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aprile 2009| Bruno Viani
Nell’album dei ricordi conservano ancora gelosamente le immagini della visita
del cardinale Dionigi Tettamanzi, nel 1995. "Piccolo di statura, ma un grande
uomo - raccontano - che ha saputo ascoltare i nostri problemi. Sì, quando è
morto Giovanni Paolo II abbiamo pianto tutti, ma poi abbiamo fatto il tifo
davanti alla televisione perché fosse Tettamanzi il nuovo pontefice. Sarebbe
stato, davvero, il nostro Papa".
Eccolo, il conclave visto con gli occhi dei rom korakané di via Adamoli, che
si apprestano ad accogliere l’arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, in visita
pastorale al vicariato dell’alta Valbisagno.
L’appuntamento è fissato per il primo pomeriggio di domani, intorno alle ore 15.
E gli zingari musulmani si sono organizzati, con l’aiuto dei volontari di
Sant’Egidio, per accogliere a braccia aperte l’arcivescovo che rappresenta la
Chiesa cattolica.
"Non esiste un solo popolo degli zingari - racconta Ismet Cizmic, 41 anni,
rom di Sarajevo - ci sono gli ortodossi cresciuti nella ex Jugoslavia, i sinti
cattolici italiani, e ci siamo noi korakané, vuol dire “lettori del Corano”.
Eppure, è come se fossero le dita di una mano: sono distinte, però formano un
unico arto. E tutti crediamo in un unico Dio".
Cosa si aspettano i rom della Valbisagno dalla visita dell’arcivescovo?
Soprattutto, sperano di trovare un uomo che li ascolti. E si sforzi di capire
anche le diversità. "Quando io ero bambino, a Roma - riprende Ismet -
l’accampamento si trasferiva quasi ogni notte, da un quartiere all’altro. I
carabinieri ci sgomberavano e noi ci spostavamo un po’ più in là, ma il
risultato era che nessuno dei nostri poteva frequentare le scuole. Vivevamo
accampati senza riscaldamento e senza servizi igienici, senza acqua".
Altri ritmi, altre tradizioni. Un’altra vita. Ismet è nato nel 1967, per i
nostri parametri è un uomo nel pieno dell’età. "Ho nove figli - racconta - e
sono già nonno di una bambina di sei mesi".
Il decimo figlio è in arrivo, dice indicando con un sorriso il pancione della
moglie Jasminka. Quando nascerà, l’ultimogenito di casa Cizmic sarà più giovane
dei suoi nipoti.
E anche Jasminka racconta. Parla dei dolci bosniaci fatti con miele e noci,
preparati tanti anni fa per il cardinale Tettamanzi ("Li rifarò uguali per il
cardinale Bagnasco, ma non voglio rovinare la sorpresa"). E parla con semplicità
dei dolori di un’esistenza difficile. "Qui i vecchi non esistono, è anziano chi
ha cinquant’anni - dice - tanti inverni al gelo, senza igiene, lasciano il
segno"