Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 26/04/2009 @ 09:26:41, in Italia, visitato 2011 volte)
24
aprile 2009| Bruno Viani
Nell’album dei ricordi conservano ancora gelosamente le immagini della visita
del cardinale Dionigi Tettamanzi, nel 1995. "Piccolo di statura, ma un grande
uomo - raccontano - che ha saputo ascoltare i nostri problemi. Sì, quando è
morto Giovanni Paolo II abbiamo pianto tutti, ma poi abbiamo fatto il tifo
davanti alla televisione perché fosse Tettamanzi il nuovo pontefice. Sarebbe
stato, davvero, il nostro Papa".
Eccolo, il conclave visto con gli occhi dei rom korakané di via Adamoli, che
si apprestano ad accogliere l’arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, in visita
pastorale al vicariato dell’alta Valbisagno.
L’appuntamento è fissato per il primo pomeriggio di domani, intorno alle ore 15.
E gli zingari musulmani si sono organizzati, con l’aiuto dei volontari di
Sant’Egidio, per accogliere a braccia aperte l’arcivescovo che rappresenta la
Chiesa cattolica.
"Non esiste un solo popolo degli zingari - racconta Ismet Cizmic, 41 anni,
rom di Sarajevo - ci sono gli ortodossi cresciuti nella ex Jugoslavia, i sinti
cattolici italiani, e ci siamo noi korakané, vuol dire “lettori del Corano”.
Eppure, è come se fossero le dita di una mano: sono distinte, però formano un
unico arto. E tutti crediamo in un unico Dio".
Cosa si aspettano i rom della Valbisagno dalla visita dell’arcivescovo?
Soprattutto, sperano di trovare un uomo che li ascolti. E si sforzi di capire
anche le diversità. "Quando io ero bambino, a Roma - riprende Ismet -
l’accampamento si trasferiva quasi ogni notte, da un quartiere all’altro. I
carabinieri ci sgomberavano e noi ci spostavamo un po’ più in là, ma il
risultato era che nessuno dei nostri poteva frequentare le scuole. Vivevamo
accampati senza riscaldamento e senza servizi igienici, senza acqua".
Altri ritmi, altre tradizioni. Un’altra vita. Ismet è nato nel 1967, per i
nostri parametri è un uomo nel pieno dell’età. "Ho nove figli - racconta - e
sono già nonno di una bambina di sei mesi".
Il decimo figlio è in arrivo, dice indicando con un sorriso il pancione della
moglie Jasminka. Quando nascerà, l’ultimogenito di casa Cizmic sarà più giovane
dei suoi nipoti.
E anche Jasminka racconta. Parla dei dolci bosniaci fatti con miele e noci,
preparati tanti anni fa per il cardinale Tettamanzi ("Li rifarò uguali per il
cardinale Bagnasco, ma non voglio rovinare la sorpresa"). E parla con semplicità
dei dolori di un’esistenza difficile. "Qui i vecchi non esistono, è anziano chi
ha cinquant’anni - dice - tanti inverni al gelo, senza igiene, lasciano il
segno"
Di Fabrizio (del 26/04/2009 @ 09:11:16, in Italia, visitato 1845 volte)
Ho organizzato una mostra fotografica sul mondo Rom
nella magnifica Genova.
Oltre ad immagini realizzate da professionisti, ci saranno anche più di 200
immagini scattate dai bambini khorakhanè e sinti di Genova. Abbaimo dato loro 12
macchinette fotografiche e li abbiamo lasciati liberi di fotografare tutto quel
che volevano. Le foto sono venute molte bene e la vedute d'insieme che
caratterizza l'installazione le abbellisce ulteriormente. Ci sono ritratti di
fratelli, sorelle, immagini dei campi, qualche genitore, e tanti sorrisi
(insieme a dita davanti all'obiettivo e ad incredibili immagini composte da
striature rose e blu, quasi un quadri di Rothko). Ben lontane dalle classiche
immagini che di solito tg e giornali pubblicano, bimbi abbandonati a loro stessi
mentre vagano tra la rumenta. Troppo facile dare l'immagine di un popolo
incivile, in questa maniera. Noi proviamo a rispondergli in questa maniera.
Rispondiamo a chi voleva le impronte digitali dei bambini Rom, mettendoci
addirittura le facce.
Ci saranno dei testi che accompagneranno le immagini, tentando di spiegare ai
gagè cosa contraddistingue la cultura Rom, qual è la loro storia, quanti ce n'è,
in Italia e nel mondo. Provando a fargli capire qualcosa in più sul vostro
mondo. A cui mi sono avvicinato assai di recente, grazie ad un libro, quello di
Pino Petruzzelli. Che qui a Genova ha anche aperto un corso di formazione
teatrale per Rom e Sinti.
Sono un po' dispiaciuto per non essere riuscito a coinvolgerli di più in questo
progetto, ma problemi logistici/temporali non mi hanno permesso di essere
quotidianamente in contatto con loro. Anche se Sergio mi ha dato una grossa
mano. Questo probabilmente l'aspetto negativo del progetto (e qui tralascio il
fatto che la Provincia di Genova - finanziatrice dell'iniziativa - abbia
preferito, diciamo così, "sorvolare" sulla denuncia delle discriminazioni che
quotidianamente i Rom subiscono, puntando principalmente sull'aspetto culturale.
Quello che volevo fare anche anche io, mettendoci un po' di palle in più. Ogni
tanto penso che questa sia un'occasione sprecata per far sentire realmnte la
vostra voce - anche se Ismet e Tito delle due comunità genovesi interverranno
alla conferenza per l'inaugurazione, lunedì 27. D'altro canto, questa mostra
vuole essere istruttiva, educativa, insegnare ai gagè qualche cosa in più sul
mondo Rom, scopriranno ad esempio, che una bassissima percentuale è ancora
nomade ed immagino la sorpresa sui loro volti. Non affrontare la questione
politica potrebbe essere anche giusto, quindi. Reste il fatto che, se non avessi
avuto vincoli monetari, sarebbe stata una mostra ancora più coraggiosa!)
Ma sono contento lo stesso, ogni giorno di più, quando sento dalla bocca della
gente fuoriuscire la parola Rom sorrido (per non piangere...) nel sentire quanto
ignoranza c'è in giro. E mi sorprendo per essere riuscito ad uscire dalla melma
ignobile che ricopre il nostro paese. Sto dalla parte dei Rom, questa mostra
l'ho fatta per loro e dopo farò ancora di più. Li coinvolgerò direttamente
(questa volta sul serio) nel realizzare un libro fotografico con le immagini dei
bambini che saranno esposte; un progetto a lungo termine, da realizzare con un
po' più di calma ma che, sono sicuro, riscuoterà grande successo anche tra di
loro. Giovedì li ho incontrati e tutti mi sono parsi entusiasti di questa
mostra, i ragazzi in particolare. Ne sono assai felice. Avendoli conosciuti
direttamente, mi incazzo ancora di più quando sento i beceri stereotipi che, per
una volta, uniscono politica, popolo e "informazione".
Mi sono dilungato troppo, credo.
Spero possa piacervi l'iniziativa che ho realizzato ma soprattutto, spero
possiate venire a Genova ad ammirarla (le foto sono tutte magnifiche, da Roma,
Milano, Siviglia, Balcani e Genova, naturalmente.
Buone giornate,
luca
ROM? ROM!
VIAGGIO NEI MONDI ROM
Quando si affronta il tema dei Rom, anche le persone piu' sensibili tendono
inevitabilmente a ripiegarsi su loro stesse e ad accettare acriticamente i
luoghi comuni, quasi sempre negativi, che da sempre accompagnano questo popolo.
La mostra fotografica che in questa sede proponiamo, con immagini scattate a
Milano, Roma, Siviglia e Genova vuole essere quindi anche un tentativo di
esplorare sia pur minimamente (vista l'ampiezza dell'argomento) un mondo -
appunto quello dei Rom - così complesso e sfaccettato. Per l'occasione sono
state distribuite a molti bambini dei campi genovesi delle macchine fotografiche
usa e getta, con le quali essi hanno potuto scattare liberamente fotografie di
momenti e/o situazioni, dal loro punto di vista, particolarmente importanti e
significativi.
Una prospettiva di analisi quindi tutta interna alla loro sensibilita' e un
ulteriore modo per tentare di alzare un velo su una realta' misconosciuta e
molto spesso fraintesa per gli stereotipi che da sempre la circonda.
MOSTRA FOTOGRAFICA dal 27 aprile al 18 maggio
2009
Fotografie di:
Giorgio de Finis
Max Intrisano
Luana Monte
Alessandro Pangallo
Michele Palazzi
L'altro punto di vista - Visioni dal mondo Rom.
200 fotografie realizzate dai bambini delle comunità khorakhanè e sinti di
Genova
Installazione dell'opera
"Margini di realta'"
a cura di Stefania Gessi, Lara Grillo,
Silvia Cappuccio e Annalisa Rossi.
Sala polivalente - cinema Sivori,
Salita Santa Caterina, 12 Genova.
Aperta tutti i giorni dalle 15.30 alle 20
ingresso libero.
INAUGURAZIONE
Lunedì 27 aprile 2009, ore 10.00
Introduzione di Giorgio Devoto (Assessore alla Cultura della Provincia di
Genova)
Interverranno gli autori delle fotografie
ed i portavoce delle comunita' khorakhane' e sinti di Genova
A seguire:
proiezione del cortometraggio Savorengo Ker di Fabrizio Boni
e del documentario Porrajmos, di Paolo Poce e Francesco Scarpelli.
Sala polivalente - cinema Sivori,
Salita Santa Caterina, 12 Genova.
Per maggiori informazioni:
010 5499357 (Assessorato alla Cultura della Provincia di Genova) -
romrom09@libero.it
Di Fabrizio (del 25/04/2009 @ 09:56:13, in scuola, visitato 1613 volte)
CARI AMICI,
sono Barbara Bello, una dottoranda di ricerca dell'Università Statale a Milano e
trainer giovanile. Ho ricevuto la richiesta di diffondere l'informazione di una
seminario internazionale per giovani Rom e Sinti o per giovani trainer e leaders
che lavorano con giovani Rom e Sinti. Il Seminario, organizzato
dall'associazione tedesca Amaro Drom, rientra nel quadro "Gioventù per
l'Europa". L'età dei partecipanti dovrebbe essere tra i 20 e 25 anni. Visto che
lo scopo di questo seminario consiste nel promuovere futuri progetti, sarebbe
veramente importante che i partecipanti siano ragazzi attivi.
Vi sarei grata se poteste diffondere l'informazione.
Resto a vostra disposizione per ulteriori approfondimenti.
Vi auguro una buona giornata,
Barbara Bello <BGBELLO@libero.it>
Di Fabrizio (del 25/04/2009 @ 09:56:02, in lavoro, visitato 1906 volte)
Ricevo da Ernesto Rossi
Ma la liberazione non è per tutti, non è per gli stranieri, non è per
Rom e Sinti, i cosiddetti zingari.
Questi ultimi –davvero ultimi in ogni cosa a partire dai diritti più elementari-
non sono liberi in questo paese: nemmeno possono partecipare al corteo che
ricorda la fine della Lotta di Resistenza e la nascita conseguente della
Costituzione repubblicana. Se lo fanno, possono perdere il posto di lavoro, se
riconosciuti dal padrone in una fotografia, in un filmato, di quelli che ci
facciamo tra di noi per ricordare questa giornata, o che ci fanno fotografi e
operatori di giornali e televisioni.
Ecco nella foto l’Unità (dedicata ai morti sul lavoro), come dovrebbero
presentarsi: MASCHERATI.
[immagine non riportata]
Rom e Sinti, italiani, europei o no, sono NEGATI AL LAVORO, anche se
lavorano, faticatamente, in nero, saltuariamente, quando possono, respinti e
discriminati. Clandestini anche se regolari.
L’Associazione milanese Aven Amentza – Unione di Rom e Sinti ha
tenuto per un anno e mezzo uno sportello sindacale, col sostegno di Camera del
Lavoro e Fillea Cgil, dentro nel campo di via Triboniano: uno
scandalo. Che c’entrano gli zingari col sindacato, col lavoro (in molti se lo
sono chiesto), dato che sono notoriamente TUTTI ladri e ladri di bambini? La
leggenda è più forte di ogni realtà: ne basta uno per cancellare tutti gli altri
e confermare che così stanno le cose. Per Rom e Sinti la colpa è sempre
collettiva, mai individuale. Basta l’indirizzo del campo per perdere o non
trovare lavoro. Perché nel nostro paese, il peggiore per loro in Europa, devono
vivere in ghetti noti e additati, veri lager, da cui è difficile uscire; in cui
l’infanzia, oggetto di commosse quanto astratte considerazioni, viene offesa e
repressa ogni giorno. Se vanno a scuola, la perderanno al primo licenziamento
del genitore che lavora, al primo inutile feroce sgombero.
Gli SGOMBERI sono l’inefficace violenta politica del governo e
dell’amministrazione comunale milanese, incuranti della Costituzione, delle
leggi, dei trattati internazionali sottoscritti, delle Dichiarazioni Universali,
delle proteste del Parlamento Europeo.
SICUREZZA PER TUTTI – LA SICUREZZA È UN BENE COLLETTIVO, NON PRIVATO
Sicurezza è non morire sul lavoro ogni giorno; sicurezza è non subire violenza
fra le mura sicure di casa; sicurezza è aver di che vivere ogni mese sino alla
fine del mese; sicurezza è non avere un paese in cui regioni intere sono in mano
a potenti organizzazioni criminali.
Per i Rom, clandestini sono i diritti
sede legale: Via Triboniano 212 – 20156 Milano (Italia). Tel. +39.(02).48409114
Costituita il 18 luglio 2004, registrata a Milano il 22 novembre 2004 , n°
104485 serie 3. Codice fiscale 97389270154
Di Fabrizio (del 24/04/2009 @ 09:16:03, in Europa, visitato 1491 volte)
Ricevo da
Roberto Malini
Nella foto di Steed Gamero, Codrean Ciuraru, Rom romeno. Ha subito
diversi episodi di intolleranza e violenza razzista, anche da parte di agenti
delle forze dell'ordine. Dopo aver denunciato i suoi aguzzini in divisa, è stato
minacciato e costretto a fuggire all'estero. Il suo caso è uguale a quelli di
centinaia di suoi concittadini di etnia Rom in Italia.
Bruxelles, 22 aprile 2009. L'Agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra)
pubblica oggi il suo rapporto su minoranze e migranti. Il rapporto Fra ha un
valore statistico assoluto, basandosi su un campione di 25 mila interviste,
oltre che sui rapporti delle Organizzazioni per i Diritti Umani che basano le
loro ricerche su verifiche effettive, testimonianze e documenti. Secondo i dati,
il 50 per cento dei Rom, in Europa, percepisce una forte esclusione sociale e ha
subito nel corso degli ultimi dodici mesi almeno un'aggressione razzista.
Seguono africani sub-sahariani (41%) e nordafricani (36%). Riguardo ai rapporti
con le autorità, l'82% non denuncia le violenze subite; secondo il 62% ''tanto
non cambierebbe niente''. I nordafricani, secondo il rapporto, percepiscono
maggiormente l'atmosfera discriminatoria nel paese in cui vivono: sono il 94%
degli intervistati), seguiti dai Rom in Ungheria (discriminazione percepita dal
90%). In Italia, il pregiudizio è percepito dal 77% dei romeni (ma se si dovesse
considerare un campione di Rom romeni, arriveremmo al 98%) e dal 76% degli
albanesi. Sempre nel nostro Paese, l’89% dei romeni e l’82% degli albanesi e dei
nordafricani non ha conoscenza di associazioni che possano realmente aiutarli di
fronte a episodi di discriminazione. Il 52% dei nordafricani, in Italia, è stato
colpito da atti razzisti negli ultimi dodici mesi: è il settimo gruppo fra i
dieci più discriminati in Europa. Riguardo ai controlli delle forze dell'ordine,
il 74% dei nordafricani ritiene che le autorità prendano di mira i migranti,
solo a causa della loro etnia. Morten Kjaerum, direttore dell’Agenzia europea
per i diritti fondamentali (Fra), ha dichiarato che è ormai necessario
promuovere politiche più mirate per curare il male sociale del razzismo affinché
“migliaia di casi di crimini razzisti non restino invisibili".
Di Fabrizio (del 24/04/2009 @ 09:12:07, in Italia, visitato 1953 volte)
Da
Kelebek
Chiedo scusa della mia assenza, che spero sia provvisoria... in questi giorni
ci si sveglia più verso le tre che verso le quattro per lavorare. Comunque
voglio dare più risalto a un commento fatto ieri sera da Maria su questo blog.
Trattandosi di un commento, si tratta di un testo scritto di getto, senza
riferimenti. Ma credo che sia importante pubblicarlo comunque. Tra parentesi, è
interessante la differenza tra la pratica tradizionale dei Rom - altroché Family
Day - in cui è normale che i membri meno sfortunati della grande familja
allargata si prendano cura dei bambini dei più disastrati, e la visione di certi
magistrati e operatori sociali. Ovviamente, chi ha tolto i bambini al padre/zio
potrebbe avere ragione in termini strettamente legali: la persecuzione, più che
nella loro azione, sta nella mancanza di reazione o di interesse di altri per la
vicenda. Ti segnalo l'ennesima ignobile persecuzione contro una persona rom. Si
tratta del bosniaco Zafir Hamidovic fermato con i suoi due figli perchè la
bambina somigliava a Denise Pipitone, la piccola scomparsa alcuni anni fa.
L'hanno accusato di essere il rapitore di Denise; il dna lo ha scagionato da
questa accusa ma parzialmente in quanto soltanto il bambino è risultato essere
suo figlio; la bambina è figlia di un cugino e Zafir l'ha in affido fin da
piccola. Una cosa è accertata, la piccola NON è Denise Pipitone. Malgrado, però,
le cose si siano parzialmente chiarite, o chiarite per l'accusa più infamante, i
due bambini gli sono stati tolti e affidati a una casa famiglia. Sono passati 15
giorni, i piccoli sono traumatizzati sconvolti, la madre disperata come il padre
ha detto piangendo. Ecco io mi domando, se zafir non fosse stato un rom bosniaco
avrebbe dovuto subire questo terribile affronto, non ancora sanato, in quanto i
bambini non gli sono stati restituiti? Adesso è indagato per due reati di cui
uno riguarda l'aver mentito riguardo alla bambina, il non aver detto subito,
voglio dire, che era figlia "adottiva". E nemmeno il bambino comunque, suo con
certezza a prova di dna, non gli è stato ad oggi ridato. Se Zafir Hamidovic
fosse stato un'italiano, un inglese, un americano, un francese, avrebbe avuto
simile trattamento? Credo di no, quantomeno avrebbe subito gli inevitabili
accertamenti in modo ben meno pesante . Ma zafir è un rom bosniaco e quindi non
merita nessun rispetto o cautela, e i bambini nessuna misericordia. maria
Di Fabrizio (del 24/04/2009 @ 09:08:02, in lavoro, visitato 2175 volte)
Da
Roma_Italia
Laura Clarke, 15/04/2009
L'Antica Sartoria Rom produce vestiti su misura ispirati al design romanì
del XIX secolo
Entrare nel laboratorio tessile di Via Nomentana 952 è come entrare in
un altro mondo. Qui l'uniformità unisex delle confezioni odierne lascia il passo
ad indumenti di straordinaria femminilità e stile. Manichini vestiti di velluto
o cashmere, corsetti e lunghe file di gonne a fiori punteggiano il locale.
L'uniformità del locale fa da forte contrasto ai colori degli abiti in mostra:
verde mela, blu cielo, rosso fuoco, rosa albicocca. Questa è l'Antica
Sartoria Rom, una cooperativa di Romnià che producono abiti su misura
ispirati al disegno tradizionale romanì del XIX secolo.
L'iniziativa prese vita nel campo di Via della Martora - Via Collatina a Roma
est, dove un gruppo di donne rom voleva guadagnarsi da vivere ma senza imparare
un nuovo lavoro. "La formazione professionale è complicata per gli adulti," dice
la coordinatrice del progetto Alessandra Carmen Rocco, un'Italiana diplomata
artistica con un diploma di conservatorio, che si è avvicinata ai Rom per la sua
passione per la loro musica. "Prima di tutto, di solito non è pagata, poi c'è
l'opposizione dei mariti, e per finire, chi guarderà tutti i bambini?"
Inizialmente, le donne consideravano due opzioni: babysitting ("le donne rom
sono eccellenti babysitter, dato che le ragazze curano i fratelli e le sorelle
più giovani sin dalla tenera età," dice Rocco) ed aprire un ristorante ("I Rom
cucinano molto bene e la loro cucina è il risultato del contatto con le diverse
comunità ospitanti), ma tutti e due gli schemi sono stati rapidamente
abbandonati per ragioni pratiche. Poi un giorno le donne hanno prodotto a mano
un vestito e così è nata l'idea della sartoria.
"Il progetto si adattava perfettamente perché le ragazze rom imparano a
cucire a mano da molto giovani," spiega Rocco. "Inoltre, i Rom hanno mantenuto
la distinzione tra il proprio modo di vestire e quello della comunità ospitante.
Le tradizioni - gonne lunghe, cinturini stretti, corsetti attillati - sono
rimasti." Le donne hanno continuato a fare una serie di indumenti, che vendono
per i campi. Inizialmente i vestiti hanno sollevato entusiasmo, ma visto che
erano fatti a mano, sono presto stati messi da parte, dando una cattiva nomea
all'iniziativa.
Nel frattempo il gruppo ha deciso di focalizzarsi nel cucire vestiti
ispirati agli stili tradizionali del XIX secolo. "Le donne vivono in condizioni
che ricordano [quei tempi], senza elettricità o acqua corrente,e vogliono che i
loro vestiti riflettano questo," spiega Rocco. I membri hanno contattato le
anziane Romnià che vivono nei campi attorno a Roma, per sapere come la gente si
vestiva in quel periodo e sono tornate con una serie di modelli. Poi i fondi
sono stati assicurati dalla provincia di Roma per acquistare macchine da cucire,
impiantare un laboratorio e fornire una formazione più approfondita.
All'inizio le donne hanno presentato i propri lavori alla Centrale Montemartini
in Via Ostiense nel dicembre 2003. Da allora sono apparse all'evento AltaRoma haute
couture il presso il Parco Auditorium della Musica, a MACRO, parte di una
collezione preparata dal designer milanese Romeo Gigli (vedi
QUI ndr), al Club La Palma nell'area Portonaccio per il lancio della
cooperativa nel 2006 e, più recentemente, alla Città dell’Altra Economia al
Testaccio. Dopo anni di lavoro in locali inadeguati, nel 2005 finalmente è stato
garantito loro dal consiglio municipale locale l'uso indefinito dello spazio in
via Nomentana, come riconoscimento del contributo dato dal rogetto
all'integrazione degli stranieri nell'area.
La sartoria produce principalmente vestiti da donne - gonne, top, cappotti,
scialli - ma anche vestiti e gilet maschili, gli indumenti sono fatti soltanto
con fibre naturali e tipicamente includono intricati ricami disegnati usando
pezzi di vetro, perline, lustrini e cristalli Swarovsk. Molti dei tessuti sono
originari direttamente della Romania e sono portati in Italia dalla capo
cucitrice Gabi
Raducan che, a differenza di molti Rom di oggi, continua a seguire uno stile di
vita nomade, viaggiando su e giù tra i due paesi. I prezzi variano dai 90 ai
1.000 €uro o più, a seconda del vestito, tipo e quantità del materiale usato e
del ricamo adoperato. Attualmente il laboratorio impiega sette donne, che
guadagnano 500 €uro al mese. Molti clienti sono dei privati che si avvicinano
alla sartoria per varie ragioni compresa la ricerca di un abito da matrimonio.
Il 2009 è iniziato male con l'allagamento del laboratorio dovuto alle
pesanti precipitazioni della fine dell'anno scorso. Inoltre la comunità rom di
Roma sta fronteggiando un sovvertimento dovuto ai piani delle autorità cittadine
di smantellare i numerosi campi non autorizzati e trasferire i loro abitanti
fuori dal Grande Raccordo Anulare (GRA). Però, Rocco dice che la mossa non ha
riguardato le lavoratrici tessili, che vivono nel campo autorizzato di Via della
Cesarina, non lontano dal laboratorio.
A dispetto di queste difficoltà ha grandi speranze per quest'anno. In
primo luogo le donne stanno organizzando un'altra esposizione di moda dove
introdurranno anche una linea di vestiti per bambini. In aggiunto hanno appena
lanciato un sito web
per presentare e promuovere il loro lavoro, che offre ai potenziali clienti
un'idea migliore della bellezza ed unicità degli indumenti che offrono.
Antica Sartoria Rom
Via Nomentana 952
tel. 339/2357366 (Carmen)
anticasartoriarom@libero.it
www.anticasartoriarom.it
Di Fabrizio (del 23/04/2009 @ 09:51:52, in scuola, visitato 1949 volte)
Da
Nordic_Roma
HELSINGIN SANOMAT By Kristiina Markkanen
"Laalo, blaato, dzjelto (rosso, blu, giallo), i bambini rom leggono ad alta
voce in una stanzetta del centro diurno Viherlaakso di Lahti.
Stanno avendo una lezione in kàlo-finnico-romanes, il nome ufficiale della
lingua della minoranza finnica rom. Le sorelle Teresa e Maritsa Borg stanno
colorando dei palloni mentre imparano il nome dei colori in romanes.
Le ragazze sono state fortunate: l'insegnante Marianne Florin lavora nello
stesso centro diurno come sovvenzionata, in altre parole come assistente, il cui
salario arriva parzialmente dal budget del Ministero dell'Impiego e
dell'Economia.
Marianne Florin ha esperienza in questi circoli linguistici, anche se il suo
livello di competenza del romanes non è molto alto.
D'altra parte, una lezione a settimana non è sufficiente per consentire a
Maritsa e Teresa di parlare fluentemente il romanes. Sfortunatamente, non
avranno l'opportunità di continuare i loro studi in romanes alla scuola.
La situazione a Lahti è tipica.
Soltanto pochissimi bambini rom di Finlandia hanno imparato la propria lingua
madre - dipende dall'anno, circa 150 bambini apprendono il romanes al centro
diurno o a scuola.
Si tratta del 5-10% dei bambini rom di Finlandia. Oggigiorno, non molti
imparano la lingua a casa.
Il Tavolo Nazionale Finnico dell'Istruzione (FNBE) ha provato ad
incoraggiare l'insegnamento del kàlo-finnico-romanes nelle scuole e nel 2009, i
crediti dedicati sono stati raddoppiati.
Nei fatti, sono stati lanciati in Finlandia alcuni progetti per appoggiare i
bambini rom ed i loro genitori riguardo la lingua romanes.
"Il prossimo autunno introdurremo i gruppi d'immersione nella lingua, i
cosiddetti nidi linguistici, tanto per adulti che bambini che imparano il
romanes. Abbiamo anche intenzione di organizzare due campi estivi linguistici",
dice Leena Nissilä, Consigliera Anziana del FNBE.
Ci sono numerose ragioni sulla scarsità di insegnamenti in romanes.
I comuni non sono obbligati a fornire questa lingua, né sono interessati
nell'organizzare questo insegnamento, c'è scarsità di insegnanti qualificati,
oppure i Rom stessi mancano di comprensione o coraggio per chiedere
l'insegnamento in romanes ai loro figli.
Elämä ja Valo è un'associazione a Lahti dei Rom di Finlandia.
Qualche anno fa l'associazione segnalò il fatto che la lingua romanes sarebbe
stata a rischio di estinzione in Finlandia entro un decennio.
Cos'hanno da dire i ricercatori? La lingua romanes cesserà di esistere
in Finlandia?
"Il numero di quanti attualmente usano la lingua nella comunicazione di tutti
i giorni non può essere molto alto", dice il professore Matti Leiwo
dell'Università di
Jyväskylä con un profondo sospiro.
Secondo lui la lingua dei Rom finnici è in pericolo, su questo non c'è
dubbio.
Il ricercatore Kimmo Grönfors dell'Università di Helsinki dice che il kàlo-finnico-romanes
è come minimo in serio pericolo.
Non esistono statistiche sull'abilità nella lingua romanes, ma secondo le
ultime stime, ci sono almeno 10.000 Rom in Finlandia, di cui forse la metà
conosce la lingua bene o in modo soddisfacente.
"Siamo circa il 50% a parlare bene il romanes, ma non i nostri figli",
dice l'insegnante di romanes Tuula Åkerlund di Romano Missio, un'organizzazione
di servizio sociale del popolo rom che si prende cura dei bambini.
"Semplicemente quando i bambini sono piccoli non capiamo che potremmo
insegnare loro due lingue", dice Åkerlund con rammarico.
Tuula Åkerlund puntualizza anche che la generazione più anziana non vuole che
la lingua sia insegnata agli estranei. Il linguaggio è stato l'unica ricchezza
del povero popolo viaggiante.
"La generazione che ha provato l'oppressione ed il disprezzo è ancora viva.
Dal linguaggio ha ottenuto comfort, è per questo che lo vogliono mantenere solo
nel circolo famigliare", spiega Åkerlund.
[...]
Buongiorno! - Tsihko diives! La Finlandia appoggia
l'allargamento EU - Fintiko themmesko dzinta EU: sko bohliboske.
Ti amo! - Me kamlavaa tuut! Un Finnico che appartiene alla
popolazione maggioritaria - Fintiko komunis Un Caucasico, una persona
di origine europea - gaajo Helsinki (la capitale) - Baro fooros Finlandia -
Finitiko them o Fintiko them Università - Apruno skoola
Night caffè - rassako kaljakiero Pace - Freediba Numeri: 1 =
iek, 2 = dui, 3 = triin, 4 = staar, 5 = pangh, 6 =
hou, 7 = efta, 8
= ohta, 9 = enja, 10 = deh
Nota: L'8 aprile era il Giorno Internazionale dei Rom, per celebrare
la cultura rom e far crescere la consapevolezza sulle questioni affrontate dal
popolo rom. L'11 febbraio il Museo Cittadino di Helsinki ha inaugurato una
mostra internazionale intitolata Attenzione, Zingari! La Storia di un
Fraintendimento, sul passato e il presente dei Rom d'Europa. La mostra sarà
aperta sino al 30 agosto da mercoledì a domenica dalle 11 alle 17 - giovedì sino
alle 19. Entrata libera. Indirizzo: Hakasalmi Villa,
Mannerheimintie 13 D (accanto al Finlandia Hall).
Di Fabrizio (del 23/04/2009 @ 09:07:36, in Europa, visitato 2346 volte)
Da
Czech_Roma
19 aprile 2009, 12:49 GMT
Praga - Dice la polizia che una bambina rom ed i suoi genitori sono stati
seriamente feriti, sembra da una bomba molotov lanciata nella loro casa durante
la notte nel nord est della Repubblica Ceca. Le vittime dicono che qualcuno ha
lanciato una molotov nella loro casa nella città di Vitkov, dandole fuoco poco
prima di mezzanotte, ha detto la portavoce della polizia, Sona Stetinska,
all'agenzia stampa tedesca DPA.
Ha aggiunto che la polizia non sarà in grado di confermare la causa
dell'incendio se non potrà esaminare il luogo, cosa che è complicata dal
pericolo di crollo dell'edificio.
Il Primo Ministro uscente, Mirek Topolanek, ha detto di essere "seriamente
preoccupato dal sorgente estremismo", chiedendo alle autorità di determinare se
l'incidente possa essere motivato razzialmente.
La polizia ha detto che il motivo del presunto attacco non è immediatamente
condiviso. "Non possiamo confermare che si trattasse di motivo razziale, ma
neanche possiamo negarlo," ha detto la portavoce.
La bambina di 22 mesi, salvata dalla casa in fiamme dai genitori, trasportata
in aereo in un ospedale nella capitale regionale Ostrava, è in condizioni
critiche, hanno detto dal servizio di soccorso.
Ha diverse gravi bruciature nell'80% del corpo ed ha inalato i fumi, ha detto
in una dichiarazione il portavoce Lukas Humpl.
Nella dichiarazione si dice che la madre, 27 anni, ha bruciature alle gambe
ed un braccio, mentre i padre, 33 anni, ha serie bruciature alla schiena e agli
arti.
L'incidente ha avuto luogo in mezzo ad una crescente attività politica
dell'estrema destra e dei gruppi neonazisti.
La stessa sera, estremisti di destra avevano percorso in una marcia
largamente pubblicizzata la città nord-occidentale di Usti nad Labem, che ospita
un simil-ghetto della comunità rom, 430 km. ad est di Vitkov.
Le città ceche hanno combattuto per proibire le marce estremiste, mentre i
loro organizzatori sfruttano le leggi che salvaguardano la libertà di assemblea.
"E' chiaro che esiste un collegamento tra l'attività politica degli
estremisti e la violenza diretta verso gli abitanti," ha detto il premier. Ha
auspicato che la prossima riunione di governo discuta la questione lunedì.
Nonostante questa retorica, i gruppi di estrema destra hanno continuato senza
problemi le loro attività. Recentemente il governo ha fallito nel suo sforzo di
sciogliere una di queste organizzazioni, il Partito dei Lavoratori.
Attacchi a sfondo razziale con bombe molotov, alcuni dei quali mortali, hanno
recentemente scosso l'Ungheria.
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