Di Fabrizio (del 27/07/2010 @ 09:36:46, in Europa, visitato 3760 volte)
by Paul Polansky
[continua] Harri Hermanni Holkeri
L'ANTI-PREMIO CITAZIONE INUTILE: alla persona che amava fare citazioni
giornaliere, ma queste citazioni non hanno salvata nemmeno una vita in Kosovo.
Riguardo ai Rom e agli Askali, Harri rifiutò di mettere in pratica quanto
predicava, da qui questo anti-premio.
Le Citazioni giornaliere di Holkeri
Quello che possiamo fare come individui può non essere molto nella
scala globale, ma dobbiamo iniziare il cambio vivendo come insegniamo.
Se non accettiamo il pensiero altrui, non si può progredire nel
proprio interesse. Abbiamo bisogno dell'altrui aiuto per ottenere risultati.
Uomini e donne hanno il loro ruolo - i loro ruoli sono differenti, ma
i loro diritti sono uguali.
Ci sono molte sfide, ci sono molti ostacoli: cerchiamo di cambiare
gli ostacoli in vantaggi.
Abbiamo gli strumenti, ma dobbiamo imparare come usarli. Questa è la
mia filosofia politica.
In crisi nazionali o internazionali, ci sono sempre questioni di
mancanza di confidenza. Devi cambiare le menti delle persone se vuoi
ottenere risultati.
Non voglio parlare di sovrappopolazione o di controllo delle nascite,
ma penso che l'istruzione sia la maniera di dare nuovo impeto alla questione
della povertà.
Non puoi prendere decisioni facili se prima non ti impegni per
difficili soluzioni.
Holkeri è nato il 1 gennaio 1937 ad Oripaa, Finlandia. Divenne membro del
Partito della Coalizione Nazionale di Finlandia (Kokoomus) e poi del Parlamento
dal 1970 al 1978. Holkeri fece parte del tavolo dei direttori della Banca di
Finlandia nel 1978-97 e fu candidato alle elezioni presidenziali nel 1982 e nel
1988. Fu Primo Ministro dal 1987 al 1991. Più tardi divenne speaker
dell'Assemblea Generale dell'ONU (2001-2001). Giocò anche un ruolo costruttivo
nell'Accordo del Buon Venerdì in Irlanda del Nord. I suoi sforzi vennero
premiati con il cavalierato onorario conferitogli dalla regina Elisabetta II.
Venne poi nominato Rappresentante Speciale del Segretario Generale in Kosovo.
Se sotto l'SRSG Steiner tutti gli aiuti alimentari ai campi zingari vennero
interrotti, sotto l'SRSG Holkeri i campi furono completamente ignorati.
Nonostante gli appelli a portare la questione all'attenzione del suo staff,
l'invisibile Holkeri rimase tale eccetto per le sue dichiarazioni quotidiane.
Nel maggio 2004 Holkeri si ritirò dalla sua posizione presso l'UNMIK,
adducendo problemi di salute dopo un collasso per esaurimento a Strasburgo. Il
collasso avvenne il giorno dopo che Holkeri aveva visitato il quartiere generale
ONU a New York, dove disse al Consiglio di Sicurezza che l'orgia di violenze di
metà marzo (2004) aveva scosso la missione nelle "sue fondamenta". A seguito di
intensi scontri tra la KFOR ed estremisti albanesi, l'UNMIK riportò che 4.366
Serbi ed alcuni Rom erano stati costretti a fuggire dalle loro case. Inoltre
erano state distrutte o danneggiate circa 950 case, assieme a 36 chiese,
monasteri ed altri monumenti serbi. Sotto Holkeri l'ONU fu lento a reagire.
Molti osservatori ritengono che lui non comprese a sufficienza la situazione in
Kosovo. Però, concordò nell'evacuare dalle loro case oltre 4.000 Serbi usando la
polizia ONU, creando così un precedente in Kosovo per lo sgombero forzato quando
le vite umane fossero a rischio. Fino ad oggi, non ha elaborato una
dichiarazione per quella filosofia umanitaria.
PREMIO TESCHIO E TIBIE INCROCIATE al funzionario ONU sotto il cui sguardo
morirono più bambini e feti di ogni altra epoca, nei nove anni in cui l'ONU
amministrò questi campi della morte per gli zingari del Kosovo.
Jessen-Petersen nato nel 1945 a Nørrensundbay, Danimarca, venne nominato
Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per il
Kosovo e capo dell'UNMIK il 16 giugno 2004 e mantenne la posizione sino alla
fine di giugno 2006. Jessen-Petersen è attualmente Direttore dell'ufficio di
Washington Indipendent Diplomat, lettore presso la Scuola di Servizi Esteri
all'Università di Georgetown, e Studioso Ospite all'Istituto di Pace degli Stati
Uniti (USIP).
Jessen-Petersen ha avuto una lunga carriera nelle Nazioni Unite. Avvocato e
giornalista per formazione, iniziò il suo servizio nel 1972 presso l'ufficio
dell'Alto Commissario ONU per i Rifugiati (UNHCR) in Africa. Nei successivi 30
anni salì diversi gradini nell'UNHCR, nei vari uffici di Stoccolma, Ginevra e
New York ed infine nel 1998 venne nominato Inviato Speciale dell'UNHCR nella ex
Jugoslavia. Attualmente risiede a Washington DC con la moglie di diciannove anni
e due dei suoi quattro figli.
Nonostante una carriera apparentemente distinta con l'Alto Commissario ONU
per i Rifugiati, Jessen-Petersen perse il proprio compasso morale in Kosovo
quando i bambini Rom/Askali iniziarono a morire di avvelenamento da piombo nei
campi UNHCR e lui si rifiutò di evacuarli come richiesto dall'OMS. Sino a
novembre 2004, in molti non sapevano che i campi zingari fossero così
pericolosi, nonostante il rapporto medico ONU inviato all'SRSG Bernard Kouchner
ad ottobre 2000. Ma quando nel 2004 venne portata a conoscenza la morte di
Jenita Mehmeti nel campo ONU di Zitkovac, venne svelato il tentativo dell'UNMIK
di nascondere la verità, anche se Jessen-Petersen tentò di far luce sulla
tragedia. Quando la TV del Kosovo chiese a Jessen-Petersen del mio libro dove
spiegavo l'avvelenamento da piombo, l'SRSG replicò "Polansky non ha di meglio da
fare."
Per mascherare il proprio dilemma morale, Jessen-Petersen tentò di dire alla
stampa che gli Zingari si stavano avvelenando da sé smaltendo le batterie delle
auto. Anche se l'ONU aveva davvero dato licenza per smaltire le batterie e
permesso di tenerle nei campi ONU, un dottore tedesco (Klaus Runow) aveva
raccolto campioni dei capelli in 66 bambini dei campi e trovato 36 elementi
tossici nel loro corpo, non presenti nelle batterie delle macchine.
Jessen-Petersen tentò allora di "curare l'avvelenamento da piombo"
donando150.000 euro prendendolo dal budget per il Kosovo. Ma fu solo un
tentativo cosmetico, neanche un euro servì a curare un bambino dato che vennero
sprecati per voci non mediche: 24.000 euro per latte scremato, 12.000 per saponi
e shampoo, 9.500 euro per fumigare le baracche e 33.000 euro per i kit di
analisi del suolo. Nonostante venisse detto che l'avvelenamento da piombo non
potesse essere curato finché i bambini e le donne incinte (i più vulnerabili)
non fossero rimossi dalla fonte dell'avvelenamento, Jessen-Petersen rifiutò
ancora di evacuare i campi. Sotto il suo sguardo morirono più di 30 Zingari.
Suo nonno fu la prima persona romanì ad ottenere un diploma superiore nell'ex
Cecoslovacchia. Sia lei che suo padre sono laureati. Anche se Jana Horváthová è
riuscita a diventare direttrice del Museo di Cultura Rom a Brno, deve spesso
argomentare contro lo stereotipo che i Rom non sono istruibili.
Quando eri bambina, cosa volevi diventare da grande?
Per quel che mi ricordo, volevo essere un'attrice. Mi divertivo a
trasformarmi in varie persone, a mettermi al loro posto. Ho anche recitato in
teatro - alcuni dei geni dei miei antenati sono venuti fuori - ma durante la
pubertà iniziai a vergognarmi terribilmente, e così è finito tutto.
I tuoi genitori ti appoggiavano?
Piuttosto, mi scoraggiavano - sono molto conservatori. Non volevano una
commediante in famiglia.
Sei finita come direttrice di museo, che è una professione seria. Hai
studiato storia per entrare nelle loro grazie?
Per niente - la storia è il mio secondo amore, è stato mio padre, che è un
grande amante della storia, che mi ha portato lì. Quando eravamo bambini ci
portava a vedere tutti i tipi di monumenti. Volevo studiare storia dell'arte, ma
dato che i comunisti ci avevano "etichettato" [dissidenti], ero preoccupata che
non ci avrebbero permesso un profilo così alto, così feci storia generale.
Studiare è stato un punto di svolta nella mia vita.
Un punto di svolta in che senso?
Sino allora mi vergognavo abbastanza della mia origine rom.
Cosa ti infastidiva tanto della tua origine?
Sin dalla scuola elementare, e poi alle superiori, mi deprimeva quando la
gente iniziava a raccontare scherzi primitivi sugli zingari. Avevo orrore che
qualcuno puntasse il dito verso di me e dicesse che lo ero. Mi vergognavo che il
mio cognome fosse riconoscibile come romanì. La famiglia Holomek era composta
solo da Rom che si erano integrati prima della guerra e non avevano niente di
cui vergognarsi, ma allora non lo sapevo. Non volevo essere identificata con
gente che si diceva fosse arretrata, sporca.
Tua sorella più grande non lottava con ciò?
No, perché ha la pelle chiara. Io ero scura ed ero sempre l'unica ragazza
romanì nella classe. Non sapevo perché i miei occhi fossero obliqui e scuri,
perché lo fossero i miei capelli e la pelle. Seriamente, il mio aspetto era
piuttosto strano.
Oggi non si nota a prima vista che sei una donna romanì. Sei cambiata
dalla fanciullezza?
Non drasticamente, ma un bambino vuole fondersi piuttosto che attirare
l'attenzione. Qualche volta un bambino che non conoscevo mi avrebbe gridato
"Zingara".
Ti confidavi con i tuoi genitori?
No, e tutt'oggi non so il perché, uno psicologo saprebbe spiegarlo,
probabilmente per un bambino è difficile affrontare questi problemi, dargli un
nome. Il fatto che non ci associavamo con altri Rom ha avuto un ruolo
importante, non c'erano altri bambini romanì con cui discuterne. Nonostante ciò,
la nostra famiglia non si è mai vergognata di essere rom.
Come hai fatto a venire a patti con tutto questo?
Feci tutto il possibile per mascherare le mie origini, come indossare abiti
molti riservati.
Bambini simili di solito diventano imbarazzati oppure estremamente tristi.
A quale estremo di questo spettro appartieni?
Ero la bambina modello. A scuola ero una nerd, sapevo di dover conoscere più
degli altri bambini e che non mi sarei permessa di fare errori. Questo aveva a
che fare col fatto che mio padre era un dissidente.
I tuoi insegnanti dovevano esserne contenti. Eri una delle loro favorite?
Non direi, ma non creavo problemi. A scuola ero una studente modello, ma
quando tornavo a casa, reagivo "rimproverando" tutti, come diceva mia madre.
Esprimevo solo le mie opinioni, perché non potevo farlo a scuola.
Eri amica di altre Rom?
Non ne avevo l'opportunità. Quando ero più grande e le vedevo per strada, mi
vergognavo di fronte a loro perché non conoscevo il loro mondo. Avrebbero dovuto
chiamarmi - mi avrebbero riconosciuta come una di loro.
Jana Horváthová (43 anni)
è nata a Brno. Dopo il diploma, si è laureata nel 1990 alla Facoltà di
Filosofia di Brno in storia e studi museali.
Per un breve periodo ha lavorato con l'Iniziativa Civica Rom a Praga,
prima di co-fondare il Museo di Cultura Rom a Brno, di cui è la
direttrice dal 2003.
Ha lavorato per la Televisione ceca come editrice, consulente
letteraria, moderatrice e sceneggiatrice.
Ha pubblicato diversi libri, come "Capitoli dalla Storia Rom" e diversi
saggi.
E' sposata e ha due figlie: Erika (18 anni) e Natálie (10 anni).
VITA Europe
by Cristina Barbetta - 13 luglio 2010 Intervista con Angela Kocze [...].
Angela Kocze, 40 anni, è una delle più esplicite sostenitrici dei diritti dei
Rom. Nata in un povero villaggio dell'Ungheria rurale, è lei stessa Rom, ed è
arrivata alla scuola, prima lavorando in fabbrica e poi vincendo una borsa di
studio universitaria. In una nazione dove soltanto lo 0,2% dei Rom frequenta
studi superiori, la storia di Kocze è un'eccezione alla regola. Una laurea in
diritti umani, studi su etnia e minoranze e l'interesse sull'identità di genere
l'hanno portata ad essere la prima direttrice esecutiva dell'European Roma
Information Office (ERIO), una OnG che opera presso le istituzioni UE. E'
anche l'ex direttrice del programma per l'educazione ai diritti umani dell'European Roma Rights Centre (ERRC).
Attualmente è soprattutto una ricercatrice e sta terminando un dottorato di
ricerca sull'intersettorialità tra genere, etnia e classe delle donne rom e la
loro partecipazione politica in Europa.
La crisi economica come ha colpito l'Ungheria?
Economicamente parlando, la situazione per le OnG qui è molto fragile e la
società civile è stata duramente colpita più di ogni altro settore. Dopo che
l'Ungheria si è aggiunta alla UE nel maggio 2004, diversi fondi strutturali
divennero disponibili alle OnG, ma la legge ungherese non permette che questi
fondi abbiano un reale impatto per molte OnG. Qui il denaro viene assegnato solo
in seguito, così le OnG devono prima affrontare i costi di ogni nuovo progetto.
Molte organizzazioni tra cui quella con cui lavoro lo trovano proibitivo. Nel
contempo, le poche organizzazioni filantropiche che esistono qui, come l'Open
Society Institute, hanno meno stimoli ad investire nelle OnG locali da quando
l'Ungheria è diventata parte dell'Europa. Ovviamente i Rom saranno quelli più
colpiti economicamente e socialmente.
Lo Jobbik, il partito ungherese di estrema destra, ha guadagnato le prime
pagine in aprile quando ha ottenuto il 16,7% alle elezioni generali. C'è il
rischio che i tempi duri aggiungano benzina alle esistenti tensioni etniche?
Sì. Lo Jobbik è molto populista per l'uso che fa della paura nel guadagnare
sostegno. Hanno una guardia paramilitare, usano simboli fascisti e marciano per
le strade, è difficile non ripensare agli anni '30 quando la depressione ha
spianatola strada ai nazionalsocialisti tedeschi. Chiaramente ora le cose sono
differenti, abbiamo l'Unione Europea ed organizzazioni internazionali, ma la
retorica che usa Jobbik fa abbastanza paura. I Ron sono diventati il loro capro
espiatorio - un'idea abbastanza semplicistica, ma che fa presa sulla gente.
Cosa possono fare le OnG e le istituzioni?
Le OnG stanno cercando di far crescere la consapevolezza attorno al pericolo
di questo tipe di idee, ma ho paura che non ne abbiamo la forza. La percentuale
dei voti presi da Jobbik per accedere al Parlamento è significativa del fatto
che siano il terzo partito più grande. La gente li ha votati democraticamente
così la loro affermazione politica populista diventa legittimata dalle elezioni
nazionali. Nel contempo hanno il potere di influenzare le leggi e sono soggetti
attivi nella democrazia.
Le minoranze sono una delle priorità chiave dell'anno europeo 2010 per
combattere la povertà e l'esclusione sociale. Ti aspetti risultati positivi per
i Rom?
Quest'anno non ci saranno grandi differenze per lo status sociale ed
economico dei Rom in Ungheria. Le principali attività hanno riguardato la
produzione di pubblicazioni, alcuni eventi e campagne mediatiche, ma nessun
progetto reale. Ma la questione chiave è che non tutti i Rom hanno accesso ai
fondi strutturali, soprattutto perché le organizzazioni che lavorano alla
promozione della loro causa non hanno risorse umani e finanziarie da adoperare.
Detto questo, la lingua della UE, a confronto con quella degli stati nazionali,
è più progressiva e la UE può essere davvero un veicolo per generare cambi nella
comunità rom.
Quali sfide affronterà il settore no-profit ungherese nei prossimi cinque
anni?
Le OnG in Ungheria non hanno finanziamenti base per condurre e sostenere
l'esistenza dei loro uffici ed operare su progetti di base. Questa è davvero la
sfida principale.
Vedi qualcosa di positivo arrivare dalla crisi economica?
Penso che c'è qualcosa di positivo: la gente è più cosciente della povertà.
Per esempio, adesso sto lavorando nel nord dell'Ungheria, un'area
sottosviluppata dove ho fondato un'OnG guidata da donne rom. Sfortunatamente è
stata recentemente allagata da un fiume ed abbiamo ricevuto una massa senza
precedenti di vestiti, mobili ed altre donazioni. Le città sono state impaurite
dalla crisi e come risultato, sono più caritatevoli.
Di Fabrizio (del 20/07/2010 @ 09:22:02, in Europa, visitato 3814 volte)
by Paul Polansky
[continua] Hans Haekkerup
L'anti-premio NATOS: vergogna a tutti i pianificatori militari
(specialmente i politici) che raramente prendono in considerazione gli effetti
che i bombardamenti inutili avranno sui bambini. Come Ministro Danese della
Difesa (prima di diventare il 3° SRSG in Kosovo) Haekkerup fu coinvolto nella
preparazione del bombardamento del Kosovo, che non distrusse alcun obiettivo
militare ma obbligò alla chiusura tutte le scuole e lasciò traumatizzata
un'intera generazione di bambini.
I nonni putativi
non dovrebbero avere un favorito.
Io ce l'ho.
Un piccolo zingaro di quattro anni
di Plemetina
Con i pugni contusi come un pugile.
All'età di un anno
durante i bombardamenti della NATO in Kosovo
Aveva fracassato così tante cose
Che i suoi genitori
L'hanno ribattezzato
NATOS
Tre anni dopo
Continua a fracassare le cose,
Ogni volta che un aereo
Passa in cielo.
Hans Haekkerup nacque il 3 dicembre 1945 a Frederiksberg, Copenhagen. Dopo la
laurea nel 1973 con un master in Arti ed Economia all'università di Copenhagen,
Haekkerup servì in diverse posizioni di governo. Dopo essere stato eletto al
Parlamento nel 1979, fece parte di diverse commissioni. Fu membro della
Commissione Difesa dal 1985 al 1993, e ne fu il presidente dal 1991 al 1993.
Dal 1993, Haekkerup fu Ministro della Difesa, prima di essere nominato
Rappresentante Speciale del Segretario Generale e capo della Missione ONU di
Amministrazione ad Interim in Kosovo (UNMIK) dal dicembre 2000 al dicembre 2001.
Durante il suo breve periodo come SRSG, Haekkerup dovette confrontarsi con
diverse questioni controverse. L'uso da parte della NATO nei Balcani di armi
all'uranio impoverito, attirò l'attenzione di molti giornalisti ed OnG
internazionali. Le domande sui molti casi di leucemia, specialmente tra le
truppe italiane di stanza dove vennero gettate le bombe, non ottennero mai
risposte soddisfacenti. Al momento di entrare in carica, Haekkerup dichiarò che
voleva tenere il Kosovo lontano dalle prime pagine, ma durante il suo ufficio di
12 mesi raramente ci fu un giorno in cui il Kosovo non apparisse nei titoli di
testa internazionali, incluse le minacce alla sua vita degli Albanesi (molti
ritengono ex comandanti dell'ALK tramutati in politici) perché Haekkerup cercava
di raggiungere un accordo con le autorità della Repubblica Federale di
Jugoslavia ed aprire un ufficio UNMIK a Belgrado. Haekkerup disse che non
intendeva rinnovare il suo mandato SRSG, per poter passare più tempo con sua
moglie incinta. Però, molti osservatori occidentali ritennero che i politici
albanesi fossero contro Haekkerup per il suo tentativo di porre fine al crimine
organizzato. Haekkerup offese anche i protettori oltremare degli Albanesi che
volevano che il Kosovo fosse lasciato ai locali Albanesi il prima possibile.
L'atteggiamento burocratico di Haekkerup, inclusa la stretta aderenza all'orario
d'ufficio, provocò insoddisfazione nel suo staff UNMIK. Anche l'ufficio USA di
Pristina ebbe da dire con Haekkerup per il suo tentativo di dare un voto a
Belgrado negli affari del Kosovo.
Dopo il ritorno in Danimarca, Haekkerup scrisse un libro intitolato "Le molte
facce del Kosovo". Gli Zingari di Mitrovica che morivano di avvelenamento da
piombo nei campi ONU, non vennero menzionati.
IL PREMIO CHIACCHIERE TRA LE LENZUOLA: al quarto "protettore" ONU del
Kosovo a cui piaceva sbattere i tacchi e parlare duro. Più tardi divenne ospite
dello show BBC Hard Talk. Ma in realtà Steiner vince questo anti-premio per aver
usato la sua posizione in Kosovo per mettere nei guai diverse donne del suo
staff ed essere diventato il don Giovanni dei Balcani... mentre i primi
bambini romanì nei campi ONU iniziavano a morire per avvelenamento da piombo.
Michael Steiner è nato il 28 novembre 1949 a Monaco di Baviera, in Germania.
Dal 1970 al 1977 ha studiato legge a Monaco e a Parigi, passando con distinzione
il Primo Esame Statale in Legge a Monaco. Dal 1977 al 1980 ha svolto pratica
legale in Baviera e fu junior lecturer di Diritto Internazionale alle
università di Monaco e Parigi . Nel 1978 passò il Secondo Esame Statale in Legge
sempre con distinzione. Nel 1981 entrò nell'Ufficio Federale Tedesco degli
Esteri e dal 1986 al 1989 fu a New York al tavolo politico della missione
tedesca dell'ONU. Dopo vari incarichi a Praga, Zagrabia, Bonn, Sarajevo, fu
ambasciatore tedesco a Praga nel 1998, quando pubblicai nella capitale ceca i
miei primi libri sull'Olocausto Zingaro nel protettorato del Reich di Heydrich.
Dopo essere stato a Berlino Direttore Generale dell'Ufficio Federale degli
Esteri, Steiner venne nominato Rappresentante Speciale del Segretario Generale
dell'ONU per il Kosovo dal 2002 al 2004.
Uno dei primi compiti di Michael Steiner in Kosovo fu di rimpiazzare
l'amministrazione ONU nei comuni più etnicamente divisi con una delle sue
amanti, Minna Jarvenpaa, a cui si riferiva amabilmente come "E' il mio braccio
destro".
Anche se molti nel suo staff consideravano questa bionda trentunenne di
"origine scandinava" come l'ultima padrona del suo harem ONU, Minna in realtà
collaborò con Steiner dal 1996 al 1998 presso la missione ONU in Bosnia
Herzegovina quando Steiner era vice dell'Alto Rappresentante ONU. Educata ad
Harvard, Jarvenpaa lavorò a Sarajevo come consigliera sulle "questioni
rifugiati".
Prima di essere nominata emissario speciale per Mitrovica, Jarvenpaa fu
ufficialmente "consigliera per la pianificazione" nell'ufficio di Steiner. Nel
suo nuovo lavoro, Jarvenpaa promise di migliorare le condizioni di vita a tutti
i cittadini di Mitrovica, ma né lei né Steiner visitarono mai i campi rom/askali
avvelenati dal piombo nella città di Mitrovica, dove ogni bambino nasceva, se
ansceva, con danni irreversibili al cervello.
Michael Steiner è scapolo. Non è dato sapere se abbia figli.
EDITORIAL in Newspaper Information. Written by: Anna von Sperling .
09/07/2010
Al giorno d'oggi è difficile vendere una notizia senza immagini. Pertanto il
giornale Ekstra Bladet ha presentato nella sua edizione online un piccolo
videoclip di un frigorifero con avanzi di cibo all'interno.
Le immagini tutt'altro che eccitanti di quegli scaffali erano allegate alla
storia di 23 Rom che sono stati deportati dalla Danimarca con divieto di
ingresso per due anni. Il loro unico crimine è stato di accamparsi dove non
potevano farlo. Quello che saltò agli occhi era il titolo del giornale:
"Guardate in che schifo vivono gli Zingari ad Amager".
Può andar bene all'Ekstra Bladet per provocare. Probabilmente è quello lo
scopo del giornale. Ma non è bene farlo a spese del popolo più perseguitato
d'Europa - che dall'Ungheria all'Italia viene percosso, escluso e deportato. Il
mito dello zingaro sporco e criminale ha avuto terribili conseguenze nella
storia d'Europa. Anche l'Ekstra Bladet dovrebbe esserne consapevole.
Ma questo non cambia il fatto che la città di Copenhagen quest'estate ha dei
problemi, ed uno di questi è difficile da risolvere. Negli ultimi giorni i media
si sono focalizzati sul numero crescente di furti in aree particolari di Amager,
ed il dito è puntato verso i 300-400 Rom, soprattutto rumeni, che secondo le
valutazioni della polizia campeggiano d'estate sull'isola.
Ieri, su Newspaper Information, si poteva leggere di un'associazione di case
vacanze ad Amager, che ha subito un numero record di furti. Soprattutto, sono
stati rubati cavi elettrici e materiale metallico - cosa che suggerisce che i
ladri li rivendano come rottame. Ai residenti, crea insicurezza, frustrazione
con la polizia e sfiducia nel progetto europeo di libera circolazione delle
persone attraverso le frontiere, con la gente comune che non si rende conto di
quanto ci sarebbe da guadagnarne.
Ieri, l'Ufficio Immigrazione ha deportato dalla Danimarca i primi 12 Rumeni,
che abitavano in uno stabile abbandonato e parzialmente demolito, ed in seguito
altri 11 Rumeni che erano accampati sulla spiaggia di Amager. A tutti e 23 è
stato negato l'ingresso per due anni, in quanto disturbavano l'ordine e la pace
pubblica. Gli esperti stimano che vi siano i fondamenti di legge per le
espulsioni.
Ma questo non cambia il fatto che sia un caso spiacevole che dimostra ancora
che i Rom in Europa sono sempre persone non gradite. Mostra anche che in
apparenza ci sia un movimento molto particolare che dice a Rom: Andate via da
dove siamo noi altri.
Ole Hoff-Lund, portavoce di Amnesty International in Danimarca, ha detto ieri
a Information:
"I Rom non hanno pace in nessuna parte d'Europa. Sono nel gruppo di
popolazione più vulnerabile, perseguitato e discriminato nella UE. Non hanno
accesso al lavoro, alla casa, all'istruzione o alla sanità. Questo tipo di
discriminazione, i Rom ora la incontrano anche in Danimarca, persino dai più
alti livelli, come il Ministro della Giustizia."
Non si deve rubare. Farlo diventa un caso di polizia. Ma la frustrazione
nelle associazioni abitative è che la polizia non risponde alle denunce, perché
riguardano quasi sempre piccoli furti. Una risposta rapida richiede risorse, ma
se i Rom ad Amager sono considerati un peso, il tema dev'essere affrontato. Ma,
come sottolinea l'avvocato Bjørn Elmquist, il vero problema in questo caso è la
differenza di dare protezione ai cittadini danesi e a quelli di altri paesi.
Non vediamo l'ora di ascoltare le spiegazioni dei politici quando torneranno
dai loro cottage estivi. Perché, come abbiamo visto in precedenza, in estate
esplodono queste cose e sotto gli effetti della calura i politici reagiscono
risolutamente inviando la polizia per azioni spettacolari. Ma non è il caso di
ignorare tutti la decenza e la certezza della legge per un singolo gruppo perché
ad Amager sono mancati dei cavi elettrici e degli Iphone.
Ma ricordiamoci che, anche se Copenhagen sembra lontano da Bruxelles ed i
benefici del progetto europeo lo sembrano ancora di più, i fatti rimangono che
non si può approfittare dei benefici economici dell'apertura delle frontiere,
senza anche avere a che fare con chi viaggia in Europa, verso cui abbiamo
sentimenti meno caldi.
Come ha detto Maj Kastanje, operatore di strada del Progetto Outside, a
Information: "Non possiamo dire A al muratore polacco a buon mercato, senza dire
B a tutti quanti ai nostri occhi sembrano inutili".
Forse non c'è lavoro per tutti e forse, non tutti si preoccupano di lavorare
se è possibile fare soldi facili. Forse non c'è un ombrello sociale per tutti e
forse c'è chi preferisce un campo nascosto in posti squallidi.
Ma ciò non cambia il fatto che per tutti in Europa ci dev'essere la tutela
del diritto.
IL PREMIO GRAN MAESTRO disonora quella persona che si erge sopra tutti gli
altri anti-eroi in questa tragedia senza senso. Uno dei fan di Kouchner ha
scritto questo a proposito di lui su Internet: "Per essere onesto... per essere
morale... per essere, in poche parole, vicino a ciò che consideriamo perfetto...
questa è la definizione di quanto la gente definisce un eroe...
Bernard Kouchner è una di queste persone... uno dei più amati filantropi
francesi. Ha scritto nove libri, ed ha rivoluzionato l'umanitarismo in tutto il
mondo."
Nato il 1 novembre 1939 ad Avignone in Francia, Kouchner divenne dottore e
subito finì in Biafra (Nigeria) per assistere un paese in carestia, dicendo
"Sono corso in Biafra perché ero troppo giovane per Guernica, Auschwitz, Oradour
e Setif." Nel 1970 co-fondò Medecins sans Frontieres (Dottori senza Frontiere),
che venne premiata nel 1999 col Premio Nobel per la Pace, e poi Medecins du
Monde (Dottori del Mondo) il decennio successivo. Negli anni '80 organizzò
diverse operazioni umanitarie, la più famosa fu Restore Hope in Somalia, dove
assistette personalmente al trasporto di sacchi di riso. Capitalizzandola sua
fama umanitaria, entrò nella politica francese e fu Ministero di Stato dal 1998
al 1991, diventando Ministro della Sanità l'anno dopo. Più tardi fu membro del
Parlamento Europeo e Presidente della Commissione sullo Sviluppo e la
Cooperazione. Nel luglio1999, divenne Rappresentante Speciale del Segretario
Generale delle Nazioni Unite e Capo della Missione ONU in Kosovo.
Sfortunatamente, le azioni di Kouchner in Kosovo furono molto differenti dal
suo passato, dato che scelse la convenienza agli ideali umanitari. In un momento
particolare, Kouchner assalì un inviato dei diritti umani ONU in visita,
dicendogli di "tenere la bocca chiusa" su quanto aveva visto.
Nella primavera del 2000, come capo della Missione ONU in Kosovo (UNMIK),
Kouchner istruì la sua squadra medica a Mitrovica nord guidata dal dr. Andrej
Andrejew (un cittadino tedesco), di compiere urgentemente uno studio ambientale
sull'area, dopo che si ammalarono gravemente dei soldati danesi e francesi.
Campioni sanguigni raccolti e inviati a Copenhagen mostrarono alti livelli di
avvelenamento da piombo. L'esercito francese fu così preoccupato da
commissionare diversi studi all'Istituto di Salute Pubblica di Parigi. In
seguito, diversi soldati furono rimpatriati perché non c'erano possibilità in
Kosovo di curare l'avvelenamento da piombo.
A novembre 2000, il rapporto del dr. Andrejew fu sottoposto personalmente a
Kouchner. Sulla base dei campioni di sangue presi dal dr. Andrejew (ed inviati
ad un ben conosciuto laboratorio in Belgio), venne disegnata una mappa che
mostrava tre aree: A, B, e C. L'area A aveva i più alti livelli di piombo nel
sangue. Le uniche persone che vivevano in quell'area erano dei due campi di
rifugiati per Rom e Askali. Infatti, i livelli dei Rom (specialmente nei
bambini) erano così alti che il laboratorio in Belgio chiamò il dr. Andrejew e
gli chiese di ricontrollare quei campioni, perché il laboratorio non aveva mai
visto livelli di piombo così alti nella storia della letteratura medica.
Nel suo rapporto scritto, il dr. Andrejew diceva che era evidente che i campi
rom erano nel posto sbagliato e che dovevano essere spostati ed i Rom curati.
Kouchner disse al suo staff che come dottore era perfettamente cosciente del
pericolo dell'avvelenamento da piombo e giurava che avrebbe provveduto. Un
tossicologo polacco coinvolto in questa discussione raccomandò l'evacuazione e
le cure all'estero dato che non era possibile trattare l'avvelenamento da piombo
in Kosovo. Kouchner pose il veto sulla proposta.
Poi Kouchner decise di diffondere la storia che i Rom soffrivano di
avvelenamento da piombo cronico e dovevano solo convivervi. I bambini rom
concepiti e nati nei campi non avevano avvelenamento cronico anche se i loro
livelli di piombo erano i più alti mai registrati.
Quando vennero costruiti i campi rom nel settembre 1999, ci furono forti
proteste da diverse agenzie internazionali, perché era evidente ad occhio nudo
che i campi erano stati piazzati accanto a milioni di tonnellate di rifiuti
tossici. Il capo dell'UNHCR in Kosovo promise personalmente ai rifugiati che
sarebbero rimasti sui terreni tossici per 45 giorni, ed in quel periodo
sarebbero state ricostruite le loro case distrutte (che a differenza di quanto
si disse, non erano mai state bruciate) o portati in un paese terzo. Undici anni
dopo, i Rom sono ancora là ed i risultati sono stati tragici: 86 morti e
centinaia di aborti spontanei dovuti a complicazioni dall'avvelenamento da
piombo, mentre quasi tutti i bambini sono nati con danni irreversibili al
cervello.
Dato che il nostro gran maestro degli anti-eroi, il dr. Bernard Kouchner, non
fece niente per salvare queste vite umane, ogni altro capo delle Nazioni Unite
in Kosovo ha seguito l'esempio catastrofico di Kouchner e rifiutato di evacuare
questi campi tossici, nonostante ripetuti appelli per agire in questo senso da
parte dell'OMS, dell'ICRC (Comitato Internazionale della Croce Rossa ndr)
e di infinite OnG.
Oggi in Kosovo questi campi tossici sono chiamati l'Inferno di Kouchner dai
rifugiati che sono obbligati a viverci, inclusi molti che sono stati riportati a
forza in Kosovo dopo aver vissuto in Germania per quindici anni.
Il dr. Bernard Kouchner è stato tre volte Ministro della Sanità in Francia,
ed attualmente è Ministro degli Affari Esteri del governo francese. In una
recente risposta ad una nostra lettera in cui gli chiedevamo perché non avesse
mai salvato queste persone, replicava: "Vi assicuro che considererò finito
questo doloroso capitolo solo con la definitiva chiusura di questi due campi.
Nel contempo l'Ambasciata francese a Pristina continuerà a tenermi informato
sull'evoluzione della situazione sul campo, e monitorerà da vicino l'attuazione
degli impegni." QUALI IMPEGNI? NESSUNO DA KOUCHNER.
Di Fabrizio (del 06/07/2010 @ 09:56:11, in Europa, visitato 4227 volte)
by Paul Polansky
[continua] Venne immediatamente indetta un'indagine su dove i Rom e
gli Askali del campo volessero vivere. Oltre il 90% dichiarò che intendeva
rimanere a Mitrovica nord con i Serbi. Gli Zingari del campo avevano paura di
tornare a vivere accanto ai vicini albanesi che li avevano cacciati nel 1999.
Inoltre, tutti i loro bambini ora erano andati alle scuole serbe a Mitrovica
nord per otto anni e non volevano imparare una nuova lingua prima di frequentare
le scuole albanesi a sud. Però, dato che l'ambasciata USA a Pristina era
riluttante a cooperare con i Serbi, un membro albanese di Mercy Corps fu inviato
a Mitrovica nord per discutere la possibilità di acquisire un terreno per il
progetto. Naturalmente, i Serbi e questo Albanese non si videro mai di persona e
non venne offerto nessun terreno.
Dopo aver sentito ciò, contattai Mercy Corps (MC) e li invitai ad
accompagnarmi a Belgrado, dove si determinavano la maggior parte delle decisioni
riguardanti Mitrovica nord. Mercy Corps rifiutò, dicendo che l'unica soluzione
era di costruire gli appartamenti nel vecchio quartiere zingaro di Mitrovica
sud. Ciononostante, andai da solo a Belgrado e dopo incontri con gli incaricati
del governo, mi fu assicurato che se gli Zingari del campo volevano rimanere a
nord, si sarebbe trovato un terreno per loro. Mercy Corps rifiutò ancora di
riconsiderare cosa volevano realmente gli Zingari dei campi, nonostante il
progetto USAID che dichiarava che le case sarebbero state costruite dove gli
Zingari intendevano stare in Kosovo.
Nel progetto USAID da 2,4 milioni di $ era anche stipulato che sarebbe stato
fornito ai Rom e agli Askali il trattamento medico, una volta che si fossero
spostati dai campi tossici. Però, in diverse interviste che ebbi con Mercy Corps
ai massimi livelli in Kosovo, MC rifiutò di rivelare cosa richiedeva quella
soluzione medica. I Rom che avevano già fatto ritorno al loro vecchio quartiere
non vennero curati, nonostante mostrassero alti livelli di piombo un anno dopo
aver lasciato i campi.
Nel contempo, l'UNHCR convinse il governo del Kosovo ad assumere
l'amministrazione dei campi, togliendo all'ONU la responsabilità degli Zingari
dei campi che continuavano a morire di complicazioni legate all'avvelenamento da
piombo.
Nel 2009, l'Unione Europea decise di aiutare l'ONU in Kosovo ed inviò una
"squadra di giustizia" chiamata EULEX per sovrintendere al sistema giudiziario
che era nel caos. Nel loro mandato, i giudici UE dovevano consigliare e
sorvegliare il sistema giudiziario kosovaro ed intervenire solo nei casi di
"accadimento di serio crimine" che il governo del Kosovo rifiutava di
perseguire.
Anche se avevo coinvolto diversi avvocati nei casi contro l'ONU a favore
degli Zingari dei campi, non era sin qui trapelato niente perché l'ONU tentava
di nascondere le proprie responsabilità sotto lo scudo dell'immunità. Fidandomi
dunque negli standard europei di giustizia, scrissi al capo della missione EULEX,
chiedendo un appuntamento per discutere questo "grave crimine di negligenza
infantile di massa", che dava come risultato oltre 80 morti e danni cerebrali
irreversibili a tutti i bambini zingari nei campi. Con mia grande sorpresa, il
generale francese in pensione a capo della missione EULEX, Yves de Kermabon,
rifiutò di ricevermi. Mi contestò che non era stato commesso nessun grave
crimine.
Guardando indietro, vedo un forte continuum francese in questa tragedia senza
senso che dura da 11 anni: truppe francesi rifiutarono di fermare gli Albanesi
che cacciavano questi Zingari dalle loro case nel 1999; il dr. Bernard Kouchner,
ex Ministro della Sanità nel governo francese, che sistemò i profughi zingari su
di un terreno contaminato e quando i loro bambini ebbero i più alti livelli di
piombo nella storia medica, rifiutò di evacuarli e curarli; la KFOR francese che
spiana con i bulldozer le strutture delle case zingare che avrebbero potuto
essere riparate e ricostruite; un generale francese in pensione a capo della
squadra di giustizia europea che rifiuta persino di ascoltare le accuse di gravi
e mortali negligenze verso i bambini durate 11 anni. Naturalmente, con
ogni probabilità voleva coprire il fatto che i bulldozer dell'esercito francese
nella KFOR avevano distrutto tutte le case francesi che ancora resistevano nel
loro vecchio quartiere, così facendo cancellando ogni prova della loro
precedente presenza. Dopo tutto, una volta era un incaricato della KFOR in
Kosovo.
Ma perché questi Francesi erano così anti-zigani? Forse la ragione è nella
loro storia o nella loro tradizione. Durante la II guerra mondiale nella
repubblica di Vichy (chiamata anche Francia Libera) i Francesi avevano più campi
di concentramento solo per zingari (9) che qualsiasi altro paese d'Europa,
Germania compresa.
C'erano almeno 40 altri campi come Camp Gurs (Pirenei Atlantici) dove altri
piccoli gruppi di Zingari erano detenuti per i lavori forzati. Viene stimato
dagli storici dell'Olocausto che la Francia Libera internò oltre 30.000 Zingari
nella II guerra mondiale.
Considerando questi terribili fatti, non è difficile capire perché le truppe
francesi rifiutarono di fermare gli Albanesi kosovari dalla pulizia etnica di
8.000 Zingari di Mitrovica, o perché il dr. Bernard Kouchner non volesse perdere
il suo tempo cercando di salvare 4.000 bimbi zingari dall'avvelenamento da
piombo. Dopo tutto, tradition is tradition.
Naturalmente, non sono solo i Francesi ad avere responsabilità in questa
tragedia senza senso. Nelle pagine seguenti leggerete di quanti avrebbero potuto
aiutare e non l'hanno fatto. Compiacimento? Incompetenza? Insensibilità? Tu,
lettore, devi decidere se si meritano questi anti-premi... per la loro
negligenza mortale.
Paul Polansky
Pristina, Kosovo
Febbraio 2010
I governatori ONU del Kosovo
Dal giugno 1999, il Kosovo è stato amministrato dalle Nazioni Unite in base
alla Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza. L'Amministrazione ONU del
Kosovo (UNMIK) è guidata da un Rappresentante Speciale del Segretario Generale (SRSG).
L'SRSG ha pieni poteri nello sviluppare qualsiasi azione ritenuta necessaria per
il bene pubblico in Kosovo. Per esempio, nel 2004 durante un sollevamento
albanese contro le enclavi serbe, l'SRSG Holkeri ordinò l'evacuazione di diverse
comunità, mentre la polizia ONU rimosse fisicamente migliaia di Serbi che
rifiutavano di lasciare le loro dimore. Nel 2006, l'SRSG Jessen-Petersen
appoggiò la suo vice Patricia Waring nell'impiego della polizia ONU per
traslocare fisicamente centinaia di Albanesi che si riteneva fossero in pericolo
di vita, dato che le loro case potevano collassare perché il loro villaggio era
costruito sopra le gallerie delle miniere. In entrambe i casi, la maggior parte
della gente rifiutava di andarsene e dovette essere evacuata a forza.
Nonostante questi e molti altri precedenti, tutti gli SRSG hanno rifiutato di
evacuare i Rom e gli Askali che dal 1999 vivono nei campi ONU costruiti su
terreno contaminato. Anche se molti dei loro bambini hanno i più alti livelli di
piombo nella letteratura medica, e molti sono nati con danni irreversibili al
cervello a causa dell'avvelenamento da piombo, l'UNHCR (incaricata dei campi
sino al dicembre 2008) ha rifiutato di ottemperare alla richiesta della sua
agenzia sorella ONU, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, di evacuare
immediatamente i campi e fornire cure urgenti.
Di seguito ci sono gli anti-premi per questi SRSG che attraverso ignoranza,
compiacimento, incompetenza e/o insensibilità (decidi tu) hanno rifiutato di
salvare questa gente, specialmente i bambini e le donne incinte, i più
vulnerabili ai 36 elementi tossici trovati nell'aria, nel suolo e nell'acqua nei
ed attorno ai campi.
L'unico SRSG non considerato per i nostri anti-premi è il primo tra tutti,
Sérgio Vieira de Mello, che fu un SRSG "in azione" non "a tempo pieno", dato che
servì in Kosovo dal 13 giugno al 15 luglio 1999... anche se fu quello il periodo
esatto in cui gli estremisti albanesi nelle uniformi nere dell'ALK visitarono le
case degli Zingari a Mitrovica sud e dissero ai Rom e agli Askali di lasciarle
entro 24 ore, se non volevano che fossero uccisi i loro figli.
Lista degli SRSG in Kosovo:
Sérgio Vieira de Mello (13 giugno - 15 luglio 1999) Brasile
Bernard Kouchner (15 luglio 1999 - 12 gennaio 2001) Francia
Michael Steiner (14 febbraio 2002 - 8 luglio 2003) Germania
Harri Holkeri (25 agosto 2003 - 11 luglio 2004) Finlandia
Søren Jessen Petersen (16 agosto 2004 - 30 giugno 2006) Danimarca
Joachim Rücker (1 settembre 2006 - 20 giugno 2008) Germania
Lamberto Zannier ( 20 giugno 2008 - a tutt'oggi) Italia
Tratta da
Wikimedia Commons - (clicca sull'immagine per vedere la mappa a grandezza
naturale)
C'e' davvero un'emergenza ROM in Europa? Un viaggio verso l'EST alla ricerca
delle storie che nessuno racconta: dai bambini bruciati vivi agli esempi di
integrazione.
Di Fabrizio (del 29/06/2010 @ 09:52:48, in Europa, visitato 2239 volte)
Da
Czech_Roma: Sabato e domenica scorsi la CNN ha trasmesso una puntata
sul caso della piccola
Natálka e sulla situazione dei Rom nella Repubblica Ceca.
Sul suo sito, oltre all'articolo che traduco, potete vedere anche foto e
video in inglese - By Andrew Tkach, CNN
Natálka prima dell'attentato e durante il ricovero - foto tratta da
Blesk.cz
Vitkov, Repubblica Ceca (CNN) - Natálka Kudrikova è una bambina di tre
anni dagli occhi vivaci, ricoverata per gravi ustioni quando estremisti di
destra lanciarono una molotov dentro casa sua.
La sua famiglia e le autorità dicono che venne presa a bersaglio perché rom,
zingara. Natálka ha perso l'80% della pelle, due dita (una terza è stata
amputata in seguito) e ha passato mesi giacendo in un coma indotto, dopo
l'attacco dell'anno scorso a Vitkov [...]. Sta tuttora recuperando dopo 14
operazioni.
A maggio Natálka è tornata nell'ospedale di Ostrava per le sessioni
riabilitatorie, così che un giorno sia capace di muoversi da sola. "Preferirei
non riportarla in ospedale," dice sua madre, Anna Sivakova, "ma se deve tornare,
il mio sogno è che impari a camminare senza nessun aiuto."
Proprio il giorno dopo, contro quattro giovani accusati dell'assalto,
detenuti dal tribunale distrettuale di Ostrava venivano formalmente accusati di
attentato a sfondo razziale e tentato omicidio.
Secondo il procuratore, l'attacco venne pianificato per il 120° anniversario
della nascita di Adolf Hitler. Gli esperti del tribunale confermano di aver
trovato svastiche ed altri cimeli nazisti nelle case degli accusati.
In tribunale, Ivo Muller e Vaclav Cojocaru hanno descritto il loro attacco
coordinato con le molotov. Come unica scusa - dicono che pensavano si trattasse
di un magazzino vuoto usato per merci rubate.
Negli interrogatori incrociati, Muller e Cojocaru hanno ammesso di aver preso
parte a manifestazioni anti-Rom organizzate da estremisti di estrema destra.
Gli altri accusati, Jaromir Lukes e David Vaculik, non hanno testimoniato.
Lukes è accusato di essere l'istigatore, accusa che il suo difensore nega
decisamente, anche se concede che sia stato proprio Lukes a condurre
l'automobile sul luogo. Il suo avvocato inoltre nega con veemenza qualsiasi
motivazione razziale all'assalto.
Un sito antifascista ha pubblicato una foto di Lukes che cammina accanto al
leader del Partito dei Lavoratori di estrema destra. Un'altra foto mostra
Vaculik che indossa il bracciale del Partito dei Lavoratori, la faccia pubblica
dell'estrema destra ceca.
Il leader dell'ora bandito Partito dei Lavoratori, Tomas Vandas, ha negato
qualsiasi coinvolgimento.
"Sì, forse possiamo aver usato quella gente come organizzatori dei nostri
incontri pubblici, ma come avremmo potuto sapere che volevano commettere un
crimine?" ha detto Vandas. "Spero che Natálka migliori presto," ha aggiunto.
Miroslav Mares, dell'università Masaryk di Brno, è un esperto sui gruppi
estremisti cechi.
Dice che è improbabile che il Partito dei Lavoratori sia direttamente
coinvolto nell'attacco incendiario, ma che sono stati responsabili "per aver
infiammato i sentimenti anti-Rom."
Dice: "Forse alcuni tra i più giovani nella scena neonazista si sono detti,
-Se tutta la popolazione è contro i Rom, siamo giustificati a portare avanti
simili attacchi.-"
E le indagini mostrano che il sentimento anti-Rom è diffuso. Il sito EURoma
dell'Unione Europea dice che tra i Rom cechi resistono tassi di disoccupazione
estremamente alti, bassi standard scolastici, isolamento ed i pregiudizi della
popolazione maggioritaria.
Dice Marek: "Nelle regioni con alta disoccupazione e povere condizioni
sociali, l'ascesa dell'estremismo è popolare tra i giovani disoccupati maschi,
ma possiamo vedere sempre più donne nella scena neonazista."
Lucie Slegrova, 20 anni, è una convinta militante dell'ora rinominato Partito
della Giustizia Sociale dei Lavoratori. Nega che il suo partito si sia ispirato
all'ideologia nazista di Hitler.
Invece, dice, seguono le loro idee nazionaliste. Dice, "La Repubblica Ceca
dovrebbe essere per gente che sa come comportarsi. Se gli zingari non vogliono
seguire le regole, sono liberi di andarsene."
Solo l'1% dei votanti ha scelto il Partito della Giustizia Sociale dei
Lavoratori alle ultime elezioni, ma il Primo Ministro, Jan Fischer, si preoccupa
del fatto che il 7% degli studenti cechi ha votato per i partiti dell'estrema
destra, secondo un ufficioso sondaggio nazionale.
"Molta gente è stufa dei politici, ed ha problemi per la crisi e la
recessione," dice Fischer, "il mio messaggio a loro è: per favore riflettete e
non credete a questi cattivi profeti."
Il movimento di estrema destra ha ottenuto i maggiori successi nella vicina
Ungheria, dove il 17% dei votanti ha scelto il partito Jobbik alle ultime
elezioni.
Anche la violenza è cresciuta. Negli ultimi due anni, secondo European
Roma Rights Centre (ERRC), in Ungheria sono stai uccisi nove Rom durante
attacchi notturni.
Gli assalti ai Rom sono diventati un tema anche nella campagna elettorale
slovacca. Il locale Partito Nazionale ha commissionato dei manifesti che
mostravano un uomo tatuato e dalla pelle scura con un messaggio provocatorio:
"Votate SNS così non dovremo nutrire chi non vuole lavorare."
Di Fabrizio (del 29/06/2010 @ 09:27:17, in Europa, visitato 3903 volte)
by Paul Polansky
[continua] Quando vennero resi noti i risultati degli esami, l'OMS chiese
l'immediata evacuazione dei tre campi. Poche settimane dopo ICRC si aggiunse a
molte altre OnG nel richiedere un urgente sgombero per ragioni mediche.
Il 25 novembre, durante un incontro delle OnG nel quartiere generale UNMIK a
Mitrovica sud, venne rivelato dal rappresentante di Norwegian Church Aid che il
gruppo medico del dr. Kouchner aveva trovato alti livelli di piombo nel sangue
dei bambini pure nell'estate del 2000. Un rapporto preparato allora dal gruppo
medico ONU raccomandava che i tre campi fossero evacuati. Chiesi
immediatamente all'UNMIK una copia di quel rapporto del 2000. Mi dissero che non
era disponibile al pubblico.
Conoscendo diversi Albanesi che lavoravano con l'UNMIK, tentai di avere
tramite loro una copia del rapporto. Mi venne detto che era sotto chiave e
considerato "top secret".
Un anno più tardi trovai quel rapporto del gruppo medico ONU datato novembre
2000 sul web (non etichettato come documento UNMIK, ma sotto il nome del dottore
che l'aveva cofirmato). Rintracciai il dottore, Andrej Andrejew. Ora lavorava
per una ditta farmaceutica a Berlino. Dopo pranzo, mi confermò che i livelli di
piombo nel 2000 erano così alti tra i bambini dei campi zingari, che il
laboratorio in Belgio che analizzava i loro campioni di sangue pensava ad un
errore, perché non aveva mai visto livelli tanto alti. L'ex dottore dell'ONU di
Kouchner rimase scioccato nel sentire che i campi non erano stati evacuati ed il
terreno era stato cintato perché la gente estranea non potesse accidentalmente
addentrarvisi, come raccomandava nel suo rapporto. Poco dopo aver compilato il
suo rapporto, Andrej aveva lasciato il Kosovo, ritenendo che Kouchner avrebbe
seguito le raccomandazioni della sua squadra medica ONU.
Fui il primo giornalista a rendere pubblica la storia dei campi. In un
articolo che venne pubblicato dall'International Herald Tribune il 25 aprile
2005, descrissi l'orrore e scrissi che sino a quel momento erano morti nei campi
25 Zingari, la maggior parte in seguito a complicazioni dovute ad avvelenamento
da piombo. Nonostante le ricadute internazionali alla notizia, l'UNMIK rifiutò
ancora di evacuare i campi.
Da allora, con la mia squadra GFVB visitai i campi diverse volte a settimana
per controllare la salute dei bambini. Un giorno la madre di Jenita mi disse che
sua figlia Nikolina di due anni mostrava gli stessi sintomi di Jenita prima che
morisse. Venne avvisata l'equipe medica NATO di Mitrovica nord. Venne richiesto
loro il permesso di un immediato trasporto di Nikolina a Belgrado, l'unico
ospedale nei Balcani che trattava l'avvelenamento da piombo. Il capo dell'equipe
medica NATO di Mitrovica, il dr. Sergey Shevchenko, rifiutò.
Il giorno dopo chiamai personalmente il dr. Shevchenko e lo implorai di
trasportare Nikolina a Belgrado. Rifiutò nuovamente. Invece di discutere con lui
(un optometrista di Vladivostok, Russia, che parlava inglese), io e la mia
squadra caricammo Nikolina e sua madre sul mio caravan per andare a Belgrado.
Dato che non avevano passaporti, e nemmeno documenti personali, dovetti farle
passare di contrabbando attraverso il confine serbo-kosovaro nascoste nel bagno
del mio caravan.
A Belgrado, i livelli di piombo riscontrati a Nikolina mettevano a rischio la
sua vita. Dopo tre settimane di trattamento i suoi livelli si erano ridotti, ma
fui avvertito che probabilmente avrebbe avuto danni irreversibili al cervello e
che se l'avessimo riportata alla fonte dell'avvelenamento, probabilmente sarebbe
morta. Con l'aiuto di un olandese che lavorava per un'OnG internazionale (da cui
travasava soldi per le piccole spese), affittammo un appartamento nel villaggio
di Priluzje dove la famiglia di Jenita aveva dei parenti. Usando il mio caravan,
li traslocai personalmente con le loro poche cose dalle baracche ONU. Col tempo
trovai un donatore americano che comprò loro un pezzo di terra. Dopo un anno,
un'OnG internazionale costruì loro una casa.
Dato che non riuscivo a convincere l'ONU ad evacuare i tre campi e salvare
questi bambini rom ed askali, pubblicai in proprio un libriccino (UN - Leaded
Blood) sulla loro situazione e produssi un documentario (Gipsy Blood). Anche se
tutti e due produssero uno scandalo in Kosovo, l'ONU si rifiutò ancora di
sgomberare i campi e curare questi bambini.
Mentre giravo il mio documentario, scoprimmo un'altra famiglia che aveva dei
bambini con gli stessi livelli di piombo di Jenita e Nikolina. Ma prima che
potessi fare qualcosa, morirono la madre e un fratellino. Un dottore a cui avevo
chiesto di investigare sulle loro morti, era convinto che entrambe fossero morti
per complicazioni dovute ad avvelenamento da piombo. Era dell'opinione che i
sette bambini superstiti non sarebbero sopravissuti se non fossero stati rimossi
dalla fonte di avvelenamento e ricevuto trattamento medico urgente.
Ancora una volta, la dura e compiacente amministrazione UNMIK rifiutò di
agire. Così la mia OnG tedesca, GFBV, contattò il giornale di più grande
tiratura in Germania, chiedendogli di visitare il campo e scrivere una storia su
questa tragedia. Non solo il giornale, la Bild Zeitung, venne in Kosovo, ma
tramite la loro fondazione per l'infanzia (Ein Hertz für Kinder) portarono tutta
la famiglia in Germania per le cure. Per aiutare la famiglia durante e
dopo il trasporto, il giornale chiese a me ed al mio gruppo romanì di
accompagnarla.
In Germania, scoprirono che non solo la famiglia romanì necessitava di cure
mediche, ma anche io ed il mio gruppo romanì. I nostri livelli di piombo, anche
solo con visite periodiche nei campi, erano del livello doppio di quello che
poteva causare danni irreversibili al cervello. Quindi assieme ai sette bambini
e al loro padre, anche noi fummo curati.
Prime del trattamento, tutti noi facemmo una TAC. Quando toccò a Denis, sette
anni, il dottore incaricato mi indicò il fegato del bambino e mi disse: "E' il
fegato di un sessantenne alcolizzato che beve una bottiglia di whiskey al
giorno. Questo bambino non arriverà a 20 o 30 anni. E' quello che gli ha fatto
l'avvelenamento da piombo!"
Nel 2006 finalmente l'ONU decise di fare qualcosa per acquietare le accuse
che col mio team e l'avvocata americana Dianne Post, che ora rappresentava le
oltre 150 persone dei campi rom/askali, continuavamo a generare sulla
tragedia dell'avvelenamento da piombo. Nel 2005 le truppe francesi avevano deciso
di lasciare la sua base a Mitrovica nord. L'ONU traslocò due dei tre campi
zingari nell'ex base francese.
Una volta di più rimasi scioccato dall'atteggiamento insensibile dell'UNMIK
in questa situazione. La base francese, chiamata Osterode, era a solo 50 metri
da due dei campi zingari contaminati. Anche il campo francese era ricoperto
dalla polvere tossica generata dalle 100 milioni di tonnellate di scorie
nell'area. I soldati francesi, che tanto io quanto i reporter del NY Times
avevamo intervistato in separate occasioni, lamentavano che i dottori militari
avevano avvisato ogni soldato in servizio nella base, di non generare bambini
per nove mesi dopo aver lasciato il Kosovo, a causa dell'alto livello del piombo
nel loro sangue.
Comunque, dopo aver speso 500.000 euro donati dal governo tedesco per
ristrutturare il campo di Osterode, una squadra di valutazione ambientale della
CDC di Atlanta, Georgia, dichiarò Osterode come "libero dal piombo". Poi
l'ufficio USA a Pristina dichiarò di essere pronto a donare 900.000 $ per cure e
per una dieta migliore per i bambini evacuati ad Osterode. Inoltre l'UNMIK
promise che gli Zingari sarebbero rimasti ad Osterode per non più di un anno.
Poi sarebbero stati trasferiti in nuovi appartamenti costruiti per loro nel
vecchio quartiere.
Dato che diverse OnG e anche i leader del campo non ritenevano che Osterode
fosse "libero dal piombo", si fecero subito degli esami sanguigni ai bambini
dopo che arrivarono ad Osterode. Un anno dopo vennero nuovamente controllati i
loro livelli di piombo. Non fu sorprendente per me e la mia squadra, ma lo fu
per l'UNMIK: molti livelli erano aumentati nonostante una dieta migliore ed
alcuni trattamenti medici di base. Quando vennero conosciuti questi risultati, i
dottori smisero le loro cure, dicendo che facevano più male che bene. Nuovamente
si disse che era necessario allontanare la gente dalla fonte di avvelenamento,
prima di essere curati per intossicazione da piombo.
Quando pubblicai il primo articolo sui campi nel 2005 sull'International
Herald Tribune, riportavo che 27 Zingari (inclusi molti bambini) erano già morti
nei campi. Alla fine del 2006, il numero era più che raddoppiato, e per la fine
del 2009 il conto era a 84. E gli Zingari vivono tuttora ad Osterode e nel
vicino campo di Cesmin Lug.
Tra il 2007 e il 2008 diverse OnG costruirono o finanziarono la costruzione
di appartamenti nel vecchio quartiere zingaro di Mitrovica sud. Ma questi
appartamenti non vennero dati, come promesso, a quanti soffrivano dei più alti
livelli di avvelenamento da piombo. Per mostrare che funzionava la loro politica
di far tornare gli Zingari rifugiati in altri paesi, l'UNHCR diede la maggior
parte di quegli appartamenti a quanti tornavano dal Montenegro e dalla Serbia.
Dopo aver provato a far pressione sull'ufficio USA a Pristina per trasportare
via aerea questi 650 Zingari a Fort Dix, NJ, come il governo americano aveva
fatto per oltre 7.000 Albanesi nel 1999 per salvarli dai paramilitari di
Milosevic, USAID propose invece il progetto di costruire 50 appartamenti per i
Rom dei campi, ovunque loro volessero in Kosovo. Mercy Corps, un'OnG
internazionale degli USA, venne incaricata del contratto, anche se non avevano
mai avuto a che fare con i campi zingari ed allora non avevano Rom o Askali nel
loro staff. Tuttavia, nell'ottobre 2008 Mercy Corps assunse una romnì della mia
squadra ed aprì un ufficio a Mitrovica sud per onorare il contratto di 2.400.000
$ affidatogli da USAID.
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