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Di Fabrizio (del 22/07/2008 @ 09:10:00, in lavoro, visitato 1809 volte)
Da
Mundo_Gitano
Spagna: I Gitani rumeni si allontano dallo stereotipo
Por: JOAN M. OLEAQUE
La maggioranza lavorano, non sono nomadi, hanno figli scolarizzati e
scommettono sull'inserimento
Valencia - 14/07/2008 - Si chiama Mirela, ha 17 anni, è gitana rumena. Come
altre ragazze, segue un corso per imparare ed essere salariati. Lo fa
nella sede di Valencia della Fundación Secretariado Gitano. Veste alla maniera
occidentale, senza ori e gonne lunghe.
L'estetica gitana dell'Europa dell'Est è più eterodossa di quanto crediamo.
In parte, è legata a differenti sottogruppi di individui. Ci sono i
tradizionalisti ed i più modernizzati. I più chiusi sono poco penetrabili, rari
da inserire. I più aperti entrano ed escono dalle strutture della società
maggioritaria cercando legami.
Mirela vuole essere parte attiva del paese dove vive adesso. Non è un buon
momento, neanche per le politiche migratorie. Però con la sua attitudine, la
ragazza contraddice tutto quello che ha giudicato della sua etnia Gianfranco
Fini, presidente della Camera dei Deputati italiana. L'ex leader di Alleanza
Nazionale ha detto in pubblico che risulta impossibile fare qualcosa col popolo
rom. Secondo lui, i gitani dell'Est considerano "lecito" rubare, non
lavorare e prostituirsi. Queste tipiche accuse, oltre ad un oscuro collegamento
dei gitani rumeni con delitti e scandali, sono state brandite dal Governo di
Berlusconi per espellerli e per prendere loro le impronte - minori inclusi -.
Quello che è stato condannato dal Parlamento Europeo e che è proibito
dall'articolo 14 della Convenzione Europea per la Protezione dei Diritti Umani e
delle Libertà Fondamentali.
Anche in Spagna sono collegati popolarmente - però non in modo politico - con
malefatte di ogni tipo. Isolamento, violenza, inciviltà, delinquenza ed
estorsioni a minori sono assunti come qualcosa di unico alla loro esistenza.
Tuttavia, Mirela, in un castigliano che ha imparato guardando la tv, prova a
resistere in modo abbastanza logico. "La mia famiglia vive del ferro, lo
raccoglie, lo vende, è un lavoro che i valenciani non vogliono fare. Io arrivai
a 14 anni, scappammo dalla Romania perché lì non avevamo niente", dice.
"Arrivammo per provare ad avere qualcosa. Non è quello che cercano tutti?" si
chiede.
La differenza è che loro, come collettivo, sono perseguitati da un forte
stigma di paria. "Tuttavia molti di loro stanno facendo sforzi reali per
integrarsi", indica José María Martínez, del Secretariado Gitano, tecnico del
programma di inserimento per il popolo rom. "Solo nella Comunità
Valenciana abbiamo mantenuti contatti con circa 400 gitani rumeni e bulgari, ed
abbiamo incontrato pochi esempi di delinquenza o di sfruttamento di minori".
"Però questi casi, quando ci sono, generano molto conflitto e finiscono
intossicando il resto". Secondo José Sánchez, responsabile dell'Impiego nella
nazione di questa organizzazione, "potrebbero esserci circa 50.000 gitani
dell'Est nel nostro paese, ed una parte importante è arrivata per restarci".
Nella provincia di Valencia la cifra comprenderebbe 3.000 individui (del resto
della Comunità Valenciana non esistono cifre certe). Secondo José María Martínez,
"predominano quelli che mostrano una buona adattabilità al sistema". "Quello che
succede è che sono diluiti e non li relazioniamo con quelli che percepiamo
essere gitani dell'Est", aggiunge.
Marius, per esempio, è uno di questi rom che ha aperto il cammino. E'
evangelico ed è da molti anni nel nostro paese. "Faccio da autista per gente che
lavora nel campo, ho i miei permessi, pago l'affitto", espone. "In Spagna non si
vive di storie, non si può: io lavoro 60 ore la settimana".
Mentre racconta, condivide il tavolo in un caffè con Vasil, un bulgaro sulla
trentina - il 20% dell'immigrazione gitana dell'Est Europa nella Comunità
Valenciana è della Bulgaria - che ha fatto ogni tipo di corsi di formazione ed
ha inviato decine di offerte di lavoro. "Ho vissuto in una cassa di cartone,
sotto il ponte, poi ho lavorato in un circo", dice. "Qui uno può aprirsi il
cammino, però con molto sacrificio", ragiona.
Forse, l'offensiva contro i gitani in Italia può presentare il trattamento
della Comunità Valenciana come una migliore possibilità. "Non credo che ne
verranno altri", spiega Marius. "Noi gitani ci siamo rivolti alla Spagna e
Valencia perché avevano immagine di accoglienza. Tanto la Romania che le
Bulgaria formano parte dell'Unione Europea. Una moratoria pone ostacoli, cioè i
loro immigrati in Spagna possano lavorare come dipendenti sino al 2009.
Nelle parole di Helena Ferrando, coordinatrice del Secretariado Gitano,
"quelli che sono da meno tempo nel nostro paese, si vedono costretti
all'economia sommersa e non a quella che li liberi". "Erano radicati nel loro
paese e pretendono esserlo qui, solo che sono nomadi per cercare lavoro",
continua. "La maggioranza parla o intende il castigliano". Quelli chiamati
pisos-patera, con tutte le polemiche collegate, sorgono quando le famiglie
senza tetto si mischiano con quanti hanno potuto avere qualcosa. "L'evacuazione
non risolve nulla", ragiona Ferrando, "i gruppi si trasferiscono, okupan
qualcosa, li si rigetta e così all'infinito". Non è raro vedere gitani di mezza
età con le mani deformate e bruciate. Sono così per aver tentato di procurarsi
luce elettrica irregolarmente (l'acqua viene presa dalle fontane). Non è raro
vedere bambini con la faccia piena di punture di insetti. Però, se possono, non
se ne vanno: un ragazzo gitano perse le braccia in un incidente in Romania. Si
trasferì con la famiglia a Valencia per cercare da vivere. Morì. I suoi
tornarono al loro paese per seppellirlo. Però ritornarono nel nostro paese per
continuare a sopravvivere. Secondo José María Martínez, "un 70% delle famiglie
rom già ha i figli scolarizzati in Spagna".
A tutti è costato molto viaggiare dalla Romania - molte volte via mafia -
alle grandi città spagnole. Di seguito, si sono ripartiti secondo aspettative
lavorative. Per conoscerle, hanno prima contattato familiari o conoscenti che
erano qui. Avilés, Oviedo, Andalucía, Murcia, Comunità Valenciana, Badalona
e Madrid sono le grandi zone della presenza gitana dell'Est. La campagna, le
costruzioni o la musica ambulante, sono, come la raccolta del ferro, mezzi di
sussistenza. Ne Las pateras del asfalto, uno dei primi saggi scritti
sugli immigrati gitani in Spagna, il suo autore, Joaquín López Bustamante -
direttore della pubblicazione Cuadernos Gitanos - indicava che la
presenza dei rom i Romania si avvicinava "ai due milioni e mezzo di
persone. Però non c'è altro paese in cui essere gitano tenga peggior valore
sociale", aggiunge.
"Qui, almeno, sperano di avere un'opportunità", dice Miguel Monsell,
dell'entità Cepaim e dell'Osservatorio Lungo Drom, un programma europeo che ha
analizzato la presenza gitana immigrante nella costa mediterranea. "La donna è
la responsabile dell'istruzione, il maggior motore per l'inserimento".
Anche l'elemosina, sola o con i bambini quando è il caso, l'uomo non la
svolge. "Sono arrivate soprattutto persone tra i 20 e i 39 anni", precisa
Monsell. "I più giovani sono quelli che hanno il migliore inserimento", espone.
"C'è un 1% con studi universitari, ed il 10% con l'equivalente della Formazione
Professionale", chiarisce.
"Questo non facilita il trovare lavoro", spiega Nadja, di vent'anni, emigrata
di recente dalla Romania perché lì non poteva sopravvivere. Ora, assieme a suo
figlio e altri nove familiari, occupa un edificio disabitato nel centro di
Valencia. Vuole frequentare un corso di servizio domestico. "Però se devo
raccogliere il ferro, non ho tempo", si lamenta. Lei e suo marito fanno diversi
km. ogni giorno. Dal sorgere del sole alla notte cercano e ricercano
nell'immondizia. Poi con un carrello di supermercato lo portano ad una fabbrica.
Lontano, sulla spiaggia, altre famiglie rumene raccolgono rottami. Sono sul
punto di essere sgomberate. Occupano una proprietà pubblica abbandonata a cui
nessuno ha mai fatto molto caso. Sinora. Vasil, 25 anni e 5 figli, ha un veicolo
e fa viaggi continui per portare il ferro ai compratori. Si paga 20 centesimi al
kg. Guadagna di solito tra i 15 e i 20 € al giorno. Chi lo conosce dice che è di
carattere socievole. Oggi non si mostra così.
Neanche un suo familiare, Ghorghe, che lavora con lui, e che, a differenza di
Vasil, non parla spagnolo. Con loro ci sono bimbi piccoli, ragazze giovani,
donne più anziane. Queste ultime sono le più imbronciate. "Alla fine non serve
integrarsi", espone Vasil. "Non abbiamo voglia di parlare, né di comunicare",
dice. "Il motivo? I giorni passano, e tutto peggiora", conclude.
Di Fabrizio (del 22/07/2008 @ 08:58:10, in casa, visitato 1890 volte)
Da
Roma_Francais
Le Télégramme Morbihan - E' stato rivelato venerdì il piano d'azione
dipartimentale per l'alloggio di persone sfavorite nella regione di Morbihani.
Il prefetto Laurent Cayrel, ritorna sulle priorità in materia d'alloggio per
l'anno a venire.
Quali sono le caratteristiche di questo piano? Il piano è stato rivisto da un
anno dal presidente del consiglio generale. Non era stato rivisto dal 1991 e mai
più adattato. Deve rispondere a tre questioni. Come alloggiare le persone
sfavorite? Come assicurare il loro mantenimento durante la residenza? Le persone
devono poter pagare il loro affitto o ancora evitare un'espulsione precoce.
E infine come si possono garantire i percorsi residenziali (fare in modo che la
gente non resti a vita negli alloggi sociali)?
Come si ripartisce il Fondo di solidarietà per l'alloggio*
(FSL)? Oggi, l'FSL è utilizzato al 60% per le persone desiderose d'accedere
all'alloggio (una cifra al ribasso con il passaggio della cauzione d' un mese
invece di due) ed al 40% per il loro mantenimento. E' gente che ha difficoltà a
pagare il suo affitto ed i loro carichi. Incontrano in particolare difficoltà a
pagare la loro fattura energetica.
Qual'è il rapporto tra la domanda e l'offerta di alloggi nel dipartimento?
Abbiamo contato da 10.000 a 11.000 domande nel 2007. Una cifra stabile in
rapporto al 2006. Di fronte a ciò, quest'anno abbiamo messo a disposizione delle
persone sfavorite 7.500 alloggi. Restano da fare degli sforzi. Il termine per
accedere ad un alloggio - ugualmente stabile - è oggi di 15 mesi nel Morbihan.
Questo piano dipartimentale ha fatto della lotta all'habitat indegno una
priorità. E' stato stabilito un gruppo di lavoro per identificare gli alloggi
insalubri. Rimetterà il suo rapporto alla fine del mese di settembre. Questo
compito non è facile poiché i finanziatori e gli inquilini non si presentano per
segnalare un alloggio insalubre. Per ora, se ci si fida ai dati nazionali, la
proporzione degli alloggi insalubri è del 10%. Ciò che ne farebbe intorno a
3.000 nel Morbihan. Una volta identificati questi alloggi, vedremo caso per caso
cosa conviene fare: può andare dal rinnovamento all'abbandono. Allora sarà
stabilito un sistema d'aiuto. E' importante dire che non si lascerà la gente per
strada.
Quali sono le altre priorità di questo piano? Abbiamo presentato una carta di
prevenzione delle espulsioni locative per l'insieme dei parchi pubblico e
privato. La firma dovrà aver luogo a settembre. D'altra parte, stiamo
revisionando lo schema d'accoglienza della gens du voyage. L'obbiettivo è di
trovare una via di sedentarizzazione progressiva.
* Il Fondo di solidarietà per l'alloggio (FSL) è
finanziato dai dipartimenti. Permette di accordare un aiuto finanziario che
faccia accedere alle persone in difficoltà ad un alloggio o di mantenersi.
Propos recueillis par Pierre Manière
Di Fabrizio (del 21/07/2008 @ 10:41:41, in media, visitato 1390 volte)
Di Fabrizio (del 21/07/2008 @ 09:46:16, in Europa, visitato 1677 volte)
Da
Roma_Francais
14/07/2008 - Non c'è mai stata una politica ufficiale della Repubblica di
Slovacchia per la
sterilizzazione delle donne rom, ha fermamente insistito oggi Dianna
Strofova, Segretario di Stato al Ministero degli affari esteri della Slovacchia,
davanti al Comitato per l'eliminazione della discriminazione femminile (CEDAW).
Il Comitato esaminava il secondo, terzo e quarto rapporto periodico della
Slovacchia nel quadro della sua 41a sessione. La Slovacchia è diventata parte
della Convenzione nel 1993 in quanto Stato successore della Cecoslovacchia ed ha
ratificato il suo protocollo facoltativo nel novembre 2000.
La questione dei Rom in generale e le accuse di sterilizzazione forzata
contro le donne di questa comunità hanno impregnato l'insieme delle discussioni.
La Capo delegazione ed il rappresentante del Ministro dell' interno in seno alla
delegazione hanno lungamente spiegato le circostanze dell'affare e spiegato che
i perseguiti ed inquisiti a seguito di queste accuse, compreso il capo di
genocidio, non sono stati riconosciuti. Sono state tuttavia rilevate lacune
amministrative e sono state prese misure per garantire il chiaro consenso della
donna in caso di proposta di sterilizzazione. Inoltre, è stato introdotto nel
Codice penale slovacco il delitto di sterilizzazione forzata.
Tra i 10 membri della delegazione figurava anche la Rappresentante
plenipotenziaria del Governo slovacco per le comunità rom, che ha affermato che
le autorità cercano oggi di fare in modo che i Rom siano considerati come membri
effettivi della società, tutto nel rispetto delle loro specificità e tradizioni.
Ha in particolare insistito sugli sforzi intrapresi per la sanità e l'istruzione
di questa comunità. Esperti tuttavia hanno ricordato alla Slovacchia i suoi
obblighi positivi per impedire che siano commesse discriminazioni. E' stato
ricordato in particolare che il tasso d' occupazione delle donne rom non è che
del 4,5%. La delegazione l'ha attribuito in parte al debole livello di
qualificazione di questo gruppo, dovuto ad uno spiacevole disinteresse della
comunità rom per l'istruzione, contro il quale il Governo cerca di lottare
promuovendo l'istruzione dei bambini rom, in particolare delle figlie.
Gli esperti del Comitato si sono anche molto inquietati della violenza
domestica contro le donne, che ha provocato almeno 20 decessi nel 2007. Il
Governo, si è aggiunto, ha già preso misure perché le forze di polizia possano
meglio identificare e circoscrivere le realtà della violenza domestica, affinché
tutte le strutture coinvolte possano meglio fare fronte e che le vittime di
queste violenze possano avere accesso ad un aiuto ed a servizi professionali. Un
piano d'azione per lottare contro la violenza verso le giovani è in corso
d'elaborazione.
La delegazione ha riconosciuto che permane nel paese una forte segregazione
fondata sul sesso nel mercato del lavoro, che forti stereotipi nell'istruzione e
l'orientamento professionale contribuiscono a perpetuare. Ha ugualmente
attribuito ad un'assenza della domanda sociale il fatto che le elette politiche
restino poco numerose tanto a livello locale che nazionale, e così alcuni
partiti hanno adottato nella loro organizzazione interna delle quote
rappresentative per le donne. Le proposte in favore dell'imposizione di quote
nelle assemblee elettive si è scontrate con una forte opposizione, compreso a
volte delle donne stesse, che non si sentono a loro agio all'idea di dovere la
loro posizione alle quote, ha risposto la delegazione.
Gli esperti hanno rilevato forti scarti di salario in fatto di sesso, poiché
il salario delle donne rappresenta in media soltanto il 72,9% di quello degli
uomini, ed ancora di meno nel privato e che lo scarto tende ad aumentare. La
delegazione ha attribuito la tendenza a scarti di redditi più importanti tra i
due sessi al fatto che le donne sono più numerose nel settore pubblico (45%
degli impiegati nella funzione pubblica e 95% nei servizi dell'istruzione e
medicali), quando della crescita economica degli ultimi anni hanno approfittato
sopratutto i salari privati, dove le donne non occupano che un quarto dei posti.
Gli esperti si sono interrogati sull'efficacia dei programmi di sanità
genetica, in particolare a favore dei giovani, a causa dell'opposizione di
settori conservatori della società, tra cui la Chiesa.
Gli esperti si sono ugualmente preoccupati del finanziamento del futuro piano
d'azione per l'uguaglianza tra i sessi, nella misura in cui la delegazione
stessa aveva ricordato le difficoltà di finanziamento del precedente Piano
d'azione completato nel 2008. L'assenza di risorse specifiche per questo piano
aveva impedito la messa in atto di alcune misure, in particolare per la
protezione delle donne vittime di violenze. La delegazione ha spiegato che il
piano d'azione nazionale per il 2009-2013 è ancora in corso di preparazione e
riconosciuto che non si è ancora dotato di risorse finanziarie sufficientemente
precise.
La repubblica slovacca era l'ultimo paese i cui rapporti periodici nella
presente sessione il Comitato CEDAW doveva esaminare. Il Comitato si riunirà di
nuovo in sessione plenaria, venerdì 18 luglio, per chiudere la sessione.
Segue su:
UN.org
Di Fabrizio (del 21/07/2008 @ 09:45:37, in media, visitato 1355 volte)
Da Czech_Roma
Praga, 11.7.2008, 17:05, (ROMEA/CTK) Il Comitato Ceco di Helsinki (CHV) ha allertato il Segretario di Stato USA Condoleezza Rice dell'esistenza di pagine web ceche di neonazisti, che sono registrate negli Stati Uniti, in una lettera a lei indirizzata questa settimana mentre stava visitando Praga.
Rice e la sua controparte ceca Karel Schwarzenberg hanno firmato martedì a Praga il trattato USA-Repubblica Ceca su una base radar USA sul suolo ceco, nel quadro del piano USA di scudo anti missile.
CHV ha scritto che i neonazisti cechi ed altri gruppi estremisti simili hanno libero accesso ai server Internet negli Stati Uniti indipendentemente dal carattere intollerante ed aggressivo del materiale inviato.
Il comitato dice che questo è dovuto non solo al primo emendamento della Costituzione USA che garantisce libertà di espressione, ma anche alla mancanza di cooperazione effettiva tra le forze di sicurezza USA e degli stati Europei.
"CHV considera di fondamentale importanza che i post intolleranti su Internet o le manifestazioni direttamente neonaziste ed il loro impatto siano di conseguenza e impatto similari alle manifestazioni su Internet che sono proibite negli Stati Uniti, quelli connessi al terrorismo ed alla pedofilia," dice la lettera.
Si dice che Rice dovrebbe porre attenzione a questo tema e provare ad iniziare la cooperazione tra le unità di sicurezza ceche ed USA.
Di Fabrizio (del 21/07/2008 @ 09:14:03, in casa, visitato 2120 volte)
Da
Roma_Daily_News
Today's Zaman - Il sindaco Topbaş dice che il progetto di Sulukule dev'essere
rivisto
Il sindaco di İstanbul Kadir Topbaş ha detto che la municipalità reesaminerà il
progetto di rinnovamento urbano del quartiere
Sulukule alla luce delle raccomandazioni dell'UNESCO.
Il pianificato progetto di rinnovamento urbano rilocherà gli
abitanti di Sulukule
Giovedì 10 luglio 2008 - In un recente rapporto l'UNESCO ha puntualizzato che
il pianificato progetto di rinnovamento urbano del quartiere Sulukule a
Istanbul, abitato primariamente da Rom, consisterà nella demolizione dell'area e
la rilocazione dei suoi abitanti. Sulukule è compreso nell'area dei Siti del
Patrimoni Mondiali.
Alla conferenza stampa, Topbaş ha detto di avere il rapporto e di essere
informato sui fatti."Sono preoccupati sulla cultura del posto e che non vada
persa in complessi di grandi appartamenti. Ed anche noi lo sappiamo. Ma
puntualizzo il fatto al presidente dell'UNESCO che quando si progetta un posto
dove vivano le famiglie, non sarà sufficiente alloggiare tutte le famiglie di
Sulukule, a meno che non ci siano costruzioni di appartamenti," ha dichiarato.
Il sindaco ha detto che i residenti di Sulukule vivono in condizioni di tale
povertà da gettare l'acqua delle pulizie per le strade, notando che questa è una
situazione inaccettabile. Ha puntualizzato che a Sulukule ci sono costruzioni ad
un piano abitate da troppe persone. Topbaş ha notato che i funzionari UNESCO non
potrebbero offrire altre soluzioni e che concordino con lui quando dice che ci
sono due opzioni - preservare le attuali condizioni o costruire appartamenti
moderni. "Non vogliamo sradicare qualcosa nella nostra cultura. Non vogliamo
neanche trattare ingiustamente la gente... Rivedremo il progetto e troveremo una
via di mezzo," ha dichiarato.
La relazione sullo stato di avanzamento dell'UNESCO - recentemente preparata
da una delegazione di quattro membri del Centro Patrimoni Mondiali dell'UNESCO,
che ha portato ad un'ispezione di cinque giorni a maggio per determinare se la
città, Capitale Culturale Europea per il 2010, debba essere consegnata alla
lista "in pericolo" dell'organizzazione - è stata resa pubblica settimana
scorsa.
Secondo la relazione, Istanbul, attualmente nella Lista dei Patrimoni
Culturali, l'anno prossimo è attesa ad onorare il suo impegno nel prendere le
misure necessarie per la protezione dei suoi siti storici e sradicare le
inadeguatezze determinate dalla delegazione. Altrimenti, sarà messa nella Lista
UNESCO dei Patrimoni Mondiali in Pericolo.
Di Fabrizio (del 20/07/2008 @ 09:24:14, in scuola, visitato 1910 volte)
Da
Bulgarian_Roma
Gli esperti dell'Ispettorato Regionale per l'Istruzione hanno discusso
sull'integrazione scolastica dei Rom alla luce dei budget scolastici
Il numero degli abbandoni scolastici dei Rom probabilmente crescerà
acutamente con l'inizio del prossimo anno scolastico, dato che molti dei
genitori che vivono nei villaggi dove le scuole saranno chiuse, non sono pronti
a permettere ai loro figli di studiare in un altro posto. Il numero di scuole
chiuse è già troppo grande ed il processo di abbandono scolastico da parte di
chi le frequentava potrebbe sfuggire dal controllo. Non è un'eccezione che siano
state chiuse scuole con un numero relativamente alto di studenti. Nelle scuole
dei villaggi che non sono state chiuse il budget copre a fatica gli standard
minimi e per questo tutte le classi elettive ed i "doposcuola" saranno
cancellati, cosa che renderà il processo educativo significativamente peggiore.
D'altra parte, in molte scuole selezionate che integreranno gli studenti Rom
delle scuole chiuse, si può osservare una certa paura tra i genitore ed anche
tra gli insegnanti.
Questi sono stati indicati come i problemi acuti dell'integrazione dei
bambini Rom durante l'incontro di lavoro nazionale "Integrazione scolastica alla
luce dei budget scolastici". L'incontro era stato organizzato dal Centro "Amalipe"
ed ha avuto luogo dal 6 all'8 luglio a Lyaskovetz. Vi hanno preso parte esperti
di 15 Ispettorati Regionali per l'Istruzione (RIE) responsabili per
l'integrazione scolastica.
E' stato presentato durante l'incontro il rapporto "Pari Accesso dei Rom
all'Istruzione di Qualità" pubblicato da OSI. I partecipanti hanno discusso come
applicare le sue raccomandazioni alle condizioni della riforma dell'istruzione
del gennaio 2008. Si è anche discusso della fase attuale del programma "Folklore
dell'ethnoi - folklore Rom", come pure degli effetti del budget dedicato
sull'educazione interculturale. Hanno moderato l'incontro Deyan Kolev, Teodora Krumova
(Centro Amalipe) e Boyan
Zahariev (OSI – Sofia).
I partecipanti hanno concordato di proporre al Ministro dell'Istruzione ed
al Ministro delle Finanze di stabilire il Programma Nazionale per il Supporto
all'Educazione Culturale come mezzo per finanziare le classi elettive ed i
doposcuola che sono fuori budget. Proporranno anche l'incorporazione di
componenti aggiuntivi per le scuole che implementino la Strategia per
l'integrazione scolastica (approvata dal Ministero dell'istruzione a giugno
2004) nella formula dei cosiddetti "standard unificati di spese" (ad es. la
somma fornita dal Ministro dell'Istruzione e della Scienza per l'istruzione di 1
bambino).
E' stato anche deciso che il Centro "Amalipe" e i RIE organizzino incontri
regionali con le scuole chiave nelle sei giornate bulgare. Il primo sarà
organizzato il 15 luglio a Shumen. Vi prenderanno parte le principali scuole
chiave della regione nord-orientale. Saranno presentate durante l'incontro le
pratiche di successo per attrarre, mantenere ed integrare i bambini Rom a scuola
(come le classi di folklore Rom), le principali conclusioni del rapporto "Pari
Accesso dei Rom all'Istruzione di Qualità" e le opportunità per finanziare le
misure per l'integrazione dei Rom nel quadro del budget.
Ulteriori informazioni su
http://www.amalipe.com/en/?nav=news&id=76
Center Amalipe - Bulgaria
5000 Veliko Turnovo, p.o.box 113
Tel/fax: 00359 62 600 224;
tel: 00359 888 681 134
e-mail: center_amalipe@yahoo.com
http://amalipe.com
Di Fabrizio (del 20/07/2008 @ 08:59:49, in Europa, visitato 1752 volte)
Da
Roma_Francais
(belga/7sur7) 15/07/08 - La Romania lancerà una campagna culturale in Italia
per migliorare la sua immagine, appannata in seguito delle violenze commesse
nella penisola da dei Rumeni, e sulla raccolta delle impronte dei Rom in Italia,
ha annunciato martedì il ministro della Cultura.
"Non possiamo restare senza reagire, il mio ruolo è di migliorare i contatti
e le percezioni sulla realtà attuale rumena, essendola cultura il migliore
strumento", ha dichiarato il ministro Adrian Iorgulescu in una conferenza
stampa, citata da Mediafax.
"Andremo in Italia con un programma molto denso di manifestazioni culturali
in tutti i settori, e non solamente a Roma ma ugualmente in altre città
importanti d'Italia", ha spiegato, precisando che le basi di questo programma
saranno stabilite dopo una riunione bilaterale prevista a settembre in Italia.
Questa campagna si svolgerà su almeno due anni, in collaborazione col ministero
degli Affari esteri, ha annunciato il ministro.
Il ministero degli Affari esteri s'è dichiarato "inquieto", venerdì, per una
possibile discriminazione in occasione delle raccolta d'impronte della
popolazione rom in Italia, appellandosi a "rispettare i diritti dei Rumeni
recensiti".
L'Italia ha cominciato da luglio a schedare gli abitanti dei campi nomadi,
rilevando le loro impronte digitali, ma anche la loro etnia e religione, secondo
la comunità cattolica Sant Egidio.
Di Fabrizio (del 19/07/2008 @ 09:50:48, in scuola, visitato 1735 volte)
Ricevo da
Maria Grazia Dicati
Leggere e scrivere in romanés è arrivato anche in Spagna
L’UNION ROMANÌ ha recensito Il testo "Leggere e scrivere romanés"
su NEVIPENS ROMANI giornale quindicinale in difesa dei diritti umani,
contro il razzismo e la discriminazione che ha visto la luce per la prima volta
nel maggio 1986.
Inoltre il testo è stato illustrato anche sulla rivista trimestrale, a carattere
internazionale, I TCHATCHIPEN (LA VERITÀ, ROMANÒ), che offre ai suoi
lettori la possibilità di avvicinarsi al popolo zingaro da una prospettiva
sociale e culturale.
Attraverso articoli, rapporti di ricerca e fornisce un quadro veritiero della
comunità zingara, evitando stereotipi e di affrontare le questioni della
diversità ideologica e di rigore scientifico.
I Tchatchipen mostra anche i più significativi sviluppi di pubblicazioni
riguardanti la comunità zingara nella sezione di recensioni di libri e riviste,
si può prendere il polso ad una cultura gitana che è costantemente in via di
sviluppo.
I Tchatchipen è rivelato, in breve, come uno strumento molto efficace per
insegnanti, operatori sociali, sociologi, antropologi, linguisti, giornalisti e
tutti coloro che vogliono avvicinarsi a una delle più antiche minoranze in
Europa.
Di Fabrizio (del 19/07/2008 @ 09:36:44, in scuola, visitato 1534 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
BELGRADO 16 luglio 2008 - Fonte: Tanjug: Il Consiglio Nazionale dei Rom
accoglie con favore la decisione di introdurre il Romanì nelle scuole primarie.
Il Ministero dell'Istruzione ha deciso di rendere possibile lo studio della
lingua Rom.
Ibrahim Osmani, presidente del Comitato per l'Istruzione e l'Uso Ufficiale
delle Lingue, ha detto che il ministero ha appoggiato il progetto del
Consiglio Rom e preso un impegno per assicurare pari opportunità di accesso
delle minoranze all'istruzione a tutti i livelli, in linea con la Convenzione
Quadro Europea sull'Istruzione.
L'Istruzione dovrebbe fornire pari opportunità a tutti, indipendentemente da
religione o etnia, di prendere parte alla vita pubblica ed alle istituzioni, ha
detto, notando che "i diritti garantiti a tutti gli esseri umani possono essere
esercitati solo se hanno pari accesso all'istruzione".
La Serbia è una comunità multietnica, multiculturale e multireligiosa e
l'appoggio alle minoranze dovrebbe costituire il punto di partenza per il
progresso democratico e per la stabilità interna ed internazionale, ha detto
Osmani.
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