Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 05/04/2006 @ 10:00:27, in scuola, visitato 2072 volte)
Si è conclusa settimana scorsa una ricerca sui Rom in Serbia, di cui hanno dato notizia parecchi media internazionali.
30 marzo (UPI) - Oltre il 72% dei bambini rom di Serbia non hanno mai completato la scuola dell'obbligo e il 9% non gode di assistenza medica.
Questi i risultati della ricerca condotta su 630 famiglie rom a Belgrado e nelle quattro più grandi città della Serbia. La stessa ricerca mostra che circa il 20% dei minori non sono presenti nelle liste scolastiche [...]. La ricerca è stata organizzata da Save the Children e dal Centro Diritti per l'Infanzia, secondo quanto riferito dall'agenzia BETA.
Vesna Dejaniovic, del Centro Diritti per l'Infanzia, afferma che i bambini rom iniziano di solito gli studi all'età di 7 anni, e passano 4 bocciature prima di completare il ciclo dell'obbligo.
Le ragioni principali risiedono nello scarso livello scolare dei genitori e nelle condizioni di vita, la maggior parte [degli intervistati] risiede in baraccopoli, sgomberati continuamente da un posto all'altro.
Vesna Dejaniovic ha aggiunto che l'8% dei bambini soffre di gravi disturbi e non ha effettuato le vaccinazioni prescolari [...]
Da: Roma_ex_Yugoslavia
Di Fabrizio (del 30/03/2006 @ 10:12:29, in scuola, visitato 2819 volte)
26 Marzo 2006
Nuova vita per i racconti a rischio
discriminazione
By Charlene Sweeney
LA ricca cultura orale dei Viaggianti Scozzesi è diventata parte di un
vasto progetto di ricerca, che vuole superare i secoli di discriminazione
rivolti alla comunità.
Lo studio è durato tre anni, ed è stato condotto dall'Elphinstone Institute e
dall'Università di Aberdeen, col finanziamento dell'Heritage Lottery Fund; è la
prima iniziativa di questo genere nel Regno Unito.
Il progetto intende preservare e promuovere ballate, melodie e storie
originarie della comunità dei Viaggianti Scozzesi, tramandate di generazione in
generazione.
C'è il rischio reale che queste tradizioni vadano perse, perché gli stessi
Viaggianti tendono a reprimere la propria cultura e nascondere la loro identità.
Viaggianti e Romanichals sono considerati un gruppo di minoranza etnica
distinta dal Governo scozzese, ma - nonostante una esplicita richiesta del
Parlamento nel 2001 - le due comunità non sono riconosciute nel Race Relations Act.
Stanley Robertson, Viaggiante che risiede ad Aberdeen, è convinto che questo
progetto potrà contribuire a mantenere il patrimonio culturale.
"La lingua e la cultura hanno sofferto perché molti di noi dagli anni '50 non
hanno più voluto essere associati ai Viaggianti" ci dice. "Volevano diventare
Scaldies [non-Viaggianti] e togliersi un'etichetta che reputavano scomoda."
Crede che così i giovani saranno spinti al recupero delle loro radici. "Ci
sono studenti che sono venuti nel mio ufficio a chiedermi, 'Sai dirmi perché mi
sono state deliberatamente negate la mia lingua e la mia cultura?' La colpa è
stata dei lor genitori, ma ora questi giovani vogliono conoscere meglio loro
stessi."
"La gente non dovrebbe a priori chiudere la propria mente ai Viaggianti. Deve
aprire gli occhi e non giudicarci secondo l'immagine che si è formata di noi."
Ian Russel, direttore dell'Elphinstone Institute e coordinatore della
ricerca, ritiene che l'iniziativa contribuirà a riconoscere il contributo
portato dai Viaggianti Scozzesi alla società. "E' gente eccezionale con
centinaia di canzoni e ballate nella loro memoria. Sono molto importanti per la
Scozia. Possiamo imparare molto da loro."
Stanno già emergendo i frutti di questa ricerca, che indaga sulla "diversità
culturale" che esiste tra i Viaggianti scozzesi. "Non si stanno limitando
a guardare il passato [...] molti giovani Viaggianti stanno avvicinandosi ad
internet e alle nuove tecnologie per diffondere le loro tradizioni sinora
orali."
Alcune tra le centinaia di storie e canzoni riemerse durante la ricerca
saranno incluse nel CD "Rum, Scum, Scoosh" edito dall'Elphinstone Institute,
mentre altre saranno pubblicate sul sito web curato dal centro.
Ali Jarvis, direttore ad interim della Commissione sull'Uguaglianza Razziale
in Scozia, così ha accolto il progetto: "La comunità Romanichal/Viaggiante è tra
le più vilipese in Scozia. Hanno di fronte altissimi livelli di discriminazione,
che si perpetuano attraverso gli stereotipi dei media. In Scozia nessuno
dovrebbe nascondere la propria identità".
Un portavoce del Governo ha così concluso: "I Romanichals/Viaggianti sono un
gruppo riconosciuto dalla nostra campagna Una Scozia Molte Culture" aggiungendo
che la campagna verrà rilanciata anche durante l'anno in corso, con l'intervento
di Viaggianti che illustreranno le discriminazioni a cui sono soggetti.
Rif:
11 settembre
2005
Di Fabrizio (del 26/03/2006 @ 10:16:44, in scuola, visitato 2534 volte)
Due notizie dalla Moldavia, comunicate dall'associazione
Tarna Rom di Chisinau:
Il 18 marzo, al termine del terzo
Meeting della Gioventù Rom della Moldavia (coorganizzato da Tarna
Rom, Unione dei Giovani Rom di Moldavia e Hotel Jazz
di Chisinau) i ragazzi che erano intervenuti sono stati accusati senza
prove o motivo della sparizione di sei cucchiaini da te. Il
caposala ha detto di aver contato precedentemente il numero delle posate
e delle stoviglie, perché "si sa come sono questi bambini". Al
termine del servizio ha notato che mancavano 6 cucchiaini e per questo
ha cominciato ad apostrofarci malamente. Gli abbiamo spiegato perché non
era possibile che qualche bambino avesse preso le posate.
Dopo una decina di minuti è intervenuto il direttore dell'albergo,
a scusarsi per il fraintendimento e per la condotta del cameriere. |
Ion DUMINICA è il primo Rom nella storia della
Repubblica di Moldavia ad ottenere il titolo di Dottore in Scienze
Politiche.
- 1994 - 1999 Bachelor in scienze politiche
- 1999 - 2001 Master in Relazioni Internazionali
- 2000 - 2003 (2006) Dottorato in Scienze Politiche
Ion Duminica è tra i fondatori e membro dell'Unione dei
Giovani Rom di Moldavia "Tarna Rom".
E' fermamente convinto che il popolo dei Rom non debba essere
giudicato secondo i pregiudizi creati dalla storia, ma secondo il valore
personale. Il titolo di Dottore in Scienze Politiche lo pone al
vertice nel campo scientifico tra i Rom di Moldavia ed è un chiaro
esempio per gli altri Rom. Ion Duminica chiede ai Rom di mantenere la
propria identità ed essere orgogliosi della loro nazionalità.
Conosce molte celebrità che non vogliono identificarsi come Rom, a
causa degli stereotipi che circondano il loro popolo. |
Nel contempo, Ion Duminica è a capo della Sezione di Storia e Cultura Rom
della Repubblica di Moldavia, ospitata dall'Istituto di Ricerca Interetnica
dell'Accademia delle Scienze.
Il suo messaggio ai giovani è di studiare e di non perdere la propria
identità.
Di Fabrizio (del 20/03/2006 @ 09:56:10, in scuola, visitato 1693 volte)
Carissimi,
Vi invio un testo del giornalista Zoran Ivanov,, direttore dell'Agenzia
Informativa Macedone, sulla situazione della scolarizzazione dei Rom in
Macedonia.
Asmet Elezovski
National Roma Centrum
elezovski@nationalromacentrum.org
LA CHIAVE E'
NELL'EDUCAZIONE
Alvaro Hil Roblens, commissario per i Diritti Umani del Consiglio
d'Europa, ha recentemente presentato a Strasburgo il proprio rapporto. Il
rischio per i diritti dei Rom è uno dei leit-motiv del rapporto, che ha
anche toni allarmati per la situazione che coinvolge 10 milioni di abitanti
della Comunità Europea all'alba del XXI secolo.
All'atto pratico, il rapporto si limita a sottolineare la necessità del
collegamento tra autorità, istituzioni e gli stessi Rom per arrivare ad una
serie di misure di generico livello di civilizzazione, che appoggi gli
sforzi del "Decennio Rom" in tutte le sfere della vita sociale ed economica.
Di conseguenza, la base proritaria di ogni sforzo è nell'impulso alla
scolarità ed all'educazione più in generale. Causa i bassi standard, gli
anni se non i secoli di nessuna attenzione allo status dei Rom, nelle stesse
nazioni più sviluppate, la loro attuale situazione è di non essere
competitivi sul piano della scolarizzazione e su quello economico, o se
preferite sul piano della civilizzazione. Sono la cattiva coscienza
dell'Europa.
Parlando statisticamente, è corretto notare che tra loro ci sono dottori,
avvocati, insegnanti, uomini d'affari e politici. Ma il fatto è che le
autorità e gli stati hanno fatto poco o niente per aiutare questi
concittadini, perché a livello globale uscissero dalla loro ignoranza.
Questa la ragione ed assieme la conseguenza della miseria sociale globale
che attanaglia i Rom.
Questo è il secolo della globalizzazione. E' una sfida per tutti, anche i
Rom di questa regione sono coinvolti i questo sommovimento economico. Ma la
globalizzazione esclude quelle comunità che non sanno porsi in comunicazione
e cooperare indipendentemente dall'appartenenza etnica o religiosa:
finiscono isolati e marginalizzati. In questo Decennio Rom,
La Repubblica di Macedonia sta facendo contemporaneamente molto e poco
per la comunità Rom. In questo Decennio Rom, una risoluzione che il nostro
paese firmo già 18 mesi fa, corre l'obbligo di un contributo attivo e reale.
Mancano però le linee guida del programma, assieme alle indicazioni di spesa
che potrebbero garantire un progresso sociale alla comunità rom.
"La chiave è nelle tue mani" è il titolo della campagna dell'OnG National Roma Centre.
Come molte altre OnG romani, dipende per buona parte dei progetti da
finanziamenti stranieri. Bene per loro se dirigono questi progetti in direzione
della scuola. Il dato, su 7868 bambini rom iscritti alle elementari, meno di 600
terminano quel ciclo, è chiarissimo; riguarda lo stato e le istituzioni,
soprattutto.
Riteniamo di saperne abbastanza, ma in realtà conosciamo troppo poco sulla
vita dei Rom, quelli che stanno sotto i nostri balconi, agli incroci stradali,
lungo le sponde del Vardar... Qiuanti di noi si preoccupano che migliaia di
famiglie rom, nostri concittadini, non hanno assistenza sanitaria, per fare un
esempio.
Naturalmente, lo stato ribatterà con le proprie statistiche, dicendo che si
prende cura dei Rom, che sono state assegnate borse di studio a 800 di loro, che
sono stati stanziati 1,2 milioni di euro, che hanno le loro municipalità, che la
percentuale di frequenza della scuola elementare è cresciuta dal 18 al 23%, che
il nostro paese è indicato come un esempio degli sforzi per l'integrazione dei
Rom nella società maggioritaria, ecc. ecc.
Ma pesa su questo Decennio tutto il tempo passato di isolamento,
particolarmente alle elites romanì su come disegnare e imporre una loro
strategia nazionale per i prossimi dieci anni. Quindi, come interloquire con le
istanze statali. All'inizio di tutto e come priorità, l'educazione. Come
risultato, l'educazione.
Zoran Ivanov,
Di Fabrizio (del 16/03/2006 @ 10:36:45, in scuola, visitato 1663 volte)
La Campagna europea contro le discriminazioni, invita gli studenti degli istituti artistici e del design, a mettere la loro creatività a servizio della diversità, partecipando al concorso per il manifesto "Rompere gli stereotipi". Il concorso, aperto agli studenti di tutti gli stati membri dell'Unione, lanciato il 13 febbraio scorso, si concluderà il 31 luglio 2006. I vincitori verrano proclamati a fine agosto 2006.
In English // in French
Di Fabrizio (del 11/03/2006 @ 10:19:31, in scuola, visitato 2125 volte)
Gli studenti delle classi sul folklore rom celebrano la
festa nazionale di Deyan
Kolev – Amalipe BG
Il 3 è [stata] la festa nazionale bulgara, in cui
viene celebrata la liberazione dal dominio turco e la restaurazione
dello stato bulgaro nel 1878. Purtroppo, il crescente nazionalismo
tenta di utilizzare questa festa nazionale come ulteriore occasione
di odio etnico e di intolleranza contro le minoranze rom e turche
[rispettivamente, il 5 e il 10% della popolazione ndr.].
Questo lo scopo dei raduni indetti dal partito ultranazionalista
Ataka [cfr. Mahalla
ndr.] a Sofia e in altre città.
Ciononostante, gli studenti di differenti origini etniche (rom,
turca, bulgara) che a scuola assieme studiano il folklore rom, sono
riusciti ad indicare che la differente origine etnica non è di
ostacolo alla convivenza e alla partecipazione alla vita del paese,
senza per questo rinnegare la propria specifica identità.
Questo ha dato luogo all'iniziativa comune del Centro Amalipe e
degli studenti di 12 scuole nel distretto di Veliko Turnovo.
L'iniziativa aveva carattere regionale ed hanno aderito molte scuole
di altri distretti. Gli allievi hanno preparato un puzzle di 2000
fogli che riproduceva la bandiera nazionale e l'hanno poi presentato
ai compagni di scuola, alle insegnanti, alle autorità
intervenute alla festa, che è continuata con uno spettacolo
musicale, chiuso dall'inno nazionale bulgaro e da quello rom “Gelem
Gelem”.
Si è voluto dimostrare che non esiste contraddizione
nell'essere contemporaneamente cittadini bulgari e rom, nel rispetto
dei simboli e delle tradizioni reciproche, e senza dover condividere
l'odio tra etnie. “Lo spirito nazionale della Bulgaria non è
nelle torce dei raduni ultranazionalisti, ma nella fiamma che brilla
negli occhi dei bambini di ogni differente etnia” (Teodora
Krumova – Centro Amalipe).
Di Fabrizio (del 02/03/2006 @ 18:00:46, in scuola, visitato 1955 volte)
Ho il dubbio... che ci stiamo pedinando a vicenda Questi gli ultimi aggiornamenti (al solito, linkando il titolo, potete leggere l'articolo completo e vedere le immagini):C’ERA UNA VOLTA……..Perché raccontarvi storie di miseria, disagio, malattia, discriminazione ? Basta leggersi i rapporti dell’Unicef sullo stato dell’infanzia nel mondo con le loro cifre impressionanti…ma queste cifre, ahimè, forse non colpiscono quanto dovrebbero, forse ci siamo abituati e non suscitano più sdegno ? Dietro quelle... SUPPORTO PER 13 BAMBINI PER LA FREQUENZA DELLA SCUOLA DI MUSICANel quartiere di Cerkez Mala c’è un asilo diurno per i bambini rom, costruito dal Governo Svizzero, che l'UNICEF ha contribuito ad arredare ed avviare e che, dopo un periodo di inattività, è stato riaperto nel giugno del 2004 grazie all’aiuto della...
Di Fabrizio (del 26/02/2006 @ 09:29:18, in scuola, visitato 3117 volte)
[RIASSUNTO]
II puntata La strada per educare al futuro
Avvicinandosi alla scuola non ci si rende conto di cosa ci sia
dentro. Posta in un angolo pulito e quieto di un altrettanto lindo
villaggio, a 90 km. da Sofia in una valle circondata da montagne, la
scuola Vidrare appare per quello che è: una scuola
normalissima, col campo di calcio, il recinto di rose che
testimoniano il lavoro di un giardiniere coscienzioso. Il campus
è costituito da quattro edifici [...]
Sono circa 90 gli studenti, tra i 7 e i 16 anni. La maggioranza di
loro sono Rom, che dividono le loro abitazioni col bestiame esono
sparpagliati nei villaggi montani lì intorno, spesso anche
distanti dai centri abitati. Per questo gruppo di studenti la lotta
per l'educazione comincia da casa, con la quotidiana sfida della
distanza da percorrere, della mancanza di vestiti o di nutrizione
adeguata.
La scuola Vidrare è unica nel suo tentativo di rompere le
barriere che incontrano questi bambini: pur non essendo un
orfanotrofio (i bambini hanno i genitori), è attrezzata per
ospitare gli studenti ce arrivano da lontano, provvede al
mantenimento di quelli più bisognosi, fornisce quaderni, libri
di testo, gessi e materiale per la scrittura.
Quattro anni fa se ne ventilava la chiusura. La caldaia centrale
aveva oltre 60 anni e tutto l'impianto era a rischio incendio. La
nuova direttrice, Maya Pencheva, aveva inviato una richiesta alle
organizzazioni umanitarie, nel tentativo di salvare la scuola.
Un'organizzazione riuscì a trovare una nuova caldaia e
un'altra donò i computer. Negli anni successivi, le due
associazioni hanno continuato ad investire finanziariamente e
personalmente nel mantenimento della scuola.
Maya Pencheva in un'intervista ha sottolineato le barriere che
circondano il suo gruppo di studenti. I loro genitori di solito sono
scettici di fronte all'istituzione scolastica; ci sono eccezioni, ma
di solito la scuola tradizionale non è una priorità.
Maya Pencheva è convinta che la maggior parte di quei bambini
vuole andare a scuola e si mostra particolarmente preoccupata per
quanti vorrebbe frequentare ma trovano ostacolo nella volontà
dei genitori.
Lei e il gruppo di otto insegnanti sono tutte Bulgare e risiedono
nell'area del villaggio. Si ingegnano nel comprendere
cosa potrebbe motivare i genitori a mandare i propri figli
alla scuola e
come insegnare al meglio con le scarse risorse a
disposizione.
Le insegnanti a turno devono essere disponibili nottetempo per
quanti si fermano a dormire. La dieta scolastica, che consiste
primariamente in pane e fagioli, viene integrata coi prodotti dei
loro orti. A natale si ingegnano con la vendita di cartoline d'auguri
autoprodotte o altre realizzazioni artigianali.
Le ragioni del rifiuto dei genitori sono varie: uno dei fattori
più comuni è la paura che i figli partano per non
tornare più. I Rom sono estremamente orientati alla famiglia,
creano un'unità dal combinarsi di generazioni multiple.
Difatti, in molte comunità l'autorità risiede nei
membri più anziani della famiglia allargata. Inoltre c'è
un'innata sfiducia nel governo e verso “quelli di fuori”
- sfiducia legittima, visto come i libri di storia descrivono la
“piaga zingara” negli ultimi secoli. Per finire, la
religione presso i Rom è una confusa miscela di tradizione,
folklore e della religione dominante della cultura “patria”,
che produce una gran varietà di credenze. Fondamentale, i Rom
ritengono “quelli di fuori” come contaminati e rifiutano
i contatti eccessivi. Tutto questo assieme, costruisce quel muro che
gli insegnanti devono abbattere per dare un'opportunità ai
giovani.
Le sfide che minacciano la scolarità non sono solo
filosofiche, ma soprattutto pratiche. A una giovane madre è
stata posta la domanda: “Cosa ti impedisce di mandare i figli a
scuola?”. Nella sua risposta, la madre anticipò che i
figli si alzavano e si vestivano da soli, che avevano assunto anche
la responsabilità di fare i compiti e di frequentare. Ma la
risposta vera era: “Non li posso mandare quando sono senza
scarpe”.
Le barriere per questa generazione fondamentalmente sono simili a
quelle di altri gruppi minoritari: povertà, paura, sfiducia.
Come può un gruppo di insegnanti con un budget di 200 leva
annui, provvedere a calzare i propri studenti perché facciano
a piedi le due-tre ore di percorso verso la scuola? Come può
una cultura assimilata investire in un gruppo minoritario riluttante?
Basta un decennio per sovvertire secoli di barriere? Alcune certezze
ci sono. Le divisioni permarranno per anni ancora e il cammino verso
l'inclusione resterà in salita, ma cominciare a dare
attenzione e risorse alle giovani generazioni, darà frutti in
futuro. [...] La scuola Vedrare, immagine tratta da "The Sofia Echo"
fine II puntata
Di Fabrizio (del 24/02/2006 @ 09:45:53, in scuola, visitato 1860 volte)
L'Università di Birmingham, dopo aver contribuito al Romani
Project, in collaborazione con le facoltà di Graz (A) e di
Aarhus (DK), ha dato vita a Romlex
project, un database lessicale di 25 variazioni del romanés,
tradotte in 15 lingue differenti (al solito, manca l'italiano,
funziona con Explorer e Firefox, con Opera non si intende)
Di Fabrizio (del 21/02/2006 @ 01:25:19, in scuola, visitato 3382 volte)
[RIASSUNTO] Il 2 febbraio 2005, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Macedonia, Romania, Slovacchia, Serbia e Montenegro [...] diedero inizio al Decennio dell'Inclusione Rom, che sino al 2015 promuoverà azioni positive nel campo della scolarizzazione, della sanità, del miglioramento delle condizioni abitative e la creazione di posti di lavoro.
POLINA SLAVCHEVA, TEANNA SUNBERG e NEIL CONNOLLY tracciano un rapporto sulla situazione ad un anno di distanza:
In Bulgaria sono circa 400.000 gli appartenenti alla minoranza Rom.
Scolarizzazione: Non è un compito facile questa priorità. Sono stati stanziati un milione di leva. Questa la situazione nella cittadina di Botevgrad, dove vivono 2.325 Rom.
“Vi dirò perché non vado a scuola – perché mi strappano lo zaino e mi rubano i guanti, mi spingono nei bagni e se cerco di scappare mi chiudono lì dentro” racconta Bobinka, bambina rom di sette anni; non sembra sorpresa di quanto le accade. Kamenov, suo padrino l'ha accompagnata fuori di casa per farla parlare. Lo stesso viene ripetuto da altri quattro vicini, sbucati dalle case a due piani di nudi mattoni.
“Come faccio a mandarla a scuola? Torna a casa con la febbre. Dev'essere una forma nervosa, non so”. Vicino a Bobinka si è messo Miko, un altro ragazzino. Racconta di come fu espulso da scuola, quando picchiò chi se la prendeva con lui. Da qualche parte al primo piano, esce una chalga (musica tradizionale rumena) assordante, e intanto gli adulti elencano a Martn Peev, capo del Dipartimento di Integrazione Etnica di Botevgrad le rimostranze sulla disoccupazione, sulle cattive condizioni delle abitazioni, sulla riluttanza a mandare i figli a scuola nella parte meridionale della città.
“Non ascoltate questi nonsense Malgal” (un dispregiativo per Rom) Anche Peev è un Rom e quel termine stupisce sentirlo dalla sua voce. “Le ho parlato e mi ha detto che lei vorrebbe andare a scuola,ma suo padrino non la lascia. Lui se ne frega. Non è sua figlia. Sua madre è da qualche parte in Germania, lavora. Lui non ha voglia di alzarsi presto, vestire la bambina e accompagnarla all'autobus. Poi dovrebbe andarla a prendere a mezzogiorno, quando torna. Ma preferisce andare a bere al bar.”
Il quartiere dove vive Bobinka ospita la maggior parte dei Rom di Botevgrad, circa l'11% della popolazione. Il quartiere ha un centro cittadino, negozi, uffici municipali, che il sindaco Georgi Georgiev ha donato ai Rom come regalo; il blocco di case ancora non terminate è costato circa 50.000 leva, le strade sono asfaltate. Altre case devono essere costruite e tutto sembra bello e dignitoso. Da quando è entrato in carica, Georgiev ha aiutato molti Rom a trovare lavoro nelle fabbriche comunali, ha fondato una squadra di calcio e un gruppo di ballo rom. Ciononostante, l'integrazione si blocca alle soglie della scuola. “E' una dannata fatica” dice Peev, “io mollerei, ma il boss (Georgiev) mi ripete: No, resterai fin quando te lo dirò io.”
Così, ad un anno dall'entrata in vigore del Decennio dell'Inclusione, i quattro Rom impiegati presso il Dipartimento di Integrazione Etnica si trovano ancora ad interpretare il ruolo dei genitori dei bambini di Botevgrad. Se un ragazzo non frequenta, ha brutti voti o qualche altro problema, gli insegnanti chiamano il dipartimento, che deve recarsi dalle famiglie per discutere sul da farsi. Secondo loro, spesso i genitori si disinteressano se i loro figli vadano o no a scuola.
“Gli abbiamo parlato (a Kamenov), ci ha promesso che il giorno dopo l'avrebbe accompagnata, ma non l'ha fatto.” racconta Peev. “Ora dovrò fargli firmare dei documenti in cui si impegna a continuare a manfdare la bambina a scuola, anche se dovesse ripetere l'anno.” Continua Pavel Marinov, direttore della scuola Levski, adiacente il quartiere dei Rom: “L'attitudine dei genitori deve cambiare a livello nazionale, le istituzioni devono punire chi non manda i figli a scuola.”
Kamenov dice che vuole iscrivere Bobinka alla scuola Levski, dopo che è scappata dalla più grande Nikola Vaptsarov, nella zona sud della città. La scuola Vaptsarov dista circa un chilometro dal quartiere rom, e molti genitori si lamentano di non aver tempo di accompagnare i bambini sino lì. A luglio iniziò un collegamento via pullman verso la scuola “ma i bambini non volevano andare lì lo stesso” dice Peev, “perché... non so cosa volevano ancora”.
Marinov dice che non c'è posto per Bobinka nella scuola Levski, perché tutte le classi sono al completo. “Il numero di alunni per ogni classe viene deciso dal ministero. Non possiamo fare eccezioni. Se non manteniamo le proporzioni tra alunni rom e bulgari, questi ultimi inizieranno a lasciare la scuola. Non ci sono veri e propri conflitti tra di loro, è che un alto numero di alunni rom, toglerebbe spazio agli altri”.
Non si tratta soltanto di paventata minaccia identitaria. “Non è che [i bambini Rom] non vogliano studiare, è che non ne hanno l'abitudine [...]” dice Marinov. Poi continua spiegando che nell'ultimo anno ci sono stati miglioramenti connessi al programma di inclusione, messi rapidamente in crisi dalla crisi demografica della Bulgaria [vedi QUI ndr]. Se in classe ci sono più di sei o sette bambini rom, i genitori di quelli bulgari ritirano i loro figli. Secondo Marinov la soluzione sarebbe nel coordinamento con la più grande scuola Vaptsarov, ma il suo direttore Petia Kochkova “appare prevenuto ed è alla continua ricerca di un sistema per ripulire etnicamente le proprie classi”. Kochkova rifiuta le accuse e dice di aver sempre incoraggiato i bambini rom a frequentare la sua scuola: “Il problema non sono io e nemmeno gli insegnanti. Sono i loro genitori che non vogliono accompagnare i figli alla Vaptsarov. Noi andiamo personalmente in visita dalle famiglie che non mandano i figli a scuola, li invogliamo a frequentare [...]”.
(fine I puntata)
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