da: Karin Waringo
Secondo un articolo dell'Utrinski Vesnik del 15 febbraio,
la Macedonia si starebbe accordando con le autorità in Kosovo
per “facilitare il ritorno di 2.000 rifugiati”. Il
giornale cita il ministro macedone per il Lavoro e le Politiche
Sociali, che avrebbe concordato l'iniziativa durante la precedente
visita di una delegazione dal Kosovo in Macedonia.
Statistche UNHCR indicherebbero in 2.144 i rifugiati, la maggior
parte Rom, Askhali ed Egizi dal Kosovo. La Macedonia è stata
recentemente criticata dalla Commissione EU per il disinteresse
mostrato verso questo tema e perché è stato garantito
asilo solo a un piccolissimo numero di rifugiati.
La maggior parte di loro è “sotto protezione
temporanea”, una condizione soggetta a regolare rinnovo.
Dall'estate scorsa la Corte Suprema nega il rinnovo di quanti ne
facciano domanda.
Secondo il Ministro per il Lavoro e le Politiche Sociali, la
decisione negativa riguarda 477 persone, e il Ministro degli Interni
ha dato assicurazione all'UNHCR che i rimpatri forzati non avverranno
“finché non ci sarà un miglioramento della
situazione”.
Le attuali pressioni per un ritorno in Kosovo, sembrano collegate
alla fine del mandato UNHCR in Macedonia, che così sposterebbe
al governo la responsabilità per i rifugiati. “Il
governo deve affrontare questo tema nel contesto dell'integrazione
europea” dice a Utrinski Vesnik Catherine Walker, capo
dell'UNHCR a Skopje. Aggiunge che la sua organizzazione è
convinta che la situazione dei rifugiati sia da risolvere
congiuntamente alla questione dello status della regione. “Speriamo
che i rifugiati possano fare ritorno, in quanto la volontà del
governo del Kosovo è anche parte del negoziato”.
Rif: Ipocrisie
europee, carri armati e altre storie in Macedonia
2005
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