Di Fabrizio (del 30/03/2009 @ 09:01:49, in Italia, visitato 1955 volte)
Da Roma_Italia (in calce una piccola bibliografia in inglese e romanes - in formato PDF)
Il 2008-09 sarà ricordato dagli attivisti per i diritti umani e dei Rom per la situazione estremamente difficile delle comunità Romanì in Italia. Il montare del razzismo e dei sentimenti anti-Romanì è eruttato a Napoli e Milano nel maggio 2008. Non solo, diverse politiche e misure legali adottate dalle pubbliche autorità, come il "censimento" in corso della popolazione Romanì e il trasferimento dei Rom in campi speciali sempre più ontani dai centri cittadini per "sanificare" i centri urbani sono apertamente abusi dei diritti e delle libertà individuali. La paura crescente e l'odio verso i Rom tra la popolazione generale da un lato e l'approccio ostile del governo nazionale e di alcune amministrazioni locali dall'altro, hanno creato un'atmosfera da caccia alle streghe diretta contro Rom e Sinti italiani da lungo tempo lì stabilitisi come pure contro i migranti Romanì di nuovo arrivo.
E' vero che i problemi dei Rom non si limitano alla sola Italia. I Rom stanno lottando per tenere testa alle violenze fisiche, segregazione e altre forme di discriminazione in tutta Europa. L'unicità del caso italiano è che il governo ai suoi livelli più alti ha fatto propria una politica che promuove l'animosità razziale e la xenofobia.
Questa rassegna di Roma Rights cerca di analizzare le dinamiche delle politiche, pratiche e sentimenti anti-Romanì in Italia. Henry Scicluna presenta un panorama sulle politiche e pratiche anti-Romanì del governo italiano a partire dal 2001, e contempla il riflesso di questi approcci xenofobici e spaventosi nel pubblico generale e nei media. Nota anche che l'ostilità verso i Rom ha radici che affondano nel passato sino ai recenti eventi.
Secondariamente, Lorenzo Trucco fornisce una descrizione delle disposizioni legali in Italia riguardanti i migranti in generale e quelli romanì in particolare, come pure i cittadini italiani di origine romanì. L'articolo nota che, per la maggior parte, l'approccio italiano per controllare la migrazione ed indirizzare le tematiche rom è stato punitivo. Nell'articolo seguente, Piero Colacicchi racconta le origini delle politiche del governo italiano per incoraggiare la creazione di campi speciali per Rom e le sue conseguenze negative. Quarto, Erika Szyszczak, già nel Comitato di Presidenza di ERRC, scrive su una delle questioni più polemiche all'interno del problema rom in Italia ed altrove, la cittadinanza e il suo significato nell'Unione Europea.
Romanì Language Publication Internacionalno Konvencija vash e Hakjanegiri/ Chachipenengi/ Protekcija Sa e Bucharne Migrantongi thaj olengere Familijengere Manushengi/Membrong i/ View it (Acrobat pdf format)!
The European Roma Rights Centre is an international public interest law organisation which monitors the human rights situation of Roma and provides legal defence in cases of human rights abuse. For more information about the European Roma Rights Centre, visit the ERRC on the web at http://www.errc. org
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PresseOcean.fr Nantes, martedì 24 marzo2009, Società Il dispositivo dei
terreni convenzionati comincia a dare i suoi frutti
Una casa per i Rom
Dumitru e Maria approfittano al massimo della loro piccola casa e
dell'orto che hanno sistemato
Una trentina di persone sono state rialloggiate. Esempio con una di queste
famiglie installata a Bellevue, Nantes.
Sorride e ringrazia il cielo. "Questa casa, è un sogno che si realizza", ripete
Dumitru, come per convincere se stesso. Da due mesi, questo padre di famiglia
rom è stato rialloggiato dai servizi della metropoli di Nantes. Con sua moglie e
gli otto figli, occupa il piano di un edificio nel quartiere Bellevue a
Nantes.
Sala da pranzo, soggiorno, cucina, bagno e tre camere. Non un gran lusso, "ma è
bella davvero" si rallegrano Dumitru e la sua sposa Maria. "Abbiamo la nostra
camera, i ragazzi ne condividono una, le ragazze un'altra", descrive il padre.
"Ci hanno donato dei mobili, abbiamo tutto il necessario". Un reale sollievo per
una famiglia che ha vissuto oltre cinque anni in roulotte.
Cinque anni nei campi
Dopo un passaggio in Italia, Dumitru era venuto in Francia per curare suo figlio
maggiore. "Gli avevano diagnosticato una grave malattia, in Romania non
aveva alcuna possibilità", racconta. Finalmente, l'adolescente si rimetterà. "Ma
ho deciso di restare. Mi son detto che qui c'erano più opportunità". Dumitru
prende rapidamente un tono più basso. Con la sua famiglia, ha assaggiato la
feccia dei campi selvaggi dell'agglomerato. "Siamo stati a lato di Beghin Say,
sul lungofiume Wilson, in una casa a Cheviré poi sul terreno della Meuse",
espone nei dettagli Dumitru che si rammarica di "questa logica di espulsione"
contro i Rom. Il padre di famiglia concatena piccoli lavori giornalieri, spesso
stagionali. "E' dura vivere così. Ci si preoccupa per i figli", prosegue. Poi,
arriva il 2007 e la messa in atto dei terreni sistemati dalla metropoli di
Nantes e dal Consiglio Generale. Dumitru e Maria sono integrati in questo
dispositivo che prevede un accompagnamento verso il lavoro e l'alloggio. Un
percorso che non è senza chiedere sacrifici.
Comunità
"La vita in comunità è molto importante nella nostra cultura. Alcuni hanno preso
male l'installarsi in casa, molti sono gelosi", spiega Dumitru che, senza
tagliare i contatti con i suoi, ha messo da parte certe tradizioni. "Occorre per
integrarsi. Per esempio, non mi rivolgo più al tribunale della comunità, ma
credo nella giustizia francese".
Evoluzione che gli ha aperto le porte di questo alloggio. Anche se resta
temporanea, si tratta di una casa precedentemente svuotata dalla metropoli di
Nantes, in attesa della sua distruzione. Oggi il padre moltiplica gli sforzi per
trovare un contratto a tempo indeterminato. Ed ha ritrovato il gusto di
accogliere: "Soprattutto, ritornate a prendere un caffè o a mangiare un
barbecue. Quando il nostro orto sarà pronto, sarò pieno di frutta e legumi da
assaggiare":
Mercoledì 18 marzo, nel parco di viale Livezilor, è stato lanciato il
Centro per l'Assistenza Medico-Sociale "SASTIPEN". Il progetto è sviluppato
dal Centro Rom per le Politiche Sanitarie - Sastipen, in collaborazione col
Municipio settore 5, beneficiando supporto tecnico e finanziario di UNODC e
UNICEF, come da comunicato stampa.
Il progetto vuole contribuire a migliorare l'accesso ai servizi medici e
sociali per la popolazione a rischio. L'idea è partita dalla realtà quotidiana
di quanti vivono nel distretto "Livezilor-Valtoarei" di Ferentari (Bucarest).
Sastipen intende incontrare le esigenze dei gruppi vulnerabili con
rischio di infezioni HIV sviluppando un centro per l'assistenza medico-sociale.
Il centro è situato in un container modulare in Aleea Livezilor Park e
offrirà servizi gratuiti agli abitanti del settore 5. Nel settore opereranno: un
dottore, un'infermiera, un assistente sociale, tre educatori sanitari ed uno
psicologo. Il loro ruolo sarà di fornire, quotidianamente, servizi gratuiti
di assistenza medica (controllo della TBC), informazioni e consigli per
prevenire infezioni da HIV, epatite B e C ed altri rischi associati al consumo
di droghe.
Sastipen - Centro Rom per le Politiche Sanitarie è un'organizzazione
civica, non-profit che intende contribuire allo sviluppo di politiche di sanità
pubblica a beneficio della popolazione meno favorita. (DIVERS –
www.divers.ro)
Protesta in odore di razzismo:Lo chef Filippo La Mantia, che
si era offerto di assumere il romeno, si è visto costretto a fare retromarcia
ROMA - Non impasterà il pane per Filippo La Mantia, non imparerà a fare cannoli
e cassate per i clienti dello chef palermitano. Il sogno di Karol Racz sfuma nel
giro di 48 ore: una protesta in odore di razzismo costringe il cuoco ad
abbandonare il progetto di assumere il romeno. L'annuncio della possibilità di
un contratto per l'ex «faccia da pugile» è di mercoledì, ieri La Mantia ha
dovuto fare retromarcia di fronte ai reclami: tre cameriere si sono
«licenziate» prima ancora di firmare, una ditta di facchinaggio ha sostenuto che
i colleghi italiani senza lavoro hanno più diritti di Racz a un contratto e
un'agenzia turistica (non italiana, ma il cuoco non vuole dire di quale Paese)
ha minacciato via fax di non mandare più clienti.
Fra le cameriere una, in particolare, non ha digerito la presenza del
romeno: «Ha telefonato - racconta lo chef - e ha spiegato che non le va di
lavorare con Racz perché è stato accusato di stupro. Era brava, ma non la
assumerò più: non mi piace questa mentalità». L'«incidente» ha turbato La Mantia.
«Sono avvilito - ammette -, depresso. Racz è stato già giudicato, per la gente è
e resterà "faccia da pugile". Non importa a nessuno che non abbia un letto. Il
mostro non è lui, siamo noi». Lo chef, che ha vissuto sulla sua pelle una
carcerazione ingiusta molti anni fa, racconta di aver ricevuto in due giorni
«centinaia» di mail a sostegno della sua iniziativa e una decina di protesta,
per lo più da parte di disoccupati: «Perché assume il romeno? Perché è andato in
tv?». «Ho risposto a tutti - dice il cuoco - e ho spiegato che è stato un gesto
istintivo. Qualcuno mi ha anche accusato di volermi fare pubblicità». Ora per
Racz inizia un periodo difficile.
Sembra che anche l'azienda agricola abruzzese abbia ritirato l'offerta di
lavoro: resta solo la cooperativa romana che si occupa di manutenzione del
verde. «Maledetta la sera in cui ho mandato a Porta a Porta il messaggio con cui
dicevo di essere disponibile. Doveva avvenire tutto in sordina»: La Mantia,
però, non è sicuro che il progetto si sia arenato per razzismo. «Forse ho
scoperto un mondo. Ma per me questa parola è fantascienza: a Palermo -
sottolinea - abbiamo sempre convissuto con altre nazionalità».
Quando qualche migliaio di Rom ha iniziato ad insediarsi a Glasgow cinque
anni fa, c'era un limite da sfidare. I Rom cercavano una
vita migliore in GB, causa la persecuzione e la povertà affrontate
nell'Europa dell'Est. Avevano poco soldi ed un inglese scarso, non sapevano come
ottenere l'aiuto di cui avevano bisogno, erano sfruttati dai datori di lavoro ed
osteggiati da alcuni abitanti locali.
Nel 2006, Oxfam e la locale autorità sanitaria, decisero di impiegare due Rom
della comunità di Glasgow per fornire consulenza ed aiutare gli altri
nell'accesso ai servizi. Oltre ad appoggiare gli stessi Rom, volevamo aiutare a
contrastare le attitudini negative del quartiere e della comunità locale ed
essere sicuri che i servizi pubblici locali rispondessero ai bisogni della
comunità. Col passare del tempo, sempre più gente è stata coinvolta. E dopo
varie discussioni, è stato formato il Gruppo di Gestione di Vicinato di Govanhill, che riunisce il pubblico settore, le organizzazioni caritative
locali, Oxfam ed i membri della comunità
stessa.
[...]
E' così che settimana scorsa sono finito alla cerimonia di premiazione del
Consiglio Comunale di
Glasgow. Il Gruppo di Gestione di Vicinato di Govanhill ha vinto un premio
per il suo lavoro con la comunità rom.
Come ha puntualizzato uno dei dirigenti comunali, la cosa migliore di
questo progetto è stata come ha riunito tutti per migliorare l'area locale ed
aiutare una nuova comunità. Quando tutti si sono seduti attorno ad un tavolo e
realmente impegnati per il gruppo, siamo stati capaci di assicurare che le
famiglie Rom possano accedere ai servizi sanitari ed aiutare la scuola a
supportare i bambini Rom. Abbiamo suscitato inquietudini sui cattivi impiegati
ed aiutato a costruire la comprensione tra persone differenti. Il coinvolgimento
comunitario ha creato una vera differenza per i Rom e la più vasta comunità di Govanhill.
Ripetutamente, le organizzazioni come Oxfam richiedono un maggior
coinvolgimento della comunità nel processo decisionale. Non va bene se i
politici (locali o nazionali) decidere come andranno ad "aiutare" un gruppo,
senza interrogare il gruppo stesso. E' sempre meglio se non si limitano a
chiedere, ma sviluppano assieme il progetto. La riforma del welfare è un
classico esempio - il governo raramente interroga le persone sui benefici e come
pensano di far funzionare meglio il sistema previdenziale, di sicuro non in
maniera esplicita. Così è positivo che ci siano esempi di governo locali
impegnati a lavorare assieme, e con le stesse comunità. C'è ancora un modo di
proseguire, ma Govanhill lo fa nella direzione giusta.
Di Fabrizio (del 28/03/2009 @ 09:19:41, in Italia, visitato 1651 volte)
li, 20/3/2009 - Oggetto: invito a partecipare
La Federazione Rom e Sinti insieme, organismo politico delle minoranze
Rom e Sinte, promuove a Roma in Via Palestro n. 68, sala convegni UNICEF,
mercoledì 22 Aprile e giovedì 23 Aprile 2009 il primo congresso nazionale: "Rom
e Sinti, protagonisti del nostro futuro. Sentire, percepire, pensare"
Il congresso, organo di indirizzo della Federazione Rom e Sinti insieme,
si presenta come un momento di analisi e riflessione sullo stato dell’arte del
processo di riconoscimento e di interazione culturale con Rom e Sinti, una
occasione per stimolare i processi di formazione alla partecipazione (capacity
building) e condividere una collaborazione attiva di Rom e Sinti, "come un
fine", con il livello politico, istituzionale e della società civile.
Il congresso 2009 è un’opportunità ampia di confronto e riflessioni per
oltrepassare le divisioni e le frustrazioni del passato; di idee per superare le
politiche "differenziate" del passato; di proposte per una "normale"
programmazione politica e culturale per Rom e Sinti; di condivisione di
strategie e metodi; di stimoli per proiettarsi verso il futuro senza negare la
tradizione.
Il programma, in via di definizione, prevede per mercoledì 22 Aprile, a partire
dalle ore 15.00, la relazione introduttiva della Federazione ed il saluto delle
autorità istituzionali, politiche e della società civile; giovedì 23 Aprile a
partire dalle ore 9.00.
Al congresso, oltre agli aderenti alla federazione, possono iscriversi per
partecipare ed intervenire Rom e Sinti, organizzazioni, studiosi, politici ed
istituzioni, presentando richiesta di iscrizione alla segreteria della
Federazione entro il 15 Aprile 2009 inviando una e mail a:
federazioneromsinti@yahoo.it
segreteriafederazioneromesinti@yahoo.it
Tutti i partecipanti regolarmente iscritti hanno diritto di intervenire nel
dibattito congressuale e di presentare mozioni, come specificato nel
regolamento.
La mozione che otterrà una votazione maggioritaria dagli aderenti alla
federazione sarà parte integrante della linea politica della Federazione Rom
e Sinti insieme per il prossimo triennio.
Voci da un
corteo, per i diritti di tutti. Cena, documentario e musica per capire
di più chi sono, da dove vengono e perché sono stati perseguitati attraverso i
secoli I Figli del Vento.
Regia: Manuela Costa, Maurizio ‘gibo’ Gibertini
Paese di produzione: Italia
Anno di produzione: 2008
Genere: documentario
Durata (in minuti): 45’50”
Cromaticità: colore/bn
Soggetto: Antun Blazevic (Toni Zingaro), Manuela Costa, Maurizio ‘gibo’
Gibertini
Fotografia: Maurizio ‘gibo’ Gibertini
Montaggio: Manuela Costa, Maurizio ‘gibo’ Gibertini
Suono: Manuela Costa, Maurizio ‘gibo’ Gibertini,
Ricerca Storica/Documentazione: Antun Blazevic (Toni Zingaro)
Ufficio Stampa: Officina Multimediale
Musica: Nuove Tribù Zulu
Produzione: M’ArtE_Officina Multimediale
Distribuzione: /
CARATTERISTICHE TECNICHE
Formato delle riprese: HDV PAL 720x576 (768x576); 16-bit stereo 48,000 Khz
Formato della copia (proiezione): BETACAM / DVCAM / MiniDv / DVD–R (zona “2”)
Lingua dei dialoghi: Italiano
Lingua dei sottotitoli: Italiano
SINOSSI
«…viviamo tra voi da secoli, molti di noi sono cittadini italiani, altri sono
qui da diversi decenni. Abbiamo seppellito qui i nostri padri e qui sono nati i
nostri figli.»
«…siamo finiti nei campi perché nulla di meglio ci è stato offerto. Ma i rifiuti
che ci assediano non sono nostri. »
«…soli nei nostri campi di miseria, nella nostra emarginazione, nei nostri
ghetti. »
«…non siamo nomadi, non siamo zingari, siamo rom. La nostra è una storia di
persecuzioni, lutti e dolori. Abbiamo una cultura millenaria ed una lingua
antica.»
«…in questi giorni sentiamo la paura che ci circonda la notte più del giorno,
quando rimaniamo soli nelle nostre baracche e non sappiamo se arriverà anche da
noi una bomba incendiaria, una folla inferocita o un controllo della polizia.»
«…non tutti tra noi sono in regola. Siamo avvolti in una spirale infernale. Non
abbiamo lavoro e non otteniamo il permesso di soggiorno. Senza permesso di
soggiorno nessuno da lavoro ad un rom. Non resta che arrangiarsi e sperare che
domani sia meglio di oggi.»
«…qualcuno di noi non si comporta bene è vero, come è vero che nei quartieri
dove riusciamo a vivere in pace con voi sono sempre nate amicizie. Oggi qualcuno
ha deciso che dobbiamo essere dipinti come la causa principale di tutti i mali
dell’Italia. »
«…alcuni giornali non fanno altro che parlare dei nostri furti e un incidente
provocato da un rom ubriaco diviene un fatto di cronaca di cui si parla per
mesi. Anche le forze politiche che si sono riconciliate con gli ebrei a noi non
hanno mai chiesto scusa anzi ci additano con il peggiore dei mali. »
Soprattutto: «…Non essere qui oggi è come non esistere.» Voci. Da un corteo.
Di Fabrizio (del 27/03/2009 @ 09:36:03, in media, visitato 1956 volte)
Khamsa, di Karim Dridi (Concorso Migliore Film Africano) ll tunisino Karim Dridi con Khamsa (se ne era scritto
QUI ndr) ritorna al cinema dopo dieci anni di televisione. Marco
l'adolescente zingaro in perenne collisione con il potere costituito è disadatto
anche all'interno del proprio mondo, non comprende lo strisciante razzismo che
divide gli zingari dagli arabi. Un film tutto contenuto nelle due sequenze di
apertura e chiusura, sintesi estrema di una vita vissuta controvento.
ricorda Signore questi servi disobbedienti alle leggi del branco
F. De Andrè (Smisurata preghiera)
Marsiglia con le sue luminosità mediterranee, mentre da una parte ricorda le
melodie di Serrat che svela il senso di un meridionale comune denominatore,
dall'altra svela il suo volto tragico nel cammino doloroso di Marco (Khamsa che
in arabo vuole dire 5) giovanissimo componente di una disfatta famiglia zingara.
L'inizio del film lo accoglie in equilibrio sul cordone di un muro, metafora, in
un film assolutamente esplicito, di una vita condotta border line. Marco si
arrangia, furti, scippi e combattimenti illegali di animali. Ma non è padrone
della sua vita, compie queste attività delinquenziali per non uscire dal gruppo,
per esserci, per ribellione. Il suo desiderio è quello di fare il fornaio e
sfornare pane e dolci. E poi bisognerebbe averlo visto com'era felice quando suo
padre, scapestrato donnaiolo privo di scrupoli, partendo gli lascia la roulotte
e lui la rimette in ordine eleggendola a propria dimora. Segno preciso di una
necessità di stabilità anche emotiva, ma senza desiderio di integrazione,
tutt'altro, l'undicenne Marco resta un gadjo e il suo percorso è sempre in piena
collisione con il potere costituito, sia esso rappresentato dai funzionari del
servizio sociale o dalla polizia.
Dridi ci accompagna all'interno di questo territorio zingaro diviso tra amore
solidale e solidaristico malaffare, tracciandone con sicurezza le coordinate. Un
terreno ricco di insidie, esposto al tradimento, dove il giovanissimo
protagonista trova lo spazio per dimostrare tutto l'amore possibile per la nonna
morente. Il campo rom o le occasionali dimore che trova mettono in luce la
precarietà della sua vita. Dissidi etnici si insinuano tra i rapporti di questi
adolescenti che si comportano da uomini, non c'è mai pace tra rom e arabi e il
razzismo latente aggrava i rapporti tra le parti. Dridi, tunisino di nascita
affronta con sicurezza e solare audacia il tema della complessità che deriva da
questo film e al cui interno, un po' spaesato, un po' consapevole e un po'
malandrino ritroviamo il suo protagonista che sembra destinato, da una sorte
cattiva e percorrere tutta la vita controvento come nella faticosa ultima
sequenza che lo vede correre in salita mentre ai suoi piedi la multietnica
Marsiglia quotidianamente sopravvive a questa dolorosa complessità.
Belgrado - 19 marzo 2009 - Uno dei viali di Nis, la più grande città della
Serbia meridionale, potrebbe presto avere il nome del leggendario interprete di
musica rom
Saban Bajramovic.
Secondo il giornale Blic è una proposta portata avanti dal comitato
incaricato di nominare vie e piazze di Nis. La proposta verrà inoltrata al
Ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Auto Governo Locale dopo
l'approvazione dell'Assemblea Cittadina di Nis.
Il presidente del comitato, Dragoljub Stamenkovic, ha detto a "Blic" di
aspettarsi che la procedura si compia entro l'inizio di giugno, quando verrà
commemorato il
primo anniversario della morte di Bajramovic.
"E' molto che anche la moglie di Saban, Milica Bajramovic sia d'accordo,
perché sarebbe sbagliato prendere una decisione senza l'accordo dei membri della
sua famiglia. Il comitato ha considerato diversi suggerimenti e con voto a
maggioranza, la proposta è stata accettata. Il viale non è ancora terminato, ma
sarà una strada degna del grande cantante," dice Stamenkovic.
La proposta di dedicare una delle vie di Nis a Bajramovic viene dal Festival
Jazz della Città di Nis.
Saban Bajramovic nacque a Nis ne 1936. A 19 anni disertò dall'esercito per
correre dietro ad un ragazza di cui si era innamorato. Come disertore, venne
condannato a tre anni di carcere nella famosa isola di Goli Otok, dove venivano
mandati gli oppositori del Presidente Tito. Iniziò la sua carriera musicale
nell'orchestra della prigione che suonava, tra le altre cose,jazz (soprattutto
Louis Armstrong, Sinatra e talvolta John Coltrane), con pezzi spagnoli e
messicani. Una volta lasciata Goli Otok,la sua carriera musicale decollò. La sua
prima registrazione è del 1964, e da allora si ritiene che abbia composto 650
canzoni. Nel 1964 compose anche l'inno ufficiale del popolo rom "Djelem
Djelem".
Dopo anni di vita dura e intensa, la notorietà svanì e nel 2008 si trovava a
vivere un'esistenza impoverita a Nis, con serie complicazioni di salute e senza
poter più camminare. Il governo della Serbia è intervenuto per fornirgli alcuni
fondi. È morto nel Nis l'8 giugno 2008, per un attacco di cuore.
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