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Di Fabrizio (del 03/04/2008 @ 09:43:23, in lavoro, visitato 2194 volte)

Da Roma_Shqiperia

By Agnieszka Rakoczy - Published: March 26 2008 Sta piovendo e la principale discarica di Tirana nella valle di Sharra, cinque km. fuori dalla capitale, è coperta di fango appiccicoso. D'altra parte, per Ardian Alu, il lavoro è il solito.

Assieme a suoi due figli, Alu, membro della comunità rom albanese, setaccia attraverso i mucchi di immondizia selezionando i materiali riciclabili può vendere ad un commerciante locale.

E' pagato 14 Lek ($0.17) per un chilo di plastica, 20 Lek per un kg. di ferro e 120 Lek per un kg. di alluminio.

Alu, padre di cinque figli, guadagna circa 20.000 Lek al mese. "Appena per dare da mangiare ai miei figli," dice.

È venuto lavorare e vivere sul luogo del deposito di 15 ettari, tre anni fa da un villaggio dell'Albania orientale.

La sua casa, costruita con fogli di metallo e cartone recuperato da materiale di riporto, è all'interno della discarica, a circa 20 metri dall'area dove vive.

Altre 50 famiglie rom che riciclano immondizia a Sharra hanno pure loro costruito le case nella discarica.

Il tema del trattamento dei rifiuti solidi è una priorità, dati i piani albanesi di sviluppare la sua industria turistica, Le strade della nazione sono fittamente coperte di immondizie. Le immondizie famigliari si buttano nei fiumi.

"Conoscendo la situazione e pensando allo sviluppo turistico, abbiamo creato una commissione sul trattamento dei rifiuti e per iniziare a pensare ad una politica a lungo termine," dice Suzana Guxholli, consigliera economica del primo ministro.

La municipalità di Tirana sta provando a dare l'esempio. La capitale ufficialmente conta 600.000 abitanti, che potrebbero essere oltre un milione, secondo alcuni funzionari comunali. Quattro compagnie private vengono impiegate dal comune per raccogliere e smaltire le circa 1.000 tonnellate giornaliere di rifiuti di Sharra.

Riflettendo sull'aumento di potere di spesa dei residenti nella capitale, la media di rifiuti giornalieri è arrivata a 1,2 kg. contro i 0,5 kg. del 2002.

La municipalità, il ministero dei trasporti e dei lavori pubblici assieme all'ambasciata italiana stanno cooperando per aggiornare la discarica di Sharra secondo schemi moderni. Il progetto è supportato da un prestito di 6 milioni di € del governo italiano.

"Con l'inizio di maggio apriremo un nuovo impianto a Sharra, nel pieno rispetto degli standards dell'Unione Europea, e saremo in grado di risistemare il vecchio impianto," dice Nemix Simixhiu, tecnico senior del ministero dei trasporti.

Il progetto richiede l'impermeabilizzazione della vecchia discarica per prevenire le infiltrazioni sotterranee di acqua inquinata, installando pompe per il drenaggio e il biogas, e costruendo un impianto per il trattamento delle infiltrazioni.

Il luogo completato sarebbe coperto di argilla e circondato da siepi.

Il nuovo impianto sarà posto accanto a quello già esistente. Una squadra di tecnici italiani sta mostrando ai propri colleghi albanesi come operare [...].

Uno studio di fattibilità è progettato per un nuovo luogo di eliminazione rifiuti che sostituirebbe Sharra in circa sei anni.

Si sta risolvendo anche il tema di rialloggiare le famiglie rom o trovare loro altri modi di guadagnare. Dice Alu, sul rialloggio: "E' una buona idea. Non ho nessun posto dove andare."

Una possibilità è di impiegare le famiglie nel nuovo impianto, dato che la municipalità lavora su una politica di riciclaggio.

"Abbiamo una lunga strada davanti," dice Eriola Muka, capo delle politiche di sviluppo del comune.

Spiega: "Stiamo preparando un programma speciale per le scuole di Tirana per insegnare alle giovani generazioni la necessità di proteggere l'ambiente e sulla necessità del riciclo."

Il progetto di Sharra è visto come uno schema pilota per tutta l'Albania.

Nel frattempo, la Banca Mondiale, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo e le agenzie per lo sviluppo internazionale svedese e tedesca stanno supportando progetti per aiutare le città nella nazione a cambiare il loro approccio alla raccolta dei rifiuti.

[...]

Copyright The Financial Times Limited 2008

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Di Fabrizio (del 03/04/2008 @ 09:09:28, in media, visitato 1890 volte)

Segnala Maria Grazia Dicati

di GAD LERNER

"Nutrire il pianeta", è l'ambizioso tema dell'Expo 2015 che ha attirato su Milano i consensi (decisivi) di un'Africa affamata. Ma nel frattempo riuscirà Milano a nutrire le sue poche migliaia di profughi, e magari a rispettarne i diritti umani anche quando impone loro le regole della legalità?
Non sappiamo dove abbiano dormito stanotte le donne incinte e i bambini sgomberati dal campo di via Bovisasca.

Sappiamo solo che la polizia li ha già intercettati nel vagabondaggio prima che raggiungessero altri rifugi illegali come via Colico o il cavalcavia Bacula di Quarto Oggiaro, appositamente ostruito con blocchi di cemento. Né troveranno posto alla Casa della Carità di don Colmegna, completamente satura dopo avere allestito un prefabbricato in cortile per i settanta di via San Dionigi: anche loro sgomberati senza alcuna soluzione alternativa prevista dalle istituzioni. Stava per cominciare l'anno scolastico. Ci furono insegnanti straordinarie che andarono a riprendersi uno a uno i loro bambini dispersi fra campi e dormitori, per dare seguito alla preziosa fatica dell'inserimento sociale.

Sono mesi che le cronache locali tuonano: "Spazzare via i campi rom". Titoli di cui un giorno, troppo tardi, si vergogneranno. Ignorando quel che pacatamente ricordava ieri il sito della Diocesi di Milano: tra gli sgomberati di via Bovisasca (situazione insostenibile che richiedeva un intervento, ma civile) ci sono rom e romeni di altra etnia - che importa? - che lavorano regolarmente nei cantieri della Fiera, con tanto di permesso di soggiorno. Dieci ore al giorno, per sei giorni, pagati 800 euro al mese. Timbreranno il cartellino pure oggi, dopo la notte all'addiaccio, dopo l'inutile tentativo di spostare la baracca un po' più in là, visto che il Comune non ha offerto soluzioni d'emergenza neppure per i figli e le mogli incinte, figuriamoci per i lavoratori della Fiera?

Il dilemma non deve essere considerato fra quelli "eticamente sensibili" da una destra lombarda ansiosissima di salvaguardare la vita nascente, ma indisponibile a scucire un solo euro per villaggi solidali che diano ricovero ai senzatetto già nati. E siccome anche il Partito democratico trova poco glamour rappresentare i diritti degli immigrati, specie se rom, in una campagna elettorale che nel Lombardo-Veneto si affida a capilista confindustriali, il risultato è che in via Bovisasca ci vanno solo gli appassionati di conflitti estremi.


È il set ideale per disfide trash, Daniela Santanché (con o senza tacchi a spillo) contro la candidata rom della Sinistra arcobaleno. Dove tramonta l'idea che Milano, la città che vuole nutrire il mondo, possa cominciare in casa propria a mettere insieme legalità e integrazione. Sgomberi con ricoveri per mamme e bambini. Lavoro regolare per gli immigrati, con soluzioni abitative provvisorie e istruzione garantita ai figli. Cioè proprio le stesse misure elementari che saremmo disposti a finanziare nei campi profughi africani.

In assenza della politica, a ricordarcelo dev'essere ancora una volta l'arcivescovo Tettamanzi: "La legalità è sacrosanta. Ma l'impressione è che qui si stia scendendo abbondantemente sotto i limiti stabiliti dai fondamentali diritti umani". Oppure il Tribunale dei minori che ammonisce il Comune di Milano sui suoi obblighi di tutela dell'infanzia, completamente disattesi.
Sarebbe assurdo suddividere Milano in buoni e cattivi, di fronte alle sue imbarazzanti disuguaglianze e al volto sporco della povertà. C'è da fare fatica, tutti insieme. Ma siamo pur sempre una delle metropoli più ricche e dinamiche del mondo, possibile che nessuno abbia l'autorità e il coraggio di chiedercelo?

(2 aprile 2008)

- sempre su Repubblica -

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Di Fabrizio (del 02/04/2008 @ 09:38:46, in musica e parole, visitato 1915 volte)

Da Hungarian_Roma

Roby Lakatos, virtuoso ungherese del violino, può tracciare le sue radici sino alla Budapest del XVIII secolo, dove il suo antenato János Bihari anticipava la tendenza odierna della musica fusion attraverso un mix di melodie rom e contrappunti contemporanei. Con i suoi lunghi capelli pettinati all'indietro ed i baffi incerati, Lakatos possiede il senso di un'eleganza antica ed è facile immaginarselo in compagnia di Franz Liszt e Johannes Brahms, le cui opere furono direttamente inspirate dalle melodie rese famose da Bihari.

Sotto gli ornamenti del Vecchio Mondo, d'altra parte, Lakatos è un musicista completamente moderno. Anche se rispettoso della tradizione familiare - "La famiglia Lakatos era molto importante" dice dalla sua casa di Bruxelles - spiegando come Bihari innovasse l'antica musica del popolo Rom.

"Sono il terzo in questa grande famiglia a proporre un nuovo stile," spiega in un inglese corretto con un forte accento, dopo aver notato come anche suo zio Sándor Lakatos fosse un innovatore negli anni seguenti la II guerra mondiale. "Quindici anni fa ebbi problemi con la musica zigana, perché sentivo che tutti i tipi di musica nel mondo - come il jazz o la musica classica o quella pop - stavano evolvendo in qualcosa di nuovo. Sai? Era importante progredire. Ma non succedeva niente con la musica zigana. Per questo ho fatti molti cambi, soprattutto nella banda. La mia non è un'orchestra tradizionale zigana, perché ho il piano e la chitarra, ma manca il violoncello e non ci sono clarinetti, per esempio. Ma con questa concezione, possiamo suonare tutti gli stili.

"Il mio stile ha tre elementi," continua. "La base è la musica zigana, naturalmente, ma include anche la musica classica ed il jazz di Django Reinhardt, assieme al bebop."

Finora, Lakatos ha avuto successo nel mondo classico: Ha firmato con l'etichetta Deutsche Grammophon; l'ultimo Yehudi Menuhin era un fan; ed il suo debutto al Chan Centre for the Performing Arts di Vancouver di sabato 29 marzo è stato sponsorizzato dalla Vancouver Recital Society. Ma il suo ultimo lavoro, Klezmer Karma del 2006, indica che continua ad esplorare nuove combinazioni musicali.

"E' musica klezmer ed yiddish, mischiata con musica zigana," spiega il violinista, notando che in questo particolare crossover è stato assistito da un'altra residente a Bruxelles, la suonatrice klezmer Myriam Fuks. "Si è aggiunta a noi, nel concerto suona come ospite speciale."

[...] "Gli arrangiamenti sono molto classici - ma abbiamo anche molta improvvisazione, perché la musica zigana è come il jazz," spiega. "Ed ovviamente, non facciamo mai due volte lo stesso concerto."

Source URL: http://www.straight.com/article-138266/fusion-feeds-roma-roots

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Di Fabrizio (del 02/04/2008 @ 09:09:52, in Italia, visitato 3410 volte)

Dal blog di Luciano Muhlbauer

La baraccopoli della Bovisasca è stata sgomberata definitivamente. Il vicesindaco De Corato esulta compiaciuto, l’assessore regionale Boni tira in ballo persino l’Expo e le centinaia di persone che abitavano le baracche stanno vagando in giro per la città, alla ricerca di un luogo dove andare. Della bonifica del terreno dove sorgeva l’ennesima bidonville milanese, invece, non parla più nessuno.
Quanto accaduto in Bovisasca è paradigmatico dell'inquietante livello di inconsistenza ormai raggiunto dalla politica milanese e dell’ipocrisia di molti amministratori con la testa in campagna elettorale.
Inconsistente è spacciare per “soluzione” la cacciata di centinaia di famiglie, compresi i bambini, senza porsi il problema dove e come finiranno, sperando semplicemente che qualche anima pia si occupi di loro oppure che qualcuno decida di tornare al paese d’origine.
Ipocrita è invocare la tutela della salute per motivare lo sgombero, dopo lunghissimi anni di disinteresse istituzionale per un terreno inquinato da pericolosi rifiuti tossici, per non parlare dell’incredibile fatto che ora né il Comune, né la Regione fanno sapere ai cittadini della Bovisasca se e quando si intende procedere alla bonifica.
Insomma, i rifiuti tossici rimangono e gli esseri umani finiscono per strada, finché non troveranno un’altra baraccopoli. Ahinoi, la solita storia che si ripete ormai da anni.
Ma quello che forse stupisce di più è che la città appare anestetizzata, incapace non solo di indignarsi di fronte al trattamento incivile riservato a uomini, donne e bambini, ma altresì di rendersi conto che la miseria della politica genera alla lunga dei mostri di cui sarà difficile liberarsi.

Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer

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Di Fabrizio (del 01/04/2008 @ 09:39:11, in Italia, visitato 2227 volte)

Ricevo da Marco Brazzoduro

FIGLI DI UNO STESSO PADRE”

Chi, passando lungo via Casilina, verso fuori Roma, poco prima dell’incrocio con via Palmiro Togliatti, gira gli occhi verso destra, vedrà questa scritta sull’edificio dell’ex benzinaio, in alto, a significare lo sforzo e l’impegno che tante persone, enti,  associazioni o privati cittadini hanno messo e mettono nel sostenere gli abitanti del campo chiamato “Casilino 900” nella loro battaglia per il riconoscimento dei diritti fondamentali di ogni essere umano. Tra l’altro questa frase è il titolo del giornalino, appena iniziato, che vorrebbe essere un foglio di collegamento tra gli amici di Casilino 900 e la città.

Dallo scorso 11 marzo l’intero insediamento è privo di energia elettrica e come se non bastasse  il 12 marzo gli abitanti del campo hanno saputo che da qui a breve il campo sarà trasferito altrove. Questi fatti non possono che aggiungere disperazione a disperazione e degrado a degrado, rendendo ancora più drammatiche le condizioni di vita degli 800 Rom che vivono nel Municipio VII da più di 30 anni. Crediamo che siano proprio questi ultimi 30 anni la base da cui ripartire per affrontare con sensatezza il futuro di queste famiglie, 30 anni in cui pur fra molte contraddizioni e difficoltà esse hanno costruito relazioni e percorsi di integrazione con le associazioni del quartiere, le istituzioni territoriali e con gli istituti scolastici del Municipio VII presso i quali sono iscritti 245 minori residenti nel campo. Per questo crediamo che il principio della continuità territoriale e la tutela dei diritti umani fondamentali insieme ad un giusto approccio alle diversità debbano essere le coordinate su cui orientare i passi che riguarderanno Casilino 900.

Per favorire la nascita di questo  percorso gli abitanti di Casilino 900 insieme alla

Cooperativa ERMES, al Servizio di Medicina Solidale e delle Migrazioni del Policlinico di Tor Vergata, al prof.Marco Brazzoduro dell’Università “la Sapienza”, a don Paolo Lojudice del Pontificio Seminario Romano

hanno deciso di convocare una iniziativa pubblica che si terrà

mercoledì 2 aprile dalle h.16

proprio nel suddetto piazzale, sito in via Casilina 890.

PROGRAMMA dell’ INIZIATIVA

Mercoledì 2 APRILE 2008 h. 16

Via CASILINA 890

 

Animazione per i bambini del campo e del quartiere a cura della COOP ERMES

Musica e canzoni della tradizione Rom a cura dell’ Associazione Nuova Vita

Stand gastronomici con prodotti tipici Rom

Proiezione  di materiale video sul mondo Rom

Mostra sulla Scolarizzazione a Casilino 900

Stand dei vari gruppi e delle Associazioni operanti nel campo.

 Aderiscono: Comunità di S.Egidio,Lucio Conte del VII Municipio, Francesco Careri e Lorenzo Romito del Dipartimento di Studi Urbani dell’Università ‘ROMA TRE’, Suore ‘Maestre Pie Venerini’, “Free Lance International Press”,  

Sono invitati:

-Il Presidente del  VII Municipio, Roberto Mastrantonio;

-l’Assessore alle Politiche sociali del VII Municipio, Pungitore;

-l’Assessore alla Scuola e alla Cultura del VII Municipio, Enrica Rossi;

-il Prof.Massimo Androni, Vice-Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia  

  dell’Università degli Studi ‘Tor Vergata’;

-la Direttrice della Biblioteca ‘Gianni Rodari’, Piera Costantini;

-il Comandante dei Vigili Urbani del VII Municipio;

-il Comandante del Comando Carabinieri ‘Tor Tre Teste’;

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Di Fabrizio (del 01/04/2008 @ 09:09:18, in Italia, visitato 1474 volte)

Da Vita - di Sara De Carli (s.decarli@vita.it) - 31/03/2008

Il comitato “Rom e Sinti Insieme” ha redatto e inviato a tutti i candidati premier un documento politico. Il documento si focalizza esclusivamente su sette questioni, poste l'anno scorso dal Ministero dell'Interno. Nel documento non sono trattati temi quali il lavoro, la scuola, la sanità, i servizi sociali e anche il tema dell'immigrazione non è focalizzato appieno. Ecco i sette punti:

Partecipazione diretta dei Rom e dei Sinti. Proponiamo un “cambiamento di metodo” che porti all'inserimento attivo in ogni organismo in cui vengano prese decisioni che riguardino i Sinti ed i Rom, per evitare gli errori che nel passato hanno condotto al fallimento ogni iniziativa.

Istituzione Ufficio Nazionale e Uffici periferici. Proponiamo la realizzazione di un piano nazionale e locale, attraverso l'istituzione di Uffici con la partecipazione di Sinti e di Rom per realizzare una strategia coordinata, multisettoriale (cultura, habitat, lavoro, sanità, sociale, scuola e formazione) e globale.

Riconoscimento status di minoranza. Proponiamo la promulgazione della proposta di legge n. 2858: “Modifiche alla legge 15 dicembre 1999, n. 482, per l'estensione delle disposizioni di tutela delle minoranze linguistiche storiche alle minoranze dei Rom e dei Sinti”, presentata alla Camera dei Deputati il 2 luglio 2007.

Diritti e Doveri. Proponiamo una politica che esprima a Rom e Sinti parità di trattamento di fronte alla legge, cancellando norme punitive e/o discriminanti. Sottolineando che è fondamento giuridico nazionale e internazionale la sola ed esclusiva responsabilità personale di fronte ad un reato contestato.

Situazione di apolidia. Proponiamo l'introduzione del diritto di suolo (jus soli, chi nasce in Italia ne è per ciò stesso cittadino) anche per Rom balcanici genitori di minori nati in Italia, per i figli stessi e per gli altri Rom balcanici presenti in Italia.

Superamento dei “campi nomadi”. Proponiamo soluzioni flessibili e graduali ma anche veloci e concrete per uscire totalmente dalle logiche segreganti e ghettizzanti proprie dei “campi nomadi”.

Cultura e contrasto alla xenofobia. Riteniamo la promozione delle culture rom e sinte una priorità per superare pregiudizi e stereotipi. Sottolineando il bisogno di un codice deontologico per la stampa e il finanziamento di iniziative atte alla conoscenza delle culture sinte e romanì, patrimonio dell'umanità.

Scarica il documento integrale.

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