"Ho cercato un po' nelle librerie, poi trovando poco o niente ho deciso di
mettermi in viaggio", spiega
Pino Petruzzelli, attore e drammaturgo ma
anche direttore artistico del
Centro Teatro Ipotesi, raccontando di un
pellegrinaggio non solo verso l'Est europeo ma anche in Svizzera e Francia
per capire e far capire chi sono quelli che noi chiamiamo zingari, ma che più
correttamente si dovrebbero indicare come
Rom e Sinti,
popoli nomadi secolarmente vittime di persecuzioni: "per capire
una realtà
che mi sembra sconosciuta o meglio disconosciuta".
Del libro che ne è emerso,
Non chiamarmi zingaro, uscito a giugno
per la casa editrice
Chiarelettere, si parlerà
giovedì 13 novembre
in un incontro a
Palazzo Ducale (Sala del Minor Consiglio, ore 17), dove
interverranno Luca Borzani, la comunità di Sant'Egidio (che organizza
l'appuntamento) e alcuni Rom e Sinti.
Quindi anche loro prenderanno la
parola? "Non credo - continua Petruzzelli -
preferiscono non parlare
per paura di essere messi in mezzo". Una paura che si rivolge all'interno
verso altri della loro comunità o all'esterno verso la società? "L'esterno
ovviamente, anche perché basta dire di essere zingari che tutti i rapporti di
lavoro o di altro tipo cadono e rientrano nell'ambito del sospetto. Per molti di
loro, già inseriti nella società - che studiano, lavorano, hanno una casa in
affitto - sarebbe gravissimo esporsi, proprio perché inseriti benissimo tra noi
senza aver rivelato le loro origini. E
spesso i più integrati sono quelli più
legati alle loro tradizioni e che parlano meglio la loro lingua, il romanes o
romané - con radici sanscrite e trasversale a Rom e Sinti".
Pino Petruzzelli si dice di parte, dichiaratamente di parte: "felice di
esserlo e di restarlo", ma dalle sue parole emerge soprattutto l'incredulità, la
sorpresa non certo verso quello che ha scoperto e capito ma verso quello che
molti di noi ancora non si domandano e non comprendono.
Chi sono e come
vivono? Qui e altrove? "I campi nomadi sono una realtà tutta italiana,
'soluzione' drammatica e inaccettabile che colloca queste comunità ai margini
della città e della società magari vicino a discariche o in roulotte desuete e
strasfruttate eredità del terremoto in Irpinia, altro che antiquariato.
Fa
eccezione l'Abruzzo dove vivono con/dentro la società, mescolati agli altri
in abitazioni normali". Anche qui la storia era partita dai campi nomadi, scelti
solo come soluzione temporanea e poi abbandonati per dare a queste persone la
possibilità di vivere in vere e proprie case i cosiddetti "campi verticali, non
baracche, ma edifici, come accade per altro in tutta Europa".
Possiamo una volta per tutte affrontare la storia che circola di bocca in bocca
da tempi immemori ("le comunità Rom e Sinti sono in Italia dal 1400") secondo la
quale
loro vivono nei campi nomadi per scelta perché non vogliono integrarsi,
perché nella loro cultura il lavoro non è un valore, anzi lo sarebbe il suo
contrario, e che non sono puliti e che rubano i bambini, e che e che... Puoi
finalmente dirci perché più che una storiella è una bugia dalla gambe lunghe che
fa passi grandi per nutrire a piene mani l'incalzante e comoda ignoranza, ma che
non si può, come sempre, fare di tutta l'erba un solo fascio?
"
Tendiamo a vedere solo quelli che stanno per strada, ma Rom e Sinti,
come dicevo, in altri stati europei e anche in Abruzzo,
convivono nella
società e tra loro ci sono laureati e gente che lavora come noi in vari ambiti.
Persino a Genova c'è un ragazzo che installa sistemi di sicurezza nelle banche.
Sì,
un Rom che mette in sicurezza i nostri soldi, da non credere eppure è
vero e per anni ha lavorato tornando poi la sera al campo nomadi, appunto".
Parlando di
cultura e tradizioni, Petruzzelli spiega alcune
differenze
importanti su cui nessuno mai o troppo pochi troppo raramente si sono
soffermati. "
L'eredità che per noi è un fatto naturale, cioè quando i
nostri cari muoiono lasciano a figli e congiunti i loro averi;
per loro è una
pratica inconcepibile, perché hanno una visione molto diversa di
ciò che
è puro e di ciò che è impuro. Trarre profitto è impuro e quindi tutti i beni
vanno seppelliti con chi muore. La droga è qualcosa di impuro e non va
neanche toccata, tantomeno consumata. È ovvio poi che, essendo in contatto con
la nostra società, in alcuni campi nomadi il fenomeno droga ha creato disastri
come per esempio a Firenze". E qui Petruzzelli apre un'ampia parentesi
ricordando che i campi nomadi italiani nascono come 'soluzione' temporanea e di
emergenza, pensati per un numero specifico di famiglie e per un arco di tempo
definito. "
Ma poi restano in piedi per 20 anni o più e delle dieci famiglie
originali ce ne vivono 60 perché nel frattempo i giovani si sono sposati e
hanno fatti figli, insomma le comunità sono cresciute, ma lo spazio è diventato
totalmente inadeguato (vedi legge regionale ligure per cui il campo di Bolzaneto
dovrebbe garantire 100mq a famiglia". I
lavori principali per tradizione sono
quelli che ci immaginiamo legati all'artigianato - ovviamente poco
praticabili nel nostro contemporaneo -
all'allevamento di cavalli, alle
attività circensi, alle giostre "e non è facile per molti riciclarsi".
E a proposito degli zingari che
rubano i bambini? "Ti ringrazio per
questa domanda, perché proprio
uno studio dell'Università di Verona ha
verificato che
negli ultimi vent'anni non un solo Rom o Sinto, facendo
un'indagine in tutte le procure d'Italia,
è stato condannato per questo reato.
Voglio invece ricordare che in Svizzera (fino al '72) si rapivano i bimbi Rom e
Sinti per strapparli alla loro cultura in un progetto di azzeramento di quelle
culture con danni gravissimi sui bambini e le famiglie ovviamente".
A proposito delle donne e della loro emancipazione, mi sa che occorre
fare un passo indietro, o no? "
Certo, c'è un maschilismo molto forte,
però anche in questo caso bisogna approfondire. Perché se superficialmente
all'interno della famiglia la donna serve a tavola, è anche vero che ha un forte
ruolo di leader interno ed esterno per cui l'uomo esegue quello che lei ha
deciso. E poi la portavoce italiana è una donna Sinta. Mentre
se passiamo al
matrimonio, è l'amore a vincere: se due ragazzini consenzienti scappano
insieme, sta poi al
Kris - tribunale degli anziani - far smuovere le
famiglie che magari avevano combinato diversamente, per organizzare subito il
matrimonio nel nome appunto dell'amore".