Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 25/01/2007 @ 10:03:46, in Europa, visitato 1552 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Secondo voci ancora da confermare, nelle recenti elezioni parlamentari in
Serbia, sono stati eletti due Rom in Parlamento:
Rajko Djuric – Unione dei Rom di Serbia
Sajin Srdzan - Partito Rom
[...]
Asmet Elezovski
Roma National Congress
National Roma Centrum
Phone/fax: +389 31 427 558
Mobile: +389 75 844 822
www.nationalromacentrum.org
Da
Roma_Daily_News
Mohammad Kamran - RAWALPINDI: Gli Zingari non hanno
residenza permanente, ma risiedono stabilmente in Pakistan. Incredibilmente
nelle statistiche della nazione non si fa cenno a questo popolo senza casa.
Nell'ultimo censimento dedicato alla conta degli alloggi e alla
registrazione al voto, questo popolo è rimasto escluso perché non risiede in
alloggi permanenti e non hanno documenti per provare la loro identità.
Questi nomadi vivono in una povertà abbietta senza un pezzo di
carta che certifichi la loro cittadinanza, ma sono parte della nostra
popolazione. In effetti, per il tipo di via che conducono, non hanno bisogno di
documentazione. Al governo non è mai importato di contarli o di rimetterli nel
conto demografico.
Questo popolo vive di solito accanto alle strade ferrate in
città o in luoghi dove l'autorità è più tollerante. A Rawalpindi la cintura
attorno la principale ferrovia a Murree Chowk è una di queste colonie.
Le famiglie zingare che abitano l'area continuano la loro vita
immutabile da anni. Nel loro quartiere di baracche che chiamano casa, bambini
ignudi giocano nel fango, una donna scava e un uomo si siede godendosi il sole.
D'altra arte, questo scenario non è confinato solamente a Murree
Chowk. Gli Zingari si ritrovano quasi ovunque in Pakistan. Questi nomadi
attraversano il paese con le loro cose sui carretti e piantando le tende dove si
fermano. Lo stile di vita transiente non appartiene al passato ma fa parte del
presente.
"Non capisco perché la gente ci giudichi diversi. Siamo felici e soddisfatti
cella nostra vita. Mangiamo tre volte al giorno e raramente andiamo a dormire
con lo stomaco vuoto." dice Wali Muhammad, 40 anni. Con le loro dimore
improvvisate, gli scarsi possessi e il dialetto rustico, sono una reminiscenza
di tempi passati.
Il loro stile di vita è in forte contrasto con la vita
cittadina. I loro figli raramente frequentano le scuole e gli uomini di solito
passano il giorno a dormire e la notte curando il bestiame. Spesso le donne
chiedono l'elemosina o raccolgono legna da bruciare. Il loro stile di vita
nomadico attira sospetti perché è visto come un modo di scappare dopo aver
commesso crimini o furti.
Spesso sono visti come predatori, parassiti e criminali. La
gente non gli crede e li evita appena possibile.
Come la società è diventata più industrializzata, la maggioranza
della popolazione si è spostata dalle campagne alle città. Gli Zingari
continuano la loro esistenza nomadica, che è una sfida a quanti non riescono ad
intendere la vita senza una residenza stabile, proprietà e obiettivi
professionali. "Ho fatto quello che volevo e non ho niente di cui lamentarmi,"
dice Wali Muhammad spiegando perché non ha un lavoro.
Osservando la sua famiglia e la dimora, Wali non si considera
deprivato o negletto. Viceversa vede la vita piena di posti dove andare senza
troppi legami che lo riportino indietro.
Il governo e le organizzazioni sociali a volte tentano di
"aiutare" questi zingari a fermarsi, avere un'educazione e conformarsi alle
norme sociali, ma alla fine i tentativi falliscono perché questi zingari
intendono continuare a vivere come hanno sempre fatto.
Di Fabrizio (del 24/01/2007 @ 10:15:41, in Europa, visitato 2090 volte)
Da
Macedonian_Roma
Cari amici,
Spero che dopo tutte queste vacanze, in quest'anno possiamo organizzarci
meglio e cominciare a vedere la situazione in una maniera più positiva. Voglio
ricordare che il movimento dei Rom ha preso una direzione positiva, ma d'altra
parte le problematiche sono rimaste quelle o sono peggiorate. Il Forum Europeo
dei Rom e Viaggianti [European Roma and Travelers Forum -
ERTF ndr] con l'OSCE/ODIHR lo scorso marzo ha partorito il gruppo di
Skopje, formato da attivisti Rom che hanno fatto una priorità dell'aiutare i Rom
rifugiati e i dispersi dal Kosovo, come pure dei Rom rimasti in Kosovo. E' una
priorità perché i Rom possano meglio organizzarsi in simili situazioni di crisi
come nella situazione del dopoguerra nella ex Yugoslavia.
In molti ci criticano per i pochi progressi ottenuti, sono personalmente
d'accordo ma d'altra parte dobbiamo considerare la realtà, ci troviamo in
difficili relazioni diplomatiche tra i Rom prima di tutti e poi tra loro come
popolo e le istituzioni. Ora la Serbia è nella fase pre-elettorale e [...] solo
dopo sarà possibile confrontarsi sullo status finale del Kosovo. Voglio e spero
che i Rom di Serbia abbiano una rappresentanza in parlamento, così che possano
aiutarci nel risolvere la situazione attuale dei Rom in questa regione. Anche se
possiamo intendere l'attuale come una fase di passaggio, è molto importante per
redirigerci sui seguenti punti.
- Far crescere l'importanza delle tematiche Rom nel nuovo status del
Kosovo, dei rifugiati e dispersi nei Balcani e nei paesi europei (non
dobbiamo dimenticare che il Kosovo è una grande ferita per noi Rom come è
stato l'Olocausto).
- Dobbiamo comunicare e cooperare più spesso e in modo più costruttivo,
anche in maniera critica, così da migliorare la nostra piattaforma politica,
economica e sociale (ERTF nell'ultima riunione plenaria ha votato una
Risoluzione su questi temi e spero che questo abbia una ricaduta nei
programmi di molti governi europei e balcanici)
- Dobbiamo essere più attivi a livello locale e nazionale così da essere
di supporto all'ERTF.
Esistono molte analisi di esperti ma abbiamo perso la nostra capacità di
influenzare i livelli decisionali e dobbiamo sviluppare nostri piani d'azione
per raggiungere i nostri scopi.
Per finire, cari amici, colleghi e fratelli, usciamo dai nostri recinti e
cominciamo a lavorare positivamente per raggiungere qualcosa in più di ciò di
cui abbiamo timore.
Spero che presto saremo in grado attraverso lo scambio di informazioni e
aiuto da Varsavia, Strasburgo, Bruxelles di cooperare meglio.
Devlesa
Asmet Elezovski
Di Fabrizio (del 23/01/2007 @ 22:45:47, in Italia, visitato 2220 volte)
Leggo su
ChiAmaMilano
Un secolo fa, Opera come New Orleans? Ma i subumani allora eravamo noi
[...] Nel 1912 il futuro presidente Usa Woodrow Wilson scriveva nella sua
History of American People: "...Arrivano moltitudini di uomini della classe più
bassa, dal sud dell'Italia, e uomini del genere più spregevole dall'Ungheria e
dalla Polonia, uomini dalle cui file non traspare né qualificazione né
energia, né iniziativa né intelligenza sveglia; e sono venuti in numeri
crescenti anno dopo anno come se i paesi del sud Europa si stessero sgravando
dei loro più sordidi e sfortunati elementi. Perfino i cinesi sarebbero più
desiderabili come lavoratori, se non come cittadini, della maggior parte di
questa feccia che affolla i nostri porti orientali".
In un articolo del 1888 si poteva leggere: "Gli immigranti italiani possiedono
un livello di cultura ed educazione così basso che i lavoratori americani,
abituati a un più alto livello di vita, non possono competere con loro. È
impossibile per gli americani piegarsi a livelli così bassi di esistenza - hanno
scoperto gli investigatori congressuali - , come per esempio vivere di rifiuti,
essere ammassati insieme come animali, non avere la minima nozione di pulizia e
igiene. Non ci può essere nessun vantaggio per questo paese nel lasciar entrare
gente simile. Al meglio, possono contribuire a portare una condizione di
barbarie".
Le condizioni di vita della maggior parte degli immigrati italiani erano a dir
poco terribili. Alla fine dell’800 un giornalista danese del New York Tribune
raccontò che in un insieme di case, che avevano complessivamente 132 stanze,
abitavano 1324 emigranti italiani.
A cavallo tra il XIX e il XX secolo il dibattito statunitense circa
l’immigrazione italiana era impegnato nel decidere se gli Italiani fossero da
assimilare ai “negri” e quindi da considerare come “subumani” o da collocare nel
gradino più basso degli “umani”, sotto Polacchi e Cinesi. Tanto che dopo i neri,
gli immigrati italiani alla fine dell’800 furono tra le principali vittime dei
linciaggi (circa 800 documentati).
Come quando il 15 ottobre 1890 fu ucciso il sovrintendente della polizia di New
Orleans, David Hennessy e gli abitanti ne attribuirono la responsabilità ai
siciliani perché Hennessy era stato impegnato in un'operazione anticrimine nella
colonia italiana.
In un clima d'isteria, la polizia arrestò centinaia di italiani e ne fece
processare nove. Con gran costernazione della comunità americana, la giuria
trovò sei dei nove accusati "non colpevoli" e non riuscì a raggiungere un
verdetto sugli altri tre. Politici e giornali chiesero che si rimediasse a
questo "fallimento" della giustizia: una folla attaccò la prigione, ne tirò
fuori undici italiani e li linciò.
Beniamino Piantieri
Intervista a Carlo Berini su
Tempo Radio
Questa mattina Carlo Berini, Presidente dell'Ente Morale Opera Nomadi Sezione di
Mantova, è intervenuto in diretta su Tempo Radio. Moltissime le telefonate e gli
sms arrivati in redazione, tanto che insieme con il Direttore della Radio,
il signor Beschi, si è deciso di realizzare altre trasmissioni nei prossimi
mesi.
Tante le domande, a partire dai
1.100 euro
al mese ai Sinti fino ad arrivare alle attività lavorative e ai cosiddetti
"campi nomadi". Berini è anche intervento sulla
presunta
invazione di Rom e Sinti dalla Romania, smentendo gli allarmi che hanno
investito l'Italia nell'ultimo mese.
Potete ascoltare l'intervento di Berini (in foto), collegandovi questa sera alle
ore 21.00 nello spazio web di
Tempo Radio. Potrete inoltre leggere l'intervento sul mensile
Il Gazzettino.
Il Consiglio Direttivo dell'Opera Nomadi, insime a Sucar Drom, ringrazia Tempo
Radio per l'opportunità offerta.Inoltre:
Bolzano,
Pino Petruzzelli mette in scena la memoria del Porrajmos
All'olocausto dimenticato di Rom e Sinti, il Porrajmos, è dedicato il reportage,
in forma di spettacolo, proposto martedì 23 gennaio al Centro di formazione
professionale "L. Battisti" di Bolzano, in collaborazione con il Teatro stabile
di Genova. Viene presentato "Zingari, l'olocausto dimenticato", di Pino
Petruzzelli.
Più di 500.000 Rom e Sinti sono stati uccisi nei...
Di Fabrizio (del 23/01/2007 @ 10:23:18, in Regole, visitato 2034 volte)
Da Hungarian_Roma
By ASSOCIATED PRESS
A trenta poliziotti che avevano espresso giudizi razzisti sugli Zingari su un sito web interno alla polizia, è stato ordinato di frequentare uno speciale corso anti-discriminazione, anche se non incorreranno in provvedimenti disciplinari [...]
"Sono molto spiacente che alcuni miei colleghi abbiano oltrepassato i limiti della libertà di parola," ha detto ai giornalisti Laszlo Bene, capo della polizia nazionale.
[Si tratta di] sessantotto commenti denigratori - in alcuni si scriveva che gli Zingari vanno pestati e steriilizzati, riferendosi a loro con termini insultanti - scritti da ex poliziotti o ancora in servizio, che ad ottobre avevano inviato i commenti al comando di polizia.
Di Fabrizio (del 22/01/2007 @ 10:17:34, in Regole, visitato 2100 volte)
http://romanolil.blog.tiscali.it/gm3109370/
Milano, 19 gennaio. Maurizio Pagani, vice-presidente della sezione Opera Nomadi, interviene sul patto di “legalità e socialità”, presidiato dalle forze dell’ordine ed imposto dal comune di Milano nella ristrutturazione del “campo nomadi” di via Triboniano: in questo clima di trattamento “differenziale” sta passando l’idea che la questione Rom vada affrontata dal punto di vista dell’ordine pubblico. IL “PATTO DI LEGALITÀ” È UNA DERIVA MORALE Intervista a Maurizio Pagani, vice-presidente di Opera Nomadi Milano TRIBONIANO: CRISI POLITICA Il “campo” del Triboniano, attivo dal 2000, ha creato una crisi politica per l’impossibilità di gestire quell’insediamento, ma è solo la punta emergente della “questione Rom” che come un iceberg resta per la maggior parte nascosta. Al Triboniano prendono visibilità le “politiche pubbliche” verso alcuni Rom. Il resto dei Rom Romeni ha trovato domicilio in piccoli insediamenti urbani abusivi che spesso vengono sgomberati creando una catena di emergenze che vengono sottaciute ed ignorate. Il Triboniano segnala una aggravante, un punto di svolta nel trattamento “differenziale” a cui sono sottoposti i Rom. Da almeno tre anni all’interno del “campo comunale” i servizi essenziali manca-vano o erano ridotti al minimo. L’ultimo incendio, del 31 dicembre, che ha distrutto cinquanta abitazioni (fra baracche e roulotte) è la fotocopia di quello avvenuto nove mesi prima, l'8 marzso 2006. Dopo nove mesi, nonostante una perorazione alla Protezione Civile Nazionale, mancavano ancora i sistemi minimi di sicurezza, di prevenzione degli incendi ed interventi necessari di Protezione Civile. E così si è ripetuto un incendio di 50 abitazioni, per fortuna senza vittime umane. IN QUESTO CLIMA DI TRATTAMENTO DIFFERENZIALE In questo clima di trattamento “differenziale” stanno passando due temi essenziali: il controllo di ordine pubblico dei “campi” e che la “questione Rom” va affrontata dal punto di vista della legalità. 1-Una forte idea di controllo dei “campi” a partire dalla ristrut-turazione ed allargamento del Tirboniano che verrà diviso per quattro con incremento di residenti e si va a parlare di 700 persone. Quattro “campi” come forma inedita di gestione degli insediamenti che prevede una sistematica presenza delle forze dell’ordine ed operatori sociali della Casa della carità. Questo progetto di trattare i “campi nomadi” dal punto di vista dell’ordine pubblico, nasce da una intesa politica dell’estate scorsa fra Prefettura, Provincia, Comune e Casa della carità (terzo settore). Un tavolo interistituzionale per Rom nato alla fine della campagna elettorale e che ha preparato il terreno della ristrutturazione del Triboniano con una idea forte di controllo del territorio ed imposizione della legalità. 2- La “questione Rom” considerata sotto l’aspetto di ordine pubblico. Questa idea era in qualche modo fatta propria anche dalla lista Ferrante, di centro-sinistra, nella campagna elettorale per le elezioni amministrative dello scorso giugno. Mi sono presentato come candidato con la lista Fo, che appoggiava il centro-sinistra ma in modo più sociale, proprio per sottrarre la “questione Rom al tema della legalità e di ordine pubblico ed affrontarla, invece, dal punto di vista della cittadinanza attiva. IL PATTO DI LEGALITA’ E SOCIALITA’ C’è sicuramente una grande confusione e sottovalutazione di quello che significa questo “patto”, che nasconde una grande debolezza politica invece di rendere visibile quello che si può fare con pro-grammi precisi di politiche sociali. Il patto di “legalità e socialità” è un piccolo obbrobrio giuridico che da un lato ripropone in modo ridondante degli obblighi di integrazione come l’obbligo scolastico, ma lungi dall’essere un regolamento di funzionamento interno, di gestione del “campo”, definisce - dall’altro lato, un modo di trattare una parte dei cittadini. Ma la parte più stonata e che ferisce di più, in questo “patto” di arroganza politico- culturale, è quella di don Colmegna, della Casa della carità, che si è fatto carico di stendere un decalogo da proporre alle istituzioni riu-scendo a convincerle. Un “patto” che va a creare una forma di presi-dio e di controllo della legalità in situazioni di estrema marginalità, di disagio ed anche di miseria personale creati dalle stesse istituzioni, invece di concretizzare un impegno attivo dei Rom anche attraverso la creazione di servizi che migliorino l’abitabilità e la con-vivenza. Questo “patto” pone due grossi interrogativi: 1- rischia di introdurre una lettura “differenziale” sul piano giuridico; 2- impone la questione da parte delle istituzioni senza nessuna alternativa, senza cercare un piano di confronto paritario fra i Rom ed il resto della società civile che bilancino questo rapporto. Il “patto” pone sullo stesso piano gli interventi di solidarietà e legalità. Ma la legalità si conquista e fa parte dell’integrazione. Qui c’è solo enfatizzazione istituzionale ed una forma di neo-arroganza culturale che proviene da un ambito esterno alle Comunità. Non si utilizzano mediatori culturali Rom, non si parla di investire nei soggetti rappresentativi di questa Comunità, non si parte dalla attribuzione di dignità ed identità culturale, non c’è nessun percorso con-diviso. GHETTI, NO CAMPI NOMADI Ma invece di percorsi con-divisi c’è assistenzialismo di 30 anni fa, con presenza autoritaria delle istituzioni che presidiano delle “invenzioni” amministrative che sono dei veri e propri ed enormi ghetti urbani e come tutti i ghetti sono presidiati all’esterno dalla polizia e dall’esercito perché per il fatto solo di esistere producono una esplosione di violenza e di disagio. In questo caso parlerei di veri e propri ghetti invece che di “campi nomadi”. I vecchi campi nomadi del territorio sono diventati nel tempo dei piccoli villaggi che hanno tentato di amalgamarsi con dignità nel tessuto urbano. Ed invece i nuovi ghetti sono delle discariche umane che non hanno nulla a che vedere con quelli di prima. Nella città di Milano l’emergenza Rom riguarda i Rom Romeni, 2000 persone circa su un totale di 4000. Sembra che la povertà metropolitana, i piccoli slum, le bidonville che si sono create attorno alla città siano un fatto strutturale, quasi una forma voluta di nuova architettura urbana. SUPERARE I CAMPI NOMADI Premesso ciò, per superare i campi nomadi c’è bisogno di una politica seria, innovativa, che dovrebbe partire dal Piano Regolatore Urbanistico, ed inserire 300-400 nuovi alloggi per queste comunità. A partire dalla “delocazione” che vuol dire favorire la vicinanza abitativa di gruppi familiari parentali. Questa sarebbe una politica reale per quella parte di Rom che proviene già dalle abitazioni, quelli immigrati. Viceversa in Provincia, la distribuzione nel territorio a macchia di leopardo di piccoli gruppi familiari, va affrontata con un ventaglio di proposte a partire dalla ristrutturazione di case dello Stato (cantoniere, Anas, scuole…), per arrivare alla Legge Urbanistica 2001 che prevede l’istituto della deroga per prassi di abusivismo edilizio, di autocostruzioni, di autoproduzioni abitative delle tante comunità. A partire dalla legalizzazione con apposite deroghe, si potrebbero anche finanziare con mutui agevolati (come si fa nel settore im-migrazione) queste ristrutturazioni. Invece di partire da situazioni concordate e con-divise la questione campi viene continuamente imposta con la costruzione di piccoli cam-pi nomadi, o dei cosiddetti villaggi della solidarietà, ma sempre fortemente presidiati: campi nomadi di concentramento. Quindi, in pratica, occorre partire da un rovesciamento delle pro-spettive istituzionali per affrontare il problema abitativo metropo-litano a partire dall’inserimento nelle case e negli appartamenti: molti Rom si sono perfettamente adattati in questi contesti abitativi. Gli stessi soldi spesi per “inventare” nuovi campi si possono investire per una ridistribuzione abitativa concordata coi residenti. IL PATTO COME DERIVA MORALE Il patto di legalità è una deriva culturale un appiattimento che sviluppa dibattito fra una “destra” che istiga alla violenza ed una destra che governa l’assistenzialismo ma con una sinistra di opposizione totalmente allo sbaraglio e tacita: per opportunismo – perché non procura voti difendere la causa Rom, o per assoluta mancanza di idee, e questo non ci porta da nessuna parte. Come Opera Nomadi stiamo contattando e cercando di mobilitare degli altri “saggi” che, a differenza di quelli della Moratti (sindaco di Milano), si interroghino liberamente sul vero significato culturale e politico di questa operazione per riportarla su altri binari, al centro di un rapporto sociale basato sulla con-divisione ed il rispetto del-l’identità. IL NOSTRO AUSPICIO Il “patto” è un problema serio che necessità di una risposta della società civile matura. A nessuno fa piacere uscire allo scoperto su questo tema scottante ed impopolare. La strada che stiamo per-correndo è quella di coinvolgere persone di cultura e di valore politico a prendere posizione per un vero sviluppo culturale della città. Per una Milano dei diritti di cittadinanza. Il nostro auspicio è che siano, che siamo, in tanti a rispondere a questo appello. Maurizio Pagani Opera Nomadi Milano Ente Morale DPR n. 347 del 26.3.1970 Via Archimede n. 13 20129 Milano Tel 0284891841 - 3393684212 E-mail: operanomadimilano@tiscalinet.it
Di Fabrizio (del 22/01/2007 @ 10:03:27, in Italia, visitato 2652 volte)
Da
Roma_Italia
La baraccopoli zingara un mondo distante dallo splendore di Milano
Wed Jan 17, 2007 9:00 AM IST - By Lisa Jucca
MILANO (Reuters) - A mezz'ora di strada dai sontuosi negozi di moda, centinaia
di Zingari rumeni che sono arrivati in Italia cercando migliori condizioni di
vita si sono adunati in un campo infestato dai topi.
Dall'ultimo dell'anno, quando le loro roulottes si sono tramutate in
cenere, 50 famiglie dei circa 800 abitanti del campo di via Triboniano
sopravvivono nello squallore.
Dal 1999 arrivano in questo piccolo spazio illegale accanto al più grande
cimitero milanese, questi Rom non hanno atteso che la Romania raggiungesse
l'Unione Europea e si sono diretti verso occidente in cerca di una vita migliore
in questa opulenta città.
Nella città [...] si ripulivano le impronte sulla vetrina di Dolce e Gabbana,
mentre nella favela zingara mancano acqua corrente, la corrente arriva
irregolarmente e si condividono una dozzina di bagni chimici.
"Sono disilluso e voglio tornare a casa," dice Marian Marin, 23 anni, mentre
tenta di riscaldarsi dopo che l'incendio ha bruciato la sua roulotte. "In
Romania guadagnavo appena 100 euro al mese lavorando nelle costruzioni. Sono
arrivato qui per mandare qualcosa alla mia famiglia. Ora non mi importa più
niente." dice Marin, che ora dorme all'aperto.
Accanto a lui, una donna che indossa un colorito scialle, piange il suo
risentimento in romanes, mentre l'umidità trasforma il campo in acquitrino.
Anche se la causa dell'incendio è ignota, non sarebbe la prima volta
che dalle bombole del gas usate per riscaldarsi parte una scintilla fatale.
Ci sono tensioni con i cittadini residenti lì attorno, che dicono di essere
stanchi della miseria e della violenza che giungono dal campo. "Le loro macchine
rubate ci bloccano la strada e viviamo in mezzo al loro spreco," dice Antonietta
Spinella, portavoce dei residenti.
IL MONDO SOMMERSO DI MILANO
Il campo di Triboniano è il più grande e quello più problematico tra gli
insediamenti sorti nella provincia di Milano, che si stima ospiti 6.500 Rom del
totale italiano di 120.000.
Sopravvivono lavorando nell'edilizia o nelle imprese di pulizia - se non
mendicando o rubando.
Mentre i residenti chiedono una barriera che circondi al baraccopoli, gli
abitanti del campo sperimentano la dura realtà di Milano e di altre metropoli
europee nell'accogliere decine di migliaia di Rom poveri e spesso illetterati.
Da quando, 1 gennaio, la Romania ha raggiunto l'Unione Europea, è cresciuta
la paura dei residenti sui Rom che possono arrivare a Milano e in altre città
italiane. Il mese scorso, gli abitanti di Opera, un sobborgo di Milano, hanno
dato fuoco alle tende preparate nel nuovo campo rom.
Sotto pressione dei gruppi dei diritti civili, il consiglio comunale di
Milano ha promesso di equipaggiare il campo di Triboniano con containers
abitativi, elettricità e acqua corrente. Ma non ce ne saranno per tutti: la
popolazione del campo è triplicata dal 2001, quando si cominciò a parlare di
sistemazione imminente.
"I Rom contribuiscono a rendere la situazione più caotica, chiedendo ai loro
parenti di raggiungerli" dice Pasquale Maggiore, che lavora con i Rom per il
comune di Milano.
POPOLO MISTERIOSO
L'osservatorio sui diritti umani del Consiglio d'Europa ha affermato che
l'Italia manca di protezione legale per i Rom, che definisce come la minoranza
etnica più discriminata in Europa.
Campi nomadi esistono in tutta Europa, ma Ivana D'Alessandro, esperta del
Consiglio d'Europa dice che gli standars italiani sono peggiori che in Francia,
Belgio e Paesi Bassi.
"Il campo non è la soluzione. I Rom devono essere trattati come qualsiasi
altro popolo senza casa," dice Giorgio Bezzecchi, un Rom che guida l'Opera
Nomadi.
Forzare gli Zingari ad integrarsi non è facile. In molti vivono con la loro
famiglia estesa e rifiutano di mescolarsi con altri gruppi rom, lasciandoli
fuori.
A Triboniano, per esempio, è stato costruito un muro per separare una
famiglia estesa di Rom bosniaci che quotidianamente aveva screzi con il più
vasto gruppo dei Rom rumeni.
"I Rom sono un popolo misterioso e chiuso," dice suor Claudia Bioni, che ha
lavorato con loro per piùdi 10 anni. "Ci sono molti gruppi differenti e non si
mescolano tra loro."
Qualche Rom di Triboniano vogliono tagliare i ponti con la loro comunità per
migliorare le loro vite: sul lavoro celano la loro identità etnica per
mantenerlo e cercare una vera casa.
"Non ho detto al mio capo che sono Rom, neanche mia moglie che lavora tre
volte alla settimana come donna delle pulizie" ci dice Alessandro, 30
anni.
"Se dici 'Rom' dici ladro. Questo è cosa pensa la gente."
(With additional reporting by Jo Winterbottom)
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Carissimi, questi sono giorni di lavoro frenetico e le novità si susseguono ad un ritmo impressionante!!
Mercoledì 24 Alexian sarà ospite di RAI NEWS 24 Venerdì 26 sarà in concerto a Bari Sabato 27 sarà in concerto a Termoli Domenica 28 sarà Ospite della trasmissione televisiva "Alle Falde del Kilimangiaro" su RAI TRE
Da oggi è on line il video clip del brano "Alba Balcanica" tratto dal suo nuovo doppio CD
"Andre miro romano gi - viaggio nella mia anima rom, dall'India al Jazz" puoi vederlo clikkando qui: http://www.youtube. com/watch? v=QBTIaF- QER4 Ed ora potete connettervi con il sito aggiornato di Alexian!! http://www.alexian. it Sastipé ta Baxt!! Daniela
Le proposte artistiche di Alexian http://www.alexian.it/proposte_artistiche.htm
per ascoltare le demo clikka qui http://www.alexian.it/mp3.htm
Concerto per il PORRAJMOS: il genocidio dimenticato dei Rom e Sinti. Canti e poesie della memoria in lingua romaní ____________ __ Se siete interessati ad inserire l'evento nelle vostre programmazioni, non esitate a contattarci, tel. e fax 0872 660099 cell. 3406278489 skype:alexiansantinospinelli e-mail: spithrom@webzone. it NOVITà Concerto per Rom e Orchestra con Alexian Santino Spinelli o Alexian Group Quartettto d'Archi o Ensamble orchestrale o Orchestra Sinfonica diretta da: Fabio Neri Musiche di Alexian Santino Spinelli Orchestrate dal M° Fabio Neri ____________ _________ _______ GUARDA IL VIDEO http://www.youtube. com/watch? v=bfdLmxUbNVs Eurotour 2007 Un percorso musicale e canoro nella lingua romaní dei Rom abruzzesi per un viaggio ideale attraverso l'intimità di un’arte assolutamente originale. “Romano Etno-Jazz” Quando la musica, i canti e le liriche dei Rom incontrano il Jazz - Nel repertorio un omaggio a Django Reinhardt - ( per avere maggiori informazioni scarica la brochure im formato PDF) http://www.alexian. it/catalogoartis ti.pdf guarda l'Alexian Group in concerto video 1 http://www.youtube. com/watch? v=gXrIYMGZz- U video 2 http://www.youtube. com/watch? v=LWywVX9Brxc video 3 http://www.youtube. com/watch? v=OLhhtPEHmPM Io Ac-Canto a Dio Canti religiosi dei Rom italiani (per avere maggiori informazioni scarica la brochure im formato PDF) http://www.alexian. it/IoaccantoDio. pdf guarda Alexian in concerto a Jubilmusic http://www.youtube. com/watch? v=OLhhtPEHmPM Gran Recital Romanó di canti, musiche e poesie in lingua romanì Un viaggio nell'anima romaníIl Gran Recital Romanó è un viaggio nell'anima e nel cuore dei rom con un'originalissima e autentica interpretazione di musiche, canti , danze e poesie in lingua romaní (zingara). Un percorso artistico-culturale narrato in cui vengono rievocate attraverso i suoni, i movimenti, le parole e i colori, le radici profonde di un popolo millenario caratterizzato dalle prismatiche sfumature e dalle intensissime emozioni. Gli interpreti con la loro formazione professionale non scadono nel becero folklore ma elevano la tradizione a un livello artistico qualitativo e suggestivo. Le musiche proposte in cui si rintracciano gli echi del passato sono quelle dell'ambito familiare che i rom suonano per tramandarsi, per comunicare e per restare uniti. I canti sono memorie mai scritte in cui si custodiscono valori etici, filosofici e linguistici di un popolo dalle molteplici espressioni. Le poesie sono la drammatizzazione del vivere quotidiano dove, attraverso la lingua, espressione autentica della romanipé (identità zingara), riescono a sublimare l'intimità degli stati d'animo. Teatro Romanó "Duj Furàtte Muló" - "Due volte morto” dramma bilingue di Santino Spinelli e Daniele Ruzzier Lettura scenica con musiche, canti e danze romanès originali interpreti : “Alexian” Santino Spinelli (Fisarmonica, canto e recitazione) Daniele Ruzzier (recitazione e danza) Musiche originali di Alexian Santino Spinelli Coreografia di Daniele Ruzzier regia: Santino Spinelli e Daniele Ruzzier Su richiesta è possibile organizzare settimane culturali dedicate alla cultura romani, possiamo realizzare: - un'esposizione di arte storia e cultura Romani, -seminari su storia, olocausto, lingua, cultura, tradizioni, -corsi di aggiornamento per insegnanti, - proiezioni film e video con dibattito, -presentazione del nuovo libro del Dott. Spinelli "Baro Romano Drom - la lunga strada dei Rom, Sinti, Kale, Manouches e Romanichals" Roma, meltemi, 2003, -Concerto e/o recital Alexian -Teatro Rom
Di Sucar Drom (del 20/01/2007 @ 13:55:06, in blog, visitato 1889 volte)
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Chiedi anche tu la smentita a Matrix
Invitiamo tutti ad inviare una segnalazione alla redazione di Matrix per ottenere la smentita della notizia comunicata durante la trasmissione di Enrico Mentana andata in onda l'otto gennaio su Canale 5. Come ricorderete fu intervistato un Sinto di Schio, in Provincia di Vicenza, che dichiarò di percepire dall'I.N.P.S. un contributo di circa mille euro al mese. Quello che però non è stato dichiarato durante la trasmissione dal giornalista Pietro Suber, colpevole di non aver approfondito la vicenda, è che uno dei figli di quest'uomo è non vedente e per questa ragione la famiglia percepisce oltre alla pensione di invalidità anche il contributo di accompagnamento, come previsto dalla legislazione vigente. Durante la trasmissione si è invece percepito che l'indennità economica era ricevuta mensilmente dalla famiglia a causa dell'appartenenza etnica. Questo falso dato rischia di alimentare fenomeni di intolleranza contro le Minoranze Nazionali Sinte e Rom. Sappiamo quanto drammaticamente questo non sia vero! Invitiamo quindi tutti voi ospiti del nostro blog a spedire una mail che denunci questo errore affinché Enrico Mentana, durante una delle prossime trasmissioni corregga l'errore giornalistico. Potete accedere alla casella mail della trasmissione a questo indirizzo http://www.matrix.mediaset.it/dillo.shtml e inviare il seguente testo: trasmissiome dell'otto gennaio 2007 Il sottoscritto ......... chiede che sia precisata la notizia diffusa in data otto gennaio 2007 da Pietro Suber, riguardo l'indennità INPS percepita da un Sinto di Schio, Vicenza, dell'ammontare di circa 1000 euro. Vogliamo che si precisi pubblicamente che la indennità economica si riferisce alla presenza nel nucleo famigliare di un minore non vedente, e non, come si percepiva dalla trasmissione, alla sola appartenenza alla Minoranza Nazionale Sinta. Firma e data
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