Rom e Sinti da tutto il mondo

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\\ Mahalla : VAI : musica e parole (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 12/02/2009 @ 09:27:37, in musica e parole, visitato 1618 volte)

COMUNICATO STAMPA: Alexian Santino Spinelli in concerto a Sulmona per ricordare le vittime Rom e Sinte dello sterminio nazifascista. Ospite d’onore della serata Moni Ovadia.

Sabato 14 Febbraio, a Sulmona (AQ), presso il Cinema-Teatro Pacifico, a partire dalle ore 21,30, si terrà il “Concerto per la Pace e per la Memoria” organizzato dalla Presidente della Provincia dell’Aquila Stefania Pezzopane e dall’Assessore alla promozione Sociale Teresa Nannarone. In concerto Alexian Santino Spinelli ed il suo gruppo per ricordare le oltre 500 mila vittime Rom e Sinte dei nazifascisti. Ospite d’onore della serata Moni Ovadia.

Alexian Santino Spinelli, Ambasciatore dell’Arte e della Cultura Rom nel mondo è reduce da una intensa tournè che lo ha visto protagonista, insieme al suo gruppo, nei migliori teatri in Italia e all’estero.

Tra i suoi progetti artistici vi è la realizzazione di un Cd musicale dedicato alle vittime Rom e Sinte trucidate durante la seconda guerra mondiale.

L’ingresso è gratuito.
per maggior informazioni:
tel 392 3577386
email giuliadirocco@fastwebnet.it

 
Di Fabrizio (del 09/02/2009 @ 09:13:26, in musica e parole, visitato 1901 volte)

Ricevo da Marta Pistocchi

12 Febbraio 2009, ore 22 ARCI CICCO SIMONETTA, Via Cicco Simonetta 16 (zona conca del naviglio) Milano www.ciccosimonetta.org
Serata danzante di musica balcanica e rom



Muzikanti -di BalVal, fisarmonica, violino & sevdah
Ingresso 4 euro con tessera arci (chi deve fare la tessera non paga l'ingresso!)

I Muzikanti sono la realizzazione di un autentico incontro di culture, che si esprime in un linguaggio musicale originale, fantasioso e vitale.

Fonte d’ispirazione primaria del loro repertorio è la musica Rom, espressione artistica di un popolo che sa riunire in una voce sola i diversi caratteri dell’Europa balcanica.

Ritmi incalzanti, intervalli orientaleggianti e virtuosismi si alternano a melodie struggenti dal potere evocativo, in una combinazione di esotismo ed energia che emoziona ogni tipo di pubblico.

 
Di Fabrizio (del 09/02/2009 @ 09:12:34, in musica e parole, visitato 2264 volte)

Venerdì 13 febbraio h. 20.30 - Camera del Lavoro di Milano, corso di Porta Vittoria

Camera del Lavoro di Milano, Opera Nomadi, Federazione Rom e Sinti insieme, Casa della cultura di Milano vi invitano
in occasione della GIORNATA DELLA MEMORIA

Shoah e Porrajmos
Piccoli ricordi di un tempo atroce

con
Dijana Pavlovic e Tatiana Olear

Violino Marta Pistocchi fisarmonica Jovice Jovic e Mario Ruggeri

Con partecipazione di:
Allievi Centro Propedeutico Paolo Grassi: Martina Testa, Luca Solesin, Marta Calbi, Rudi Salpietra

Elementi scenici e attrezzeria
Centro Diurno “Desi 3” U.F.S.M.A dell’ ASL 3 di Pistoia:
Franca Dolfi, Marco Mungai, Simone Benini, Stefano Palagi, Stefano Frotti, Cristina Barni, Alessio Cartini, Chiara Betti, Patrizia Cusimano

Lo spettacolo sarà preceduto dalla proiezione del documentario
“A forza di essere vento”
a cura di Opera Nomadi

testimonianze di
Moni Ovadia
Ferruccio Cappelli, Casa della Cultura di Milano
Mirko Bezzecchi, superstite Rom dei campi di concentramento
Corrado Mandreoli, Camera del Lavoro

Tamara Lazerson, quattordicenne ebrea, internata a Teresien, racconta nei suoi diari la sua vita di adolescente tra dramma quotidiano e sogni del futuro possibile. Barbara Richter, sinta, internata quindicenne nello Zigeunerlager di Auschwitz-Birkenau, ha lasciato la testimonianza della sua lotta per la sopravvivenza. Due storie che ci parlano dello sterminio che ha colpito il popolo ebreo e il popolo rom e sinto e che aveva per entrambi la logica dell’annientamento su base razziale. Sono anche, attraverso gli occhi di due adolescenti, lo specchio di due modi diversi di vivere lo stesso orrore.

Gli uomini si abituano a tutto e i ricordi sono destinati a svanire.

Noi siamo qui ogni anno perché non si perda mai la memoria di ciò che è avvenuto. Vogliamo usare l’occasione di quest’anno per riportare alla memoria quella che poteva essere la semplice quotidianità di persone che ogni giorno cercavano di resistere ad una specie di atroce dissolversi della propria vita: i tentativi di sottrarsi e le diverse modalità di intravedere una speranza, il lento lasciarsi travolgere dal dolore e di nuovo la voglia di combattere senza armi, senza bandiere, solo con la propria volontà e la propria fantasia. Proveremo a raccontare i sogni dei bambini che si costruivano amici di legno e cencio cui raccontare le proprie paure e gli espedienti dei grandi che, deprivati di tutto, si nascondevano nella memoria dei propri passati lavori, dei propri amori dei propri passatempi … in qualsiasi cosa potesse mantenerli vivi.

 
Di Sucar Drom (del 27/11/2008 @ 13:54:24, in musica e parole, visitato 2153 volte)

Come nasce un capolavoro:  "J'attendrai" di Django Reinhardt, Stephane Grappelli ed il gruppo Hot Club

 
Di Fabrizio (del 25/11/2008 @ 09:35:42, in musica e parole, visitato 2248 volte)

Ricevo da Marco Brazzoduro

MERCOLEDI' 26 NOVEMBRE h. 22:00
al Felt Club, Via degli Ausoni, 84 Roma San Lorenzo

FESTA ZIGANA
DI "OFFICINA NOMADE"


al felt club - Musica e canti zigani\rom, ritmi balcanici e orientaleggianti, doine, czarde e sirbe tradizionali rumene e mitteleuropee
Ingresso 10 eur inclusa consumazione

Ma chi sono e da dove vengono questi musicisti che si ascoltano in Italia, catapultati dai matrimoni e dalle feste della Romania direttamente nel ventre delle grandi citta' europee? Quasi nessuno riesce a capirlo e a saperlo, perche' e' un mondo di storie che rimangono segrete, certo e' che questi "sconosciuti" sono degli abilissimi musicisti che hanno suonato con i piu' grandi artisti dell'est Europa, collaborando anche in Italia con grandi personaggi del mondo dello spettacolo teatrale e musicale come : Moni Ovadia, l'Orchestra di Piazza Vittorio, (anche nel film) e Beppe Rosso.
Vi aspettiamo!

CRISTINA BARZI GYPSYLIANA voce
MARIAN SERBAN cymbalon
MARIN ISAK TANASACHE contrabbasso
FLORIAN (ALBERT) MIHAI fisarmonica
MITICA PURCELAN sax

www.myspace.com\gypsyliana

 
Di Fabrizio (del 21/11/2008 @ 09:47:05, in musica e parole, visitato 1855 volte)

Da Roma_Daily_News

Il ragazzo rom Misha Puntov rappresenterà la Russia a Children Eurovision il 22 novembre.

Ha 13 anni e in Russia si dice che abbia una voce angelica. Misha vive nel villaggio di Nizhny Mamon vicino a Voronezh, è un bravo studente sia nella scuola normale che in quella di musica. Suo padre guadagna da vivere col commercio dei metalli.

Lilith Mazikina

 
Di Fabrizio (del 11/11/2008 @ 08:56:36, in musica e parole, visitato 2602 volte)

Da Mentelocale.it

L'attore-autore ha lavorato 5 anni al libro 'Non chiamarmi zingaro'. Indagine e incontro con un mondo tenuto ai margini. Al Ducale il 13 novembre - di Laura Santini GENOVA, 08 NOVEMBRE 2008

Palazzo Ducale - h.17.00
Piazza Matteotti 9 - 16123 Genova
010 5574000

"Ho cercato un po' nelle librerie, poi trovando poco o niente ho deciso di mettermi in viaggio", spiega Pino Petruzzelli, attore e drammaturgo ma anche direttore artistico del Centro Teatro Ipotesi, raccontando di un pellegrinaggio non solo verso l'Est europeo ma anche in Svizzera e Francia per capire e far capire chi sono quelli che noi chiamiamo zingari, ma che più correttamente si dovrebbero indicare come Rom e Sinti, popoli nomadi secolarmente vittime di persecuzioni: "per capire una realtà che mi sembra sconosciuta o meglio disconosciuta".

Del libro che ne è emerso, Non chiamarmi zingaro, uscito a giugno per la casa editrice Chiarelettere, si parlerà giovedì 13 novembre in un incontro a Palazzo Ducale (Sala del Minor Consiglio, ore 17), dove interverranno Luca Borzani, la comunità di Sant'Egidio (che organizza l'appuntamento) e alcuni Rom e Sinti. Quindi anche loro prenderanno la parola? "Non credo - continua Petruzzelli - preferiscono non parlare per paura di essere messi in mezzo". Una paura che si rivolge all'interno verso altri della loro comunità o all'esterno verso la società? "L'esterno ovviamente, anche perché basta dire di essere zingari che tutti i rapporti di lavoro o di altro tipo cadono e rientrano nell'ambito del sospetto. Per molti di loro, già inseriti nella società - che studiano, lavorano, hanno una casa in affitto - sarebbe gravissimo esporsi, proprio perché inseriti benissimo tra noi senza aver rivelato le loro origini. E spesso i più integrati sono quelli più legati alle loro tradizioni e che parlano meglio la loro lingua, il romanes o romané - con radici sanscrite e trasversale a Rom e Sinti".

Pino Petruzzelli si dice di parte, dichiaratamente di parte: "felice di esserlo e di restarlo", ma dalle sue parole emerge soprattutto l'incredulità, la sorpresa non certo verso quello che ha scoperto e capito ma verso quello che molti di noi ancora non si domandano e non comprendono. Chi sono e come vivono? Qui e altrove? "I campi nomadi sono una realtà tutta italiana, 'soluzione' drammatica e inaccettabile che colloca queste comunità ai margini della città e della società magari vicino a discariche o in roulotte desuete e strasfruttate eredità del terremoto in Irpinia, altro che antiquariato. Fa eccezione l'Abruzzo dove vivono con/dentro la società, mescolati agli altri in abitazioni normali". Anche qui la storia era partita dai campi nomadi, scelti solo come soluzione temporanea e poi abbandonati per dare a queste persone la possibilità di vivere in vere e proprie case i cosiddetti "campi verticali, non baracche, ma edifici, come accade per altro in tutta Europa".

Possiamo una volta per tutte affrontare la storia che circola di bocca in bocca da tempi immemori ("le comunità Rom e Sinti sono in Italia dal 1400") secondo la quale loro vivono nei campi nomadi per scelta perché non vogliono integrarsi, perché nella loro cultura il lavoro non è un valore, anzi lo sarebbe il suo contrario, e che non sono puliti e che rubano i bambini, e che e che... Puoi finalmente dirci perché più che una storiella è una bugia dalla gambe lunghe che fa passi grandi per nutrire a piene mani l'incalzante e comoda ignoranza, ma che non si può, come sempre, fare di tutta l'erba un solo fascio?
"Tendiamo a vedere solo quelli che stanno per strada, ma Rom e Sinti, come dicevo, in altri stati europei e anche in Abruzzo, convivono nella società e tra loro ci sono laureati e gente che lavora come noi in vari ambiti. Persino a Genova c'è un ragazzo che installa sistemi di sicurezza nelle banche. Sì, un Rom che mette in sicurezza i nostri soldi, da non credere eppure è vero e per anni ha lavorato tornando poi la sera al campo nomadi, appunto".

Parlando di cultura e tradizioni, Petruzzelli spiega alcune differenze importanti su cui nessuno mai o troppo pochi troppo raramente si sono soffermati. "L'eredità che per noi è un fatto naturale, cioè quando i nostri cari muoiono lasciano a figli e congiunti i loro averi; per loro è una pratica inconcepibile, perché hanno una visione molto diversa di ciò che è puro e di ciò che è impuro. Trarre profitto è impuro e quindi tutti i beni vanno seppelliti con chi muore. La droga è qualcosa di impuro e non va neanche toccata, tantomeno consumata. È ovvio poi che, essendo in contatto con la nostra società, in alcuni campi nomadi il fenomeno droga ha creato disastri come per esempio a Firenze". E qui Petruzzelli apre un'ampia parentesi ricordando che i campi nomadi italiani nascono come 'soluzione' temporanea e di emergenza, pensati per un numero specifico di famiglie e per un arco di tempo definito. "Ma poi restano in piedi per 20 anni o più e delle dieci famiglie originali ce ne vivono 60 perché nel frattempo i giovani si sono sposati e hanno fatti figli, insomma le comunità sono cresciute, ma lo spazio è diventato totalmente inadeguato (vedi legge regionale ligure per cui il campo di Bolzaneto dovrebbe garantire 100mq a famiglia". I lavori principali per tradizione sono quelli che ci immaginiamo legati all'artigianato - ovviamente poco praticabili nel nostro contemporaneo - all'allevamento di cavalli, alle attività circensi, alle giostre "e non è facile per molti riciclarsi".

E a proposito degli zingari che rubano i bambini? "Ti ringrazio per questa domanda, perché proprio uno studio dell'Università di Verona ha verificato che negli ultimi vent'anni non un solo Rom o Sinto, facendo un'indagine in tutte le procure d'Italia, è stato condannato per questo reato. Voglio invece ricordare che in Svizzera (fino al '72) si rapivano i bimbi Rom e Sinti per strapparli alla loro cultura in un progetto di azzeramento di quelle culture con danni gravissimi sui bambini e le famiglie ovviamente".

A proposito delle donne e della loro emancipazione, mi sa che occorre fare un passo indietro, o no? "Certo, c'è un maschilismo molto forte, però anche in questo caso bisogna approfondire. Perché se superficialmente all'interno della famiglia la donna serve a tavola, è anche vero che ha un forte ruolo di leader interno ed esterno per cui l'uomo esegue quello che lei ha deciso. E poi la portavoce italiana è una donna Sinta. Mentre se passiamo al matrimonio, è l'amore a vincere: se due ragazzini consenzienti scappano insieme, sta poi al Kris - tribunale degli anziani - far smuovere le famiglie che magari avevano combinato diversamente, per organizzare subito il matrimonio nel nome appunto dell'amore".

Acquista on-line Non chiamarmi zingaro di Pino Petruzzelli su IBS.it


Dillo come sai
Intanto il lavoro di Pino Petruzzelli è tornato a rivolgersi al teatro, dove però ha fatto tesoro dell'esperienza recente e ha costruito il progetto Dillo come sai (in collaborazione con la comunità di Sant'Egidio, il consorzio Agorà e il supporto dell'assessore regionale Massimiliano Costa) un corso di formazione professionale per Rom e Sinti genovesi per formare una compagnia teatrale in tutte le sue componenti: attori/trici, cantanti, ma anche ufficio stampa, organizzazione. «Non vuole essere una ghettizzazione, ma dargli l'opportunità di creare in autonomia una compagnia e partire quindi con un rapporto di parità: pari mezzi, pari accesso». Sono nove in tutto le persone selezionate, di età molto diverse dai 15 ai 42 anni, uomini e donne avvisati tramite volantini e manifesti nei campi nomadi. C'è Marianna, virtuosa di fisarmonica, lo stesso maestro Gianluca Campi è rimasto colpito dal talento; Jan, anche lui alla fisarmonica; Carlotta e Sergio che recitano e fanno danza, seguita anche da Isetta e Ismeta; poi Ismet segue il corso da organizzatore teatrale. E il Teatro Stabile e l'Archivolto hanno regalato a tutta la compagnia l'ingresso ai teatri per tutta la stagione, in serate a loro scelta.

 
Di Sucar Drom (del 10/11/2008 @ 14:40:33, in musica e parole, visitato 1406 volte)

L' associazione culturale Thèm Romanò organizza, nell'ambito della stagione teatrale 2008-2009 del Comune di Lanciano, in collaborazione con l' Istituzione Deputazione Teatrale a partire dalle ore 21.30 di sabato 15 novembre a Lanciano presso il Teatro Fedele Fenaroli la quindicesima edizione del...

continua a leggere

 
Di Fabrizio (del 06/11/2008 @ 09:18:01, in musica e parole, visitato 2636 volte)

Ricevo da Elena Pino

C'è uno spettacolo che racconta di uno zingaro. Oggi che gli zingari vengono più che mai dileggiati. E' uno spettacolo che parla di campi di concentramento. Oggi che si vuole negare persino la memoria di quei momenti bui. C'è uno spettacolo che grida il suo stupore.

C'è una domanda. Ha salvato più bambini rumeni un teatrante che li ha strappati dalle fogne di Bucarest o la polizia di stato? C'è una seconda domanda: è più forte il teatro o la repressione? Le domande sono retoriche, le risposte no.

Facciamo girare lo spettacolo "La farfala sucullo", perché insieme agli altri costituisca in questo momento oscuro un appiglio a chi ha voglia di credere che il razzismo non è mai una buona opinione.

"Farfala sucullo" ha vinto il premio Teatro e Shoà 2007. Sul sito www.teatrogruppopopolare.it c'è qualche informazione in più. Per altre informazioni contattateci.

TeatroGruppo Popolare
via Cardano, 29 – 22100 Como
tel. 031 401072
c.f. 95096490131
LA FARFALA SUCULLO
Premio Teatro e Shoà 2007

Non tutti sanno che oltre ai sei milioni di ebrei i nazisti sterminarono nei campi di concentramento migliaia di dissidenti politici, di minorati psichici e fisici, di omosessuali e di zingari.

La storia ufficiale si è occupata poco delle sofferenze di questi ultimi, probabilmente perché non ha trovato tra di loro chi avesse sufficiente voce e volontà di grido.

Il teatro, come a volte succede, corre in soccorso dei meno potenti, ed è questo il motivo de la farfala sucullo.

La storia
Durante un rastrellamento in un campo di nomadi un ragazzo zingaro viene salvato dalla madre che lo affida a un medico nazista, mettendolo al suo servizio e prospettando al medico la possibilità di fare su di lui – zoppo – esperimenti che gli consentano la notorietà. Il medico lo porta con sé, di là della rete di un lager in cui sono racchiusi migliaia di ebrei.

Il ragazzo ha la capacità di fare racconti in grado di affascinare chiunque. Perseguitati e aguzzini vengono richiamati intorno alle sue narrazioni con la stessa intensità, in una sorta di sospensione del tempo.

Tra gli ebrei c’è un bambino che fungerà da tramite tra lo zingaro e Miriam, anch’essa internata, di cui lo zingaro si innamorerà e di cui cercherà la salvezza con ostinazione e pervicacia.

Il ragazzo si divincolerà dal sentimento di gratitudine verso il medico, che lo ha risparmiato dalla morte ma la diffonde a piene mani intorno a sé, e alla fine...

Il metodo
In scena due narratori che con il contributo di canzoni originali alterneranno parola e musica. Impersoneranno due zingari che al suono della fisarmonica cercano elemosina, con ironia e imprevedibilità. Davanti a un pubblico riottoso giocheranno la sfida di raccontarsi in cambio di una moneta, disvelando “i segreti del mestiere” e le peripezie di una dinastia che ha come segno distintivo un grosso neo a forma di farfalla, simbolo di una libertà che non vogliono cedere.

Con: Giuseppe Adduci, Giambattista Galli
Testo e regia: Giuseppe Adduci
Canzoni: Giuseppe Adduci, Giambattista Galli. Arr. Sulutumana

 
Di Fabrizio (del 05/11/2008 @ 09:51:31, in musica e parole, visitato 2000 volte)

Ricevo da Stefano Montesi

Venerdì 7 novembre 2008 - alle 21.45
Locanda Atlantide, via Lucani 22, san Lorenzo ROMA

Concerto gitano di musica rom, gypsy e, manouche

Czarde e canti tzigani, macedoni, bulgari ed internazionali. Sirbe, turceasche, hore. Sonorità rom e balcaniche

Cristina Barzi, voce
Marian Serban, cymbalon
Albert Florian Mihai, fisarmonica
Sandu “Sandokhan” Gruia, contrabbasso a tre corde
Luca Pagliani, chitarra

GUESTS:
Marian Balog, voce
Augusto Creni, Pepe di Cicco e Francesco di Cicco, chitarre manouche.

Il progetto musicale di Officina Nomade e Gypsyliana (Cristina Barzi), ha come obiettivo la sperimentazione di diverse sonorità appartenenti alla storia contemporanea di una metropoli italiana come Roma.
Albert Florian Mihai, Marian Serban, Sandokhan Gruia e Marian Balog come ospite, sono i migliori musicisti Rom che possiamo trovare attualmente in Italia e provengono dalle regioni dell'est europeo, (Romania e Slovakia).
Il trio Creni di Cicco è formato da tre indiavolate chitarre manouche suonate da Augusto Creni, Pepe di Cicco e Frncesco di Cicco, bravi musicisti romani che da anni interpretano con energia ed eleganza, propria dello swing manouche, il favoloso gypsy jazz di Django Reinhardt.
A seguire selezioni musicali Dj Resident

Ingresso 5€

 

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