 cittadini era la seguente: Schedatura dei Rom (con o senza rilievo delle
impronte digitali): secondo il governo è un censimento che tutela sia le
esigenze di sicurezza della collettività che i diritti delle persone sottoposte
al provvedimento. Secondo le organizzazioni per i Diritti Umani si tratta,
al contrario, di una violazione della privacy e della dignità dei Rom. Lei è
favorevole o contrario? Il risultato del sondaggio va decisamente controtendenza
rispetto a sondaggi sullo stesso tema proposti da alcuni quotidiani e ripresi
dai politici: favorevole 255, contrari 519, indecisi 12. Schiacciante vittoria
del partito dei contrari e dato che, se confermato, attesterebbe un recupero da
parte del popolo italiano dei valori antirazzisti e solidali. A.B.
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Di Fabrizio (del 06/07/2008 @ 09:49:17, in Europa, visitato 2008 volte)
Da Slovak_Roma
3 luglio 2008, Budapest, Madrid, Ostrava, Praga: Oggi, una coalizione comprendente Donne Danneggiate dalla Sterilizzazione, Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC) e Fondo Sviluppo per la Pace hanno lanciato una campagna globale per ottenere supporto alle donne Romani vittime di pratiche di sterilizzazione forzata nella Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia. La campagna è sostenuta dal Programma di Sanità Pubblica dell'Open Society Institute e dall'Heinrich Boll Stiftung di Varsavia.
I governi interessati hanno mancato di reagire, attraverso scuse pubbliche e compensazioni per i danni inflitti alle donne Romani, a 5 anni di richieste da parte degli avvocati e dei gruppi di appoggio delle vittime. Oggi, le sopravissute ed i loro avvocati chiedono ai movimenti per i diritti umani globali di rafforzare i loro sforzi per assicurare la giustizia, iniziando dal Congresso Mondiale Femminile 2008 a Madrid dal 3 al 9 di luglio, dove saranno presentati gli argomenti più pressanti sui diritti femminili di tutto il mondo.
La campagna include una tavola di discussione sulle pratiche di sterilizzazione forzata nell'Europa Centrale condotta dalle sopravissute ed i loro avvocati, come pure una campagna di lettere inviate alle autorità della Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia, che chiedono ai rispettivi governi di riconoscere l'estrema violazione dei diritti umani perpetrata sul loro territorio e per assicurare scuse e compensazioni alle sopravissute.
Date chiave:
- Dal 3 al 9 luglio la Coalizione condurrà una serie di incontri con le organizzazioni Romani attraverso la Spagna e terrà interviste su varie radio e televisioni, distribuirà stampati informativi e lettere e cartoline degli avvocati da spedire ai responsabili governativi.
- Il 4 luglio la Coalizione distribuirà opuscoli informativi e legali a Madrid e Budapest (Godor Klub, 14:00 – 18:00 PM).
- Il 5 luglio la Coalizione ospiterà una tavola di discussione sulle pratiche di sterilizzazione forzata delle donne ed i loro avvocati per far crescere la consapevolezza nel movimento femminile ed iniziare uno sforzo di lobbying globale (16:30, Universidad Complutense de Madrid (España), habitación ODO-Fernando del Rio, Facultad de Odontología, Ciudad Universitaria).
- Il 6 luglio donne del Gruppo delle Donne Danneggiate dalla Sterilizzazione distribuiranno a Ostrava lettere e cartoline degli avvocati da sottomettere al Governo Ceco.
Dite ai governi coinvolti che è tempo di agire. Appoggiate le sopravissute Romani alla sterilizzazione forzata nella Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia inviando lettere e cartoline, disponibili sul sito ERRC in inglese, spagnolo, ceco, ungherese e slovacco.
Per aggiornamenti sul nostro lavoro al Congresso di Madrid, opuscoli e lettere/cartoline, prego visitate il sito ERRC http://www.errc.org/cikk.php?cikk=2965
Comunicateci di aver spedito lettere o cartoline, o se appoggiate in altro modo la campagna, e aggiungetevi ai nostri supporter scrivendoci a: compensation.now@errc.org
Per ulteriori informazioni o interviste, contattate prego: Group of Women Harmed by Sterilisation: *Elena Gorolova (Czech, Romanes), elena.gorolova@seznam.cz European Roma Rights Centre: *Anita Danka (Hungarian, English), Staff Attorney, anita.danka@errc.org *Ostalinda Maya (Spanish, English), Women’s Rights Consultant, ostalinda@gmail.com *Monika Pacziga (Hungarian, English), Women’s Rights Officer, monika.pacziga@errc.org Peacework Development Fund: *Gwendolyn Albert (Czech, English), Director of Women’s Initiatives Network, gwendolyn.albert@gmail.com
Durante il Congresso, le rappresentanti possono essere raggiunte ai seguenti numeri di telefono: +34.627.212.118 o +36.20.398.8303 o +420.774.895.444.
Oppure, potete contattare gli uffici ERRC:: +36.1.413.2200.
--- Il Centro Europeo per i Diritti dei Rom è un'organizzazione di pubblico interesse che monitora la situazione sui diritti umani dei Rom e fornisce difesa legale in caso di abuso dei diritti umani. Per ulteriori informazioni sul Centro Europeo per i Diritti dei Rom, visitate http://www.errc.org/
Per dare appoggio a ERRC, http://www.errc.org/cikk.php?cikk=2735
European Roma Rights Centre 1386 Budapest 62 P.O. Box 906/93 Hungary Tel: +36.1.413.2200 Fax: +36.1.413.2201
Di Sucar Drom (del 06/07/2008 @ 10:35:10, in blog, visitato 1491 volte)
Gallarate (VA), appello contro la "schedatura"
In questi giorni molti gallaratesi avranno sentito o letto che il Ministro
Maroni intende “censire” tutti i Sinti e i Rom che abitano nei “campi nomadi”.
Nell’opinione pubblica si è diffusa la percezione che questa sia solo una
proposta, non è così...
Cremona, appello contro la "schedatura"
In questi giorni molti cremonesi avranno sentito o letto che il Ministro Maroni
intende “censire” tutti i Sinti e i Rom che abitano nei “campi nomadi”.
Nell’opinione pubblica si è diffusa la percezione che questa sia solo una
proposta, non è così...
Ue, stop a Maroni
"Ai Rom si applica interamente la legislazione comunitaria che proibisce
discriminazioni sulla base delle origini etniche nel lavoro, nella sicurezza
sociale e nell’istruzione, così come nell’accesso a beni e servizi, compresa la
casa". Lo mette in chiaro la Commissione eu...
Razzismo, Tosi non è stato assolto
“La discriminazione per l'altrui diversità è cosa diversa dalla discriminazione
per l'altrui criminosità. In definitiva un soggetto può anche essere
legittimamente discriminato per il suo comportamento ma non per la...
Opera Nomadi, Renata Paolucci dice no alle "schedature"
La segretaria nazionale dell'Opera Nomadi Nazionale e presidente dell'Opera
Nomadi di Padova si dissocia dal comportamento del Presidente Nazionale e del
Lazio, Massimo Converso che interviene nella schedatura dei Rom e dei Sinti di
Roma...
Il "silenzio" di Rom e Sinti
I Rom e i Sinti che vivono in Italia oggi non soffrono solo per le condizioni
nelle quali cui sono costretti a vivere e per le norme «anti-nomadi» con cui
questo governo rende la loro vita ancora più dura, ma anche per l’umiliazione di
vedere i loro sforzi e quelli dei loro rappresentanti per difendersi e
raccontars...
Sucar Drom: Maroni si dimetta
L’intervento del Ministro Maroni, durante il question time alla Camera a
un’interrogazione dell’Udc, ha chiarito alcuni punti dopo le polemiche di questi
giorni: 1) le ordinanze sono operative dal 30 m...
Impronte, si allarga la protesta in decine di città
E adesso per il governo le cose di mettono male. La protesta contro la decisione
del ministro degli interni Maroni, far prendere le impronte digitali a tutti i
rom, bambini compresi, comincia ad allargarsi a macchia d’olio e a trasformarsi
in iniziative, lettere aperte, azioni di disobbedienza. Non c...
Consiglio d'Europa, un memorandum per il Governo italiano
Il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg (in
foto), ha inviato al governo italiano il rapporto preparato dopo la visita in
Italia lo scorso 19-20 giug...
Ue, dibattito sulla situazione italiana
La conferenza dei capigruppo politici del Parlamento europeo ha deciso di
accettare la richiesta presentata dai liberaldemocratici e dai verdi di tenere
un dibattito in plenaria, la prossima settimana, sulla vicenda
dell'identificazione...
Maroni incontra l'Unicef
Il presidente dell’Unicef Italia, Vincenzo Spadafora, è stato ricevuto oggi
pomeriggio al Viminale dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni. L’incontro è
nato d...
Roma, Mosca dice no alle impronte ma inizierà comunque a schedare
«Nell’opera di censimento che andremo a effettuare non prenderemo impronte ai
bambini, dico questo al di là di quelle che sono le polemiche politiche. E´
chiaro poi che dove ci sono dei delinquenti vanno mandati via, applicando le
stesse leggi che utilizziamo con tut...
Il ministro Maroni è in difficoltà?
La protesta contro la decisione del ministro degli interni Maroni, far prendere
le impronte digitali a tutti i rom, bambini compresi, ha quanto meno costretto
il gov...
Di Fabrizio (del 07/07/2008 @ 00:11:09, in Italia, visitato 1513 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
di Gad Lerner: Cominciò con un inaspettato censimento etnico, nel
mezzo dell’estate di settant’anni fa, la vergognosa storia delle leggi razziali
italiane. Alle prefetture fu diramata una circolare, in data 11 agosto 1938,
disponendo una "esatta rilevazione degli ebrei residenti nelle province del
regno", da compiersi "con celerità, precisione e massimo riserbo".
La schedatura fu completata in una decina di giorni: 47.825 ebrei censiti sul
territorio del regno, di cui 8.713 stranieri (nei confronti dei quali fu
immediatamente decretata l’espulsione).
Per la verità si trattava di cifre già note al Viminale. "Il censimento
quindi fu destinato più a sottomettere che a conoscere, più a dimostrare che a
valutare", scrive la storica francese Marie-Anne Matard-Bonucci ne "L’Italia
fascista e la persecuzione degli ebrei" (il Mulino). Naturalmente, di fronte
alle proteste dei malcapitati cittadini fatti oggetto di quella schedature
etnica fu risposto che essa non aveva carattere persecutorio, anzi, sarebbe
servita a proteggerli.
Nelle diversissime condizioni storiche, politiche e sociali di oggi, torna
questo argomento beffardo e peloso: la rilevazione delle impronte ai bambini
rom? Ma è una misura disposta nel loro interesse, contro la piaga dello
sfruttamento minorile!
Si tratta di un artifizio retorico adoperato più volte nella storia da parte
dei fautori di misure discriminatorie: "Lo facciamo per il loro bene". A
sostenere la raccolta delle impronte sono gli stessi che inneggiano allo
sgombero delle baracche anche là dove si lasciano in mezzo alla strada donne
incinte e bambini. Ma che importa, se il popolo è con noi?
Lo so che proporre un’analogia fra l’Italia 1938 e l’Italia 2008 non solo è
arduo, ma stride con la sensibilità dei più. L’esperienza sollecita a
distinguere fra l’innocenza degli ebrei e la colpevolezza dei rom. La
percentuale di devianza riscontrabile fra gli zingari non è paragonabile allo
stile di vita dei cittadini israeliti, settant’anni fa.
Eppure dovrebbero suonare familiari alle nostre orecchie contemporanee certi
argomenti escogitati allora dalla propaganda razzista, circa le "tendenze del
carattere ebraico". Li elenco così come riportati il libro già citato: nomadismo
e "repulsione congenita dell’idea di Stato"; assenza di scrupoli e avidità;
intellettualismo esasperato; grande capacità ad adattarsi per mimetismo;
sensualismo e immoralità; concezione tragica della vita e quindi aspirazioni
rivoluzionarie, diffidenza, vittimismo, spirito polemico e così via.
Guarda caso, per primo veniva sempre il nomadismo. Seguito da quella che
Gianfranco Fini, in un impeto lombrosiano, ha stigmatizzato come "non
integrabilità" di "certe etnie"; propense – per natura? per cultura? per
commercio? - al ratto dei bambini. Il che ci impone di ricordare per l’ennesima
volta che negli ultimi vent’anni non è stato mai dimostrato il sequestro di un
bambino ad opera degli zingari.
Un’opinione pubblica aizzata a temere i rom più della camorra, si trova così
desensibilizzata di fronte al sopruso e all’ingiustizia quando essi si abbattono
su una minoranza in cui si registrano percentuali di devianza superiori alla
media. Tale è l’abitudine a considerare gli zingari nel loro insieme come popolo
criminale, da giustificare ben più che la nomina di "Commissari per l’emergenza
nomadi", incaricati del nuovo censimento etnico. Un giornalista come Magdi Allam
è giunto a mostrare stupore per la facilità con cui si è concesso il passaporto
italiano a settantamila rom. Ignorando forse che si tratta di comunità residenti
nella penisola da oltre cinquecento anni: troppo pochi per concedere loro la
cittadinanza? Eppure sono cristiani come lui…
Il censimento etnico del 1938, "destinato più a sottomettere che a conoscere,
più a dimostrare che a valutare", come ci ricorda Marie-Anne Matard-Bonucci, in
ciò non è molto dissimile dal censimento dei non meglio precisati "campi nomadi"
del 2008. In conversazioni private lo confidano gli stessi funzionari prefettizi
incaricati di eseguirlo: quasi dappertutto le schedature necessarie erano già
state effettuate da tempo.
L’iniziativa in corso riveste dunque un carattere dimostrativo. E i
responsabili delle forze dell’ordine procedono senza fretta, disobbedendo il più
possibile alla richiesta di prendere le impronte digitali anche ai minori non
punibili, nella speranza di dilazionare così le misure che in teoria dovrebbero
immediatamente conseguirne: evacuazione totale dei campi abusivi e di quelli
autorizzati ma fuori norma; espulsione immediata dei nomadi extracomunitari e,
dopo un soggiorno di tre mesi, anche dei nomadi comunitari; quanto agli zingari
italiani, gli verrà concesso l’uso delle aree attrezzate solo per brevi periodi,
dopo di che dovranno andarsene (sono o non sono nomadi? E allora vaghino da un
campo all’altro, visto che le case popolari non gliele vuole dare nessuno).
Si tratta di promesse elettorali che per essere rispettate implicherebbero un
salto di qualità organizzativo e politico difficilmente sostenibile. Dove
mandare gli abitanti delle baraccopoli italiane – pochissime delle quali "in
regola" - se venissero davvero smantellate tutte in pochi mesi? Chi lo predica
può anche ipocritamente menare scandalo per il fatto che tanta povera gente, non
tutti rom, non tutti stranieri, vivano fra i topi e l’immondizia. Ma sa
benissimo di alludere a una "eliminazione del problema" che in altri tempi
storici è sfociata nella deportazione e nello sterminio.
Un’insinuazione offensiva, la mia? Lo riconosco. Nessun leader politico
italiano si dice favorevole alla "soluzione finale". Ma la deroga governativa al
principio universalistico dei diritti di cittadinanza, sostenuta da giornali che
esibiscono un linguaggio degno de "La Difesa della razza", aprono un varco
all’inciviltà futura.
Negli anni scorsi fu purtroppo facile preconizzare la deriva razzista in
atto. Per questo sarebbe miope illudersi di posticipare la denuncia, magari
nell’attesa che si plachi l’allarmismo e venga ridimensionata la piaga della
microcriminalità. La minoranza trasversale, di destra e di sinistra, che oggi
avverte un disagio crescente, può e deve svolgere una funzione preziosa di
contenimento.
Gli operatori sociali ci spiegano che sarebbe sbagliato manifestare
indulgenza nei confronti dell’illegalità e dei comportamenti brutali contro le
donne e i bambini, diffusi nelle comunità rom. Ma altrettanto pericoloso sarebbe
manifestare indulgenza riguardo alla codificazione di norme palesemente
discriminatorie, che incoraggiano l’odio e la guerra fra poveri.
Non si può sommare abuso ad abuso di fronte ai maltrattamenti subiti dai
bambini rom. Quando i figli degli italiani poveri venivano venduti per fare i
mendicanti nelle strade di Londra, l’esule Giuseppe Mazzini si dedicò alla loro
istruzione, non a raccogliere le loro impronte digitali.
L’ipocrisia di schedarli "per il loro bene" serve solo a rivendicare come
prassi sistematica, e non eccezionale, la revoca della patria potestà. Dopo le
impronte, è la prossima tappa simbolica della "linea dura". Siccome i rom non
sono come noi, l’unico modo di salvare i loro figli è portarglieli via: così si
ragiona nel paese che liquida l’"integrazione" come utopia buonista.
A proposito del sempre più diffuso impiego dispregiativo della parola
"buonismo", vale infine la pena di evocare un’altra reminescenza dell’estate
1938. Chi ebbe il coraggio di criticare le leggi razziali fu allora tacciato di
"pietismo". Con questa accusa furono espulsi circa mille tesserati dal Partito
nazionale fascista. E allora viva il buonismo, viva il pietismo.
Ricevo da Roberto Malini
Storia, cultura, antiziganismo e musica Rom il 13 luglio a Corsico
(Milano)
Corsico è un centro emblematico della condizione di discriminazione in cui
vivono i Rom in Italia, ma è anche un punto di incontro per un movimento
antirazzista sempre più vivo e consistente. Ecco perché l'incontro del 13
luglio, presso l'Area Pozzi (Via Alzaia Naviglio Trento) risulta particolarmente
significativo. Nell'àmbito dell'iniziativa, ha un notevole interesse storico la
mostra dedicata alla partecipazione di Rom e Sinti alla Resistenza e quella
incentrata sulla comunità Sinti di Buccinasco. Cultura, Storia e una riflessione
sulla condizione attuale dei Rom in Italia saranno i temi trattati da Ernesto
Rossi, Dijana Pavlovic e Roberto Malini durante il dibatito "Nomadi. Storia,
percorsi e integrazione".
h. 16:
Spazio associazioni
Mostra fotografica curata da Cipes sulla partecipazione dei Rom e Sinti alla
Resistenza Italiana
Mostra di foto della comunità Sinti di Buccinasco a cura di Apertamente
h.17.30 – 19:
Discussione dibattito: “Nomadi. Storia, percorsi e integrazione”
Diversi gli argomenti trattati, dalla Storia e cultura del popolo Rom alle
problematiche di integrazione, fino ai provvedimenti di schedatura etnica e ai
recenti casi di aggressione di cittadini Rom da parte di agenti delle forze
dell'ordine. Relatori: Dijana Pavlovic, Ernesto Rossi, Roberto Malini.
h.19 – 20.30:
Cena aperitivo
h. 19 – 22:
Musica dal vivo con Nico Grancea e i Manele Manele.
Nico Grancea è nato a Buzău, in Romania, il 18 marzo 1988. E' figlio
dell'Olocausto di terza generazione (suo nonno scampò allo Zigeunerlager di
Auschwitz durante la rivolta dei Rom avvenuta il 16 maggio 1944). E' un
interprete del genere musicale "Manele". La musica manele, che si è affermata in
Romania a partire dagli anni 1980, fa parte della musica folk del popolo Rom. I
primi interpreti cantavano nelle strade di Ferentari, un quartiere povero di
Bucarest. Le radici della musica manele, fortemente influenzata dalla musica
turca e araba, risalgono però al XVIII secolo. Gli interpreti moderni più noti
sono Adrian Minune, Nicolae Guza, Florin Salam. I testi sono molto liberi e
raccontano prevalentemente storie d'amore e di passione. Nico canta, con la sua
voce intensa e vibrante che ricorda quella di Florin Salam, perché la gente Rom
non venga annientata nel silenzio, perché un canto di libertà e giustizia
continui a levarsi, più in alto del coro di chi inneggia a un mondo "zigeunerfrei",
senza più 'zingari'. Nico Grancea, Ionit Ciuraro (che interpreterà alcuni brani
insieme a Nico) e i Manele Manele fanno parte del gruppo di artisti e
intellettuali contro il razzismo "Watching The Sky".
Associazioni partecipanti:
Apertamente, Aven Amentza, Opera Nomadi, Gruppo EveryOne, Cipes, Rete
Antirazzista, Anpi sez. Corsico, Liberamente, Acli il Sogno
Per informazioni:
Organizzazione: Tel. (+39) 02.44.80.648 - (+39) 348.81.00.209
Mail ufficio:
culturaepartecipazione@gmail.com
Gruppo EveryOne
Tel. (+ 39) 331-3585406 - (+ 39) 334-8429527
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Di Fabrizio (del 07/07/2008 @ 09:35:10, in casa, visitato 1470 volte)
Ricevo da Andrea
Questa mattina un gruppo di famiglie rumene ha occupato una casa abbandonata
da molti anni nel quartiere Aurora, vicino a Porta Palazzo, a Torino. Queste
famiglie, fino ad oggi, hanno vissuto nel campo di Via Germagnano, in mezzo ai
topi e al fango. Fuori dalla casa hanno appeso uno striscione: "Una casa per
tutti". L'occupante più giovane ha un anno, il più anziano ottantuno.
Ora stanno ripulendo tutto, per trasformare questa casa in un posto bello da
viverci.
Serve solidarietà. Sono in via Pisa 5.
Questo è il volantino che stanno distribuendo nel quartiere:
CI SIAMO STANCATI DI QUESTA MISERIA
Siamo un piccolo gruppo di famiglie rumene, famiglie di lavoratori, con tanti
bambini che vanno a scuola.
Fino a ieri abbiamo vissuto in condizioni durissime. Abitavamo nelle
baracche di via Germagnano: un campo sovraffollato e sporco, senza acqua né
elettricità, con i bambini sempre in pericolo in mezzo ai topi e ai serpenti.
Quando c'è stata l'alluvione, solo un mese fa, al campo l'acqua era
dappertutto e sono dovuti arrivare i Vigili del Fuoco per toglierla. Ma tolta
l'acqua è rimasto il fango dentro alle nostre case e tanti dei nostri figli si
sono ammalati.
Ora ci siamo stancati di questa miseria. Da ora in poi vogliamo vivere una
vita normale, come tutti voi. È per questo che abbiamo occupato questa casa:
sappiamo che è illegale, ma sappiamo anche che è
una cosa giusta.
Questa casa è stata abbandonata e vuota per tanto tempo, ma noi la faremo
rivivere e la trasformeremo in un posto bello per viverci, per noi e per i
nostri bambini.
Vi ringraziamo per la vostra attenzione,
I nuovi abitanti di Via Pisa 5
Di Fabrizio (del 07/07/2008 @ 10:21:14, in Italia, visitato 1934 volte)
Ricevo da Agostino Rota Martir
Siamo angosciati e temiamo questo clima che si sta diffondendo nel nostro
Paese.
Siamo un gruppo di amici di Rom e Sinti e operatori e operatrici pastorali che a
nome della Chiesa Italiana e delle nostre comunità religiose accompagna e cerca
di vivere il "sacramento dell'incontro" e dell'amicizia con il popolo dei Rom e
dei Sinti.
Ci uniamo a quelle voci che anche all'interno della Chiesa si sono levate per
denunciare e richiamare il rispetto della dignità della persona e dei poveri in
modo particolare.
L'ultima proposta dell'onorevole Maroni, Ministro dell'Interno, è la conferma
che lo spettro di un passato non così lontano è sempre pronto a rialzarsi, anche
con la complicità di non pochi silenzi.
- Siamo preoccupati non solo per le impronte ai bambini Rom, ma
soprattutto per quelle che la nostra società ha disseminato lungo questo
anno, impronte inzuppate nell'inchiostro dell'indifferenza, del razzismo,
del pregiudizio.
Un anno fa a Livorno bruciavano nella loro baracca 4 bambini Rom. Anche di
fronte ad un dramma del genere i giudici hanno scelto di impedire ai genitori di
esprimere il loro dolore, rinchiudendoli immediatamente in carcere. Mai era
successa una cosa del genere!
Anche il sindaco di Livorno si è contraddistinto per la sua ambiguità,
rifiutandosi più volte di dare un alloggio per le due famiglie coinvolte, di
fronte ad una opinione pubblica indifferente e contraria ad un aiuto per le due
famiglie Rom.
Da allora i fatti si sono susseguiti senza tregua, avendo sempre di mira i
poveri e i Rom in genere.
Le impronte ai bimbi Rom sono il risultato di una lunga e tragica catena, una
fabbrica della paura che vede coinvolti tutti quanti: le Istituzioni, i partiti
e i loro governi, e gran parte dell'informazione, spesso manipolata ad arte, ma
anche quei silenzi che rischiano di appoggiare di fatto il più forte a danno del
debole.
- Siamo turbati per questa guerra ai poveri, demagogica,
antidemocratica e antievangelica!
Quante di queste impronte abbiamo lasciato un po' ovunque in questo anno:
lo è stata l'ordinanza del Comune di Firenze contro i lavavetri e gli accattoni,
gli sgomberi dei campi Rom dei comuni di Roma e di Milano che facevano a gara
chi in effetti espelleva più Rom, la caccia al Rom, il divieto di accattonaggio
ad Assisi per non turbare gli interessi turistici e la quiete dei conventi e
delle chiese, i campi Rom dati alle fiamme a Napoli, la mistificazione della
sicurezza e la formazione di ronde cittadine per il controllo dei quartieri in
nome del motto razzista: "tolleranza zero", l'introduzione del reato di
clandestinità, la militarizzazione delle nostre città… una fabbrica della paura
ben architettata.
Questo ci turba perché temiamo che continuerà a produrre altri mostri, sempre in
nome del "Dio della sicurezza", e adoratori di questi mostri si stanno
diffondendo rapidamente raccogliendo sempre nuovi adepti!
- Dai campi Rom e Sinti dove viviamo accolti dalla loro umanità e
amicizia, anche noi guardiamo con timore e preoccupazione le nostre città,
questo rapido deterioramento della convivenza, questa ansia di controlli
sempre più assidui, questa voglia di schedatura su base etnica; ci preoccupa
l'avanzata di questo razzismo, spesse volte apertamente dichiarato e
tollerato dalle stesse autorità perché ritenuto ormai "normale"!
A volte subiamo noi stessi sguardi, gesti di rifiuto e di esclusione dalle
nostre stesse comunità di appartenenza.
Da questi luoghi spesso marginali ma privilegiati punti di osservazione,
guardiamo attraverso gli occhi dei Sinti e Rom il "nostro mondo" che cambia e
rimaniamo anche noi sorpresi nel vedere e constatare la sua voracità che avanza
senza scrupoli e travolge tutto e tutti…spesso ringraziamo Dio per averci fatto
incontrare e conoscere questo popolo che ci aiuta e ci trasmette quella
"normalità" che la nostra società di appartenenza sembra aver smarrito.
- Come annunciatori del Vangelo di Gesù, che nell'accoglienza dei
poveri e dei piccoli ci ha rivelato il volto del Dio della vita, non
possiamo dimenticare che in ogni uomo e donna, chiunque essi siano, di
qualsiasi popolo, cultura e fede di appartenenza, è impressa l'impronta di
Dio, è questa l'unica impronta che vogliamo "adorare" ed esibire.
Vivendo in mezzo a Rom e Sinti o frequentando delle famiglie, abbiamo anche
potuto apprezzare tante loro ricchezze e riconosciamo che le nostre vite, la
nostra stessa fede sono state arricchite e segnate dalla loro "impronta".
Anche per questo ci sentiamo loro grati e debitori, e vorremmo che anche ai Rom
e ai Sinti fossero riconosciuti il diritto di vivere nella sicurezza e la
tranquillità di far crescere ed educare i loro figli secondo la loro cultura e
nel rispetto delle diversità.
Don Federico Schiavon – Udine
Franca Felici - Massa Carrara
Don Piero Gabella – Brescia
Laura Caffagnini e Bertolucci G - Parma
Cristina Simonelli - Verona
Sr.Rita e Carla Viberti - Torino
Palagi Marcello – Massa Carrara
Lucia Lombardi - Verona
Betti Adami - Verona
p.Luciano Meli - Lucca
Don Agostino Rota Martir - Pisa
Daniele Todesco - Verona
Don Francesco Cipriani - Verona
Piccole sorelle di Gesù - Crotone
Di Fabrizio (del 07/07/2008 @ 10:34:29, in casa, visitato 1439 volte)
Da
La Stampa
Nel campo di Ponte Decima dove la proroga è scaduta una settimana fa:
seicento rom che la giunta Veltroni ha parcheggiato nella più grande area
naturalistica del Lazio di FLAVIA AMABILE
L'uomo che vedete nella foto in fondo al post è Nedzad Hamidovic, il capo del
campo nomadi di Ponte Decima. Tutti lo chiamano semplicemente Meo. Ha compiuto
cinquant'anni dieci giorni fa e da quasi quaranta vive in Italia. Viene da
Sarajevo, è fuggito con la famiglia nel 1967, è abituato agli alti e bassi: sa
bene che per loro si preparano tempi difficili.
Da tre anni vivono in un campo irregolare, illegale, provvisorio. Non per colpa
loro. Fu il Campidoglio dell'era Veltroni a spostarli dal loro precedente
insediamento. Dopo 27 anni lui e altri ottocento rom (ma anche qualche
extracomunitario) lasciavano Vicolo Savini, quartiere Ostiense, zona viale
Marconi. In cambio di quello che molti di loro consideravano il loro quartiere,
molto più centrale e collegato, furono catapultati in una specie di landa
desolata e oltretutto nel bel mezzo di una riserva naturale protetta dove non
sarebbe possibile tagliare nemmeno un centimetro d'erba. Figurarsi far spuntare
dal nulla alcune centinaia di containers.
'Una situazione provvisoria', aveva spiegato loro il vice capogabinetto del
Campidoglio dell'epoca, Luca Odevaine, agli abitanti di vicolo Savini. 'Due
mesi', e avrete la sistemazione definitiva, aveva assicurato. Odevaine ha un
passato da militante ambientalista, da uno come lui alcune parole risuonano più
veritiere. Ed invece era solo una delle tante promesse non mantenute di questa
vicenda ormai prossima ad esplodere.
Da tre anni il campo vive di proroghe. Il 30 giugno è scaduta la quinta, secondo
molti anche l'ultima. Da maggio la maggioranza in Comune ha cambiato colore. Odevaine e Veltroni sono lontani, ora a guidare il Campidoglio ci sono Alemanno
e il centrodestra che questa vicenda del campo rom nella riserva naturale
protetta non l'hanno mai digerita. Gli attacchi sono già partiti. Gli abitanti
della zona hanno lanciato una petizione per mandare via il campo. E il
centrodestra ha rivolto un'interrogazione urgente al presidente della Regione
Lazio Piero Marrazzo per sapere ''cosa intende fare la giunta regionale per
tutelare la riserva naturale e bonificare l'area''.
Quella di Decima Malafede è la più grande e preziosa riserva naturale del Lazio:
6150 ettari di superficie, un paradiso per aironi, garzette e gallinelle
d'acqua. E il Campidoglio invece ha speso una cifra che dovrebbe aggirarsi
intorno ai 700 mila euro per trasferirci i rom da vicolo Savini con una deroga
speciale alla legge regionale 29/97 giustificata dalla temporaneità della
presenza.
Sostenitori della temporaneità della presenza sono da sempre innanzitutto i rom.
All'inizio, per sottolinearlo, avevano preteso che vi fossero solo tende. Dopo
qualche mese sono arrivati i container e le speranze che le promesse fossero
mantenute sono definitivamente caduti dopo la prima proroga, poi la seconda, e
tutte le altre.
Ai rom Ponte Decima non è mai piaciuto. Non c'è acqua potabile, solo di pozzo
piena di terra. Non c'è una fermata dell'autobus, se non a un chilometro di
strada a piedi da percorrere sulla via Pontina, una delle strade più pericolose
d'Italia. Qualche settimana fa, infatti, una rom è stata travolta e uccisa da
un'auto in corsa e chissà se riceverà mai un rimborso visto che non è del tutto
regolare andarsene in giro su una strada simile.
Il primo centro abitato è a cinque chilometri di distanza e da quando sono lì
stanno perdendo i rapporti con la città. I rom di Ponte Decima sono persone che
in buona parte il lavoro ce l'hanno, la carta d'identità anche. I loro figli
sono nati in Italia, sono registrati all'Anagrafe e hanno il codice fiscale come
ogni altro cittadino italiano. Il Comune di loro conosce tutto. Meo mostra il
censimento del '95 quando tutti loro erano più giovani ma già schedati e
fotografati dal Comune, gestione Rutelli. 'Ci sono quelli che rubano tra noi'
ammette Meo, 'ma sono la minoranza e di sicuro stare qui non aiuta nessuno a
vivere di qualcosa che non siano i furti'.
L'effetto del trasferimento si nota dalle percentuali di partecipazione alle
scuole. Una delle più basse fra i campi nomadi di Roma. Circa il 10% in una
città che nell'anno scolastico 2006/7 (l'ultimo con dei dati ufficiali) ha visto
un aumento del 36% dei bambini rom che frequentano le scuole. Quell'anno c'erano
17.458 alunni appartenenti a comunità nomadi. L'anno precedente erano 12.816 e
l'anno prima ancora 12.598.
In base ai dati forniti dal Ministero dell'Istruzione, gli alunni rom, sinti e
camminanti sono 3.136 alla scuola dell'infanzia; 9.595 alla scuola primaria;
4.398 alla scuola secondaria di primo grado e 329 alla scuola secondaria di
secondo grado. La crescita maggiore si è verificata alla scuola primaria, con un
+46%, mentre si conferma negli anni la crescita, lenta ma costante, dei bambini
che si avvicinano alla scuola dell'infanzia.
In tutte le fasce di età, la presenza femminile è la metà di quella maschile.
Solo il 46% di chi ha frequentato la scuola primaria si iscrive alla scuola
secondaria di primo grado, mentre alla secondaria di secondo grado arriva il
3,4% di chi ha iniziato la scuola dell'obbligo. In generale, secondo le audizioni
del gruppo di lavoro sui minori rom, sinti e camminanti che sta stendendo il
Piano nazionale infanzia 2008/09, in Italia ci sono 35mila rom fra i 6 e i 14
anni e 70mila under 18.
Per tutti loro qualcosa si potrebbe fare attraverso i finanziamenti del Fondo
sociale europeo Nel corso dell'ultima programmazione, dal 2000 al 2006, sono
stati attribuiti 275 milioni di euro per altrettanti progetti dedicati
specificatamente ai Rom e durante lo stesso periodo circa un miliardo di euro è
stato dedicato a progetti per le popolazioni più vulnerabili, compreso i nomadi.
Di Fabrizio (del 08/07/2008 @ 08:26:11, in Regole, visitato 1547 volte)
Da
Roma_Francais
1912: Il governo francese introduce il carnet antropometrico, un documento
che contiene dati personali, incluse fotografie ed impronte digitali, che tutti
i Rom sono tenuti a portare con sé. Questo rimane in auge sino al 1970, quando
viene rimpiazzato dal libretto di circolazione.
Vedi:
http://www.a-part-entiere.org/data/File/carnet_grand.jpg
Di Fabrizio (del 08/07/2008 @ 09:15:36, in Italia, visitato 1749 volte)
Da
Roma_Italia
DA: STORIA ROMANI IN GERMANIA E PAESI VICINI: UNA CRONOLOGIA AL PORRAJMOS
E OLTRE
1922-1926 Ian Hancock
www.radoc.net
1922: Nel Baden, sono introdotti requisiti per cui tutti i Romani devono
essere fotografati e prese loro le impronte, che devono essere presenti
sui loro documenti.
1926: Il Parlamento Bavarese introduce una nuova legge "per combattere
Zingari, nomadi ed oziosi", e la Commissione Criminale Provinciale firma una
legge datata 16 luglio per il controllo della "Piaga Zingara". In Svizzera,
"idee proto-naziste di igiene razziale" sono usate per giustificare un programma
di
rimozione forzata dei bambini Romani dalle loro famiglie per affidarli a
famiglie adottive. Questa pratica rimarrà effettiva sino alla metà degli anni
'80.
1927: La legislazione che richiede fotografie e impronte digitali
per i Rom viene istituita in Prussia, dove per questo vengono processati 8.000
Rom. La Baviera istituisce una legge che proibisce ai Rom di viaggiare in gruppi
familiari, di possedere armi da fuoco. I maggiori di 16 anni vengono mandati in
campi di lavoro, e quanti siano privi di certificato di nascita bavarese vengono
espulsi dalla Germania. Un gruppo di Rom in Slovacchia è accusato di
cannibalismo, cosa che Friedman interpreta come parte della crescente campagna
contro le popolazioni Romani.
AL GIORNO D'OGGI - 5 luglio 2008
Italia e gli Zingari: giù i pollici
L'Italia deve abbandonare i piani di prendere le impronte a tutti gli Zingari
nel paese
Chiunque in Europa con un po' di senso della storia dovrebbe provare un
brivido di apprensione alla notizia che il Governo Italiano sta per iniziare a
prendere le impronte digitali a tutti i Rom nel paese, inclusi i bambini sotto i
14 anni.
Soltanto due generazioni fa una tale misura freddamente amministrativa fu il
preludio a deportazioni di massa, imprigionamenti, tortura e morte. Gli Zingari
furono tra le prime vittime dei nazisti, ed è ottusa l'apparente amnesia
dell'Italia della propria oscura storia del periodo di guerra.
Quanti propongono questo passo,, che potrebbe cominciare anche domani, negano
vigorosamente ogni intento razzista. Puntano all'aiuto della Croce Rossa
Italiana in questo nuovo censimento della popolazione Rom, che dicono essere
inteso a dare accesso agli identificati ai servizi sociali e sanitari ed
assicurare che i bambini siano mandati a scuola. Troppi bambini Zingari,
arguiscono, sono mandati a mendicare o rubare dai genitori che sono arrivati
illegalmente nel paese. Solo identificando i bambini sotto i 14 anni - con le
impronte digitali o preferibilmente per fotografie - si può fermare un abuso
simile e ridurre l'onda di crimine giovanile.
In pochi risponderebbero che il recente arrivo di un gran numero di Rom, la
maggior parte dalla Romania e dai Balcani, non ha causato enormi problemi
sociali ed economici. La maggior parte degli arrivati, che hanno scarse abilità
e qualificazioni, vivono in 700 campi temporanei, installati per fare fronte
all'afflusso ma con povere facilità e sanificazioni.
L'alto livello di crimini da strada associati con gli Zingari ha impaurito
molti Italiani, e l'umore è stato sfruttato dal partito anti-immigrati Lega Nord
per promuovere severi provvedimenti rivolti contro tutte le immigrazioni.
Estremisti e skinheads hanno colto l'occasione dare via libera ai loro
pregiudizi, ed il disgraziato attacco ad un campo vicino a Napoli è stato
seguito dallo sgombero del Sindaco di destra di Roma di un campo Zingaro vicino
alla capitale.
Si stimano in 152.000 i Rom in Italia, e la loro presenza ha infiammato un
dibattito già brutto sull'immigrazione. In precedenza il lassismo ai controlli
di frontiera e una lunga linea costiera hanno reso l'Italia un magnete per
migliaia di migranti illegali dall'Africa e dai Balcani. In pochi anni,
un'attitudine rilassata verso gli stranieri è stata rimpiazzata da una nuova
tagliente xenofobia, specialmente nelle città più grandi. La tendenza si è
riflessa nell'appoggio elettorale per i partiti che promettevano un'attitudine
più dura verso tutta l'immigrazione, sino al tentativo di rendere non ben
accetti i migranti legali. L'Italia diverrà uno dei supporter più entusiasti
della proposta EU della presidenza francese di rafforzare i controlli
sull'immigrazione attraverso il Continente e chiudere le scappatoie che hanno
permesso a troppi migranti di passare attraverso i controlli negli stati Schengen.
Niente di tutto ciò, tuttavia, scusa le sanzioni generali che indicano come
bersaglio i gruppi di persone per razza ed etnia, specialmente quando le
sanzioni sono sostenute dal pregiudizio popolare. Dieci anni fa due città nella
Repubblica Ceca programmarono la costruzione di un muro attorno a due edifici
che ospitavano Zingari, accusandoli di attitudini antisociali. Ci fu una rapida
protesta - come ci fu contro la proposta britannica di installare un visto di
regime in risposta ad un afflusso improvviso di Zingari. Entrambe le misure sono
cadute. Anche il piano italiano di impronte digitali dovrebbe essere
abbandonato. Le persone non devono mai essere bollate come gruppo. Bugie in
questo senso sono pericolose.
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