Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 22/02/2006 @ 01:54:42, in blog, visitato 1764 volte)

Da qualche mese tre disperati stanno improvvisando una sceneggiatura interattiva. Un gioco, forse.

Il medesimo concetto, potete applicarlo con Zajedno/Insieme e soprattutto, potete contribuire a cambiare quello che sembrava già scritto. Io non so se qualcuno ha risposto al primo appello di Aleksandra (che tra l'altro fa anche commenti sempre interessanti e spero che mi perdoni per il paragone poco rispettoso tra lei e un gioco), ma nel frattempo ho seguito l'evolversi della situazione di Fatima (lo ripeto, in Mahalla amiamo le storie) e mi sembra giusto ricordarvi che finalmente ci sono anche buone notizie.

Eccole:

E ' ARRIVATO IL FORNO-STUFA !!!

Grazie ai primi aiuti arrivati abbiamo comprato il forno-stufa a legna per Fatima e la sua famiglia, che da oggi potrà scaldarsi e cucinare; non mancano pentole, stoviglie, vasca per il bagno dei bambini ed altro...

ORA E' UN'ALTRA COSA....

Fatima e i suoi fratellini fanno festa...ancora un pò di pazienza e la stufa sarà messa in funzione !!!!

naturalmente, linkando il titolo ci sono anche le immagini...

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Di Marco Nieli (del 21/02/2006 @ 21:10:37, in Italia, visitato 1926 volte)
Ieri, 20 febbraio, si è costituito a Napoli il Comitato Cittadino per i Diritti del popolo Rom.
Dalla denuncia dell'emergenza della situazione napoletana fatta dall'Associazione Opera Nomadi, e dall'appello alle coscienze di padre Alex Zanotelli, la Rete Lilliput (una rete di cittadini e associazioni) ha lanciato un appuntamento a cui hanno risposto in tanti, tutti accomunati dall'indignazione verso la barbarie di repressività e discriminazione che ancora oggi questo popolo subisce sotto i nostri occhi e nell'indifferenza pressoché generale.

Il Comitato intende rilanciare politicamente la battaglia per i diritti umani, civili, politici e sociali dei Rom, lavorando sul territorio per dare una risposta dignitosa ai problemi posti dalle sempre più numerose baraccopoli di Rom, profughi di guerra non riconosciuti (ex-Jugoslavia) o in fuga da discriminazioni razziali (Romania).

Il Comitato, cui aderiscono anche Rom ex-jugoslavi e rumeni, si riunirà periodicamente per elaborare una piattaforma politico-culturale e per studiare le strategie più adeguate per attuare la stessa.

Firmato:
Comitato cittadino per i diritti dei Rom
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Di Fabrizio (del 21/02/2006 @ 13:50:30, in Europa, visitato 2230 volte)

Legge sull'emancipazione di tutti i Rom. Articolo 1: "E' finita la schiavitù. Tutti i Rom che si trovino in questa situazione da oggi sono liberi e cittadini dello stato." 20 febbraio 1856


Ieri i Rom della Romania hanno celebrato i 150 anni dell'abolizione della schiavitù (vedi 2005), in un momento in cui buona parte della popolazione continua a vederli come esseri inferiori e subumani. La chiesa rumena ortodossa, responsabile di 500 anni di schiavitù, che adoperò i Rom per coltivare le sue terre, ancora si rifiuta di riconoscere le proprie responsabilità.

Si è tenuto un convegno organizzato da Amare Romentza, a cui hanno preso parte rappresentanti del mondo politico, accademico e associativo. Magda Matache, direttrice di Romani Criss, ha concluso con queste parole: “Sarebbe assolutamente normale che la Chiesa Ortodossa rendesse conto e si scusasse, sarebbe normale che il Governo si pronunciasse sull'Olocausto dei Rom Rumeni, e potesse iniziare finalmente un processo che ci avvicinasse al resto della società.”

[

Fonte: Romanian_Roma

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Di Fabrizio (del 21/02/2006 @ 10:49:28, in lavoro, visitato 5550 volte)
email
Presentazione delle attività

La cooperativa “Laci Buti due” nasce nel 1999 ad opera di un gruppo di residenti rom del campo nomadi comunale di via Idro 62 supportati da un ristretto gruppo di operatori sociali che hanno accompagnato lo sviluppo della cooperativa in una prospettiva di emancipazione, autonomia e corretta integrazione sociale della popolazione rom residente al campo. L’impegno dei soci della cooperativa è stato finalizzato alla ricerca di risposte reali al bisogno di lavoro.
Questo impegno si è tradotto, inizialmente, in un percorso di analisi e confronto tra i soci del “lavoro” come “bisogno”; si è rinforzata una maggiore consapevolezza nei soci del bene “lavoro” quale strumento di crescita e sviluppo della propria famiglia e della comunità, di integrazione con la cultura non Rom, di prefigurazione del proprio futuro non più vincolato al ricorso ad espedienti, questua, od anche ad attività illegali.
Si è così costituito un processo che ha generato fiducia nella possibilità di individuare ambiti e attività lavorative con reali prospettive di sviluppo e valorizzanti della specificità culturale.
L’area lavorativa individuata è rivolta alla manutenzione di aree verdi e alla coltivazione florovivaistica, la scelta è stata favorita dal possesso di competenze professionali pregresse e dalle caratteristiche dell’attività professionale particolarmente adatte quali una attività all’aria aperta e a contatto con l’ambiente naturale.
Al fine di implementare le competenze professionali esistenti un gruppo numerosi di soci della cooperativa ha partecipato nel 1999 al corso del Fondo Sociale Europeo promosso dal Settore Servizi Sociali del Comune di Milano Ufficio Nomadi e gestito dal Centro di Formazione Professionale Enaip per “Manutentori di aree verdi”.
Nello stesso anno il Settore parchi e Giardini ha stipulato con la cooperativa un contratto di fornitura di piante, fiori e arbusti a seguito di iniziativa promossa dal Comune di Milano al fine di sostenere, mediante l’affidamento di contratti per la fornitura nel campo del verde, realtà operanti per il recupero di persone svantaggiate; la nostra cooperativa è stata individuata a seguito dell’utilizzo dei dati forniti e delle verifiche effettuate dal Settore Servizi Sociali Formazione Lavoro, Area Handicap e Area Giovani e Adulti.
L’opportunità accordata alla cooperativa ha sostenuto la motivazione all’impegno dei soci Rom ed all’investimento nell’acquisto di una serra di 270 mq, delle esigue risorse economiche pur di concretizzare delle reali e stabili possibilità occupazionali, inoltre ha prodotto un forte incentivo verso corrette forme di integrazione sociale favorendo la costruzione di relazioni significative con parti attive e sane della società, contrastando il fenomeno della coesione con realtà marginali e a rischio di devianza. Il positivo e graduale incremento delle attività di lavoro ha sostenuto la possibilità di dotarsi di mezzi e strumenti per elevare efficienza e professionalità nell’espletamento dei lavori assunti.

Tutto ciò ha portato la Cooperativa a sviluppare ulteriormente i propri contatti, nel 2001 è entrata a far parte del “Consorzio Cascina Sofia” un insieme di Cooperative sociali impegnate nel settore del verde. Nello stesso anno la Zona 2 ha concesso un piccolo finanziamento per acquistare alcuni macchinari; nel 2002 dopo il primo contratto stipulato con il Comune di Milano si è deciso di acquistare due camion e ulteriori macchinari.
Attualmente queste sono i principali servizi che offre la Cooperativa:
  • Manutenzione delle aree verdi (taglio dell’erba e delle siepi)
  • Potatura piante alto fusto
  • Pulizia di arree urbane
  • Sgombero cantine e magazzini
  • Creazione recinzioni
Attualmente la Cooperativa vanta due responsabili, tre capo squadra e 12 soci lavoratori, inoltre in caso di neccessità si collabora con le Cooperative iscritte al Consorzio Cascina Sofia, il presidente e il vice presidente sono naturalmente di etnia Rom.
Ciò nonostante è ancora necessario il sostegno di questa Amministrazione per il consolidamento delle prospettive lavorative e l’ampliamento dei lavori anche nel settore privato, dove per ora la “diffidenza” nei confronti dei Rom è ancora molto forte e radicata.

Cod. Fisc. / Part.IVA 13244160159 CCIAA n. 1341326
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Di Fabrizio (del 21/02/2006 @ 09:06:08, in conflitti, visitato 1973 volte)

da: Karin Waringo

Secondo un articolo dell'Utrinski Vesnik del 15 febbraio, la Macedonia si starebbe accordando con le autorità in Kosovo per “facilitare il ritorno di 2.000 rifugiati”. Il giornale cita il ministro macedone per il Lavoro e le Politiche Sociali, che avrebbe concordato l'iniziativa durante la precedente visita di una delegazione dal Kosovo in Macedonia.

Statistche UNHCR indicherebbero in 2.144 i rifugiati, la maggior parte Rom, Askhali ed Egizi dal Kosovo. La Macedonia è stata recentemente criticata dalla Commissione EU per il disinteresse mostrato verso questo tema e perché è stato garantito asilo solo a un piccolissimo numero di rifugiati.

La maggior parte di loro è “sotto protezione temporanea”, una condizione soggetta a regolare rinnovo. Dall'estate scorsa la Corte Suprema nega il rinnovo di quanti ne facciano domanda.

Secondo il Ministro per il Lavoro e le Politiche Sociali, la decisione negativa riguarda 477 persone, e il Ministro degli Interni ha dato assicurazione all'UNHCR che i rimpatri forzati non avverranno “finché non ci sarà un miglioramento della situazione”.

Le attuali pressioni per un ritorno in Kosovo, sembrano collegate alla fine del mandato UNHCR in Macedonia, che così sposterebbe al governo la responsabilità per i rifugiati. “Il governo deve affrontare questo tema nel contesto dell'integrazione europea” dice a Utrinski Vesnik Catherine Walker, capo dell'UNHCR a Skopje. Aggiunge che la sua organizzazione è convinta che la situazione dei rifugiati sia da risolvere congiuntamente alla questione dello status della regione. “Speriamo che i rifugiati possano fare ritorno, in quanto la volontà del governo del Kosovo è anche parte del negoziato”.

Rif: Ipocrisie europee, carri armati e altre storie in Macedonia 2005

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Di Fabrizio (del 21/02/2006 @ 01:25:19, in scuola, visitato 3382 volte)

[RIASSUNTO] Il 2 febbraio 2005, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Macedonia, Romania, Slovacchia, Serbia e Montenegro [...] diedero inizio al Decennio dell'Inclusione Rom, che sino al 2015 promuoverà azioni positive nel campo della scolarizzazione, della sanità, del miglioramento delle condizioni abitative e la creazione di posti di lavoro.

POLINA SLAVCHEVA, TEANNA SUNBERG e NEIL CONNOLLY tracciano un rapporto sulla situazione ad un anno di distanza:

In Bulgaria sono circa 400.000 gli appartenenti alla minoranza Rom.

Scolarizzazione: Non è un compito facile questa priorità. Sono stati stanziati un milione di leva. Questa la situazione nella cittadina di Botevgrad, dove vivono 2.325 Rom.

Vi dirò perché non vado a scuola – perché mi strappano lo zaino e mi rubano i guanti, mi spingono nei bagni e se cerco di scappare mi chiudono lì dentro” racconta Bobinka, bambina rom di sette anni; non sembra sorpresa di quanto le accade. Kamenov, suo padrino l'ha accompagnata fuori di casa per farla parlare. Lo stesso viene ripetuto da altri quattro vicini, sbucati dalle case a due piani di nudi mattoni.

Come faccio a mandarla a scuola? Torna a casa con la febbre. Dev'essere una forma nervosa, non so”. Vicino a Bobinka si è messo Miko, un altro ragazzino. Racconta di come fu espulso da scuola, quando picchiò chi se la prendeva con lui. Da qualche parte al primo piano, esce una chalga (musica tradizionale rumena) assordante, e intanto gli adulti elencano a Martn Peev, capo del Dipartimento di Integrazione Etnica di Botevgrad le rimostranze sulla disoccupazione, sulle cattive condizioni delle abitazioni, sulla riluttanza a mandare i figli a scuola nella parte meridionale della città.

Non ascoltate questi nonsense Malgal” (un dispregiativo per Rom) Anche Peev è un Rom e quel termine stupisce sentirlo dalla sua voce. “Le ho parlato e mi ha detto che lei vorrebbe andare a scuola,ma suo padrino non la lascia. Lui se ne frega. Non è sua figlia. Sua madre è da qualche parte in Germania, lavora. Lui non ha voglia di alzarsi presto, vestire la bambina e accompagnarla all'autobus. Poi dovrebbe andarla a prendere a mezzogiorno, quando torna. Ma preferisce andare a bere al bar.”

Il quartiere dove vive Bobinka ospita la maggior parte dei Rom di Botevgrad, circa l'11% della popolazione. Il quartiere ha un centro cittadino, negozi, uffici municipali, che il sindaco Georgi Georgiev ha donato ai Rom come regalo; il blocco di case ancora non terminate è costato circa 50.000 leva, le strade sono asfaltate. Altre case devono essere costruite e tutto sembra bello e dignitoso. Da quando è entrato in carica, Georgiev ha aiutato molti Rom a trovare lavoro nelle fabbriche comunali, ha fondato una squadra di calcio e un gruppo di ballo rom. Ciononostante, l'integrazione si blocca alle soglie della scuola. “E' una dannata fatica” dice Peev, “io mollerei, ma il boss (Georgiev) mi ripete: No, resterai fin quando te lo dirò io.”

Così, ad un anno dall'entrata in vigore del Decennio dell'Inclusione, i quattro Rom impiegati presso il Dipartimento di Integrazione Etnica si trovano ancora ad interpretare il ruolo dei genitori dei bambini di Botevgrad. Se un ragazzo non frequenta, ha brutti voti o qualche altro problema, gli insegnanti chiamano il dipartimento, che deve recarsi dalle famiglie per discutere sul da farsi. Secondo loro, spesso i genitori si disinteressano se i loro figli vadano o no a scuola.

Gli abbiamo parlato (a Kamenov), ci ha promesso che il giorno dopo l'avrebbe accompagnata, ma non l'ha fatto.” racconta Peev. “Ora dovrò fargli firmare dei documenti in cui si impegna a continuare a manfdare la bambina a scuola, anche se dovesse ripetere l'anno.” Continua Pavel Marinov, direttore della scuola Levski, adiacente il quartiere dei Rom: “L'attitudine dei genitori deve cambiare a livello nazionale, le istituzioni devono punire chi non manda i figli a scuola.”

Kamenov dice che vuole iscrivere Bobinka alla scuola Levski, dopo che è scappata dalla più grande Nikola Vaptsarov, nella zona sud della città. La scuola Vaptsarov dista circa un chilometro dal quartiere rom, e molti genitori si lamentano di non aver tempo di accompagnare i bambini sino lì. A luglio iniziò un collegamento via pullman verso la scuola “ma i bambini non volevano andare lì lo stesso” dice Peev, “perché... non so cosa volevano ancora”.

Marinov dice che non c'è posto per Bobinka nella scuola Levski, perché tutte le classi sono al completo. “Il numero di alunni per ogni classe viene deciso dal ministero. Non possiamo fare eccezioni. Se non manteniamo le proporzioni tra alunni rom e bulgari, questi ultimi inizieranno a lasciare la scuola. Non ci sono veri e propri conflitti tra di loro, è che un alto numero di alunni rom, toglerebbe spazio agli altri”.

Non si tratta soltanto di paventata minaccia identitaria. “Non è che [i bambini Rom] non vogliano studiare, è che non ne hanno l'abitudine [...]” dice Marinov. Poi continua spiegando che nell'ultimo anno ci sono stati miglioramenti connessi al programma di inclusione, messi rapidamente in crisi dalla crisi demografica della Bulgaria [vedi QUI ndr]. Se in classe ci sono più di sei o sette bambini rom, i genitori di quelli bulgari ritirano i loro figli. Secondo Marinov la soluzione sarebbe nel coordinamento con la più grande scuola Vaptsarov, ma il suo direttore Petia Kochkova “appare prevenuto ed è alla continua ricerca di un sistema per ripulire etnicamente le proprie classi”. Kochkova rifiuta le accuse e dice di aver sempre incoraggiato i bambini rom a frequentare la sua scuola: “Il problema non sono io e nemmeno gli insegnanti. Sono i loro genitori che non vogliono accompagnare i figli alla Vaptsarov. Noi andiamo personalmente in visita dalle famiglie che non mandano i figli a scuola, li invogliamo a frequentare [...]”.

(fine I puntata)
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Di Sucar Drom (del 20/02/2006 @ 21:48:37, in scuola, visitato 1566 volte)

I fantasmini Rom Rumeni di Largo Camesena C’era una volta, in una città che non vi dico, un gruppo di bambini arrivati da un’altra città dove la vita era talmente difficile che i loro genitori avevano deciso di trasferirsi.
A guardarli bene non erano molto differenti dagli altri ragazzini, tranne che, per il fatto di non aver trovato casa erano provvisoriamente alloggiati in casette di latta e cartone, tende e roulotte e parlavano ...
2444506

Raccomandazione n. R (2000) 4, scolarizzazione dei fanciulli sinti e rom l Comitato dei Ministri, in conformità all'articolo 15/b dello Statuto del Consiglio d'Europa
considerando che lo scopo del Consiglio d'Europa è la realizzazione di una più stretta unione tra i suoi membri e che questo scopo può essere perseguito in modo particolare attraverso l'adozione di un'azione comune nel campo dell'educazione scolastica;
riconoscendo l'urgenza di stabili ...
2443461

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Di Daniele (del 20/02/2006 @ 17:11:10, in musica e parole, visitato 2002 volte)
Sono finalmente riuscito a dare una semi traduzione a questo bel articolo ma per me assolutamente difficile... parto travagliatissimo... : - ) comunque eccoci qui, molto provati : - ) ...
Articolo precedente

Revival Rom

10.02.06 - Carl Wilson
Quando i Gogol Bordello per la prima volta visitarono Toronto pochi anni fa, il sudicio club dove suonarono era dominato da teenager ucraini e russi che avevano sentito che la bizzarra band "gypsy punk" di 8 elementi era diretta da un esule. I pochi non slavi presenti avevano sentito voci di uno con i baffi a manubrio, direttore di un circo rock, i cui spettacoli riforniti di vodka mescolavano (come suggerisce il nome della band) giochi sguaiati con voli letterari in un frullatore di linguaggi sconnessi e si concludevano in stati estatici di nudità alla Iggy Pop.
Quando i Gogol Bordello tornarono il mercoledì successivo, la folla del pretenzioso Drake Hotel può aver sentito che sono diretti da una stella del cinema. Ma essenzialmente non è cambiato nulla.
La famiglia per metà rom di Eugene Hutz fuggì dalla pioggia radioattiva di Chernobyl quando era teenager, viaggiando attraverso l'Europa e finalmente negli Stati Uniti. Questo autunno, il profugo ribelle era oggetto di ammirazione al festival del cinema di Toronto come l'appassionato sfortunato "premium" interprete Alex in Everything is illuminated, il film basato sul romanzo di Jonathan Safran Foer.
I critici sollecitavano Hutz per una nomination all'Oscar come attore non protagonista che non si materializzava. "Non perdevo il sonno per questo" dice Hutz. Dopo tutto, i fan già sapevano che il suo personaggio cinematografico aveva appena un frammento della creatività carismatica che egli porta sul palcoscenico. Là, è fiancheggiato da una parata di batterie, da ninfette dipinte da guerra e ragazzi che frustano violini e pompano fisarmoniche, facendo per la musica zigana ciò che i Pogues hanno fatto per la musica folk irlandese. "Forse mia madre e tutta la stampa ucraina erano pronte per me a prendere l'Oscar. Ma io so dove appartengo e ciò che devo fare".
Sebbene programmasse di continuare a recitare, egli non vuole abdicare al suo posto come un santo sub-culturale di New York per Los Angeles, o accettare alcuno dei film "prevedibile, il cattivo ragazzo dell'Europa orientale che diffonde armi bioniche" che ultimamente gli hanno offerto. Così egli conta nel recente album dei Gogol Bordello, Gypsy punks underdogs world strike, "Essi sono troppo avidi per pagare i conti del mio asilo / Questa è la mia vita e la libertà è la mia professione / Questa è la mia missione per tutta la durata del volo".
Questa missione incominciò a Kiev, dove scoprì il rock attraverso il padre musicista, poi il punk da solo nei mercati neri.
"Fresh fruit for rotting vegetables dei Dead Kennedy, ho ascoltato questo disco 5000 volte" dice. (Tutte le frasi di Hutz arrivano accompagnate da esclamazioni accentuate perciò spruzzateli nella vostra testa). "Andava bene quando la perestroika stava per esplodere. Dead Kennedy era molto guerra fredda e potrei dire che queste persone stavano cercando di fare progressi dall'altra parte su un livello umanitario. Mi parlò subito."
Attraverso "scambi di studenti dai paesi socialisti africani" egli ascoltava anche band di funk come i War and Parliament-Fankadelic. "George Clinton diceva che i Funkadelic volevano avere "tutto l'esercito" sul palco. Si vede l'influenza di questo nei Gogol Bordello – è proprio un esercito di un diverso tipo di caratteri".
Anche Key stava scoprendo il suo background rom. "Stavamo facendo al stessa cosa, ma quando ho lasciato Kiev ho incontrato tutta la famiglia diffusa. Dapprima ero un po' arrabbiato: 'questa è la parte più bella della nostra famiglia!' Io sono un miscuglio di ucraino-russo-lituano-rom e posso identificarmi con qualsiasi altro spirito, ma l'aspetto rom è importante perché ti porta dritto all'intersezione di arte e diritti umani e tutta la musica e l'arte che mi ha sempre interessato aveva quel elemento… tendendo ai confini".
Egli finalmente realizzava il suo sogno della città internazionale, New York, soltanto per trovare la cultura underground che aveva idealizzato, era in un periodo di stanca. Perciò decise di inventare lui. Partendo da una band per matrimoni mise insieme i Gogol Bordello – con un paio di russi, due israeliani, un thai-americano, un ecuadoregno, un cinese-scozzese e un batterista della Florida.
Accumularono esibizioni affollate e DJing in bar minuscoli nel distretto affollato di Manhattan e poi in giro per il mondo. "Aumentammo (la nostra audience) tour dopo tour. Quei fan non andranno da nessuna parte. Ora c'è anche [cinema] una truffa ceh arriva in cima ad esso, ma la fondazione è già là. Le migliori band crescono nel successo essenzialmente nel loro sesto o settimo anno".
Le grandi case discografiche chiamano ora – troppo tardi, dice Hutz – e la loro scena del party interculturale ha prodotto articoli adulatori sul New York Times, alleati come Slavic Soul Party! E la Hungry Marchino Band ed anche qualche mediocre imitazione. "A volte non voglio essere Gandhi a questo proposito. Voglio colpire il loro culo. Ma ogni cosa finirà esattamente dove appartiene.
"Hutz ha cause più grandi, principalmente la "rivoluzione culturale" egli proclama nei suoi momenti alla Clash nella canzone, contro "l'elemento di repressione" che ha scoperto in tutto il mondo. "Non intendo lo stile cinese, per esaurire la tua propria storia. Ma ho fatto tante esperienze di alterazioni mentali ed allargate. Ho imparato che gli esseri umani sono molto adattabili e potenti. Dipende tutto da come tratti l'informazione. Non dovete credere a queste idee prefabbricate date dall'educazione, o il culto delle celebrità dei valori che sono imposti dai media. In questo rivoluzionate voi stessi per primi.
No, Hutz non è adatto a Hollywood. Da tutti i segnali, come canta Underdog World Strike, egli è 'indistruttibile'."
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Di Fabrizio (del 20/02/2006 @ 11:38:59, in Europa, visitato 1960 volte)

Da: Yveta Kenety

Comunicato stampa

Conferenza delle Romnià nella Repubblica Ceca


Oltre ottanta donne Rom si sono incontrate a Praga nel weekend tra il 10 e l'11 febbraio. Tra le partecipanti: funzionarie statali, rappresentanti dei media, insegnanti, assistenti sociali, rappresentanti delle OnG, donne in maternità e disoccupate.

Tutte donne con diverse esperienze di vita e lavorative ed un'unica opportunità di confronto comune. Si sono definiti i problemi attuali delle comunità e proposto soluzioni: primariamente nell'area della scolarizzazione. del lavoro, della casa, delle condizioni di vita in generale, e le tematiche della salute. Si è poi toccato il tema della insufficiente partecipazione dei Rom nella politica e negli affari pubblici. La discussione si è prolungata sui legami tra questi temi e il passato, visto con l'occhio e il giudizio delle donne Rom.

Le donne concordano che oltre alla discriminazione dovuta al colore della pelle, i componenti delle minoranze nella Repubblica Ceca sono seriamente in pericolo per la violenza fisica diretta dei gruppi estremisti. Le madri sono preoccupate per i loro figli e sperano nelle indagini sugli attacchi a sfondo razziale, e nella conseguente condanna. Le donne vogliono sentirsi libere e sicure nella società e perciò chiedono rispetto in tutte le aree della vita. Richiedono l'adozione immediata di una legislazione anti discriminazione [...]

Le donne rom considerano un'adeguata politica scolastica necessaria all'integrazione nella società maggioritaria, e sono preoccupate perché tuttora i loro bambini non hanno pari opportunità di accesso al sistema scolastico. I loro figli sono ancora educati in un ambiente ricolmo di pregiudizio e stereotipi. Le famiglie spesso sono sotto la linea di povertà e non sono in grado di provvedere da sole a soddisfare le esigenze primarie, è quindi problematico occuparsi della formazione culturale e professionale dei figli. Concordano sull'importanza del prescuola, che dev'essere esteso, anche con la presenza di un corpo insegnante adeguatamente preparato. Gli insegnanti in genere devono avere una formazione che permetta loro di combattere sin dalla scuola i pregiudizi razziali e gli stereotipi, che spesso discendono da mancanza di adeguata conoscenza.

Solo una piccola percentuale di Romnià svolge lavoro a tempo indeterminato, di solito nella manovalanza o in lavori di basso profilo, spesso senza riguardo al loro livello di formazione scolare e professionale. La discriminazione nel mercato del lavoro è tra i motivi dell'alto tasso di disoccupazione tra le Romnià.

La bassa scolarizzazione e i rispettivi tassi di disoccupazione sono strettamente legati alle cattive condizioni di vita. Le madri Rom, comprensibilmente non vogliono che i loro figli crescano in accampamenti o quartieri affollati, sovraffollati ed insani. Un altro problema è quello sanitario: a causa della scarsa fiducia nel sistema sanitario, i Rom tendono ad avvalersi di cure mediche soltanto in casi di urgenza o necessità. Non esiste una pratica di controllo e di riduzione dei disagi sanitari. La stessa logistica della distribuzione degli assembramenti Rom, li pone in aree disagiate e difficili da raggiungere per il personale medico. Un'altra protesta delle donne riguarda l'essere definite “pazienti dalla pelle scura”. Rimane infine la paura data dai casi, anche di storia recente di sterilizzazione imposta, una gravissima violazione dei diritti fondamentali della persona. Le partecipanti alla conferenza concordano che, parimenti al personale insegnante, anche il personale medico e paramedico ha bisogno di formazione specifiche sui temi menzionati sopra.

Infine, si prende atto che la partecipazione delle donne rom alla vita politica e sociale è insufficiente. La ragione principale è data dalla mancata conoscenza di questa opportunità e degli ambiti e modalità a cui prendere parte. Nondimeno, la patecipazione di donne e uomini di etnia rom ai movimenti politici, a tutti i livelli, sta crescendo. Occorre uno sforzo rivolto specificamente alla partecipazione femminile ed i partiti devono lmettere più enfasi sull'imporatnza di coinvolgere le minoranze etniche per programmi di partecipazione condivisa.


Conferenza finanziata da Roma Participation Program, the Open Society Institute (OSI) ed organizzata dal gruppo femminile Manushe, sezione di Slovo 21.

RPP (OSI) e Manushe - Praga, 15 Febbraio 2006.

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Di Fabrizio (del 20/02/2006 @ 09:17:07, in blog, visitato 1806 volte)
Un precedente scambio di commenti (e anche qui) con Alessandra, è continuato per email.
Ci siamo scambiate opinioni su situazione di emergenza e, come dire, progetti condivisi?
Credo che alcuni suoi spunti siano interessanti per molti:

So benissimo che ci sono purtroppo moltissime gravi situazioni e che sarebbe utopico seguirle tutte; qui ci sono molti casi di grave disagio anche nella comunità maggioritaria serba che a vari livelli soffre ancora le conseguenze del conflitto. In questi giorni, oltre a seguire Fatima, stiamo provando ad aiutare una signora serba con una bambina disabile nata senza i piedini, costretta su una carrozzina, senza amici e che tra poco sarà sottratta alla madre dai servizi sociali perchè non ha più diritto di lavorare part-time e dovrà scegliere di dare le dimissioni e morire di fame con sua figlia o lavorare a tempo pieno ed affidare la bambina ad un istituto. Era solo un esempio...bambini mutilati o nati deformi a causa della radiazioni di uranio impoverito, orfani, rapiti, venduti, malati senza possibilità di essere curati, abbandonati, abusati...
caro Fabrizio, se questo non è l'inferno ci somiglia molto...
Saluti di Pace

Sempre sua la segnalazione da:

La miseria dell’handicap in Serbia

16.02.2006
Nessuno conosce il numero esatto delle persone con handicap che in Serbia vivono in istituti. Queste strutture sono sovrappopolate, con scarso personale, a volte senza medici né medicine. I bambini che vi entrano spesso ci restano per tutta la vita. Viaggio nel mondo del grande oblio
Di Marija Vidic, Vreme, 21 gennaio 2006

Traduzione di Persa Aligrudic (Le Courrier des Balkans) e di Rosita Zilli e Marco Furfaro per Osservatorio sui Balcani
La strada che porta all’istituto di Kulin è molto ripida e spesso inaccessibile in inverno a causa della neve, ragione per cui vengono fatti grossi rifornimenti di gasolio in modo...
continua

e ancora:

Da noi a Prokuplje mancano del tutto strutture che possano accogliere persone anche con lievi handicap che non avrebbero necessità di stare in istituto; come ti dicevo l'altra volta, una bambina nata senza piedi ma per il resto normale, sarà per questo motivo allontanata dalla madre; sto cercando di raccogliere informazioni sul caso per vedere se in qualche modo posso evitare questa separazione, magari offrendo alla madre di portare la bimba al nostro asilo quando va al lavoro; i bambini rom non la discriminerebbero come fanno quelli serbi. Mi ha commosso vederla in tv e sentirle dire "nessuno vuole giocare con me"...
Ciao
Ale

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