Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 30/04/2008 @ 09:08:03, in Regole, visitato 2396 volte)
Da
Hungarian_Roma
Il sig. Horvath è di origine Rom, figlio di un sopravissuto all'Olocausto ed
in patria è spesso stato vittima di violenze da parte della polizia e degli
skinheads, incluso un accoltellamento quasi fatale. Sua moglie e suo figlio
stanno chiedendo al governo canadese di fermare il suo ingiusto rimpatrio da una
nazione in cui si era rifugiato.
Al termine dell'articolo, c'è una lista di cose che è possibile fare. Giovedì
1 Maggio ci sarà una dimostrazione alle 14.00 davanti al Consolato Ungherese di
Toronto (425 Bloor Street East - Sherbourne subway). Abbiamo elencato altri
consolati ungheresi (Calgary, Winnipeg, Vancouver) ed un'ambasciata (Ottawa) nel
caso qualcuno volesse organizzare manifestazioni simili.
Grazie!
Toronto Action for Social Change, tasc@web.ca, (416) 651-5800
By Colin Perkel, Canadian Press
TORONTO - Adolf Horvath, 51 anni, è un rifugiato rom terrorizzato di essere
rimandato in Ungheria si nasconde mentre sua moglie ed il figlio fanno appello
al ministro federale della giustizia per riconsiderare la sua estradizione.
[...] In vista dell'imminente estradizione, Horvath è sparito da cinque
settimane.
"Ho perso mio padre" dice suo figlio Adam, 13 anni e studente a Toronto,
mentre le lacrime gli rigano il volto. "Non ho futuro senza mio padre, non posso
vivere senza di lui. Se andrà in Ungheria, può essere ucciso e io non lo
voglio."
Horvath ha ragione di aver paura di essere rimpatriato. E' stato
ripetutamente assalito e minacciato in Ungheria, dove gli abusi sui Rom sono
comuni. Durante un attacco a casaq sua, gli skinheads lo colpirono e
accoltellarono di fronte alla moglie terrorizzata, Erika di 36 anni, e al figlio
Adam, che allora aveva 2 anni e mezzo. "Quasi l'ammazzavano," dice Erika Horvath.
"Anch'io sono stata colpita."
Horvath lasciò l'Ungheria per il Canada nel 1999. Sua moglie ed il figlio
ottennero lo status di rifugiati e le autorità canadesi nel 2004 decisero che a
causa della sa origine rom c'era "più di una possibilità di persecuzione."
Come risultato, il Canada l'ha ritenuto "persona bisognosa di protezione,"
cosa che avrebbero dovuto precludere il suo ritorno in Ungheria.
Tuttavia, in risposta alla richiesta del governo ungherese di estradizione,
il Ministro della Giustizia Rob Nicholson ha deciso che la cosa sarebbe dovuta
essere decisa in tribunale.
Nel prendere la sua decisione, Nicholson ha contato in parte sulle
informazioni dell'allora ministro dell'immigrazione, Monte Solberg, che
concludeva dicendo che Horvath affrontava rischi di abusi una volta ritornato in
patria. Tuttavia, Solberg ha deciso che Horvath potrebbe contare in Ungheria
sulla protezione statale e quindi potrebbe essere estradato.
Dice Ronald Poulton, avvocato di Horvath: "Tutto ciò è ridicolo. E'
imbarazzante che il governo canadese prenda questa decisione. Se gli succederà
qualcosa, riterrò responsabile il governo canadese."
Laszlo Bakos, dell'ambasciata ungherese ad Ottawa, dice di non avere
conoscenze di prima mano sui maltrattamenti, ma aggiunge che Horvath non
dovrebeb aver paura di fare ritorno. Dice: "Non ci sono casi di tortura in
Ungheria."
Il mese scorso la Corte Suprema del Canada non ha dato motivi di sostenere le
decisioni degli altri tribunali minori. Ciò significa che, a meno di un
cambiamento del ministro della giustizia, Horvath ha esaurito ogni mezzo legale
per rimanere in Canada.
Piuttosto che ricorrere contro l'estradizione, Horvath si è nascosto ed è
scomparso. "Avrebbe fatto così chiunque, giusto?" dice Erika.
Aggiunge: "Onestamente, non capisco. Se qualcuno cerca protezione dal paese
da cui scappa, perché vogliono rimandarlo indietro?"
Horvath ha consegnato al tribunale documenti che indicano che le richieste
ungheresi tendono solo a nascondere le accuse alla polizia. Ci sono inoltre
nuovi documenti che suggeriscono che l'Ungheria ha chiesto l'estradizione per
accuse mai poste.
La famiglia ora prega Nicholson di terminare il processo di estradizione.
"Ho ancora incubi dove la polizia picchia la mia famiglia," Ha scritto Adam
al ministero, ricordando il disegno che fece quattro anni fa dove un poliziotto
rideva mentre picchiava suo padre.
"Sarò disperato per il resto della mia vita se dovrà andare."
Un portavoce del Dipartimento di Giustizia dice che Nicholson non avrebbe
commentato.
I Rom sono stati spesso perseguitati in Europa, con decine di migliaia di
loro morti per mano dei nazisti.
Sia il Dipartimento di Stato USA che Amnesty International hanno notato che i
Rom affrontano maltrattamenti e persino torture per mano della polizia o dei
razzisti.
Poulton, che ha denominato il rischio di danno al suo cliente in Ungheria
"estremamente acuto," ha detto che è preoccupato per la famiglia.
Take Action: Stop Mr. Horvath's Forced Removal to Persecution and Cruel
Treatment
1. Call and write Justice Minister Rob Nicholson, ask how Canada can forcibly
return a person in need of protection to the country from which he needs
protection? Ask that the extradition of Adolf Horvath by halted. (613) 995-1547,
Fax: (613) 992-7910, nichor@parl.gc.ca, Nichor1@parl.gc.ca
2. Call and write Hungarian Embassy (613) 230-2717, PVastagh@kum.hu, FBanyai@kum.hu, LBakos@kum.hu, and Consulate of Hungary,
hungarian.consulate@bellnet.ca (416) 923-8981.
Politely ask that they communicate to their government your desire to see them
drop the extradition against Adolf Horvath, especially since the two
complainants in the case against Mr. Horvath recanted their evidence, saying
they only made the allegations under police pressure. PLEASE leave a message if
you get the answering machine.
Embassy of the Republic of Hungary
299 Waverley Street, Ottawa, Ontario K2P 0V9
Tel.: (613) 230-2717
Fax: (613) 230-7560
Consulate General of the Republic of Hungary in Toronto
425 Bloor Street East., Suite 501, Toronto, Ontario M4W 3R4
Tel.: (416) 923-8981
Fax: (416) 923-2732
hungarian.consulate@bellnet.ca
Calgary
Honorary consul: Mr. Arthur Szabo
400, 1111 - 11th Avenue SW , Calgary, Alberta, T2R 0G5
Tel.: (403) 229-1111/ # 313
Fax: (403) 245-0569
huconsul@mac.com
Vancouver – Honorary Consulate General
Honorary consul general: Mr. André Molnár
1770 West 7th Ave. Suite 412, Vancouver, BC V6E4P5
Tel: (604) 730-7321
Fax: (604) 730-7339
Vancouver
Honorary consul: Mr. Zoltan Vass
Suite 310 - 885 Dunsmuir Street, Vancouver, BC, V6C, 1N5
Tel: (1) (604) 909-3750
Fax: (1) (604) 608-1027
E-mail: zvass@tradingpostfinancial.com
Winnipeg – Honorary Consulate
Honorary consul: Mr. Thomas Frohlinger
Suite 301, 204 Kennedy Street, Winnipeg, Manitoba R3C 1T1
Telephone: (204) 956-0490;
Fax: (204) 947-3747
frohlinger@pkf-law.com
SIEC. Actualidad Étnica, Bogotá, D.C. 23/04/2008. Le Nazioni Unite
avvertono che la diversità linguistica si vede minacciata in tutto il mondo e
che i popoli indigeni sentono questa minaccia con particolare intensità tanto
che circa 600 idiomi sono spariti. Il documento preparatorio al dibattito sulla
questione degli idiomi indigeni, da realizzarsi il 24 aprile 2008 come parte del
settimo periodo delle sessioni del Foro Permanente per le Questioni Indigene
delle Nazioni Unite, contiene i diritti linguistici e varie raccomandazioni per
proteggere e promuovere gli idiomi indigeni.
La settima sezione del Foro Permanente per le Questioni Indigene si riunirà
nella sede delle Nazioni Unite a New York dal 21 aprile al 2 maggio 2008. Le
Nazioni Unite sostengono che "secondo l'UNESCO, circa 600 idiomi sono spariti
nell'ultimo secolo ed altri seguono sparendo, al ritmo di un idioma ogni due
settimane. Se non si farà niente per lottare contro le tendenze attuali, è
probabile che entro la fine del secolo oltre il 90% degli idiomi mondiali sarà
sparito."
Le Nazioni Unite avvertono che ogni volta sono meno i bambini che apprendono
l'idioma indigeno in forma tradizionale, dai genitori ed antenati; "Anche quando
la generazione paterna parla la lingua indigena, non tende a trasmetterla ai
figli. Ogni volta è più frequente che soltanto gli anziani utilizzino gli idiomi
indigeni."
Davanti a questo rischio imminente l'ONU sottolinea l'importanza di
proteggere gli idiomi indigeni ed esige dagli Stati, dai governi e dalla società
un reale compromesso; "salvare gli idiomi è una questione che riveste somma
urgenza ed è fondamentale per assicurare la protezione dell'identità e della
dignità dei popoli indigeni e per salvaguardare il loro patrimonio
tradizionale."
Secondo la massima istanza internazionale in materia di Diritti Umani, gran
parte dell'enciclopedia dei conoscimenti tradizionali indigeni che suole
trasmettersi oralmente da una generazione all'altra, corre il rischio di
perdersi per sempre come conseguenza dell'erosione linguistica; "Questa perdita
è irreparabile e non rimpiazzabile. Le norme consuetudinarie dei popoli indigeni
si fondano sull'idioma e se questo di perde, il popolo non può capire le proprie
leggi ed il proprio sistema di governo che sottintende alla sopravvivenza
futura."
Le Nazioni Unite enfatizzano il fatto che la perdita degli idiomi indigeni
significa non solamente la perdita delle conoscenze tradizionali ma anche della
diversità culturale, che riguarda l'identità e la spiritualità dei popoli e
delle persone. "Le diversità biologiche, linguistiche e culturali sono
inseparabili e si rafforzano reciprocamente, di modo che quando si perde una
lingua indigena, si perdono anche i conoscimenti tradizionali su come conservare
la diversità biologica del mondo e far fronte al cambio climatico ed altri
problemi ambientali."
Diritti linguistici
In questo aspetto l'ONU assicura che "I diritti linguistici non sono
adeguatamente riconosciuti in molti paesi e frequentemente le legislazioni e le
politiche nazionali li lasciano a lato. Alcuni idiomi ricevono un riconoscimento
ed uno statuto ufficiale mentre alla maggioranza degli idiomi, specialmente
quelli indigeni, viene negato il riconoscimento giuridico. Gli idiomi e le
persone che li parlano sono rifiutati e vengono fatti sentire inferiori, ciò da
luogo a politiche e pratiche discriminatorie."
Però non basta il diritto base per conservare e utilizzare il proprio idioma;
le Nazioni Unite sostengono che i diritti linguistici dei popoli indigeni
includono: "Il diritto a ricevere educazione nella lingua materna. Il diritto
che gli idiomi indigeni siano riconosciuti nelle costituzioni e nelle leggi. Il
diritto a non essere discriminati per motivi di lingua ed il diritto a creare
mezzi di comunicazione nella lingua indigena e ad averne accesso."
Protezione e promozione degli idiomi linguistici
Le Nazioni Unite segnalano che la Dichiarazione delle Nazioni Unite Sui
Diritti dei Popoli Indigeni, approvata l'anno scorso dall'Assemblea Generale,
insieme ad altre norme pertinenti i diritti umani, propone la base per formulare
politiche e norme relative alla promozione ed al rafforzamento degli idiomi
indigeni. "Per la sopravvivenza e lo sviluppo degli idiomi indigeni si
richiedono la volontà e gli sforzi dei popoli indigeni, come pure l'applicazione
di politiche di appoggio, specialmente nel campo dell'istruzione, da parte degli
Stati Membri."
Questi sono alcuni dei mezzi che, secondo le Nazioni Unite, si devono
adottare per proteggere e promuovere gli idiomi indigeni:
- Garantire il diritto all'educazione nell'idioma materno per i bambini
indigeni.
- Assegnare fondi e ricorsi necessari per conservare e sviluppare gli
idiomi indigeni, specialmente per l'istruzione.
- Tradurre negli idiomi indigeni leggi e testi politici chiave, in modo
che i popoli indigeni siano nelle condizioni migliori per partecipare nelle
sfere politiche e giuridiche.
- Stabilire programmi di immersione in un idioma per i popoli indigeni,
tanto per bambini che adulti.
- Aumentare il prestigio degli idiomi indigeni, favorendone l'uso
nell'amministrazione pubblica e nelle istituzioni accademiche.
- Utilizzare gli idiomi indigeni in modo che vengano mantenuti vivi e
siano trasmessi da una generazione all'altra.
Tomado de:
http://www.etniasdecolombia.org/actualidadetnica/detalle.asp?cid=6645
Di Fabrizio (del 28/04/2008 @ 09:24:04, in Europa, visitato 2274 volte)
L'ambasciata tedesca di Pristina seguirà due progetti per le comunità
Rom, Askali ed Egizia nel Kosovo.
Questi progetti istruiranno le donne e sensibilizzeranno sul traffico di
persone e gli abusi sessuali nelle comunità, particolarmente vulnerabili a
questi rischi. Il governo tedesco finanzierà il progetto con 13.000 €.
I progetti saranno condotti dall'OnG Prosperità, che per la prima volta si
rivolgerà specificatamente alle donne di queste comunità sull'argomento del
traffico di persone e relativi rischi.
Il secondo progetto riguarderà i casi di abuso sessuale. Riguarderà le
risorse disponibili per le donne nei casi di abusi o violenze sessuali.
Le tre comunità riceveranno assistenza dal governo tedesco come parte del
Patto di Stabilità.
Entrambe i progetti saranno lanciati lunedì a Gjakova da Hans-Dieter
Steinbach, ambasciatore tedesco in Kosovo.
http://www.newkosovareport.com/20080426908/Society/Germany-to-help-in-minority-women-trafficking-and-violence-awareness.html
Di Sucar Drom (del 27/04/2008 @ 11:12:31, in blog, visitato 2284 volte)
Genova, un condominio per i Rom?
Un condominio per un’ottantina di Rom, profughi dalla ex Jugoslavia, potrebbe
essere ricavato dalla ristrutturazione di un edificio disabitato in via dei
Laminatoi, a Cornigliano. I Rom sono quelli che abitan...
Piero Terracina: il Pdl? Anche lì c'è un'anima fascista e razzista
«Il problema è Alemanno, non Storace. Con lui smetto i viaggi ad Auschwitz»
Piero Terracina, sopravvissuto al campo di sterminio, attacca: «Il Pdl? Anche lì
c'è un'anima fascista ...
Ue, solo per i disabili la proposta di non discriminazione
Il Commissario Špidla ha dichiarato che la proposta della Commissione
europea in materia di non discriminazione al di fuori dal campo del lavo...
Veneto, la Regione vuole approvare una legge razzista
Il Consiglio regionale del Veneto torna a riunirsi, dopo la pausa elettorale,
oggi (ore 14) e mercoledì 23 (ore 10) a palazzo Ferro-Fini. L'attività
dell'assemblea legislativa riprende con la discussione del pro...
Anche i silenzi uccidono
Mentre si sta scatenando in tutta Italia la caccia al rom, ritenuto il nemico
interno per eccellenza, quando si tratta di riconoscere loro i diritti più
basilari che spettano a tutte le persone, ritardi e colpevoli silenzi si
moltiplicano. Non stupisce neppure la condizione di ab...
Veneto, Opera Nomadi: i Rom e i Sinti non sono nomadi
Nel territorio Veneto sono presenti: Rom Kalderasha, Rom Harvati, Sinti Veneti,
Sinti Taic, tutti italiani; Rom provenienti dalla ex Yugoslavia (Serbia, Bosnia,
Kosovo, Macedonia, Croazia) di recente immigrazione e, ultimamente, in seguito
...
Livorno, io non sono razzista... ma però
Il sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi, salirà sul palcoscenico per
interpretare se stesso, in uno spettacolo ispirato e dedicato alla tragedia di
Pian di Rota, dove lo scorso agosto persero la vi...
Ue, Tajani non ricoprirà la delega di Frattini
E’ di ieri sera la notizia, rilanciata stamani dal quotidiano spagnolo El Paìs,
che l’eurodeputato Antonio Tajani, vicepresidente del PPE, e tra i più papabili
candidati alla vicepresidenza della Com...
Roma, salute senza esclusioni
Stimati intorno alle 8mila presenze distribuite in 33 insediamenti, di cui solo
alcuni attrezzati o semiattrezzati, i Rom e i Sinti - tra coloro che vivono a
Roma - sono i più esposti al rischio di contrarre malattie a causa della
marginalità sociale e del ridotto ri...
Napolitano: i giovani sono chiamati a contrastare i nuovi autoritarismi e
integralismi
“La Storia sembra assegnare a ogni generazione una missione”. Il presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano esterna questa sua riflessione ricevendo al
Quirinale, alla vigilia della celebrazione del 25 aprile, festa della
Liberazione, i rappresentanti delle associazioni nazionali combattentistiche e
d...
Veneto, le osservazioni e le proposte dell’Associazione Rom Kalderash
Il 25 luglio 2007 sono state presentate alla sesta commissione consiliare
permanente della Regione Veneto le osservazioni e le proposte di Loris Levak e
Aldo Levak dell’Associazione ...
Milano, una brutta storia
Una donna rom rumena di 40 anni è stata segregata per 7 giorni nel “campo” di
Bisceglie, alla periferia di Milano. La polizia ha fermato due connazionali. I
due uomini, di 33 e 40 anni, sono stati bloccati ieri dalla squadra Mobile di
Milano con l'accusa ...
Veneto, abrogate la legge regionale
Il 19 gennaio 2006 il Consigliere regionale Federico Caner ha presentato il
progetto di legge regionale n. 115 “abrogazione della legge regionale 22
dicembre 1989, n. 54 (interventi a tutela della cultura dei Rom e dei Sinti)”.
Il progetto di legge regionale n. 2...
25 aprile, le radici profonde del razzismo italiano
Non è vero che le leggi sulla razza emanate dal governo fascista ed entrate in
vigore il 1 settembre 1938 furono un episodio isolato e neppure l'automatico
prodotto dell'alleanza con la Germania di Hitler. La cultura italiana - q...
Di Fabrizio (del 26/04/2008 @ 09:15:25, in Italia, visitato 2378 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
Presentati i risultati del progetto realizzato tra l’ottobre e il novembre
del 2006 dal Gruppo immigrazione e salute del Lazio. Coinvolti 140 operatori.
1.500 le schede compilate. 384 casi di ipertensione, il 77% in persone con più
di 35 anni
ROMA – Gli operatori sanitari coinvolti sono stati in tutto 140. Tra questi
c’erano 63 medici, 58 infermieri e 24 altre figure professionali. Cinque le
Asl di Roma coinvolte per una campagna che si è sviluppata tra l’ottobre e il
novembre del 2006 e che ha interessato circa 5000 nomadi Rom e Sinti presenti
nei 35 campi della capitale. Si tratta del progetto “Salute senza esclusione” il
cui obiettivo era quello di avvicinare la popolazione Rom e Sinti alle strutture
sanitarie pubbliche e nello stesso tempo verificare lo stato di salute e le
eventuali emergenze sanitarie della popolazione nomade. Sono questi i dati
salienti del progetto curato dal Gris del Lazio (gruppo immigrazione e salute
del Lazio) e dall’area sanitaria della Caritas, con il patrocinio della Società
italiana di medicina delle migrazioni.
I risultati del progetto sono stati presentati questa mattina a Roma nel
complesso monumentale del Santo Spirito, alla presenza dell’assessore regionale
alla sanità, Augusto Battaglia e del neo senatore Lucio D’Ubaldo, già presidente
del Cda Laziosanità-Asp. Alla presentazione hanno partecipato poi anche Pietro
Grasso, direttore generale Asl-Roma E e naturalmente Maurizio Sprovieri (Asl
Roma E e Gris Lazio) che ha coordinato i lavori e Salvatore Geraci, dell’area
sanitaria della Caritas, uno dei curatori della ricerca e della realizzazione
del progetto. I risultati quantitativi sono stati presentati dalla dottoressa
Laura Cacciani (AspLazio). La popolazione interessata dal progetto si aggira
sulle 5000 persone, in 35 campi nomadi della capitale.
Complessivamente gli operatori che sono stati coinvolti nel progetto sono
riusciti a compilare circa 1500 schede. Secondo il racconto degli operatori, la
maggiore sensibilità si è riscontrata tra le donne Rom che si sono avvicinate
con più facilità e si sono mostrate più curiose nei confronti del progetto
sanitario. Interessante il dato sul controllo della pressione arteriosa,
soprattutto degli uomini. Rispetto a circa 2000 contatti che si sono potuti
realizzare, i medici delle Asl coinvolte hanno riscontrato 384 casi di pressione
alta o ipertensione. Il 77% dei casi di ipertensione si è riscontrata tra
persone con più di 35 anni. Di questi casi il 71% riguardava una ipertensione
lieve, il 21% una ipertensione moderata e infine un 8% una ipertensione grave.
(pan) (vedi lanci successivi)
Campagna sanitaria a Roma, nessuna emergenza
Importante la vaccinazione dei bambini (''scoperto'' solo il 9%), ma hanno
pesato gli sgomberi del 2007. In alcuni insediamenti non è stato possibile
accertare completamente le condizioni igieniche e sanitarie
ROMA - Non si sono riscontrati casi di malattie infettive, né emergenze
sanitarie particolari nel corso della campagna di avvicinamento alle strutture
sanitarie pubbliche per i Rom e i Sinti di Roma che è stata realizzata nella
capitale alla fine del 2006 dal Gris (gruppo immigrazione e salute) e dalla
Caritas. A distanza di due anni si è fatto oggi un bilancio di quella esperienza
per poter estendere il modello di ricerca e di intervento anche ad altre realtà.
Lo spunto per avviare una campagna sanitaria era stato dato nel 2005 da due casi
di poliomelite che si erano manifestati in quell'anno in Bulgaria. Non c"è stato
comunque nessun stato d’allerta, ma la campagna sanitaria del 2006 a Roma ha
permesso comunque di vaccinare decine di bambini che erano rimasti fino ad
allora fuori dal sistema di prevenzione e controllo.
Il dottor Giovanni Baglio, presentando questa mattina a Roma i risultati della
campagna di sanità pubblica, ha detto che allora c’erano state ragioni
epidemiologiche fondate, ma che poi per fortuna non si sono riscontrate
particolari emergenze sanitarie in Italia tra i Rom e Sinti. Gli obiettivi della
campagna sanitaria nei campi Rom sono stati dunque due: il primo relativo alla
copertura delle vaccinazione e il secondo relativo all’accesso ai servizi da
parte dei Rom e Sinti. La campagna del 2006 ha fatto seguito a un precedente
intervento del 2002, durante il quale è stato vaccinato l’80% dei bambini dei
campi nomadi. Il grado di "scopertura”, ovvero il grado di assenza di vaccini, è
passato così dal 40% al 9%.
Molto importante, secondo il dottor Baglio, ma anche secondo il dottor Sprovieri
della Asl Roma E che ha coordinato i lavori di presentazione della ricerca, è
stato il grado di coinvolgimento del privato sociale nell’attività delle
strutture sanitarie pubbliche. Nelle conclusioni della ricerca, si mette
comunque anche in evidenza che l’impatto generale dell’intervento sanitario è
stato in parte vanificato dagli sgomberi avvenuti nel corso del 2007 a Roma. La
finalità del progetto era quella di favorire un rapporto stabile tra la
polazione dei Rom e Sinti e i servizi sanitari territoriali, ma ovviamente
questo deve presupporre un certo radicamento o quantomeno una stanzialità. In
alcuni insediamenti non è stato possibile accertare completamente le condizioni
igieniche e sanitarie.
Dall’esperienza che i medici e in generale gli operatori hanno fatto nei campi
Rom, si ricavano alcune conclusioni che sono generalizzabili. Ci sono cioè
alcune parole-chiave che sono emerse: 1) lavoro in rete; 2) integrazione e
sinergia tra pubblico e privato sociale; 3) approccio al tema con equipe
multidisciplinari; 4) offerta attiva di prestazioni sanitarie; 5) coinvolgimento
attivo della popolazione di riferimento. (pan) (vedi lancio successivo)
Di Fabrizio (del 25/04/2008 @ 09:23:51, in Italia, visitato 2226 volte)
Le autorità di Milano commettono un nuovo crimine contro i Rom:
antifascisti, vi invitiamo a ritrovare i valori della Resistenza
di Roberto Malini - Gruppo EveryOne
Milano, 24 aprile 2008. La città della Madonnina si prepara a festeggiare la
Liberazione capovolgendone lo spirito. La liberazione che Milano e i suoi
politici, una banda di razzisti senza scrupoli, inseguono è quella dai poveri,
dalle minoranze deboli, dalle famiglie Rom. Milano dedica mezzi e risorse,
impiega decine di agenti della forza pubblica per trasformarsi in una città "Zigeunerfrei",
libera dagli zingari. Ho vissuto a Milano per tanti anni e l'ho abbandonata
quando da città della solidarietà è divenuta città dannata, in preda a deliri
architettonici, fieristici e razziali, come la Berlino di Hitler. Oggi una
"squadra di protezione" formata da agenti in assetto antisommossa, agli ordini
dell'Obergruppenführer Gianvalerio Lombardi ha compiuto un'operazione di
sgombero nei confronti della comunità di Rom romeni, provenienti da Timisoara,
che si era rifugiata in un campo del quartiere Giambellino. Il campo era
"abusivo": numerose famiglie in condizioni di miseria tragiche si erano
rifugiate lì per evitare di morire di fame e malattie nella loro città di
origine, vivevano in una situazione di segregazione e discriminazione
insostenibile. L'azione degli agenti - ma per amor del vero, dopo aver osservato
le loro malefatte con i miei occhi, preferisco chiamarli "sgherri" - è stata
eseguita con metodi brutali. Uomini, donne e nugoli di bambini sono stati
costretti a uscire dalle loro baracche, messi in fila come gli ebrei rastrellati
dai nazisti durante l'Olocausto e costretti ad assistere alla distruzione del
loro piccolo, miserabile mondo. Le baracche sono state distrutte e date alle
fiamme senza che agli occupanti fosse concesso di prelevare i propri pochi beni.
Una mamma supplicava gli uomini in divisa: "Per piacere, lasciatemi prendere le
copertine per i miei bambini". Un poliziotto le rispondeva con un ghigno: "Non
ti servono a niente, perché adesso, con il nuovo governo, vi rimandiamo tutti in
Romania". I bambini piangevano, mentre i loro aguzzini li spintonavano e li
intimidivano con parole dure, offensive, improntate all'odio razziale. Una delle
famiglie cacciate in malo modo dalla squadraccia era la famiglia Covaciu, il cui
capofamiglia è un missionario evangelico, noto presso i Rom di Milano per gli
innumerevoli gesti di altruismo compiuti nei riguardi delle famiglie
perseguitate. Sua moglie parla cinque lingue: il romeno, il romanes, il
francese, lo spagnolo e l'italiano. Una dei loro quattro bambini, Rebecca
Covaciu, 11 anni, è dotata di un notevole talento nel campo delle arti
plastiche, tanto che alcuni dei suoi disegni - che documentano la vita dei Rom
in Italia - sono stati esposti a Napoli, nel corso della Giornata della Memoria
2008, presso le prestigiose sale dell'Archivio Storico, che li ha acquisiti in
permanenza. Altre opere di questa bambina straordinaria fanno parte del Museo
d'Arte contemporanea di Hilo (Stato delle Hawaii, U.S.A.). Le opere grafiche di
Rebecca sono state selezionate inoltre all'interno del Festival di Intercultura
di Genova "Caffé Shakerato" e concorrono per il Premio UNICEF 2008. Nonostante
questi suoi meriti, nonostante l'impegno del padre Stelian a cercare un lavoro
anche umilissimo in Italia, la famiglia Covaciu era costretta a vivere in una
baracca, in mezzo ai topi e ai parassiti, senza acqua potabile né corrente
elettrica. Solo l'aiuto offerto dai membri del Gruppo EveryOne ha evitato che
Stelian, sua moglie e i loro quattro bimbi subissero un destino tragico. Ora
Rebecca - che non è solo una grande promessa dell'arte europea (promessa che
sarà mantenuta solo se la persecuzione razziale in Italia non la ucciderà), ma
un angelo di sensibilità, altruismo e bontà - si è incamminata in una "marcia
della morte" verso il nulla, con i suoi cari. Noi cerchiamo di aiutarli come
possiamo, così come cerchiamo di soccorrere tanti altri Rom, ma le nostre
possibilità sono limitate e le tragedie causate dal razzismo e dalla spietatezza
delle istituzioni italiane sono migliaia. Non basta "occuparsi della
questione-Rom", bisogna che i veri antirazzisti, le poche persone che ancora
credono nel valore dei Diritti Umani, i veri spiriti umanitari e coraggiosi si
cerchino e facciano fronte, insieme, a una tragedia che per orrore e dolore
ricorda molto da vicino gli anni dell'Olocausto, della Shoah, del Samudaripen.
COMUNICATO
Come ogni anno, a partire da Carlo Cuomo, di cui ricorre quest’anno il decimo
anniversario della morte, Rom e Sinti, ‘milanesi’ indesiderati, parteciperanno
al corteo del 25 Aprile dietro lo striscione della loro Associazione Aven
Amentza – Unione di Rom e Sinti, con sede nel campo comunale di via
Triboniano.
Il volantino distribuito ricorda, come sempre (siamo un paese di memoria corta,
è bene insistere), le persecuzioni e le stragi nazifasciste contro Rom e Sinti,
e la loro partecipazione alla Lotta di Liberazione, senza conseguenze
liberatorie, a tutt’oggi, dalla guerra del pregiudizio. Essi rimangono in attesa
–vera prova di resistenza!- d’un 25 Aprile, che viene tutti gli anni, ma non per
loro.
Ma il testo denuncia anche l’aggravarsi di atteggiamenti persecutori, in cui si
distinguono nuovi ‘amministratori’, esperti spesso bipartisan nell’eliminazione
(‘solo’ sgomberi, per carità) di problemi e portatori, anzi che nella loro
soluzione: denomadizzare, parola nuova per spregevoli pratiche nazifasciste, che
sembravano consegnate ad una dolente memoria. Berlin ohne Zigeuner, Berlino
senza Zingari, era lo slogan che accompagnò le Olimpiadi del 1936, prima tappa
della strada verso Auschwitz. È la sicurezza, ragazzi. Ma per chi?
Intanto Rom e Sinti cercano di crescer famiglia e lavorare: in nero,
sottopagati, licenziati non appena un indirizzo li denuncia come Zingari. E,
beninteso, nomadi , e pertanto ladri.
Per i Rom, conclude il testo, clandestini sono i diritti.
Un saluto cordiale dal presidente Ernesto Rossi.
70° anniversario del Manifesto della Razza, base per le Leggi razziali,
60° anniversario della Costituzione italiana,
SESSANTATREESIMO 25 APRILE DI LIBERAZIONE
non solo per gli Italiani ma per tutti coloro che qui sono giunti in cerca di
una terra di pace e di lavoro, di democrazia, dove ricostruire la propria vita e
riprogettare il proprio futuro.
se questo è un paese libero
lo deve alle lotte e al sacrificio di chi si è opposto alla dittatura fascista e
all’occupazione nazista, che molti, interessati o confusi, cercano oggi di
dimenticare, così come si cerca di cancellare la Storia, quella delle violenze e
delle stragi, delle deportazioni, dei campi di concentramento e di sterminio.
In tutta Europa, dovunque si è organizzato un movimento di Resistenza, Rom e
Sinti ne hanno fatto parte; spesso talmente numerosi da costituire intere
formazioni, con propri comandanti (come in Jugoslavia, in Francia, in
Slovacchia); spesso compiendo imprese e atti di valore personale e d’importanza
storica; talvolta persino ottenendo il riconoscimento di una medaglia, in cambio
d’una vita sacrificata. VOGLIAMO DIFENDERNE LA MEMORIA
Rivendichiamo, così come facciamo per le centinaia di migliaia di nostri (e
vostri!) fratelli, sterminati dagli oppressori, che queste persone stiano col
loro nome nella schiera di coloro che hanno contribuito a liberare questo ed
altri paesi e a porre le basi di una nuova Europa. Senza confini, proprio com’è
nella nostra antica cultura. Ecco i nomi degli ignoti partigiani
rom e sinti italiani:
*il rom istriano Giuseppe Levakovich, detto Tzigari, che militò nella
Brigata “Osoppo”, in Friuli, agli ordini del comandante Lupo *Rubino Bonora,
partigiano nella Divisione “Nannetti” in Friuli *Walter Catter, eroe
partigiano, uno dei Martiri di Vicenza, fucilato l’11 novembre 1944 *suo cugino
Giuseppe Catter, fucilato ventenne nell’Imperiese da brigatisti. Il suo
distaccamento ne prese il nome. È decorato al valore. *il sinto piemontese
Amilcare Debar, l’unico ancora vivente, staffetta e poi partigiano
combattente nella 48^ Bgt. Garibaldi “Dante Di Nanni”, comandata da Colajanni.
Dopo la guerra fu rappresentante del suo popolo alle Nazioni Unite.*E molti
altri, ancora più ignoti.
Il 25 Aprile è arrivato anche grazie a loro, ma per i Rom e i Sinti non è
arrivata la liberazione dal pregiudizio che ha segnato tutta la loro storia. E
ancora oggi li opprime.
Quest’anno è il decimo anniversario della morte di Carlo Cuomo, che dedicò la
sua vita alla lotta per la giustizia e la libertà, mettendo al centro del suo
ultimo impegno i diritti basilari di Rom e Sinti.
SGOMBERI SGOMBERI SGOMBERI SGOMBERI SGOMBERI SGOMBERI SGOMBERI
Oltre 300 SGOMBERI in pochi anni a Milano e provincia
Questo significa donne e bambini che vagano abbandonati, persa la scuola e ogni
avere; uomini che vanno a lavorare senza una casa in cui fare ritorno, senza
saper dove ricoverare la propria famiglia:
certi amministratori si liberano dei problemi invece di affrontarli e
risolverli: così siamo tutti capaci
senza grandi stipendi. Denomadizzare è il verbo di ultima moda: parole nuove per
idee e pratiche vecchie, spregevoli, inumane, nazifasciste: Berlin ohne Zigeuner,
1936, Olimpiadi di Berlino senza Zingari. Deportati. Così è cominciata la storia
di Auschwitz. Siamo l’unico altro popolo, insieme agli Ebrei, sterminato durante
la Seconda Guerra Mondiale, per la sola colpa di esistere. È un dolore che non
si cancella mai. Ma ritorna più vivo quando vediamo fra voi quelli che
rimpiangono un passato infame. E senza vergogna pregano non si sa quale dio, in
chiese che non li vomitano fuori.
Punire chi commette reati, italiano, rom, sinto, o altro.
Casa, lavoro, scuola, salute, cultura per tutti!
Se un italiano ruba, è un ladro – se un rom ruba, tutti i rom sono
ladri – la sentenza è senza appello.
Non importa se ti alzi alle quattro del mattino per andare in cantiere per 10-12
ore di lavoro in nero, malpagato, senza sapere se tornerai a casa vivo o
storpiato. Costruiamo le vostre case; a noi offrono campi, container e
roulotte. Se no, baracche. O dormitori comunali, per dividere le nostre
famiglie. Per poter fingere e sostenere che siamo nomadi, anche se
abbiamo lasciato in patria le nostre case.
se la legge è uguale per tutti, perché per Rom e Sinti ci
vogliono leggi, regolamenti, patti speciali?
L’Unione Europea è formata da 27 stati e una nazione: questa siamo noi.
(dichiarazione ufficiale del Parlamento dell’Unione Europea)
* *** *
La nostra ASSOCIAZIONE “AVEN AMENTZA” – UNIONE di ROM E SINTI
è nata quattro anni fa per combattere il pregiudizio, con
l’incoraggiamento di CGIL Lombardia, Camera del Lavoro e Coop Lombardia. È
un’associazione di Rom, Sinti e non rom (gagè).
La nostra impostazione: *avere voce come Rom e Sinti, perché oggi, qui,
siamo muti *difendere concretamente i nostri diritti, per consolidare
l’esercizio dei doveri *usare l’associazione come percorso d’integrazione
nell’esercizio della democrazia *difendere la legalità e la sicurezza di tutti.
Partecipiamo al progetto europeo di ricerca RomEco; stiamo compiendo una
ricerca sulla partecipazione dei Rom e Sinti alla Resistenza. Ma
l’iniziativa di gran lunga più scandalosa cui abbiamo dato vita, grazie al
sostegno attivo di Camera del Lavoro di Milano e FILLEA Cgil, è stata l’apertura
(giugno 2005) d’uno sportello sindacale, tuttora attivo, nei campi di via
Triboniano, per il controllo delle buste paga e delle situazioni
lavorative di numerosi Rom, romeni e bosniaci.
SICUREZZA PER TUTTI – LA SICUREZZA È UN BENE COLLETTIVO, NON PRIVATO
Decine di Rom perdono il lavoro perché identificati dall’indirizzo del campo
come Zingari
Venite con noi! Questo significa Aven Amentza in romanès. Chi è interessato ai
nostri progetti e al nostro modo d’agire, può contattarci al telefono sotto
indicato o all’indirizzo meg.rossi@tin.it.
Per i Rom, clandestini sono i diritti
sede legale: Via Triboniano 212 – 20156 Milano (Italia). Tel.
+39.(02).48409114
Di Fabrizio (del 24/04/2008 @ 09:05:14, in sport, visitato 2650 volte)
Da
Romanian_Roma
Comunicato stampa (foto e video su
http://www.ergonetwork.org/run2008.htm)
Il 20 ottobre 2008, circa 900 persone hanno partecipato ad una maratona
contro la xenofobia, il razzismo e la discriminazione per le strade di Bucarest.
L'evento, organizzato da European Roma Grassroots Organisation, l'italiana Sport
per Tutti e da Open Society Institute’s Roma Initiative Office, era intitolato
"Corsa contro il Razzismo e la Discriminazione e formava parte di una più vasta
corsa interculturale nel mondo, Vivicittà. L'evento era anche un iniziativa
all'interno del Decennio per l'Inclusione Rom.
L'iniziativa di Bucarest era focalizzata nell'aumentare la consapevolezza
circa gli incidenti xenofobi accaduti in Italia alla fine del 2007 che hanno
portato ad un non voluto aumento delle tensioni interetniche tra italiani e
rumeni.
Il percorso passava ai limiti di due dei parchi centrali più popolari di
Bucarest (Herastrau and Kiseleff). Partners dell'evento erano l'Agenzia
Nazionale Rumeno per lo Sport, la Federazione Rumena d'Atletica,
l'Amministrazione Locale di Bucarest, la Federazione Rumena Sport per Tutti, la
Scuola Ispettorale di Bucarest, l'Associazione Atletica di Bucarest, il Centro
Politico per le Minoranze ed i Rom, l'Agenzia Nazionale per i Rom e il Consiglio
Nazionale Contro la Discriminazione.
L'evento intendeva creare legami tra le iniziative di base e le principali
istituzioni sportive in Italia e Romania, e sarà ripetuto il giorno 8 aprile
(Giornata Internazionale dei Rom) nei prossimi anni.
I partecipanti alla corsa comprendevano conosciuti sportivi Rom, Rumeni ed
Italiani, come il plurimedagliato Gheorghe Simion, Daniel Prodan (ex giocatore
di calcio e direttore delle Relazioni Internazionali della Federazione Calcio
Rumena) e Daniele Masala medaglia d'oro alle olimpiadi di Los Angeles del 1984.
Valeriu Nicolae, direttore esecutivo di European Roma Grassroots Organisation
e consulente di Open Society Institute, ha ottenuto un riconoscimento per il Far
Play da parte della Federazione Rumena d'Atletica per il suo lavoro
nell'organizzare la corsa.
European Roma Grassroots Organisation
Strada Rezonantei Nr.1-3
Bl 15-16 Sc A Ap 3 Sector 4
Bucuresti
Romania
Tel : (004) 0742379657 or 0727708788
Di Fabrizio (del 23/04/2008 @ 09:04:57, in media, visitato 3098 volte)
Da
Roma_Italia
Roma, 18 Aprile (AKI) - Le radio etniche forniscono un'importante presa
culturale che rafforza i migranti in Italia [..].
Isabella Clough-Marinaro, dell'Università Americana di Roma, dice che è
importante per i migranti come pure per gli italiani avere media pluralistici,
specialmente con l'elezione del primo ministro Silvio Berlusconi. mantenere le
loro radici" ha detto ad Adnkronos International (AKI).
Clough-Marinaro commenta così la crescita di stazioni radio etniche in quella
che è una società sempre più varia.
L'Italia ha almeno 40 stazioni radio o programmi radio che trasmettono dal
romanes al bengali, come pure in italiano.
Nonostante ciò, Clough-Marinaro dice che la politica non ha supportato
adeguatamente i migranti.
Dice Clough-Marinaro ad AKI che "l'Italia è parecchio indietro rispetto ad
altre nazioni riguardo ogni tipo di politiche integrative."
Visto che alcune stazioni radio trasmettono in italiano invece che nella
lingua nativa dei migranti, Marinaro dice che i programmi dovrebbero essere in
entrambe le lingue, per prevenire l'isolamento delle comunità.
Continua: "Se ci sono dei media nella sola lingua della minoranza, questa
sarà ghettizzata."
"Dev'essere parte di un più vasto progetto d'integrazione, ciò significa che
dev'essere possibile parlare in italiano, ma anche nella loro lingua nativa."
Clough-Marinaro dipinge un quadro fosco delle politiche italiane sotto il
nuovo governo ed intravede difficoltà per gli immigrati.
Dice ad AKI: "La situazione politica non aiuta, con l'ultimo governo
Berlusconi, la destra ha visto l'immigrazione come un problema di sicurezza e di
criminalità."
"Il nuovo governo non ha intenzione di fare molto per enfatizzare il ruolo
importante degli immigrati, specialmente con la Lega Nord che ha avuto una forte
crescita."
Berlusconi ha vinto le elezioni ma la sua maggioranza è condizionata
dall'appoggio della Lega Nord contro gli immigrati, che ha ottenuto l'8% dei
voti.
Martedì (scorso ndr) Berlusconi ha affermato l'intenzione di chiudere
le frontiere agli immigrati illegali.
Bajram Osmani,
membro preminente della comunità rom, è direttore della Voce Rom o Romano Krlo,
trasmessa da Radio Onda d'Urto nella settentrionale città di Brescia.
Osmani arrivò in Italia nel 1991 dall'oggi indipendente Kosovo, da dove
scappava per la situazione di tensione nel paese balcanico.
Adopera il suo programma radio per promuovere la cultura rom in Italia, dove
questo gruppo è sotto-rappresentato dai principali media pubblici e privati,
anche se molti componenti della comunità sono cittadini italiani o nati in
Italia.
Molte stazioni radio e trasmissioni sono effettuate su base volontaria e non
ricevono fondi dallo stato italiano, ciò rende difficile il loro successo.
"Questo è un programma di volontariato. Nell'Europa occidentale o fai da te o
sei fuori," dice Osmani ad AKI.
Nell'Europa dell'est, la comunità rom è meglio organizzata. Ci sono radio e
show televisivi che trasmettono in lingua romanes, riviste ed altri mezzi di
comunicazione.
Osmani trasmette notizie importanti per la comunità rom, come informazioni
sul processo immigratorio - un tema fondamentale per gli immigrati rom in
Italia.
Osmani non è preoccupato dal nuovo governo Berlusconi, e dice di apprezzare
il governo serbo per dare alla comunità un'opportunità di partecipare alle
prossime elezioni dell'11 maggio.
Durante le elezioni del gennaio 2008 in Serbia, due candidati rom hanno
ottenuto seggi in parlamento.
Clough-Marinaro, esperta sulla comunità rom, dice che i rom sono soggetti ad
una seria discriminazione in Italia, e niente sembra cambiare fino a che
l'Italia non sarà penalizzata per la sua azione.
"Se niente accade per forzare i media a terminare con la discriminazione
sistematica, un programma radio è come una goccia nell'oceano," dice.
L'anno scorso, il governo italiano ha passato un controverso decreto che
ordinava la rapida espulsione di cittadini dell'Unione Europea sospetti di
minaccia pubblica, dopo il brutale omicidio di una donna, commesso da un
immigrato illegale rumeno a Roma.
L'assassinio causò tensioni e sentimenti anti-immigrati in tutto il paese.
In un apparente "attacco di rivincita" razzista, assalitori mascherati armati
di lame, bastoni e catene, hanno picchiato quattro rumeni fuori da un
supermercato nei giorni caldi dopo l'omicidio.
Di Fabrizio (del 22/04/2008 @ 09:19:39, in Italia, visitato 2949 volte)
di Roberto Malini
Roma. La sera di martedì 30 ottobre 2007 il giovane romeno (di etnia Bunjas) Romulus Mailat aggredisce e uccide Giovanna Reggiani; la notte fra giovedì 17 e venerdì 19 aprile 2008 il romeno Ioan Rus - omonimo di un ministro della Romania - ferisce con un coltello e
violenta una studentessa del Lesotho. Due episodi caratterizzati da un'efferatezza inquietante e dalla stessa strumentalizzazione politico-mediatica: ambedue i casi sono stati utilizzati dalla
propaganda xenofoba per instillare nel popolo italiano odio contro contro gli zingari, anche se nessuno dei due aggressori appartiene al popolo Rom.
Nonostante i media e i portavoce delle Istituzioni italiane facciano a gara per sollevare l'allarme-sicurezza, i dati relativi a crimini violenti e in particolar modo a omicidi volontari restano oggi in linea con quelli pubblicati all'inizio di quest'anno
sul rapporto Eures-Ansa: l'Italia resta uno dei Paesi più sicuri d'Europa, seconda solo alla Norvegia (0,7 contro l'1,0 di Italia, Danimarca, Germania, Spagna; 1,3 di Gran Bretagna; 1,6 della Francia;
2,6 della Svezia; 5,6 degli Usa). Se è vero che gli omicidi di donne sono aumentati, è anche vero che i loro assassini sono stati individuati nel 75% dei casi all'interno della loro stessa famiglia:
è l'uomo di casa, infatti, il carnefice. La famiglia è teatro del 31, 7% degli omicidi, mentre la microcriminalità, spauracchio sbandierato dalla propaganda, raggiunge il 12,7%. In ogni caso, le donne italiane sono più al sicuro di quelle che vivono in Gran Bretagna (indice di rischio rispettivamente 6,6 e 7,7), Spagna (7,8), Giappone (8,1), Norvegia (8,7), Paesi Bassi (9,1), Svizzera (9,5), Germania (10), Australia (10,9), Usa (22). Le cause di morte delle
donne tra i 15 ed i 44 anni (fascia d'età prediletta dai femminicidi) sono, tuttavia, molto più frequentemente il tumore, gli incidenti stradali ed i suicidi.
E' cresciuto, con l'immigrazione, sia il numero di stranieri vittime (più 19,8% nel 2006 rispetto al 2005) che quello di autori di omicidi (più 31%). In sei casi su dieci si tratta di omicidi 'etnici' o familiari, cioé sia la vittima che l'assassino
sono stranieri. Qualcuno si sorprenderà, ma il numero di crimini violenti e omicidi perpetrati da Rom non ha alcuna rilevanza statistica!
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