Di Sucar Drom (del 24/11/2008 @ 12:22:26, in blog, visitato 1980 volte)
Un "pacchetto sicurezza" che non è degno di uno stato di diritto
Dai lavori di questa settimana in Senato potrebbe uscire uno statuto legislativo
piuttosto pesante nei confronti non solo degli immigrati – quattro milioni circa
di persone, "regolari" o "irregolari"–, ma anche di ...
Nuovi immigrati, l'85% degli intervistati non li vuole
Gli immigrati? Troppi e con troppi diritti, secondo la maggioranza degli
italiani. E' il dato allarmante che emerge da un'indagine condotta da Ipsos Pa
per il Corriere della Sera Magazine in edicola oggi in cui è dedicato un'ampia
inchiesta sul crescente fenomeno del razzismo in Italia...
Unicef: "Non discriminare i minori rom e sinti"
L'Unicef Italia ha chiesto ieri mattina al governo italiano un impegno per i
bambini e gli adolescenti rom e sinti che vivono nel nostro Paese. La
richiesta riguarda, in particolare, l'adozione di misure per prevenire ed
eliminare la discriminazione; campagne di se...
Italia, razzismo 2008
Era l’alba di Obama: le 5 del mattino, ora italiana, del 5 novembre. E la
possibilità – augurabile o temuta – che l’America, nel segreto dell’urna, non
avrebbe votato un presidente nero, s’era appena squagliata in qualche residuale
pillacchera di livore...
Berlusconi si vergogni!
Questa mattina il Presidente Berlusconi, a margine della Giornata nazionale dei
diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ritorna sulla questione delle
ordinanze firmate il 30 maggio 2008. Ecco la dichiarazione lanciata dalle
agenzie stamp...
Rom e Sinti, no alle "classi ponte"
In relazione alla mozione approvata il 14 ottobre 2008 dalla Camera dei Deputati
nell’ambito del Decreto di Legge n. 137 del 1° settembre 2008, la federazione
Rom e Sinti Insieme esprime contrarietà a qualsiasi forma di separazione fra gli
alunni della scuola pubblica i...
Milano, la Maiolo non vuole i Rom
Tiziana Maiolo continua ad agitare la politica milanese nel centro-destra. Il
contendere: le elezioni provinciali e la carica di coordinatore regionale di
Forza Italia. Affari Italiani ha intervistato l’ex assessore di...
Decreto sicurezza, la posizione della federazione Rom Sinti Insieme
In merito al disegno di legge A.S. 733 (decreto sicurezza) in discussione nel
Parlamento Italiano, la federazione Rom e Sinti Insieme pone in evidenza quanto
segue. L'emendamento 18.22 al disegno di legge A.S. 733 modifica i commi 1 e
1-bis dell'art. 32...
Labambina
“Non ha nome, Labambina”. È questo l’incipit del romanzo di Mariella Mehr,
scrittrice Sinta Jenische di origini svizzere; e proseguendo nella lettura, ci
accorgeremo che questa prima frase è pesante come una pietra, il primo degli
infiniti macigni che dal racconto piovono su chi legg...
Razzismo, a Roma aggredita troupe del Tg1
Una troupe del Tg1 è stata aggredita a Roma, nella zona periferica del Trullo,
mentre girava un'inchiesta sull'aggressione razzista da parte di giovani
italiani ai danni di extracomunitari alla luce degli arresti di sabato. Un
ragazzo incappucciato ha spintonato la gior...
Milano, un graffito di Alfred Breitman per denunciare le persecuzioni delle
popolazioni rom
Martedì 18 novembre un grande graffito raffigurante la ruota rossa, simbolo
delle popolazioni sinte e rom, è apparso a Milano, proprio sulla pavimentazione
di piazza Duomo. Sotto il disegno - un cerchio rosso rubino con 16 raggi - la
scritta "Interrompete la persecuzione dei Rom"...
Come si fabbrica l'insicurezza
E’ passato un anno, dodici mesi appena, ma l'Italia sembra un'altra. Meno
impaurita e meno insicura. Infatti, l'inverno è vicino, ma il clima d'opinione
registra un disgelo emotivo evidente. Come testimonia il 2° rapporto - curato da
Demos e dall'Osservatorio di Pavia per Unipolis sulla rappresentazione della
sicurezza - nella percezione sociale e...
Magenta (MI), cacciati perchè Sinti
Negli ultimi mesi sono decine e decine gli sgomberi subiti da Sinti italiani,
soprattutto nel Nord Italia. Sono talmente tanti che non riusciamo più a darne
notizia. Molti di questi sgomberi avvengono senza che nemmeno i giornali ne
parlino...
Di Fabrizio (del 24/11/2008 @ 09:56:55, in Italia, visitato 1501 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Fano, 22 novembre 2008Lettera aperta a Davide Del Vecchio, Assessore ai Servizi Sociali e alle
Politiche per la Solidarietà di Fano
Egregio Assessore Davide Del Vecchio,
in questi giorni la Commissione europea discute i provvedimenti da attuare verso
l'Italia per le politiche governative e locali che combattono i comparti più
deboli della società, a partire dai Rom e dai senzatetto. Ho letto, con
tristezza, l'articolo pubblicato dall'edizione locale del Carlino di oggi. E'
ormai evidente che i media diffondono odio e intolleranza verso gli esseri umani
più vulnerabili, presentandoli secondo un'odiosa propaganda discriminatoria: le
famiglie Rom sono descritte come bande di criminali e non come esseri umani in
tragiche condizioni; i migranti sono "invasori" dediti ad attività illecite; i
senzatetto sono così "per scelta" e costituiscono un pericolo pubblico. La
verità la esprimono i numeri del Viminale, del Rapporto Censis, delle
organizzazioni per i diritti umani. Furti, rapine e scippi sono in prevalenza
azioni compiute da italiani; gli omicidi avvengono per la maggior parte
all'interno delle pareti domestiche; il crimine, in Italia, è gestito dalle
mafie, che si avvalgono di manovalanza nostrana e straniera. Non solo, perché
come ricordato ieri da Roberto Saviano all'Unione europea, l'Italia è il più
grosso esportatore mondiale di criminalità.
Questo è il degrado da combattere: un degrado morale, civile, politico e
mediatico. La criminalità organizzata ha toccato quest'anno il suo fatturato
record in Italia: 130 miliardi di euro, maturati su droga, violenza, armi,
prostituzione, pornografia e pedopornografia, estorsione, corruzione, morte.
Continuare a evitare di perseguire la criminalità vera, per riempire le carceri
di Rom e poveracci - o scacciarli da ogni angolo in cui si rifugiano - è
qualcosa di aberrante. Definire i poveri, gli "ultimi" del Vangelo, come causa
di insicurezza e degrado è una menzogna colpevole, perché i poveri vanno aiutati
e a questo servono i servizi sociali. L'Italia e le sue città stanno scendendo
ai più bassi livelli dell'abiezione, del razzismo, dell'intolleranza perché non
ha il coraggio di guardarsi allo specchio. Tutti sanno la verità: non vi è
ministro, parlamentare, sindaco, assessore, prefetto, autorità, giornalista che
non sappia dove sono i veri problemi di sicurezza e dove vi è invece
persecuzione degli innocenti. So che non sarà certo Fano a cominciare a dare il
buon esempio, perché è più facile colpire il capro espiatorio - come si fa, in
Italia, fin dall'antichità - che toccare interessi enormi. I Rom a piedi nudi e
i mendicanti senza un tetto sulla testa sono bersagli così indifesi e a portata
di mano! E' così facile colpirli e poi affermare a gran voce: avete visto,
cittadini, vi abbiamo liberati dal pericolo pubblico numero uno! Intanto la vera
criminalità ghigna, ingrassa e ringrazia. So che non partirà, la riscossa morale
del nostro Paese, da Fano, perché Fano sta mostrando altri obiettivi (quelli
facili e di "effetto") da perseguire, ma non rinuncio a inviarLe questa breve
lettera. Scripta manent. Roberto Malini - Gruppo EveryOne
IL CASO A SANNAZZARO Un carovana di 120 persone accampata nel parcheggio dello stadio, devono
sgomberare in due giorni
"Non allontanateci ancora"
I nomadi: vogliamo mandare a scuola i nostri bambini
SANNAZZARO - 20 novembre 2008 "Ci mandano via da ogni posto, o quasi. Noi
vorremmo fermarci più di un giorno o due, per mandare a scuola i bambini e
trovare lavoro". La carovana di roulotte - una trentina, circa 120 persone - è
arrivata a Sannazzaro l’altra sera, occupando il parcheggio vicino al campo
sportivo. Un’ordinanza del sindaco impone lo sgombero entro 48 ore. Ma i nomadi
protestano, vorrebbero maggior tolleranza da amministrazione e residenti. Sono
tutti imparentati fra loro, il grande gruppo famigliare degli Hudorovich.
Originari del Montenegro, che hanno lasciato dopo la seconda guerra mondiale,
"siamo cittadini italiani a tutti gli effetti - dicono i capi della comunità,
Mario e Franco, cugini di 54 e 56 anni - però ci sentiamo discriminati".
Ieri all’ora di pranzo mangiavano all’aperto, sui tavoli da campeggio vicino ai
caravan. Un bicchiere di vino rosso anche per gli ospiti, la storia del clan da
raccontare.
"I primi Hudorovich sono arrivati in Veneto dopo la guerra, perché in patria -
quella terra dove era nata la vostra regina Elena - si faceva la fame". Si sono
moltiplicati, "siamo sparsi in tutto il Nord Italia, con almeno quattro o cinque
figli per ogni donna". Tutte con i capelli sciolti e lunghi, a qualunque età.
Gonnelloni multicolor come da copione, orecchini grandi e luccicanti. Oggi in
Italia si contano tre o quattrocento Hudorovich, parenti più meno stretti, dice
Mario. Si spostano suddivisi in gruppi più piccoli, che si formano e si separano
di stagione in stagione. Quello arrivato a Sannazzaro è numeroso, con molte
giovanissime mamme e bambini. Le donne curano i figli e realizzano piccoli
oggetti di rame, portacenere e soprammobili, che vendono di casa in casa. Uomini
e ragazzi fanno gli stagnini: "Per esempio, andiamo nei ristoranti a chiedere se
hanno pentole rotte e le aggiustiamo. Affiliamo i coltelli". Ma per trovare
qualche cliente, "si deve rimanere almeno qualche giorno nello stesso posto, a
cercare qualche contatto".
Niente foto in primo piano, "perché altrimenti quando ci presentiamo a cercare
lavoro dicono ecco gli zingari, e ci mandano via". Alla vita nomade certo non
vogliono rinunciare: "Una casa fra quattro mura l’ho avuta - dice il cugino
Franco - ma l’ho venduta, non ci resistevo. Soprattutto d’estate".
Ma la vita raminga crea anche problemi: "La gente che ci crede tutti ladri, e
poi far studiare i bambini è complicato". Questo però è ovvio: "Certo, non
possono andare tutto l’anno nella stessa scuola, lo sappiamo benissimo anche
noi". Ma "se ci lasciano stare almeno qualche settimana nello stesso posto,
possiamo mandarli in una classe a imparare qualcosa. Mica è possino andare in
una scuola solo due giorni".
Le mamme cercano di dare qualche insegnamento, "fanno come possono". Ma molto
presto, a dieci anni o poco più, soprattutto i maschi iniziano a lavorare con
gli adulti. "Noi Hudorovich paghiamo le tasse e ci comportiamo bene. Quando ce
ne andiamo da un posto, lasciamo tutto in ordine e pulito". Sottolineano i capi
clan: "Siamo italiani come gli altri, andiamo regolarmente a votare. Lo Stato e
quindi anche i sindaci dovrebbero aiutarci. In questo piazzale dove siamo ora,
non ci sono nemmeno i collegamenti per l’acqua". Di fronte al parcheggio
diventato campo nomadi c’è una fila di villette a schiera. Dai residenti un coro
di proteste: "Servono aree attrezzate per i girovaghi. Perché le amministrazioni
non si organizzano?"
Alcuni dei dimostranti erano a volto coperto -
VIDEO
La polizia anti rivolta della città ceca di
Litvinov
ha ingaggiato una battaglia sanguinosa con i dimostranti di estrema destra che
cercavano di raggiungere il quartiere rom.
I poliziotti, alcuni a cavallo, hanno tentato di far retrocedere con i
manganelli e gas i circa 500 rivoltosi, che hanno risposto con lancio di pietre
e molotov.
Sette dimostranti e sette poliziotti sono rimasti feriti negli scontri.
La violenza è esplosa durante la marcia del Partito dei Lavoratori lunedì
scorso, festa pubblica nella Repubblica Ceca.
E' stato visto almeno un poliziotto ferito a terra con del sangue in faccia,
ed una macchina della polizia è stata data alle fiamme.
Circa 1.000 poliziotti sono stati dispiegati per controllare i manifestanti.
"La polizia ha cercato di far indietreggiare i dimostranti al percorso
prestabilito, ma questi hanno iniziato a lanciare bottiglie incendiarie," ha
detto Jarmila
Hrubesova, portavoce della polizia.
In seguito sono state arrestate circa 15 persone.
La grandemente impoverita popolazione Rom della Repubblica Ceca da tempo è
bersaglio dell'estrema destra e molti Rom in questo paese di 10 milioni di
persone lamentano un'endemica discriminazione razziale.
Dicono gli analisti che i gruppi di destra come il Partito dei Lavoratori non
sono riusciti ad attecchire nella politica nazionale nell'ultima decade.
Di Fabrizio (del 23/11/2008 @ 09:20:52, in Italia, visitato 1992 volte)
GIOVEDI’ 27 novembre
ore 21 presso il "Gabbiano" a Baggio – via Ceriani 3 MILANO
IN CHE MO(N)DO VIVI? spazio di confronto socio-politico
Incontro pubblico sul tema "Immigrazione e razzismo"
ROM E GAGE’ per capire bisogna conoscere
incontreremo Dijana Pavlovic rom serba, attrice teatrale e mediatore
culturale nelle scuole elementari
partecipa Fabrizio Casavola redattore di Mahalla - Rom e Sinti da tutto
il mondo
Un giorno, camminando in montagna, ho visto da lontano una bestia.
Avvicinandomi, mi sono accorto che era un uomo.
Giungendo di fronte a lui, ho visto che era mio fratello.
(Proverbio tibetano)
Roma, 21 nov. (Apcom) - Non si possono dimenticare "quei bambini di età
fino a tre anni che vivono in carcere con le mamme detenute, e che
continuano a soffrire di questa inaccettabile situazione": lo afferma la
senatrice radicale (Pd) Donatella Poretti, all'indomani della
giornata dell'infanzia.
In una lettera aperta alla presidente della commissione bicamerale
dell'Infanzia, Alessandra Mussolini, Poretti ricorda che "secondo i dati
del Dipartimento di amministrazione penitenziaria riferiti al 30 giugno
2008, gli asili nido funzionanti nelle strutture carcerarie italiane
sono 16. Sono 58 le detenute madri con figli che vivono con loro dentro
l'istituto, quindi sono almeno 58 i bambini minori di tre anni che
trascorrono un tempo estremamente prezioso e delicato della loro vita in
galera. Alcuni possono accedere ai nidi pubblici, altri trascorrono
l'intera giornata dietro le sbarre".
L'auspicio dell'esponente radicale è che venga adottato "un
provvedimento finalmente risolutivo della situazione di questi bambini,
può e deve essere abbracciato anche dalla Commissione bicamerale per
l'infanzia da te presieduta, perché si stimoli la dovuta discussione del
Parlamento e si giunga alla più celere calendarizzazione in Parlamento
delle proposte esistenti per poter risolvere nel modo più opportuno tale
situazione".
19 novembre 2008, BUDAPEST (Reuters) - L'uccisione di due Rom in un assalto
con granate nell'Ungheria meridionale mercoledì scorso ha dato luogo ad una
disputa tra l'ombudsman delle minoranze e la polizia, che dice che è prematuro
parlare di pregiudizio razziale.
L'attacco ha avuto luogo nella notte di martedì a Pecs, 250 km. a sud di
Budapest, quando una granata è stata gettata dentro una casa da una
finestra.
La polizia della contea di Baranya dice che sono stati uccisi un uomo e una
donna, ed i loro due figli hanno riportato lievi ferite.
"Escludiamo la possibilità che ci sia stato un movente razziale," ha detto
alla Reuters Peter Zsobrak, portavoce della polizia di Baranya.
"Non c'è nessuna indicazione che la famiglia fosse il bersaglio di un attacco
etnico," ha aggiunto, dicendo che un'unità speciale sta investigando, ma la
motivazione appare essere una vendetta.
Durante la conferenza stampa, Erno Kallai, ombudsman in carico ai diritti
delle minoranze etniche e nazionali, ha accusato la polizia di essere saltata
alle conclusioni.
"Non sappiamo se questo crimine abbia o no motivazioni razziali. Ma non è
compito della polizia passare alle conclusioni prima che siano terminate le
indagini," ha detto.
L'Ungheria ha una delle più vaste comunità Rom [...] nell'Europa dell'Est,
che compongono dal 5 al 7% dei 10 milioni di abitanti.
Kallai ha rilasciato una dichiarazione in cui dice che è allarmante la serie
di recenti attacchi verso i Rom ungheresi.
"L'etnia delle vittime ed il tipo di crimini ci portano a pensare che questi
attacchi non sono una coincidenza. I Rom, che vivono alla periferia della
società, che sono i più vulnerabili, che sono soggetti a pregiudizio, sono sotto
attacco," recita la dichiarazione.
All'inizio del mese due Rom erano stati colpiti a morte durante un attacco a
due case nel villaggio nord-orientale di Nagycsecs (VEDI
ndr), ma la polizia dice che non ci sono collegamenti tra quel fatto e
l'attacco di martedì.
A giugno, delle molotov erano state lanciate in tre case rom a Patka, a ovest
di Budapest, mentre a luglio erano stati sparati colpi contro tre case rom a
Galgagyork, vicino a Budapest. Non ci sono stati feriti.
Uno studio di ottobre, del Political Capital think tank, commissionato dalla
Fondazione Ungherese Anti-Razzismo, ha trovato che la forza crescente
dell'estrema destra ungherese coincide col pregiudizio crescente contro i Rom.
"Una... significativa minaccia è il rafforzamento del conflitto tra i Rom e
la società non-Rom, che è il conflitto sociale più importante del nostro paese,"
dice lo studio.
(Reporting by Krisztina Than and Balazs Koranyi; editing by
Michael Roddy)
QUANDO CADONO I MURI Perché un campo non sia più un campo, basta che tutti ci entrino... insieme ad artisti, studenti, artigiani, musicisti, poeti, scrittori,
clown e tanti altri
Affinché l'immaginario individuale si confronti con la realtà.
Affinché l'immaginario individuale si confonda con l'immaginario collettivo.
Affinché l'immaginario di un movimento si relazioni con l'immaginario di una
storia corale.
Affinché l'invisibile si trasformi in visibile.
Affinché gli ostaggi vengano liberati.
Affinché l'altrove sia un qui con noi.
Affinché specchi deformati ritrovino la loro reciproca specularità.
"Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior."
Il ragazzo rom Misha Puntov rappresenterà la Russia a Children Eurovision il
22 novembre.
Ha 13 anni e in Russia si dice che abbia una voce angelica. Misha vive nel
villaggio di Nizhny Mamon vicino a Voronezh, è un bravo studente sia nella
scuola normale che in quella di musica. Suo padre guadagna da vivere col
commercio dei metalli.
Un cancello di ferro lavorato in via Iskar o Eksark Iosef, Sofia, Bulgaria,
autunno 1996. L'artefatto è tipico della fine del XIX secolo e dell'inizio del
XX secolo di edifici e città in Bulgaria. Molti artefatti simili erano opera di
fabbri ed artigiani Rom. La foto è stata ripresa con una macchina 35 mm Minox
G-series su Tri-X film. Combina l'atmosfera della Sofia autunnale con la
delicata rappresentazione e l'accurata geometria della Minox G.
[...]
Facendo cantare il ferro
Un secolo fa, i Rom erano relativamente bene integrati nel tessuto di molti
villaggi e città nei Balcani. Gli insediamenti urbani erano più piccoli e
compatti in quei giorni e le distanze etniche, religiose e di classe erano
minori. I Rom erano anche più integrati nelle economie urbane, le loro
tradizionali capacità come fabbri, oppure di trasportatori erano di centrale
importanza nei giorni in cui il metallo si sollevava e veniva piegato. Nei cento
anni a seguire, i Rom sono stati spinti nelle periferie delle città bulgare. Le
città sono state riprogettate e le minoranze disperse oltre i cordoni sanitari.
Le capacità lavorative valutate un secolo fa sono diventate periferiche e sempre
più spesso obsolete. Soprattutto, la solidificazione dell'identità nazionale
bulgara ha marginalizzato i gruppi minoritari. I componenti delle minoranze che
avevano l'opportunità e le risorse per lasciare la Bulgaria partirono. Oltre il
90% degli Ebrei del paese se ne andarono nel 1948. La popolazione turca e
musulmana fu periodicamente pressata verso esodi di massa, culminati con la
partenza di 300.000 di loro nell'estate del 1989. I Rom furono relegati in
blocchi edilizi isolati, l'equivalente bulgaro delle favelas e dei bantustan.
La frase "facendo cantare il ferro" coniuga l'abilità e la passione dei
fabbri e dei lavoratori del metallo di un'era passata. La prima volta ho sentito
la frase da un Bulgaro turco che era stato imprigionato all'inizio degli anni
'50 nell'isola Belane sul basso Danubio, il piccolo Arcipelago Gulag della
Bulgaria. Usava quella frase per descrivere la capacità di lavorare il metallo
di un compagno di prigionia, Shakir Mustafa Pashov. Pashov era un dirigente
comunista rom negli anni in cui l'appoggio ai gruppi minoritari veniva
sollecitato dai capi comunisti ed ancora ritenuto ideologicamente accettabile. A
seguito dei processi contro il cosmopolitanismo nell'Unione Sovietica ed il
processo Slansky nella Cecoslovacchia, i comunisti come Pashov caddero presto in
disgrazia. Molti, come lui, finirono in prigione. I caratteristici cancelli in
ferro lavorato di Sofia, rappresentano un silenzioso ricordo sia delle
generazioni di Sofioti che li attraversarono che del mondo svanito dei fabbri
Rom che presero parte alla loro creazione
Lavoratore del metallo, Quartiere di Stoliponovo, Plovdiv,
Bulgaria, 1997
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