Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 23/03/2008 @ 09:01:41, in casa, visitato 1524 volte)
Scrive Fabio Zerbini
Il campo rom di Bovisa ospita circa 800 persone, ed è sottoposto all'ennesima
operazione di sgombero.
La mattina del 19 marzo, c'è stato il primo tentativo di sgombero
(preannunciato) della baraccopoli, preceduto la sera prima, da un'assemblea di
quartiere, molto partecipata, che, se da una parte ha fatto emergere il disagio
che un simile insediamento crea agli abitanti del quartiere, dall'altra ha
mostrato un atteggiamento tutt'altro che ostile verso i rom. Prova ne è che è
stato attacchinato in quartiere un manifesto dal titolo "Ma sarà così vero
che il degrado del quartiere è tutta colpa dei rom?". Come Comitato Antirazzista
siamo intervenuti segnalando il nostro sostegno all'autorganizzazione dei rom e,
allo stesso tempo, la necessità di sviluppare un movimento antirazzista capace
di individuare il reale nemico comune nella classe padronale, abbandonando
qualsiasi illusione in un possibile ruolo progressivo delle istituzioni
Lo sgombero si è quindi rivelato un atto sostanzialmente dimostrativo anche a
causa della resistenza attiva di un settore importante della baraccopoli. Sono
stati quindi avviati lavori di pulizia di un settore del campo (quello più
limitrofo alla stazione ferroviaria) con il trasferimento delle baracche nella
parte nord della baraccopoli.
Un vero e proprio sgombero è stato preannunciato per le prossime settimane,
anche se il prefetto di Milano sembra propendere per un'ipotesi piu' diluita nel
tempo.
Il consiglio della comunità di Bovisa si è quindi riunito il 20 marzo con
l'obiettivo di definire un piano organizzato di risposta alla minaccia di
sgombero e, allo stesso tempo, per cominciare a individuare soluzioni
alternative all'emarginazione dei campi in cui, da sempre, l'amministrazione
comunale milanese, costringe le comunità rom.
E' emersa inoltre la necessità di rompere l'isolamento politico, di guardare
alla condizione più generale dei lavoratori immigrati e collaborare attivamente
ad un percorso unitario di risposta, in una prospettiva di unità fra lavoratori
immigrati e italiani.
Per questo viene convocata una nuova riunione martedì 25, alle ore 20,30 presso
il campo stesso, aperta alle altre comunità rom e alle organizzazioni cittadine
antirazziste, in cui discutere su questi obiettivi. Il Comitato Milanese
Antirazzista raccoglie e rilancia l'appello della comunità rom di Bovisa, e
invita tutte le organizzazioni antirazziste milanesi a partecipare alla riunione
di martedì sera, per proseguire la campagna contro la criminalizzazione degli
immigrati, in difesa delle comunità rom che continuano ad essere il principale
(e facile) bersaglio di tale campagna, contrastando attivamente il pacchetto
sicurezza varato dal governo Prodi, e rafforzando una prospettiva di lotta e
unità fra gli sfruttati.
Di Sucar Drom (del 22/03/2008 @ 09:07:26, in blog, visitato 2216 volte)
Peppe Collu, u baro Rom
“Tu ikandan e ludza, Andar mrno ilo” (Tu hai gettato i fiori nel mio cuore), da
Aforismi di Rasim Sejdic. Il 5 di ottobre di tre anni fa se ne è andato Peppe
Collu per anni referente regionale dell’Opera Nomadi in Sardegna. Giovanni Oliva
ripropone il ricordo che ha scritto qualche tempo fa per lui su una rivista
algherese. In foto...
"Intoccabili", anteprima del documentario "i Rom in Italia"
“Intoccabili” è un progetto per La7 nato dalla collaborazione tra Interferenze e
l’UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, Dipartimento Diritt...
Settimana di Azione contro il Razzismo
Il 21 marzo 1960 nella città di Sharpeville, in Sudafrica, la polizia
sudafricana aprì il fuoco uccidendo 70 manifestanti che protestavano
pacificamente contro ...
Reggio Calabria, razzismo contro i Rom
L’operazione di equa delocalizzazione delle famiglie Rom in questi giorni, viene
ostacolata, ancora una volta, dal razzismo di un gru...
Pescara, presentata la candidatura di Nazzareno Guarnieri
Ieri mattina a Pescara alla presenza di tanti cittadini, della la stampa locale,
di tutti candidati alle liste Pescara Futura e Udc, nella sede del comitato
elettorale il candidato sinda...
Milano, cityrom si è fatto blog
È un dato di fatto che a Milano il numero dei senza fissa dimora, degli abitanti
delle baraccopoli e degli occupanti abusivi sta aumentando notevolmente. L’emer...
Il corriere perde il pelo ma non il vizio
Domina l’incredulità di fronte al razzismo palese sbattuto in home page del sito
del Corriere della sera. «Dijana Pavovic, la prima zingara onorevole?» si chiede
il qu...
Milano, per Bovisa un'assemblea dei cittadini, Rom compresi
Questa mattina Vigili Urbani accompagnati da ruspe e camion si sono presentati
al "campo" occupato da famiglie Rom in via Bovisasca per un’operazione definita
di “alleggerimento e messa in sicurezza dell’area”. Un’operazione ...
Di Fabrizio (del 21/03/2008 @ 09:02:34, in scuola, visitato 1811 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
Le associazioni del Comitato "Rom e Sinti insieme" nel ringraziare
tutti coloro che hanno dimostrato interesse e sostenuto il progetto Esmeralda
2007/08 "Anno del dialogo interculturale" informano che, grazie al
ricavato del libretto "Il
rom e il diavolo", sono stati realizzati altri tre racconti illustrati
relativi alla storia/cultura delle minoranze Rom e Sinte, nella convinzione che
sempre più sia necessario opporsi a pregiudizi e stereotipi attraverso la
conoscenza e l’acquisizione di competenze per interagire in un contesto sempre
più complesso e articolato.
"L’umanità contemporanea parla con molte voci. La questione centrale della
nostra epoca è come trasformare questa polifonia in armonia, ma sappiamo che
essa è edificata esclusivamente con la calce e i mattoni degli affetti umani e
dell’impegno"
S. Flusty
Un proverbio africano espressione della saggezza popolare, recita : "Se
volete salvare delle conoscenze e farle viaggiare attraverso il tempo,
affidatele ai bambini"….… ed è proprio a tutti gli alunni delle nostre
scuole, qualunque sia la loro appartenenza etnico-culturale, a cui è dovuto il
nostro impegno se vogliamo costruire le basi di un’armonica convivenza.
Solo attraverso il reale ascolto di tutte le culture presenti sul territorio, la
scuola può assolvere il suo mandato educativo istituzionale e non può correre il
rischio di essere vissuta come luogo dove si perde la propria identità, ma, al
contrario, essa deve rappresentare uno strumento importante per contrastare
qualsiasi forma di razzismo e di ghettizzazione culturale.
Ognuno dei libretti, adatti per le prime classi della scuola primaria, è
costituito da:
- un racconto illustrato
- alcune semplici informazioni di carattere storico
- una sintetica proposta didattica
PER INFORMAZIONI
Maria Grazia Dicati
Tel: 049/9702573
e-mail madidicati2001@yahoo.it
Comitato Rom e Sinti Insieme
Segreteria Tecnica: via don Enrico Tazzoli n°14, 46100 Mantova
Tel. 0376 360 643 fax 0376 318 839
e-mail: romsinti.insieme@libero.it
Di Fabrizio (del 20/03/2008 @ 09:02:58, in blog, visitato 1486 volte)
Nazzareno Guarnieri, Rom abruzzese e storico animatore del
blog
Cooopofficina, si è candidato alle elezioni amministrative nel comune di
Pescara.
Martedì 25 marzo, dalle ore 15.000, sarà disponibile nella chat di Mahalla
per un'intervista online, a cui possono prendere parte tutti i lettori, con
domande, curiosità, suggerimenti e altro sulla sua candidatura e sulla campagna
elettorale pescarese
Chi non potesse collegarsi martedì prossimo, può lasciare
qui le sue
domande. Il testo completo dell'intervista sarà poi ripubblicato.
Di Fabrizio (del 19/03/2008 @ 14:13:36, in Italia, visitato 1585 volte)
ciao a tutte/i,
vi giro un comunicato stampa sullo "sgombero a rate" di questa mattina in Bovisa.
Un abbraccio,
Piero Maestri – Consigliere provinciale, Sinistra Critica
COMUNICATO STAMPA
Lo "sgombero" dei Rom alla Bovisa: la polvere sotto il tappeto
Questa mattina il Comune di Milano ha inaugurato la politica dello "sgombero a
rate". Una ventina di agenti della Polizia municipale (in assetto anti-sommossa.
..), accompagnata da ruspe e camion, si è presentata alle 7.30 all'insediamento
occupato da famiglie Rom in via Bovisasca (in questo momento probabilmente la
più grande baraccopoli di Milano – con circa 700 persone tra le quali 200
bambini - perché raccoglie gran parte dei Rom cacciati dagli altri campi) per
un'operazione definita di "alleggerimento e messa in sicurezza" di una parte
dell'area.
In pratica sono state smontate (con il contributo attivo degli stessi Rom) una
decina di baracche da una parte del campo - quella più visibile dalla strada e
dalla stazione ferroviaria - permettendo che venissero ricostruite dall'altro
lato del campo. Per fortuna nessuno “sgombero” per ora (anche perché lo stesso
Prefetto si è detto contrario, in mancanza di alternative) , in attesa di altri
interventi analoghi prossimamente.
Obiettivo? "Risolvere" il problema al solito modo: nessuna soluzione concreta e
lo spostamento del problema da un'altra parte della città - sperando che la
concentrazione numerica delle famiglie si riduca in mille rivoli più
sopportabili politicamente. E intanto mantenere in vita un’emergenza che può
sempre tornare utile in campagna elettorale, praticando per ora solamente un
"alleggerimento" della pressione giornalistica e dell'opinione pubblica: questo
vuol dire nascondere la polvere sotto il tappeto.
Per fortuna si è verificato un fatto nuovo. Non si è vista in questi giorni in
Bovisa la consueta mobilitazione dei cittadini "esasperati" . Al contrario, ieri
sera un'affollata assemblea nella biblioteca del quartiere - organizzata da
associazioni della zona - ha messo in evidenza come il degrado di quell’area non
sia il risultato dell'insediamento dei Rom, ma lo preceda: un degrado causato
dalla dismissione di fabbriche chimiche della Montecatini Edison, che ha
lasciato nel terreno una forte e pericolosa contaminazione chimica.
Quell'assemblea ha espresso quindi la forte consapevolezza che una risposta al
degrado non deve necessariamente essere trovata sulla pelle dei Rom, ma
possibilmente insieme a loro e provando a rispondere anche ai loro bisogni -
primo tra tutti rendendo possibile un'alternativa a quell'insediamento insalubre
e pericoloso. La presenza di alcune/i cittadine/i della Bovisa questa mattina
insieme alle famiglie Rom è certamente un bel segnale in quella direzione.
Quanto successo oggi dimostra ancora una volta che non ci possono essere
scorciatoie repressive, per quanto condotte "a rate" e con una certa
"gentilezza" : deve invece essere messa in campo la volontà politica di
affrontare seriamente il tema dell'accoglienza e della politica abitativa -
offrendo una risposta su scala metropolitana. Il primo passo è quello che da
tempo chiedono le associazioni impegnate quotidianamente nell'affrontare le
"emergenze" sociali: convocare un tavolo inter-istituzionale alla presenza di
Regione, Provincia, comuni dell'area metropolitana milanese e associazionismo
sociale per trovare insieme soluzioni davvero utili ai bisogni dei cittadini del
quartiere e delle famiglie Rom.
Di Fabrizio (del 19/03/2008 @ 09:07:32, in lavoro, visitato 1811 volte)
Da
Macedonian_Roma
Nove anni fa, Stenkovec per alcuni mesi fu la dimora di oltre 350.000
rifugiati dal Kosovo; oggi è una gigantesca discarica.
Ma il rifiuto di uno è il tesoro di un altro e per Zoran Dimov, questa
macchia nel panorama è un'opportunità d'affari. Il giovane imprenditore rom
macedone conduce un impianto di riciclaggio accanto alle pile di rifiuti e la
sua impresa favorisce la strategia dell'UNHCR assumendo rifugiati Rom.
UNHCR desidera svezzare i rifugiati fuori della dipendenza del sussidio in un
tempo di stagnazione nella Macedonia. Il tasso di disoccupazione in Macedonia è
uno dei più alti d'Europa, raggiungendo il 90% nella comunità Rom.
Dimov fa il suo riciclando le tonnellate di rifiuti scaricate dalla locale
comunità di Stenkovec - incluso centinaia di migliaia di bottiglie e borse di
plastica e le eccedenze sparse in un'area a nord della capitale Skopje.
Durante una visita a Stenkovec ed alla vicina Visbegovo in una nebbiosa
mattina di febbraio, lo staff UNHCR da Skopje ha incontrato Dimov presso i suoi
impianti, dove circa 20 Rom sono impiegati a raccogliere bottiglie di plastica
da convertire in granuli di plastica, Sette di loro erano conosciuti per essere
rifugiati che avevano contato per l'assistenza sull'agenzia dei rifugiati ONU.
"Questo è un modo difficile ma onesto per crearsi da vivere," dice uno dei
rifugiati, che lavorava in fabbrica nel Kosovo prima di fuggire nel 1999 in
Macedonia. "Ma qui, per diversi anni, non sono stato in grado di sostenere la
mia famiglia di sette, ed ero totalmente dipendente dall'assistenza UNHCR." Lui,
sua moglie e due figli hanno lavorato per Dimov negli ultimi sei mesi.
Dimov, che possiede una stazione TV Rom ed ha interessi in altre attività,
dice che il business è cresciuto lentamente da quando aprì l'impianto di
Visbegovo nel 2005. "L'ho sviluppato lentamente ed adesso abbiano 12 punti di
raccolta attorno a Skopje e 20 in Macedonia. Esportiamo (granuli di plastica)
principalmente in Italia."
L'uomo d'affari, come Rom e affiancatore del lavoro UNHCR, ha familiarità con
i problemi dei rifugiati che non possono fare ritorno in Kosovo dalla Macedonia,
alle condizioni attuali. E' per questo che vuole aiutarli.
"Sto cercando di impiegare diversi in ogni punto collettivo. Sono interessato
anche ad assumerne alcuni nell'amministrazione, ma è necessaria la formazione su
computer, lingua e contabilità. Lo organizzeremo assieme all'UNHCR" ci dice.
L'apertura di opportunità d'impiego per i rifugiati è stata resa possibile
dall'adozione governativa lo scorso settembre di una nuova legislazione
sull'impiego e il lavoro degli stranieri. "Secondo quanto disposto dalla legge,
i rifugiati possono essere impiegati legalmente e supportare le loro famiglie,"
dice Carlos Maldonado, rappresentante UNHCR in Skopje.
"Ora, è tempo che le compagnie private, come parte della responsabilità
d'impresa, sviluppino progetti di formazione ed eventualmente d'impiego dei
gruppi vulnerabili, come i rifugiati Rom," aggiunge.
La politica di Dimov di assumere rifugiati Rom si misura con la strategia di
fiducia dell'UNHCR. Come parte di questa strategia, l'ufficio di Skopje sta
attualmente lavorando con i ministeri e partners della società civile per
condividere dati a livello educazionale, abilità e bisogni formativi dei
rifugiati e richiedenti asilo nel paese.
L'UNHCR valuterà le facilità ed i corsi di formazione che potrebbero essere
utili per i rifugiati. L'agenzia inoltre raggiungerà le aziende più
delocalizzate circa la possibilità di assumere i rifugiati. La Macedonia ospita
circa 1.860 rifugiati, la maggior parte di loro sono Rom del Kosovo.
By Aneta Galic
In Skopje, the Former Yugoslav Republic of Macedonia
Source: United Nations High Commissioner for Refugees
Di Fabrizio (del 18/03/2008 @ 08:56:56, in casa, visitato 1691 volte)
Da
Roma_Francais
Un piccolo corteo di dimostranti per vie quasi deserte. Una sessantina di
rom, accompagnati da associazioni e da residenti di zona, hanno protestato ieri
contro la loro espulsione da una casa occupata da otto mesi, a Villeurbanne. "Li
trattano come paria", è insorto ieri Paule, 74 anni, vicino d'occupazione. "Da
un lato, il sindaco ha chiesto loro di lasciare la casa per ragioni di
sicurezza, spiega Pierre, membro dell'associazione Demeurant partout." E
d'altra parte, coloro che non hanno redditi hanno ricevuto ordine di lasciare il
territorio. "E fra le varie situazioni, Kovacù si ritiene vittima di un errore."
"Perché la prefettura vuole che torno in Romania? Io lavoro! ", dichiara,
brandendo una carta dell'Associazione per la formazione professionale degli
adulti." Dinanzi al municipio con i suoi figli, grida nel mégafono: "Libertà,
uguaglianza, scolarità". Nella casa, via Anatole-France 88, sarebbero circa
settanta. La maggior parte di loro, dopo essere stati espulsi da una bidonville
quest'estate, avevano ricevuto aiuto al ritorno, ma poi è ritornata in Francia.
Dalya Daoud - ©2008 20 minutes
20 Minutes, éditions du 17/03/2008 - 00h33
Di Fabrizio (del 17/03/2008 @ 16:08:06, in Italia, visitato 1578 volte)
Da
il manifesto del 16 Marzo 2008
al voto
I fantasmi di Opera nell'urna di aprile
Se la «sicurezza non è di destra e non è di sinistra», come sostiene il Pd, chi
voteranno i cittadini di Opera? Un significativo test elettorale nell'hinterland
di Milano, dove un gruppo di razzisti «bipartisan» incendiò un campo rom Il
leghista che organizzò il piccolo pogrom oggi è candidato per il Pdl. «Quei
fatti hanno lasciato un segno profondo e rafforzato l'estrema destra, ma il
centrosinistra ce la farà», dice Riccardo Borghi (Pd)
Luca Fazio
Milano
Quanto paga, in percentuali di voto, impostare una campagna elettorale soffiando
sul fuoco della paura o «insicurezza percepita», bizantinismo politicamente
corretto che serve a giustificare politiche repressiva, derive razziste
comprese? In questa noiosa campagna elettorale versione light (appesantita solo
dalle solite gag di Berlusconi), meglio chiederselo per tempo, prima che lo
scandaloso discorso sulla «castrazione chimica» di Veltroni trovi pane per i
suoi denti, magari «un orribile fatto di cronaca», prima del prossimo
spettacolare delitto commesso da un «extacomunitario», un rumeno sarebbe
perfetto, prima ancora che prenda fuoco il prossimo campo di zingari (le
bottiglie incendiarie sono all'ordine del giorno).
Il laboratorio di Opera
A bocce ferme, Opera, 14 mila abitanti a sud di Milano, è un laboratorio
perfetto per scoprire se è vero che per riconquistare «il nostro popolo» sia
necessario ripetere come un mantra «la sicurezza non è di destra né di
sinistra», maniera elegante per dire che anche un elettore del Prc, a denti
stretti, ormai ammette che il problema esiste, che zingari e rumeni proprio non
li sopportiamo; uno del Pd, se dovesse servire, avrebbe meno problemi a metterlo
nero su bianco tra le righe della legge Bossi-Fini, che non a caso non è mai
stata messa in discussione dal governo Prodi.
A Opera, il 13 aprile, si vota per le amministrative. E' passato del tempo da
quando alcuni cittadini, istigati del leghista Ettore Fusco, appiccarono il
fuoco a un campo rom della protezione civile destinato a trenta famiglie, con
molti bambini iscritti a scuola. Nemmeno troppo, però. Tutti hanno ancora
impresso nella memoria quella sera del 21 dicembre 2006, e il piccolo pogrom
casereccio che ha segnato una svolta imbarazzante per la politica sicuritaria
che guarda a sinistra. Quel presidio illegale e minaccioso è durato un mese, e
anche i piccoli rom sono stati minacciati e presi a sputi; è stato organizzato
da esponenti della destra locale ma è stato sopportato, e supportato, anche da
cittadini che avevano votato per il centrosinistra. E adesso? Gli operesi
dovranno scegliere se confermare quella giunta di centrosinistra che aveva
accettato il campo, oppure premiare la battaglia razzista del candidato sindaco
scelto dal centrodestra. Chi è? Proprio lui, Ettore Fusco, il leghista che è
appena stato assolto dall'accusa di istigazione a delinquere per aver
organizzato la spedizione contro gli zingari (otto operesi sono ancora sotto
processo per quel raid tollerato da politici e istituzioni). Il suo vice,
Alberto Pozzoli, 27 anni, proviene invece da Azione giovani e fa politica nella
curva dell'Inter, suo lo striscione che sventolava sulle gradinate dello stadio
lo scorso inverno, «Opera non mollare».
Centrosinistra sotto shock
«Loro stanno facendo la campagna elettorale all'insegna del terrore e dell'odio
ma noi vinceremo sicuramente le elezioni», giura il sindaco uscente Alessandro
Ramazzotti, ex diessino convertito al Pd che a suo tempo fu schiacciato, e
scioccato, dall'incapacità della politica e delle istituzioni di sopportare la
spallata xenofoba del centrodestra. Una candidatura scandalosa? Ramazzotti non è
stupito, «le idee di Ettore Fusco sono coerenti con quelle del centrodestra,
candidarlo a Opera ci sta, non mi scandalizzerei, e poi è stato assolto...».
L'ottimismo del sindaco uscente poggia su un dato incontrovertibile: nella sua
cittadina il centrosinistra perde le elezioni nazionali ma ribalta
clamorosamente il risultato nelle amministrative: 62% dei voti nel 2003 (dal
1945, fatta eccezione per una breve parentesi forzitaliota - 1995/1998 - è
sempre andata così). La sua analisi è un condensato del Pd pensiero, che sia
efficace è ancora tutto da dimostrare: i nostri cittadini sono preoccupati
perché vivono peggio di prima e «la loro diffidenza è comprensibile», nello
stesso tempo dobbiamo riconoscere che «i rom non sono solo dei perseguitati
poiché svolgono anche attività irregolari», quindi «dobbiamo attivare percorsi
di inserimento». Quali, è il problema, e non solo a Opera. Comunque, «il
centrosinistra, qui, prima ha subìto un contraccolpo, poi ha lavorato bene, sono
sicuro che i nostri cittadini non siano stati tutti annebbiati da quella
vicenda».
La radicalizzazione della destra
Il punto però non è la disperante pochezza del candidato Fusco (di memorabile,
dopo l'assalto, va registrato solo un simpatico corso di autodifesa in una
palestra frequentata da quindici persone), ma «quell'esplosione di razzismo che
ha causato una forte radicalizzazione della destra sul territorio e che
sottotraccia potrebbe aver intercettato la sensibilità del nostro popolo, che
rischiamo di non saper più gestire». Ecco la preoccupazione di Matteo Armelloni,
assessore alle politiche sociali del Prc. Spesso, anche tra i «suoi», gli viene
mossa questa obiezione: «Voi siete bravi, però quella roba degli zingari non
dovevate farcela». Non per dire che gli operesi siano tutti razzisti, o
annebbiati, ma si capisce che quell'assalto al campo riguarda la sinistra, o
centrosinistra, eccome. C'è stata forse una sincera riflessione sul fatto che la
prima imbarazzante protesta spontanea sia stata organizzata dai Verdi locali
(quattro presidianti e il cartello «dopo la discarica ci mandate i rom»)? No. E
vorrà pur dire qualcosa se l'assessore Armelloni, dopo i fatti di dicembre, è
stato costretto ad accettare per quattro mesi la scorta della polizia, solo
perché oltre che «amico degli zingari» è anche marito di una donna straniera.
Sinistra e Pd alla prova del voto
Se questo è stato il clima che si è respirato, «oggi non si può più vivere di
rendita rispetto al 62% del 2003». Esordisce così, con molta prudenza, Riccardo
Borghi, il candidato sindaco alle amministrative per il Pd (qui è saldamente
alleato con la Sinistra Arcobaleno). «Quei fatti - spiega - non sono stati
irrilevanti e hanno lasciato un segno, hanno vivificato delle forze che a Opera
non hanno mai avuto dignità di soggetto politico. Sono emerse formazioni
giovanili di destra che si sono compattate, per noi è una situazione inedita.
Sicuramente tutto ciò avrà un ricasco elettorale». La vicenda dei rom, prosegue,
ha fatto nascere stati d'animo di disaffezione alla politica: «Fate tanto per i
rom e non fate niente per la nostra gente», questo dicono, ecco un'altra
obiezione che mette il centrosinistra con le spalle al muro. «Un tema delicato
come quello dell'accoglienza non si può affrontare senza considerare il
malessere del ceto medio che si è impoverito, sono persone che prima stavano
meglio e ora vivono la sindrome dell'abbandono, in parrocchia ci sono riunioni
dove le giovani coppie si lamentano perché non riescono a pagare l'affitto, e
questo disagio che definirei di tipo esistenziale aspettava solo l'occasione di
poter esplodere». Borghi individua dei colpevoli, «Provincia e Prefettura hanno
giocato in modo maldestro», ma non si tira indietro nell'ammettere qualche
responsabilità: «Noi abbiamo clamorosamente sbagliato quando abbiamo accettato
quel campo lasciando poi la gestione della comunicazione a quella piazza
arrabbiata, in quel modo ci siamo intrappolati da soli». La poltrona di sindaco
è a rischio? «Attorno a quel presidio si poteva creare un'aggregazione forte, ma
credo che non sia andata così. Abbiamo scelto di non avvitarci in
contrapposizioni che avrebbero potuto spaccare il paese, e constato con
soddisfazione che tutti i tentativi di far rivivere quel clima sono falliti
miseramente. Sono ottimista perché credo che l'opinione degli operesi moderati
non possa riconoscersi nel candidato di centrodestra, certo che l'abbinamento
con le politiche, in un momento come questo, non ci favorisce di sicuro».
Non c'era posto per loro
Conosce gli operesi don Renato Rebuzzini, modi spicci e nomea da «prete
comunista», come sempre accade quando gli uomini di chiesa si mettono al
servizio degli ultimi. A Opera ha detto messa per 14 anni, adesso è incaricato
nella parrocchia di Paderno Dugnano. La vigilia di natale 2006, scandalizzando,
accolse i parrocchiani parafrasando il Vangelo di Luca: Maria e Giuseppe, e il
figlio appena dato alla luce costretto in una mangiatoia, «perché non c'era
posto per loro nell'albergo». Don Renato con questo passo - «non c'è posto per
loro» - chiudeva alcune riflessioni che aveva fotocopiato per i suoi fedeli.
Scriveva: «Vedevo donne e uomini, giovani e anziani, anche bambini, tutti
assatanati, privi di ogni intelletto e di ogni sentimento vagamente umano».
Parole che non sono state apprezzate. Secondo don Renato il rischio di un grosso
spostamento elettorale esiste, eccome. «La spudoratezza di candidare un
personaggio come Ettore Fusco è inquietante, significa che hanno la percezione
di aver toccato delle corde che vibrano moltissimo. E' accaduto anche a persone
che avevano ruoli di responsabilità nella mia parrocchia, mai me lo sarei
aspettato, tutti accalappiati emotivamente da quella gazzarra, dicevano che non
bisognava bruciare le tende, però, però...». Però.
Di Fabrizio (del 17/03/2008 @ 08:41:32, in Italia, visitato 1659 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
Milano: Nelle ultime settimane diversi quotidiani, ma anche volantini distribuiti in
quartiere, hanno descritto la situazione della baraccopoli sorta presso la
Stazione Nord, parlando di rischio di sicurezza, di paure, di aggressioni
presunte e - soprattutto - di un aumento del degrado del quartiere a causa
dell'inquinamento … prodotto dai Rom!
La zona dove si sono stabilite le famiglie Rom è quella a suo tempo occupata
dalle fabbriche chimiche della Montecatini Edison: un terreno dismesso da oltre
30 anni senza che sia mai stata fatta alcuna bonifica e che, anche con gli
abbattimenti degli edifici preesistenti, ha rilasciato sul terreno residui
chimici (metalli pesanti, oli minerali, arsenico), estremamente nocivi.
I pericoli di quest'area sono reali e lo sono, in primo luogo, per le famiglie
Rom, che rischiano gravi danni alla salute.
Ma, come diceva una donna citata su un quotidiano in questi giorni, i Rom "da
qualche parte dovranno pur andare". La politica attuata da tutti i Comuni fatta
di sgomberi senza soluzione, non ha prodotto alcun risultato ma solamente uno
spostamento del "problema" da quartiere a quartiere, da città a città.
E' necessario affrontare con tempestività la situazione che si è creata nel
campo della Bovisa, perché l'ennesimo sgombero senza offrire delle alternative è
inaccettabile.
Ma è arrivato anche il momento di affrontare seriamente una politica abitativa
che dia risposte effettive a chi ha bisogno di alloggi : dai cittadini milanesi,
agli studenti fuori sede (che proprio in questo quartiere sono costretti ad
affitti intollerabili), ai cittadini stranieri che abitano la nostra città, Rom
compresi.
Chiediamo alle istituzioni – Regione, Provincia e Comune, - che costituiscano al
più presto un tavolo inter-istituzionale insieme alle associazioni che lavorano
con i Rom, per gestire l'emergenza del campo della Bovisa ed effettuare subito i
doverosi interventi umanitari.
Lo richiede la civiltà di questo quartiere e dei suoi abitanti, che aspettano da
sempre sostanziali interventi che migliorino davvero l'ambiente e la vita.
MARTEDI 18 MARZO 2008 - ORE 21
presso
BIBLIOTECA RIONALE DERGANO - BOVISA
Via Baldinucci, 76 Milano – tel. 0233220541
Le associazioni di quartiere invitano ad un incontro pubblico per discutere
su questi temi e riflettere su una realtà, come quella del mondo Rom,
sconosciuta e giudicata, spesso, solo attraverso pregiudizi e stereotipi.
Associazione 'Luca Rossi' per l'educazione alla pace e all'amicizia tra i
popoli - Bovisa verde - Centro Culturale Multietnico 'La Tenda'
Di Fabrizio (del 16/03/2008 @ 08:58:33, in scuola, visitato 2323 volte)
Da
Roma_Francais
"All'inizio, alcuni vengono a volte piedi nudi in pieno inverno, ma dopo
alcuni mesi di scuola, l'atteggiamento dei genitori evolve ed i bambini arrivano
vestiti propriamente".
Marko Urdzik, robusto direttore del Centro rom di Lipany, non sa "come
misurare i progressi quando si parte da così in basso", ma ha una certezza:
"l'educazione dei più piccoli è il solo mezzo di migliorare le cose" per la
comunità rom di Slovacchia, una delle più povere d'Europa.
Tutti lo conoscono nel quartiere rom della borgata industriale di Lipany, chi
si riassume, come spesso nell'est slovacco, in edifici rovinati, delle case di
pannocchia e delle capanne.
Marko Urdzik anche lui conosce tutti: "per occuparsi dei bambini, devi
conoscere la famiglia in senso largo, chi è chi, chi fa cosa, chi vuole cosa,
chi non vuole niente. Alcuni non vogliono realmente nulla, neanche occuparsi dei
loro bambini che osservano crescere nei détriti."
"Il più difficile, sono di abituare i bambini a scuola quando vivono con
adulti che non fanno nulla", sottolinea Jozef Gorol, detto "Jozko", insegnante
in un altro centro, a Stropkov. Questa città di 11.000 abitanti conta un
migliaio di Rom, proporzione che riflette la demografia di questo paese
diventato europeo nel 2004- circa 500.000 zingari per 5,5 milioni di abitanti.
A Stropkov come a Lipany, lo scopo è di attirare i bambini "per evitare che
si trascinino da soli fuor tutto il giorno", sviluppare l'igiene di quelli che
non si lavano, favorire il risveglio con il disegno, la musica o la danza,
apprendere lo slovacco per quelli che parlano soltanto il romanes.
"Se non si preparano, saranno esclusi dal sistema scolastico perché non
potranno adattarsi", garantisce il direttore del centro di Lipany.
Secondo un recente rapporto di Amnesty International, più del 60% fermano la
loro scolarità alle primarie, il 3% raggiunge le secondarie, lo 0,3% stacca un
diploma universitario.
Aladar Badyi 22 anni, arrestato "a causa delle sue cattive frequentazioni".
Insegna danza e disegno al centro di Stropkov, "è la possibilità della sua vita,
la sua sola felicità".
Vi passa i suoi giorni anche se il suo contratto prevede soltanto due ore al
giorno per 1900 corone (58 euro) al mese, nel quadro del "lavoro d'attivazione"
realizzato dal governo precedente contemporaneamente ad una riduzione drastica
degli aiuti sociali.
Con il fleble livello degli incitamenti finanziari, le riforme liberali hanno
avuto per effetto, secondo i lavoratori sociali, di peggiorare la miseria senza
ridurre la disoccupazione che riguarda il 100% dei Rom. Alcuni vivono senza luce
né riscaldamento per mancato pagamento, i sindaci li espellono per ritardo nel
pagare l'affitto.
Un programma di rialloggiamento è stato lanciato ma, secondo differenti
studi, la vita dei Rom non ha smesso di degradarsi dalla fine del comunismo, nel
1989. Allo stesso tempo, la "percezione negativa (della società) è peggiorata a
causa in particolare del loro declino sociale, della disoccupazione crescente e
della loro aumentata dipendenza riguardo agli aiuti sociali", secondo una
relazione della Banca mondiale
"Per troppo tempo, i Rom si sono lasciati portare dal sistema", ritiene Jozko.
La sua storia mostrare tuttavia che prendere la propria vita in mano non è
facile: ha abbandonato l'università dopo essere stato attaccato nella città
universitaria dagli skinheads, quindi quando ha deciso di lavorare al centro di
Stropkov, molti, nella sua Comunità, la hanno insultato trattandolo da "collabo".
A 26 anni, Daniel Hubac, direttore del centro di Stropkov, si dice "spesso
deluso" da quelli di cui si occupa ed "a volte disperato" cper le difficoltà del
suo lavoro. Alla passività dei Rom, si aggiungono, secondo lui, una "mancanza di
volontà politica nonostante le grandi dichiarazioni di intenti", peggiorata dai criteri opachi di quelli che, a Bratislava, assegnano gli aiuti pubblici e
separano le domande di fondi europei.
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