Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 26/02/2010 @ 09:06:03, in Europa, visitato 1814 volte)
Segnalazione di Eugenio Viceconte
L'Espresso Brutta figura dell'Italia all'inaugurazione dell'Anno
dell'Unione europea contro la povertà e le discriminazioni sociali. Nessun
rappresentante del governo ha replicato alle accuse del rappresentante della
comunità Rom sul razzismo degli italiani
Un'operazione di censimento di nomadi
Madrid, 21 gennaio: inaugurazione dell'Anno dell'Unione europea contro la
povertà e le discriminazioni sociali. Presenti il premier spagnolo Zapatero, il
presidente della Commissione europea Barroso e molti giornalisti. A una tavola
rotonda parla Mirko Grga, rappresentante italiano della comunità rom.
Grga va giù duro: l'Italia è un paese razzista, il governo sforna provvedimenti
discriminatori come il censimento nei campi rom.
Imbarazzo in sala, la moderatrice invita due volte un qualsiasi rappresentante
italiano a replicare alle accuse di Grga: il nostro paese era stato l'unico
oggetto di critiche nella placida mattinata istituzionale. Non si alza nessuno,
perché nessuno rappresenta l'Italia. Anche se un delegato ci sarebbe: Raffaele
Tangorra, direttore generale per l'inclusione e i diritti sociali del ministero
per la Solidarietà sociale. Invitato a Madrid per l'inaugurazione dell'Anno,
Tangorra ha usato la tattica della scimmietta: non vedo, non sento, non parlo.
Interpellato sul perché ha detto: "Non c'era tempo per una replica".
Falso, secondo la moderatrice: "Gli avrei lasciato tutto il tempo necessario".
Visto il silenzio, in difesa dell'Italia è intervenuto il commissario europeo
Vladimir Spidla. Non una gran figura.
G. Schi. (23 febbraio 2010)
Di Fabrizio (del 25/02/2010 @ 09:18:25, in Europa, visitato 1902 volte)
Da
Romanian_Roma
- Mediafax
22/02/2010 - Una conferenza a Bucarest sulle condizioni dei Rom presieduta
dal presidente Traian Basescu è terminata oggi (lunedì) in proteste.
Cinque membri dell'Alleanza Civica Rom (ACR) di Romania sono stati
allontanati fuori dalla conferenza dalle guardie della sicurezza, dopo che
avevano protestato contro la mancanza di impegno nel proteggere il gruppo
etnico.
La conferenza, tenutasi nel Palazzo del Parlamento, ha visto il lancio di un
rapporto sulla strategia per migliorare la situazione dei Rom.
Dopo aver ascoltato il discorso del presidente Basescu, i membri di ACR hanno
iniziato a protestare contro il disinteresse delle autorità verso i Rom.
Hanno esibito sciarpe col messaggio "dieci anni di strategie, zero risultati"
ed accusato il governo e le altre autorità di insufficiente coinvolgimento nel
proteggere i Rom.
Gli attivisti di ARC hanno ricordato anche il "puzzolenti zingari" usato dal
presidente in una conversazione privata qualche anno fa.
Hanno anche citato una recente dichiarazione del Ministero degli Esteri Teodor Baconschi,
che aveva detto che c'erano "certi problemi fisiologici e di natura criminale
nel cuore di alcune comunità rumene, specialmente nelle comunità di etnia rom."
I contestatori sono stati allontanati dalla sala dagli incaricati del
Servizio di Protezione e Sicurezza (la guardia del presidente), anche se il
presidente diceva loro che erano liberi di esprimersi.
"Lei non ci permetterà di parlare," hanno detto i contestatori. Ha replicato
il presidente Basescu: "Parlate allora, chi ve lo impedisce?", mentre erano
scortati all'esterno dagli incaricati alla sicurezza.
Basescu ha detto che la minoranza nazionale dei Rom non è stata esclusa dalla
società e che molti Rumeni apprezzano le tradizioni e la musica di questo gruppo
etnico.
Però, ha puntualizzato Basescu, perché la situazione dei Rom migliori, la
loro comunità deve prendere coscienza delle sue responsabilità.
In mancanza di ciò, ha detto Basescu, tutti i programmi europei e governativi
sono destinati a fallire, e non ci saranno progressi indipendentemente dalle
somme investite.
Di Fabrizio (del 22/02/2010 @ 09:12:03, in Europa, visitato 1831 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Antony Mahony, visitatore da Londra
La
Voivodina, provincia settentrionale della Serbia attuale, è sempre stata
considerata l'area più culturalmente mista dell'ex Jugoslavia, lo stato durato
dal Trattato di Versailles del 1919 allo scoppio della guerra civile nel 1991.
Ma le origini del popolo della Voivodina è posta più indietro nella storia. Al
tempo dell'imperatrice Maria Teresa quella ricca e fertile pianura tra due
grandi fiumi, il Danubio e la Tisa, accolse coloni agricoli dai paesi
confinanti: Ungheresi, Rumeni e Tedeschi come pure Serbi. Stabilirono
insediamenti che tuttora si possono riconoscere dallo stile architettonico dei
loro villaggi, in particolare nelle chiese. Nel tardo XIX secolo, che fu un
periodo di egemonia ungherese, gran parte del terreno venne drenato per
sfruttare ulteriormente il suo potenziale agricolo. Molte delle comunità
tedesche disintegratesi nel 1945 furono espulse per ordine del nuovo regime
del maresciallo Tito. Ci sono anche piccole ma significative presenze di
Slovacchi, Ucraini, Ruteni, Croati e Montenegrini. Sino al 1944 c'era anche una
comunità ebraica a Novi Sad, dove resiste tuttora la straordinaria sinagoga di
mattoni rossi. La Voivodina è sempre stata citata come esempio di area dove la
coesistenza pacifica era una realtà nella vita quotidiana piuttosto che
un'aspirazione.
La
Voivodina è anche patria di un'altra importante minoranza: i Rom. Durante il
loro lungo viaggio dalle regioni del Punjab e del Rajasthan nell'India, che
iniziò nell'XI secolo, i Rom si spostarono nel Caucaso e nell'Asia Minore prima
di arrivare nei Balcani. Per questo, la popolazione Rom nei paesi moderni
dell'Europa del sud est è sempre stata considerevolmente più alta che
nell'Europa occidentale.
Però, c'è una differenza significativa tra i Rom e le altre minoranze in
Voivodina, cioè la sistematica discriminazione ai cui i primi sono stati
sottoposti e rifiutati come stranieri, in particolare durante la II guerra
mondiale. Non c'è dubbio che i Rom continuano ad essere tra i popoli più poveri
e svantaggiati in Europa. Le loro generali povere condizioni di vita e la
mancanza di accesso al sistema sanitario significa che raramente pochi
raggiungono la tarda età, ed in termini di istruzione pochi proseguono dopo la
scuola dell'obbligo. Nel linguaggio delle analisi sociali, gli indicatori sono
molto bassi. Questi fattori pesano anche pesantemente contro i Rom nel mercato
del lavoro dove la loro mancanza di istruzione e formazione professionale,
assieme alla severa situazione economica di questo periodo della Serbia, sono
severi ostacoli a progredire. A Novi Sad, uomini e ragazzi rom si vedono spesso
sui loro carri a cavallo nella raccolta di cartoni e materiale da discarica per
essere riciclati.
Il tradizionale stile di vita dei Rom è saldamente ancorato alla cultura rom
e le famiglie hanno vagato per vasti territori con i loro carri trainati da
cavalli, per tutta la loro storia. Ma, durante gli anni '70, il governo di
Belgrado introdusse una nuova politica di insediamento forzato verso i Rom. Ma
dato che i Rom non avevano mai posseduto alloggi, furono incoraggiati - per così
dire - ad installarsi in edifici in disuso come unità industriali abbandonate o
ex quartieri di lavoratori ai margini delle città, dove iniziarono ad apparire i
cosiddetti quartieri rom. Un insediamento simile vicino a Novi Sad si è formato
nei ripari provvisori di un'azienda agricola. E' il posto che ora localmente è
conosciuto come "Bangladesh".
Per riconoscere le esigenze speciali dei Rom, la UE introdusse il "Decennio
dell'inclusione Rom" dal 2005 al 2015, allo scopo di influenzare politiche ed
azioni a livello strategico. Ma a livello base c'è un'organizzazione che ha
lavorato per diversi anni a fianco della locale comunità Rom: l'Organizzazione
Umanitaria Ecumenica (EHO), che è il braccio sociale delle cinque chiese della
minoranza locale (protestante, riformata e greca cattolica). EHO ha lavorato con
i Rom per oltre 15 anni, e l'approccio dell'organizzazione al rinnovamento
sostenibile degli insediamenti rom è stato prima testato nel quartiere
"Bangladesh" e mostra essere un gran successo. Questo modello è stato anche
adoperato nel villaggio di Đurđevo, nel comune di Žabalj, dove c'è un
altro insediamento rom conosciuto come "Ciganski Kraj" (quartiere zingaro), dove
EHO sta lavorando in attiva cooperazione con la comunità rom. Qui le case sono
piccole, le hanno costruite i Rom stessi usando mattoni riciclati ed altro
materiale dai siti in demolizione nelle aree circostanti. Quasi senza eccezione,
le case non hanno bagno o acqua corrente. La comunità ha identificato in ciò
l'urgenza sociale più immediata ed è stata richiesta l'assistenza di EHO. La
loro risposta è arrivata in tre tappe: prima, un processo di consultazione con
la comunità ed una valutazione dei bisogni - incluso la capacità dei Rom ad
intraprendere loro stessi i lavori necessari; seconda, i fondi sono stati
raccolti da EHO tramite donatori in Svizzera; terza, il progetto si sviluppato
nel 2009 prima di novembre e dell'arrivo dei freddi venti invernali. Con un
prezzo base di €1.500 per edificio, ogni famiglia ha ricevuto il materiale per
costruire un piccolo bagno interno, compresi le mattonelle e l'impianto
idraulico, senza bisogno di adoperare manodopera extra. Un vero esempio di
progetto di auto-aiuto che risponde ai bisogni espressi dalla comunità.
Robert Bu è il manager del programma Rom per EHO. "Attualmente siamo l'unica
organizzazione di base in Voivodina con la capacità di guidare un progetto
alloggiativo e di inclusione sociale. E'una sfida ed una grande responsabilità,
ma qui stiamo ottenendo qualcosa di molto importante".Robert vede nella
partecipazione dei Rom in tutte le fasi del progetto la differenza tra questo ed
altri programmi regionali. La gente costruisce sulle proprie capacità e risorse
e ciò contribuisce allo sviluppo della comunità locale. "Questo modello non
impone soluzioni prefabbricate. La progettazione individuale accresce il
sentimento di appartenenza del processo e permette al gruppo individuato di
prendere le proprie decisioni".
Zlatko Marjanov e sua moglie stanno partecipando al progetto alloggiativo nel
quartiere Ciganski Kraj. "Sono molto contento dell'approccio tenuto perché ho
appreso nuove tecniche di costruzione che posso anche applicare altrove" dice
Zlatko. Sua moglie annuisce, aggiungendo che senza il supporto finanziario, non
avrebbero mai potuto investire soldi per un bagno loro.
Ristrutturare case e fornirle di acqua e servizi igienici è solo una parte
del programma EHO per i Rom. Il programma include istruzione, educazione
sanitaria di base, formazione vocazionale, consulenza legale ed aiuto nel
trovare lavoro. Attraverso un impegno a lungo termine con la comunità rom in
Voivodina, EHO sta creando una reale differenza nella vita di una delle più
povere comunità in Europa. Come scrisse Anna Frank. "Come sarebbe meraviglioso
se nessuno dovesse aspettare un solo momento per iniziare a migliorare il
mondo".
Di Fabrizio (del 21/02/2010 @ 09:26:03, in Europa, visitato 1776 volte)
Da
Slovak_Roma
La maggioranza degli abitanti sono Rom, ma i fondi pubblici sono stati usati
per dividerli dai quartieri più benestanti
TimesOnLine Adam LeBor, Ostrovany, Slovakia
18/02/2010 - La struttura più solida costruita nel ghetto rom ad Ostrovany è il
muro che lo divide dal resto del villaggio, costato €13.000 ai fondi pubblici,
per separare quanti vivono in condizioni di medioevale squallore dai loro vicini
non-Rom.
La struttura lunga 150 m., costruita con lastre di cemento alte 2,2 m.,
ha oltraggiato i Rom e gli attivisti dei diritti umani. "Nessuno ci ha detto che
stava succedendo questo - sono solo venuti un giorno ed hanno iniziato a
costruire," dice Peter Kaleja. "Il sindaco non avrebbe dovuto spendere tutto
quel denaro per il muro, ma avrebbe dovuto costruire case per noi."
Kaleja, 21 anni, vive con sua moglie e la figlia di 19mesi in una catapecchia
di fango e legno. Il gelido vento invernale soffia forte attraverso le fragili
pareti e non c'è acqua corrente, gas o collegamento alle fognature, ma hanno la
corrente elettrica ed una stufa a legna. Sopravvivono con un assegno sociale di
€170 al mese.
In Slovacchia, come nei vicini paesi dell'Est Europa, i Rom vivono ai
margini. Hanno una minore aspettativa di vita, sono di più i disoccupati ed
hanno un tasso più alto di mortalità infantile. I bambini rom sono più spesso
diagnosticati con disabilità mentale - anche quando non ne hanno - e come
risultato sono messi in scuole speciali.
Ci sono circa 350.000 Rom in Slovacchia, circa il 7% della popolazione, ma ad Ostrovany
sono circa i due terzi dei 1.786 residenti. Ma le risorse municipali non sono
condivise proporzionalmente.
Gli incaricati comunali di Ostrovany dicono che il muro era necessario per
proteggere i proprietari di case i cui giardini confinano con l'insediamento rom
e che lamentano frequenti furti di frutta.
Le baracche dei Rom sono costruite illegalmente su terreno privato, senza
autorizzazioni, dice
Cyril Revak, il sindaco. "Anche i Rom sono cittadini di questo paese. Meritano
tutto l'aiuto che possono ottenere ma devono obbedire alla legge. L'unica
critica che posso accettare è sull'uso delle finanze pubbliche per proteggere la
proprietà privata - ma non è stato un errore, perché un giorno aiutiamo qualcuno
e quello dopo qualcun altro." Aggiunge che il comune sta cercando di acquistare
terreno per costruire case ai Rom, e di voler lanciare un programma per aiutare
i bambini rom alla scuola superiore.
Il muro, d'altronde, manda un potente messaggio di esclusione, dice Stanislav Daniel,
dell'ERRC. "E' un valore altamente simbolico. Non obbietteremmo se i proprietari
costruissero e pagassero il loro muro. Ma è la prima volta che un comune in
Slovacchia usa denaro pubblico per proteggere la proprietà privata di pochi."
Di Fabrizio (del 20/02/2010 @ 09:30:58, in Europa, visitato 1610 volte)
Da
Romanian_Roma
17/02/2010 "Naturalmente, abbiamo dei problemi fisiologici di criminalità
entro alcune comunità rumene, specialmente tra i cittadini rumeni di etnia rom"
- Teodor Baconschi, Ministro Rumeno agli Affari Esteri
La dichiarazione si può trovare nella rassegna stampa sul sito del Ministero
degli Esteri [1
in inglese ndr] dell'11 febbraio 2010. Qualcuno potrebbe pensare che
Baconschi creda nel razzismo biologico e la sua dichiarazione sembra collegare
biologia, criminalità ed etnia. Ci si potrebbe anche aspettare la sua prossima
sentenza circa la spazio vitale dei puri Rumeni - la Romania generò uno dei più
radicali movimenti nazisti in Europa durante gli anni '30. Diverse OnG
rumene, tra cui la nostra, ha chiesto una rettifica a Baconschi.
Teodor Baconschi è un diplomatico di carriera, ed ha un Rom - Gheorghe
Raducanu, come consigliere. Dato che Raducanu occupa anche una posizione di alto
livello - Segretario Generale - entro il Forum Europeo dei Rom e Viaggianti,
un'organizzazione che è giustamente molto attiva contro l'anti-ziganismo; la
nostra organizzazione richiede che il Forum renda chiara la sua posizione
riguardo la dichiarazione razzista del ministro Baconschi, chiede anche che
Raducanu si dimetta dalla sua posizione nel Forum o viceversa da consigliere del
Ministero degli Esteri.
Policy Center for Roma & Minorities
Bucharest, 010152, Intrarea Rigas 29A, Ap. 31, Sect. 1, Romania.
Tel. 0040-742379657
Fax: 0040-318177092
www.policycenter.eu
Di Fabrizio (del 18/02/2010 @ 09:43:04, in Europa, visitato 1534 volte)
Da
Bulgarian_Roma
TOLblogs
Nel quartiere rom di "Iztok" della città di Kiustendil, nel sud ovest, un
gruppo di giovani volontari assieme all'associazione LARGO ha raccolto la somma
di 412,57 leva ($290) per aiutare i bambini di Haiti. L'iniziativa è stata
condotta da Botselin Mitkov, un attivista locale.
I fondi raccolti per Haiti
Il 3 febbraio i volontari, forniti di urne della Croce Rossa bulgara, hanno
iniziato a raccogliere fondi, fiduciosi che i Rom sarebbero stati generosi
rispetto a quanto accaduto ad Haiti. In cinque giorni hanno coperto tutti i
caffè ed i negozi locali del quartiere. Hanno anche visitato parecchie scuole.
Il gruppo dell'associazione LARGO, lo staff dell'ufficio per il lavoro del
quartiere, come pure i gestori del club culturale "Vassil Levski" hanno
contribuito tutti. Anche le chiese del quartiere hanno fornito supporto.
Alle 11.00 dell'8 febbraio i volontari hanno aperto le urne e contato i fondi
raccolti sotto la supervisione dei media locali. Si erano riuniti 412.57 leva.
Volontari a Kiustendil
Il direttore esecutivo di LARGO, Stefan Lazarov, ha detto che ciò che
hanno fatto i volontari è una bella impresa. "Se possiamo, aiutiamo,
indipendentemente che si tratti di un Rom,un Tedesco o un Bulgaro... non è
importante quanto denaro raccogliamo, quello che importa è il gesto. I volontari
hanno agito in buona fede e per una buona causa, per aiutare i bambini ad Haiti".
Ha aggiunto che "qualcuno non solo ha donato denaro, ma anche propagato la
campagna via SMS."
Secondo l'ufficio nazionale del lavoro, il 96% degli abitanti del quartiere "Iztok"
è disoccupato.
"Tutti noi guardiamo la TV. Negli ultimi giorni i bambini sofferenti di Haiti
erano diventati la notizia principale. Tutti sanno di loro e della tragedia che
gli è capitata. Abbiamo saputo di quanti paesi avessero raccolto fondi per il
futuro di quei bambini. E per questo che noi ed i volontari abbiamo deciso di
intraprendere questa iniziativa e di cercare di aiutarli," dice Botselin.
Ha condiviso che loro non avevano grandi aspettative, perché molta gente è
senza soldi. Ma non ha nascosto di essersi mosso in virtù del fatto che per
compassione la gente avrebbe donato sino all'ultimo centesimo.
– by Ognyan Isaev
Di Fabrizio (del 16/02/2010 @ 09:34:25, in Europa, visitato 1518 volte)
Da
Roma_Francais
Tribune de Genêve
Rom espulsi dalla Francia: Bucarest s'impegna a seguire meglio il loro
reinserimento -
11.02.10
Il segretario di stato francese agli affari europei, Pierre Lellouche, ha
ottenuto giovedì dal governo rumeno che nomini un responsabile al reinserimento
dei Rom espulsi dalla Francia ed invii magistrati e poliziotti rumeni in Francia
per lottare contro la criminalità.
Lellouche, che era accompagnato da diversi deputati, è stato ricevuto dal
primo ministro rumeno Emil Boc.
Al termine del loro incontro, Lellouche e Boc hanno annunciato tre
decisioni.
La prima è la designazione di un segretario distato rumeno incaricato del
reinserimento dei Rom, "che permetterà", ha spiegato Lellouche, "a noi, Francesi
ed Europei, di accompagnare il reinserimento dei Rom in Romania".
Questo "seguito" necessario, ha detto, era il "collegamento mancante" nella
sorveglianza e nel reinserimento.
La seconda decisione è l'invio di un contingente di poliziotti e magistrati
rumeni in Francia per, ha detto Lellouche, "aiutarci a smantellare il traffico
di esseri umani". Attualmente era in Francia un piccolo numero di poliziotti e
di giudici rumeni.
La terza è una "politica di cooperazione" per "mobilitare fondi europei al
servizio del reinserimento della comunità rom". "Siamo pronti ad aiutare questo
reinserimento con fondi francesi ed europei", ha detto. Ha poi sottolineato
l'importanza che il governo rumeno utilizzi bene questi fondi.
Questa politica, ha precisato il responsabile francese, "si sosterrà sulla
conferenza europea di Cordova (Spagna), in aprile, sui Rom".
Boc ha qualificato le discussioni come "molto dirette". Ha
assicurato che il suo governo ha praticato una "tolleranza zero" verso le
associazioni a delinquere che incoraggiano i Rom a recarsi clandestinamente in
Francia.
8.000 Rom sono stati ricondotti nel 2009 dalla Francia alla Romania, con in
tasca un biglietto d'aereo, 300 euro per adulto (e 100 euro per bambino). Circa
i due terzi di loro ritornerebbero in seguito clandestinamente.
"Dare loro dei soldi", come fa attualmente la Francia, "porta per principio
al fallimento, poiché la maggior parte riesce a tornare" per guadagnare nuova
pecunia, ha osservato Marian Tutilescu, segretario di stato all'interno.
Inoltre, ha stimato Tutilescu, la comunità rom è generalmente "refrattaria
alle azioni di reinserimento sociale" ed "il quadro giuridico attuale" in
Romania "non permette di lmitare il passaggio attraverso le frontiere", eccetto
per i minori non accompagnati, applicandosi la libera circolazione a tutti i
cittadini europei.
Di Fabrizio (del 14/02/2010 @ 08:19:35, in Europa, visitato 1549 volte)
Segnalazione di Gabriel Segura
Laboratorio di cucina, una delle attività dell'associazione. :: BLANCA
CASTILLO
ElCorreo.com
Gitani sul buon cammino
L'associazione Gao Lacho Drom celebra 25 anni di lavoro a favore
dell'integrazione
07.02.10 - 03:07 - FRANCISCO GÓNGORA | VITORIA.
"Cos'è, un carro armato?" domanda Jesús Jiménez, di 7 anni, quando la maestra
indica la ruota disegnata sulla bandiera azzurro cielo e verde terra dei gitani.
"Ma non te l'ha detto tuo padre?", insiste l'insegnante. "Ah, sì! - dice il
bambino - Che prima non avevamo case, ma solo gli alberi". La scena ha avuto
luogo nel giorno di Santa Águeda nell'aula di ripasso educativo che
l'associazione Gao Lacho Drom tiene in calle Antonio Machado del barrio di
Sansomendi de Vitoria. Vecchi ricordi si affacciano nella mente dei piccoli
gitani, che così celebrano, per esempio, la tradizione di cantare con i bastoni
alla santa martire, come qualsiasi studente.
Ne Jesús ne su fratello Ángel, di 9anni, immerso nell'imparare la tavola
pitagorica, sanno niente della vita errante, dei carri, del dormire sotto le
stelle, degli accampamenti di baracche degli anni sessanta e del villaggio di
adattamento chiamato "un popolo (villaggio) nel buon cammino" - è il significato
di Gao Lacho Drom - che è posto molto vicino all'attuale laboratorio di
Lakuabizkarra nel 1971. Non ne sapeva niente, salvo i racconti a voce un'altra
volta "dei genitori", Pascual Borja, 28 anni, vice-presidente dell'associazione,
Bartolomé Jiménez, che presto diventerà leader del collettivo.
"Siamo una nuova generazione, non conosciamo queste sistemazioni marginali e
neanche quella malavita che non ha niente di romantico. E' da idioti credere che
a qualcuno piaccia vivere nella sporcizia, come molti continuano a pensare. Io
sono nato sul suolo di Antonio Machado - tre mesi dopo che i miei abbandonarono
il villaggio. Ho potuto studiare e non vivo al margine", afferma il giovane
Pascual che maneggia, inoltre, la lingua di un patriarca, la cortesia, la
diplomazia, l'ospitalità, il saper stare con tutti. E tutto ciò è la somma di
una grande conoscenza della gente. Con le statistiche e con l'esperienza che
nasce dal ricevere la gente ed ascoltare i suoi problemi.
Chi si ricorda dettagli inverosimili di quella tappa oscura sono Bartolomé e
Julia Chávarri, la religiosa del Divino Maestro che cominciò a lavorare col
gruppo nel 1968, animata da quello spirito postconciliare del Vaticano II che
portò molti cristiani a compromettersi con i più deboli.
Una vasca congelata
"Il sindaco era Lejarreta ed ottenemmo qualcosa per la prima volta in Spagna,
abitacoli con bagno, cucina e una stanza di 36 metri che poi ciascuno separò con
mattoni, secondo le sue necessità. Era qualcosa per iniziare ad uscire dalle
baracche. Gli inverni furono durissimi. La vasca per lavare si congelava",
riferisce Julia, "l'anima ed il cuore dell'associazione", che a 77 anni continua
l'attività preparando però il ricambio.
Quando Bartolomé Jiménez va indietro nel tempo e vede il cammino percorso dal
suo popolo si inorgoglisce."Si è sofferto molto. Si sono superati conflitti, ci
sono tuttora discriminazioni, però abbiamo sempre tentato di superarle parlando.
Abbiamo contribuito a costruire Vitoria, alla pace sociale e, senza dubbio,
abbiamo ricevuto molto dal resto della gente di buon cuore". La lista è lunga:
Cáritas, Cayo Luis Vea Murguía, Pedro Mari Núñez e la sua famiglia, tutti i
sindaci meno uno "che era molto cattivo", Jesús Loza e tutti i gruppi politici,
PNV, PP, PSE, EA, IU, "tutti senza eccezione ci hanno aiutato", sottolinea
soddisfatto il patriarca.
"Integrazione esemplare"
"Credo che il processo di integrazione sia stato esemplare a livello
spagnolo. Ci sono state luci ed ombre, come la decisione di creare un collegio
per i soli gitani, ma poi è stato ricondotto. Ottenere che vivano sparsi per la
città come tutti i vitoriani senza creare ghetti è stato fondamentale", pensa
l'ex sindaco José Ángel Cuerda, che ricorda come "affrontammo il rialloggiamento
dalle case di Antonio Machado alla città negli anni '80, assieme al Ministero
della Casa. Hanno collaborato tutte le istituzioni", sottolinea.
Ma questa buona immagine trasmessa dalle istituzioni e dalla stessa
associazione incontra anche polemiche come quella dei "Bartolos" dell'avenida de
los Huetos che questa settimana hanno persola casa per non aver pagato le loro
case. "Il 95% dei gitani svolge una vita normale senza creare conflitti. Essere
differente non è sinonimo di essere cattivo, anche se ci costa rompere il muro
dei pregiudizi e degli stereotipi. Da parte nostra abbiamo fatto uno sforzo, nel
far pace con loro. Perché anche loro hanno diritti", sottolinea Bartolomé
Jiménez, 65 anni, leggenda vivente di questo collettivo. Un'attitudine che lo
onora, perché durante una discussione con il clan dei "Bartolos" nel suo
ufficio, una pallottola stava per costargli la vita.
IL DATO
3.500 sono i gitani a Vitoria e Álava, una comunità che soffre la
disoccupazione e la crisi in una maniera più virulenta che altri gruppi.
Molti di loro vivono completamente integrati e sparsi nei vari quartieri di
Vitoria, anche se i gruppi più grossi si concentrano a Sansomendi e nel
Casco Viejo.
Di Fabrizio (del 10/02/2010 @ 09:09:34, in Europa, visitato 1969 volte)
Da
Roma_Francais
Fabienne Huger, Vincent Vérier -
08.02.2010
Domenica sera, poco prima delle 20.00, s'è sviluppato un incendio su un
terreno comunale in voie du Bouvray a Orly, dove alcuni Rom avevano installato
sette baracche da circa un anno. Le fiamme, che hanno devastato due baracche e
danneggiato una terza, sono costate la vita ad un bambino di quattro anni.
Una bambina di due anni, che potrebbe essere sua sorella ed è stata seriamente
ustionata al viso, è ricoverata in prognosi riservata all'ospedale Trousseau,
dove è stata condotta d'urgenza. Due adulti, un uomo di 28 anni ed una donna di
22, sono stati feriti più leggermente alle braccia. Qualche istante dopo il
dramma, la sindaca di Orly (DVG - sinistra indipendente ndr), Christine Janodet,
presente sul posto, ha fatto aprire il ginnasio
Paul-Eluard, situato nelle vicinanze, per alloggiare i sinistrati. La psicologa
della scuola è stata sollecitata a sostenere la piccola comunità.
Una tragedia che puntualmente si ripete nei campi e nelle
baraccopoli in Europa. Certo, nel dolore spicca il comportamento delle autorità
di Orly (proprio come quelle italiane, vero?).
Purtroppo la bambina ustionata non ce l'ha fatta. Leggo su
Roma_Francais
Ahimè, la piccola Francesca (15 mesi) non è sopravvissuta alle bruciature. Ci
siamo riuniti ieri sera (il comitato Romeurope 94) a Orly con la sindaca, i
compagni di Romeurope 94 e le famiglie ospitate provvisoriamente in un ginnasio
ed anche con la famiglia interessata da questo dramma: la morte di due bambini (Stéfan
di 3 anni e la piccola Francesca).
Certamente daremo un altro senso alla nostra giornata che si voleva festiva
sabato prossimo (al Royal) a Choisy-le-Roi (giorno dell'anniversario di 10 anni
d'accompagnamento dei Rom nella Val-de-Marne) in presenza di numerosi eletti
(consiglio generale, ecc.) che manterremo agli stessi orari (ma con un altro
contenuto).
Redigeremo un opuscolo che vi faremo conoscere rapidamente.
Yves LORIETTE
Di Fabrizio (del 08/02/2010 @ 09:24:12, in Europa, visitato 1691 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
02/02/2010 - Il 25 novembre 2009 Thomas Hammarberg, Commissario per i Diritti
Umani, ha scritto una lettera alla Cancelliera tedesca Angela Merkel, in cui
chiede di fermare con urgenza la deportazione dei rifugiati Rom verso il Kosovo.
Ieri in un seminario a Stoccolma, Thomas Hammarberg ha informato di aver
ricevuto una risposta dal governo tedesco, che gli intimano di non rendere
pubblica (cosa tra l'altro impossibile secondo le leggi svedesi). Invece, ha
raccontato al pubblico sul contenuto della risposta. La Germania sta insistendo
nella sua politica di deportazione dei rifugiati verso il Kosovo. Nella
risposta dicono che intendono deportare 2.500 rifugiati Rom all'anno, sino a
quando tutti 10.000 avranno lasciato la Germania. E' tutto estremamente
spaventoso. Thomas Hammarberg mi ha detto che intende visitare nuovamente il
Kosovo nelle prossime settimane. Dopo, intende scrivere a tutti i governi
europei (Svezia compresa) che intendono deportare rifugiati Rom verso il Kosovo
per chiedere loro di fermarsi.
[...]
Irka Cederberg
Journalist
Davidshallsgatan 25 A S-21145 Malmö Sweden
Tel +46-40-232402
mobil +4670-6368817
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